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Autore: Miss H_    20/06/2012    9 recensioni
Stavolta non c’è nessuno che ci può fermare, non c’è imbarazzo, ci siamo solo io e lui. Peeta, il ragazzo che mi ha salvato la vita tante volte e che ha continuato a lottare per mantenermi in vita anche se i Giochi erano finiti, che si è fatto torturare a costo di rimetterci la vita per salvarmi, che era disposto a morire ben due volte nell’arena pur di farmi vivere. Sono sempre stata in debito con lui e sempre lo sarò, ma l’unico modo per saldare il debito era cedergli tutta me stessa e sono anche felice di farlo perché io lo amo. Lo amo veramente. C’ho messo tanto a capirlo ma alla fine ce l’ho fatta, quello di cui ho bisogno per continuare a vivere è lui, non Gale e questa ne è la prova più che evidente. Spoiler Mockingjay: matrimonio Peeta & Katniss :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto guardando la mia immagine riflessa nello specchio da più di un’ora, mentre Flavius, Octavia e Venia mi svolazzano intorno con gli occhi lucidi, aggiustando il vestito bianco e vaporoso che hanno scelto per me già da un mese. Sembrano persino più emozionati di me, ed è tutto dire: penso che tra poco sarò la vittima di un attacco isterico di gruppo. Flavius mi applica un rossetto color ciliegia sulle labbra, seguendo i miei precisi ordini: non voglio presentarmi truccata come se avessi mangiato un pesce palla avvelenato, il rossetto viola tipico del mio preparatore non aiuterebbe molto. Desidero solo essere semplice e me stessa, per sentirmi più a mio agio, ma innanzitutto e soprattutto per Peeta. Quando il suo nome passa nella mia testa un brivido scende lungo la spina dorsale, quasi per dirmi di risvegliarmi da tutti i miei pensieri. Chiudo solo un attimo gli occhi e sospiro. Sento Octavia che reprime un risolino accanto a me –Nervosa?- mi chiede, mentre passa dell’ombretto grigio perla sulle palpebre della sottoscritta. La guardo rivolgendole un sorriso abbozzato –Solo un po’- rispondo. Venia armeggia con i miei capelli, tentando di creare una delle sue pettinature elaborate, che però non andrà a buon fine, dato che la fermo poggiandole delicatamente una mano sul braccio, guardandola in modo eloquente. La preparatrice mi fissa con aria interrogativa, ma dopo un attimo di ragionamento capisce quello che ho in mente, dopodichè si poggia una mano sulla fronte scuotendo la testa e sorridendo. Mi sposerò con la treccia che è divenuta il simbolo del mio carattere un po’ sbrigativo e d’istinto e sicuramente anche molto poco elegante, ma di questo non mi importa troppo, è compito dei miei preparatori rendermi affascinante. Ho deciso anche, con la collaborazione di Gale, che la cerimonia si terrà nella foresta, dove tutti potranno sentire le ghiandaie di mio padre cantare. E’ il mio modo per ricordare la sua morte a tutti.
Quando sono pronta mi alzo dalla sedia dove sono stata immobile per un sacco di tempo, lo specchio può finalmente riflettermi per intero. Sento che questo livello di bellezza va più che bene per me, e così rivolgo i miei complimenti entusiasti a Flavius, Octavia e Venia, che mi abbracciano stritolandomi e dandomi baci sonori sulle guance, distribuendo auguri completamente gratis.
All’improvviso Sae la Zozza irrompe nella stanza con una notizia dell’ultimo minuto –C’è qualcuno che vuole vederti!- dice con la voce stridula di chi ha pianto per tanto tempo. Non appena si scosta dalla porta di mogano, dietro di lei compaiono due figure fin troppo familiari. Haymitch Abernathy ( commenta la mia tenuta matrimoniale con un sonoro -Ti trovo bene, dolcezza!), che per una volta vedo felice non a causa di tutto l’alcool che tiene in corpo, ed Effie Trinket, che sfoggia uno dei suoi abiti più colorati e vivaci (stavolta è di un color lavanda, mescolato con pezzetti di stoffa d’oro e d’argento), e mi corre incontro con gli occhi lucidi. La mia ex presentatrice mi spiega entusiasticamente che Haymitch mi accompagnerà fino all’altare, e che lei, da brava testimone, siederà in prima fila senza perdersi neanche un minuto della cerimonia. Le chiedo chi accompagnerà Peeta, ed Haymitch risponde subito –Annie, naturalmente! Credo che Peeta debba un po’ di scuse a quella ragazza.- Annuisco, ricordandomi del nostro periodo buio nel distretto 13. Haymitch fa per andarsene, ma prima di varcare la porta mi dice voltandosi - Ah, ha portato qualcosa dal distretto 4 per te dolcezza!-
 Adesso sì che sono nervosa. Mi appoggio le mani sui fianchi, e noto che le misure del vestito sono un tantino troppo aderenti in vita, la stoffa sembra troppo stretta. Mi riscopro ingrassata, e questo mi tira un po’ su riguardo alla mia salute. Sbuffo, lasciandomi cadere sulla sedia, ed appoggio la testa sulla mia mano chiusa a pugno. Rimango immobile a fissarmi, fino a che una voce incerta mi saluta.
