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Autore: evenstar    01/01/2007    21 recensioni
Buon anno a tutti. Per festeggiare questo nuovo anno facciamo un giro a vedere come se la passa Ninfadora Tonks, questa volta alle prese con il più fastidioso dei malanni di stagione, l'influenza! Meno male (per lei) che il suo lupacchiotto le sta vicino.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Tonks'
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Buon Anno!!

 

Per inaugurare bene il 2007 eccovi una storia che ho scritto qualche mese fa ma che, per diversi motivi, vi posto solo adesso.

Ve lo ricordate ancora il ciclo "la vita secondo Tonks?"

Spero di sì!

Questa nuova storia è tutta dedicata al più perfido, infido, odiato, temuto ospite d'inverno.

Il temibile virus dell'influenza.

Però non sempre un influenza è un fatto tutto al negativo, vero Tonks?

 

Vi ricordo il blog per aggiornamenti, notizie e quant'altro.

www.evenstar62442.splider.com

 

 

 

Virus letale

 

Ninfadora Tonks era depressa.

E questa volta aveva un motivo più che valido per essere depressa: era infatti una delle prime, e per questo non ancora preparata spiritualmente, vittime della temibile influenza che minacciava il mondo magico in quell’inizio di inverno. In quella settimana non aveva fatto che piovere e la giovane e brillante Auror si era notevolmente divertita a prendere in giro tutti i suoi colleghi, che passavano le loro giornate a starnutire e soffiarsi il naso, vantandosi del suo sistema immunitario in grado di affrontare disastri ben maggiori di qualche semplice virus. Ovviamente la mattina successiva alle beffe si era alzata con un certo mal di testa e una certa debolezza, imputata all’inizio al troppo lavoro di quel periodo, che con il tempo però si erano trasformate in brividi, raffreddore, tosse e, naturalmente, febbre.

Aveva cercato di resistere stoicamente per tutto il giorno finché, a fine pomeriggio, il suo capo non le aveva detto che lui era troppo impegnato per ammalarsi e che quindi lei doveva sparire prima di attaccargli qualcosa.

Tonks colse la Pluffa al balzo e si trascinò fuori dall’ufficio fino all’atrio del Ministero, prendendo poi la Metropolvere per tornarsene a casa.

Lamentandosi e starnutendo si preparò un thè e si accampò sul divano, sperando che la posizione un po’ più eretta che le consentiva riuscisse a mantenerle stappate le vie aeree e a consentirle, quindi, una ventilazione minima, necessaria per la sopravvivenza del suo neurone, a cui era notevolmente affezionata.

Un gufo, anzi per essere precisi Amadeus, il gufo di Remus, picchiettò sul vetro della sua finestra. Sebbene ci fosse stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui la semplice vista di quel gufo l’avrebbe fatta schizzare in piedi e affrontare il peggior tipo di avversità, in quel preciso momento non le passò neanche per la testa di alzare le sue malandate ossa dal comodo, caldo, accogliente e morbido divano per fare entrare il pennuto.

Quindi lo ignorò per un minuto.

Due minuti.

Cinque minuti dopo i quali la voglia di uccidere il gufo, che continuava imperterrito a picchiettare, era quasi pari a quella di restare tranquilla e seduta con la borsa del ghiaccio sulla testa e una scorta di fazzoletti sul tavolino.

Alla fine Amadeus sembrò capire che la giovane non aveva la minima intenzione di farlo entrare così si voltò e spiccò il volo, sparendo nella sera. Tonks si rigirò nel divano, lamentandosi e tossendo mentre la scorta di fazzoletti diventava sempre minore e il suo naso sempre più rosso. Certo che se ci fosse stato Remus con lei, a coccolarla un po’ e a prendersi cura di lei, sarebbe stata tutta un’altra cosa ma, avendo appena fatto in modo che il suo gufo non la raggiungesse, non contava molto sul fatto di vederselo spuntare, in tutto il suo splendore, sulla porta di casa sua.

Ovviamente, non appena finito di formulare questo pensiero, sentì bussare alla porta per qualche secondo prima che questa venisse aperta e la testa di Remus facesse capolino.

- Ninfadora? Sei in casa?

- Non mi chiabare Ninbadora, - sbottò lei con gli occhi che le lacrimavano copiosamente mentre cercava contemporaneamente di parlare e respirare.

