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Autore: ToraStrife    27/06/2012    0 recensioni
[Ratman-Simple & Madama - Cattivik]
Stavolta Ratman, il paladino della giustizia, aiutato dalla fidata Cinzia (lei/lui vorrebbe 'fidanzata', ma va beh), si ritroverà, come un novello Cupideroe, a dover salvare Simple e Madama dalla prematura fine del loro amore. Vi sembra banale? Le complicazioni non mancano: la prima, lo zampino dello spietatissimo Cattivik, il genio del male, la seconda... beh, la presenza stessa di Ratman.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Simple & Madama: The Unofficial Adventures'
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Ratman vs Simple e Madama 2: L'amore è un crimine che vale la pena compiere Rieccoci qua, stavolta la finestra ben spalancata per via del caldo insopportabile, e uno striminzito ventilatore a tentare di donare un pò di refrigerio.
Con i miei risparmi ho finalmente ho comprato un PC come si deve, la tastiera è decisamente più comoda e fa meno rumore, e finalmente non devo più alzarmi ogni volta per quella dannata canzone: stavolta c'é il famoso mp3 che posso impostare ad auto-loop.
Solo che quella canzone ha un pò stufato, chissà se da qualche parte posso trovare la seconda parte del pezzo: "Madama Woman"?


L'ispettore Brakko stava passeggiando avanti e indietro per l'ufficio, in preda a pensieri, sotto gli occhi sbigottiti dei colleghi.
Era una cosa che aveva dell'incredibile, e non mi riferisco al fatto che Brakko stesse pensando.
L'argomento che angustiava il povero ispettore era l'ultima serie di crimini che da una settimana a quella parte aveva iniziato a terrorizzare la città.
Le pareti erano tappezzate da manifesti da ricercato, tutti per l'occasione raffiguranti un unico criminale: Cattivik, il genio del male, con tanto di espressione spernacchiante a farsi beffe della polizia.
Cattivik, un criminale a cui di solito va sempre male, ma che in una metropoli come la Città Senza Nome, meta abituale di tutti i supercriminali più buffoni e idioti che uno potesse immaginare, difesa da un eroe mascherato decisamente competitivo in materia (di buffoni e idioti, of course).
- Perché qui? Perché nella mia città? -
Le sue lamentele avevano un fondamento: il capo della polizia aveva intimato Brakko di catturare al più presto quella nuova seccatura vestita di nero, altrimenti, parole testuali del suo superiore, "da rappresentante della legge, andrai a fare il rappresentante di commercio". L'ispettore dapprima pensò a un semplice trasferimento di mansione, prima che il boss spiegasse alla sua mente primitiva il reale significato di quelle parole: "Sarai licenziato!").
Da detective quale era, non aveva perso tempo ed era corso a comprare il giornale dove in prima pagina vi era riportato un lungo ed esauriente articolo che descriveva nel dettaglio l'ultima rapina di Cattivik.
Adesso quel giornale giaceva sulla scrivania, aperto alla pagina delle offerte di lavoro.
- E così questo Cattivik ha preso questa città per il suo nuovo parco giochi, eh? - proclamò. - Quanto si sbaglia! Aspettate che quel lestofante mi capiti tra le mani! Si crede furbo? Non sa ancora chi è l'Ispettore Brakko! -
Due occhi rossi di fiamma divamparono di determinazione.
- Quando lo catturerò, lo farò pentire di tutte le sue malefatte! - commentò infervorato l'ispettore - Il lungo braccio della legge NON PERDONA!  -
 Un leggero soffio di vento mosse i capelli  del poliziotto di colore in quel momento di epica risolutezza, prima che riprendesse il suo monologo.
- Aspettate solo che mi capiti a tiro, vedrete che gli succederà! - si lasciò sfuggire una piccola risata di autocompiacimento. - Vedrete! Mi vengono i brividi lungo la schiena al solo pensarci! -. E dopo una pausa. - Beh, anche alle gambe... alle braccia... ehy, qualcuno aperto la finestra? -
I colleghi non poterono fare altro che guardare un Tadeus Brakko con indosso solo un paio di  mutande, vicino alla finestra spalancata, e tutti i manifesti di ricercato di Cattivik firmati, ognuno con un autografo con dedica.
Il vento fece voltare tutte le pagine del giornale sulla scrivania, fino a mostrare nuovamente la sbeffeggiante prima pagina con foto della linguaccia di Cattivik, a cui era stato aggiunta di recente una dedica, fatta con lo stesso pennarello che aveva autografato gli altri ritratti:

"Grazie di tutto, Babbeus".