-Ciao Katniss.- Mi volto presa alla sprovvista, appoggiando il braccio sullo schienale della sedia. Chi mi ha chiamato ed è adesso davanti a me è Annie Cresta, quella che tutti definiscono pazza e che solo io e Finnick consideravamo più o meno normale. La cosa che più mi colpisce del suo aspetto sono le occhiaie profonde intorno ai suoi meravigliosi occhi verdi, e credo di intuirne il motivo. Intravedo anche un unico capello grigio in mezzo ai suoi capelli scuri, e questo mi fa inspiegabilmente commuovere –Ciao Annie.
All’improvviso il “motivo” irrompe nella stanza. Si tratta di un Finnick di circa dieci anni, con la sola differenza degli espressivi occhi verde mare di Annie. La sua faccia dai bellissimi lineamenti è corrugata in una espressione di curiosità ed incertezza. Ricorda troppo Finnick, è per questo che probabilmente lei non dorme la notte. Ogni volta il dolore è così forte che non le permette di dormire. So come ci si sente, anche io mi sono sentita così quando mio padre è morto. La notte non dormivo e il giorno piangevo dalla disperazione, ma ben presto ho superato il dolore per Prim, ho cercato di farmi forza perché dovevo sfamare la mia famiglia, ma Annie è troppo fragile, è sempre stata fragile. Sono passati dieci anni da quando Finnick è morto, ma il ricordo è sempre vivido a causa di quel figlio che ama tanto ma che allo stesso tempo odia perché troppo simile a suo padre da permetterle di dimenticare. Solo adesso noto lo scatolone bianco avvolto da un nastro celeste che il ragazzino tiene in mano, e una strana sensazione mi pervade. Sorrido leggermente per non intimorire il figlio di Annie e Finnick, e poi gli rivolgo la parola per prima – Io sono Katniss. Tu come ti chiami?- Detto così sembra una specie di ricatto, ma il ragazzo non è per niente intimorito. Mi risponde subito, con una voce calma e chiara – Mi chiamo Finn. E…- mi porge il pacco- Questo è per te. Viene dal distretto 4.- Corrugo gli occhi in una espressione perplessa. Chi altri conosco a parte loro nel distretto 4? Oh no. Forse credo di saperlo. Allungo tremante la mano, ed afferro l’involucro celeste, per cominciare a scartarlo. Non appena tolgo il coperchio il cuore smette di martellarmi e si ferma del tutto. C’è un abito da sposa, un altro. Solo che questo è la copia esatta di quello disegnato da Cinna per me. C’è anche un biglietto, poggiato su una delle maniche ripiegate con cura. Lo prendo titubante, e comincio a leggere.
 
Cara Katniss,
So che ti arriverà in ritardo, ma non ho potuto spedirtelo prima. E’ la copia più simile che mi sia riuscita. Annie e Finn sono stati molto gentili a portarlo per me.
Auguri, a te ed a Peeta.
 
Mamma.

 
Estraggo il vestito con molta delicatezza come se si dovesse rompere da un momento all’altro o sbriciolare come succede a tutto ciò che tocco durante i miei incubi.
Una volta ho sognato di correre su un manto d’erba insieme a Prim, cantavamo insieme e sembravamo felici, ma ad un tratto lei si gira verso di me inizia ad urlare, io l’afferro per la mano e allora lei prende fuoco e si sbriciola trasformandosi in cenere. Tutte le volte che faccio qualche incubo mi sveglio sconvolta, ma ormai sembra quasi diventata una scusa per farmi baciare o abbracciare da Peeta. Da quando mi sono resa conto che lo amo veramente e che non posso vivere senza di lui e da quando gli ho risposto Vero alla sua domanda nei confronti del mio amore per lui, abitiamo insieme nella sua casa nel Villaggio dei Vincitori e così quando qualche incubo disturba il mio sonno c’è lui a rassicurami e a proteggermi. Non potevamo trasferirci in casa mia perché era piena di troppi ricordi e anche solo fissando una teiera o un oggetto di uso quotidiano la mia mente si riempiva di flash-back. Tutto mi ricordava Prim,Gale, Cinna o qualsiasi persona che è morta a causa mia.   
