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Autore: laviatraversa    21/06/2012    4 recensioni
Affetta da shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
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Fu con le piogge di fine novembre che una verità scomoda – nascosta e amata – uscì allo scoperto; Alice aveva custodito gelosamente, tra il cuore e l'anima, quel sentimento, aspettando l'occasione più propizia per rivelarlo ad occhi che non possedeva ma considerava propri.
E in quel segreto faticoso era racchiuso – nella sua massima espressione – tutto l'amore del mondo.
Aspetto un bambino.
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FRANK/ALICE
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!



I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »





I Won't Give Up








Fu con le piogge di fine novembre che una verità scomoda – nascosta e amata – uscì allo scoperto; Alice aveva custodito gelosamente, tra il cuore e l'anima, quel sentimento, aspettando l'occasione più propizia per rivelarlo ad occhi che non possedeva ma considerava propri.
E in quel segreto faticoso era racchiuso –
nella sua massima espressione – tutto l'amore del mondo.

Aspetto un bambino.

Si sarebbe aspettata qualsiasi reazione, a lungo aveva tergiversato pensando alle conseguenze, ma non quella: Frank la guardava con occhi sgranati, spaventati e innamorati; in lui coesistevano paura e gioia, un connubio dalle troppe note stonate.

Da quanto lo sai?

Da qualche settimana. Ce la faremo?

La domanda era uscita dalla sua bocca senza permesso, ignara dell'esagitazione che avrebbe causato.
Ma più dell'enigma stesso, a creare scompiglio, tumulto e preoccupazioni, fu l'assenza di una risposta, la quale contribuì alla nascita di un'ansia atroce e soffocante che possedeva il suo baricentro all'interno – fra gaudio e amore sconfinato – del cuore di Alice.
Quella notte, nel buio e nell'oblio che anticiparono sogni troppo veri per essere sognati, due mani si cercarono inconsapevoli, fragili.
Perché avere un sogno ma non poterlo sognare, è ancor peggio che non averlo affatto.


Ψ


Il San Mungo, in quel periodo dell'anno, era solito essere pieno di genti delle più svariate età, nazionalità e classi sociali. Con l'avvicinarsi del Natale, infatti, giacché ognuno voleva essere in gran forma per le festività e non voleva saperne di passare a letto i giorni più lieti dell'anno, tutti prenotavano una visita di routine per verificare le proprie condizioni. Quell'anno, però, il corridoio – di un bianco così lucido da far male agli occhi – era stranamente vuoto e solo parenti e amici di pazienti in gravi condizioni vi stanziavano, in attesa. La guerra era giunta al suo climax, e chi non vi partecipava – chi era stato troppo codardo, o forse troppo furbo, per prendere una posizione – preferiva rintanarsi nelle proprie abitazioni, godendosi quelli che potevano essere gli ultimi momenti – e l'ultimo Natale, termine mai associato all'aggettivo pauracon i propri cari.
Nella stanza quattrocentocinquantasei, al secondo piano, Alice aspettava, impaziente, il verdetto del Medimago. Quando esso pervenne alle sue orecchie –
tese alla ricerca di una verità che non aveva consistenza, né ragione di sussistere, nonostante la felicità cauta e lieve – quella propria di chi ha fatto del vivere nella paura una consuetudine – provata in un primo momento, rimase quasi delusa. Perché scorgeva ogni giorno nello sguardo di Frank il timore, e sapeva che secondo il suo parere, per far nascere un figlio in quell'ambiente, in quelle condizioni e in quel momento, era meglio non farlo nascere affatto.
La gravidanza procede bene, ma, e non voglio preoccuparla, potrebbero esserci delle complicazioni. Fisseremo una visita mensile per controllare il regolare svolgimento della gestazione, l'uomo, alto e abbastanza giovane non doveva avere più di quarant'anni, fece una breve pausa – ma ora le farò una domanda e le prego di essere sincera.
Mi dica. – Alice non nascose il suo affanno, né pensò di farlo.
– La vedo stressata, Alice, e sembra camminare sul filo di un rasoio; mi spiego meglio: sembra quasi che da un momento all'altro debba avvenire una tragedia di proporzioni inimmaginabili.
– Sono un Auror, dottor Morgan, è normale che viva nell'agitazione...
specie in tempi come questi.
L'imbarazzo calò su di loro – un sipario che sanciva la netta distinzione tra chi effettivamente
ha una possibilità di sopravvivere, e chi spera di averla – come un muro di gomma. Impenetrabile, davvero resistente.
– Le auguro una buona giornata, dottore.
Con un agile saltello era scesa dal lettino, si era rivestita ed era corsa via da quel luogo che sembrava capace di opprimerla ma non di fornirle rassicurazioni.


