Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Il Professor What    19/06/2012    6 recensioni
"Così, alla fine, ci sono finito davvero ad Azkaban. Doppio omicidio, indagine, scoperta del colpevole, punizione: perfetto. Peccato che sia innocente".
A quattro anni dalla fine della guerra, Draco Malfoy, isolato e reietto dal mondo magico, viene rinchiuso ad Azkaban per un doppio omicidio che non ha commesso. Quando evade per scoprire la verità, troverà aiuto dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettato.
***
“Ne ho piene le tasche” continuò lei “di essere considerata una piccola Mezzosangue dalle idee bizzarre che per caso ha contribuito a fermare il più grande Mago Oscuro mai conosciuto. E tu sei capitato proprio al momento giusto. Chiariamoci, tu sei uno dei Purosangue più supponenti, arroganti e superficiali che io abbia mai conosciuto. Questo, però, non è una prova per dimostrare che sei un assassino, al contrario di quello che pensa la maggioranza dei maghi… che, per inciso, è la stessa che mi ride alle spalle.”
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DRACO: Fletus, che c'è?
FLETUS: E' finita, Draco. Te ne rendi conto? Questo è il penultimo capitolo...
DRACO: Sì, ma in teoria è un capitolo gioioso, ti dispiace non girarlo con quella faccia da funerale?
HERM: Allora, vogliamo girare questo capitolo o no?

CAP. 25:

RITORNO ALLA VITA


Non seppe mai dire per quanto tempo cadde nel buio. Non era nemmeno sicuro di stare davvero cadendo, era una sensazione strana. In teoria, essendo lui privo di un corpo, non avrebbe dovuto sentire nulla, ma per qualche strana ragione continuava ad avere quelli che potevano essere definiti dei sensi. Aveva ancora delle mani, dei piedi e una bocca, anche se questi non avevano il sapore della carne viva, sembravano incorporei. Ma il dolore, quello potevano sentirlo.

Improvvisamente, la caduta finì. Subito, cercò di capire dove fosse, ma l’oscurità attorno a lui era totale. La paura l’attanagliò, il senso di essere di fronte a qualcosa di orribilmente oscuro, un nemico talmente potente che poteva annientarlo con il solo sguardo. Cercò di raccogliere tutto il suo coraggio, per prepararsi all’assalto che, lo sapeva, non avrebbe tardato.

Ma Voldemort non attaccò come si aspettava. Non sbucò fuori dalle tenebre, caricando a testa bassa con violenza. Al contrario, Draco sentì qualcosa crescere dentro di lui, qualcosa che sembrava sorgere dalle profondità più cupe della sua stessa personalità. Non riuscì a capire cosa fosse, ma lo sentiva rafforzarsi e invaderlo, inarrestabile.

D’un tratto, la tenebra si squarciò, ma non fu la luce ad apparire. Fu il buio di un’altra notte, l’oscura massa di pietra di una torre contro un cielo illuminato da una luce verdognola, il risplendere di capelli d’argento al vento… il suono di una voce anziana, saggia e sorridente.

Tu non sei un assassino, Draco.

Con un brivido, Draco riconobbe Silente, riconobbe il suo ricordo. Ricordò la paura di quella notte, la sua disperazione, la lotta interiore fra la necessità di uccidere quell’uomo e la volontà di risparmiarlo… e la vergogna, poi, di non essere stato capace di decidere. Si era lasciato usare, come un codardo, una marionetta, un essere meschino che aveva pensato solo a sé.

La vergogna portò con sé la disperazione, ed essa cominciò a invaderlo, nera massa di cupi pensieri che giravano continuamente attorno alla parola maledetta.
Vigliacco! Vigliacco! Vigliacco!

Per tutta la vita, si era comportato come tale. A Hogwarts, si era nascosto dietro Tiger, Goyle e la sua famiglia, e aveva disprezzato tutti quanti, aveva guardato gli altri dall’alto in basso andando fiero… di che cosa? Della sua famiglia? Lui ne era indegno. Era la vergogna dei suoi eroici antenati, il figlio che nessun padre si augurerebbe mai.

Si rivide bambino arrogante, bullo viziato, piccolo, meschino, egoista, incapace di fare qualsiasi azione che meritasse davvero questo nome. Aveva deluso suo padre, perfino quando aveva deciso di salvarlo, perché l’aveva condannato a morte. Non era stato capace di schierarsi, né con Potter né con l’Oscuro, aveva abbandonato tutti quanti.

Vigliacco! Vigliacco! Vigliacco!

