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Autore: Dafne    02/01/2007    8 recensioni
Una ragazzina appena investita con il nome di " Silver Saint di Linx " e con il desiderio di diventare maestra viene assegnata a Milo, portando una ventata di allegria al Grande Tempio... o meglio, un tornado di istinti omicidi. Ma è davvero tutto così allegro? Chi sta tramando nell'ombra, mietendo vittime a non finire? Nuovi personaggi, nuovi combattimenti, nuovi nemici. E stavolta, la posta in gioco è davvero troppo alta, persino per i Gold Saint.
Genere: Romantico, Comico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il velo della sera si stese leggero

Il velo della sera si stese leggero su tutto il Santuario, il barlume della luna che contribuiva a far risplendere i dodici templi di una luce mistica, quasi surreale.

Ai piedi della Tredicesima Casa, con i vestiti sporchi di sangue e sudore, Marin si sentiva terribilmente inadatta all’atmosfera che regnava indisturbata su quel luogo; asciugandosi il sudore sulla fronte con un gesto seccato ed ignorando il dolore al gomito, afferrò l’ennesimo cadavere per le spalle e si preparò a trascinarlo dietro l’edificio, dove sorgeva il Cimitero.

I suoi occhi si soffermarono per un momento su quel corpo senza vita ch’ella stava trainando e le iridi bianche del cadavere le restituirono uno sguardo vuoto, freddo.

 

Morto.

 

Nessuna emozione, nessun rimpianto; Marin distolse lo sguardo, costringendosi a chiudere gli occhi.

Perché?

 

Perché il suo stomaco non si rivoltava, come era successo a Cris poco prima? Perché non le veniva da piangere per quella giovane vita stroncata in un modo così orribile?

Perché non si sentiva mancare le forze nel soffermare lo sguardo sui mille cadaveri ancora presenti ai piedi della Tredicesima Casa?

Che cosa sono diventata io?

 

Gettò il cadavere nella fossa apposita, gli occhi che non volevano di nuovo staccarsi da quel corpo che si andava a posare nel terreno; la caduta, attutita dalla terra fresca, provocò un tonfo sordo, che per un attimo spezzò il silenzio creatosi.

Poi, più nulla.

 

“Marin…” la chiamò una voce che ben conosceva, costringendola a voltarsi; Aioria l’aveva raggiunta, stringendo una pala; la camicia ed i pantaloni rovinati da chiazze di sangue e terriccio e le mani ed i capelli leggermente sporchi facevano presupporre che fosse lui l’artefice delle buche dove deporre i cadaveri.

Non disse nient’altro, riducendo al minimo la distanza che lo separava dalla Sacerdotessa e, di conseguenza, dall’ennesima tomba che doveva ricoprire; evitando di incrociare gli occhi di Marin, Leo piantò la pala nel terriccio, iniziando a spostare la terra e piccole zolle sul cadavere.

La ragazza vicino a lui, d’altra parte, stava ancora fissando il corpo del giovane apprendista che pian piano veniva ricoperto di terra, svanendo come se non fosse mai esistito.

 

Non parlarono, non ce n’era bisogno, il silenzio per loro valeva più di mille parole; il rumore monotono della pala che andava a conficcarsi nel terriccio si ripeté più e più volte, accompagnato dai piccoli sbuffi che Aioria si lasciava sfuggire, per poi cessare all’improvviso e lasciare nuovamente il posto al silenzio.

 

Come risvegliata da un brutto sogno, Marin si riscosse, lasciandosi cadere in ginocchio come una bambola rotta. Le sue mani ora stringevano una rozza croce di legno, ottenuta legando due rami, e tremavano appena quando lei andò a conficcare l’emblema nel terreno.

“Chissà se verrà qualcuno a piangere su questa tomba…” furono le parole sfuggite dalle sue labbra, forse senza che lei se ne accorgesse.

 

Leo si inginocchiò vicino a lei, lo sguardo fisso sulla tomba appena ultimata. “Molti non hanno nessuno che possa venire qui a pregare per loro… La maggior parte di queste tombe rimarrà senza nome né volto.”

