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Autore: Aniel    18/06/2012    6 recensioni
Klaus/Elena... so che è una coppia strana, ma un tentativo non fa mai male.
Bloccatevi a Before Sunset. Damon e Stefan sono riusciti a gettare la bara contenente Klaus in fondo all'oceano prima che Elijah arrivasse a Mystic Falls (non vi preoccupate fan di Klaus, se si trova tra i personaggi c'è più di un motivo). E' passata una settimana da quell'evento, Alaric (cattivo) sta inseguendo gli originari in giro per il mondo, ma Bonnie non è sicura che Klaus abbia detto la verità riguardo l'essere il capostipite della linea di sangue dei nostri eroi, così decide di fare un piccolo incantesimo, e ovviamente... va tutto per il verso sbagliato.
Sia Klaus che Elena vedranno così le loro vite prendere direzioni che non avrebbero mai creduto possibili.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Elena Gilbert, Elijah, Klaus, Un po' tutti
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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10 – A casa












 

Stefan e Damon attraversarono la soglia dell’ospedale a passo lento, non sapendo bene cosa aspettarsi. Avevano deciso di comune accordo di andare a trovare Elena immediatamente dopo aver lasciato una confusa Anisha nella casa dove era cresciuta, non molto lontano da Mystic Falls e non dormivano da quasi due giorni, ma per quanto Elena si fosse sentimentalmente allontanata da loro nell’ultimo anno, si erano avvicinati in altri modi e quello era un momento troppo importante nella vita della ragazza per non prestarvi attenzione. Quando arrivarono alla stanza rimasero per un momento fermi ad osservare la scena. Elena era distesa sul letto, Klaus era seduto su una sedia accanto, con la testa appoggiata sul ventre di lei e le loro mani erano saldamente strette tra loro; poco lontano, su una culla, c’era un neonato, ed erano tutti e tre profondamente addormentati. I due vampiri entrarono nella stanza in punta di piedi osservando il piccolo con interesse.
« Potete prenderlo se volete, non morde » si voltarono entrambi, spaventati. Klaus si era svegliato e si stava alzando, ancora un po’ assonnato, raggiungendoli.
« Non si sveglia? » domandò Stefan, incerto.
« Probabilmente, si, ma io ed Elena ci siamo addormentati poco dopo di lui ed è passato un bel po’, quindi si sveglierà comunque fra non molto » lo prese in braccio con cautela e tornò a sedersi, invitando gli altri due a fare lo stesso. « Com’è andata con Anisha? »
« Soggiogata e riaccompagnata a casa. Per fortuna nell’enfasi della nostra cattura si è dimenticata di prendere la verbena tanto spesso quanto avrebbe dovuto, quindi non ci è voluto molto » rispose Damon, prendendo posto con un sorriso, mentre suo fratello lo imitava, continuando ad osservare il bambino.
« Come si chiama? » chiese infine. Klaus sorrise apertamente a quella domanda.
« Si chiama Raphael »
« È carino... chi l’ha scelto? »
« Lei... l’ha detto automaticamente, subito dopo averlo visto. E a me è piaciuto »
« No, io devo andarmene » sbottò improvvisamente Damon, alzandosi.
« Perché? Cos’è successo? »
« È troppo strano vederti così, sentirti parlare di queste cose, mi sento come se fossi a Candid Camera » gli altri due scoppiarono a ridere fragorosamente, e finirono con lo svegliare sia la madre che il figlio.
 
