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Autore: Spencer Tita    24/06/2012    9 recensioni
Seconda classificata al contest "Nessuno si salva da solo" indetto da Potion Fang sul forum di EFP
Draco sta per fare qualcosa di orribile. Harry, semplicemente, lo accetta
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Ultimo Atto

 

 

 

I giardini del San Mungo sono deserti. La pioggia cade scrosciante tra le fronde degli alberi, creando una cantilena lugubre che perfettamente si sposa con il colore del cielo.

Draco Malfoy è solo e silenzioso, il cielo gli vomita addosso tutta l’acqua che esiste.

La sigaretta che ha tra le labbra si spegne improvvisamente quando un gocciolone cade sulla sua punta. L’uomo la getta tra le aiuole tremanti con un gesto scocciato e si decide a entrare nella struttura.

Draco ha sempre detestato gli ospedali, sanno di morte, di disperazione e di angoscia. C’è già stato troppe volte: il giorno della morte di sua madre, quello della morte di suo padre e quello della morte di Ginny Weasley.

Darebbe qualsiasi cosa per non doverci rimettere più piede.

Invece è inevitabile e, senza passare dall’accettazione, si dirige al reparto “Malattie terminali”, cercando di ignorare il dolore martellante al petto.

Il suo cuore è una voragine, in fondo. Come ci si potrebbe aspettare che non faccia male?

Un uomo anziano gli passa accanto zoppicando e un bambino piange terrorizzato mentre due infermieri cercano di strappargli dal braccio la Mandragola che lo ha avvolto.

Draco non sente niente, non vede niente, sa solo che deve arrivare alla stanza numero 317, e che poi potrà smettere di sentirsi in colpa.

C’è un’altra rampa di scale da affrontare. Non ce la può fare. Ha bisogno di una pausa.

L’uomo si lascia scivolare lungo il muro alla sua sinistra e si accovaccia seduto sui gradini. Le lacrime scendono veloci sul suo volto, mescolandosi alle stille di pioggia che gli grondano dai capelli nivei.

Draco sente di non avere mai avuto così tanta paura in vita sua.

Non sa come comportarsi, ma sa che qualunque decisione prenderà ci saranno persone che soffriranno. Sorride mestamente quando si rende conto che lui soffrirà comunque.

Ma ha paura, tanta. Ha paura di vedersi portare via di nuovo la persona che ama, l’unica che gli è rimasta, e sceglie la strada più facile. Quella dei codardi.

Si rialza in piedi a fatica, tremante, e riprende la sua scalata al terzo piano.

I corridoi del reparto sette sembrano abbaglianti e infiniti, quei muri bianchi fanno impressione e le voci dei medimaghi e dei pazienti si fondono fino a formare un’unica canzone lugubre che si leva fino al soffitto.

Il rumore della pioggia che sbatte contro i vetri rende tutto così confuso.

Draco è davanti alla porta della camera 317 e sente dei sussurri lievi raggiungerlo.

Non ce la fa. Non subito. Si piega da una parte e vomita quel poco che il suo stomaco contiene.

Sente l’ansia roderlo come un acido e consumarlo fino all’anima.

Un medimago gli è accanto all’istante e gli prende la fronte con le dita fredde, raccogliendo i ciuffi biondi della frangetta con l’altra mano.

La crisi passa improvvisa come era iniziata. Il medimago fa evanescere il tutto con un pigro colpo di bacchetta e si allontana con aria annoiata.

Anche Draco vorrebbe andare via, ma sa che se lo farà sarà costretto a tornare quindi preferisce levarsi subito quel peso.

Come se la sua anima sarebbe stata più leggera, poi.

Si fa coraggio e bussa alla porta. Una voce femminile e rauca gli risponde immediatamente di entrare.

Sospira.

Fa scorrere le dita sulla maniglia e spinge forte.

La stanza è immersa nella penombra, è calda e soffocante. Draco quasi si sente mancare e le sue gambe tremano, ma deve resistere solo ancora un po’.

Hermione e Ron sono seduti sul divano in fondo alla stanza. Si tengono per mano, spaventati e sconvolti, come sempre da un mese a questa parte.

