Contest “Semplicemente Malandrini”, indetto da Always89
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Forum: Snap95
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Efp: Eryca
Titolo: Luna
Avversa
Pacchetti: Incantesimo:
Bogotà – Petrificus Totalus
Personaggio:
Ciudad – Regulus Black
Luogo:
Stazione – La
Foresta Proibita
Prompt:
Mappa – Cappello Parlante
Rating: Verde
Genere: Avventura, Suspence
Avvertimenti: One-Shot
Introduzione:
Hogwarts, 1976.
Severus Piton è il ragazzo meno popolare della Scuola di Magia e Stregoneria, motivo per cui James Potter, Cercatore per la squadra di Grifondoro, non ha alcuna intenzione di farsi incastrare da lui.
Sirius Black si troverà nel mezzo di una situazione sgradevole, nel quale dovrà tirare fuori la sua astuzia per cercare di mettersi in salvo.
La pazienza di Albus Silente verrà di nuovo messa alla prova da quattro studenti un po’ troppo vivaci.
Note dell’Autore: Ho voluto usare i pacchetti appieno, cercando di valorizzarli ed inserirli in modo giusto nella storia, senza farli sembrare forzati o fuori luogo. Ho tenuto anche conto della cronologia di Hogwarts al tempo, per non far trovare incoerenze e affermazioni insensate. Ho sottolineato il distacco tra Sirius e Regulus, cosa che mi ha sempre colpita e rattristata, nonostante tutto; un’altra cosa che ho desiderato evidenziare è stato il sentimento forte dell’amicizia che c’era tra i Malandrini e, soprattutto, quanta fiducia avessero Remus, James e Sirius in Minus, il traditore. Spero che la storia sia apprezzata.
Luna
avversa
Hogwarts,
4 Giugno 1976
Sirius Black
odiava Severus Piton.
Quel
piccolo verme viscido non gli era mai andato a genio: se si parlava di
stranezze di sicuro non si poteva escludere quel ragazzetto chiuso che
se ne
andava in giro per la scuola stracolmo di libri, con quell’aria subdola
che
solo i Serpeverde riuscivano ad assumere.
Il
fatto strano era che l’affascinante Lily Evans, appartenente alla Casa
di
Grifondoro, gli stava sempre appiccicata e sembrava adorarlo, cosa che
mandava
su tutte le furie James Potter, Cercatore per i Grifondoro, da sempre
con un
debole per la bella ragazza.
Quella
volta, però, Severus aveva trovato il modo per vendicarsi di tutti i
supplizi
che Potter gli aveva inflitto; un giorno di inverno, forse durante il
loro
secondo anno ad Hogwarts, il Cercatore gli aveva fatto una Fattura
Orcovolante,
mandandolo diretto da Madama Chips.
Di
certo non si poteva dire che Sirius e i suoi amici fossero degli
studenti
modello, ma, nonostante tutte le loro bravate, erano brillanti e
apprezzati dal
corpo docenti.
Sperava
che per l’ennesima volta se la fossero cavata senza l’espulsione,
perché
altrimenti l’Antichissima e Nobilissima Casata dei Black l’avrebbe
salutato
definitivamente; non che gli importasse molto, d’altronde sua madre lo
aveva
già diseredato quando era stato smistato in Grifondoro e non nella
“Rispettabile Casa dei Serpeverde”.
Portare
una cravatta scarlatta e oro poteva diventare una maledizione se si
faceva
parte della famiglia Purosangue più rispettata del Mondo Magico.
L’ufficio
di Albus Silente era esattamente come se lo era immaginato: una grossa
scrivania stava al fondo della sala, fungendo quasi come una statua in
un
tempio greco; gli scaffali, che occupavano quasi tutte le pareti della
stanza,
sfoggiavano grossi manuali impolverati e oggetti affascinanti, che
Sirius
avrebbe tanto voluto esaminare. Ma la cosa che più colpì il giovane fu
un
logoro cappello, strappato in vari punti, che sembrava aver
sopravvissuto a
molte epoche: il Cappello Parlante.
L’aria
era impregnata di un odore dolciastro, buono all’olfatto, che
rincuorava un po’
l’animo del ragazzo, abbattuto come non mai. Non poteva credere che
quel sudicio
Piton fosse andato a spifferare ad Argus Gazza della loro passeggiata
notturna;
gli accusati non erano di certo degli stinchi di santi, anzi, avevano
parecchi
precedenti e punizioni alle spalle, ma non avrebbero mai pensato che
uno
studente avrebbe potuto fregarli in quel modo: avevano sottovalutato il
Serpeverde.
Era
successo tutto quando, la stessa sera in Sala Comune, avevano deciso di
testare
la loro nuova invenzione, la Mappa del Malandrino: si trattava di una
pergamena
che all’apparenza poteva passare come normale, ma se si pronunciavano
le parole
segrete “Giuro solennemente di non avere
buone intenzioni”apparivano tutti i passaggi segreti del
castello che i
quattro Grifondoro avevano scoperto durante le loro escursioni notturne.
