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Autore: Carrie Bradshaw    05/01/2007    7 recensioni
La battaglia finale è ormai alle porte: Draco Malfoy viene preso in custodia dall' Ordine della Fenice ed è costretto a convivere con le persone che più disprezza per aver salva la vita e vendicare l' ormai prossima morte di sua madre. Hermione Granger brama con tutta se stessa la distruzione del male, che le ha portato via le persone a cui teneva di più: I suoi genitori.
Draco disprezza Hermione. Hermione disprezza Draco.
Ma col tempo tutto può cambiare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Everything can Be Changed

AVVISO: Ho deciso di ripubblicare questa fanfiction, revisionandola e correggendola (ma soprattutto terminandola!)
Se vi interessa leggere la nuova versione (che avrà però il rating ROSSO), cliccate qui.
I CAPITOLO
DISCLAIMER: I personaggi della mia fanfiction appartengono quasi unicamente a JKRowling, e io mi limito a chiederli in prestito per mettere in difficoltà la loro già poco "pacifica" vita.
PREMESSA: Diciamo che era da un po’ che mi frullava in testa questa storia.
La verità è che temevo ci potesse essere una Draco/Herm simile alla mia, ed ho perso un’ infinità di tempo cercando di leggere ogni fanfiction su questa coppia, in modo da non proporvi un banalissimo clone. In effetti la mia idea non è delle più originali, però a me piace tantissimo. Questa storia è ambientata alla fine del sesto anno e segue solo in parte gli eventi descritti nell’ ultimo libro, poiché ho modificato il finale e altri piccoli particolari al fine di far quadrare la storia.
Lasciatemi dei commenti, mi raccomando!
Baci, Bad_Devil