Non meritava nulla. Chi avrebbe mai dovuto, o potuto, amarlo? Si era solo fatto odiare, l’odio e il disprezzo erano quello che meritava. Perché qualcuno avrebbe dovuto volergli bene? Anzi, perché avrebbe dovuto vivere? Non era degno di respirare nemmeno un atomo della stessa aria che altri, più degni, avevano respirato con lui e prima di lui.

Vigliacco! Vigliacco! Vigliacco!

Attorno a lui, la tenebra si era fatta più fitta, lo accerchiava e lo stringeva da vicino. Si sentiva soffocare da una potente mano invisibile, stritolare senza via di scampo, e al tempo stesso questo soffocamento era anche piacevole. Era la pace, la via di fuga naturale per far cessare tutta la vergogna e la disperazione che lo opprimevano. In fondo, perché no?

Lasciati andare, ragazzo… Non sei stato capace di vivere o di amare, è solo giusto che tu scompaia… almeno, così facendo, per una volta sceglierai…

NO!!! IO VOGLIO VIVERE!!!

Dalle stesse profondità da cui era uscita la disperazione, anzi da ancora più in basso, sorse in lui l’istintivo orrore per la morte proprio di ogni essere umano, la volontà potente di vivere, che andava al di là della disperazione, al di là della vergogna, al di là delle sue azioni. Draco vi si aggrappò con tutte le sue forze, a quella sua volontà di vivere, non importava come, ma vivere! Vivere!

Sentì la disperazione farsi più tenace, tornare ad assalirlo più forte, più decisa, ma non cedette. Chiamò a raccolta tutto il suo orgoglio, quell’orgoglio che l’aveva condannato, e lo usò come arma contro la tenebra.

No, per Salazar, non sarebbe morto così!!! Scalzato dal suo corpo da un fantasma!!! Era un Malfoy, se voleva il suo corpo sarebbe dovuto venire a prenderselo!!!
 
“Combatti, Draco. Combatti per tua madre, ragazzo, per mia sorella. Non è giusto che paghi tu per gli errori di tuo padre, tu hai diritto a una vita tua… e io sono pronta ad accoglierti, nipote. Ti voglio bene.”
 
Fu una visione rapida e sconvolgente di capelli biondi come quelli di sua madre e di occhi scuri come quelli di zia Bellatrix, fu l’ascolto improvviso di parole di speranza, e fu la consapevolezza che c’era qualcun altro accanto a quella misteriosa donna che lo incoraggiava… una presenza tutt’altro che nuova.

La tenebra calò di nuovo, ma non abbastanza velocemente per impedirgli di capire che ce l’aveva fatta. Per lo spazio di cinque secondi, era riuscito a tornare nel suo corpo, a vedere e sentire Andromeda Tonks (non ci mise molto a riconoscerla) che lo incoraggiava. Non era più solo, e quando la tenebra della disperazione tornò ad assalirlo, Draco si aggrappò con ancora più forza alla sua volontà di vivere e al suo orgoglio. Una luce, tenue ma pur sempre una luce, si accese allora nel suo petto incorporeo.

Ma non era finita. La tenebra, adesso, non attaccava più in forze, ma lentamente corrodeva la sua piccola fortezza.

Tu non sei degno del suo amore, e se credi di esserlo, sei solo un piccolo presuntuoso.

Impaurito, Draco vide che lentamente, ma con costanza, l’oscurità tornava a salire, e la luce si affievoliva. Evidentemente, orgoglio e volontà di vivere non bastavano, prima o poi avrebbero ceduto o peggio, l’orgoglio stesso lo avrebbe spinto a suicidarsi. C’era solo una soluzione: affrontare l’oscurità.

Strinse i denti per quanto poté, si fece coraggio e, abbandonando la sua fortezza, lasciò che la disperazione lo invadesse, che l’oscurità fluisse attorno alla luce, ed esercitando le sue abilità di Occlumante affrontò i suoi demoni.

Non fu cosa né facile né lunga. Molte volte vacillò sotto il peso dei suoi difetti, che gli venivano sbattuti in faccia l’uno dopo l’altro, rinfacciati in mille maniere, qualche volta persino esagerati. Ma non cadde mai, si riprese sempre, e cominciò a rispondere colpo su colpo.

Era solo un ragazzo quando la guerra era scoppiata, e aveva paura. E’ forse un crimine avere paura? Per la miseria, non era il solo a non essersi schierato! E per quello che era accaduto prima, era un bambino! Un bambino che obbediva a un padre che a torto idolatrava! Ma poi, a Hogwarts, cos’aveva combinato di così tremendo? Va bene, d’accordo, aveva desiderato lo sterminio dei Mezzosangue al secondo anno, ma da quando in qua i desideri sono una cattiva azione?
E per quanto riguardava l’Ippogrifo, o la Squadra d’Inquisizione…

D’accordo, ho sbagliato! sbottò a un certo punto esasperato. Sì, era vero, si era comportato da essere meschino, miserabile, egoista e stronzo. Tutto questo, non poteva essere negato. Ma non era sufficiente per farlo morire, insomma… era un ragazzo, per la miseria!