“… Tutto questo è triste, non trovi?”

 

Il Gold si girò verso di lei, gli occhi verdi che la scrutavano con attenzione. “Cosa è che ti turba, Marin?” chiese, senza tanti altri giri di parole; il suo essere estremamente diretto alle volte poteva essere irritante, ma la Sacerdotessa non sembrava essersela presa.

Mentre abbassava lo sguardo sulla tomba, la sua mano iniziò ad accarezzare il terriccio umido, ancora fresco. “Cosa siamo diventati, Aioria?” chiese, atona, raccogliendo le gambe al petto.

 

Lui all’inizio non disse niente, limitandosi a passarsi una mano tra i capelli. Poi, sconfortato, prese un profondo respiro. “Non lo so…”

 

“Non possiamo neanche definirci più umani! Il sangue… le stragi… i morti… sono cose a cui ci hanno sottoposti fin da quando eravamo bambini. Noi abbiamo visto tutto ciò che di male c’è nel mondo, eppure ora non riusciamo più neanche a piangere per i morti.”

“Marin…”

“Non interrompermi!” sbottò lei, stavolta alzando gli occhi verso il ragazzo. Tutto quello che si era tenuta dentro per anni, tutto il rancore ed i dubbi che aveva segretamente coltivato ora stavano lottando disperatamente per uscire allo scoperto; e Aioria, che forse era colui che la capiva meglio, non poteva non ascoltarla questa volta!

“Non capisco più chi sono, Aioria! Ho buttato via la mia infanzia, la mia femminilità, credendo di combattere per un ideale di giustizia e libertà, ma poi? Che cosa ho ottenuto? Solo morti, stragi, causate dall’arroganza degli Dei e degli uomini! Tutto ciò che abbiamo visto, tutto ciò che abbiamo patito noi Saint di Athena è paragonabile solo all’Inferno stesso!”

 

Velenose le sue parole che sembravano non volersi arrestare, duro il tono da lei usato; Marin strinse i pugni, cercando di scacciare quell’odioso formicolio ai lati degli occhi che poche volte aveva sentito, cercando comunque di non guardare Aioria.

 

Lui era rimasto in silenzio per tutto il tempo, senza fiatare né commentare, forse persino col timore di respirare, e Marin non capiva se avesse compreso quelle parole o se avesse soltanto finto di ascoltarla.

 

Non si aspettava certo, però, di ritrovarsi due secondi dopo fra le sue braccia; la reazione del Gold era stata così improvvisa che lei non reagì neppure, intenta a rendersi conto di quel che stava succedendo.

 

“Marin…” le sussurrò all’orecchio, passandole delicatamente la mano tra i capelli rossi.

“Il disegno che il Fato ha riservato a noi Saint è intriso di sangue e morte. In ogni battaglia, in ogni allenamento, rischiamo la vita combattendoci l’un l’altro, cercando di dare il meglio di noi stessi senza preoccuparci della sorte dell’avversario.”

 

Fu la volta di Marin a restare in silenzio, completamente paralizzata da quell’abbraccio e da quelle parole; tuttavia, la tensione della ragazza parve sciogliersi lentamente, a mano a mano che Leo continuava a parlare.

 

Istinto di sopravvivenza, lo chiamano in molti. E forse non ci rendiamo conto di quanto questo ci porti ad assomigliare ad animali in tutto e per tutto…”

 

Non c’era logica in quel discorso, Aioria non amava parlare troppo: lui agiva e basta, ai Congressi ed assemblee la parola era destinata a Mur e Shaka. Eppure Marin ascoltava comunque (o così sembrava), cosa che lo spinse a continuare fino in fondo.

 

“Noi umani, però, abbiamo qualcosa che ci differenzia dagli animali e che ci rende più forti di chiunque altro.

Le passò una mano tra i capelli, continuando a guardarla, soffermando lo sguardo su quei capelli ramati e su quegli occhi blu cielo su cui aveva –solo un pochino- fantasticato quand’ella portava a maschera.