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Simple posò la copia del medesimo giornale sulla scrivania, sospirò e guardò fuori dalla finestra.

Il cielo interamente coperto di nuvole aveva reso
buia anzitempo la serata imminente, con conseguente accensione anticipata dei lampioni antistanti la lussuosa villa vittoriana di Ratman.
L' immensa abitazione, in cui era stato ospitato ormai da una settimana, si erigeva nel mezzo di uno sconfinato spazio verde che il padrone di casa chiamava riduttivamente "giardino", salvo poi perdercisi puntualmente dentro, costringendo Arcibaldo, il paziente e impeccabile maggiordomo, a cercarlo tramite vere e proprie battute di caccia.
Anche la luce della stanza si era già accesa, con l'eroe mascherato intento a passare il tempo giocando a ramino con Piccettino, il suo fido orsacchiotto di pezza, lasciandosi sfuggire ogni tanto un'imprecazione sulla fortuna sfacciata del suddetto giocattolo.
E mentre Cinzia Otherside, muscoloso transessuale seduto di fianco a inquietanti gambe accavallate, lo osservava con aria apprensiva, il povero Simple riprese a fissare il palmo della sua mano destra. Poteva ancora sentire il calore, insieme al rumore sordo di quando l'aveva colpita, lei, la sua Madama. Ma era soprattutto l'espressione di quest'ultima che lo tormentava: quegli occhi che lo accusavano di tradimento, di corpo ma soprattutto di fiducia. Sapeva di non aver avuto scelta, ma non riusciva lo stesso a perdonarsi di averla colpita. E rimaneva lì, solo, a fissare il palmo che rifletteva i suoi sensi di colpa.
Madama era là fuori, da qualche parte, in giro c'era anche un pericoloso criminale, ed in più l'orribile eventualità che la sua donna potesse essere davvero diventata una...una... non voleva neppure pensarci!

