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Autore: albaazzurra    13/06/2012    1 recensioni
Megamind cadrà vittima di una sua vecchia invenzione.Riuscirà Roxanne a domare la situazione?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Megamind? Dai rispondi? Non fare scherzi!” disse Roxanne cercando tra le nubi di fumo che andavano pian piano a dissolversi.
 
FASE COMPLETATA!” disse la voce del macchinario.
 
La macchina aveva funzionato. Megamind era scomparso. Roxanne stava per mettersi ad urlare e piangere ma sentì di nuovo i lamenti del bambino.
 
Si voltò a guardare l’uscita, credendo fosse Emma. Purtroppo le sue speranze vennero distrutte. Un esserino blu con gli occhi grandi e verdi si dimenava dentro la tuta di Megamind.
 
“E tu da dove esci fuori?” chiese al piccolo prima di riuscire a capire chi era quel bimbo. “MEGAMIND!” gridò. Lui le aveva già spiegato la funzione del Tornagiovane, ma non voleva proprio crederci in quel momento. Era ritornato veramente ai suoi primi giorni di vita?
 
Il piccolo si mise ad urlare con forza, piangendo e agitando le mani sotto la colletto pieno di spuntoni. Aveva due minuscoli dentini.
 
“Oh! No…no…” supplicò Roxanne raccogliendolo da terra e srotolandolo da quell’ammasso di stoffa e pelle. “Come faccio ora?” Quando lo tirò su, era completamente nudo.
 
Lei non ebbe la forza di non ridere “Certo che anche da piccolo non scherzavi con quel cosino lì, eh? Ecco perché ora sei così… dotato!” ma scosse la testa per ritornare al vero problema. “Ok, amore… da quel che ho capito tra ventiquattro ore tutto si aggiusterà.” E si diresse fuori da quella macchina fatale. “Ma che devo fare in queste dannatissime ventiquattro ore!?”
 
Intanto doveva trovargli dei vestiti, e molto probabilmente… un pannolino. Andò nella stanzetta di Emma. Dormiva beata e un sorrisino le spuntò sulle labbra. Roxanne la osservò.
 
La musica della ninna nanna accompagnava ogni suo piccolo respiro. Ogni tanto, la manina delicata, si stringeva in una specie di impulso. Aprì la bocca come se le fosse venuto da starnutire, ma lo tappò per ritornare a sorridere.  
 
Stranamente, il piccolo Megamind si zittì. Allungò una mano verso la culla di Emma e sbadigliò.
 
“Cosa vuoi fare, cucciolo?” domandò credendo che avrebbe ricevuto una risposta dalla voce di Megamind, spassosamente alta quando era spaventato e sensualmente bassa durante i momenti di coccole.
 
Non fece in tempo a dire altro che il bimbo tra le sue braccia agitò con veemenza la mano verso il lettino, emettendo dei lamenti e piangendo silenziosamente. Sembrava non voler svegliare la nostra bambina.
 
“Va bene, va bene! Ho capito!” e mi avvicinai al cassetto con i vestitini di Emma. Erano gli unici che avevo. Gli infilai il pannolino con delicatezza e gli misi una tutina rosa con disegnato un unicorno. Strozzai una risata. “Appena mi riprendo totalmente dallo shock ti faccio una foto.” E lo appoggiai vicino alla dormiente bambina. Accarezzai entrambe le testoline.
 
Megamind, alzando un braccino, mi afferrò un dito. Lo strinse con forza e, allo stesso tempo, intrecciò la manina libera a quella di Emma. Affondai il mio sguardo nel suo. Mi immersi in quella foresta di alberi sempreverdi sperando di non uscirne mai più. Gli rivolsi uno dei miei sorrisi migliori. Mi allungai e gli baciai la fronte. Non potevo fare di più; infondo era tornato un bambino.
 
Si era cacciata in un bel guaio; si erano cacciati in un bel guaio. Roxanne non aveva la più ben che minima idea di come trattare Megamind in quello stato. Certo, anche da adulto lo curava e viziava in tutti i modi; in quel momento era diverso!
 
“Oh, Megamind… tu e il tuo stupido spirito di iniziativa. Non potevi essere un po’ più cauto e, che so… pensare prima di agire?” lasciando il dito di Roxanne, si infilò il pollice in bocca e si accoccolò vicino vicino a Emma. –Che strano… sembra quasi che la riconosca come sua figlia…- pensò lei.
 
Dopo circa un quarto d’ora si addormentò. “Finalmente dormite tutti e due. Posso andare a riposare.” Buttò uno sguardo al letto che lei e Megamind avevano messo per le notti di emergenza, per esempio quando la bambina non si sentiva bene o quando ci si addormentava prima della piccola.
 
“Sai, Megamind…” disse Roxanne come se avesse potuto sentirlo o capirlo “ Mi manchi già… pensa un po’ se un giorno dovessi partire per.. che so… qualche mese? Impazzirei!” e si lasciò cadere sul lettino. “Ma che faccio! Parlo da sola! Bene!” e si portò le mani agli occhi. Le venne da urlare, ma riuscì a bloccarsi quando Emma emise un mugolio. Roxanne ingoiò il grido e strinse i denti “Non so cosa farti quando ritornerai adulto… se picchiarti o violentarti!” e sbatté i piedi sul materasso, ridendo e ruggendo allo stesso tempo.
 
Roxanne era veramente confusa. Naturalmente era al corrente del fatto che, dopo ventiquattro ore, tutto si sarebbe aggiustato. La macchina, però, era rimasta abbandonata per lungo tempo e nessuno poteva sapere se tutti i suoi componenti erano ancora funzionanti.
 
“Lasciamo perdere e riposiamo…” chiuse gli occhi. Prese un lungo respiro e si appoggiò le mani alla pancia ancora gonfia. “Mi sembra proprio di aver partorito tre figli… che stress!” ma i suoi pensieri vennero interrotti da un gridolino acuto. “Chi poteva essere..?” disse Roxanne alzandosi e guardando il soffitto.
 
Avanzò verso la culla con cautela, sperando di essersi immaginato quel lamento. Invece era vero.
 
Sospirò e rise “Che c’è, Megamind?” e lo osservò mentre dai suoi occhi sgorgavano goccioloni che andavano a far brillare le sue iridi . Allungò una mano verso di Roxanne e poi se la appoggiò al pancino; più precisamente allo stomaco. Sentii un brontolio leggero.
 
Roxanne spalancò gli occhi “Bene! Ora hai fame, eh?” e rise al pensiero di ciò che avrebbe dovuto fare.
 
 
Volevo avvertire che questo capitolo è stato scritto dall’autrice MegamindArianna.
 
  
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