Raphael si sentì disturbato nel sonno, aprì gli occhi e scrutò l’ambiente intorno a lui. Era così strano! Non assomigliava per niente al posto dov’era stato fino a poco tempo prima, e c’erano tanti occhi che lo fissavano con sorrisi ebeti. L’uomo che lo cullava però era diverso. Quando lo guardava gli brillavano gli occhi, come un momento prima; voleva chiamarlo, dirgli di guardarlo ancora, ma non sapeva come si faceva a parlare, eppure le persone nella stanza lo facevano sembrare così facile. Ora che ci faceva caso non capiva bene neanche cosa dicevano, capiva solo che qualche volta si voltavano verso di lui e qualche altra volta guardavano dall’altra parte della stanza, dove lui non poteva vedere. Si sentì frustrato e decise che doveva attirare l’attenzione dell’uomo che lo teneva in braccio, ma non sapeva come fare senza parlare, così alzò le braccine verso di lui e le agitò, e, senza che se ne accorgesse, gli usci dalla bocca un suono. Non era uguale ai suoni che riuscivano a produrre gli altri, ma ebbe l’effetto sperato, perché l’uomo si voltò immediatamente verso di lui e gli fece un gran sorriso. Era bello e si agitò di più per continuare a farlo sorridere, ma l’uomo invece scoppiò a ridere allegramente e gli diede un bacio sulla fronte, alzandolo. In quel momento, vide dove prima non poteva vedere, dove qualche volta gli altri si voltavano e lì c’era la mamma. Sapeva che era la mamma perché aveva la stessa voce che aveva sentito per molti mesi, ma non capiva perché ora erano separati quando prima erano sempre insieme. Emise un altro suono, più lamentoso del precedente, e agitò le braccia verso di lei, sperando che gli avrebbero permesso di tornare insieme. Immediatamente, sentì che l’altezza era aumentata e che l’uomo che lo teneva in braccio si stava avvicinando alla mamma e le si stava sedendo vicino. Poi vide che la mamma lo stava prendendo e sembrava tanto felice, mentre lui le baciava sotto l’orecchio. Ora ricordava! Quello era papà! Aveva sentito tante volte anche la sua voce mentre era legato alla mamma ed era tanto gentile, e gli parlava spesso. Ora capiva perché gli piaceva tanto. Li osservò mentre si baciavano e si sentì felice, e anche se non capiva bene cosa significasse che i due erano la sua mamma e il suo papà, sentiva che l’avrebbe capito con il tempo, magari quando sarebbe diventato grande quanto loro. Chiuse gli occhi, esausto per tutti quei pensieri, e si addormentò, cullato da quelle amorevoli braccia.
 

« Sono arrivati! » urlò Rebekah correndo verso l’ingresso. Kol e Jeremy fissarono a bocca spalancata il punto dove prima si trovava la ragazza, poi si voltarono l’uno verso l’altro e ripresero a giocare a Scala. « Avete sentito quello che ho detto? » chiese lei, affacciandosi alla porta del salotto.
« Si, sorellina, e non c’è ragione di essere così esaltati… avremo quel pargoletto in giro per il resto dei nostri giorni. Perché sprecare tutte le coccole oggi? » Rebekah sbuffò, ed entrambi poterono sentire un « uomini! » per nulla sussurrato raggiungere le loro orecchie. Elijah aprì il portone proprio in quel momento e la sorella gli arrivò accanto con un sorriso smagliante e l’aria estasiata.
« Mi verrà da ridere a vedere Nik così, già lo so… ho faticato tantissimo in ospedale »
« Cerca di trattenerti » la ammonì il fratello « è sempre quello che ti ha tenuto novant’anni in una bara, anche se credo che faticheremo tutti a crederlo d’ora in avanti » aggiunse, osservando Klaus spingere il passeggino e varcare la soglia con uno sbuffo.
« Vi ho sentiti! » sbottò « E probabilmente non vi pugnalerò mai più, ma questa è ancora casa mia, non ci metto niente a buttarvi fuori »
« Non lo faresti mai » replicò lei, avvicinandosi al passeggino e prendendo il braccio bimbo. « Ciao cucciolo! Guarda che occhioni »
« Bekah, guarda che il nostro nipotino è intelligente. A sentirti parlare con quella voce da imbecille ti prenderà... beh, per imbecille » urlò Kol dal salotto e lei fu trattenuta solo dal fatto che aveva il bambino in braccio dall’andare a rompergli i denti. Klaus ed Elijah si guardarono per un istante e risero piano, mentre Elena entrava in casa con Bonnie e Caroline.
« Che succede? »
« Battibecchi familiari » rispose Klaus, dandole un leggero bacio sulle labbra. Il bambino si agitò tra le braccia di Rebekah, battendo le mani, e tutti i presenti, eccetto i genitori, lo fissarono sconcertati.
« Ehi, amore, guarda papà » gli disse invece Klaus e baciò di nuovo Elena, questa volta più a lungo. La risata del figlio gli arrivò immediata.
« Non ci posso credere » sbottò Rebekah, guardando il nipote con meraviglia. « lo fa sempre? »
« Ogni volta che ci baciamo o a volte anche quando ci guardiamo un po’ più intensamente. È come se lo percepisse »
« Quindi zio Kol ha ragione, eh Raphael? Sei un bambino intellingente! »
« Certo che lo è » Elijah anticipò qualsiasi replica e prese il Raphael dale braccia di sua sorella « Sono abbastanza sicuro che voi due vogliate alcuni momenti da soli, quindi perché non andate a riposarvi un po’? Ci prendiamo noi cura di lui. E se voi volete restare... » Caroline agitò una mano con sguardo dispiaciuto.
« Mi dispiace, ma Ty mi sta aspettando in macchina e non possiamo restare molto in città. Siamo venuti solo per conoscere il piccolo e per farvi i nostri auguri »
« Bonnie? » domandò Elijah, voltandosi verso la strega.
« Non saprei! È un momento di famiglia... »
« E tu sei parte della mia famiglia » le disse Elena, stringendole un braccio « Andiamo, c’è Jeremy di là. Anche se io salgo a riposarmi conosci tutti qui. Pensavamo di cenare tutti insieme stasera. Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu » Bonnie sorrise e annuì.
« Ok, rimango »
 