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Nelle fogne il nero genio del male era appena tornato, soddisfatto, dalla visita al commissariato. Quella città stava cominciando a piacergli, in fondo: non si trattava più di aspettare dietro l'angolo il solito malcapitato da rapinare o progettare una rapina in cui puntualmente finiva massacrato di botte da energumeni o sbocconcellato da qualche cane da guardia.
In questa nuova città era invece tutto così facile!
- Se lo sapev' mi ci sarei trasferit' molto temp' prim'! - commentò il compiaciuto criminale, gingillandosi nel bottino della sua ultima impresa, fino a che una piccola voce non lo interruppe.
- Sono stufa. Quando mi farai partecipare a un vero colpo? - La voce proveniva da un minuta ragazza con le braccia conserte e l'espressione imbronciata: era in vena di lamentele (vera esperta, se ricordate il capitolo scorso).  - È la settima volta che mi releghi al ruolo di palo mentre tu ti diverti. -
- Porta pazienz'. Devi fare ancora esperienz'. -
- E per quanto, ancora? Non erano questi gli accordi! Mi avevi detto che mi avresti fatto diventare una perfetta criminale! -
Cattivik scosse la sua minuta testa senza collo, anche se in realtà era faticoso distinguere capire dove finiva il capo e cominciasse il corpo.
- Al temp', sbarbin'! Non si diventa ladr' da un giorn all'altr' -
Madama però aveva esaurito la pazienza ormai da tempo.
- Senti! È una settimana che mi fai dormire in questa.... questa fogna! -
E allargò le braccia per mostrare la residenza, che, in effetti, era proprio un impianto fognario, con tanto di acqua stagnante, canali di scolo e grate. E un paio di vecchi materassi come letti.
- Accoglient' vero? - disse entusiasta il nero genio del male, orgoglioso del suo gusto in fatto di arredi. Ma Madama lo ignorò e continuò.
- Sono giorni che dormo nella sporcizia! Ormai puzzo con una barbona. Non ce la faccio più! -
Che noia, quella Madama. Quando, sfruttando il suo momento di sconforto, aveva proposto di convertirla al lato oscuro della legge gli era sembrata sul momento un'idea divertente, dalle mille prospettive potenzialmente utili: disporre di un'aiutante non stipendiata, la corruzione di un'anima innocente sulle seducenti vie del Male, e in fondo era simpatica anche l'idea della rottura definitiva tra quella donnicciola ingenua e il suo partner, che avrebbe comportato la chiusura della loro inutile e stucchevole striscia umoristica senza un briciolo di macchia e cattiveria.
Era o non era il Genio del Male, in fondo?
Ma il tirocinio non era andato esattamente nel migliore dei modi, principalmente per il carattere sempliciotto e disgustosamente good oriented dell'aiutante.
La prima volta che dovevano rapinare una banca, e non sapevano l'ubicazione, Cattivik ricordava ancora con sbigottimento di come Madama avesse avuto la bella idea di andare a chiedere informazioni .... a un agente di polizia.
O anche quella volta che le aveva messo in mano una pistola, e lei, credendola un giocattolo, aveva distrattamente premuto il grilletto, provocando una pericolosa sfumatura alta alla già scarna capigliatura del povero furfante.
O di quando, affidandole un coltello, quella sciocca lo aveva buttato perché la lama era arruginita e aveva paura di contrarre il tetano.
Dopo l'ennesimo tentativo maldestro, aveva alla fine deciso di lasciarla in disparte con qualche incarico marginale.
Ma anche come palo, Madama dava i suoi problemi: che pensare di quella volta in cui aveva URLATO a Cattivik dell'arrivo dei poliziotti, rilevandone così la presenza?
Ormai la ragazza era diventata un peso: ci voleva in fretta un'idea per  unire l'occasione di un grosso colpo all'eventuale piacere di liquidare l'irritante assistente. Fino a che l'occhio non si posò su una pagina di giornale e una lampadina si accese sulla testa del manigoldo.
- Villa Ratman? Mi sembra abbastanz' ricc'! - esclamò mentre i suoi occhi si riempivano di gioielli e banconote immaginarie, e la bocca sbavacchiava di avidità.
Sarebbe stato il suo colpo più fruttuoso, l'ottovolante di quell'immenso luna park chiamato Città senza Nome.
Una villa del genere aveva sicuramente trappole pericolose, magari anche mortali. Non sarebbe stato male portarsi qualcuno da usare come esca o scudo in caso di necessità: chi meglio di Madama? Avrebbe quindi zittito le lamentele di quella rompiscatole, e nel caso di qualche incidente, avrebbe avuto l'occasione per levarsela di torno: due piccioni con una fava.

- Madam'? Preparati: è arrivat' il moment'  del colp che tant' desiderav'! -

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Per la tredicesimilionesima volta Simple sospirò.
La scena era così patetica che neppure Arcibaldo, mentre faceva il suo ingresso nella stanza con un vassoio carico di té e una piccola montagna di ciambelle alla crema, poté trattenersi dal rivolgersi all'ospite.
- Signor Simple, continuare a rimuginare sulla faccenda servirà solamente a  deprimerla. -
- Il signor Arcibaldo ha ragione - aggiunse Cinzia - Sicuramente starà bene e non ha fatto sciocchezze. Nessune nuove, buone nuove, no? Ed è una settimana che non ne nai notizia. -
- E inoltre ora c'é qualcosa di più urgente a cui pensare: questo nuovo supercriminale, apparso di recente, chiamato Cattivik - interruppe Ratman, prima di lamentarsi. - Piccettino! Non puoi aver vinto ancora! -
Cinzia rimproverò il comportamento del mascherato.
- E come pensi di agire, standotene lì a giocare a ramino con un orsacchiotto? -
- Ma Cinzia, non è facile come sembra! Piccettino ha una fortuna sfacciata! O forse... - rivolgendo un'occhiata sospettosa al peluche - .... Stai barando? -
- Sir, - Si intromise Arcibaldo, - Le è caduto questo. - mostrando la carta caduta che era sfuggita direttamente dal polso di Ratman.
Il supereoe arrossì e fece un gran sorrisone in seguito all'ennesima figura di....
Simple non fece caso al siparietto in atto, e sospirò nuovamente. C'era qualcosa che non aveva detto ai suoi amici.
Era autentico il fatto che pur avendo cercato dappertutto, neppure i sistemi sofisticati di Villa Ratman erano riusciti a trovare delle tracce o degli indizi, né di Madama né dell'infido genio del male.
Ma qualche giorno fa sera successo un fatto che Simple preferì tenere nascosto.

