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Autore: kymyit    17/06/2012    4 recensioni
[Attenzione, questa fic è ispirata a delle teorie sugli spoiler, ma non ne contiene, grazie al cielo]
La Nodachi cadde con un flebile tonfo di protesta sulla neve, ma nessuna mano tatuata e scura la raccolse.
Il cappello maculato rotolò a pochi passi da Shachi che lo prese e strinse al petto spasmodicamente. Si morse le labbra con forza, ma non poté celare oltre le lacrime che scivolarono impetuose lungo le sue gote, gli occhi chiari arrossati dal pianto erano nascosti dietro le scure lenti degli occhiali. Ma il dolore traspariva dal resto del suo corpo.
-Capitano…- emise un gemito strozzato appena percettibile.
Tutti gli Heart piangevano, chi più chi meno.
-Come hai potuto farmi questo?!- urlò Kidd aggrappandosi con forza alla pietra gelida, spezzandosi le unghie nel vano tentativo di ferire, senza averne la forza, quella stramaledetta pietra. -Mi hai sentito!?-
-Basta Eustass!-
Anche Penguin piangeva.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Penguin, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: No, non sono depressa, ma mi sono svegliata con questa idea. In effetti, non è che questa fic contenga spoiler, ma si rifà alle teorie sui capitoli spoiler. Lo so che non bisogna prenderle sul serio per forza, in effetti anche a me suona strano, ma se davvero Law avesse donato metà del suo cuore a Luffy e un giorno si fosse sacrificato definitivamente per lui?
Perché? Non lo so, non ho idea del perché possa averlo fatto, lo sa solo lui, perciò perdonatemi se vi regalo solo tanto dolore e poche risposte, forse Kidd lo capirà, forse....




Without you the world is falling apart




-Maledetto bastardo!- ringhiò furente Kidd -Come hai osato, maledetto!-
Penguin e Killer tentavano invano di trattenerlo, ma come potevano competere con lui? Kidd era una bestia rabbiosa, un ammasso di muscoli contratti fino all’esplosione. Li respinse più e più volte, senza vederli per davvero, i suoi occhi sbarrati erano ciechi.
C’era solo il bianco gelido di una lapide di marmo che si stagliava all’orizzonte innevato della montagna.
-Pezzo di merda!- urlò ancora Kidd, dando un forte strattone che quasi fece perdere l’equilibrio di Killer. Un pezzo di montagna si staccò, probabilmente ci fu una valanga, a nessuno importava, il loro animo era fin troppo scosso. Trascinandosi ancora, un passo di piombo dietro l’altro, trainando anche i due che tentavano di placarlo, Kidd prese a calci il marmo col tacco dello stivale.
-Ma quali legami?! Quale debito?! Stronzo! Come hai potuto?!- non gli importava poi molto di star facendo una figura pessima, di avere il trucco sfatto, di piangere, nulla aveva più importanza. La Nodachi cadde con un flebile tonfo di protesta sulla neve, ma nessuna mano tatuata e scura la raccolse.
Il cappello maculato rotolò a pochi passi da Shachi che lo prese e strinse al petto spasmodicamente. Si morse le labbra con forza, ma non poté celare oltre le lacrime che scivolarono impetuose lungo le sue gote, gli occhi chiari arrossati dal pianto erano nascosti dietro le scure lenti degli occhiali. Ma il dolore traspariva dal resto del suo corpo.
-Capitano…- emise un gemito strozzato appena percettibile.
Tutti gli Heart piangevano, chi più chi meno.
-Come hai potuto farmi questo?!- urlò Kidd aggrappandosi con forza alla pietra gelida, spezzandosi le unghie nel vano tentativo di ferire, senza averne la forza, quella stramaledetta pietra. -Mi hai sentito!?-
-Basta Eustass!-
Anche Penguin piangeva.
Lo stesso Penguin che, quale che fosse la situazione, riusciva a celare le proprie emozioni dietro una maschera. Serio o sorridente, risoluto o fessacchiotto. Non aveva mai visto la maschera piangente di quel maledetto e questa nuova scoperta gli inferse il colpo di grazia. Cadde in ginocchio, le mani arrossate e livide sprofondarono nel manto innevato, le lacrime cristallizzavano man mano che dagli occhi cadevano su di lui.
Se scavava, poteva afferrarlo, poteva scuoterlo e svegliarlo. Ma, se con calci e pugni Kidd pensava, inconsciamente e ingenuamente, di costringerlo a incazzarsi e ad uscire dalla sua tomba di ghiaccio per dirgli di chiudere il becco, vedere Penguin piangere lo riportò drasticamente coi piedi per terra.
Law era morto.
E poteva avere sette vite come i gatti, ma a quanto pare, le aveva usate tutte. Killer posò la mano sulla sua spalla, ma Kidd non la sentì.
-Lasciatemi solo.- disse sedendosi a gambe incrociate, decorosamente, a capo chino. -Solo qualche minuto.- assicurò-
Tutti si allontanarono, persino gli Heart, persino Bepo. Kidd rimase nuovamente solo con Law.
-Sei un imbecille.- gli disse -Perché diavolo l’hai fatto, che t’importava di lui?-
Non sapeva cosa lo faceva soffrire di più, se l’idea che l’altro se ne fosse andato o se il fatto che era morto per qualcuno che non era lui. Si sentì tradito nel profondo, forse perché si era in parte convinto di essere tutto il mondo di quel bastardo di un medicastro e invece aveva appena scoperto che questi si era sacrificato per un altro.
-Posso capire la misura di emergenza, ma da qui a crepare per salvarlo ce ne vuole!-
Scosse il capo, sconsolato, affranto, distrutto.
Era un grandissimo pezzo di merda, su di lui si dicevano cose terrificanti e schifose. Tutti erano d’accordo nel ritenerlo un uomo subdolo e malvagio che provava un gusto insano nella sofferenza altrui. Ma, appunto, Law era solo un uomo e Kidd riusciva a constatarlo spesso negli ultimi tempi, quasi con piacere.
Ebbe un fremito, represse un eccesso di pianto in gola e strinse i pugni.
-Avrei preferito rimanessi un demone.- disse a mezza voce, nessuno poté sentirlo, non era neppur certo di averlo detto. In quel momento non era sicuro di nulla. Sembrava tutto così irreale. Il cielo bigio, la neve bianca, la lapide immacolata e tutto quel silenzio interrotto appena dall’eco dei suoi singhiozzi sommessi. Law dormiva per sempre nella sua bara di ghiaccio e gelo, in una terra che diceva sempre gli ricordava la sua terra lontana. In mezzo a tutto quel biancore, Kidd era l’unica nota rossastra di colore. Non seppe quanto rimase a fissare la lapide. Killer lo venne a chiamare, portandogli da bere.
Kidd salutò Law con un’ultima bevuta insieme.
-Divertiti all’inferno.- disse mal celando le lacrime di commozione -Perché quando vengo te la faccio pagare.-
Versò il sake sulla pietra, dopodiché raccolse nuovamente la Nodachi e la incastrò con forza alla lapide, affinché nessuno potesse sottrarre più qualcosa al Chirurgo della Morte. Fatto questo, se ne andò, senza dire una sola parola.
Gli Hearts lo congedarono carichi di comprensione, in quel momento il dolore era il loro legame, perciò Kidd non ebbe nulla da ridire quando Killer propose a Penguin di stare con loro almeno finché non fossero di nuovo capaci di navigare indipendentemente. Non parlò di superamento del dolore.
Nessuno voleva dimenticare Law, tantomeno lui che non lo vedeva di buon occhio. Ma soffriva, perché Penguin e Kidd soffrivano.
Penguin disse solo che ci avrebbe pensato e chiese del tempo per piangere il suo capitano. Nei suoi occhi scuri Killer leggeva la menzogna.
-Il capitano ha detto di darti questo.- disse Bepo, avanzando a capo chino verso Kidd, le orecchie basse e gli occhietti scuri spenti. Porse a Kidd un plico contrassegnato dalle iniziali TL e questi lo prese, conservandolo al sicuro nella tasca interna della pelliccia. Ma non parlò, ormai aveva la gola arsa dal pianto e che cosa poteva dire? Se quel pacco era riservato a lui, nessuno poteva dirgli che cosa contenesse. L’unico che lo sapeva era sepolto una decina di metri da loro.
Riprese la sua strada, il cuore gonfio di profondo cordoglio.

