Il
velo della sera si stese leggero su tutto il Santuario, il barlume della luna
che contribuiva a far risplendere i dodici templi di una luce mistica, quasi
surreale.
Ai
piedi della Tredicesima Casa, con i vestiti sporchi di sangue e sudore, Marin
si sentiva terribilmente inadatta all’atmosfera che regnava indisturbata su
quel luogo; asciugandosi il sudore sulla fronte con un gesto seccato ed
ignorando il dolore al gomito, afferrò l’ennesimo cadavere per le spalle e si
preparò a trascinarlo dietro l’edificio, dove sorgeva il Cimitero.
I
suoi occhi si soffermarono per un momento su quel corpo senza vita ch’ella stava trainando e le iridi bianche del cadavere le
restituirono uno sguardo vuoto, freddo.
Morto.
Nessuna
emozione, nessun rimpianto; Marin distolse lo sguardo,
costringendosi a chiudere gli occhi.
Perché?
Perché
il suo stomaco non si rivoltava, come era successo a
Cris poco prima? Perché non le veniva da piangere per
quella giovane vita stroncata in un modo così orribile?
Perché non si sentiva mancare le forze nel
soffermare lo sguardo sui mille cadaveri ancora presenti ai piedi della
Tredicesima Casa?
Che cosa sono diventata io?
Gettò
il cadavere nella fossa apposita, gli occhi che non
volevano di nuovo staccarsi da quel corpo che si andava a posare nel terreno;
la caduta, attutita dalla terra fresca, provocò un tonfo sordo, che per un
attimo spezzò il silenzio creatosi.
Poi,
più nulla.
“Marin…”
la chiamò una voce che ben conosceva, costringendola a voltarsi; Aioria l’aveva
raggiunta, stringendo una pala; la camicia ed i pantaloni rovinati da chiazze
di sangue e terriccio e le mani ed i capelli leggermente sporchi facevano
presupporre che fosse lui l’artefice delle buche dove deporre i cadaveri.
Non
disse nient’altro, riducendo al minimo la distanza che lo separava dalla
Sacerdotessa e, di conseguenza, dall’ennesima tomba che doveva ricoprire; evitando
di incrociare gli occhi di Marin, Leo piantò la pala nel terriccio, iniziando a
spostare la terra e piccole zolle sul cadavere.
La
ragazza vicino a lui, d’altra parte, stava ancora fissando il corpo del giovane
apprendista che pian piano veniva ricoperto di terra,
svanendo come se non fosse mai esistito.
Non
parlarono, non ce n’era bisogno, il silenzio per loro valeva più di mille
parole; il rumore monotono della pala che andava a conficcarsi nel terriccio si
ripeté più e più volte, accompagnato dai piccoli sbuffi che Aioria si lasciava
sfuggire, per poi cessare all’improvviso e lasciare nuovamente il posto al
silenzio.
Come
risvegliata da un brutto sogno, Marin si riscosse, lasciandosi cadere in
ginocchio come una bambola rotta. Le sue mani ora stringevano una rozza croce
di legno, ottenuta legando due rami, e tremavano appena
quando lei andò a conficcare l’emblema nel terreno.
“Chissà
se verrà qualcuno a piangere su questa tomba…” furono le parole sfuggite dalle
sue labbra, forse senza che lei se ne accorgesse.
Leo
si inginocchiò vicino a lei, lo sguardo fisso sulla
tomba appena ultimata. “Molti non hanno nessuno che possa
venire qui a pregare per loro… La maggior parte di queste tombe rimarrà senza
nome né volto.”
“…
Tutto questo è triste, non trovi?”
Il
Gold si girò verso di lei, gli occhi verdi che la scrutavano con attenzione. “Cosa è che ti turba, Marin?” chiese, senza tanti altri giri
di parole; il suo essere estremamente diretto alle volte poteva essere
irritante, ma la Sacerdotessa non sembrava essersela presa.