Era iniziato tutto l'altra sera, dopo l'ennesima infruttuosa ricerca in città. Simple stava camminando con la solita aria scoraggiata verso Villa Ratman, quando vide per puro caso l'oggetto delle sue ricerche:
era proprio lei, Madama! Anche se più che la sua ragazza, sembrava, perlomeno, un suo sbiadito ritratto: abiti lerci, aria losca, appoggiata a un lampione, tutta concentrata a  ripetere tra sé e sé qualche strana serie di istruzioni non meglio definite. Ma comunque era indubbiamente l'oggetto di tante agognate ricerche, cosa che riempì il suo cuore di gioia.
- Madama! Ti ho cercato dappertutto! -
La ragazza sembrava non prestargli attenzione, bofonchiando, come a volerseli imparare a memoria, continui stralci di frasi. Simple ripetette il tentativo.
- Madama! Mi riconosci? Sono io, Simple! Sono venuto a scusarmi... -
Ma la ragazza continuava a ignorarlo, mentre Simple proseguì.
- Mi dispiace di averti dato quello schiaffo, davvero, perdonami se puoi -
Ancora nessuna risposta, né cenno alcuno di reazione.
Simple si scocciò e la affrontò con un tono più sostenuto.
- Madama! Perché mi ignori? E soprattutto perché sei lì ferma? Sapessi quanto ti ho cercato! Dai torniamo a casa... -
Madama parve allungare un'occhiata nella sua direzione, aggrottò le sopracciglia, e tornò ai suoi mormorii.
- Madama! Dai! Che stai facendo lì tutta sola appoggiata al lampione? La gente potrebbe fraintend... -
- CHE PALLE! TE NE VAI? STO CERCANDO DI LAVORARE! -
Lavorare
lavorare
lavorare
lavorare

Simple rimase scioccato dal connubio "Lampione" e "lavorare". Le conclusioni sembravano evidenti ormai, ma Simple era troppo scioccato per poter dire anche solo una parola. Tutto ciò che poté fare è battere in ritirata congendandosi con un minuscolo  "Ho capito",

Cattivik apparve poco dopo, portando a spalla un sacco zeppo di frusciante filigrana.
- Io ho finit', che stai facend' ancor' qui? -
- Non ho ancora imparato bene la procedura da attuare per avvisarti qualora fossero arrivati gli sbirri. -
- Santa pazienz' - sospirò il rapinatore - Non riesci neppur' a imparar' a far' il palo. -
- Ehy, non è colpa mia! - si lamentò Madama - sono nuova del mestiere, senza contare i seccatori che mi disturbano mentre mi ripeto la lezione.... A proposito, chi era? -
Madama si voltò per perlustrando con lo sguardo l'intera strada. Simple era scomparso dal campo visivo già da diverso tempo.

