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Autore: Cimb904    21/06/2012    0 recensioni
Ormai sapete tutti quali sono i temi della Faberry week, ma li ribadisco anche qui, non vi preoccupate. Tecnicamente oggi saremmo già al quarto giorno, ma purtroppo sono un pochetto in ritardo, quindi perdonatemi. Detto questo.. Enjoy!
Day 1: Road Trip
Day 2: Zombie Apocalypse
Day 3: Drunk
Day 4: Skank Quinn and Goth Rachel
Day 5: World War II
Day 6: Super Heroes
Day 7: College
BONUS: Pride
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora.. metto un piccolo avviso prima del capitolo. Questa storia non è adattissima agli stomaci delicati, c'è una parte un po' forte, quindi se non ve la sentite, non leggete ^____^

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Sam Evans era un ragazzo che non pensava molto prima di parlare. Era appassionato di film di fantascienza, per questo tendeva a vedere la “magia” un po’ in tutte le cose quotidiane. Ed era stato questo modo di fare a fargli sfuggire quella battura che, per quanto sembrasse innocente, aveva finito per rivelarsi vera. Quando lui e i suoi amici, ritornando da una festa, si erano trovati davanti ad un barbone che barcollava ubriaco, aveva tranquillamente scherzato su quanto sarebbe stato divertente combattere contro un’ondata di Zombie..
Non avrebbero potuto sbagliarsi di più..

Così era successo. Sam e gli altri non sapevano che quello che avevano incontrato era una vero e proprio Zombie, infettato da un topo fuggito accidentalmente da un laboratorio governativo. In poco tempo il virus si era diffuso e, adesso, i non morti erano più dei vivi. Fortunatamente il governo, essendosi accorto del terribile errore, era riuscito a contenere l’infezione nei confini di Lima e avevano circondato il territorio, pronti ad uccidere chiunque andasse ucciso e ad accogliere chiunque andasse accolto. Rachel e Quinn erano insieme e stavano bene, ma avevano troppi affetti per correre verso le barricate lasciando tutti indietro. Così si erano separate, per tornare ognuna alla propria abitazione, in cerca di qualche superstite. Avevano prima avuto la decenza di contattare i soldati per farsi prestare qualche arma, i quali, osservando quelle due giovani ragazze, non avevano potuto fare a meno di sospirare e dire loro che stavano andando a morire. Le due si tenevano per mano mentre prendevano le pistole che i militari gli stavano concedendo per quella folle missione di recupero.
Dopo un lungo e agognato bacio tra le due, si erano separate, dirette ognuna verso la propria casa.

Quinn aveva raggiunto villa Fabray muovendosi di soppiatto lungo i vicoli del quartiere. Le abitazioni sembravano tutte abbandonate, ma non si poteva mai sapere, così la bionda faceva ben attenzione a come si muoveva. Sua sorella Frannie, fortunatamente, non viveva a Lima, così lei era al sicuro, ma sua madre e suo padre erano soli e senza protezione. Si stava muovendo lentamente, tenendo l’arma semi abbassata, in modo da essere pronta a sparare in ogni momento.
-Ahaaaaaaaaaaaaaaaaaa
L’urlo di terrore proveniente da casa sua la fece sobbalzare e, senza pensare, spalancò la porta con un calcio e corse in salotto, dove vide una scena che le fece accapponare la pelle. Sua madre era a terra, schiacciata contro il muro, mentre un essere disgustoso strisciava verso di lei.
-Russel no!
Solo sentendo il suo nome, Quinn capì che quel mostro era sua padre, ormai vittima del contagio. Prese un respiro profondo, vedendolo avvicinarsi sempre di più a sua madre…
“L’eterno riposo dona a loro, Signore.. Splenda per essi la luce perpetua, riposino in pace..”
BANG! BANG! BANG!
“Amen..”
La bionda mise via l’arma, visto che l’essere aveva smesso di muoversi, e si avvicinò a Judy Fabray, aiutandola ad alzarsi..
-Quinn… Oh piccola mia.. Stai bene.. Stai bene..- La donna la strinse a se e la ragazza si rilassò tra le braccia di sua madre. Era tutto ok, doveva portarla al sicuro e tornare a prendere Rachel e poi quell’incubo sarebbe finalmente finito..
-Si mamma.. Sto bene..- Chiuse gli occhi, e si lasciò stringere, prima di separarsi da quell’abbraccio e guardare la donna negli occhi.. –Devo portarti al sicuro.. – La donna annuì e seguì sua figlia fuori dall’abitazione, infilandosi nell’auto della ragazza. Quinn salì velocemente dal lato del guidatore e partì a razzo in direzione del confine. Raggiunto il posto di blocco militare, si fermò e alzò le mani, lasciandosi riconoscere come umana. Il giovane soldato che le aveva dato la pistola avanzò verso di lei e verificò velocemente il suo stato di salute e quello di sua madre.
-Non ci credo, ce l’hai fatta..- Commentò, rivolgendo un sorriso alla ragazza, la quale sospirò e scosse la testa.
-No, ancora no.. Devo tornare a prendere Rachel, non ho sue notizie…- Strinse forte l’impugnatura della pistola e si voltò, raggiungendo la sua auto, mentre altri due militari aiutavano Judy a scendere.
-Dovresti fermarti qui.. Non perdere tempo, non sarà sopravvissuta…- La bionda si morse il labbro inferiore e scosse la testa furiosamente, risalendo sull’auto.
-Non conosci la mia donna..- Disse con un sorrisetto, rivolta al giovane. –E’ più forte di quello che sembra!-