Bepo si sedette sulla neve, nello stesso punto nel quale sedeva Kidd pochi minuti prima. I suoi uomini rimasero in attesa che il vice capitano si alzasse per condurli lontano da quel silenzio straziante, ma questi rimase fermo dov’era per minuti interminabili.
-Bepo?- gli domandò infine Shachi, scuotendolo appena -Andiamo…- balbettò -Bepo…-
L’orso polare non si mosse.
-Bepo!- Shachi lo scosse con più forza, in preda al panico -Bepo!-
Non si mosse più da allora.
-Bepo… non si muove… Penguin… il suo cuore, Penguin!-
Il suo cuore aveva cessato di battere.
-Lascialo, Shachi!- Penguin afferrò con forza l’amico tirandolo via -Lascialo…-
-No… no, Penguin… Bepo… Non può….-
A quell’ultima crudele pugnalata del destino, gli altri compagni caddero a terra, in preda alla disperazione più nera, solo Penguin rimase in piedi, a pugni stretti, il sangue gelato nelle vene per imprimersi l’autocontrollo necessario a non lasciarsi andare oltre. Se il dolore l’avesse sopraffatto, sarebbe venuto meno ai suoi doveri.
Oh, sapeva, sapeva che sarebbe accaduto, lo sapeva ancora prima che accadesse che Bepo avrebbe seguito Law indipendentemente dal fatto che si trattasse di vivere o morire. Sapeva anche perché il capitano aveva deciso di sacrificarsi fino a quel punto per Mugiwara e lo capiva anche troppo bene, ecco perché doveva essere forte.
Anche quel fesso di Eustass avrebbe capito? Sperò di sì, perché se non fossero bastate le ultime parole scritte di Law, come poteva spiegarglielo lui?
Rimase in silenzio a commemorare la memoria dei compagni perduti, il nuovo capitano dei pirati del Cuore.



Silenziosa la neve gettò il suo manto immacolato sul dolore degli uomini, impregnando i suoi cristalli di quella sofferenza. Da allora quel picco sperduto e anonimo di quella piccola isola fu avvolto dalla leggenda che chiunque sostasse nelle vicinanze non potesse sottrarsi alle lacrime, alcuni fino a morirne.
Due tombe spuntavano dal manto bianco come bizzarri fiori decorati con parole d’amore e rispetto.
A Trafalgar Law, l’adorato capitano e l’amato compagno di tante notti e a Bepo, l’amico fraterno, più umano degli uomini stessi: riposate in pace.
(I pirati del Cuore e Eustass Kidd)








   
 
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