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Autore: aryasnow    15/06/2012    2 recensioni
La storia dei Borgia centrata sui tre fratelli Cesare, Juan e Lucrezia.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’indomani mattina Lucrezia si svegliò con un grande mal di testa, le gambe erano intorpidite e il suo alito sapeva ancora di vino, quello stesso vino che il fratello Juan le aveva offerto. Si alzò dal letto e traballante si avvicinò al grosso specchio dalla cornice d’orata posto proprio davanti al suo letto a baldacchino. Le guance erano meno rosse della sera precedente, ma due lievi occhiaie accompagnavano i suoi occhi lucenti. Lucrezia non si ricordava quasi nulla della festa, ma una sensazione di benessere l’ assalì dolcemente quando si ricordò che il fratello le diede un tenero bacio poco prima di addormentarsi. Divenne tutta rossa e un timido sorriso sfociò sulle sue labbra. Era una sensazione mai provata prima. Chiamò una delle sue servitrici che l’ accompagnò  nella stanza adiacente, la aiutò a svestirsi completamente e ad immergersi nell’acqua tiepida  appena preparata per il suo bagno. La giovane servitrice di Lucrezia con un panno le lavò le braccia, il collo e le gambe, Lucrezia fece il resto­.  Passò il panno bianco tra i suoi piccoli seni, sulla schiena a poi nelle parti intime. Uscì dalla vasca ancora intorpidita, la servitrice l’ asciugò e la vestì con un vestito color magenta. Le sistemò dolcemente i capelli in uno chignon e intrecciò piccoli fasci di perle tra i suoi riccioli.
Quando Lucrezia uscì dalle sue stanze, si affacciò alla finestra e una situazione idilliaca la fece sorridere felice: Juan, Cesare, suo padre, sua madre e Giulia ridevano felici seduti gli uni accanto agli altri. Persino la mamma gelosissima della nuova amante del Papa conversava con Giulia. Il fratello più piccolo giocava nell’erba, correva e si distendeva a contare le nuvole bianche che sormontavano la città. Lucrezia scesa velocemente e piombò in giardino. Sul volto di Cesare apparve un sorriso complice, Lucrezia capì subito che si riferiva alla sera prima, quindi portò alla sua bocca il dito indice e fece segno al fratello di non dire nulla agli altri. “Lucrezia, figlia mia! Vieni a sederti sulle gambe del tuo vecchio papà. Stavamo ricordando la festa di ieri sera, ti sei divertita?” – Domandò ingenuamente il padre – “ Si,  padre. E’ stata davvero piacevole” – Rispose lei . – Qualche minuto dopo una schiera di cardinali entrò in giardino, salutarono svogliatamente la famiglia Borgia e chiesero al Santo Padre si seguirli. Poco dopo anche Vannozza e Giulia andarono via prendendo entrambe per mano il piccolo infante romano. Nel giardino rimasero soltanto i tre fratelli. Lucrezia si distese sull’erba fresca, stessa cosa fecero i suoi due fratelli. “La nostra famiglia rimarrà per sempre così unita e felice? Lo spero tanto, non voglio vedere la mamma piangere di nuovo” – Domandò Lucrezia – “Purtroppo, sorella mia, papà ti sta già trovando un marito. Sei piccola lo so, ma il Papa Alessandro VI è convinto che tu sia già pronta per congiungerti in matrimonio con un vecchio uomo politico che sarebbe bene fosse dalla nostra parte. Presto vivrai in un’altra città, la mamma lascerà il palazzo ed io dovrò guidare le truppe papali in guerra. ” – Rispose Juan con una tristezza mai provata prima – “Quello che dice Juan accadrà, ma non così presto, faremo di tutto per proteggerti” –incalzò Cesare per far tranquillizzare la sorella – “Lo amerò quest’uomo? “ – Domandò ingenuamente Lucrezia – Nessuno dei presenti rispose. “Imparerai ad apprezzarlo,  dolce sorella mia” – Disse Cesare.
