Un'ombra nera entrò nella stanza del Venerabile Genjo
Sanzo, osservò per pochi secondi la persona stesa nel letto e prese la candela
sul basso tavolo accendendola.
Camminò silenziosamente fino al letto e si
sedette accanto al bonzo.
La tenue luce della candela inondò Sanzo, che
dormiva beatamente su un fianco, un braccio sotto la testa e le gambe
leggermente piegate.
Il suo viso però era comunque accigliato, tanto che in
mezzo alle sopracciglia si era formata un'unica ruga dritta.
Una mano d'ambra
e sottile entrò nel cono di luce, proiettata dalla candela, e spostò alcune
ciocche dorate da davanti al viso del bonzo, sistemandole con un gesto dolce,
quasi timido, dietro l'orecchio.
Sul viso non vi era rimasta nessuna
cicatrice del graffio del gatto e la figura sospirò, accarezzandone la guancia
diafana.
"Cos'è che nascondete sotto questa maschera gelida?"
bisbigliò.
La figura oscura, troppo concentrata nello studiare il viso del
monaco, non si accorse che una goccia di cera aveva raggiunto i bordi della
candela e che si accingeva a cadere.
Ella avvicinò di più il lume al viso del
bonzo, e così facendo, la calda goccia di cera, cadde velocemente sullo zigomo
di Sanzo.
Egli si tirò velocemente a sedere e prese per un polso la figura,
che fece cadere la candela, spegnendola.
"Chi siete!?" domandò freddo
Sanzo.
Nelle ombre non riusciva a distinguere nulla, se non una piccola mano
ed il fragile polso a cui era attaccata, che stava stringendo.
"Chi sei, ho
chiesto!" ringhiò Sanzo, stringendo più forte il polso.
Un'altra piccola mano
cercò di staccare, quella grande e forte di Sanzo, dal polso; un mugugnio di
dolore arrivò dalla figura, che cercava di divincolarsi.
"Te lo chiedo
un'altra volta o dovrai fare i conti con le guardie!" intimò il bonzo.
"No,
ti prego!" mugugnò una voce nell'ombra, mentre tentava di liberarsi.
Sanzo,
furibondo, trascinò quella strana persona vicino alla finestra e scostò le
pesanti tende bianche, e ne fece entrare un pallido raggio di luna
piena.
Quando Sanzo si voltò sentì il suo cuore accelerare il battito ed il
fiato morire in gola, pronto per mandare altre minacce allo sconosciuto.
Si
disse che fino a quel giorno non aveva conosciuto tanta bellezza, che non aveva
mai visto la luce fatta persona.
Lunghissimi capelli rosso sangue e
splendente, scendevano su una schiena minuta, in morbide onde, come una cascata,
fino a ricoprirne una parte di pavimento; il giovane viso era dorato come
l'ambra più pura e dalla pelle liscia e vellutata, le labbra erano sottili,
tristi e dolcemente rosate.
Indossava un abito semplice: una tunica azzurro
chiaro, corta, un poco più su del ginocchio, e un giustacuore blu
notte.
Quella luminosa presenza aveva sconvolto il barlume di pace ancora
presente nell'animo di Sanzo.
Quando i loro occhi s'incrociarono, aveva
preso a respirare più profondamente, quasi spaventata. Anche lei era
turbata.
Ciò che colpì Sanzo, però, erano i suoi occhi: grandi e limpidi, tra
le folte ciglia nere; le iridi erano di un colore argentato, con una particolare
luminescenza tipica dei gatti e dei lupi, talmente profondi e malinconici da
infondere una grande dolcezza e compassione, che avrebbe potuto far sciogliere
il cuore più freddo…. Ma le sue pupille erano velate di una strana nebbiolina
grigia. Sanzo era paralizzato.
Quella ragazza era bellissima, oltre ogni
dire, e non poté fare a meno di lasciarle il polso.
Ella si rannicchiò su se
stessa e si coprì il viso con le piccole mani, cercando di smorzare i singhiozzi
e di nascondere le lacrime.
Sanzo ebbe una fitta al cuore e si inginocchiò
affianco alla ragazza.
"Mi… mi dispiace, signorina! Non volevo farle nulla di
male. Ma come mai lei si trova qui? Le donne non possono stare al
tempio."
Ella abbassò le mani e guardò Sanzo, con i sui attraenti occhi
tristi.
"Come si chiama?"
"Io… io sono Fuyumi!"
"Bene, Fuyumi! Spero
che ora si sia calmata… si sieda pure sul mio letto."
Il monaco si alzò e
continuò:
"Ora non si preoccupi! Vado a chiamare una guardia e la faccio
riaccompagnare al villaggio."
"NO!"
La ragazza afferrò il braccio del
monaco, che si fermò a guardarla stupito.
"Ti prego, Koryu, non
farlo!"
Sanzo spalancò gli occhi e si voltò verso quella strana
ragazza.
"Come conosci il mio nome?"
Ella cadde in ginocchio, abbassando
il capo.
"Perché io sono Ryo!"
Il monaco rimase spiazzato e si inginocchiò
davanti alla giovane ragazza.
"Come sarebbe a dire che tu sei Ryo?!"