Draco si fissa sul particolare di quelle mani intrecciate, perché sa quanta sicurezza trasmette una mano che tiene la tua in una presa salda e forte, e lui non sperimenta quella sensazione da un mucchio di tempo.

Hermione alza gli occhi su di lui e gli sorride stancamente. Ron non fa nemmeno quello, si limita a lasciar ciondolare la testa sul petto, apparentemente senza niente da dire o da fare.

Entra silenziosamente e si avvicina alla figura distesa tra le lenzuola, così piccola da scomparire.

Si ricorda ancora di quando Harry era più grosso di lui, di come lo sollevava senza fatica e lo portava in giro tra le sue braccia come un bambino.

Ora riesce a malapena a sollevare la bacchetta magica.

Harry si gira verso di lui, e gli sorride abbagliante, nonostante la stanchezza, nonostante il pallore.

Oh, Harry. Renderai tutto solo più doloroso.

-Come stai?- chiede, girandosi su un fianco con una smorfia per guardare meglio Draco.

Il biondo non può fare a meno di sorridere.

È lui quello con una flebo nel braccio, è lui quello a nascondere i pochi capelli sotto un berretto di lana, lui quello che ha appena subito un’operazione magica di sette ore.

Eppure chiede a Draco come sta. Così maledettamente Grifondoro.

E Draco, che lo conosce meglio di chiunque altro, sa che deve semplicemente rispondere, perché Harry detesta avere addosso tutta l’attenzione.

-Così... mi sento un po’ triste- dice infatti con voce piatta, sforzandosi di non lasciar trapelare alcuna emozione.

Harry spalanca gli occhi dolcemente, le labbra secche dischiuse.

-Perché, piccolo?

Il cuore di Draco  ha un breve sussulto. Sentirsi dare dei nomignoli da Harry gli fa sempre quell’effetto.

-Io...io...

-Sshh, non piangere Draco- mormora Harry.

Draco non si era nemmeno reso conto di aver iniziato a piangere. Si porta le mani al volto con sorpresa e le ritrae bagnate.

Un singhiozzo gli sfugge dalle labbra, e ancora le sue mani si muovono a sigillare la bocca, tremanti.

-Ehi, ehi, ehi- dice Harry, allungando le dita in direzione del biondo -Draco. Guardami.

-Mi dispiace, io... non so davvero cosa mi è preso...

-Non ti devi scusare. Semmai sono io a doverti delle scuse... se sei un questo stato è solo per colpa mia...

-Oh, Harry, non provare a fare il Grifondoro con me che tanto non funziona!- sbotta Draco, asciugandosi le lacrime.

Lui sta per fare una cosa per la quale si sentirà in colpa per la vita. Harry no. Harry è qualcosa di sacro e puro.

-Allora dimmi. Che cos’hai?

Tira su col naso. Sospira.

-Non ce la faccio più, Harry.

Harry abbassa lo sguardo, nascondendo il verde smeraldo agli occhi di Draco.

-Io... io mi sveglio tutte le mattine e il mio primo pensiero è chiamare l’ospedale per sapere se sei morto durante la notte e non me lo hanno detto. Non riesco più a mettere piede in farmacia perché non sopporto la vista di farmaci, aghi e antidepressivi da quanti ne ho visti di recente.

Draco sente a malapena dei passi leggeri, tra le lacrime, passi che si allontanano rapidamente in direzione della porta, che viene quindi chiusa con delicatezza.

-Non dormo più di notte, Harry. Ho paura che arrivi un gufo e che io non lo senta in tempo. Non mangio praticamente più, e rimetto subito il poco che mangio. Passo più tempo qui in ospedale che in qualunque altra parte del mondo.

Harry guarda Draco fisso, con dolore e rassegnazione. Si aspettava certamente un discorso del genere. Forse non se lo aspettava in quel momento.

-Devo smetterla di venire qui. Devo dormire, devo mangiare. Harry mi dispiace infinitamente ma... non ce la faccio più. Non posso più venire.

Harry annuisce, gli occhi lucidi per la tensione.

-Non fraintendermi, Harry, ti prego. Io continuerò ad amarti più della mia stessa vita. Penserò sempre e comunque a te e probabilmente non riuscirò lo stesso a dormire bene, né a tornare ad essere quello di prima.