- Amore, che ti succede? – chiese Remus entrando nella casa e chiudendosi alle spalle la porta di ingresso. Le si avvicinò e lei rimase colpita, come sempre d’altra parte, da lui: indossava un paio di jeans consunti, che forse un tempo erano stati blu ma che adesso erano decisamente scoloriti, e una maglia nera a collo alto, con le maniche rimboccate; anche in quelle condizioni alla giovane sembrava l’essere più sexy che avesse mai visto in vita sua, con i capelli che gli ricadevano scomposti sul volto e gli occhi ambrati preoccupati.

Preoccupati per lei.

Che tenero il suo lupacchiotto!

- Sdo bale, - rispose fissando i suoi occhi lacrimanti e arrossati in quelli dell’uomo e facendo una faccia da anima sofferente, che avrebbe intenerito chiunque.

- Cos’hai, piccola? - chiese Remus sedendosi di fianco a lei e mettendole una mano ruvida sulla fronte bollente. Ninfadora non aveva mai capito come mai tutti considerassero il metodi di misura manuale della febbre così affidabile, dato che tutto dipendeva dalla temperatura delle mani di chi sentiva, ma mai in quel momento era felice che qualcuno (lui) lo stesse usando su di lei.

- L’influenda. Bowen mi ha bamdado a cada brima.

- Direi che ha fatto decisamente bene, hai la febbre.

- Come bai sei qui?

- Hai lasciato Amedeus fuori, mi sono preoccupato. E ho fatto bene, - rispose lui osservandola con aria preoccupata.

- Bai bia, ti abbalerai anche tu, - biascicò Ninfadora facendo uno sforzo più che notevole per dire una cosa simile quando non avrebbe mai voluto che lui la lasciasse da sola in quelle condizioni.

- No, ti preparo qualcosa da mangiare, - rispose serio Remus mentre Ninfadora faceva un sospirone di sollievo.

- Dod ho bame.

Lupin fece fatica a capire cosa gli era appena stato detto. – Ehm… scusa?

- Dod ho bame, - ripetè la giovane piuttosto seccata.

- Ah… ah, ho capito. Beh devi mangiare qualcosa però, - rispose lui quando alla fine, con molta fantasia, riuscì a capire quello che la giovane aveva biascicato.

Una cosa che Ninfadora, sebbene fosse un’affermata Auror, non aveva mai capito era perché una persona dovesse mangiare anche quando non ne aveva voglia. Per un giorno di digiuno non era mai morto nessuno, in fondo, al massimo sarebbe servito per la sua linea (ovviamente non che ne avesse realmente bisogno, meglio un po’ di carne nei punti giusti che essere un manico di scopa come certe francesi). – Berchè? – chiese infatti, mettendo il broncio e incrociando le braccia al petto.

- Perché così recuperi le forza più in fretta, - rispose ovviamente Remus.

- Dod boglio recuberare in fretta. Boglio sdare a casa, - rispose la giovane che, sebbene avesse la bella età di 25 anni, vedeva ancora nell’influenza un’ottima scusa per tagliare qualche giorno di lavoro. – Eeee…eee… eeethciù.

- Salute. Andiamo Ninfadora, non fare i capricci adesso. Tanto così conciata dove vuoi andare? – la riprese il mago.

- Gradie. Don mi chiabare Ninbadora!

- Non ti chiamo Ninbadora, - rispose lui ridendo e imitando il suo tono nasale.

- E dod mi prendere in giro, eetchiù, - rispose lei tirandogli un pugno, movimento che le fece scoppiare un notevole mal di testa. Si rimise quindi sdraiata, chiudendo gli occhi.

- Salute. Cerca di dormire un po’.

- Gradie. Dod riesco, ho il daso dappado.

Remus trattenne uno sbuffò. – Vuoi che ti accompagni a letto?

- Do. Eeethciù.

- Salute. Sei sicura? - disse Remus osservando la giovane tutta storta sul divano. – Non mi sembri comoda.

- Gradie. Dono comodissima. Eetchiù. Sdo baleee!

- Salute. Vuoi una pozione rinvigorente?

- Gradie. Do. Sendi cobe sono calda, - riprese mettendosi di nuovo la mano del mago sulla fronte.

- Lo so, hai la febbre, per quello ti ho chiesto se volevi qualcosa.

- Do, do, voglio cuocere i birus.

- Eh?

- Se la febbre sade i virus bollono, - rispose lei serafica.

- Ah, capisco, - rispose Remus perplesso. - Hai freddo?