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Villa Ratman aveva congegni i sistemi di sicurezza più sofisticati in circolazione: dopotutto, a giudicare dalla casa e dallo stile di vita il padrone di casa doveva essere uno degli uomini più facoltosi dell'intera città: ciò rendeva ancora più incomprensibile la sua proverbiale sfortuna con le donne, cacciatrici di dote comprese. Ma stiamo divangando.
Villa Ratman era più sicura di Fort Knox, ma non poteva esistere alcuna Fort Knox che potesse resistere al più grande genio dei furti, dopo Lupin III, s'intende.
- Già, il vecchio Lupin però ha un pistoler' e un tagliatutt' , io ho sempre fatt' da sol' - ribatté Cattivik, mentre scavalcava nel giardino - e ogg' devo pure accontertarm' di questa novellin' - allungando un'occhiata di compatimento verso la sua aiutante che stava goffamente tentando di superare l'inferriata, finendo per rimanerci appesa come una giacca sull'appendiabiti.
- Ehy, dammi una mano! - si lamentò quest'ultima, mentre Cattivik sospirando diede un calcione alla cancellata e le vibrazioni provocate su di essa contribuirono a liberare il pezzo di vestito col quale era impigliata Madama, facendole fare un bell'atterraggio di sedere.
E a proposito di vestito....
- Ma come ti sei conciat'? Non sei mica Catwoman! - commentò il ladro, in riferimento alla maschera improvvisata che CatwoMadam...ehm, Madama stava indossando.
- Per il mio primo colpo dovevo essere abbigliata a modo - disse con un punta di vanità - e ho anche un nome d'arte: La Micia -
- A me sembra una pagliacciat', ma content' tu.... procediam' - rispose Cattivik, arrestandosi dopo appena due passi.
- Accident', dei laser! - disse,  controllando lo squarcio fumante che gli si era aperto sulla calzamaglia, all'altezza della schiena. E gli era anche andata bene, per il fatto che il danno si limitasse al tessuto.
La Micia fece una smorfia di disgusto nel vedere la nuda e pelosa schiena del criminale, sospirò e tirò fuori dalla sua tuta una borsetta.
- Siamo facend' un furto, non uno shopping in centr', nel cas' non te lo ricordass' - obiettò il ladro.
- Non vorrai andare in giro in queste condizioni, vero? Per fortuna ho qui un set da cucito. Lo porto sempre con me, in caso di evenienza -
Cattivik squadrò sorpreso Madama mentre gli rammendava la schiena, e decise di dargliela vinta. - Va ben', ma fa prest', che non abbiam' tutta la notte! -
Una pacca sulla spalla indicava che Madama aveva già finito l'operazione. Cattivik decise di proseguire: avevano già perso abbastanza tempo.
Si trovavano davanti al quadro comandi dell'impianto elettrico collegato ai sistemi di sicurezza.
Si trattava solamente di aprire il pannello per poter disattivare tutte le trappole e gli allarmi. Cattivik richiamò l'attenzione di Madama.
- Adess' guard' come lavora un professionist'! - disse con un gran sorriso di orgoglio.
Tirò fuori un piede di porco, e lo incastrò nella fenditura del portello, dopodiché cominciò a tirare. A tirare. A tirare. Niente.
Cattivik guardò con la coda dell'occhio l'aria scettica di Madama. Deciso a non fare brutta figura, ricominciò a tirare con tutte le sue forze, ringhiando per lo sforzo, sudando come un cavallo e con la faccia paonazza per lo sforzo. Alla fine, cedette.  Non il portello, il piede di porco: spezzato in due, mentre Cattivik faceva un tonfo a terra.
Furibondo, il ladro decise di passare alle maniere forti: dinamite, sotto gli occhi sbarrati di Madama. I due lestofanti si fiondarono a distanza di sicurezza, pochi istanti prima dell'esplosione.
Il fumo si diradò, ma il pannello era illeso.
- E' anticarr'?!? - Cattivik tappezzò il quadrò comandi con decine di candellotti. Stavolta l'esplosione fu troppo grande per permettere a Cattivik di scappare fuori portata per tempo. Madama tirò fuori con soddisfazione un kit di pronto soccorso (in caso di evenienza anche quello) e cominciò a medicargli la schiena ustionata.
Cattivik stette pazientemente ad aspettare che il fumo si diradasse e mostrasse il frutto di tanta sofferenza.
Vi era un cratere, un grosso cratere. Ma il pannello continuava a rimanere integro.
Cattivik cominciò a strapparsi i capelli in preda a una crisi isterica, quando Madama lo oltrepassò e si avvicinò al quadro comandi.
La Micia frugò ancora una volta nella borsetta e tirò fuori una forcina per capelli. Con aria soddisfatta, infilò la forcina nella serratura, che si aprì in un attimo.
Cattivik osservò la scena con la mascella spalancata.
Madama, con soddisfazione, spiegò: - Per fortuna porto sempre con me questa forcina....-
- .... in cas' di evenienz', lo so. - concluse il genio del male con aria rassegnata.