"Il
mio vero nome è Fuyumi, ma tutti, o quasi, mi conoscono come il Venerabile Ryo
Sanzo!"
"Quindi la maschera e il velo erano per nascondere la tua
femminilità! Perché non me lo hai detto?"
Ella voltò lo sguardo e non
rispose.
"Rispondimi!"
"Perché non mi avresti accettata... non mi avresti
più parlato apertamente come facevi con Ryo."
"Non è vero!"
"Sai perché
sono diventata un bonzo?"
Ella sui alzò in piedi e iniziò a fissarsi le punte
dei piedi, senza pensare a quello che stava per rivelare.
"Perché il mio
maestro ha avuto pietà di una bambina colpita da una maledizione!"
Anche il
biondo uomo si alzò e andò davanti alla ragazza, le mise una mano sotto al
mento, facendole alzare lo sguardo: si accorse che i suoi occhi argentei
fissavano un punto imprecisato nel suo volto, mentre calde lacrime le bagnavano
le guance bianche, fattesi rosee per lo sforzo di trattenerle.
"Si, Koryu!
Sono cieca…irrimediabilmente cieca!" bisbigliò lei tristemente, scrollandosi di
dosso le mani del bonzo. "E' stata colpa di una maledizione!"
"Questo non mi
interessa."
"Eppure lo devi sapere adesso che mi hai scoperta, e sento le tue
domande imperversare furiose nella tua anima… cos'è ti sentivi più uomo parlando
con Ryo, che con Fuyumi?!"
"Io non ho detto questo! Ma voglio sentire la tua
storia comunque…"
"Molto tempo addietro, quando ero molto piccola, fu mandata
una maledizione da un demone che controllava questa gente, e fu scelta una bimba
per far sì che questo anatema venisse sigillato in lei e comparvi io, perfetta
nella mia purezza… non sapevano quali effetti avrebbero causato su di
me!
Venne così sigillato nel mio corpo questa disgrazia e abbandonata al mio
destino…. Il Venerabile di questo tempio mi prese con se, e, per far si che
fossi protetta da ogni fattore esterno, mi prese come suo allievo, dandomi un
nuovo nome, e spacciandomi per un bambino maschio del villaggio." Ella sospirò e
si passò la mano sulle guance asciugandosi gli ultimi residui delle lacrime, poi
continuò. "Divenni la più promettente allieva e mi sottopose alla prova
facendomi diventare un Sanzo… credeva che nessuno avrebbe potuto toccarmi qui…
credeva che nessuno mi avrebbe toccato nell'anima e nel corpo facendomi rimanere
pura, e così immune alla mia stessa malignità… credeva che nessuno avrebbe mai
squarciato la mia oscurità, ma un angelo mi ha illuminato la vita!"
Sanzo
alzò un sopracciglio e una morsa al cuore lo prese. In un impeto di compassione
abbraccio quella ragazza sfortunata, che il destino aveva preso di mira, le
accarezzò i capelli e la cullò.
"E pensare che io mi lamento della mia vita!"
le bisbigliò continuando a stringerla.
"Ti prego, Koryu, confidami i tuoi
tormenti."
"Ogni notte mi inseguono… mi inseguono la follia e la solitudine!
Ormai mi trovo qui da molte giorni e non ho ancora ricevuto alcuna visita di
questo stregone.
Proseguono le notti insonni; se mi addormento gli incubi mi
perseguitano.
Ma anche da sveglio….la luce della luna… è opprimente.
Per
molti anni ho sottratto la vita…Sì, sottrarre la vita è così facile… eppure… il
rimorso per aver commesso un crimine è enorme.
La solitudine, la follia, il
senso di colpa sono troppo opprimenti.
Questa vita… questa vita è così
pesante…."
I due rimasero in silenzio abbracciati l'uno all'altra, in un
abbraccio fraterno e comprensivo… molto più loquace di mille parole… molto più
dolce di qualunque tenerezza… in quel momento c'erano loro e i loro dolori
uniti.
"Ho una cosa da chiederti, Koryu." Disse lei ad una certo punto
scostandosi di poco dal calore del corpo del bonzo.
Egli la guardò e
annuì.
"Se mi dovesse capitare qualcosa, qualunque cosa, tu mi…" ella si
interruppe e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
"Sì, metterei
fine alle tue sofferenze!"
Ella sorrise, e i suoi occhi si illuminarono di
una speranza che non aveva mai visto, da quando l'aveva conosciuta veramente.
Nel silenzio improvviso si levò la voce del bonzo:
"Quindi tu... mi
avresti fatto fare quel viaggio tra le rapide, con la possibilità di fracassarsi
contro una roccia?!"
Ella annuì e rise di gusto nell'immaginare il viso di
Sanzo.
***
Un saluto a tutti!
Mi scuso per aver postato in un così
vergognoso ritardo questi due capitoli…. Ma ho avuto un infrottuoso 'vuoto'
nella storia.
Ringrazio Seguitora, Jagansha (Non ho voluto mettere il nome
giapponese della volpe per dare uno stacco nella storia… ad esempio avrei potuto
mettere anche il nome giapponese per portale: Torii!) e Francesca Akira89 (Mi
dispiace ma nella storia ci sarà solo Sanzo essendo lui il protagonista…).