Questo Harry lo sa, lo ha sempre saputo: Draco lo ama, e su questo non c’è il minimo dubbio. Harry lo sa e lo saprà sempre.

-Ma non voglio più alzarmi la mattina e sentirmi obbligato a venire qui. Non voglio più far finta di essere forte perché forte non lo sono. Non voglio più tornare a casa la sera temendo di non vederti più il mattino dopo.

Harry sospira, e non riesce a impedire a una lacrima di scivolare lungo la sua guancia.

-Harry. Non voglio più essere il tuo ragazzo. È una scelta che richiede coraggio e resistenza. E io sono un codardo.

Draco conclude il suo discorso singhiozzando, poi tace.

Harry è debole per la chemio, per l’intervento, per la paura. Non ha più forze per fare niente, ma allunga comunque un braccio verso di Draco, che si spinge automaticamente verso di lui, facendo coincidere la sua guancia con la mano del moro.

Rimangono così per qualche istante, la consueta scarica elettrica che scaturisce al loro minimo tocco.

-Draco- sussurra Harry piano -Draco, Draco, Draco.

Il suo nome detto da Harry con quel filo di voce è il colpo di grazia. Draco si spezza, va in frantumi, sente il cuore in mille pezzi.

Le lacrime grondano violentemente dalle sue guancie, i polmoni sono scossi da singhiozzi incontrollabili, le mani stringono convulsamente le braccia di Harry.

-Piccolo. Va bene. Sfogati.

E Draco si sfoga eccome. I suoi singhiozzi sono talmente violenti da fargli mancare il fiato, farlo tremare come una foglia.

Da dietro la porta della camera 317, anche Hermione inizia a piangere, subito stretta tra le braccia di Ron. Hanno sentito Draco piangere, sanno cosa sta per succedere e sanno che toccherà a loro aiutare Harry a superare il dispiacere.

Draco detesta piangere. Questo è un altro dei motivi per cui ha deciso di lasciare Harry.

Quello principale è che lo ama troppo. Talmente tanto da soffrire come lui, forse di più. E Draco odia anche soffrire.

-Harry...

-Lo capisco, piccolo. È difficile, lo so. Io non durerò molto e non c’è bisogno che tu mi stia accanto fino alla f...

-NO! Tu non stai per morire, Harry!- grida Draco -Tu devi lottare! Vivere! Con o senza un coglione come me al fianco!

Harry sorride.

-Se sopravvivo tornerai da me?- chiede Harry, una punta di speranza nascosta nel tono di voce.

Draco vorrebbe ridere, vorrebbe piangere, vorrebbe gridare non sa nemmeno lui cosa vorrebbe.

-Forse non l’hai capito- dice, una leggera esasperazione dipinta sul volto -Ma io ti sto lasciando. Non ti merito, Harry.

-Io ti vorrò ancora, Draco. Ti vorrò sempre.

-Non dirlo, Harry, non dirlo o non riuscirò più ad andare via.

Gli occhi verdi di Harry lo scrutano da dietro il berretto di lana, liquidi e pieni di sentimento.

-Sei libero di fare quello che vuoi, piccolo. Non lo dico perché sono uno “stupido Grifondoro” o perché spero di andare in Paradiso. Io trovo solo giusto che tu mi lasci adesso. Non obbligherei nessuno a starmi accanto in un momento come questo. Ti avrei lasciato io tra poco, Draco. Non potevo più vederti così.

-Ma...

-Io ho il cancro, e le possibilità sono due. O muoio, e tu mi sarai stato accanto inutilmente, avrai sofferto come un cane per vedermi degenerare ogni giorno e alla fine morire, oppure vivo, e tu mi sarai stato comunque accanto inutilmente, perché io sarei comunque uscito da questo ospedale, e avrei potuto riabbracciarti dopo. Quindi per me va bene, Draco. È giusto così.

Il biondo non riesce a credere alle sue orecchie. Harry gli sta dando il permesso di lasciarlo? Gli sta dicendo che lo rivorrà dopo la sua guarigione?

-Sei uno stramaledetto Grifondoro, Harry- singhiozza Draco -E io ti amo, ti amo, ti amo come nessun’altra cosa al mondo.

