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Autore: Harmony394    29/06/2012    9 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~Doubts.

"Che fino a quando sarai con me,
Da ogni cosa ti proteggerò.
E non permetterò mai a niente e nessuno
Di portarti lontano da me.
Quindi se vorrai starmi vicino,
Dovrai accettarmi per quello che sono.
Se non ne hai voglia cammina lontano.
Potrei impazzire a vederti mano per mano
Con uno che non sono io. "

Modà - Mia.



Non ci volle molto prima che Emily fosse dimessa dalla Camera della Guarigione.

Infatti, dopo qualche giorno di accertamenti, venne riportata a casa; con non poca delusione da parte sua, che già si immaginava una lussuosa e bellissima vita al palazzo di Odino.

«Emily, tua zia non è ancora in casa?» La voce bassa e cauta di Loki si insinuò fra le poche mura della piccola dimora in legno della bambina, che stava comodamente seduta su una brandina.
«No» Rispose semplicemente lei, facendo spallucce.
«Perché? ».
«Non lo so. La zia è sempre fuori, non sta mai a casa e quando c’è io non ci sono perché sono fuori a giocare. Mi sembrava di avertelo già detto» Dichiarò infine, scrollando le spalle.

Loki alzò un sopracciglio, accigliato.

«Perché è sempre fuori? Lavora?» Domandò.

Emily alzò le spalle.

«Credo di sì» Rispose lei, incerta.

Sospirò pesantemente e alzò gli occhi al cielo, scorgendo così alcune ragnatele ai lati del soffitto della piccola dimora. Guardando meglio, scoprì che quasi tutta la casa era piena di polvere e piccoli insetti. In fondo non c’era da stupirsene: Emily era pur sempre una bambina e non era ancora in grado di occuparsi delle faccende domestiche. Ad ogni modo, questo non giustificava il fatto che dovesse vivere in quel modo.

«I bambini non dovrebbero stare soli in casa per troppo tempo.»Dichiarò, severo, incrociando le braccia al petto.
«Io non sono mica una bambina, ho dieci anni ormai! » Rispose quella, stizzita.
«Certo. Mi piacerebbe proprio sapere come fai a procurarti da mangiare».
«La zia mi lascia sempre alcuni soldi sul tavolo e, quando ho fame, vado a comprarmi qualcosa al mercato … »Spiegò lei.
«Capisco».

Calarono alcuni secondi di silenzio fra lui ed Emily, disturbati solamente da alcune assi di legno che scricchiolavano di tanto in tanto. Probabilmente quella casa sarebbe presto crollata al suolo.
Loki volse il suo sguardo ad Emily, che se ne stava appollaiata sulla sua brandina decisamente troppo piccola per i suoi standard, e la squadrò dall’alto in basso come se non l’avesse mai vista prima: era decisamente minuta per la sua età, arrivava all’incirca sotto le sue ascelle ed oltretutto era anche parecchio magrolina. Era convinto che, al contrario di quanto diceva lei, Emily non mangiasse praticamente nulla. Nonostante ciò, quella mocciosa aveva sempre quel suo solito sorriso dipinto sul volto; quasi come se fosse un tutt’uno con lei.

E in cuor suo amava davvero tanto quel sorriso.

Di colpo, Emily emise un grosso sbadiglio e stiracchiò le braccia al cielo e, aprendo le mani, ne mostrò involontariamente i palmi.
Con la coda dell’occhio, Loki intravide il segno a X che aveva nella mano destra; il suo viso si irrigidì a quella vista.
Istintivamente, si guardò il proprio palmo della mano e scorse che quello strano segno a forma di X, che possedeva anche lui, non era ancora scomparso.

Cosa voleva significare? Cosa rappresentavano quegli strani filamenti che erano dalle loro mani pochi giorni prima? E come aveva fatto Emily a risvegliarsi dal sonno eterno? Troppe domande gli affollavano la mente e per lui, che era abituato a darsi sempre una risposta a tutto, il fatto di non poter avere una risposta concreta ad un evento strano come quello era inaccettabile.

Doveva saperne di più al riguardo.

«...ki?Loki? Ehi, ma ci senti? » Perso com’era nei suoi pensieri non si era minimamente accorto del fatto che Emily lo stesse chiamando da qualche minuto.
«Loki, ma sei sordo? » Aggiunse lei, decisamente infastidita. «Ehi … ma ti senti bene? Sei bianco come un lenzuolo.» Domandò piano, avvicinando una mano al suo viso nel tentativo di capire se fosse malato o meno. Quest’ultimo ne approfittò per agguantarle la mano in una stretta di ferro e, con velocità, la portò davanti al proprio viso, in modo che potesse vederla bene.

