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Autore: Eliessa    22/06/2012    1 recensioni
Alessia è una giovane ragazza di 20 anni che vive da sola. Può una donna sconosciuta aiutarla a ritrovare la voglia di vivere?
STORIA SCRITTA PER PARTECIPARE AL CONTEST: DESTINI: STORIA DI UN GRANDE AMORE - di MissNanna
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STORIA SCRITTA PER PARTECIPARE AL CONTEST: DESTINI: STORIA DI UN GRANDE AMORE - di MissNanna

 

Ricominciare a vivere.

Le giornate sono tutte uguali per me, eppure c’è qualcosa che non va. Ho solo 20 anni, ho ancora tutta la vita davanti eppure mi sento come se ne avessi 90; mi sento come una donna che ha vissuto appieno la sua vita, lavorando duramente e trovando anche il tempo per la famiglia.
Forse sono solo nata nell’anno sbagliato.
Forse sarei solo dovuta nascere nei tempi di guerra.
Non amo fare nulla di particolare nella vita, se non leggere libri di ogni genere, escluso l’horror, quello non l’ho mai sopportato!
Non ho i genitori, o per meglio dire, sono morti da poco più di un anno, non ho fratelli, ma solo qualche zio non sposato, quindi niente cugini.
Amiche? Beh si, un paio, ma sono fidanzate, per cui raramente usciamo insieme, ma non per questo non siamo legate da quel sentimento che si chiama amore tra amiche. Avete presente quando una persona ha bisogno di un’amica alle tre di notte? Ecco le mie amiche ci sono anche a quell’ora. Ed io per loro!
Ancora non lavoro, nonostante abbia un diploma da Ragioniera che mi permette di trovare subito lavoro (sempre quel che ne resta del lavoro in Italia!), ma non ho neanche voglia di trovarne per il momento. Ho un piccolo patrimonio che mi permette di andare avanti, ma prima o poi troverò un lavoro, lo giuro! Devo trovalo.
Da quando sono morti i miei genitori, non faccio altro che recarmi al Parco della grande città in cui vivo, Roma, e sedendomi su una panchina che oramai definisco mia, mi metto a leggere. Beh, lì ci vado non solo per leggere, ma anche per ammirare Cristiano, il ragazzo che al primo anno di scuola superiore mi ha fatto battere il cuore, ma questo non l’ha mai saputo, infatti quasi ogni giorno lo vedo che tra le sue braccia stringe il corpo di un’altra donna e bacia delle labbra che non sono mie.
Non ho mai fatto nulla per fargli capire i miei sentimenti, non ho mai avuto il coraggio. Per qualche tempo ho pensato che anche lui provasse qualcosa per me, ma non ha fatto nessun gesto che mi confermasse la mia ipotesi, così mi sono limitata ad amarlo in silenzio. […]
Non mi reco al Parco tutti i giorni, ma quando ci vado mi sento una pazza ossessiva, faccio sempre lo stesso tragitto, mi siedo sulla stessa panchina e vado alla stessa ora.
Poi però vedo una signora anziana che ha la mia stessa “cattiva abitudine” e penso che non sono poi così pazza!
È da mesi che la osservo, e lei osserva me, non so chi sia, da dove viene, il perché anche lei sta sempre seduta sulla stessa panchina, ammirando il cielo ed i passanti, però sembra una donna simpatica. In vari mesi con lei ho scambiato solo un saluto, qualche parola sul tempo, roba del genere, ma non abbiamo mai approfondito un discorso specifico.
Questa donna dovrebbe avere intorno gli 85 anni. Sembra una donna forte e determinata, ma nel suo viso rovinato per il passare degli anni e nei suoi occhi azzurri come il cielo è possibile notare lo sguardo di una persona che negli anni ha dovuto lottare e soffrire.
Dev’essere stata una donna particolarmente attiva quando fu giovane, ma qualcosa di terribile deve aver segnato la sua vita per sempre.
Per mesi mi limitavo solo a guardarla, era sempre sola, con il suo bastone che la sorreggeva e le faceva compagnia, ma un giorno prese l’iniziativa ed iniziò a parlarmi.
 
-Sei così giovane, così bella ma anche così triste. Perché non vai a divertirti come fanno tutti i tuoi coetanei?-mi disse la donna con una voce calda e tranquilla.
-Forse perché non c’è più nulla che mi renda felice.-le ribatto pensando di finire lì da discussione.