Mentre abbassava lo sguardo sulla tomba, la sua mano
iniziò ad accarezzare il terriccio umido, ancora fresco. “Cosa
siamo diventati, Aioria?” chiese, atona, raccogliendo le gambe al petto.
Lui
all’inizio non disse niente, limitandosi a passarsi una mano tra i capelli.
Poi, sconfortato, prese un profondo respiro. “Non lo so…”
“Non
possiamo neanche definirci più umani! Il sangue… le stragi… i morti… sono cose
a cui ci hanno sottoposti fin da quando eravamo
bambini. Noi abbiamo visto tutto ciò che di male c’è nel mondo, eppure ora non riusciamo più neanche a piangere per i morti.”
“Marin…”
“Non
interrompermi!” sbottò lei, stavolta alzando gli occhi verso il ragazzo. Tutto
quello che si era tenuta dentro per anni, tutto il
rancore ed i dubbi che aveva segretamente coltivato ora stavano lottando
disperatamente per uscire allo scoperto; e Aioria, che forse era colui che la
capiva meglio, non poteva non ascoltarla questa volta!
“Non
capisco più chi sono, Aioria! Ho buttato via la mia infanzia, la mia femminilità, credendo di combattere per un ideale di
giustizia e libertà, ma poi? Che cosa ho ottenuto? Solo morti, stragi, causate dall’arroganza degli Dei e degli
uomini! Tutto ciò che abbiamo visto, tutto ciò che abbiamo patito noi Saint di Athena è paragonabile solo all’Inferno stesso!”
Velenose
le sue parole che sembravano non volersi arrestare, duro il tono da lei usato;
Marin strinse i pugni, cercando di scacciare quell’odioso formicolio ai lati
degli occhi che poche volte aveva sentito, cercando
comunque di non guardare Aioria.
Lui
era rimasto in silenzio per tutto il tempo, senza fiatare né commentare, forse
persino col timore di respirare, e Marin non capiva se avesse compreso quelle
parole o se avesse soltanto finto di ascoltarla.
Non
si aspettava certo, però, di ritrovarsi due secondi dopo fra le sue braccia; la
reazione del Gold era stata così improvvisa che lei non reagì neppure, intenta
a rendersi conto di quel che stava succedendo.
“Marin…”
le sussurrò all’orecchio, passandole delicatamente la mano tra i capelli rossi.
“Il
disegno che il Fato ha riservato a noi Saint è intriso
di sangue e morte. In ogni battaglia, in ogni allenamento, rischiamo la vita
combattendoci l’un l’altro, cercando di dare il meglio
di noi stessi senza preoccuparci della sorte dell’avversario.”
Fu
la volta di Marin a restare in silenzio, completamente paralizzata da
quell’abbraccio e da quelle parole; tuttavia, la
tensione della ragazza parve sciogliersi lentamente, a mano a mano che Leo
continuava a parlare.
“Istinto di sopravvivenza, lo chiamano in
molti. E forse non ci rendiamo conto di quanto questo
ci porti ad assomigliare ad animali in tutto e per tutto…”
Non
c’era logica in quel discorso, Aioria non amava parlare troppo: lui agiva e
basta, ai Congressi ed assemblee la parola era destinata a Mur
e Shaka. Eppure Marin ascoltava comunque (o così
sembrava), cosa che lo spinse a continuare fino in fondo.
“Noi
umani, però, abbiamo qualcosa che ci differenzia dagli animali e che ci rende
più forti di chiunque altro.”
Le
passò una mano tra i capelli, continuando a guardarla, soffermando lo sguardo
su quei capelli ramati e su quegli occhi blu cielo su cui aveva –solo un
pochino- fantasticato quand’ella portava a maschera.
Lei
non fece una piega, sostenne quello sguardo come soleva fare ogni volta. “Cioè?” chiese, appena il cavaliere ebbe finito la frase.
“Un
ideale.”
E
la risposta, detta così, sembrava talmente semplice che persino Marin rimase
interdetta; il Gold ne approfittò per cercare di
spiegarsi.