Osservo il vestito nei minimi dettagli e come poso lo sguardo su una perla la mia vista inizia a sfocarsi e delle lacrime calde rigano il mio volto. Questa è la copia esatta dell’ultimo abito di Cinna.- Penso. Il brillante, enigmatico, splendido Cinna che è morto per causa mia.
Mi risveglio dai miei pensieri solo quando sento una voce che mi chiama e una mano che mi tira per un braccio. E’ Haymitch che mi sta dicendo: - Si va in scena dolcezza!-
No.- dico con voce soffocata –Non ancora, non sono pronta.- continuo con voce più alta. Tutti mi guardano sorpresi: i miei preparatori, Effie, Annie, Finn e persino Haymitch. Venia viene verso di me e dice con voce molto rassicurante: - Sei bellissima, è solo la tensione, non c’è niente che non va.- E invece sì c’è qualcosa che non va. Se mia madre ha mandato questo vestito per posta vuol dire che lo devo indossare, che è la cosa giusta da fare, che Cinna avrebbe voluto così. Il vestito ora è appoggiato con cura su una sedia, devono avermelo levato di mano mentre ero assorta nei miei pensieri e io non me ne sono accorta. Lo prendo in mano e dico: - No, non sono pronta. Non voglio più indossare quest’abito, mi metterò l’abito che ha fatto mia madre.-
I miei preparatori un po’ confusi fanno uscire tutti dalla stanza per darmi il modo di cambiarmi senza troppo imbarazzo. Non sono contenti della mia scelta glielo si può leggere in volto, ma non vogliono contraddire la sposa perché sanno che l’avrei avuta vinta comunque.
Dopo che mi sono cambiata l’abito noto che è leggermente stretto in vita. Qualcosa non mi torna, sono le stesse misure del vestito che aveva fatto Cinna per l’intervista dell’Edizione della Memoria, sono davvero cambiata tanto da quegli orribili giorni. Mi poso una mano sulla pancia pensando a quanto grasso c’è sotto la stoffa del mio abito nuziale, poi di colpo mi metto una mano sulla bocca e corro in bagno.
I conati di vomito mi stanno facendo contorcere, è possibile che dall’agitazione e dal nervosismo la mia digestione si sia bloccata, ma mi sembra quasi impossibile visto che il mio ultimo pasto risale a circa quattro ore fa. Mi pulisco la bocca, mi lavo i denti e chiedo ai miei preparatori di risistemarmi il trucco, dopo di che Flavius apre la porta di mogano e lì trovo ad aspettarmi un’ Effie molto agitata a causa del mio ritardo e un Haymitch che ride sotto i baffi a causa del comportamento di Effie. Mi prende a braccetto, si avvicina con la testa al mio orecchio destro e mi sussurra:- Possiamo cominciare dolcezza? Oppure hai qualche altro ripensamento?- Con un filo di voce rispondo: -No, nessun ripensamento entriamo in scena e questa volta seriamente.
Usciamo dalla casa dove ci sono stati i preparativi fino ad ora e ci incamminiamo verso il bosco. La strada è stata ricoperta con petali di rose rosse, volevano tappezzare le strade con i petali bianchi ma io mi sono opposta con forza perché quei fiori mi fanno venire la nausea anche solo osservandoli. Sono sicura che non sono gli stessi fiori che indossava Snow, ma da quando trovai nella mia casa quella rosa bianca quando gironzolavo tra quello che rimaneva del Distretto 12, non posso far altro che rabbrividire ogni volta che vedo una rosa bianca. Avanziamo con passo deciso, o meglio Haymitch avanza con passo deciso, io invece a malapena riesco a reggermi in piedi. Deve essere questo l’effetto che una sposa ha quando si incammina verso l’altare. I miei piedi si muovono a malapena e così mi faccio trascinare da Haymitch sperando che non se ne accorga nessuno, ma che soprattutto non mi faccia cadere. Il mio ex mentore sussurra ridacchiando –Dolcezza, che ti prende? Sembri ubriaca!- E se c’è qualcuno qui che sappia come gestire l’alcool sei tu vero Haymitch?  Non voglio ripensare a com’ero da ubriaca, potrebbe innescare un altro conato di vomito, e non è proprio il caso. Rispondo a denti stretti –Haymitch, per una volta puoi chiamarmi solo Katniss? Mi farebbe sentire meglio credo…- 
 
Ci siamo. Adesso ci siamo davvero. Manca poco all’inizio della cerimonia, ed io arranco ancora un po’. Proprio adesso attraversiamo il punto che in passato era segnato dalla rete elettrificata, e passiamo accanto all’albero dal quale sono caduta quando rimasi bloccata senza sapere come scavalcare la rete, che Thread aveva attivato per la prima volta.
