Dimmi come passi le notti
Quando ripenso al tempo che tu, mi
chiedevi se eravamo il vento
Penso e ripenso ai giorni che tu, mi sapevi regalare il meglio
Dare, dire, ore, parlare di segreti e di ambiti
tesori,
-Sai cos’ho fatto oggi?- Ogni volta era una scoperta.
-No. Che
hai fatto?- E lui voleva scoprirlo. Era curioso di sapere cosa nascondeva quel
sorriso che donava solo a lui.
-Ho chiesto il mio primo permesso!- Rideva. Come una bambina sull’altalena.
-Davvero?-
Non era incredulo. Voleva farla divertire.
-Si!- Lo
abbracciava. Felice. Lontana dai divieti. E continuava
a raccontargli come aveva passato la giornata. Come una bambina che torna dal
parco giochi.
-Perché stai con me?- Era alla ricerca di una certezza, lei. Voleva
perdere quell’insicurezza che a volte le si cuciva addosso.
-Perché mi piaci.- Ma quello non bastava.
-E perché ti piaccio?-
-Non posso
fare un elenco di tutte le cose per cui mi piaci. Sono troppe!- La baciava. E lei
sorrideva serena.
Sereno era sempre sereno il cielo che
copriva l’odore di grano..Ma dimmi come passi le notti,
tu dimmi come passi
le notti…Ora…che sento anch'io il bisogno di guardarti e di stringerti ancora
Che sono diventato un uomo fragile anch’io da allora..
Amico non lasciare questa voce tremare nell’aria….Piove ogni tanto anche dentro
di te..?
Lei odiava
l’odore del fango dopo la pioggia. Eppure con lui
vicino sentiva profumo di fiori di campo.
Ogni tanto,
quando non si incontravano, sentiva il bisogno di
averlo accanto.
Quando
aveva gli incubi voleva stringerlo a sé, per tranquillizzarsi. Come una bimba
che vuole il suo orsacchiotto.
Solo che lui non era un orsacchiotto. E lei gli
voleva veramente bene.
Aveva paura
di perderlo. Che qualcosa li allontanasse. Che lui la odiasse. Che lei si
perdesse.
Fragile,
come l’ala di una farfalla. Fragile, come una ragazza.
Perché lei
sentiva il bisogno di essere considerata una ragazza.
-Che hai fatto ieri sera?- Domanda impertinente da una persona
impertinente.
Domanda fastidiosa da una persona fastidiosa. Domanda
ripetitiva da una persona ripetitiva.
-Non
t’importa. Fatti i fatti tuoi.- La stessa risposta dura. Perché
doveva condividere la sua felicità con qualcuno? Con qualcuno che non avrebbe
capito.
La notte era
solo loro. Non di qualcun altro. La notte era l’unico momento in cui potevano
sorridersi senza essere richiamati all’ordine. Un ordine ingiusto. Sbagliato,
forse. Meglio il disordine. Sempre. Se li faceva
felici, meglio il disordine.
-Non
lasciarmi.- Gli diceva ogni tanto. Una piccola bambina con la paura di perdere
il suo orsacchiotto.
-Mai. Mai.
Mai ti lascerò. Te lo giuro.- Ecco quello che voleva sentirsi dire. E che lui le diceva ogni volta. –Non voglio lasciarti. Perché altrimenti sarei solo.-
-Come me?-
-Tu non sei
sola.-
-Invece sì.-
Parola amare. Parole dure come un pugno. Parole
tristi.
-No, perché ci sono io.- Un sorriso che la illuminava. Un sorriso che le faceva
riacquistare la sicurezza.
Prendere a
calci quell’insicurezza che la faceva tremare come
una foglia in autunno.
A volte si
chiedeva se l’insicurezza attanagliasse anche lui. Ma
poi si diceva di no.
Lui era
forte. Lui aveva già sofferto.
Perché
darsi altri dispiaceri?
Perché non
essere felice?
No, lui non
era insicuro.
O cammini sorridendo a un figlio?..Ti
è capitato di pensare a me?
O sei ancora chiuso nel tuo sbaglio?
La strada
affollata. Bambini che corrono.
Un bimbo con
gli occhi verdi che la salutava.
Lei insicura
se sorridere.
Dagli questa soddisfazione. Magari è lui.
Sorrideva. E sinceramente.
Una bimba
con i capelli neri le andava a sbattere contro e lei le chiedeva scusa, con una
voce che forse non era la sua.
Sperava di
sorridere a lui. Sperava di chiedere scusa a lui.
Perché tutti possono sbagliare. E lei aveva sbagliato.