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- Sir, ci sono ospiti alla villa. - informò, con la solita aria imperturbabile, il fido Arcibaldo, attirando l'attenzione dei presenti.
Ratman approfittò della notizia inattesa come scusa per abbandonare la partita di ramino, con la quale stava cominciando a perdere puntate in denaro. Premette un tasto sulla scrivania, che fece uscire un monitor.
Il terminale raffigurava le riprese di una telecamera a circuito chiuso. Sullo schermo erano inquadrati i due intrusi.
- A-ha! - tuonò Ratman - due ladri sono appena entrati nel giardino, e hanno tolto l'energia agli allarmi! Illusi! Non sanno che posso riattivare il tutto comodamente, da qui, con questo tasto! -
- Sir, quello era il pulsante per casi di evacuazione, quello che apre tutte le porte e finestre. - corresse Arcibaldo al povero Ratman, che ormai aveva già premuto.

- Ben gentil' da part' tua accoglierci così apertament' -
Con la via praticamente libera, il genio del male aveva già varcato gli ingressi della casa, fino arrivare al cospetto del padrone di casa.
Arcibaldo rimase imperturbabile, mentre Cinzia e Simple rimasero impietriti dall'inquietante presenza.
Ratman decise di svolgere il suo ruolo: raccolse il suo mantello e alzò un dito in cielo, in posa plastica, pronto a sfornare un'altra delle sue solite frasi fatte da supereroe.
- Hai un bel coraggio, ladro, a entrare nella villa di..... Ratman  !
- Ohibò - rispose contariato il ladro, - ti parev' se non era la cas' del buffon' mascherat' -
- Ora ti fermerò con uno dei miei Ratarang! - annunciò il supereroe frugando nel mantello. Poi, continuando a frugare - Accidenti, devo averli lasciati nell'altro mantello. -
POW!
Il foro appena creatosi nella mantellina, ma soprattutto la vista della semiautomatica ancora fumante, estratta nel frattempo da Cattivik, convinsero il supereroe ad alzare immediatamente le braccia, con un gran "disarmante" sorrisone. Inutile dire che il resto dei presenti fu costretto a imitare la posa di Ratty.
In quel momento fece l'ingresso in scena anche La Micia.
- Alla buon'ora, assistent'. Stavi a bighellonar' mentre io lavorav' -
- Ehy, non prendertela con me! In questa villa è facile perdersi! - protestò quella che Simple riconobbe, nonostante la maschera, immediatamente come:
- Madama! -
- Simple....! -  sussurrò con aria sorpresa la donna.
Gli occhi di tutti erano puntati in quel momento sulla coppia in questione.
Simple in quel momento aveva mille domande che voleva fare alla ragazza, ma una sola in quel momento riuscì a sgomitare le altre e andare sulla punta della lingua.
- Come diavolo ti sei conciata? Non sei mica Catw...-
-  Anche tu?!? Ho detto che mi chiamo La Micia! Volete chiamarmi col mio nome d'arte, una buona volta? -
Ci fu un piccolo momento di pausa, nella quale un paio di balle di fieno passarono soffiate dal vento.
- "Nome d'arte"? - fu tutto quello che riuscì a domandare Simple.
La Micia incrociò le braccia e distolse lo sguardo con aria imbronciata.
- Certo, faccio la ladra, ora -
- Ladra, hai detto? -
- Certo! - continuò la donna con uno sguardo seccato. - E non sai quanto ho dovuto allenarmi! Il boss qui presente mi ha fatto svolgere ogni genere di esercizi, uno più odioso dell'altro. Soprattutto stare ferma  a fare da palo sotto quel lurido lampione! -
La sorpresa congelò per qualche momento il volto di Simple, che ripensò immediatamente alla scena di qualche giorno prima.
- Ah.... stavi facendo il palo? -
- Sì, perché? - chiese La Micia con aria genuinamente inconsapevole.
Un lieve rumore di grilli riecheggiò in lontananza.
Simple scosse la testa: ne aveva abbastanza di tutte queste stramberie. La verità era una sola: Madama era davanti a lei, e questo gli bastava. Oltre alla questione dell'equivoco chiarito, s'intende.
- Madama! - in uno slancio emotivo, Simple si lanciò a braccia tese con l'intenzione di abbracciare la sua amata.
Abbracciò invece l'aria, mentre lo slancio gli fece perdere l'equilibrio e sbattere con la faccia sul pavimento.
La Micia si era spostata qualche passo più in là.
- Non mi arresterai, sbirro! -
- Come sarebbe a dire "sbirro"? - fu la domanda incredula di Simple, di fronte alla nuova baggianata della ragazza.
-Certo! Io ora sono una ladra. E tu sei insieme a un supereroe. Io sono dalla parte del crimine e tu dalla legge. Destino crudele, ha deciso di renderci nemici. - proclamò La Micia con una posa da pianto greco.
Simple non riusciva a capire se fosse seria o semplicemente si fosse lasciata trasportare dal ruolo.