Qualcosa attrae la mia attenzione, e mi guardo intorno stranita, come se entrassi nel bosco per la prima volta: le ghiandaie imitatrici stanno cantando, in un unico maestoso coro di voci, che si mescolano per tranquillizzarmi e darmi coraggio. Credo di essere pronta. Chiudo gli occhi e mi faccio guidare da Haymitch fino a che lui mi sibila nell’orecchio – Katniss stai dormendo? Siamo arrivati. –
 
Apro gli occhi, e mi sembra di morire e rinascere una seconda volta.
Peeta è lì, a pochi metri da me, che sorride come un bambino che ha ricevuto il suo primo abbraccio. A separaci c’è solo un stretto corridoio delimitato dalle panche di mogano ( per la gioia di Effie) decorate con del tulle bianco e cariche di entusiasti spettatori che applaudono e piangono di gioia. Tra le persone scorgo Sae la Zozza che ha il viso paonazzo e si sta asciugando le lacrime con un fazzoletto ricamato che qualcuno le ha prestato. C’è anche Gale che sfoggia l’accoppiata sorriso gioioso e sguardo triste. Cerca di fare buon viso a cattivo gioco, ma dalla sua espressione si capisce chiaramente che sta soffrendo, ed un po’ mi dispiace per lui. Forse non avrei dovuto invitarlo, ma è sempre stato parte della mia famiglia e non farlo sarebbe stato una sorte di sacrilegio sebbene la nostra amicizia non si sia mai riappianata dopo la morte di Prim. Prim. Quel nome mi fa sussultare. Non avevo mai pensato a sposarmi né a fare figli, ma quando inventai insieme a Peeta la finzione del matrimonio mi immaginai Prim che mi faceva da damigella insieme a Madge e che entrambe mi sorridevano gioiose. Invece adesso non ci sono nessuna delle due e questo a causa mia.
Un raggio di sole che filtra dal fogliame mi costringe a schermarmi gli occhi.
Poso di nuovo lo sguardo sul volto di Peeta, e mi costringo ad avanzare senza singhiozzi o camminate instabili. Non ho fretta, e non ho paura. Ci sono i suoi occhi azzurri che mi fanno capire la strada, e che luccicano, come se i raggi del sole dai quali mi sto coprendo stiano illuminando loro. La loro luce propria ed intensa mi disarma e mi fa rimanere senza fiato. Tutte le mie membra urlano all’unisono: Sto arrivando! Ancora non riesco a crederci, io con un abito bianco che cammino verso l’altare, dove mi sta aspettando il mio passato, il mio presente ed il mio futuro. Sto per sposarmi.