Dopo essersi separata dalla sua Quinn, Rachel era corsa a casa sua, nella speranza di trovare i suoi papà per portarli in salvo. Quando l’invasione era esplosa, si trovavano tutti a scuola ed erano stati barricati lì dentro per parecchio tempo. Alcuni di loro non ce l’avevano fatta, ed era stato straziante dover porre fine alla vita dei loro amici. Alla fine, gli unici superstiti ad uscire da quell’edificio erano stati lei, Quinn (le due si erano protette a vicenda) Kurt, Santana, Finn, Mike, Blaine, Emma e Mercedes. Molti degli altri si erano comportati in modo eroico, salvando la vita delle persone che amavano. Will si era sacrificato per proteggere sua moglie e il bambino che portava in grembo. Lo stesso aveva fatto Sam con Mercedes, regalando a tutti il suo sorriso un’ultima volta, accompagnato da una frase presa da qualche film sugli zombie, prima di lanciarsi all’attacco per salvare il suo unico amore. Puckerman, invece, non si era mostrato molto eroico fino a quando non era stata la vita di Quinn ad essere minacciata. La bionda, infatti, per proteggere Rachel, si era esposta troppo ad un attacco che Puck aveva deciso di intercettare in nome di quell’amore che avrebbe provato in eterno verso la madre di sua figlia. Brittany invece era stata ferita gravemente, fortunatamente senza essere esposta al contagio, e Santana se l’era portata sulle spalle, parlandole costantemente per non farla addormentare, nel tentativo disperato di salvarle la vita. Più e più volte la latina era stata esposta agli attacchi, ma gli altri ragazzi, mossi dalla tenerezza di ciò che l’altra stava facendo, l’avevano protetta. Alla fine, dopo essersi fatti strada lungo i corridoi del Mckinley, i ragazzi avevano deciso di separarsi, in cerca delle proprie famiglie. Santana si era infilata subito in auto assieme alla sua ragazza ed era corsa verso i confini, in cerca di aiuto, promettendo alle altre che si sarebbero riviste quando tutto quello sarebbe finito. Rachel e Quinn erano andate a cercare delle armi, prima di recarsi ognuna a casa propria. La mora si fermò davanti villa Berry stringendo la sua pistola e un machete che aveva rubato dalle cucine delle scuola e che aveva usato per difendersi. Entrò in casa col fiato corto e cercò da tutte le parti una minima traccia dei suoi papà, ottenendo scarsi risultato. Loro non erano in casa. Sospirò, notevolmente preoccupata per la sua famiglia, ma non potè far altro che avvicinarsi all’uscita. Restare lì non sarebbe servito a molto e doveva tornare da Quinn prima di farla preoccupare. Tuttavia, non appena mise piede fuori di casa, si ritrovò circondata da almeno un decina di zombie.
-Oh mio.. Dio..-
Smise di respirare, sperando vivamente che non si accorgessero di lei, tuttavia alcuni avevano già iniziato a strisciare nella sua direzione. Impugnò saldamente la pistola, cercando di calmarsi e di prendere bene la mira, prima di sparare verso quell’orda di zombie che si avvicinava sempre di più a lei. Ne abbatté un paio e puntò verso quelli più indietro, quando accadde qualcosa che non aveva minimamente programmato: restò a corto di proiettili. In un impeto d’ira gettò via l’arma e impugnò il machete, arretrando il più possibile. Non aveva possibilità di scappare e c’erano sette zombie pronti a mangiarsela. Tutto sembrava perduto. Era questo il motivo per cui quando vide la macchina di Quinn in lontananza, aveva tirato un sospiro di sollievo. La bionda era scesa e aveva iniziato a sparare all’impazzata, dicendo a Rachel di scappare attraverso il varco che aveva creato. La mora era andata avanti, non potendo fare niente per aiutarla, ma era corsa subito indietro quando aveva visto la bionda cadere a terra. Era solo uno lo zombie rimasto ed era vicino, troppo vicino a Quinn. Fu quando sentì l’urlo acutissimo di dolore della sua donna che Rachel perse totalmente la ragione.
-Quinn!- Corse senza fiato verso di lei, la quale, con le mani tremanti, aveva puntato la pistola verso l’ultimo essere disgustoso, il quale era ancora chino sulla sua gamba sinistra.
BANG!
Fortunatamente bastò uno sparo per ucciderlo del tutto e la bionda potè rilassarsi, mentre Rachel arrivava da lei e la stringeva forte tra le braccia..
-Q-Quinn.. Andrà tutto bene.. Andrà tutto bene..- L’ex cheerleader respirava a fatica, ma sarebbe stata felice di morire tra le braccia della ragazza che aveva sempre amato.
-Ti.. a-amerò per sempre.. –
-No! No! Non stai morendo.. Non stai morendo…- Gli occhi verdi della bionda si posarono sul viso della sua amata e un sorriso le si dipinse sulle labbra..
-Rachel.. – Quinn si sporse leggermente, afferrando con le mani tremanti l’arma che la ragazza si era portata dietro.. –D-devi fare.. una c-cosa per me..- Mormorò, prima di posizionare il machete tra le mani della mora…