- Do.

- Hai caldo?

- Do. Ma, eetchiù, ci prendi gusdo? – chiese Tonks fissando il mago che era seduto di fianco a lei, sorridendo.

- Salute. Sì, mi piace sentirti parlare, hai la voce estremamente sensuale.

Tonks, rimase senza fiato ma non per il naso chiuso, lei che aveva la voce sensuale? Non fosse che si sentiva veramente male ne avrebbe approfittato all’istante. – Gradie. Mi scaldi il thè, per fabore?

- Certo! – rispose Remus dando alla tazza un colpo di bacchetta e poi porgendola alla ragazza.

- Sei sicura che non vuoi niente? Una minestrina?

Ora, sebbene Ninfadora non avesse nessuna voglia mi mangiare una minestrina ne aveva ancora di meno di vedere andare via il suo Remus, cosa che pensava avrebbe fatto una volta capito che lì non c’era nulla da fare se non fissare il naso arrossato e colante della giovane e la pila di fazzoletti che cresceva a vista d’occhio. Così si decise, un piccolo sforzo per un grosso premio. – Ba bede, un po’ di bidestrida la brendo, - rispose girandosi su un fianco per essere a faccia a faccia con il mago, non ricordandosi che in quelle condizioni il suo volto non era la cosa più bella da vedere.

Remus comunque non parve particolarmente sconvolto dalla giovane e le sorrise, comprensivo.  - D’accordo allora, - rispose cercando di alzarsi dal divano prima che lei lo bloccasse, prendendolo per un braccio. – Dimmi.

- Remus, briba resti un bo’ qui con be? – gli chiese sentendo improvvisamente un disperato bisogno di coccole che la spinse a ignorare anche il fatto che, facendo così, era altamente probabile che anche lui si prendesse l’influenza.

- Beh, se me lo chiedi così… come posso rifiutare? – rispose il mago, sorridendole. – Dai vieni qui, - disse facendola spostare in modo da potersi stendere sul divano e prendendola quindi tra le braccia. Tonks mugugnò compiaciuta strofinandosi contro di lui per trovare una condizione comoda e appoggiando la testa nello spazio tra il collo e la spalla del mago.

- Eeeetchiù. Che beddo, - mormorò lei chiudendo gli occhi e godendosi l’abbraccio.

- Salute. Non è che lo stai facendo apposta solo per farti coccolare, vero? – chiese il mago dandole un bacio, da come conosceva la strega non lo escludeva affatto..

- Gradie. Do, però adesso che be lo bai nodare… podrei farlo in futuro, - sorrise lei pensando ai risvolti positivi di quella situazione.

- Approfittatrice.

- Così sdo bede, - gli rispose lei soffiandosi il naso.

Remus rise. – Sì, lo sento che sei notevolmente migliorata. Dai, ti faccio la minestra calda, - disse alzandosi dal divano seguito dalle proteste della giovane, che stava cercando di tenerlo lì.

- Do, Remus. Ancora cinque binuti. Eetchiù.

- Salute. No, adesso mangi qualcosa, - rispose malignamente il mago, andando verso la cucina e riemergendone poco dopo con un piatto colmo di minestrina fumante. – Ecco qui.

- Dod la poddo bede, eeetchiù.

- Salute. Perché no? – chiese Remus sedendosi di fianco a lei e posando la minestra sul tavolo per non ustionarsi.

- Berchè brucia.

- Ti fa bene bere qualcosa di caldo, - rispose il mago.

- Chi do dice? Poi mi brucio, - rispose la giovane mettendo il broncio.

- Io. Lo sai che quando stai male diventi noiosa? – disse lui in un tono allegro dal quale Ninfadora capì che, nonostante tutto, non fosse arrabbiato.

- Dì, mamma be lo dice, etchiù, sembre.

- Salute, amore. Beh meno male che ne sei consapevole. Su mangia.

- Gradie, tesoro. Dooo.

- Non ti dovrò mica imboccare?

Tonks si soffiò il naso ponderando la questione. Aveva sempre fatto sogni bollenti su lei, Remus e il cibo: certo la situazione attuale era bollente (per la febbre però era qualcosa) e quindi decise di approfittarne. – Dì.

- Dì…cioè volevo dire sì? – chiese allibito il suo lupacchiotto.

- Dì, - ribadì annuendo.

- E va bene, ma solo perché stai male, - disse prendendo il piatto e il cucchiaio e riempiendolo di minestra. – La storiella per farti mangiare non te la racconto, però.