Lei non fece una piega, sostenne quello sguardo come soleva fare ogni volta. “Cioè?” chiese, appena il cavaliere ebbe finito la frase.

 

“Un ideale.”   

 

E la risposta, detta così, sembrava talmente semplice che persino Marin rimase interdetta; il Gold ne approfittò per cercare di spiegarsi.

 

“Ogni Saint ha qualcosa da difendere, un sogno da raggiungere; gli animali, quando sentono un nemico, attaccano per istinto, non per odio. Noi, invece, combattiamo, ammazziamo, per raggiungere quel qualcosa che ci siamo prefissati.

 

Lei inarcò scherzosamente le sopracciglia, scuotendo la testa. “Questo lo sapevo anche io, Aioria!” esclamò lei, dandogli un colpetto sulla spalla.

 

Leo non abbandonò la sua espressione seria, continuò a guardare la ragazza come se in realtà non la vedesse, cosa che mise Eagle a disagio.

 

“Ehm… Senti, Aioria…” mormorò, abbassando lo sguardo, fissandolo ora sulle braccia del Gold che ancora le circondavano la vita. “Non è che potresti lasciarmi-”

 

“Marin?”

 

“…andar-…Si?”

 

Lui inclinò leggermente la testa di lato. “Tu per cosa combatti?”

 

E Marin, per la prima volta in vita sua, non trovò nessuna risposta.

 

 

ab

 

 

 

Nessuno osò fiatare prima del tempo, benché le domande da porre fossero molte; persino il calmo e posato Mur mostrò impercettibili segni di nervosismo, rafforzando la stretta sul braccio a scatti.

 

Seduta sul trono, con un braccio fasciato, Lady Saori lasciava vagare lo sguardo sui suoi Saint, inginocchiati devotamente ai suoi piedi.

In disparte, come a riconoscere la loro inferiorità rispetto ai Gold, le Sacerdotesse stavano a capo chino, scambiandosi di tanto in tanto sguardi veloci, alcuni anche preoccupati: la spalla di June non stava per niente bene, ma la bionda non era potuta andare in ospedale poiché era stata indetta quell’assemblea straordinaria.

Accanto a lei, invece, Ashanti era rannicchiata contro una colonna, il viso stravolto nascosto tra le braccia; questo, forse, era ancora più preoccupante e persino Cris provò pena per lei.

 

Miei Saint…” proferì Saori, ad un tratto, rompendo il silenzio creatosi. “Quelle che sto per annunciarvi non sono buone notizie …”

 

“Capirai che novità…” ringhiò Cris, mostrando i denti; nessuno ci fece caso.

“I guerrieri di questa sera sono potenti… “ il volto di Saori divenne livido, mentre continuava a parlare. “…poiché affiancati da più di un dio.”

 

“Chi, di preciso, milady?” chiese Aldebaran, alzando appena la testa per incontrare gli occhi della dea.

 

Lei scosse la testa, affranta. “Ancora non si sa… Ma uno di loro si è manifestato sottoforma di spirito ai piedi del Grande Tempio; fortunatamente, il nobile Shaka è riuscito a trattenerlo prima che potesse attaccarci…”

 

Camus aggrottò appena le sopracciglia, lo sguardo rivolto verso Virgo; il Gold in questione recava qualche ammaccatura, ma niente più.

Anzi, sembrava quasi che non si fosse mosso dal suo Loto, tale era la pace che traspariva dal suo volto.

 

Shura allora si fece avanti, puntando su Ashanti uno sguardo inquisitore. “Perdonate la scortesia, Athena…” borbottò, rudemente. “…ma siamo sicuri che questo attacco non abbia niente a che fare con la potente reazione di milady Nasser?

 

Shura!”

 

“Taci, Shaina!” sbottò Capricorn di rimando. “Da quando è arrivata al Santuario, siamo stati attaccati abbastanza frequentemente, e non solo noi!”

 

Kanon fece per alzarsi, ma Mur lo trattene, scuotendo la testa: d’altronde, in un assemblea ognuno era obbligato ad esprimere il proprio parere; Shura sembrava non voler smettere di parlare, benché il suo tono ora fosse molto più addolcito quando incontrò lo sguardo impaurito di Ashanti, che forse non si era ancora resa conto di quel che era successo.