-Vieni.-disse la donna facendomi cenno di sedermi accanto a lei. –Non puoi essere triste alla tua età.-
-Eppure lo sono.-
-Cosa leggi di così interessante?-
-Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, di Mark Haddon.-
-Titolo impegnativo, per una donna anziana come me. Di cosa parla?-mi chiede la signora, cercando di farmi parlare, poiché di darle retta non ne avevo proprio tanta voglia e lei credo l’abbia capito.
-Parla di Christopeher Boone, un ragazzo di 15 anni affetto da autismo. Quando i genitori si separarono lui continuò la convivenza con il padre, ma quando venne a sapere che il cane della vicina venne ucciso, tentò di risolvere il mistero, investigando come il suo idolo Sherlock Holmes. Fece di tutto per scoprire chi fosse l’assassino, ma quando si rivelò essere suo padre…-m’interrompe la donna.
-Dovresti leggere altri tipi di libri, ne esistono una varietà infinita. Perché non leggi libri con trame diverse, con trame d’amore, per esempio?-mi chiese lei con tanta gentilezza.
-È una donna molto curiosa lei. Tanto curiosa quanto sconosciuta.- le rispondo educatamente.
-Perdonami, non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Alberta Laroni.-risponde senza obiettare altro o rimproverandomi.
-Piacere, io sono Alessia Merante.-
-Allora, ora me lo dici perché leggi questo genere di libri?-continuò a chiedermi la donna.
-Leggo questi libri perché il mistero mi affascina tanto quanto l’amore, l’unico genere che non leggo è l’horror.-
-È da mesi che ti osservo sai, penso che tu te ne sia accorta e come dici tu ti vedo molto triste, sofferente. Possibile che voi ragazzi di oggi perdiate la voglia di vivere così facilmente?-
-Beh, credo di si quando si perdono i genitori ad appena 19 anni. A quel punto la vita felice e serena che avevi non esiste più e tutta la tua vita scompare all’improvviso proprio così com’è iniziata. Se poi ci si aggiunge la stupidaggine di essere innamorata di un ragazzo che non ti ricambia…-le risposi cercando di lasciarmi andare. Iniziavo a ricredermi sulla donna; alla fine parlare con lei non era poi così male.
-Mi spiace, non si dovrebbe perdere i genitori così presto, o forse siamo noi dell’idea che vivono per sempre. Siamo solo abituati al classico “per sempre”, speriamo che tutto duri all’infinito, ma in fondo sappiamo bene che prima o poi chi amiamo ci lascia per sempre.-
-Ci fosse almeno un modo per prepararci alla perdita, sarebbe tutto più semplice.-
-Se ci fosse un modo per prepararci al dolore, non vivremmo quella che noi chiamiamo vita. Cosa sarebbe la vita senza sofferenza, te lo sei mai chiesta? La sofferenza ci facrescere, maturare, cambiare.- continuò la donna. -E poi non dire che l’amore è una stupidaggine. Se mi permetti d darti un consiglio, lotta per il tuo amore, anzi non solo per quello, ma per tutto.-
-Come faccio a lottare, quando il ragazzo che mi piace cinge tra le sue braccia un’altra ragazza?-Le dico indicando rapidamente il mio amore segreto.
-Sai, io non capisco perché i giovani d’oggi si perdano d’animo facilmente, vi arrendete subito, ancor prima di iniziare a lottare.-
-Forse perché oggi il mondo è diverso da quello di 50 anni fa. Una volta non c’era nulla e si viveva bene, si era felici; oggi c’è tutto e si vive male, molto male. Mi creda, molte volte penso che la mia vita sarebbe stata migliore se fossi nata nei tempi di guerra, piuttosto che negli anni della tecnologia.-
-Molti preferiscono l’inverso, mi sorprendi sempre di più tu, sei veramente una ragazza particolare.-mi disse la donna.
-Anche lei però. È molto curiosa, le piace parlare ed ascoltarmi, le piace darmi consigli, anche se non so il perché, eppure sul suo viso sono evidenti i segni di una vita difficile, mi sbaglio forse?-le chiedo senza alcun timore.
-No, non ti sbagli. Sai sono una donna sola. Non ho avuto figli, mio marito è morto, ed ho solo dei nipoti che vivono a Genova e si ricordano di me solo poche volte.-
-Un po’ come me. Ho solo degli zii che vivono qui a Roma, ma raramente mi chiamano per sapere come sto. Non ho neanche dei cugini con cui parlare o confidarmi, sono sola, completamente.-le rispondo riassumendole in poche parole la mia vita.