Elena aprì la manopola dell’acqua calda e si svestì velocemente, impaziente e stanca. Era stata una settimana folle, e uscire dall’ospedale le era sembrata una benedizione. Ora però avvertiva solo un senso di irrealtà e nervosismo. Entrò nella doccia e lasciò che il getto la investisse, chiuse gli occhi e si rilassò contro la parete.
« Ehi, tutto bene? » le chiese Klaus. La osservava dalla porta, con sguardo preoccupato e lei non poté impedirsi di sospirare.
« Entra » quasi lo implorò e lui non se lo fece ripetere. La abbracciò da dietro e le posò un lieve bacio sulla spalla, avvertendo l’acqua che scorreva veloce sul suo corpo. Elena si voltò nell’abbraccio e lo baciò senza preamboli. Avvertì la lingua del fidanzato farsi strada dentro la sua bocca, con fin troppa calma, e fece vagare le mani sulla sua schiena per qualche istante, per poi farle scendere inesorabili verso il basso.
« Ehi ehi! » sospirò lui, allontanandosi quel tanto che bastava per poterla guardare. « È troppo presto »
« No, non lo è » replicò lei.
« Elena! » si allontanò e le prese i polsi con delicatezza. « Dico davvero, è troppo presto! Aspettiamo un po’, solo qualche settimana » lei annuì e si lasciò coccolare, mentre un pressante senso di vuoto la invadeva.
 

I giorni si susseguirono lenti e faticosi, ma anche carichi di gioia. Raphael sembrava crescere a vista d’occhio, ma Meredith continuava a ripetere che era solo una loro impressione, e che il bambino era perfettamente nella norma.
Era passato un mese dal parto ed Elena lo stava allattando in salotto, quando Rebekah fece il suo ingresso teatrale con una dozzina di buste e pacchetti in mano, che si affrettò subito a posare delicatamente sul tavolo per osservare con attenzione il nipotino.
« Oh, guarda com’è concentrato! » Elena rise.
« Sembri più eccitata tu di quanto lo siamo io e Klaus »
« È il mio nipotino! » sbottò lei « Sono diventata zia dopo mille anni, me lo devi. E anche Nik è eccitato, fidati, è solo che sono maschi, preferiscono non manifestare certe emozioni. Ma conosco i miei fratelli e il papà di questo angioletto è veramente su di giri » concluse con un sorriso a 32 denti. Elena sospirò e riportò lo sguardo sul bambino, mentre con la mano libera gli accarezzava piano la fronte. « Ok, che succede? »
« Non succedeniente»
« Elena, conosco anche te, meglio di quanto credi, e non ci vuole molto a capire che sei giù di morale. Comunque, non stai facendo niente per nasconderlo » fecero entrambe silenzio per molti minuti, tanto che la bionda si era rassegnata a non ricevere risposta, quando, inaspettatamente, l’altra parlò.
« Klaus ti ha parlato di me ultimamente? » Rebekah aggrottò la fronte e pensò un attimo prima di rispondere.
« Parla spesso del bambino, ovviamente. Non lo so, non ci ho fatto caso. Perché? »
« La nostra vita di coppia non… funziona molto bene, credo » disse Elena, incerta.
« State litigando? »
« No! Non litighiamo quasi mai... lui è così dannatamente comprensivo e amorevole, come non avrei mai immaginato potesse diventare »
« Allora, qual è il problema? » lei lasciò andare un sospiro e scosse la testa, sentendosi a disagio.
« Non vuole farlo » la reazione dell’originaria fu esattamente quella che aveva immaginato. La cognata, infatti, aveva riso nervosamente per mezzo secondo, prima di mettere una mano sulla bocca.
« Nik? Davvero? È strano »
« Già… pensavo fosse perché ero ingrassata e non ero esattamente attraente quanto prima, ma ho recuperato la forma. Sono andata a correre ogni mattina, subito dopo aver messo Raphael nella culla, nell’ultimo mese e ancora non vuole »
« Ne hai parlato con lui? »
« Ci ho provato quando siamo tornati a casa e butto una frase a caso, ogni tanto, nei discorsi, ma... sembra non importargli più. E questo mi fa sentire... come se non tenesse più a me. Voglio dire, siamo insieme da solo un anno, inclusa la parte nel passato. Che succederà quando arriveremo a venti? O cinquanta? »
« Sai, a volte con Nik bisogna parlare a chiare lettere. Ha la tendenza a interpretare le emozioni degli altri, e a non accettarle se quelle reali sono contrarie a quelle che pensava. Ma ti ama, di questo sono sicura, quindi penso che dovresti parlargli »
 