Si alza in piedi e si lancia sul letto di Harry, sedendosi accanto a lui e appoggiando le sue labbra sulle sue.

-Sono contento che tu abbia capito- mormora prima di affondare la lingua nella cavità orale.

Il bacio è lungo, passionale, bagnato di lacrime. È un bacio che sa di addio.

-Non avrebbe avuto senso, piccolo- riprende Harry -Saremmo stati come una di quelle macchine babbane rotte, che vengono riparate ma non funzionano più come prima.

Draco lo guarda, e sorride. Nonostante tutto, si amano ancora.

E Harry ha ragione: si ameranno sempre.

-Mi mancherai Harry- mormora il biondo, sorridendo tristemente con le labbra fine.

Harry ha gli occhi stanchissimi, che gli si chiudono. Ma non permetterebbe mai alle palpebre di abbassarsi in un momento del genere. Non sa per quanto tempo non potrà rivedere Draco e vuole vederlo bene, quest’ultima volta.

-Anche tu mi mancherai, furetto- ridacchia con un filo di voce.

Draco ride. Ride davvero.

Il suo cuore è più leggero, ora. Sa che Harry non lo odia per quello che ha fatto e tutta l’ansia si è dissolta.

È una sensazione di benessere momentanea. Quando uscirà dall’ospedale avrà di nuovo voglia di buttarsi sotto una di quelle cose che i babbani chiamano “Camion”. Ma in quel momento è felice, e vuole esserlo fino in fondo.

Harry si limita a sorridere. Ridere fa troppo male, ma è contento che Draco possa farlo. Lui ne ha bisogno più di qualunque altra persona al mondo.

-Ti amo. Tieni duro per me- sussurra Draco -E scusami.

Harry scuote la testa socchiudendo gli occhi, e sospira piano:

-Ti amo anche io.

Draco si alza, gli sfiora la fronte con un bacio e se ne va.

Non si gira indietro, nonostante ogni fibra del suo corpo gli stia gridando di farlo. Non si gira indietro perché sa che se lo facesse non potrebbe più andarsene, e cadrebbe di nuovo in trappola.

Apre la porta velocemente e sguscia via. Evita di guardare le facce sconvolte di Ron e Hermione, la prima accusatrice, la seconda pietosa.

Non vuole la pietà di nessuno, lui.

Si merita ogni sofferenza.

La sensazione di benessere lo sta abbandonando in fretta. E non è nemmeno arrivato alla fine del piano.

Sente il bisogni di gridare, vomitare, piangere, strapparsi i capelli...

Invece accelera. Vuole mettere più distanza possibile tra se stesso e Harry Potter. Come se potesse smettere di sentirlo dentro di sé. Come se realmente servisse a qualcosa.

Oh, Harry.

 

Draco è fuori, finalmente, in un parco poco distante dal San Mungo. L’aria è fredda e umida e la panchina sulla quale è seduto è tutta bagnata.

A Draco nemmeno questo importa.

Il suo unico pensiero è che Harry è chiuso in ospedale da chissà quanto tempo, che non vede la pioggia da mesi e che non sente un po’ d’aria sulla pelle da settimane.

Sospira.

Credeva che sarebbe stato meglio, una volta troncata la relazione con Harry.

Eppure gli fa male. Gli fa male come prima.

A che era servito? A niente.

Draco spera solo che con il tempo starà un po’ meglio, che riuscirà ad arginare il dolore.

Si accende una sigaretta.

Questa volta non è una goccia di pioggia a spegnerla.

È una delle sue lacrime.

 

 

 

 

 

 

SECONDA CLASSIFICATA AL “NESSUNO SI SALVA DA SOLO”, CONTEST DI POTION FANG

Che dire? Per chi già mi conosce sa bene che io sono un’incredibile amante delle storie tragiche, ragione per cui appena letto questo titolo mi sono fiondata sul contest.

La storia è triste e strappalacrime ma è così che a me piace! Spero di aver colpito anche voi ;)

Un bacio a tutti i lettori e le lettrici che leggeranno questa storia, con la speranza che lasceranno una traccia del loro passaggio.

Un bacio anche alla giudiciA!

Tita

  
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