“Ogni
Saint ha qualcosa da difendere, un sogno da raggiungere; gli animali, quando
sentono un nemico, attaccano per istinto, non per odio. Noi, invece, combattiamo,
ammazziamo, per raggiungere quel qualcosa che ci siamo prefissati.”
Lei
inarcò scherzosamente le sopracciglia, scuotendo la testa. “Questo lo sapevo
anche io, Aioria!” esclamò lei, dandogli un colpetto sulla spalla.
Leo
non abbandonò la sua espressione seria, continuò a guardare la ragazza come se
in realtà non la vedesse, cosa che mise Eagle a
disagio.
“Ehm…
Senti, Aioria…” mormorò, abbassando lo sguardo, fissandolo ora sulle braccia del
Gold che ancora le circondavano la vita. “Non è che potresti lasciarmi-”
“Marin?”
“…andar-…Si?”
Lui
inclinò leggermente la testa di lato. “Tu per cosa combatti?”
E Marin, per la prima volta in vita sua, non trovò nessuna
risposta.
ab
Nessuno
osò fiatare prima del tempo, benché le domande da porre fossero molte; persino
il calmo e posato Mur mostrò impercettibili segni di nervosismo,
rafforzando la stretta sul braccio a scatti.
Seduta
sul trono, con un braccio fasciato, Lady Saori lasciava vagare lo sguardo sui suoi Saint, inginocchiati devotamente ai suoi piedi.
In
disparte, come a riconoscere la loro inferiorità
rispetto ai Gold, le Sacerdotesse stavano a capo
chino, scambiandosi di tanto in tanto sguardi veloci, alcuni anche preoccupati:
la spalla di June non stava per niente bene, ma la bionda non era potuta andare
in ospedale poiché era stata indetta quell’assemblea straordinaria.
Accanto
a lei, invece, Ashanti era rannicchiata contro una colonna, il viso stravolto
nascosto tra le braccia; questo, forse, era ancora più preoccupante e persino
Cris provò pena per lei.
“Miei Saint…” proferì Saori, ad un tratto, rompendo il
silenzio creatosi. “Quelle che sto per annunciarvi non
sono buone notizie …”
“Capirai
che novità…” ringhiò Cris, mostrando i denti; nessuno ci fece caso.
“I
guerrieri di questa sera sono potenti… “ il volto di Saori divenne livido,
mentre continuava a parlare. “…poiché affiancati da
più di un dio.”
“Chi,
di preciso, milady?” chiese Aldebaran, alzando appena
la testa per incontrare gli occhi della dea.
Lei
scosse la testa, affranta. “Ancora non si sa… Ma uno
di loro si è manifestato sottoforma di spirito ai piedi del Grande Tempio;
fortunatamente, il nobile Shaka è riuscito a trattenerlo prima che potesse
attaccarci…”
Camus
aggrottò appena le sopracciglia, lo sguardo rivolto verso Virgo;
il Gold in questione recava qualche ammaccatura, ma niente più.
Anzi,
sembrava quasi che non si fosse mosso dal suo Loto, tale era la pace che
traspariva dal suo volto.
Shura allora si fece avanti, puntando su Ashanti uno
sguardo inquisitore. “Perdonate la scortesia, Athena…” borbottò, rudemente. “…ma
siamo sicuri che questo attacco non abbia niente a che
fare con la potente reazione di milady Nasser?
“Shura!”
“Taci,
Shaina!” sbottò Capricorn di rimando. “Da quando è
arrivata al Santuario, siamo stati attaccati abbastanza frequentemente, e non
solo noi!”
Kanon
fece per alzarsi, ma Mur lo trattene, scuotendo la
testa: d’altronde, in un assemblea ognuno era
obbligato ad esprimere il proprio parere; Shura
sembrava non voler smettere di parlare, benché il suo tono ora fosse molto più
addolcito quando incontrò lo sguardo impaurito di Ashanti, che forse non si era
ancora resa conto di quel che era successo.