-R-rach.. Devi farlo.. Devi Rach..- La mora scosse violentemente la testa, mentre le lacrime non accennavano a sparire dai suoi occhi. L’odore acre del sangue raggrumato e la puzza di cadavere in decomposizione lasciava poco spazio all’aria pulita, la quale sembrava diminuire secondo dopo secondo. Stringeva convulsamente tra le mani il grosso machete, incapace tuttavia di usarlo.
-T-ti prego Rach.. S-sarà troppo tardi do-dopo..- Scosse ancora la testa, mentre, sul suo viso, le lacrime si mescolavano al sangue.
-Non posso.. Non puoi chiedermi questo.- La bionda strizzo gli occhi, trattenendosi dall’urlare per il dolore e voltò la testa di lato, cercando di non far preoccupare ancora di più la donna che amava.
-S-salvami Rachel.. s-solo tu puoi..- Qualcosa scattò nella mente della ragazza, facendole perdere totalmente il controllo. I suoi occhi si annebbiarono e, nelle orecchie, sentiva solo la voce strozzata della donna che amava, la quale le implorava di salvarla. Le mani si mossero da sole, mentre stringevano convulsamente il machete. Vittima di una furia non sua, alzò entrambe le braccia e le abbassò con una violenza che non pensava di possedere. Colpì la palle candida della sua donna, macchiandola di rosso, facendo schizzare sangue ovunque e facendola urlare dal dolore. Anche Rachel si ritrovò ad urlare, mentre colpiva Quinn ancora e ancora, prima di gettare la sua arma dall’altro lato della stanza e prendere tra le braccia il corpo sudato e tremante della sua donna..
-Q-quinn.. è tutto finito amore mio… è t-tutto finito..- Passò una mano lungo il suo viso, cercando di allontanare l’odore del sangue che si espandeva per la stanza.. Gli occhi verdi della bionda osservarono i lineamenti della sua ragazza, mentre un piccolissimo sorriso si dipingeva sulle sue labbra..
-Ti a-amo..
-Anche io piccola… Ora e per sempre…
Felice per quella dichiarazione, Quinn si lasciò andare in un sospiro profondo e chiuse gli occhi, rilassando i muscoli tesi del suo corpo. Prima che potesse anche solo accorgersene, cadde in un sonno profondo…

