Dancing Flames
Tre fiammiferi
accesi uno per uno nella notte
Il primo per
vederti tutto il viso
Il secondo per
vederti gli occhi
L'ultimo per
vedere la tua bocca
E tutto il
buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti
stringo fra le braccia.
La
luna piena, nascosta da una spessa coltre di nubi scure, si vedeva appena
quella sera in cui piccoli fiocchi argentei avevano preso a cadere dal cielo e
a coprire il già soffice manto nevoso che circondava il silenzioso castello di
Hogwarts.
Nei
piani più alti della torre del castello, invece, al riparo dal freddo vento che
ululava forte, la sala comune dei Grifondoro era malamente illuminata dalla
luce del camino che, infrangendosi contro il divano rosso che vi era davanti,
sembrava farlo scintillare nel buio mentre l’odore della legna bruciata e il
suo tipico scoppiettio, da cui si sprigionavano mille piccole fiamme che
somigliavano quasi a stelle, riempivano la stanza silenziosa.
Una
piccola figura giaceva semi addormentata sul divano.
I
capelli rossi scompostamente disparsi sul bracciolo, la bocca leggermente
dischiusa e le efelidi chiare che sembravano quasi brillare tanto erano illuminate
dai bagliori del camino, Lily Evans aveva senza dubbio perso la cognizione del
tempo.
La
pelle diafana e rilassata del viso e le folte ciglia chiare, abbassate a
nascondere due meravigliosi occhi verdi, sembravano mettere in risalto il suo
volto dolce mentre una mano, scivolata dal divano, accarezzava la copertina del
libro di Incantesimi che giaceva semi aperto e abbandonato a terra.
Il
suo respiro pacato e regolare si trasformò in mugolii infastiditi quando il
buco del ritratto si aprì lasciando che la sala comune si riempisse, per la
prima volta dopo alcune ore, di voci.
Due
figure incappucciate fecero il loro ingresso, tra risate e schiamazzi, scrollandosi
da dosso la bianca patina di neve che ancora ricopriva i loro mantelli.
Quando
si accorsero della figura sdraiata sul divano, il più alto tra i due sorrise
mentre le sue mani corsero ad armeggiare con gli alamari del mantello per
potersi liberare da quella veste ormai completamente bagnata.
Sirius
Black, con un movimento deciso della mano, gettò il mantello sulla sedia vicina
accostandosi di poco alla ragazza.
-
Felpato, tu resti qui? – chiese l’altro ragazzo, la voce stanca e strascicata,
mentre uno sbadiglio accompagnava la domanda.
Lui
annuì.
-
Buona notte, Peter – lo salutò.
-
Ci vediamo domani – rispose quello trascinandosi su per le scale che portavano
ai dormitori maschili.
Sirius
aspettò che il rumore dei passi di Peter si fosse acquetato del tutto prima di
chinarsi sulle ginocchia dinanzi alla figura distesa di Lily.
Le
scostò gentilmente la mano che ciondolava fuori dal divano, gli occhi persi a
scrutare il suo viso mentre, con l’altra mano, chiuse il libro che versava, per
metà aperto, sul pavimento e lo posò sul piccolo tavolino di legno che aveva
dietro le spalle.
La
osservò dormire per qualche minuto fino a quando non la vide agitarsi
leggermente, forse per il freddo o forse per la mano che Sirius non si era reso
conto di aver portato all’altezza della sua fronte per scostarle dal volto
alcuni capelli rossi resi chiari dal riflesso delle fiamme che ardevano
indisturbate.
Non
riusciva minimamente a spiegarsi per quale motivo venderla lo rendesse sempre
così felice e così nervoso allo stesso tempo.
Sirius
la vide inumidirsi appena le labbra, segno che di lì a poco si sarebbe
svegliata, così, precedendo di poco quel momento, prese a sussurrare il suo
nome tra le labbra in maniera dolce, così come avrebbe voluto fare tutti i
giorni per il resto della sua vita.
Una
carezza leggera accompagnava il suono delicato della sua voce che la chiamava
per nome una, due, tre volte ancora.