-Senti, vuoi che ti racconta una storia?-
-Che genere di storia?- chiedo curiosa.
-Una che sono sicura ti farà riacquistare la voglia di vivere ed essere felice.-
-D’accordo, l’ascolto.-decido di darle un’opportunità ed ascolto la storia. Più parlo, e più mi rendo conto che questa donna ha solo bisogno di compagnia, come me del resto. E poi è così bello parlarle, raramente trovi qualcuno disposto ad ascoltarti come lo fa questa signora.
-Era il lontano 1923 quando sono nata. Ho sempre abitato in questa zona, una volta non c’erano tutte queste case di oggi, ma solo distese di terre, con piccole costruzioni in pietra da non potersi definire case; solo queste panchine sono sempre state al loro posto.
Dove abitavo non c’era acqua calda, né gas, né tanto meno riscaldamenti, eppure vivevamo lo stesso. Nel nostro nulla avevamo tanto per cui essere felici. Nel 1927, a quattro anni conosco Giuseppe, un bambino tenero e dolce. Siamo cresciuti insieme, non ci siamo mai separati, ma nel 1940 scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Avevo 17 anni e ci scambiammo un bacio, il nostro primo bacio. Eravamo giovani, ma conoscevamo davvero il significato della parola amore, oggi forse si abusa di questo termine, ma ti assicuro che io e Giuseppe eravamo veramente innamorati. Il giorno del nostro primo bacio ci fidanzammo in segreto.-
-Signora, forse non dovrebbe raccontarmi la storia della sua vita, in fondo…-la interrompo, ma lei non vuole sentire scuse.
-Aspetta, fammi finire di raccontare. Ti dicevo, a diciassette anni ci fidanzammo e giurammo di non separarci. Erano anni duri e difficili da vivere, eppure insieme siamo riusciti ad andare avanti. Alla fine della guerra, nel 1945 però tutto cambiò. Con Giuseppe non ho mai coronato il sogno di diventare sua moglie, perché i miei genitori avevano organizzato le mie nozze, le cosiddette nozze combinate. A 22 anni, mi scoprirono mentre davo un bacio al mio fidanzato, ed eravamo proprio su questa panchina. L’ultimo ricordo che ho di lui da giovane è su questa panchina.-la voce della signora diventa sofferente nel ricordare il suo passato. È evidente che ha sofferto, sfido chiunque a non soffrire per il primo grande amore.
-Non c’è bisogno di continuare.-le dico perché non voglio che il suo passato le provochi ricordi tristi ed amari.
-Voglio finire, ce la faccio, tranquilla.-mi risponde continuando la sua storia. –I miei genitori due giorni dopo mi fecero sposare con un amico di famiglia, Leonardo, di cinque anni più grande. Non l‘ho mai amato, lui lo sapeva bene e non abbiamo mai avuto figli. A 55 anni morì d’infarto, ho sofferto, in fondo abbiamo vissuto una vita insieme, e gli ho voluto bene, però dopo 50 anni mi sono sentita di nuovo libera. Solo 10 anni più tardi per puro caso incontro di nuovo Giuseppe, ma era sposato ed innamorato di sua moglie. Io non ho potuto far altro che spiegargli il motivo della mia scomparsa, e non mi ha né criticata, né rimproverata, mi ha capita. Quando l’ho rivisto siamo andati a cena insieme, l’affetto tra noi non è mai svanito. Forse oltre l’affetto c’era qualcos’altro ad unirci.-
-E lei non poteva… si insomma, non poteva riprenderselo?-le chiedo. Mi dice che devo combattere per il mio amore, ma perché devo farlo proprio io quando lei è stata la prima a non farlo?
-No, lui aveva una famiglia, una moglie, dei figli, non potevo allontanarlo dai suoi cari, e non potevo comportarmi come una ragazzina, ero una donna, una signora, avevo la mia età.-
-Ma lei prima mi ha detto che bisogna lottare per l’amore, allora perché lei non l’ha fatto?- le chiedo questa volta esplicitamente.