Mentre
stavano sgattaiolando attraverso i bui corridoi, avevano intravisto il
volto
meschino di Severus, che si era subito voltato per poi correre dal
Custode.
Per
quel motivo ora, Sirius, James, Remus e Peter stavano attendendo il
Preside nel
suo ufficio.
“Questa
volta non la passerete
liscia”, aveva
ghignato Gazza, che aspettava da anni
l’occasione giusta per incastrarli e vederli uscire dal castello con le
valigie, per non tornare mai più.
Al
solo pensiero di non poter più studiare alla Scuola di Magia e
Stregoneria di
Hogwarts, Sirius sentì un blocco allo stomaco, come se gli si fosse
appena
aperto un buco al centro della pancia.
Non
poteva venire espulso.
Quella
scuola era tutto ciò che aveva, era la sua casa,
l’unico posto in cui non veniva trattato come un reietto, ma come un mago. Non poteva neanche pensare di
dover ritornare da sua madre, sentendola gridare che almeno le rimaneva
il
figlio minore.
Regulus.
Regulus
Black era il fratello di Sirius, ed era anche il suo esatto opposto: se
il
fratello maggiore era Grifondoro e sprezzante degli ideali Purosangue,
il
minore poteva essere classificato come un perfetto membro della Casa
Serpeverde, nonché un orgoglioso Black.
Tutto
ciò non lo toccava più di tanto, in fondo non gli interessava avere
rapporti
con i suoi parenti, era consapevole del fatto che quando avrebbe preso
i suoi
M.A.G.O. sarebbe andato a vivere da solo, forse in compagnia dei suoi
fedeli
amici.
Ma
avrebbe mai preso il diploma o
sarebbe stato cacciato prima?
Si
girò per cercare lo sguardo di James, che però sembrava perso tra i
suoi
pensieri, il viso segnato da una smorfia di disgusto, probabilmente
causata dal
ricordo di Piton; incontrò invece gli occhi di Remus che, come al
solito, aveva
assunto la tipica espressione ammonitoria da “Ve
l’avevo detto”.
In
effetti Lupin era l’unico del gruppo a non apprezzare gli Incantesimi
che
Potter infliggeva a Severus, nonostante non facesse mai nulla per
impedirlo,
forse perché aveva già troppi problemi a cui pensare: il ragazzo,
infatti, era
un lupo mannaro.
Sirius,
James e Minus era i soli tre ad essere a conoscenza del suo segreto, a
parte
Albus Silente, il quale gli aveva permesso di frequentare la scuola a
patto che
si rifugiasse alla Stamberga Strillante ogni luna piena. Era proprio a
causa
del problemino di Remus che i suoi
amici avevano deciso di impegnarsi al massimo per divenire degli
Animagus: se
avessero potuto trasformarsi in animale, allora sarebbero stati in
grado di
accompagnarlo durante le sue nottate in forma di lupo.
Ed
era in quel modo che erano nati Ramoso,
Felpato, Codaliscia e Lunastorta. Il
primo era il soprannome che avevano affibbiato a James, perché riusciva
a
trasformarsi in un cervo; Felpato era Sirius, che era in grado di
prendere la
forma di un cane nero; grazie alla capacità di diventare un piccolo
topolino,
Minus era stato rinominato Codaliscia. Lunastorta era, chiaramente,
Lupin.
La
porta dello studio si aprì per lasciare che il professor Albus Silente
facesse
il suo ingresso; il Preside riusciva a portarsi perennemente dietro
un’aura
mistica, che lo rendeva ancora più intrigante di quanto già non fosse.
Nella
sala cadde il silenzio assoluto, mentre la tensione dentro al corpo di
Sirius
cresceva, conscio del fatto che il verdetto sarebbe arrivato di lì a
pochi
minuti.
̶
Salve, ragazzi ̶ li
salutò allegramente,
con la solita aria divertita che riusciva ad avere anche quando non era
opportuno ̶ Ci
incontriamo di nuovo
̶ disse, quasi si
trattasse di una
riunione di ex compagni di scuola o qualcosa del genere.
Vide
che, mentre il professore prendeva posto dietro la scrivania, Minus
tremava
come una foglia nella stagione autunnale: non era mai stato troppo
coraggioso,
per essere un Grifondoro.
̶
Argus è venuto a chiamarmi in piena notte, cosa che non accadeva da
molto, molto tempo. ̶
È
la fine, si
disse il giovane Black, siamo fuori.
Quasi
avessero avuto lo stesso pensiero, James si voltò per la prima volta
nella
serata e sostenne il suo sguardo preoccupato, ricambiando l’ansia; se
fossero
stati cacciati non solo avrebbero dovuto vedersela con le rispettive
famiglie,
ma avrebbero dovuto ritenersi sconfitti da Piton, fatto che Potter non
poteva
certamente sopportare.
̶
Illuminatemi, questa è la quarta volta del mese che trasgredite alle
regole
della scuola? ̶ gli occhi azzurri del preside erano vispi, sembrava
quasi che
si stesse davvero trattenendo dal ridere.