I rumori leggeri che c’erano intorno a lei erano così regolari da sembrare rilassanti. C’era un leggero beep che si ripeteva continuamente a distanza di pochi secondi e il rumore di una specie di ventola che girava senza interrompersi. Nel suo stato di dormiveglia, la ragazza si godeva il rilassante susseguirsi di quei rumori così familiari, eppure così inadatti. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, ma non si stupiva di questo, visto che non riusciva nemmeno a rendersi conto se fosse viva oppure no. Aveva la mente completamente svuotata e questo le piaceva tantissimo, visto che poteva finalmente concedersi un po’ di meritato riposo. Poi, improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, l’immagine di un volto sorridente balenò nella sua mente e aprì di scatto gli occhi, mettendosi a sedere sul letto.
-Rachel!-
Disse d’istinto, rendendosi finalmente conto del luogo in cui si trovava. Era una stanza d’ospedale bianca e abbastanza spoglia, eppure tranquilla e confortevole.
-Sono qui..- Voltò lo sguardo, ritrovandosi davanti gli occhi nocciola della donna che amava.. Sorrise d’istinto e si slanciò per stringerla a se, ma si rese subito conto del fatto che l’altra era rimasta rigida tra le sue braccia..
-C-che succede?- Chiese, un po’ preoccupata per il comportamento dell’altra. Rachel abbassò lo sguardo e, senza dire nulla, scostò il leggero lenzuolo che copriva il corpo dell’altra, rivelando il motivo della sua tristezza. Fu allora che Quinn ricordò esattamente tutti gli avvenimenti accaduti prima che svenisse e, dopo un attimo di silenzio, sorrise leggermente, voltandosi verso la sua ragazza.
-Non so come ringraziarti..-
-Che stai dicendo? Ma hai visto? Hai visto cosa ti ho fatto?-
-Si, l’ho visto..- Si esaminò per qualche attimo, facendo scorrere gli occhi sulla sua gamba destra, perfettamente integra, e sulla sinistra, di cui ne restava circa la metà. L’arto era stato reciso poco sotto il ginocchio ed era ricoperto da una grossa fasciatura. –L’ho visto.. e se non l’avessi fatto sarei morta..-
-M-ma..-
-Mi hai salvato la vita..- Il viso della bionda si illuminò di uno splendido sorriso, mentre attirava a se la sua donna, per stringerla tra le sue braccia. –Possiamo avere un futuro… e una famiglia… grazie al tuo coraggio e alla tua forza, Rachel.. Ti amo.-
La mora sembrò rilassarsi a quelle parole e si sporse per posare le sue labbra su quelle della giovane.
-Ti amo anche io…  
-Si, si.. Sdolcinate, vi amiamo anche noi!- Le due si voltarono verso l’ingresso della stanza, felici di vedere lì tutti i loro amici. Kurt stava stretto tra le braccia di Blaine, un po’ ammaccato e con qualche ferita qua  là. Mercedes e Mike sostenevano Emma, la quale faceva un po’ fatica a muoversi per via del pancione pronunciato, mentre Finn stava accanto a Santana, la quale stringeva i manubri della carrozzella su cui stava seduta Brittany, mal ridotta, ma viva.
-Mancavi solo tu, Fabray, ci hai fatti preoccupare…- La latina sorrise, avvicinandosi alla sua migliore amica per stringerla in un leggero abbraccio.
-San.. Ma ora Quinn avrà le gambe di legno come i pirati?- Rachel restò un po’ gelida per la domanda innocente di Brittany, ma si rilassò subito sentendo la risata della sua donna.
-Certo! E dovrete chiamarmi tutti capitan Fabray! Argh!- Anche tutti gli altri ridacchiarono e, per la prima volta, in quella stanza d’ospedale, si sentirono sereni e al sicuro..

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Eccoci qui! :D E anche il secondo giorno è andato e inizio subito a lavorare al terzo ^___^ Grazie a chiunque ha letto la fic e grazie a chiunque vorrà commentarla :)
   
 
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