Raphael era così impaziente di diventare grande. Sentiva le persone intorno a lui parlare, ed iniziava a capire qualche parola, quelle che venivano ripetute più spesso, ma quando provava a ripeterle continuavano ad uscire quegli strani suoni. Aveva appena smesso di mangiare e ora osservava la mamma che parlava con la strana donna che lo coccolava sempre e che diceva in continuazione di essere la “zia Bekah”. Era piacevole essere coccolato, quindi non si lamentava, ma si sentì un po’ triste quando vide che c’era lei al posto del papà. Chissà dov’era... allungò la manina e strinse le dita intorno a un lembo della maglietta della mamma, cercando di attirare la sua attenzione, quando vide l’uomo entrare in casa e avvicinarsi a loro e fece un urletto, allungando le mani verso di lui.
« Ciao amore » lo salutò il papà, prendendolo in braccio e portandolo in alto per un istante. Raphael sorrise e si lasciò cullare, mentre lo osservava dare un bacio alla mamma. C’era qualcosa che non andava però: lei era triste.
 
« Raphael, che ne dici se vieni con la zia a vedere cosa combina Kol? Ci divertiremo insieme a prenderlo in giro » Rebekah prese in braccio il nipote e fece l’occhiolino ad Elena, che sospirò, afflitta.
« Cos’hai? » le chiese lui, alzandole il mento con due dita. « Sembri triste »
« Non sono triste » replicò lei a bassa voce. Poi non riuscì a resistere e lo baciò, lentamente, quasi come a chiedergli il permesso. « Fai l’amore con me » non erano soltanto le stesse parole che gli aveva detto quando l’avevano fatto per la prima volta. Nella sua voce c’era la stessa nota di richiesta disperata, la stessa certezza straziante che poteva non esserci un domani, e lui non riuscì a dirle di no stavolta.
« Sei sicura d’essere pronta? » le chiese invece.
« Ero già pronta un mese fa » rispose lei, portando subito le mani sotto la maglietta di lui e sfilandogliela « aspetta, andiamo almeno in camera. Qui potrebbe entrare chiunque »
« Non ti piace il rischio? Da quando? »
« Oh, mi piace il rischio, ma in questa casa ci abitiamo in sette »
« Beh, è molto grande, e la maggior parte sono vampiri, che possono sentire benissimo cosa succede e non avvicinarsi. E Raphael è con Rebekah ed ha appena mangiato, ci penserà tua sorella a lui » replicò lei, togliendogli anche i jeans. Klaus rise e prese a baciarle il collo, mentre con le mani la aiutava ad allargare le gambe. Provò a prenderla dopo pochi minuti, ma lei si irrigidì e gemette di dolore.
« Ehi? »
« Va tutto bene » lo rassicurò lei « solo, fa piano, brucia un po’ » lui cercò di fare quanta più attenzione possibile, finché non la sentì rilassarsi quando era affondato completamente in lei. I cuscini del divano si mossero sotto di loro, minacciando di farli cadere, mentre Klaus portava una mano sotto una coscia di lei e aumentava progressivamente le spinte. Il piacere li colse non molto tempo dopo, lasciandoli esausti, l’uno stretto all’altra, come non erano da molto tempo.
« Mi sei mancato » sussurrò Elena, accarezzandogli lentamente la schiena. Subito dopo, un urlo giunse alle loro orecchie.
« Oh, è proprio destino! » si lamentò Klaus, iniziando a rivestirsi.
« Beh, guarda il lato positivo: ci interrompono sempre dopo, mai durante »
Elena riuscì a vestirsi giusto in tempo perché la signora Lockwood non capisse cos’era successo. Carol entrò in salotto tenendo in braccio Raphael, che piangeva sonoramente, e lo passò ad Elena con un misto di sollievo e rabbia.
« Signora Lockwood, cosa succede? »
« Cosa... hai il coraggio di chiedermelo? Sono appena passata da casa tua e ho visto che è vuota, e ho saputo che ti sei trasferita qui mesi fa. Capisco che tu ti fidi di loro e non tradirò il vostro segreto, nonostante mio figlio sia costretto a vivere chissà dove per nascondersi. Ma questo è tuo figlio, Elena, vuoi davvero farlo crescere in mezzo ai vampiri? Perché invece non contatti il padre? Sono sicura che sarebbe meglio » Elena e Klaus si scambiarono un’occhiata, sorridendo, e lui annuì piano.
« Temo che Raphael sia costretto a passare la vita con i vampiri »
« No, non lo è! Tu non dovresti, figuriamoci un neonato. Il padre... »
« Il padre è Klaus » disse lei, senza preamboli e osservò l’ex sindaco sgranare gli occhi dalla sorpresa. Klaus si allontanò mentre Elena le raccontava tutta la storia.
« Quindi... lui è umano. Il bambino, intendo »
« Completamente, certo. Beh, c’è un quarto di gene di licantropo e un quarto di stregoneria, ma per il resto è umano. E tu puoi capirmi » la donna sospirò e guardò il bambino con un sorriso.
« Certo che posso »
 