Tonks spalancò la bocca e spazzolò in poco tempo tutta la minestra, godendosi la situazione fino all’ultimo.

- Meno male che non avevi fame, eh?

- Era buoda. Etchiù, etchiù, - disse lei con tono sorpreso.

- Salute. Certo che era buona!

- Gradie. Adesso continuiamo la coccola di brima? – chiese speranzosa con gli occhioni scintillanti.

Remus le piazzò nuovamente la mano sulla fronte. – Sei bollente. Adesso vieni a letto senza fare storie.

Tonks non aspettava altro che una dichiarazione di quel tipo dal mago dei suoi sogni. – Amore, de me lo chiedi codì…- rise.

- Ninfadora!

- Dod bi chiamare Ninbadora, Remus.

- Vieni, su, - disse lui tendendole la mano perché si tirasse in piedi.

- Dooo, dod ho voglia di aldarmi, sdo bede qui.

- Hai bisogno di dormire nel letto.

- Do. Tando dod respido, dod riesco a dormire.

- Ti preparo una pozione per il raffreddore.

- Dod la voglio.

- Perché? – chiese il mago educatamente perplesso.

- Berchè do!

- Non è una risposta da adulto questa, - la rimproverò.

- Do, ma è una risposda da ammalada. Eeetchiù.

- Salute. Il fatto di avere il raffreddore ti da il permesso di regredire ad una bambina di quattro anni?

- Dì, berchè sdo bale e se sdo bale poddo fare quello che boglio.

- E se ti lasciassi qui da sola? – la minacciò Remus, stentando a trattenere un sorriso. Era insopportabile ma tutto sommato vederla lì con gli occhi lacrimanti, il naso colante e il volto arrossato gli faceva tenerezza. E si stava divertendo. L’impassibile, perfetto, irreprensibile, serio Remus John Lupin si stava divertendo in quella sorta di commedia che stava facendo con la sua ragazza, improvvisamente diventata una rompipluffe da guinnes.

- Dooo! Lo so che dod lo faresti, - rispose la ragazza sicura.

- E cosa te lo fa dire?

- Berchè mi ami.

Remus si arrese e scoppiò a ridere. – Hai ragione, hai ragione. Allora facciamo così...

- Etchiù.

- Salute.

- Gradie.

- …Se adesso ti fai portare in camera io ti faccio la coccola che volevi. D’accordo?

Tonks ci pensò su un attimo e poi annuì. – Dì, va bede, - rispose cercando di alzarsi dal letto.

- Aspetta, faccio io, - disse il mago prendendola tra le braccia e sollevandola dal divano. A quella mossa i capelli di Tonks divennero dello stesso colore rosso acceso del suo naso. Lupin la portò in camera e la depose nel letto.

- E’ freddo, - si lamentò la giovane cominciando a tremare come una foglia. – Bedi che stabo meglio sul dibano!

- Uffa, ma sei impossibile, lo sai? – chiese Remus togliendosi il maglione e rimanendo solo con la maglietta.

- Coda bai? – chiese Tonks fissando con gli occhi sgranati il fisico del mago che stava fermo di fianco a lei, al lato del letto.

- Su, fammi spazio.

- Coda? – rispose decisamente allibita. – Eee… eeetchiù. Sdo bale, probrio bale.

- Salute. Hai capito, dai scivola, - rispose mimandole il gesto.

- Dabbero?

- Mi sta passando la voglia a dire il vero.

- Do, do, vieni, - rispose Tonks spostandosi da un lato e spostando le coperte. – Se vuoi anche dorglierti i jeans…

Fu la volta di Remus ad arrossire questa volta. – No, non credo che sia decisamente il caso. Non con te in queste condizioni, almeno.

- Peccado.

Remus si stese di fianco a lei e trascinò Tonks in modo che il capo della ragazza si appoggiasse al suo torace. La sentì rabbrividire, per la febbre pensò lui, per ben altro sapeva lei, e così la strinse a sé, cercando di scaldarla.

- Gradie, Remus.

- Dormi, piccola.

- Dod ci riesco. Etchiù.

- Salute. Sì che ci riesci.

- Gradie. Tu sdai qui con be?

- Sì. Adesso dormi.

- Va bede, - rispose Tonks chiudendo gli occhi e addormentandosi pochi minuti dopo.

 

 

Fine.

 

 

  
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