Non si era sbagliato: quello strano segno era ancora lì.

«Sei impazzito? Lasciami stare, idiota! Mi fai male!» Urlò irritata, allontanandolo con uno spintone.
«Emily, guarda… Guarda qua! »Le disse, indicandole lo strano segno a forma di X che aveva sulla mano destra, uguale a quello sulla mano di lei.

Emily alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.

«E allora?» Domandò, insolente.
«Emily, guarda la tua mano destra!» Le urlò, stringendole la mano. «Guardala!» Aggiunse, agitato, indicandogliela.
«La sto guardando, Loki! Smettila di stringerla così forte, dannazione!»Strillò lei, tirando via la mano dalla sua presa e incominciando a studiarla con vero interesse.

Quando ebbe finito, guardò il moro come per dirgli “mi stai prendendo in giro? ”.

«Oh, sì, sai cosa vedo? Vedo che sei un idiota, ecco cosa. E che mi hai fatto male al braccio, prima» Dichiarò, scandendo per bene le parole.

«Cosa?» Le parole gli uscirono prepotenti dalla bocca. «Parli sul serio? Tu … Tu non riesci a vedere nulla? Neanche questa?» Chiese sconcertato, indicando poi la propria cicatrice.

«Loki, adesso basta con questi giochi! Mi stai mettendo paura» Concluse Emily, scoccandogli un’occhiataccia.

Era sconvolto. Quindi, davvero lei non riusciva a vedere quelle cicatrici? Perché? Cosa stava succedendo?

«Ma … ma la polmonite e … e … tu, tu stavi male e poi queste cicatrici … ».
«Polmonite? Loki, io non ho mai avuto nessun tipo di malessere» Lo zittì lei, infastidita.

Fu in quel momento che capì che qualcosa non andava.

«Io devo … devo andare a casa, adesso» Parlò, cercando di mantenere quel suo solito tono pacato e tranquillo, fallendo miseramente. Poi si avviò con velocità verso il palazzo, lasciando Emily con uno sguardo fra il dubbioso e l’irritato.

«Loki, fermati!» Gli urlò dietro quest’ultima, vedendolo stranamente ansioso.

Provò a corrergli dietro per qualche minuto, ma le gambe di Loki erano parecchi centimetri più lunghe delle sue e in poche falcate, la seminò. Sconfitta, Emily imprecò e si avviò a passo spedito verso casa sua, inveendo contro di lui e lanciandogli tutti gli insulti che le venissero in mente.
«Maschi. Che branco di idioti» Farfugliò poi mentre chiudeva a chiave la porta in legno dell’entrata, preparandosi alla notte.


Appena arrivato al palazzo, si diresse subito nella vecchia libreria reale dove risiedevano tutti i più antichi manufatti e volumi riguardanti i Nove Regni. Sicuramente, lì avrebbe trovato quello che cercava.

Eppure, dovette sfogliare parecchi libri prima di arrivare alla conclusione che, purtroppo, non c’era nulla che soddisfacesse le sue aspettative. Ormai sconfitto, fece un grosso sospiro di rassegnazione e si dondolò un po’ con la sedia, annoiato.
Non riusciva a capacitarsi di come una cosa del genere fosse potuta accadere. Oltretutto, nonostante cercasse di darsi una risposta, davanti a sé non riusciva a scorgere altro che nebbia, segno di come la risposta a quella questione fosse ancora molto lontana.

Ma, in un modo o nell’altro, lo avrebbe scoperto. Ricordava ancora perfettamente gli occhi di Emily chiusi e le sue guancie solcate dalle lacrime, e ricordava anche che il cuore della bambina aveva smesso di battere. Cosa era successo, dunque? Un miracolo da parte degli dèi? Un ritorno dal Regno dei Morti: l’Hel? No, certo che no. Era una follia solo pensare a una cosa tanto stupida. Eppure … eppure … ah! Era tutto così confuso!
 
«Non riesci a dormire, Loki?» Improvvisamente, una voce grossa e profonda lo fece sussultare e subito si affrettò a riposare subito i libri che aveva preso. Ma nella fretta ne urtò qualcuno, facendolo cadere a terra a con un tonfo. Non fece in tempo a riprenderlo che qualcun altro lo precedette.

«Malattie e affezioni da tutti i Nove Regni? Loki, hai solamente dodici anni e sei un dio. Sai bene quanto me che gli dèi non possono ammalarsi. Cosa stai cercando di fare?» Con orrore, Loki si accorse che la voce che l’aveva richiamato dai suoi pensieri, altri non era che quella di suo fratello Thor che, a quanto pareva, aveva ricevuto in dono dagli dèi la capacità sovrannaturale di irritarlo come nessun’altro.