Non
si poteva dire che Silente non fosse geniale, ma era anche decisamente
fuori di
testa.
Vide
che nessuno prendeva la parola, nemmeno James che di solito era il
primo a
voler dire la sua, a trovare una scusante adatta per le loro marachelle.
̶
Ehm… Se non sbaglio è la quinta, Signore… ̶
rispose quando il silenzio iniziava a diventare scomodo,
per poi
rendersi conto che non aveva di certo migliorato la situazione.
L’occhiataccia
di Lupin non tardò ad arrivare, seguita da un gemito di Peter, che
sembrava
sull’orlo di un crollo emotivo.
̶
Ah! Sirius Black, il figlio maggiore di Walburga ed Orion! ̶ esclamò Albus in modo
teatrale, forse
cercando di smorzare un po’ la tensione; ma l’ansia non fece che
crescere in
Sirius, non appena sentì pronunciare il nome della tanto detestata
madre,
quindi si limitò ad annuire con un cenno della testa.
̶
Eccellente. Avete qualcosa da dire a vostro discapito? ̶
Nessuno
dei quattro ragazzi aprì bocca, troppo occupati a guardare il
pavimento,
sinceramente imbarazzati dal tono amichevole del Preside.
̶
Lo dica subito, Signore, verremmo espulsi, non è vero? ̶ tutti si voltarono verso
Remus, intento a
guardare in viso il Direttore scolastico; di solito Lupin se ne stava
per i
fatti suoi e non prendeva mai parola se non era direttamente
interpellato
eppure, aveva deciso di porre quella domanda.
Gli
occhi di Silente si posarono sul licantropo, scrutandolo con aria
solenne per
alcuni minuti.
̶
No, Remus. Non questa volta. ̶ i
ragazzi
non fecero in tempo a sospirare, che la voce dell’anziano tornò. ̶ Tuttavia sono costretto
a prendere dei
provvedimenti. ̶
Il
cuore di Sirius prese a palpitare ad una velocità straordinaria, mentre
la
tensione diventava palpabile nell’aria: ci sarebbe stata una punizione,
quello
era certo, il punto era cosa avrebbero
dovuto fare.
̶
Farete un paio di ore di volontariato in compagnia del nostro caro
amico,
Argus. ̶
Felpato
si ricordava chiaramente che, una volta, il Custode gli aveva detto che
ricordava con malinconia i giorni in cui gli studenti indisciplinati
venivano
appesi per i pollici nelle segrete.
Sarebbe
stato peggio
dell’espulsione.
Hogwarts,
11 Giugno 1976
̶
Ancora una spolverata, ragazzaccio, e poi potrai tornare da quei tuoi
amici
delinquenti. ̶
Sirius
sentiva che no, non avrebbe resistito ad un’altra passata di
strofinaccio su
quello stramaledetto tavolo incrostato; da quando Albus Silente aveva
emesso la
sua sentenza, i quattro Grifondoro erano costretti a lavorare sotto
stretta
sorveglianza di Gazza. La cosa angosciante era che, per far sì che la
punizione
fosse più dura, erano divisi in turni e dovevano avere a che fare con
il
Custode in modalità “uno contro uno”.
Quella
era l’ultima serata passata a spazzare pavimenti oleosi, quadri
impolverati,
libri inutilizzati e gabinetti incrostati, per Sirius, che era l’unico
a dover
ancora scontare tutta la sua pena.
Mentre
si chinava nuovamente per strofinare sulla vecchia scrivania, si fece
coraggio
pensando alla nottata avventurosa che lo aspettava: lui e James avevano
avuto
una grande idea per vendicarsi di quel piccolo verme di Piton, in una
sera in
cui erano particolarmente infuriati a causa dei calli dovuti al lavoro
estenuante a cui Argus li sottoponeva.
Se
c’era una cosa a cui Severus teneva particolarmente erano le regole,
quindi
dovevano giocare con le sue stesse carte: si sarebbero infiltrati
nell’ufficio
del Preside ̶ ormai
conoscevano la
parola d’ordine ̶ e avrebbero rubato il Cappello Parlante; si sarebbero
appositamente fatti vedere dal
Serpeverde che, pur di incastrarli nuovamente, li avrebbe seguiti… fino
alla Foresta Proibita.
Esattamente,
lo avrebbero condotto nel cuore del lugubre bosco, per poi abbandonarlo
lì in
balia del buio e
delle creature magiche.
È
un piano assolutamente geniale, pensò
Sirius, mentre considerava le conseguenze e i problemi che avrebbero
potuto
incontrare; certo, intrufolarsi nello studio del Preside non sarebbe
stato
semplice, ma avevano controllato più volte gli orari in cui l’uomo si
assentava
e sapevano che non avrebbero sbagliato. Non appena fossero tornati al
castello,
dopo aver lasciato Piton nel bosco, sarebbero corsi nuovamente nella
stanza
personale di Silente e avrebbero posato l’oggetto magico, senza fare il
minimo
rumore.
Sapevano
di esserne capaci.