E non aveva veramente ucciso suo padre! Se solo gli avesse parlato… se gli avesse detto cosa voleva fare… era stato un incidente! Lui non era colpevole!
 
Ti voglio bene, figlio mio. Ti amo, e non potrei desiderare un figlio diverso da te.
 
La frase rimbombò nella tenebra, lampo che per un attimo la squarciò. E non da sola: altri due lampi la seguirono, altre due voci, voci amiche, voci portatrici di affetto.
 
Vai con la nostra benedizione. E ricordati: qualsiasi cosa fai, noi ti vogliamo bene.
 
Lascia che ti aiuti, capo. E non dire che non te lo meriti, perché non è questo il punto. Abbiamo sempre fatto i cattivi, senza renderci conto di cosa comportava, e questo ci ha quasi distrutto. Ma io ne sono uscito, e… voglio che tu condivida quest’esperienza con me, come ai vecchi tempi.
 
Papà… Asterius… Greg… mormorò, riconoscendole, e rendendosi improvvisamente conto che c’era una sola persona, in tutto il mondo magico, che lo considerava colpevole di qualcosa: lui stesso. Ma perché avrebbe dovuto ritenersi colpevole da solo, quando non lo era per gli altri?

La luce si fece più forte e iniziò a risplendere, alimentata dai ricordi diametralmente opposti a quelli che ingrossavano la tenebra. Si rivide bambino abbracciato e coccolato dalla madre e, con più ritegno, da suo padre, si rivide nella sala dei ritratti ascoltare le imprese di Asterius e degli altri, sul campo da Quidditch con i suoi compagni, e poi con Fletus, il giornalista che si era rivelato un amico inaspettato, e Greg, il compagno ritrovato, che era uscito dall’inferno ed era tornato per tirare fuori anche lui.

E che cosa importava quello che aveva o non aveva fatto, quando tutta questa gente gli voleva bene lo stesso? Avrebbe rimediato ai suoi difetti, si sarebbe corretto e sarebbe stato una persona migliore, per loro e per… Hermione.

Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato a lei, che la lotta per il possesso della sua anima avrebbe coinvolto anche i ricordi con lei. Lei, la Mezzosangue odiata e disprezzata, lei che aveva tutti i motivi per buttarlo in mezzo a una strada, l’aveva accolto in casa, gli aveva dato fiducia e al tempo stesso aveva saputo dargli il coraggio di essere qui in questo momento.

Ma fu proprio su lei che Draco dovette combattere l’ultima battaglia, quella che per poco non mandò a monte tutto. Perché lei faceva nascere nella sua mente pensieri ben precisi, pensieri che ancora non aveva affrontato e che si riassumevano così: la voglio.

La desiderava, la voleva accanto, sua, solo sua. Lei era un tesoro, era una gemma, il suo tesoro! Lui le aveva ridato fiducia, lui aveva risollevato la sua carriera, lui e solo lui, non quei coglioni dei suoi amici che non erano stati capaci di capirla! Lei era sua! Sua!

L’aveva appena detto, che sentì la tenebra farsi più fitta, e vide la luce vacillare. Spaventato, si ritrasse da ciò che aveva appena pensato. Non poteva fallire adesso! Non poteva! Ma al tempo stesso, sentiva che ciò che aveva pensato era la verità. Lui veramente provava quel sentimento nei suoi confronti, e doveva farci i conti. Si rituffò nella tenebra, per affrontarlo.

Vide che ciò nasceva dalla paura di perderla. Perché i suoi genitori e gli antenati erano la sua famiglia, Fletus non lo conosceva, Greg un vecchio amico… ma lei non era niente di tutto ciò, lei non aveva nessun motivo per amarlo, tranne quello che avevano passato assieme. E non era abbastanza per amarlo come lui avrebbe voluto, non era abbastanza per cancellare sette anni di odio.

Ma sapeva anche, lo sentì, che non l’avrebbe amato nemmeno se si fosse comportato con lei come aveva appena espresso di voler fare. Aveva detto di non voler escludere nessuno dalla sua vita, e ciò significava che lei non era sua, non nel senso che era un suo giocattolo. Ed era giusto così, perché solo così poteva volergli bene. Però, questo significava, da parte di lui, accettare di poter essere messo da parte, accettare che lei potesse… amare… qualcun altro.