Il sole stava per calare, nubi grigie e minacciose comparvero da dietro una montagna. Si alzò il vento, e i lumi che illuminavano la città si fecero sempre più lievi e traballanti. Lucrezia era l’unica seduta alla tavola imbandita, e un pensiero cupo fece capolino nella sua mente ingenua. Odiava l’idea di lasciare Roma, di sposarsi con un uomo che non sarebbe mai riuscita ad amare e di lasciare la sua famiglia. Una lacrima percorse la sua guancia pallida fino ad arrivare al collo, l’ asciugò velocemente poco prima che gli altri si sedettero al tavolo. Lucrezia mangiò poco quella sera, ma nessuno si accorse che c’era qualcosa di oscuro che opprimeva la giovane Borgia, oltre Cesare ovviamente. Il fratello le porse una mera rossa e lucida che Lucrezia afferrò sfiorando per caso la mano calda del fratello, diede qualche morso alla mela per compiacere Cesare. I loro sguardi s' incontrarono molte volte, ma entrambi non dissero nulla. Le parole del padre, della madre e del fratello non la toccarono minimamente, ascoltò distrattamente i discorsi che si tenevano nella grossa sala da pranzo. La madre si accorse che la figlia era assente “Piccola mia , non hai toccato la cena il piatto è ancora pieno zeppo di prelibatezze, forse non hai appetito?” – Domandò la mamma apprensiva – “ No madre, non ho molta fame questa sera, forse è meglio che mi vada a coricare, sono molto stanca.” – Rispose lei con un tono di voce lieve. Lucrezia si alzò dal tavolo spostando di poco la massiccia sedia di legno sulla quale era seduta. Diede un bacio sulla guancia alla madre e al padre. Salì le scale e chiuse la pesante porta della sua camera dietro di sé, si sfilò il vestito rimanendo con la candida sottoveste. Si affacciò alla grossa finestra che dava sulla città di Roma, vide gli artigiani chiudere le loro botteghe, le donne correre via con i loro pochi acquisti in mano e pastori che radunare il bestiame: stava per arrivare un grosso temporale. Socchiuse la finestra e si poggiò sul letto morbido, nel giro di qualche minuto si addormentò.
 
Un lieve bussare risvegliò Lucrezia “Sono Cesare” – Sussurrò la persona dall’altra parte della porta – “Entra pure” – Rispose assonnata Lucrezia. Il fratello si sedette sul letto e tranquillizzò sua sorella accarezzandole i capelli “Stai tranquilla piccola mia, non permetterò a nostro padre di portarti via da me. Juan è sempre esagerato, sei ancora piccola per sposarti. Non ti preoccupare, voglio vedere quel sorriso di cui mi sono innamorato per almeno altri cinque anni” – Disse dolcemente il fratello. Lucrezia fissava le labbra di Cesare che si aprivano e si chiudevano in modo soave, quasi magico. Si avvicinò sempre di più al viso del fratello e gli accarezzò la barba, “ Voglio rimanere per sempre con te, se non fossimo fratelli vorrei sposare soltanto te. Sei l’unico uomo che io possa amare” – Disse al fratello avvicinandosi sempre più alle sue labbra. La giovane le sfiorò ripetutamente con le sue, e il fratello non indietreggiò nemmeno per un momento. Si baciarono, intensamente. Non era un semplice bacio fraterno, ma uno dato ad un amante. Cesare le prese il viso tra le mani, avvicinando al suo. Un altro bacio, sempre più appassionato. Lucrezia si sfilò la sottoveste, prese le  mani del fratello e le poggiò sui suoi fianchi, lui fece il resto. Le accarezzò la pancia e la baciò, la strinse forte e sé. Lucrezia si mise cavalcioni sul fratello che nel frattempo si era tolto sia la giacca che la camicia, rimanendo a petto nudo. Si baciarono ancora e ancora. I boccoli di Lucrezia si sciolsero cadendo sul viso del fratello, lui li annusò per qualche secondo e pensò “Odorano di viola”. Si misero sotto le coperte candide e fecero l’amore per tre volte. Lucrezia non era stanca, si sdraiò sul fratello sussurrando lui di non smettere, di continuare. Cesare in un impeto di passione la scaraventò dall’altra parte del letto, si mise sopra e le baciò il collo, fino ad arrivare al timido seno.
Erano fratelli ma a loro non importava, lei era piccola ma Cesare non ci pensò, lui era un Cardinale ma Lucrezia lo amava.  
  
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