Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: eldarion    26/06/2012    6 recensioni
Tsubasa e Sanae stanno per sposarsi. Sono felici. Tuttavia, la felicità a lungo sognata viene bruscamente spazzata via da una tragica fatalità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note personali: non amo scrivere storie con più di un capitolo, perché ho poca pazienza, ma ho voluto tentare. E’ una specie di sfida e spero di fare un buon lavoro!
Ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.
Buona lettura!
 
 
Come aquiloni
 
 
Nell'aria tiepida e pulita dell'estate risuonava l'allegria. 
Natsuko la sentiva fluire con chiarezza quell'atmosfera carica di gioia e aspettative. 
Il verde dei prati punteggiato dai fiori colorati si distendeva a perdita d'occhio davanti a lei, udiva molte voci e parole, non sapeva di chi fossero ma erano dolci e affettuose. Non riusciva a comprendere bene cosa dicessero ma erano per lei. 
Continuò a camminare lentamente per una strada bianca e poi in un giardino quieto riscaldato dal sole. 
D'un tratto l'udì! 
Lo riconobbe subito...Era lui, era proprio lui, non poteva sbagliarsi! 
Strano però, quella voce che tanto amava era lontana. Sembrava giungere dall'infinito azzurro del cielo, da un altro mondo oltre le nubi bianche che fuggivano via. Da un'altra vita forse, e le parole, a dire il vero, erano un po' curiose.
La madre del capitano si rese conto che, probabilmente, stava ascoltando solo il brandello di un discorso avvenuto chissà dove e chissà quando.
Spesso udiva brandelli di discorsi e, come quando si fa un puzzle, radunava paziente le tessere. Le voci parlavano e si rincorrevano gioiose, d'un tratto aleggiarono nitide come mai. 
Ecco...Suonavano pressapoco così...
"...Ah...Molto bene, ci sarà una grande festa per l'arrivo dell'inverno..."
"Già...Con  danze, candele e costumi...Si festeggia il solstizio..."
"Perché sei così pensierosa Sanae?"
"Mi sa che non sarò di grande aiuto io...Non questa volta..."
"Non preoccuparti, farai quel che puoi e poi ci sarò io..."
"Ah!...ad una cosa però non c’è rimedio Tsubasa!”
“Mmhh...davvero? A che cosa?”
Natsuko, in lontananza, li scorse e osservò spuntare un magnifico sorriso sul viso di lei...”Cosa potrò indossare?...Certo sarò enorme ora di dicembre, che ne dici Tsubasa: quella tenda blu potrà andare?"
Lui scosse la testa divertito e le risate cristalline dei due innamorati risuonarono tutt'intorno intrecciandosi tra loro. Il giardino si riempì di tenerezza e felicità.
La donna continuò a osservarli: erano bellissimi, laggiù tra le foglie verdi, abbracciati che ridevano. 
Stavano bene, la pelle leggermente dorata dal sole, le mani intrecciate nell'abbraccio e i visi distesi nel sorriso. 
Si diresse verso i due con il cuore in gola. 
Anche Sanae e Tsubasa l'avevano vista ma non si mossero, titubanti e stupiti, agitarono timidamente la mano in segno di saluto. Poi, piano, anche loro le si fecero incontro.
Natsuko camminava in un sogno, era diverso. Lei li aveva sempre uditi o visti come su un palcoscenico recitare la loro vita in quel luogo assolato e pacifico, sperduto tra le immagini oniriche nelle pieghe della notte. 
Era la prima volta che si vedevano, che potevano venirsi incontro; forse era come aveva detto Tsubasa nella lettera.
Erano vicini ormai, stavano per toccarsi quando...
 