Katherine arrivò in città e un sorriso le increspò le labbra mentre osservava Stefan e Damon parlare dall’altra parte della strada. Non riusciva ancora a credere di essere libera, ma aveva parlato con chiunque, al di fuori di Mystic Falls e tutti le avevano assicurato che i fratelli Salvatore si erano liberati di Klaus mesi prima e che l’originario era sparito dalla faccia del pianeta. Inoltre, sembrava che Elena non facesse più parte della vita di nessuno dei due, e anche se non sapeva cosa le era successo, non le importava davvero. Sorrise, voltandosi per tornare in motel e progettare la sua prossima mossa, ma sbattè contro un uomo e sarebbe caduta a terra se lui non l’avesse presa.
« Oh, ciao » disse il ragazzo, aiutandola ad alzarsi.
« Ciao, grazie »
« Figurati » rispose lui, con la fronte aggrottata. Era uscito di casa appena un quarto d’ora prima, approfittando dell’entrata teatrale dell’ex sindaco Lockwood per passare a trovare Jeremy al Grill e sfuggire alle battute di Rebekah, ed era abbastanza sicuro che Elena si trovasse in casa. Quindi quella non poteva essere lei. Rischiando di fare la figura dell’idiota, e sperando di non sbagliarsi, alzò la mano destra.
« Sono Kol » si presentò, e osservò il volto della ragazza aprirsi in un sorriso malizioso che mai aveva visto sul viso della cognata. « Sono appena arrivato in città e già incontro belle ragazze. Sono fortunato! » lei gli strinse la mano.
« Katherine » rispose, pentendosene quasi subito.
« Katherine... che magnifico nome! »
« Sei un adulatore »
« Mi dispiace se ti infastidisce, ma è appena arrivato un bambino in casa mia, ha appena un mese. È il figlio di mio fratello, sai, sono venuto a trovarlo, e sono immerso da pannolini e pianti notturni. Quindi mi intriga vedere una così bella donna che mi finisce addosso » Katherine rise.
« Si, beh... io devo andare »
« Se non hai impegni stasera, posso invitarti a cena? Andiamo, so che non sei impegnata » aggiunse quasi subito.
« E come lo sai? »
« Perché sono le sette di sera e ti saresti a casa a prepararti se avessi un altro appuntamento »
« Forse non voglio un appuntamento » replicò lei.
« Allora non lo sarà. Volevo portarti in un ristorante, ma posso anche portarti a casa mia se preferisci. Ti faccio conoscere il mio nipotino » Katherine ammiccò e lo osservò, divertita.
« Ok » fu la risposta. Non aveva idea di quello che l’aspettava.
 







Angolo autrice
ADORO Raphael... e adoro scrivere le parti in cui il mondo viene visto dai suoi occhi, è così dolce! Chissà come prenderà l’entrata in scena di Katherine? Onestamente, non lo so nemmeno io, devo ancora scriverlo :-P
Grazie ancora per la lettura (so che sono ripetitiva, ma comprendetemi... è estate, c’è caldo e ancora non ho acceso il condizionatore, che per me è un record in questo periodo dell’anno) e un grazie specialissimo ad AmoTVD98 e ad Elisetta Slitherin, per i bellissimi commenti.
Un bacione e alla prossima =D
  
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