* * *


Draco Malfoy sedeva sbracato su una logora poltrona, lo sguardo di ghiaccio posato distrattamente fuori dal finestrino dell’ espresso di Hogwarts.
Davanti a lui l’ ultima persona con cui si sarebbe aspettato di dover dividere uno scompartimento: la sporca mezzosangue Granger.
La giovane strega non aveva occhi che per il logoro volume che teneva sulle ginocchia, le cui pagine scorrevano alla velocità della luce, stuzzicate dalle sue dita sottili.
Affianco ai suoi piedi una palla di pelo di una sfumatura rossastra annusava l’ aria, corrucciando il muso schiacciato e osservando curiosamente ogni angolo del vagone.
Orrido gattaccio – fu questo il pensiero che attraversò la mente di Draco, mentre Grattastinchi iniziava a mordicchiare un lembo del suo mantello.
Un attimo dopo la porta dello scompartimento si aprì celermente, lasciando entrare una figura sorridente e slanciata. Blaise Zabini sedette velocemente accanto a Draco, il suo migliore amico.
- Draco, Hermione - disse, salutando entrambi con un cenno della testa.
La moretta alzò curiosamente gli occhi dal logoro libro, per rispondere al saluto di Zabini con un sorriso incerto.
Draco la osservò con un’ aria estremamente disgustata.
- Mezzosangue, faresti meglio a tenere le zanne dentro la bocca - le disse, sprezzante.
- Va al diavolo, furetto- rispose lei, rivolgendo nuovamente il suo sguardo al pesante volume posato sulle sue ginocchia.
- Cosa leggi, Hermione?- chiese Blaise, sperando così di evitare un’ eventuale discussione che sarebbe degenerata in un duello magico senza esclusione di colpi.
- Le streghe nei secoli - gli rispose Hermione, mostrando a Blaise la copertina logora del suo libro. - Me l’ ha regalato la McGranitt prima di partire. Un giorno le avevo detto di quanto fossi appassionata della stregoneria antica, e lei… -
- Mezzosangue, vuoi chiudere il becco? Non ci importa niente del tuo squallido libro!- la interruppe Draco.
Hermione, ferita, buttò nuovamente il suo sguardo sul consunto volume, girando le pagine con estrema frenesia, quasi a ostentare l’ ira che ribolliva dentro di lei.
Hermione Granger, in quel momento più che mai, ODIAVA Draco Malfoy.
Odiava il suo essere altezzoso, brusco, vanitoso ed estremamente antipatico.
- Draco, possibile che devi essere sempre senza tatto? - sussurrò Blaise nell’ orecchio del suo amico, in modo che Hermione non potesse sentirlo.
- Senti, ti ricordo che sto viaggiando in uno squallido vagone accompagnato da una sporca mezzosangue, un eroe esaltato e uno straccione dai capelli rossi, per dirigermi in una qualche catapecchia, dove passerò l’ intera Estate recluso come un criminale. Quindi, non fracassarmi le palle. -
- Sei proprio intrattabile, oggi! E mi trovo costretto a ricordarti che siamo nella stessa barca e non possiamo reagire così, perché sarebbe pressoché inutile. -
Hermione alzò ancora una volta lo sguardo verso i due ragazzi: aveva chiaramente sentito i loro discorsi ed era rimasta turbata dall’ irriconoscenza di Malfoy.
E’ proprio un idiota! Nessuno gli ha chiesto di schierarsi dalla parte di Voldemort, tradirlo e poi farsi proteggere da noi! Nessuno di noi è felice di dover condividere per tre mesi la stessa casa con un arrogante, immaturo, opportunista, traditore e codardo come lui!
- Spero proprio che gli straccioni si degnino almeno di pulire la topaia dove alloggeremo! - borbottò Draco, prima di distogliere nuovamente lo sguardo verso il panorama montuoso alla sua destra.
Un’ ondata di suprema stanchezza lo travolse, e chiuse per un attimo gli occhi.
Quello era stato senza dubbio l’ anno peggiore della sua vita.
Da quando suo padre era stato rinchiuso ad Azkaban assieme agli altri mangiamorte, Voldemort aveva preteso che lui svolgesse il lavoro che sarebbe dovuto essere compito di Lucius: uccidere Albus Silente.
L’ estate precedente era stata terribile: sua madre piangeva continuamente e Bellatrix, sua zia, continuava a ripetergli che doveva essere onorato del suo compito, e che il Signore Oscuro l’ avrebbe ricompensato, a lavoro finito.
Tutte stronzate. - pensava Draco.
Mai aveva creduto nel suo compito, mai aveva desiderato ardentemente farlo.
Ciò nonostante, non aveva altre possibilità: combattere o morire.
Questo era il motto dei mangiamorte, e del loro padrone, Lord Voldemort.
A Draco era bastato guardarlo una volta, per capire che la sua unica alternativa era svolgere i compiti da lui assegnati. Così avrebbe avuto salva la vita, ovviamente.
Ma Draco non era un assassino. Non aveva né l’ indole né il desiderio di uccidere.
Dunque non avrebbe mai avuto il coraggio di scagliare una maledizione senza perdono a un uomo così ‘grande’, così potente e misterioso, quale era il preside di Hogwarts.
Così aveva tentato una serie di espedienti: una collana maledetta, una bottiglia di vino avvelenata, ma invano.