Era
rischioso, ovviamente, anche perché erano appena stati puniti e, se li
avessero
scoperti, non avrebbero potuto evitare un’altra volta l’espulsione. Ma
come
resistere alla tentazione di farla pagare a quel sudicio Serpeverde?
La
schiena gli doleva così tanto che pensava si sarebbe spezzata da un
momento
all’altro, per la gioia del crudele Custode.
̶
Va bene, va bene… Basta! Se fosse per me saresti già appeso al soffitto
a testa
in giù, ma Silente ha detto che una settimana di punizione sarebbe
stato
sufficiente per farvi mettere la testa a posto. Aaah, è troppo clemente
con voi
luridi teppisti… ̶
Lo
stomaco sembrò d’un tratto bloccato, come se gli avessero tirato un
pugno. Senso di colpa?
In
fondo il Preside era stato così generoso nel dar loro un’altra
possibilità,
come poteva fargliela proprio davanti al naso? Ma se non avesse mai
saputo, non
ci sarebbero state conseguenze…
Comunque
era troppo tardi per ripensarci, James era determinato e non avrebbe
mollato
per nulla al mondo, aveva la dannata voglia di vedere il suo ego
rinsavire.
Si
allontanò dal piccolo sgabuzzino che Gazza si ostinava a chiamare
“ufficio” e
si fece strada per i corridoi illuminati solo dai candelabri.
Remus
e Minus sarebbero stati certamente d’accordo con lui, se avesse
dichiarato
apertamente le sue ansie, ma non poteva abbandonare Potter e, in più,
non aveva
alcuna intenzione di darla vinta al viscido Severus.
Si
disse che il loro piano era la cosa giusta da fare, mentre si
avvicinava al
quadro della Signora Grassa: i suoi amici erano già in corridoio ad
aspettarlo,
impedendogli di rientrare nella Torre Grifondoro. Ora
o mai più, disse una vocina disperata dentro di lui.
La
schiacciò non appena strinse la mano ad un James sorridente, che prese
a
camminare in testa al gruppo, con quella sua aria sicura di sé.
Il
gruppo si districò in mezzo ai corridoi, ascoltando il loro respiro
smorzare il
silenzio inquietante che faceva da contorno alla loro impresa.
Sirius
cercava di non dar retta alle sue ansie, troppo concentrato sulla
missione che
avevano davanti: in fondo non era semplice fregare Albus Silente, se ne
rendeva
conto proprio mentre si avvicinavano al gargoyle di pietra che faceva
la
guardia all’ingresso.
Si
acquattarono dietro ad un grosso pilastro, rimanendo nascosti ma allo
stesso
tempo avendo il campo visibile; Minus iniziava ad agitarsi, lo si
poteva notare
dal suo movimento costante delle mani.
Ed
ecco Silente che usciva, la statua che si faceva lentamente da parte al
suo
arrivo, quasi riconoscesse l’autorità dell’anziano, la sua aura
indistruttibile: il giovane Black aveva pensato diverse volte che il
Preside
non sarebbe mai morto; lo videro svoltare l’angolo con passo elegante,
per poi
sparire nel buio dei corridoi.
Era
ora.
James
gli fece un cenno con la mano di seguirlo e, guardandosi a destra a
sinistra,
attraversarono il tratto di cammino che li separava dalla loro meta.
̶
Piperille! ̶
La
strada gli venne aperta e i quattro ragazzi presero a salire la scala a
chiocciola; quella spirale di gradini faceva venire la nausea a Sirius,
il
quale cercò di concentrarsi su altri pensieri.
Spalancarono
la porta d’entrata e si catapultarono all’interno della sala, avevano
poco
tempo dopodiché il Preside sarebbe tornato, non poteva rimanere a
cincischiare.
̶
Sirius, prendi il Cappello! ̶ intimò
Potter intento a controllare se non stesse arrivando Silente.
Il
Grifondoro fece il giro della scrivania e, sopra uno scaffale, vide il
solenne
Cappello Parlante, punto principale della Cerimonia dello Smistamento
da
sempre.
Per
un attimo pensò che se l’avesse acciuffato sarebbero comparse delle
mani
scheletriche che lo avrebbero pinzato, o magari migliaia di vespe che
avrebbero
preso a pungerlo. Abbandonò quei pensieri sciocchi e allungò la mano
per
ritrovarsi stretto tra le dita l’oggetto magico.
Non
appena sentì la stoffa sgualcita entrare in contatto con la sua pelle
una
scarica di brividi gli percorsero la schiena: aveva sempre pensato a
quel
particolare cappello come ad un elemento intoccabile, quasi sacro e si
sentiva
un po’ come un profanatore di tombe, nel rubarlo.
Cos’avrebbe
pensato Silente…
Remus
era inquieto e continuava a guardare fuori dalla finestra, il suo
sguardo
rivolto verso il cielo, cosa che non preoccupò troppo il giovane Black,
concentrato, piuttosto, a nascondere il furto sotto il suo mantello;
vide che
James sbucava dalla porta facendo un grosso cenno con le mani, segnale
che
Piton era già nei paraggi. Com’era possibile? Il Serpeverde passava
tutte le
sere davanti all’ufficio del Preside alla stessa ora, con lo stesso
carico di
libri in mano, perché proprio quella volta aveva deciso di arrivare in
anticipo?