-Non potevo lottare in quei tempi. C’erano rigide regole da seguire. Non potevo lottare a 20 anni, tanto meno a 65. Vedi, se avessi l’età tua, se fossi una tua coetanea non mi farei problemi a lottare per amore.-
-Però vede, lei non ha lottato per il suo amore, ed ha vissuto lo stesso, io me la caverò, in fondo non si muore per amore, lo dice anche Battisti nella sua canzone, tutta al più si piange, si lavora, qualche cosa si farà, ma di certo si continuerà a vivere.-
-Hai un bel gusto musicale, ti piace il grande Battisti.- dice sorridendomi. -Però devi lottare. Lotta perché puoi permettertelo, sei giovane e ricordati che in amore tutto è concesso, tutto è lecito.-
-Ma se lui sta con un’altra, io che posso fare? Se lo amo devo accettare la sua felicità, devo accettare di vederlo felice con una ragazza che non sia io. Non è anche questo amore?-
-Va da lui, esprimigli i tuoi sentimenti. È l’unico modo che hai per capire se siete fatti per stare insieme.-Questa donna sarà anche nata in un’epoca diversa dalla mia, però dell’amore… dell’amore vero sa tutto. Che gran donna. Ad essercene ancora oggi!...
-Ma non è solo questo.-aggiungo.
-Per la perdita dei tuoi genitori non posso dirti molto, sicuramente un giorno questa ferita diventerà più lieve, ci sarà, ma farà meno male. Ci saranno momenti in cui li vorrai vicini, ed altri in cui capirai che sono sempre con te.-
-Lo so, ma per il momento è ancora troppo presto perché il dolore svanisca.-
-Hai ragione, il dolore non svanirà, ma l’amore può sbocciare e se quello è il ragazzo che ami, corri da lui. Ora però devo lasciarti.-Mi dice la donna dopo qualche attimo di silenzio.
-La rincontrerò?-le chiedo. In fondo ci tengo a rivederla di nuovo.
-Io sono sempre qui. Ciao Alessia.-
-Signora Laroni.-rispondo salutandola, mentre lei si alza, appoggiata al suo bastone, che l’accompagna durante il suo cammino verso il luogo in cui si sta dirigendo. Intanto io ripenso alle sue parole, ed alla sua ostinazione che mi incoraggiava a lottare per il mio amore, per il mio Cristiano. Il mio Cristiano che se la spassa con un’altra ragazza, ma alla fine se sta bene con quella la colpa è solo mia per non essermi fatta avanti prima.
Però forse non tutto è perduto, come si dice, non c’è momento migliore del presente, perciò mi alzo dalla panchina e mi dirigo verso di lui, anche perché è solo ed è il momento migliore per parlargli se ci riesco.
-Cristiano!-esclamo appena lo vedo.
-Ehi Alessia!-mi dice poggiato sulla sua moto da cross azzurrina. –Da quanto tempo, come stai?- non rispondo, sa benissimo che anche se non gli ho rivelato il mio amore, sto male per via dei miei genitori. Lui capisce il mio silenzio. –Scusa, non volevo. Cambiamo discorso, ti va un aperitivo al bar?-
-Non vorrei che la tua ragazza s’ingelosisse.-
-Ma chi, Laura? Tranquilla, non è la mia ragazza. Muore per me, farebbe follie ma non è la mia ragazza. Allora lo vuoi o no quest’aperitivo?-faccio si con la testa, ma rimango ferma, non m’incammino con lui verso il bar. –Che hai?-
-Devo dirti una cosa.-
-Dimmi, ti ascolto.-
-Ti amo.-due parole, semplici ma profonde e soprattutto dettate dal cuore. Lui non risponde. O meglio, la sua risposta è un bacio. Mi prende il volto tra le mani e mi bacia appassionatamente.
-Io sono cinque anni che ti aspetto questo momento.-mi risponde.
-Ed io sono cinque anni che aspetto un gesto da parte tua. Pensavo non mi volessi.-
-Allora, quest’aperitivo?-mi chiede con un sorriso per tutto il suo volto.
-Beh, direi proprio che possiamo prendercelo.-Insieme c’incamminammo verso il bar a prendere l’aperitivo, e poi, invece di una cena fuori, siamo andati a casa mia. Beh, diciamo che fame non ne avevamo per nulla. Eravamo seduti sul divano, quando tra una coccola e l’altra, tra un bacio e l’alto ci siamo spinti in qualcosa in più di una semplice carezza. Ci siamo spinti in qualcosa che nessuno dei due aveva mai fatto, ma che volevamo fare. Quella sera abbiamo fatto l’amore; e quel giorno era l’inizio della nostra vita insieme.