Copro gli ultimi passi che mancano con una decisione che non mi appartiene per niente. Sto per affrontare una delle mie maggiori paure, anzi ne sto sconfiggendo due: sposarmi e perdere Peeta. Da questo momento in poi io sarò sua e lui sarà mio per sempre. Riemergo dai miei pensieri e vedo Haymitch che mi abbraccia e io gli sussurro in un orecchio: -Consiglio dell’ultimo minuto?-
-Resta viva.- Ormai è diventata una specie di battuta tra noi due. Lui scioglie delicatamente l’abbraccio e mi prende la mano, prende anche la mano di Peeta e le unisce come per consegnarmi definitivamente a lui. Guardo gli occhi di Peeta, osservo ogni minimo particolare della sua iride, come se non avessi mai guardato quell’oceano blu, come se fosse la prima volta che osservo i suoi occhi. Lui mi sorride come un bambino goloso sorride alla sua torta di compleanno. Mi dà un lieve bacio sulla guancia e poi ci giriamo verso il celebrante. Già, ora che ci penso ancora non ho guardato chi celebrerà il nostro matrimonio. E’ la Paylor, è venuta fin qui solo per noi anche se ora  che è diventata la Presidente di tutto Panem ha tanto lavoro. Ci sorride compiaciuta e inizia la cerimonia. Non sto molto ad ascoltare, mi perdo in continuazione negli occhi di Annie che sta vicino a Peeta, da brava testimone. A causa della mia sbadataggine Peeta deve continuamente richiamarmi con una stretta di mano leggermente più forte del solito. Quando viene il nostro turno ci scambiamo le promesse e insieme ad esse anche gli anelli. Peeta fa un discorso molto profondo, promettendomi felicità, protezione e soprattutto di amarmi tutti i giorni della sua vita con la stessa intensità di sempre. E’ un bel discorso, ma secondo me è un po’ inutile perché tutto ciò lo sta già facendo e non c’è bisogno di dirlo. Il suo discorso fa scoppiare in lacrime Effie che cattura in morsa d’acciaio un Haymitch molto sbalordito. Quando arriva il mio turno iniziano a sudarmi le mani, la testa inizia a girarmi fortissimo, sento le gambe cedermi. Sto per svenire, ma le braccia solide di Peeta, così muscolose da poter alzare quintali di farina ma allo stesso tempo delicate e accoglienti, mi sostengono. Non so cosa dire. Mi sento svuotata, il mio cervello non è più collegato alla mia bocca. Cerco tra la folla qualcuno che mi possa dare una mano a riprendere il filo. La prima che vedo è Annie che mi sorride e viene verso di me. Ha l’aria di una che sa cosa fare. Sussurra qualcosa nell’orecchio di Peeta e lui mi lascia andare mentre lei mi afferra tutte e due le mani prontamente. Sento qualcosa di solido e piccolo nella mano destra. La moglie di Finnick sussurra –Buona fortuna. So che è tutto dentro la tua testa, ce la puoi fare.- Adesso lo so anch’io. Le sussurro un grazie, e quando Annie si allontana asciugandosi gli occhi, io mi guardo la mano. Spuntano subito le lacrime nei miei occhi grigi, perché nella mia mano destra Annie ha lasciato una sbriciolata e dolce zolletta di zucchero.
La inghiotto reprimendo le lacrime e mi sento subito meglio. Mi schiarisco i pensieri, riprendo fiato e inizio il mio discorso. –Peeta- dico con voce ancora malferma- io sono qui in veste di tua sposa. Non ho molto da offrirti perché tutto ciò che avevo è stato distrutto dall’incendio che le mie stesse fiamme hanno creato e questo ne è la prova.- Peeta mi guarda sconcertato, io allora faccio un giro su me stessa e il mio abito, come quello che aveva disegnato Cinna, prende fuoco trasformandosi in un abito da ghiandaia imitatrice. Riprendo fiato mentre i presenti si riprendono dallo shock. – Vedi. Non posso offrirti quello che ti meriteresti, ma tu mi ami per quello che sono e io ti amo più di ogni altra cosa, quindi quello che ti offro è l’unica cosa di cui io disponga.- Peeta è ancora più confuso. – Ti offro me stessa.- Lui non riesce a trattenersi e in un attimo le sue morbide labbra sono sulle mie e si fondono insieme per staccarsi solo dopo che qualcuno, probabilmente Haymitch, si schiarisce la voce in maniera un po’ troppo sonora per essere casuale. Ci stacchiamo, Peeta sorride felice, io invece sono rossa come un peperone per l’imbarazzo. La Paylor ristabilisce l’ordine e poi con voce ferma e decisa ci dichiara marito e moglie. Si avvicina a Peeta e gli dice: - Anche se lo hai già fatto, puoi baciare la sposa.- Stavolta non c’è nessuno che ci può fermare, non c’è imbarazzo, ci siamo solo io e lui. Peeta, il ragazzo che mi ha salvato la vita tante volte e che ha continuato a lottare per mantenermi in vita anche se i Giochi erano finiti, che si è fatto torturare a costo di rimetterci la vita per salvarmi, che era disposto a morire ben due volte nell’arena pur di farmi vivere. Sono sempre stata in debito con lui e sempre lo sarò, ma l’unico modo per saldare il debito era cedergli tutta me stessa e sono anche felice di farlo perché io lo amo. Lo amo veramente. C’ho messo tanto a capirlo ma alla fine ce l’ho fatta, quello di cui ho bisogno per continuare a vivere è lui, non Gale e questa ne è la prova più che evidente.     

  
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