... Altre voci, altri mondi, altri odori e suoni si intromisero strappandola via dalle parole e dal tocco dei due giovani...
Come risucchiata da un vortice la madre del capitano si risvegliò gelidamente accolta dall'echeggiare dell'annuncio che l'aereo stava per atterrare. 
Di nuovo quel sogno con i "suoi due ragazzi" e questa volta si erano visti e quasi toccati, voleva dir loro così tante cose. 
Un nodo le attanagliò la gola fin quasi a soffocarla ma non sarebbe soffocata. Come accadeva ogni volta, ricacciava le lacrime e andava avanti. Doveva bastarle, in fondo, forse, lei era una privilegiata per averli potuti vedere ed ora quasi incontrare, anche se per pochi istanti. 
Chissà se loro provavano la stessa gioia, chissà se veramente erano lì con lei o se era solo una sua dolce malinconica illusione di madre. 
Rapita nei meandri dei suoi pensieri venne richiamata alla realtà dalla hostess che la invitava ad allacciare le cinture di sicurezza. 
Così fece e coccolata dal ricordo del figlio e di Sanae attese il momento di lasciare il velivolo per correre incontro ai doveri della giornata. 
Erano trascorsi molti mesi dal giorno in cui aveva ricevuto la lettera da kumiko, non si erano più viste da allora, la modella era poi rientrata a Barcellona ed ora la aspettava in aeroporto. 
Natsuko percorse il finger con trepidazione e dopo aver svolto le solite procedure doganali uscì. 
La vide. 
Kumiko la aspettava in piedi. Esile, aveva un viso serio e segnato dalla tristezza ma, come sempre, era bellissima!
La donna non sapeva esattamente perché avesse voluto lei al suo fianco. Lei sola, nessun altro, nessuno della famiglia, solo quella ragazza che, a pensarci bene, non conosceva neanche tanto bene. Probabilmente la motivazione stava nel fatto che Kumiko era stata l'ultima a vedere Tsubasa; quella ragazza così strana e misteriosa era una sorta di ultimo legame con quel figlio lontano che ormai era solo memoria; restare con lei era un po' come avere lui. 
La modella le era sembrata molto provata quel giorno alla consegna della lettera, forse per quello la difese, forse per il sogno che finalmente aveva una spiegazione o, ancora, per rispetto al volere di Tsubasa. Non lo sapeva esattamente, certo alcune volte si era poi sorpresa a pensare alla giovane prima con pena e poi con severità. Non le era sfuggito quel qualcosa di taciuto che permeava tutta la faccenda. 
Natsuko era consapevole che Tsubasa non aveva raccontato tutto: magari Kumiko aveva avuto un ruolo nella scomparsa del giovane, probabilmente anche in quella di Sanae, forse, magari...Magari, forse...Ma in effetti non aveva nemmeno più così tanta importanza: Tsubasa e Sanae non c'erano più. Erano lontani ma l'avevano perdonata quella ragazza così particolare, affidandole la speranza e la verità di quelle poche parole scritte in una notte stellata vicino a un ruscello; se Tsubasa e Sanae erano riusciti a perdonare, allora poteva farlo anche lei.
Kumiko era lì di fronte a pochi passi ora. Natsuko le si avvicinò abbracciandola...
"Ciao kumiko come stai? Grazie di essere qui..."
"Sto bene; là c'è la mia auto, sarà meglio avviarci subito senza perdere troppo tempo, sarà dura...Ci penserà l'autista a portare i bagagli a casa mia..."
Natsuko annuì con un sorriso tirato e notò il tono avvolgente della voce e lo sguardo aperto della modella. 
L'aveva sempre considerata, in passato, una ragazza certamente molto bella e avvenente ma di un fascino freddo e duro come il marmo. Dal giorno della lettera quella nota di durezza era scomparsa; si sorprese a pensare che magari erano state proprio la lettera e l'ultimo incontro con Tsubasa a cambiarla ma era solo una sensazione, bella e piacevole, ma solo una sensazione e mai avrebbe saputo la verità. La verità sarebbe rimasta tra i sogni e la vita, solo percepita e mai dichiarata. Come un dolce canto di speranza avrebbe guidato le loro esistenze lungo il sentiero prestabilito; solo questo, nulla più e forse era già molto.
L'auto si fermò.
Natsuko rimase immobile, inerte come la pietra. Il battito del suo cuore rimbombava nella testa. Strinse i pugni tremante. Non sapeva come avrebbe fatto, d'improvviso il coraggio le mancò, avrebbe dato qualsiasi cosa per demandare tutto quanto solo e unicamente a Kumiko per poi fuggire lontano dai fantasmi.
La modella scese salutando l'autista e tese la mano verso la donna imbambolata...
"Coraggio..."
Esclamò la ragazza afferrandole, sicura, la mano. 
Con fare cortese sospinse Natsuko verso il portone. Non la lasciò mai. 
Per l'intero tragitto le tenne la mano guidandola paziente lungo gli scalini fino alla porta. 