Aveva svolto perfettamente gli ordini del Signore Oscuro: aveva aggiustato l’ armadio svanitore, che permetteva di passare con facilità dall’ oscuro negozio di Magie Sinistre, fino alla stanza delle necessità, e aveva permesso l’ accesso dei mangiamorte nella scuola.
Era stato astuto, molto astuto, ma non abbastanza.
Quando si era trovato davanti Silente, non era riuscito ad ucciderlo.
Sapeva che il Signore Oscuro avrebbe assassinato la sua famiglia se non avesse scagliato quella maledizione, sapeva che non aveva scelta. Eppure era rimasto immobile, senza riuscire a compiere quell’ ingrato compito.
- Passa dalla parte giusta, Draco. Possiamo nasconderti meglio di quanto tu possa immaginare. E, cosa più importante, manderò dei membri dell’ Ordine da tua madre stanotte, per nascondere anche lei. Tuo padre per ora è al sicuro ad Azkaban… Quando verrà il momento potremo proteggere anche lui… Passa dalla parte giusta, Draco… tu non sei un assassino… -
Le parole di Silente l’ avevano fatto riflettere, seppur minimamente.
Aveva capito che non sarebbe mai diventato come suo padre.
No, lui non era un assassino.
Poi la porta alle sue spalle si era improvvisamente spalancata, ed era spuntato Piton, il volto corrucciato dall’ ira, la mascella contratta.
Draco sapeva che avrebbe ucciso Silente. Il professore di pozioni non era certo il tipo che si tirava indietro, quando si trattava di eseguire gli ordini dell’ Oscuro.
In un attimo il professore lo spinse di lato, inforcando la bacchetta.
- Severus… Ti prego… - mormorò Silente, intuendo le intenzioni dell’ uomo a cui aveva sempre dato fiducia, dell’ uomo che credeva sinceramente pentito.
Ormai Draco lo sapeva per certo. Piton avrebbe ucciso Silente.
Era questione di attimi. Non poteva permetterlo.
Non ora che aveva scoperto di potersi salvare da Voldemort.
- No! - gridò, frapponendosi tra Piton e Silente.
- Levati di mezzo, Draco. Il Signore Oscuro ti ammazzerà. - esclamò Piton
- No… - aveva risposto Draco.
- LEVATI DI MEZZO! -
- Il Signore Oscuro mi punirà comunque. Io non voglio diventare come mio padre! -
Piton lo osservò. Aveva poco tempo.
Alzò la bacchetta per pronunciare qualcosa. Probabilmente una formula che gli avrebbe permesso di allontanare Draco da lì.
Ma poi tutto accadde in un attimo: la porta si spalancò ancora.
Alle spalle di Piton era appena spuntato un auror, il volto affaticato, solcato da un lungo graffio sullo zigomo destro, e da altre numerose ferite.
- DRACO LEVATI DI LI’! - gridò ancora Piton.
Ma Draco era come paralizzato.
- Draco…!....... ahhhh! -
In un attimo Piton era a terra: il volto untuoso coperto quasi interamente dai lunghi capelli neri. Alle sue spalle Alastor Moody zoppicava truce:
- Sei coraggioso, ragazzo - disse, l’ occhio normale puntato verso Draco, quello magico ancora in movimento. Una figura femminile emerse dalla porta:
- Signore, ce ne sono degli altri! Stanno scappando! -
Draco riconobbe la Mezzosangue.
La sua uniforme scolastica era sporca di sangue, e i suoi capelli sfuggivano alla crocchia. Nel suo volto si scontravano paura e fierezza.
Quella fu l’ ultima cosa che Draco Malfoy vide.
- Ehi, Malfoy! Ti sei incantato? -
Draco uscì velocemente dai suoi pensieri.
Nello scompartimento tutti lo fissavano.
Riconobbe il bambino sopravvisuto , lo straccione e sua sorella, la mezzosangue zannuta, l’ imbranato Paciock, una biondina dall’ aria poco intelligente e naturalmente Blaise, il suo migliore amico.
- Sono stati i luperonzoli furticoli! - esclamò la bionda slavata, facendo tintinnare i lunghi orecchini che pendevano dai suoi lobi.
- Cosa sarebbero? - chiese Ginny Weasley, roteando con malizia la lunga chioma rossa e soffocando una risata.
- Sono degli animaletti piccolissimi! Si trovano nelle vicinanze di Hogwarts e si infilano nel cervello della gente e… -
- Ma per favore! - sospirò Hermione.
Draco notò che aveva riposto il suo volume logoro e si era rifatta la crocchia.
- Pensavamo ti fossi addormentato, Draco! - rise Blaise
- Non sono cazzi vostri quello che faccio! -
- Sempre molto affabile… - mormorò Ginny.
- Sta zitta Weasley! -
- Tieni la lingua a freno, Malferret! - esclamò Harry Potter, i grandi occhi verdi intenti a scrutare con rabbia il biondino.
No, Malfoy non può parlare così alla mia Ginny – si disse Harry.
- Si Malfoy, modera i termini! - aggiunse Ron Weasley, la mano serrata intorno alla bacchetta, proprio come il suo amico Harry.
- Straccione, nessuno ti ha tirato in causa! -
Chiunque assisteva alla scena avrebbe notato senza problemi il rossore sul viso di Ron, che aumentava a dismisura.
- Basta, smettetela! - esclamarono in coro Blaise, Hermione e Ginny.
I tre litiganti si guardarono in cagnesco, mentre Luna Lovegood scoppiava a ridere. Nessuno si chiese il motivo di quella risata, probabilmente perché una voce distraè tutti gli occupanti del vagone.
- Siamo arrivati! - esclamò Neville Paciock, il viso paffuto solcato da un’ espressione di trionfo.
Un cartello sulla sinistra confermava le parole di Neville.
Erano davvero arrivati.

   
 
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