Ma c’è una persona a cui devo molto, con cui senza il suo aiuto, senza la narrazione della storia della sua vita, mi sarei ritrovata a dormire nello stesso letto con Cristiano, la signora Laroni! […]
Il mattino seguente, al mio risveglio Cristiano non era nel letto accanto a me, ma qualche minuto dopo il mio risveglio, me lo ritrovo davanti, con un vassoio e sopra la colazione
-Buongiorno amore mio.-mi dice dandomi un bacio.
-Buongiorno.-rispondo io ancora frastornata e pensando ancora alla notte appena trascorsa.
-Sai, poco fa stavo ripensando ad una cosa, e vorrei mi spiegassi perché proprio ora sei venuta a confessarmi il tuo amore. Insomma, non l’hai fatto in tutti questi anni…-
-Ieri, ho parlato con una donna, la signora Alberta. Una donna anziana e sola, ma una fonte di saggezza unica e nonostante la sua età avanzata è molto lucida. Ieri abbiamo parlato, ha sofferto molto in passato per il suo grande amore. Per il primo amore. Quando l’ha rincontrato, dopo circa 50 anni, non poteva più lottare per lui, e così mi ha fatto capire che bisogna lottare per chi amiamo, perché poi vivremo con il rimorso di non averci almeno provato.-
-Che donna!-esclamò Cristiamo.
-Senti, più tardi sono sicura di trovarla al parco, ti va di accompagnarmi?-
-Ma certo!-disse dandomi un dolce bacio sulle labbra […] Abbiamo continuato a parlare, abbiamo finito la colazione, con calma ci siamo preparati per uscire e subito ci siamo diretti al parco, dove la signora Alberta, come di consueto era lì a ricordare gli anni più belli della sua gioventù.
-Signora Alberta, devo ringraziarla.- le dico con l’affanno, dovuto alla corsa appena fatta con Cristiano per raggiungerla il prima possibile.
-Alessia! Che succede?-
-Grazie a lei, ho avuto il coraggio di dichiararmi a Cristiano. Parlare con lei mi ha fatto bene.-
-Ogni tanto bisogna ascoltarle le persone anziane.-
-Lei non è anziana, è piena di vita, di gioia, di speranze, la colpa che abbiamo è quella di esserci incontrate in un tempo sbagliato.-
-Se fossimo state coetanee, il futuro sarebbe stato diverso.-
-Beh, non ha tutti i torti.-affermo.
-Senti Alessia, io sono sola, ti ho detto che non ho nipoti, giusto?-
-Si, certo, e se è per questo anche io non ho una nonna.- replico.
-Allora ti dichiaro mia nipote, anzi miei nipoti, se anche il tuo ragazzo vuole. Perchè lui è la persona di cui abbiamo parlato ieri, vero?-Annuisco.
-Si, lui è Cristiano.-
-Piacere signora, e comunque per me va bene, in fondo le dobbiamo tanto. Grazie a lei stiamo insieme. Fosse stato per noi, neanche a 50 anni avremmo avuto il coraggio di dichiararci.-
-Allora nipotini miei, quando volete, quella è casa mia.-ci disse la donna indicandoci casa sua. –Quando volete io vi aspetto.-
-Grazie nonna, grazie di tutto.-
-Grazie a te, nipote mia.- mi dice mia nonna accarezzandomi il viso, mentre io ricambio il gesto con un bacio sulla sua guancia.
-Ora dobbiamo scappare, però questa sera veniamo a trovarti.-la donna, o meglio la nonna mi sorride e poi con Cristiano mi dirigo verso l’uscita del parco.
Per puro caso ho incontrato questa donna, ma il fato ha voluto che ci fosse un motivo ben preciso, ed io non potrò mai smettere di ringraziare la vita perché è solo merito di questa se oggi sto passeggiando con Cristiano, e se è diventato il mio fidanzato.
Meno di 24 ore fa non avevo una famiglia, ero triste, sola e sconsolata; sola con la mia lettura. Ora invece mi ritrovo con una nonna, un fidanzato, e la voglia di vivere la mia vita giorno per giorno, senza perdermi nulla di tutto ciò che mi accade, perché non c’è niente di più bello del presente.
Ora avevo non uno; ma tanti motivi per continuare ad andare avanti, per essere sempre di buon umore, per non disperarmi e per non avere il rifiuto alla vita.
La mia vita, è iniziata per la seconda volta, ma questa, anche senza la presenza delle persone che amo di più, è più bella della prima.
In fondo, se tutto fosse andato in maniera diversa, avrei mai provato tutta la gioia di vivere e la felicità di questo momento?
 

Fine.

   
 
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