«Fratello» Sibilò, infastidito. «Gradirei che tu non ti immischiassi negli affari che non ti riguardano. Non dovresti essere a dormire?» Lo sbeffeggiò, strappandoli via il libro dalle mani, rimettendolo al suo posto.

«Loki» Fece allora Thor, calcando bene le parole «Sono venuto qui per sapere come stavi; da qualche giorno ormai non ci parliamo quasi più. Sei mio fratello, ero preoccupato» Dichiarò con una nota di malinconia nella voce.

Sbuffò divertito e rivolse al fratello un sorriso di scherno.

«E quando mai noi due abbiamo davvero parlato, Thor? Le nostre conversazioni sono sempre state incentrate su di te e su quanto tu sia potente nonostante la tua giovane età. Noi due non abbiamo mai avuto una conversazione vera e propria, e il fatto che tu cerchi di averla adesso non fa che renderti un ipocrita» Tagliò corto, sapendo che quelle parole avrebbero certamente ferito il suo animo orgoglioso, facendolo allontanare.

E, in effetti, la cosa in parte funzionò.

Infatti, con la coda dell’occhio, poté scorgere Thor mordersi il labbro inferiore e assumere un'espressione profondamente afflitta e irritata. Lo vide aprire la bocca per ribattere qualcosa, ma lui lo precedette.

«Ora, se non ti dispiace, vorrei continuare i miei studi» Concluse.

Thor fu in procinto di dire qualcosa, ma un’occhiataccia da parte sua lo fece ammutolire. Fece quindi per andarsene, ferito, ma prima di varcare la soglia della porta si voltò e sorrise mestamente.
 «Comunque sia, sono felice che tu ti sia finalmente fatto degli amici. Sai? Credo che quella bambina con cui giochi sempre e che è stata qui per un po’ di tempo sia davvero carina. Un giorno potreste giocare con noi se vi v-- ».

«No! Non giocherà mai con voi idioti! Lei preferisce giocare solo con me!» Sbraitò di colpo, scattando repentinamente in piedi e guardando Thor con occhi furenti di rabbia. Il solo pensiero di dover condividere l’amicizia di Emily con lui lo irritava oltre ogni limite; non voleva che stesse insieme a lui, era fuori discussione!

Quello sbatté le palpebre per alcuni secondi, decisamente sbigottito. Nel vederlo così spaesato, Loki non poté evitare di provare un forte senso di spavalderia e coraggio.

«O-Ok … stai calmo! Non ti ho detto nulla di male» Gli rispose a quel punto Thor, evasivo.
«FUORI DÌ QUI, THOR!»Urlò Loki con tutto il fiato che aveva in gola.

Il maggiore rimase in silenzio per alcuni secondi, gli lanciò un’occhiataccia risentita e decisamente dubbiosa ed infine si affrettò a uscire dalla sala. Quando sentì la porta chiudersi con un tonfo,Loki sentì la rabbia prendere il sopravvento in lui e, frustrato, gettò un urlo carico di rancore. Dopodiché mollò un pugno alla libreria lì vicina finendo col far cadere a terra alcuni libri di testo.

Thor l’aveva sempre superato in tutto.

Era sempre stato il preferito da parte di tutti, che erano sempre tanto felici di vedere il loro principino dai capelli biondi combattere con maestria contro parecchi mostri di montagna mentre lui, piccolo e fragile, era sempre stato l’eterno secondo.
Era nato gracile, non era molto forte e per questo non era adatto alla guerra. Loki era certo che perfino suo padre preferisse di gran lunga Thor a lui.

Ma non importava; ci aveva fatto l’abitudine, ormai. Lui era diverso, era decisamente diverso da tutti gli altri asgardiani: era in grado di fare le magie e sapeva controllare il potere del ghiaccio e del fuoco; sapeva creare delle illusioni di se stesso ed era in grado perfino di soggiogare qualcuno solamente grazie alle sue tecniche di persuasione e alla sua retorica.
Lui era in grado di fare cose impossibili agli altri asgardiani, di questo ne era certo.
Nonostante ciò, se all’inizio si era considerato orgoglioso di queste sue caratteristiche che lo differenziavano da quella massa di idioti, ora non ne era più così sicuro. Chi mai poteva amare qualcuno di diverso? L’essere vivente, in qualsiasi sua forma, aveva sempre temuto chi era diverso da lui, chi era strano.
Era per questo che lui era sempre solo. Non perché non volesse farsi degli amici, ma perché gli altri non lo volevano come amico.
Col tempo, aveva imparato a farci l’abitudine e, anzi, dovette ammettere che alle volte era persino piacevole non far parte del branco di beoti che formavano la cerchia degli amici di suo fratello, che altri non erano che un pugno di smidollati che non aveva mai sopportato.