“Alcuni
Santuari, per vostra informazione, sono già stati rasi al suolo. Al Cairo, per
esempio, dopo un attacco sono sopravissuti soltanto i
maestri; nessun bambino ne è uscito vivo!”
Cris
abbassò lo sguardo, ripensando anche al massacro di poco prima; le lacrime
iniziarono a pizzicarle gli occhi.
Ma le accuse non finivano lì.
“E
tutto questo, stranamente, è successo dopo
la vostra partenza per raggiungerci qui… ditemi,
lady Nasser, voi non avete forse fatto scalo proprio
al Cairo?”
Saori
stavolta alzò la mano sana, come per fermare il fiume di parole che scorreva
imperterrito dalle labbra di Shura. “Basta così. Sono a conoscenza di questi fatti, nobile Capricorn…”
sibilò, come indispettita. “Ma le tue sono
accuse troppo azzardate.”
“Ma Milady…”
“Pensi
forse che se fosse Nasser l’artefice di tutto non me
ne sarei accorta?” sbottò Saori, mettendo a tacere Shura; mai osare contraddire la tua dea.
Fu
Aphrodite a prender parola. “Se così non fosse, Milady,
bisogna però ammettere che queste coincidenze sono… troppo assurde per sembrare solo coincidenze.”
“Spiegati
meglio, te ne prego.”
“Io
credo…” e qui Pisces cercò Aioria con gli occhi, per aver conferma. “Che quei guerrieri mirassero a rapire lady Nasser…”
“Sono
d’accordo…” asserì infatti Leo, incrociando le braccia
al petto. “Sebbene non ne capisca il fine.”
Saori
si portò l’indice al mento, pensierosa, soppesando le supposizioni dei Gold.
Fu
Mur, stavolta, ad interromperla.
“Tutte
le ipotesi sono alquanto azzardate…” iniziò, con voce pacata.
“Ma temo di non sbagliare nell’affermare che queste siano anche le uniche
plausibili.”
Le
sue iridi, gentili, vagarono da Ashanti, che sembrava riacquistare colore, a
Saori, la quale annuì con aria grave.
“In
tal caso, propongo di preparare lady Nasser ai
possibili attacchi da parte dei nemici… Sempre che lei sia d’accordo,
evitandoci così un sacco di problemi…”
Ed Ashanti, sentendo le auree omicide dei Gold
nell’eventualità che disapprovasse l’idea di Mur, non
se la sentì di non accettare; Aries sembrava
soddisfatto, benché continuasse a guardare Saori: non aveva ancora finito.
“Tuttavia,
se l’ipotesi di Shura dovesse rivelarsi esatta,
allora non avremo altra scelta che giustiziarla, secondo le regole…”
Il
poco colore riapparso sulle guance di Ashanti si spense definitivamente.
“Voi…
cosa?” balbettò, tremando e deglutendo assieme; pareva sul punto di svenire da
un momento all’altro.
Saori,
invece, sembrava d’accordo con il Gold. “Molto bene, allora…” decretò, dunque,
con aria solenne. “Ma Ashanti dovrà essere allenata da
uno di voi, poiché solo un Gold può permettersi di tener testa ad un nuovo
attacco. Perciò, penso che questo compito sia più
adatto a…”
“…Kanon!”
esclamò Ashanti, prima che Athena potesse finire di parlare; l’egiziana ora era
in piedi, le braccia conserte e l’aria seria da governante, lo sguardo fisso su
Saori. “Non accetterò di essere allenata da nessun altro all’infuori di lui.”
Aioria
si girò verso Gemini, ridendo sotto i baffi: Kanon aveva assunto uno strano
colorito verdastro.
Saori
respirò profondamente, spostando lo sguardo sul diretto
interessato ed il Cavaliere, non potendo fare altrimenti, acconsentì a
malincuore.
“Molto,
molto bene…” commentò la giapponese, annuendo. “Posso
dunque affermare che questa assemblea è
ufficialmente-“
“Perdonatemi,
milady…”
“-chius… Nobile Mur, per l’amor di
Zeus, che c’è ancora?” domandò Saori, con voce leggermente stridula, stringendo
convulsamente lo scettro di Nike come a volerlo dare
in testa ad Aries; il Gran Sacerdote non parve per
nulla intimorito dal comportamento della sua dea.