 

“Alcuni Santuari, per vostra informazione, sono già stati rasi al suolo. Al Cairo, per esempio, dopo un attacco sono sopravissuti soltanto i maestri; nessun bambino ne è uscito vivo!”

 

Cris abbassò lo sguardo, ripensando anche al massacro di poco prima; le lacrime iniziarono a pizzicarle gli occhi.

Ma le accuse non finivano lì.

 

“E tutto questo, stranamente, è successo dopo la vostra partenza per raggiungerci qui… ditemi, lady Nasser, voi non avete forse fatto scalo proprio al Cairo?”

 

Saori stavolta alzò la mano sana, come per fermare il fiume di parole che scorreva imperterrito dalle labbra di Shura. “Basta così. Sono a conoscenza di questi fatti, nobile Capricorn…” sibilò, come indispettita. “Ma le tue sono accuse troppo azzardate.”

 

Ma Milady…”

 

“Pensi forse che se fosse Nasser l’artefice di tutto non me ne sarei accorta?” sbottò Saori, mettendo a tacere Shura; mai osare contraddire la tua dea.

 

Fu Aphrodite a prender parola. “Se così non fosse, Milady, bisogna però ammettere che queste coincidenze sono… troppo assurde per sembrare solo coincidenze.”

 

“Spiegati meglio, te ne prego.”

 

“Io credo…” e qui Pisces cercò Aioria con gli occhi, per aver conferma. “Che quei guerrieri mirassero a rapire lady Nasser…”

 

“Sono d’accordo…” asserì infatti Leo, incrociando le braccia al petto. “Sebbene non ne capisca il fine.”

 

Saori si portò l’indice al mento, pensierosa, soppesando le supposizioni dei Gold.

Fu Mur, stavolta, ad interromperla.

 

“Tutte le ipotesi sono alquanto azzardate…” iniziò, con voce pacata. “Ma temo di non sbagliare nell’affermare che queste siano anche le uniche plausibili.

 

Le sue iridi, gentili, vagarono da Ashanti, che sembrava riacquistare colore, a Saori, la quale annuì con aria grave.

 

“In tal caso, propongo di preparare lady Nasser ai possibili attacchi da parte dei nemici…  Sempre che lei sia d’accordo, evitandoci così un sacco di problemi…”

 

Ed Ashanti, sentendo le auree omicide dei Gold nell’eventualità che disapprovasse l’idea di Mur, non se la sentì di non accettare; Aries sembrava soddisfatto, benché continuasse a guardare Saori: non aveva ancora finito.

 

“Tuttavia, se l’ipotesi di Shura dovesse rivelarsi esatta, allora non avremo altra scelta che giustiziarla, secondo le regole…”

 

Il poco colore riapparso sulle guance di Ashanti si spense definitivamente.

 

“Voi… cosa?” balbettò, tremando e deglutendo assieme; pareva sul punto di svenire da un momento all’altro.

 

Saori, invece, sembrava d’accordo con il Gold. “Molto bene, allora…” decretò, dunque, con aria solenne. “Ma Ashanti dovrà essere allenata da uno di voi, poiché solo un Gold può permettersi di tener testa ad un nuovo attacco. Perciò, penso che questo compito sia più adatto a…”

 

“…Kanon!” esclamò Ashanti, prima che Athena potesse finire di parlare; l’egiziana ora era in piedi, le braccia conserte e l’aria seria da governante, lo sguardo fisso su Saori. “Non accetterò di essere allenata da nessun altro all’infuori di lui.

 

Aioria si girò verso Gemini, ridendo sotto i baffi: Kanon aveva assunto uno strano colorito verdastro.

 

Saori respirò profondamente, spostando lo sguardo sul diretto interessato ed il Cavaliere, non potendo fare altrimenti, acconsentì a malincuore.