La serratura scattò e la porta si aprì. L'aria stagnante le investì: nessuno era più entrato in quella casa da molto tempo. 
Natsuko rimase sulla soglia ad ascoltare il silenzio, rabbrividì. 
Kumiko entrò e aprì le persiane. 
La luce inondò la stanza portando con sé la vita. Le polverose ombre di ricordi e passato volarono via, scacciate dal vivace sole mattutino. 
La casa era ordinata, così come l'aveva lasciata Tsubasa quando uscirono per raggiungere Platia del Fangar. Kumiko lo ricordava; quanto tempo era passato, quasi un anno e...Come era tutto cambiato in lei, com'era diversa ora la vita. 
Natsuko mosse qualche passo: era il momento, troppo a lungo aveva rimandato quel dolore. Doveva infine affrontare quella casa e le sue memorie. Tsubasa non viveva più là, non c'era più nemmeno il suo profumo, erano rimaste solo le sue cose e quelle di Sanae, solo le cose e null'altro.
Solamente cose da impacchettare e rinchiudere nelle scatole. 
Cose da portare via per svuotare quella casa da una vecchia vita svanita e lasciare spazio alle nuove vite che avrebbero invaso le stanze solitarie.
"Avanti Kumiko, mettiamoci al lavoro..."
Disse Natsuko ma la voce era solo un sussurro.
Abiti, libri, foto, lettere...Non c'erano molte cose.
Quando il sole colorò di rosso i muri dell’appartamento le due donne avevano già svuotato tutti i mobili. Strano: avevano imballato in poco tempo tutta una vita, tutta una storia, una storia bruscamente e inspiegabilmente interrotta. 
I mobili vuoti, ora, stavano là come in attesa di riprendere una storia tutta loro con altre persone a riempirli.
Natsuko, a quel pensiero, non poté frenare le lacrime e uscì sul grande terrazzo.
Il rosso del tramonto era già quasi oscurato dalle prime nubi viola della sera. Una pallida stella già presagiva l'arrivo delle altre luminose compagne. 
Faceva freddo nel rosso tramonto di febbraio o forse il freddo le veniva da dentro...
"Ti voglio bene Tsubasa..."
Mormorò con un filo di voce che usciva dal cuore.
Probabilmente Tsubasa non avrebbe sentito, non questa volta. Certamente però il ragazzo ricordava che lei glielo aveva ripetuto infinite volte, sempre, fin da bambino. 
Come un aquilone lo aveva lasciato sollevare nel vento e guidato tra una corrente e l'altra; sempre più in alto tra le nuvole bianche e poi al di sopra di esse. Non lo trattenne, rimase rapita a guardarlo mentre si innalzava sicuro e affrontava il vento, solo, per poi riunirsi ad altri aquiloni colorati che popolavano il suo angolo di cielo. Ora non poteva più vederlo, non lo avrebbe visto mai più se non nei suoi sogni, di sicuro però Tsubasa non aveva interrotto il suo maestoso volo.
La brezza che spirava dal mare aveva asciugato le lacrime di Natsuko. 
La donna si perse a contemplare le nuvole che giocavano nel cielo sospinte dall’aria salmastra.
Sentiva un tintinnio, come il vento tra gli alberi delle barche, un tintinnio strano che si faceva più intenso. 
Ascoltò meglio; le parve allora che il vento le portasse una dolce nenia, come un canto materno e molte risa e parole sussurrate. Non era l’aria che bisbigliava tra le foglie  o che giocava tra gli alberi delle barche...
"Chissà se anche Tsubasa ascoltava il vento da quassù o se lo sta ascoltando ora..." 
Si sorprese a mormorare.
Piombò nei ricordi e tornò a quando Tsubasa era piccolo, aveva sempre amato il vento che spirava dal mare. Risentì per un attimo le risa del figlio ormai perduto.
Lui era volato via e nella sua felicità con Sanae aveva forse scordato tutto il resto. 
Lo sguardo di Natsuko spaziò all’orizzonte e si confuse tra le nubi che annunciavano la notte imminente. Il sole già scoloriva mentre le parve di vederlo, Tsubasa...lo vedeva,lo ricordava mentre rideva e quasi lo sentiva ridere. Vedeva i suoi occhi e lo sguardo le parlava, si fissarono per un po'. Poi il ragazzo si passó una mano tra i capelli e distolse lo sguardo dalla madre per chinarsi, sorridente, su Sanae. Sembrava che stringesse qualcosa. 
Il vento portò il pianto di un neonato insieme alle risa. 
Lo sentì distintamente.
Natsuko non si sbagliava, era il pianto di un bambino.
Sorrise: forse Tsubasa, il suo impavido aquilone, era atterrato e a sua volta ora aveva qualcuno da accompagnare nel vento...
 
 
Continua..
(Siamo agli sgoccioli...Grazie a tutti quelli che continuano a leggere.)
 
N.B.
Lo spunto per questa storia mi è stato offerto da una novella tedesca “Germelshausen” scritta da Friedrich Gerstacker. Questa storia, nel 1954, ispirò un musical della MGM “Brigadoon”. Dal musical, Vincent Minnelli, trasse l’omonimo film. Fu il suo primo film girato in Cinemascope.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: eldarion