Sirius
si affrettò a scendere le scale a chiocciola, seguito a ruota di scorta
da
Minus e Lupin, che sembravano essere decisamente nervosi, ma d’altronde
non era
gli unici.
Riuscirono,
per grazia di Merlino, ad arrivare al corridoio nel preciso momento che
avevano
calcolato: non appena uscirono allo scoperto, in corridoio, Severus
strabuzzò
gli occhi, guardandolo con aria incredula; evidentemente non si
aspettava che i
quattro sarebbero tornati a fare i furbi in così poco tempo, ma li
aveva
sottovaluti.
Sirius
aveva lasciato appositamente il mantello aperto in modo che, al loro
passaggio,
il nemico potesse intravedere il Cappello Parlante nascosto dentro;
certo, le
discussioni erano state molteplici riguardo quel punto del programma,
James
avrebbe preferito correre sventolando l’indumento davanti al naso
adunco del
Serpeverde, ma gli altri ragazzi avevano cercato di tenerlo a bada,
facendogli
capire che era troppo rischioso. Potter tendeva spesso a farsi
trascinare
dall’impeto e la sua impulsività di certo non era d’aiuto.
Il
corridoio buio faceva sembrare la figura di Piton ancora più piccola,
rachitica
e viscida di quanto non fosse, suscitando una vomitevole nausea in
Sirius, che
stava già pregustando il momento in cui quel vermiciattolo sarebbe
rimasto solo
nel bosco.
I
Grifondoro finsero di spaventarsi alla vista di Severus e presero a
correre,
accorgendosi dopo pochi istanti di avere il Serpeverde alle calcagna.
Il
pesce aveva abboccato.
Vide
il sorriso di James brillare nella notte, mentre uscivano
dall’Ingresso, inoltrandosi
nel grosso parco del castello, dove avevano passato tante giornate a
prendere
il sole e rilassarsi, dopo gli esami di fine anno. Con il sangue che
pompava
alla velocità della luce e il sudore che scendeva lento sulla sua
schiena, si
sentì soddisfatto e libero come non gli succedeva da tempo.
̶
Remus! ̶ gridò ̶ Dov’è Piton? ̶
Vide
il lupo mannaro voltarsi velocemente e aguzzare la sua vista notturna:
essere
un licantropo aveva anche i suoi lati positivi.
̶
Ci sta dietro! ̶
Grandioso.
Arrivarono
ai confini della Foresta Proibita e invece di fermarsi proseguirono,
convinti
di portare a termine quella loro vendetta suicida, nel folto del bosco.
Continuarono a correre spostando con le braccia i rami, procurandosi
tagli e
sporcando tutti i loro vestiti; Sirius non si ricordava dov’era di
preciso il
luogo che avevano prefissato di raggiungere: gli sembrava fosse ancora
più
avanti, ma dopo pochi metri trovarono la grande radura e vide James
fermarsi,
mettendosi le mani sulle ginocchia e respirando affannosamente.
Minus
sembrava sul punto di svenire, con quelle sue guance piene e le sue
gambe corte
non era proprio adatto per l’attività fisica, al contrario di Potter.
Remus,
grazie alla sua maledizione, non aveva nemmeno un accenno di fiatone,
anzi,
sembrava essere appena uscito da un bagno caldo, senza neanche una
goccia di
sudore.
̶
Non vi è bastata una settimana di punizione, infami?
Avete proprio voglia di farvi cacciare, eh? ̶
La
figura bassa e storta di Severus Piton uscì dagli alberi, la bacchetta
impugnata e l’espressione del viso tipica di un orgoglioso Serpeverde
intenzionato a non farsi mettere i piedi in testa da un gruppo di
Grifondoro
che, però, avevano sfoderato le bacchette, sfidandolo ad attaccare.
Era
solo.
Era.
̶
Expelliarmus! ̶
Un
ragazzo alto e snello era comparso dal nulla, facendo volare in aria la
bacchetta di James, sconcertato almeno quanto i suoi amici, ora tutti
sulla
difensiva.
Sirius
stava per attaccare, quando si rese conto dell’identità del nuovo
arrivato;
assottigliò gli occhi per essere certo di ciò che vedeva, ma non ebbe
più dubbi
quando costui parlò.
̶
Lasciatelo stare, non vi ha fatto nulla! ̶
Si
trattava di Regulus Arcturus Black.
Suo
fratello minore.
Suo
fratello minore che ora aveva affiancato Piton, le divise dello stesso
colore,
le bacchette bene in vista in modo da poter spaventare gli avversari;
Sirius
aveva messo in conto degli intoppi, ma non quello, non poteva
combattere contro
Regulus, nonostante le divergenze che avevano sempre avuto.