Aveva imparato ad essere indipendente da chiunque, a riuscire a cavarsela da solo e a non avere bisogno di nessuno. In fondo, lui era Loki, il principe di Asgard, e non aveva bisogno di stupidi bifolchi come scagnozzi.

Non aveva bisogno di nessuno, lui.

Eppure, dal giorno in cui aveva incontrato Emily, tutto era cambiato. Stando con lei, aveva capito cosa significasse la parola calore, poiché lo sentiva sulla sua pelle ogni volta che gli sorrideva e che lo abbracciava; aveva potuto finalmente comprendere il significato dell’amicizia, perché lei era stata la sua prima vera amica, l’unica che avesse donato un po’ d’affetto sincero e senza doppi fini.

E quella era l’unica cosa di cui aveva bisogno: l'affetto.

Perché era questo che gli dava: il calore di un abbraccio, una risata spontanea e sincera, la lealtà di una vera amica. Erano cose semplici, certo, ma per lui erano tutto.

Il solo pensiero che un idiota come Thor potesse strappargli via tutto ciò era inaccettabile; non poteva permetterlo! Emily era la sua amica! Sua! Solo sua e di nessun altro!

Era come se qualcuno gli avesse preso il cuore attanagliando in una presa di ferro, spremendolo fino all’ultima goccia. Provò a liberarsi di quel senso d'oppressione ed ansia emettendo forti grugniti di rabbia e premendosi forte una mano sul petto, come se quel semplice gesto potesse bastare per alleviare quell’incessante fastidio che aveva dentro di sé, ma era tutto inutile.

Si guardò il palmo della mano destra e, di nuovo, scorse quel macabro segno a X sulla sua pelle chiara. Strinse forte il pugno e lo sbatté contro il tavolo in legno pregiato, facendo rovesciare tutto l’inchiostro all’interno delle boccette sopra di esso e macchiando così alcune pergamene su cui aveva preso degli appunti.

Ma non importava, in quel momento tutto quello non aveva alcun significato.

Sapeva che, in un modo o nell’altro, Thor, anche se involontariamente, avrebbe cercato di portargli via tutta quella felicità che lui aveva finalmente trovato dopo tanto tempo. Lo sapeva, perché era così che andava sempre: se lui aveva una cosa, allora anche Thor doveva averla. E, per la precisione, doveva avere la sua di cosa.

Questa volta, però, non glielo avrebbe permesso.

Avrebbe lottato con le unghie e con i denti per tenersi stretta Emily. Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per assicurarsi che lui non interferisse, che le stesse lontano.

Ormai era chiaro quello che doveva fare: capire cosa fossero quelle strane cicatrici sulle loro mani e, contemporaneamente, proteggere la sua amicizia con Emily da Thor, che aspirava solamente a distruggerla.



 
 
 
-Angolino dell'Autrice.

Buongiorno stelle del cielo, la Terra vi saluta! (Willy Wonka cit. )

Siamo arrivati al quinto capitolo! Yeeaah! *stappa spumante*
Nonostante abbia ricevuto una scarpa in testa da parte di mia madre per aggiornare (lei non voleva che stessi troppo davanti al pc. ), dopo lunghe ed estenuanti lotte sono riuscita ad aggiornare! Oléé!


Comunque, spero di non aver fatto entrare Loki troppo nell'OOC ma, se così fosse, vi prego di perdonarmi perché non era mia intenzione in quanto io cerco di mantenere il più possibile i personaggi nell' IC. Mi sembrava giusto far provare per la prima volta l'emozione della "gelosia" ( se così si può definire .-.), considerando che alla fine, ‘sto povero Cristo, non ha mai avuto qualcuno di davvero importante per lui.
Per adesso, la trama non é congruente a quella del film (io mi baso su quello. ndr) ma vi assicuro che fra qualche capitolo, quando i due signorini cresceranno un po', lo diventerà. (Ovviamente, riporterà delle piccole modifiche, ma non voglio dirvi nulla di più. oh-oh-oh.)
Ringrazio tantissimo coloro che seguono la mia storia, che l'hanno messa fra i preferiti o nelle ricordate e, ringrazio ancor di più coloro che mi hanno lasciato una piccola recensione. Vi ringrazio di cuore, siete dolcissimi! **
Detto ciò, vi lascio.
Ciao Ciao :)


RINGRAZIO INFINITAMENTE DARMA PER AVERMI BETATO IL CAPITOLO!
GRAZIE MILLE!! <3
   
 
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