“Mi
duole interrompervi ancora, milady…” proferì Mur, con quel suo solito sorriso gentile. “Tuttavia c’è un
problema.”
“Quale,
di grazia?”
“In
questo modo, già due Gold sono occupati nell’ impartire
un addestramento speciale… Purtroppo, nella situazione attuale, trovo che sia
rischioso privarci anche solo di una forza e vorrei chiedervi, se possibile, di
limitare i danni.”
“Ho
capito.” Sospirò Athena, volgendo il capo verso Milo. “In questo caso… mi
dispiace, Ashanti, ma ci sono costretta.”
Breve
pausa, in cui Milo si preparava già psicologicamente all’assegnazione di una
nuova allieva ed allo stesso tempo meditava su quale fosse il posto migliore
per nascondere il cadavere di Mur, una volta finita
l’assemblea; Ashanti e Cris, invece, avevano ripreso a fulminarsi a vicenda con
lo sguardo, mostrando i denti come solevano fare i cani, mentre Kanon
benediceva la dea bendata per lo scampato pericolo.
“Milo…”
annunciò dunque Saori. “Sei sollevato dall’incarico di maestro.”
Dapprima
silenzio, sembrava quasi di udire il vento gelido delle steppe siberiane –ed in
questo Camus non c’entrava niente-, ma poi…
“COSA???????” urlò Cris, mettendosi le mani nei capelli.
“COSA??” chiese Milo, cercando a stento di controllare la voce e,
insieme, la gioia che provava; se quel mattino non l’avesse già fatto, avrebbe
di nuovo abbracciato Mur di slancio.
Ashanti
non disse niente, si limitò ad imprecare silenziosamente; Aioria, invece, non
riuscì più di tanto a trattenere le risate.
“Buone
patate bollenti, Kanon!” sghignazzò, volgendo l’attenzione
sul compagno; uno sguardo, ed il sorriso gli sparì immediatamente dalle
labbra.
Kanon
di Gemini, il cavaliere dai nervi d’acciaio, era svenuto.
Povero, povero Kanon… ^^;;;;
Capitolo un po’ corto e scritto di fretta, ma sono talmente
impegnata che a stento trovo il tempo di stare al computer… beh, almeno ho
aggiornato, no? ^-^
Ringraziamenti:
- Kiki90: non sai quanto mi ha fatto piacere questo tuo commento
*-* mi sono commossa! Grazie di cuore! A proposito, le coppie sono
completamente scaturite dalla mia mente malata… tu che dici, resisteranno?
^^;;;
- Synnovea: mi spiace di non essere
riuscita ad aggiornare prima di Natale, nonostante il capitolo fosse corto, ma
davvero non sono riuscita a trovare il tempo… Comunque
ti ringrazio ancora per l’email (spero che la mia
risposta ti sia arrivata ^^). I Gold ne subiranno ancora tante… quanto ad
Ashanti e Kanon… beh, penso che il capitolo abbia un po’ chiarito la situazione
XD vedremo se Kanon riuscirà a sopravvivere!
- Bel Oleander:
ehm, effettivamente Camus è quello che ne ha prese più di tutti… ^^;;; ma non
ti preoccupare, lo lascerò stare per un po’, giusto il tempo per riprendersi
dai colpi di Shaina XD
- Natsuki Uzumaki:
purtroppo non sono un granchè in fatto di
puntualità…. Mi dispiace ^^;;;; Comunque ti ringrazio
per il commento, mi ha fatto molto piacere ^_^
Ed ora, anche se in ritardo (evviva la puntualità XD), vorrei
ancora augurare a tutti voi Buon Natale, Buon Anno Nuovo, Buon Epifania, Buone
Poltrite e Buon Ritorno a Scuola e a Lavoro XDDD
Baciotti
Dafy