Lei che gli aveva detto di non lasciarla. Lei.
Lei lo aveva
abbandonato. Lei lo aveva fatto soffrire. Lei. Lei che si chiedeva se i suoi
sentimenti erano sinceri.
Forse era
lei a non essere sincera.
E se n’era resa conto. Troppo tardi. Quando ormai tutto è
perduto, lei se ne rendeva conto.
-Mi
dispiace, ma devo…- Doveva cosa? Mentire?
-Avevi detto che non volevi. Mi avevi detto
che saresti venuta con me.- Doveva farlo soffrire.
-Lo vorrei,
ma…- Bugiarda. Lei non lo voleva. Lei si era conto che forse era meglio fare
come la sua famiglia aveva scelto.
-No. Tu non
lo vuoi.- Lui aveva ragione.
-Come puoi
pensare una cosa del genere?!- Aveva una mente fatta
apposta per pensare.
-No, io non
posso pensare una cosa del genere. Io devo pensare una cosa del genere. Vorrei
non farlo, ma non posso.-
Il
fidanzamento. Le imminenti nozze.
La morte del
consorte.
Aveva
pianto, si. Perché era triste.
Doveva
piangere anche prima, quando avrebbe potuto evitare tutto questo.
Vivo, bene, ora, ho mille desideri da scrivere ancora..
La vita, rubiamo la vita, mettiti la giacca che usciamo stasera…
Oggi è
felice. Oggi l’ha ritrovato.
Lui è stato
forte. Lui non è morto. Lui l’ha cercata per tanto tempo,
l’ha perdonata.
-Grazie.-
Parole sincere pronunciate tra le lacrime. Lacrime di gioia.
-E di
cosa? Io dovevo.- Era così confortante sentirlo
pronunciare quelle parole.
-Stasera
dove si va?- Esiste una strada per la felicità? Davvero?
-Alle
giostre!- Ogni luogo può rendere felici. Le giostre. Tante luci. E tanto orsacchiotti.
-Dai, mettiti il giubbotto. Fuori fa freddo!- Avvertimenti.
-Ma come?
Non posso stare dentro il tuo giubbotto?- Occhi da cucciolo
scherzosi. Occhi neri sdrammatizzati dalla felicità.
-Ci sono già
io.- Non lo capisce? Vuole un po’ di innocente
contatto.
-Ma così
abbiamo più caldo.- Spiritosa.
-E meno
spazio.- Pignolo.
-Non fa
niente.- Semplice.
-Voglio lo
zucchero filato!- Come una bimba.
-Non sei un
po’ cresciuta?- Non si cresce mai per certe cose.
-No!-
Sorride. E’ bella. E’ una bimba.
-Va bene! Dai, vieni!-
Vuole essere
come una bimba, lei.
Vuole rubare
scherzosamente la vita di una bimba.
Ma dimmi come passi le notti, tu dimmi come passi le notti…
Ora…che sento anch'io il bisogno di
guardarti e si stringerti ancora
Che sono diventato un uomo fragile anch’io da allora..
Amico non lasciare questa voce tremare nell’aria……
-Cosa facevi quando eri sola?- Domanda impertinente da una persona
non impertinente.
-Niente.-
Perché rovinarsi la vita? Lei ha capito che ha sbagliato.
E ci ha
sofferto.
Perché
continuare a soffrire?
-Scusa.- Gli altri mica le chiedevano scusa.
-Non fa niente.- Gli sorride. Lo abbraccia. Lo bacia.
Aspettiamo un tempo nuovo per riprenderci la nostra dignità…(ora…..)
Lei è
felice.
Ha
riacquistato la sua dignità.
Perché essere dignitosi non vuol dire esserlo agli occhi degli altri. Vuol dire esserlo con sé stessi.
Lei è felice
e dignitosa. Con sé stessa.
Aspettiamo un tempo nuovo per
riprenderci la nostra libertà….(ora…..)
Ci ha messo
del tempo, per staccarsi dalla famiglia.
Non li sente
più. Non sa come stanno.
E neanche
loro.
Ma forse è
meglio così.
Che vita
trasandata!, direbbero.
E lei ne è fiera.
Meglio il disordine, se fa felici. Meglio il disordine.
Ora………..ora……….ora…….ora……
Ma dimmi come passi le notti, tu dimmi come passi le notti….
Ora……
No, ora non
vi deve interessare come passa le notti.
Come sempre.
Ma ora di
più.
Tanto non ve
lo dirà.
La felicità
e la sua. E basta.
Siete cortesemente pregati di recensire.
M@by