Si
girò verso James che era ancora scioccato dal disarmo ricevuto,
ricambiò lo
sguardo stupito, cercando un aiuto o, ancora meglio, una soluzione in
quella
che sembrava una situazione senza via di scampo.
̶
Che cosa ci fai tu qui, Regulus? ̶
sibilò il fratello maggiore,, visibilmente irritato dalla
sua presenza.
Il
ragazzino aveva l’aria spavalda di chi ne sa una più del diavolo,
atteggiamento
che non si addiceva per niente con il bambino innocuo ed introverso che
Sirius
conosceva bene e, per un periodo di tempo, aveva anche rispettato. Tra
i due
non ci era stato mai buon sangue: uno era di Grifondoro, un reietto,
mentre il
secondo era il perfetto membro della famiglia Black, nonché un
Serpeverde; la
loro madre non aveva cercato di farli andare d’accordo, ma aveva sempre
sperato
che Regulus cominciasse a detestare Sirius, proprio come faceva il
resto della
Casata.
̶
Vi ho visti entrare nell’ufficio del professor Silente, così mi sono
nascosto e
ho atteso, finché siete usciti, inseguiti da Severus. Sapevo che
volevate di
nuovo fargli uno dei vostri scherzi idioti, per questo vi ho seguiti. ̶
Dannazione,
piccolo ficcanaso…
Come
avevano fatto a non accorgersi della sua presenza? James aveva
controllato,
aveva detto che la via era libera, che non c’era nessuno nei paraggi…
eppure,
Regulus li aveva scoperti ed ora minacciava di rovinare tutto il loro
splendido
piano.
Non
poteva lasciarglielo fare.
Mi
dispiace fratello, disse
nella sua testa, per poi alzare la bacchetta verso il piccolo ragazzino.
Ma
qualcuno parlò prima di lui: ̶
Stupe…̶
̶
Petrificus Totalus! ̶
Fu
un attimo.
Un
solo piccolo attimo di anticipo, il quale permise a Regulus Black di
avere la
meglio su James Potter, che cadde a terra, come un peso morto emettendo
un
suono che non aveva nulla di umano, ma più simile ad una pietra che si
schianta.
Il
suo migliore amico era appena stato pietrificato.
Peter
prese a strillare come un bambino piccolo in preda ad un attacco di
panico,
mentre gli occhi dei due fratelli Black si incontravano: fu come se
Sirius
cercasse di uccidere Regulus, semplicemente con lo sguardo, senza fare
altro.
Negli occhi chiari del ragazzino Serpeverde si poteva intravedere
l’aria di
vittoria, l’odio che provava nei confronti del fratello e delle sue
convinzioni; Sirius aveva smesso di pensare ai sensi di colpa, al fatto
che,
nonostante i diverbi, non avrebbe potuto attaccare il bambino appena
cresciuto
che gli stava dinanzi, perché i suoi occhi continuavano a slittare a
James,
steso a terra come un sasso.
Regulus
Black non si faceva scrupoli, ne aveva appena dato la prova.
L’affascinante
Grifondoro sentì come se qualcosa di fosse definitivamente spezzato tra
lui e
il fratello, come se quella fosse stata l’azione che avrebbe messo fine
ad ogni
possibile riavvicinamento.
Sirius
non perdonava.
Cercando
con tutte le sue forze di trattenere le lacrime, Felpato puntò lo
sguardo verso
il cielo: il blu della notte invase la sua mente, distogliendolo per un
attimo
dalle urla di Minus che arrancava verso un Potter divenuto un oggetto.
La
luna era alta e splendente, sembrava stesse regnando e cantando, quasi
a
chiamare tutti i suoi sudditi, per trascorrere un’altra nottata
insieme.
Sirius
spalancò gli occhi, ma fu troppo tardi, perché quando se ne rese conto
Remus si
stava già contorcendo sul prato erboso, gli occhi gialli e inumani.
Ci
mise pochi istanti a divenire, infine, Lunastorta.
Davanti
a loro non stava più il piccolo Lupin, docile e diligente che si
preoccupava
tanto, ma un enorme lupo mannaro dal folto pelo nero e i denti aguzzi,
bagnati
di saliva.
Come
diavolo avevano fatto a dimenticarsi della luna
piena?
Regulus,
che fino a pochi secondi prima li aveva guardati con aria di sfida, ora
sembrava sconvolto, gli occhi sgranati, teneva la bacchetta nella mano
tremante, incapace di fare un movimento, troppo preoccupato ad emettere
gemiti
infantili.
Senza
pensarci due volte Sirius si voltò verso Peter urlando:
̶ Tocca a Felpato e Codaliscia! ̶
Sudato
e spaventato, Minus non si fece ripetere due volte l’ordine e si
trasformò nel
giro di un secondo in un minuto topino grigiastro, dall’aria realmente
innocua.
Toccava
a lui, ora.
Si
concentrò come riusciva a fare solo in situazioni estreme e, con
incredibile
sforzo, riuscì a diventare un cane nero di mezza taglia, che non si
soffermò
sull’espressione attonita del fratellino, ma si avvicinò al feroce
licantropo
che sembrava avere una gran fame.