La scenetta, nella quale Cattivik e Ratty erano completamente assorbiti, diede l'occasione al muscoloso Cinzia di prendere alle spalle il genio del male e immobilizzarlo.
- Aiut'! Un tranvione mi vuole violentar' - urlò Cattivik mentre veniva sollevato e la pistola gli cadde a terra.
Ratman si avventò prontamente sulla pistola, la raccolse e la puntò contro il criminale.
- Adesso i ruoli si sono invertiti, lestofante! - fu il commento soddisfatto di Ratman -

Dall'altra parte, la scenetta tragica tra Simple e Madama era al momento clou.
- La Micia...ehm, volevo dire, Madama, ti prego ripensaci! -
- E a che servirebbe? Ormai sono una criminale. Posso solo rubare. -
- Mi hai già rubato il cuore: non è abbastanza? -
La Micia arrossì di botto: di solito Simple non era mai così audace, nelle vignette regolari.  Quest'ultimo continuò.
- Vuoi rubare, perché? Perché ti manca qualcosa? Cosa vorresti? Oro, gioielli? Diamanti? -
L'espressione sognante di Madama di fronte alle cose appena elencate convinse Simple dell'urgenza di venire al punto.
- Ma tu sai che c'é qualcosa di molto più prezioso, vero? Qualcosa che non ha prezzo, che vale più di qualsiasi ricchezza potresti mai rubare a qualsiasi banca. Tu sai di cosa parlo, vero? -
La Micia non disse nulla, ma doveva aver ben compreso, dal momento che si era messa le mani sul viso, mentre le guance avvampavano.

Gli occhi di Cattivik si tramutarono in segni del Dollaro, mentre una grande espressione di avidità si fece strada nel suo volto.

"Qualcosa di molto più prezios' di qualsiasi ricchezz'? Come minim' sarà una minier' di uranio!"


Cinzia non fece in tempo ad accorgersi che stava tenendo una calzamaglia vuota: Cattivik si era già sfilato e stava indossando un nuovo, identico completo.
- Fermo! - gridò Ratman puntando la pistola verso il lestofante.
- Fossi matt'! A proposit', non vi ho parlato dei miei amic' - rispose Cattivik mentre con un agile salto afferrò La Micia e, caricatasela a spalla, fuggì fuori dalla villa, lasciando Simple con un palmo di naso.
Ratman e Cinzia non poterono fare nulla: erano alle prese con gli "amici" di Cattivik: uno sciame di parassiti, insetti e bacarozzi che infestavano l'uniforme e la pistola del lercio Genio Criminale del Putridume.
Simple corse alla finestra in tempo per vedere il ladro allontanarsi con Madama nel buio della notte.
Sul davanzale, Simple raccolse un foglio, dove lesse ad alta voce il contenuto.


Alla mezzanott' di domani, mi porterete al nascondigl' questa cos' più prezios'  dei patrimoni in banc', altriment' non rivedret' più viva la vostra sbarbin'!
Uaz! Uaz!
Il nero genio del mal'
Cattivik



- Ma io mi riferivo all'amor..... - il povero Simple, con aria sconsolata, non riuscì neppure a finire la frase.
- Ah, quello era Cattivik? - fu la domanda dell'arguto supereoe. Tutti, persino gli insetti, si fermarono a guardare basiti il mascherato.
Arcibaldo, abituato da anni a questo tipo di uscite, cominciò con aria indifferente a spruzzare, tramite un flit, l'insetticida per la stanza.


Porca miseria, anche questa volta il lieto fine ha dato buca.

Pazienza, la conclusione nella terza e ultima parte. Alla prossima volta!
  
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