Era tornata a casa con la mente assediata dai pensieri più foschi; come dire a Frank che le sue speranze che il bambino non esistesse realmente e che ne avrebbero avuto uno a guerra conclusa – e vinta – erano state vane? Amava suo marito ed era assolutamente certa che lui la amasse a sua volta – forse anche di più –, ma la sua reazione alla gravidanza – che per lei era stata una manna dal cielo – l'aveva gettata nello sconforto più nero. D'altra parte – perché la sua ragionevolezza l'aveva sempre spinta a non incaponirsi e valutare sempre le motivazioni da un altro punto di vista, per quanto fosse convinta della sua tesi – capiva le argomentazioni del marito.
Rischiamo la vita ogni giorno.
Non abbiamo soldi neppure per il cibo.
Ti saprei troppo vulnerabile e non voglio perderti.


– Ciao amore.
L'accoglienza di suo marito la lasciò stordita, incredula.
– Ciao.
Possiamo parlare?
Frank lo chiese con tono tanto dolce e supplichevole, che non riuscì a negargli – come faceva da oltre due settimane – di comunicare con lei.
.
Il cuore dell'uomo fece un salto – quasi volesse uscirgli dal petto e fiondarsi tra le braccia,
nel cuore stesso, di sua moglie.

Ho trovato una soluzione.
Alice sussultò.
– Ci aiuterà mia madre.
– Tua
madre?
– Diciamo che...
abbiamo appianato le nostre divergenze.
– Come?
– Riesci a farmi parlare senza interruzioni?
– Oh, sì. Scusami.
– Andrai a stare da lei, pagherà ogni spesa e una volta avuto il bambino riprenderai a lavorare. Lo terrà quando saremmo entrambi in missione e ci alterneremo per i turni di ronda; so quanto tieni al tuo lavoro, non ti negherei mai di poter continuare.
Oh, Frank. Hai fatto una cosa davvero meravigliosa, per noi e anche per lei. Inizia ad essere vecchia, ha bisogno di qualcuno che le faccia compagnia. Mi stupisce solo che non abbia chiesto niente in cambio, conoscendola.
Neville.
– Ah?
– Il bambino si chiamerà Neville, ecco cosa ha chiesto in cambio.
Alice strinse le labbra, amareggiata.
Pensavo volessi chiamarlo come tuo padre.
– Infatti, ma ognuno deve fare i suoi sacrifici e adesso è il mio turno.

Ψ


Più tardi, nel buio di una piccola camera da letto, due corpi s'incontrarono smaniosi, impazienti. E quanto l'orgasmo li travolse impetuoso, vi fu spazio solo per piccoli – ma grandi nel cuore - “Ti amo” sussurrati a fior di labbra.
Perché vi è una differenza di fondo tra il sesso e l'amore;
perché Alice e Frank si amavano, si amavano di un amore che era peccato narrare e gioia infinita vivere.


Grazie.
Avrei fatto qualunque cosa per portarti via da tutto questo schifo.




F i n i t e I n c a n t a t e m.



Egoica's Space.

In occasione della sfida di Trick_ mi accingo a postare due mie prime volte: Alice/Frank – pairing al quale non avevo mai pensato – e Angst. Non sono però del tutto sicura che quest'ultima definizione sia appropriata; non ci vedo poi così tanto Angst, qui in mezzo.
In ogni caso, io ho fatto del mio meglio e mi sono pure divertita.
E tanto mi basta.

  
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