Non
appena adocchiò i due nuovi animali, Lunastorta prese a ringhiare,
quasi a
voler segnare il suo territorio: di solito era ben contento di avere
nuovi
compagni di scorribande, ma quella serata sembrava più scorbutico del
solito,
forse perché non gli bastava più correre per i prati, ma voleva
mangiare.
Felpato
prese ad abbaiare in direzione di Regulus, cercando di fargli capire
che
avrebbe dovuto prendere James e mettersi al riparo, lontano da Remus;
ma il
fratello non sembrò capire, troppo scioccato dalle rivelazioni di uno
studente
licantropo e altri due Animagus non registrati.
Sirius
avrebbe voluto prendere la testa del fratellino e sbatterla contro un
albero
finché non si fosse risvegliato: possibile che fosse davvero così
incapace di
rispondere ad un pericolo?
Intanto
Lupin aggirò il cane e si avvicinò furtivamente a Regulus, con tutte le
intenzioni di sbranarselo, senza lasciare nemmeno un osso; se non
fossero
riusciti a tenere il lupo mannaro, non sarebbe rimasto neanche un
pezzetto di
carne del piccolo Black, Felpato ne era certo.
Dove
fare qualcosa, ma cosa? Se fosse arrivato alle spalle di Lupin, quello
probabilmente sarebbe scattato in avanti sopra Regulus, quindi doveva
trovare
una soluzione alternativa che avrebbe messo in salvo tutti, compreso il
suo
amico mannaro.
̶
Mandate via questo mostro, dannazione! Fate qualcosa! ̶
prese ad urlare il ragazzino, ormai privo di
senno a causa della paura.
Il
lupo mannaro teneva la bocca aperta, la bava che gli colava
dall’abnorme
lingua, mentre passo dopo passo si faceva sempre più vicino al
Serpeverde. La
tensione era palpabile nell’aria e Sirius non avrebbe potuto resistere
ancora a
lungo senza fare nulla, così prese il coraggio che lo aveva fatto
assegnare
alla Casa di Grifondoro e si lanciò alla carica, saltando sulla spalle
del
licantropo che, stupito dal corpo estraneo che gli stava addosso,
abbandonò la
sua preda.
Se
la creatura lo avesse anche solo graffiato, allora sarebbe stata la
fine per
Felpato, che sarebbe divenuto esattamente come il suo amico Remus.
Perse
l’equilibrio e si sentì cadere all’indietro: sbatté sulla schiena e si
lasciò
sfuggire un guaito di dolore, facendo vedere così al licantropo che era
più
debole di lui.
Pessima
mossa.
Sirius
era bloccato dalla sofferenza, la schiena gli doleva così tanto che
pensava di
essersi rotto qualche vertebra, e Lupin in forma di lupo gli si piazzò
sopra,
stendendolo sull’erba bagnata, in trappola come mai prima d’allora.
Avrebbe
dovuto ascoltare i suoi presentimenti ad inizio serata, non si
sarebbero dovuto
avventurare in quella stupida missione di vendetta, un attimo, ma… dove diavolo si era cacciato Piton?
Cercò
di girare la testa, sottraendosi al dominio del lupo mannaro, e scorse
una
piccola figura nera sotto ad un grosso albero che si sbracciava
cercando di
attirare l’attenzione di Regulus Arcturus Black. Non appena aveva
avvertito il
pericolo, Severus si era andato a mettere al riparo, confermando la
teoria di
Sirius: quel verme era un codardo.
Felpato
prese a muovere le zampe disperatamente in cerca di una via di scampo
alla morsa
del licantropo, il quale non sembrava voler demordere: aveva trovato
uno
spuntino.
Il
lupo mannaro aveva appena spalancato la bocca per mordere Sirius sul
collo,
quando una luce argentea spaccò le tenebre, facendo gemere di dolore e
scappare
Remus lontano.
Buona
fortuna, Lupin, amico mio.
Felpato
avrebbe voluto aiutare il suo amico, che sarebbe sicuramente tornato
sano e
salvo il giorno dopo, ma sarebbe stato senza dubbi sconvolto e avrebbe
rifiutato di parlargli per paura di ferirli nuovamente; conosceva bene
Remus e
sapeva che da quella notte in poi sarebbe diventato un problema
trattare con
lui.
Sirius
tornò in fretta in forma umana, perché qualsiasi cosa fosse stata
quella luce,
certamente apparteneva ad una bacchetta magica e nessuno avrebbe potuto
vedere
che era un Animagus; con immenso piacere vide che anche Peter aveva
pensato
alla stessa cosa.
Fece
in tempo a fulminare con lo sguardo Piton e Regulus, prima di vedere la
figura
solenne di Albus Silente avvicinarsi nell’oscurità.
Hogwarts,
12 Giugno 1976
̶
Fuori! Deve riposarsi, è senza forze! ̶
gracchiò Madama Chips, ormai esasperata da Sirius Black e
Peter Minus,
fastidiosi come due zanzare.