Non era una scelta piacevole, questo era un vero e proprio sacrificio, e Draco ebbe paura di farlo, paura del dolore che avrebbe provato. Ma non poteva fuggire, e anche avesse potuto, non l’avrebbe fatto. E in fondo, tra il dolore della rinuncia (fra l’altro non certa) e quello della morte, be’… non c’era molta scelta. Strinse i denti e acconsentì.

E proprio in quel momento, sentì qualcosa di caldo e morbido posarsi sulle sue labbra. Incredulo, scioccato, restò immobile mentre sentiva il contatto farsi più intimo e ricercato, riempirsi di passione e slancio, generare ondate di calore che lo percorsero da capo a piedi.

Mi sta baciando… mi sta baciando!!!

Il suo petto incorporeo sembrò d’un tratto esplodere per la felicità, mentre la luce prese a splendere fortissima, inondandolo, inghiottendolo al suo interno, circondandolo in un caldo abbraccio materno. Avrebbe pianto, se i suoi occhi fossero stati di carne, pianto per la felicità che il suo sacrificio, forse, non era necessario, che forse lei poteva amarlo.

Il bacio cessò, e la tenebra tornò all’assalto. Ma adesso, la tenebra era una piccola figura magra e scarna, con il volto dell’Oscuro bene in evidenza, non più la terrificante potenza che l’aveva oppresso. Sulle labbra di Draco, tornò ad aleggiare il suo ghigno sarcastico ad Hogwarts, mentre guardava con disprezzo e una punta di compassione quel povero fantasma.

Via dal mio corpo, Sanguesporco!!!
 

***

La luce invase tutto il Manor splendendo accecante per dieci minuti buoni, durante i quali Harry ed Hermione si preoccuparono di tenere gli occhi chiusi, non riuscendo a guardare nella luminosità di fronte a loro. Sentivano solo, al suo interno, i rumori di una lotta, i rantoli di qualche essere disperato, condannato a una morte atroce, e le urla di vittoria di qualcuno che sembrava aver appena conquistato l’universo. Gioia e dolore, vita e morte, riecheggiavano attorno a loro, riempiendo il Manor della loro lotta titanica.

Poi, com’era cominciata, la luce sparì. Harry ed Hermione riaprirono gli occhi udendo il tonfo di qualcosa che era caduto a terra. Draco Malfoy era caduto giù dal divano, e ora se ne stava supino sul pavimento, respirando pesantemente.

Lo videro tirarsi su piano, con delicatezza, come un bambino alle prese con un oggetto sconosciuto. Quando fu del tutto in piedi, Hermione fece un timido passo avanti. Draco la sentì e si voltò. I loro occhi si incrociarono, e sulle labbra del Purosangue comparve, dapprima timido, poi sempre più aperto, un meraviglioso sorriso: il suo.

Hermione sentì d’un tratto le ginocchia sciogliersi. Tentando di controllare la sempre più forte tentazione di piangere di gioia, levò la mano ad accarezzare la guancia del biondo, su cui scorrevano già alcune lacrime. Rimasero così, in silenzio, per alcuni istanti.

Poi, Draco la afferrò e la strinse a sé, affondando la testa nei suoi capelli castani, tutto il corpo scosso dai singhiozzi e dalle lacrime della vita ritrovata, ed Hermione ricambiò con trasporto, tenendolo stretto, unendo lacrima a lacrima, affetto ad affetto, cuore a cuore.

“Grazie” le sussurrò lui all’orecchio.
“Non farlo mai più” replicò lei.

Attorno a loro, i ritratti applaudirono tutti insieme, unendosi alla gioia dei due. Asterius aveva le lacrime agli occhi, Arcturus urlava saltellando nel suo riquadro, Prosperpina e Citerea si erano abbracciate. Draco, ancora stretto nell’abbraccio di Hermione, alzò lo sguardo per incontrare gli occhi commossi e orgogliosi dei suoi antenati.

Quanto a Harry, se ne stava in disparte, a guardare. Avrebbe avuto tempo di parlare con Draco più tardi, adesso era giusto che si godesse il momento del trionfo. Tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio a Fletus e a Gregory informandoli di quanto era successo, prevedendo che in pochi minuti si sarebbero precipitati lì. Poi tornò a guardare Draco ed Hermione che sembravano incollati l’uno all’altra, tanto era forte la loro necessità di abbracciarsi.

“Ron mi ammazzerà” mormorò, prima di tirare su rumorosamente col naso, perché anche lui era commosso.

Harry si asciuga gli occhiali.
FLETUS: Ma ti sei commosso davvero?
HARRY: Che ci vuoi fare, Fletus... sono un inguaribile sentimentale.
FLETUS (pacca sulla spalla): Pure io, Potter. Pure io. Adesso che dici, lasciamo soli i due piccioncini?
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Il Professor What