Lily
si stiracchiò piano, aprendo gli occhi poco alla volta.
La
prima cosa che vide al risveglio furono gli occhi scuri e caldi del ragazzo che
la guardavano a sua volta, poi i capelli neri che gli ricadevano scomposti sulla
fronte e, infine, vide le labbra dischiuse in un sorriso felice.
-
Sirius? – la voce roca impastata di sonno le graffiava la gola.
-
Buongiorno! – la salutò quello posandole il suo indice sul naso, cosa che
sapeva bene quanto la ragazza destasse. Infatti sorrise quando, subito dopo, la
vide ritrarre la testa infastidita.
-
Che ore sono? - chiese lei mettendosi seduta e passandosi una mano sul volto
per cancellare le deboli tracce di sonno che aveva in volto.
-
Quasi le sei – rispose lui alzandosi e sedendosi al suo fianco, stando bene
attento a starle quanto più lontano poteva.
-
James? – domandò invece lei annullando la distanza che Sirius si era
faticosamente imposto di mettere tra loro e poggiando la testa sulla sua
spalla.
-
Ha accompagnato Remus in infermeria. Stasera era abbastanza irrequieto – Sirius
sorrise muovendosi un po’ a disagio sul posto, aveva paura di restare dov’era e
allo stesso tempo aveva paura di allontanarsi da lei anche di un solo passo.
-
Non temere per il tuo principe azzurro, tra poco sarà di ritorno – la rassicurò
ricevendo in cambio un debole pugno sul fianco.
Il
ragazzo si lamentò appena decidendo poi di passarle un braccio intorno alla schiena
per lasciarla riposare meglio.
Lily
rise e la sua risata si infranse sul petto di Sirius, facendo quasi vibrare il
suo cuore di felicità.
Una
felicità ingannevole, sbagliata,
basata solo sul tradimento.
-
Sir? – lo chiamò lei risvegliandolo dai suoi pensieri.
Lui
mugugnò qualcosa in risposta.
-
Svegliami quando torna James, ok? – chiese sbadigliando, la voce di nuovo
confusa dal sonno e le palpebre troppo pesanti per restare ancora aperte.
Lui
sorrise e prese ad accarezzarle i capelli lentamente, soffermandosi di tanto in
tanto sulla schiena visto che i suoi capelli lunghi gli permettevano di
azzardare tanto.
Sirius
aspettò che lei si addormentasse di nuovo prima di spostarsi leggermente e
consentire ai suoi occhi di indagare ancora una volta il suo viso e quei
lineamenti delicati debolmente illuminati dai giochi di luce e d’ombra che le
fiamme del camino disegnavano sul suo viso come su di una tela perfetta.
La
mano sinistra stringeva spasmodicamente il bracciolo del divano mentre l’altra
era totalmente immersa nei capelli rossi della ragazza che tranquillamente si
era addormentata, cullata dal ritmo leggermente accelerato del suo cuore.
Troppe
volte Sirius aveva combattuto contro quella parte di lui che avrebbe solo voluto
stringerla tra le braccia così forte quasi da farle male e poi baciarla fino a cancellare
quel dolore, fino a cancellare il suo
dolore, eppure si rendeva conto da solo dell’assurdità che permeava i suoi
stessi pensieri.
Forse
sua madre aveva ragione, forse aveva davvero perso il senno e se non si fosse
alzato immediatamente da quel divano avrebbe sicuramente fatto qualcosa di cui
un giorno si sarebbe malamente pentito.
Avrebbe
ferito James, l’unica persona al mondo che gli aveva dimostrato come si potesse
sopravvivere anche senza l’amore di una famiglia, come ci si potesse sentire
amati anche se a circondarti fosse l’abbraccio di un amico piuttosto che di un
genitore.
E
avrebbe ferito anche Lily che credeva nella loro amicizia più di ogni altra
cosa e che si fidava ciecamente di lui, così tanto che tra qualche anno non
avrebbe esitato a chiedergli di prendere la sua vita e quella delle persone a
lei più care e conservarla tra le sue mani.