Erano
andati a trovare James Potter che, fortunatamente, non aveva avuto
gravi
lesioni, se non un piccolo trauma e una perdita momentanea della
memoria;
Madama Chips era provvista dell’antidoto per il Petrificus
Totalus, perché il mese precedente c’era stato un
problema simile con uno studente del terzo anno di Corvonero.
Ancora
una volta Potter se l’era cavata per poco, c’era da dire che aveva una
fortuna
sfacciata.
All’ennesimo
urlo dell’infermiera, i due ragazzi si fecero da parte, girando i
tacchi e
svoltando nel corridoio, con aria preoccupata; i loro pensieri erano
rivolti
alla sentenza che li attendeva, perché il Preside, la notte precedente,
li
aveva congedati dicendo loro che a loro avrebbe pensato il giorno dopo,
evidentemente attento alla salute di James.
Quella
volta non se la sarebbero cavata, avrebbero dovuto salutare per sempre
Hogwarts, l’avevano combinata davvero grossa mettendo a repentaglio la
vita di
due studenti innocenti e spezzando la fiducia di Silente.
Remus
non si era fatto vedere quella mattina a lezione e nemmeno al
pomeriggio, per
la cena: sembrava essere sparito nel nulla, ma i ragazzi sapevano che
stava
sotto l’ala protettiva del Preside che, sicuramente, lo stava aiutando.
Svoltarono
l’angolo e si trovarono faccia a faccia con il professor Albus Silente,
in
persona.
Quando
parli del diavolo…
̶
Buonasera Signori, stavo giusto andando a trovare James Potter, ma
credo che
darò la precedenza ad una bella chiacchierata con voi. ̶
Sirius
si sentì gelare: avrebbe voluto sparire piuttosto di guardare in quegli
occhi
azzurri, evidentemente feriti dal comportamento dei Grifondoro.
Seguirono
il Preside nel suo ufficio senza dire una parola, senza fare
discussioni,
semplicemente rimasero in silenzio in segno di rispetto. Lo stesso
rispetto che
avevano calpestato troppe volte.
Si
ritrovarono di nuovo davanti alla scrivania, il Capello Parlante in
salvo sul
suo scaffale immacolato, probabilmente offeso a morte con i quattro
studenti.
Una
figura a testa bassa uscì dal retro del tavolo, con il passo di chi sta
per
andare al patibolo.
̶
Remus! ̶ esclamò
Sirius, il sorriso
tornato sulle sue labbra.
̶
Credo che il Signor Lupin voglia scusarsi per la scarsa responsabilità
da lui
dimostrata. ̶ scandì
la brillante voce
dell’anziano.
Remus
aveva gli occhi colmi di lacrime, l’espressione del viso così
mortificata che
Felpato avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che era stata colpa di
tutti, non
solamente sua.
̶
La scorsa notte avete infranto le regole della scuola, mettendo in
pericolo la
vita di diversi studenti, per un sentimento che non avrei mai pensato
di poter
trovare in voi: la vendetta. Ora,
io
credo che l’espulsione sia la procedura. ̶
Sirius
si sentì morire dentro, come se niente dopo quelle parole avesse più un
senso.
Sarebbe
stato cacciato da casa sua.
Non
avrebbe potuto sopravvivere ad un tale dolore, ma non poteva
arrabbiarsi con
nessuno, se non con sé stesso; probabilmente avrebbe passato il resto
dei suoi
giorni prendendosi a colpi di scopa.
̶
Tuttavia ̶ gli
occhi del Grifondoro
tornarono a brillare, guardando speranzosi il Preside
̶ Non ho alcuna intenzione di mandare via dal
castello quattro degli studenti più brillanti della scuola. ̶
Le
labbra di Silente erano increspate in un lieve sorriso celato dalla
folta barba
marmorea, che nascondeva qualsiasi espressione volesse essere nascosta.
Felpato
avrebbe voluto saltare di gioia, urlare, prendere la scopa e giocare la
sua
migliore partita di Quidditch. D’ora in poi non avrebbe mai più
disonorato il
nome di Grifondoro, perché avere coraggio non significava fare il
gradasso
torturando altri studenti, ma voleva dire prendere le proprie
responsabilità e
guardare in faccia il destino, anche quando questo ti era avverso.
Vide
che Peter sorrideva radioso e anche Remus faceva trasparire, dalla sua
maschera
di malumore, una
contentezza non
descrivibile a parole.
̶
Ma non posso fare finta che nulla sia accaduto, la scorsa notte. Per
questo
verrete puniti severamente e verranno sottratti centocinquanta punti a
Grifondoro. ̶
Sirius
trattenne un gemito di dolore, sapendo cosa avrebbero detto i loro
compagni di
Casa non appena avrebbero scoperto cos’era successo.
Erano
uomini morti.
̶Altrettanti
punti verranno tolti alla Casa di Serpeverde, perché anche Severus
Piton e
Regulus Black non erano nei loro letti, ieri notte. ̶
Dopotutto
non era poi così male, pensò Sirius, godendosi la
vendetta.
Fine