 

“Molto, molto bene…” commentò la giapponese, annuendo. “Posso dunque affermare che questa assemblea è ufficialmente-“

 

“Perdonatemi, milady…”

 

-chius… Nobile Mur, per l’amor di Zeus, che c’è ancora?” domandò Saori, con voce leggermente stridula, stringendo convulsamente lo scettro di Nike come a volerlo dare in testa ad Aries; il Gran Sacerdote non parve per nulla intimorito dal comportamento della sua dea.

 

“Mi duole interrompervi ancora, milady…” proferì Mur, con quel suo solito sorriso gentile. “Tuttavia c’è un problema.”

 

“Quale, di grazia?”

 

“In questo modo, già due Gold sono occupati nell’ impartire un addestramento speciale… Purtroppo, nella situazione attuale, trovo che sia rischioso privarci anche solo di una forza e vorrei chiedervi, se possibile, di limitare i danni.”

 

“Ho capito.” Sospirò Athena, volgendo il capo verso Milo. “In questo caso… mi dispiace, Ashanti, ma ci sono costretta.

 

Breve pausa, in cui Milo si preparava già psicologicamente all’assegnazione di una nuova allieva ed allo stesso tempo meditava su quale fosse il posto migliore per nascondere il cadavere di Mur, una volta finita l’assemblea; Ashanti e Cris, invece, avevano ripreso a fulminarsi a vicenda con lo sguardo, mostrando i denti come solevano fare i cani, mentre Kanon benediceva la dea bendata per lo scampato pericolo.

 

“Milo…” annunciò dunque Saori. “Sei sollevato dall’incarico di maestro.”

 

Dapprima silenzio, sembrava quasi di udire il vento gelido delle steppe siberiane –ed in questo Camus non c’entrava niente-, ma poi…

 

“COSA???????” urlò Cris, mettendosi le mani nei capelli.

 

“COSA??” chiese Milo, cercando a stento di controllare la voce e, insieme, la gioia che provava; se quel mattino non l’avesse già fatto, avrebbe di nuovo abbracciato Mur di slancio.

 

Ashanti non disse niente, si limitò ad imprecare silenziosamente; Aioria, invece, non riuscì più di tanto a trattenere le risate.

 

“Buone patate bollenti, Kanon!” sghignazzò, volgendo l’attenzione sul compagno; uno sguardo, ed il sorriso gli sparì immediatamente dalle labbra.

 

Kanon di Gemini, il cavaliere dai nervi d’acciaio, era svenuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Povero, povero Kanon… ^^;;;;

Capitolo un po’ corto e scritto di fretta, ma sono talmente impegnata che a stento trovo il tempo di stare al computer… beh, almeno ho aggiornato, no? ^-^

 

Ringraziamenti:

 

- Kiki90: non sai quanto mi ha fatto piacere questo tuo commento *-* mi sono commossa! Grazie di cuore! A proposito, le coppie sono completamente scaturite dalla mia mente malata… tu che dici, resisteranno? ^^;;;

- Synnovea: mi spiace di non essere riuscita ad aggiornare prima di Natale, nonostante il capitolo fosse corto, ma davvero non sono riuscita a trovare il tempo… Comunque ti ringrazio ancora per l’email (spero che la mia risposta ti sia arrivata ^^). I Gold ne subiranno ancora tante… quanto ad Ashanti e Kanon… beh, penso che il capitolo abbia un po’ chiarito la situazione XD vedremo se Kanon riuscirà a sopravvivere!

- Bel Oleander: ehm, effettivamente Camus è quello che ne ha prese più di tutti… ^^;;; ma non ti preoccupare, lo lascerò stare per un po’, giusto il tempo per riprendersi dai colpi di Shaina XD

- Natsuki Uzumaki: purtroppo non sono un granchè in fatto di puntualità…. Mi dispiace ^^;;;; Comunque ti ringrazio per il commento, mi ha fatto molto piacere ^_^

 

Ed ora, anche se in ritardo (evviva la puntualità XD), vorrei ancora augurare a tutti voi Buon Natale, Buon Anno Nuovo, Buon Epifania, Buone Poltrite e Buon Ritorno a Scuola e a Lavoro XDDD

 

Baciotti

 

Dafy

 

  
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