Eppure
quello che ancora non sapeva Lily, e che forse mai avrebbe saputo, era quanto
fosse vero il contrario.
Erano
oramai quasi due anni infatti che Sirius, senza chiederle nulla in cambio,
aveva preso il suo cuore e lo aveva riposto con cura tra le mani di quella
ragazza che mai, semmai avesse saputo, avrebbe potuto accettare.
Eppure
a Sirius andava bene così.
Saperla
felice e amata tra le braccia del suo migliore amico lo rendeva comunque a sua
volta felice.
L’amore,
d’altra parte, lo aveva sempre deluso e lui aveva smesso di credervi da troppo
tempo oramai.
La
osservò ancora senza riuscire a saziarsi del tutto, ma cercò comunque di farsi
bastare quel viso dai tratti così
dolci e quasi infantili che spesso, quando era arrabbiata con lui a causa di
qualche sua battuta pungente o poco garbata, si imporporava senza ritegno
mentre le sue guance si gonfiavano appena di disappunto.
Si
soffermò sui suoi occhi, ora serrati
a nascondere quello sguardo limpido che lo aveva troppe volte sorpreso a
guardarla, e desiderò sopra ogni cosa poter essere lui, per una volta almeno, il
ragazzo riflesso in quel verde sconfinato.
Ripensò
al modo buffo che aveva di arricciare il naso quando qualcosa la infastidiva o
quando James mostrava alcuni riverberi del suo carattere ingenuamente borioso e
allora, al ricordo, le labbra di Sirius si piegarono in un sorriso involontario,
stanco e dolce allo stesso tempo.
Infine
posò gli occhi sulla sua bocca dove
ardentemente sperava che vi fosse nascosto un bacio anche per lui.
Un
bacio leggero, quasi soffiato.
Quel
bacio che mai avrebbe potuto ricevere dalle sue labbra, e si sentiva bruciare di
desiderio e si sentiva morire per il senso di colpa proprio come un fiammifero
che si consuma lentamente.
Si
passò stancamente la mano libera sul volto stanco, consumato dalla voglia di
poterla stringere a sé senza remore e dal bisogno di salvare se stesso cercando
di dimenticarla e dimenticare quanto avrebbe voluto amarla.
Chiuse
gli occhi strizzandoli appena, cercando di dimenticare ogni cosa.
Cercando
di dimenticare lei.
Cercando, in
realtà, di ricordarla per sempre.
La
strinse a sé per l’ultima volta, almeno per quella sera, e, facendo attenzione
a non svegliarla, si alzò piano accompagnando con il braccio piegato la sua testa
al bracciolo del divano e lasciandola lì, ad aspettare James.
In
silenzio Sirius si riprese quel cuore che
tacitamente le aveva donato,
lasciando che Lily restasse all’oscuro di tutto e si perdesse tra i suoi
labirinti onirici.
Quella
notte, invece, Sirius Black non avrebbe dormito affatto.
Quella
notte avrebbe avuto tempo per bruciare come una di quelle fiamme che,
tristemente, danzavano nel camino illuminando il suo peccato.
Quella notte avrebbe
avuto tempo per consumarsi.
NdA
Ho lasciato che questa poesia, Paris
at night, una delle più belle poesie di Prévert a parer mio, lasciasse parlare un po’ di sé in
questa piccola one-shot in cui Sirius osserva Lily
dormire cercando di mettere a tacere il suo cuore innamorato per amor di James
e per amore della stessa Lily. Ho lasciato che Sirius descrivesse Lily alla
luce delle fiamme del camino che starebbero ad interpretare, spero si capisca,
i fiammiferi di cui parla Prévert.
Ho cercato di descrivere quello
che lui avrebbe potuto provare e come desiderasse solo ricordare il momento in
cui poteva stringerla tra le braccia, seppure conscio di quanto fosse sbagliato.
Nonostante la coppia non convenzionale spero che possa piacere e che, almeno un
po’, questa one-shot riesca a richiamare questa
meravigliosa poesia.
Ovviamente ogni commento,
critica, annotazione è ben accetto^^
Un bacio,
Little Nanny