Il titolo mi è stata suggerito da TwinStar, per cui
la ringrazio profondamente, perché se non fosse stato per lei, chissà per
quanto altro tempo questa storia sarebbe rimasta nel mio piccì.
Conoscete l’espressione “non essere né carne né pesce”?
Significa non essere
nulla di definitivo, né una cosa né l’altra. E 15 anni è un’età in cui non si
sa bene ciò che si è o ciò che si vuole fare, in cui si è un po’ idioti e un
po’ saggi, proprio come questi due genitori.
Approfitto per ringraziare tutte quelle persone che
hanno recensito le mie drabble e le altre one-shot, a cui purtroppo non posso
rispondere essendo delle fanfiction concluse, ma sappiate che ho apprezzato più
di quanto potete pensare.
In ultimo, ma non meno importante, ringrazio James e
Lily per essere sempre così dannatamente T E S T A R D I da spingermi
ogni volta a dar loro una esigua rivincita, nel mio piccolo.
~
A tutte
quelle persone che a qualunque età,
conservano
un pizzico di quella innocente idiozia che si ha a 15 anni
Né carne né pesce
“Senti” disse, “tuo padre era il mio migliore amico, ed
era una brava persona. Molti si comportano da idioti a quindici anni. Ma poi
gli è passata.”
Sirius da Harry Potter e l’Ordine della Fenice
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“Sono stomachevoli”, sentenziò un ragazzo dai lunghi
capelli neri, dall’espressione falsamente provata, “peggio di quando si
scambiano effusioni in pubblico.”
“Sirius, tu facevi cose
peggiori”, il sopracciglio destro di Remus, che era seduto accanto a lui
nell’accogliente salottino di casa Potter, scattò irrimediabilmente all’insù,
“addirittura alla presenza di minori.”
“Questo solo, perché anch’ io ero un minore”, rispose
pronto Sirius, ritenendola una scusa plausibile, “e naturalmente, perché ero
ampiamente richiesto da non potermi permettere di perdere tempo per trovare
un’angolino appartato! Ma loro… loro cosa ci perdono a smet-”
“Dì mam-ma!” una voce femminile dalla camera da
letto interruppe Sirius, il quale rassegnato, alzò gli occhi al soffitto.
“Dì pa-pà!”
“Harry, dì mam-ma!”
“Tesoro, così lo
confondi!”
Remus storse il naso e si afflosciò sul divano, aspettando
ciò che temeva sarebbe successo da lì a poco; probabilmente fu la stessa cosa
che pensò Sirius, perché agitò la bacchetta, facendo apparire dal nulla
un bicchiere pieno di Burrobirra, con la chiara intenzione di godersi con i
massimi confort la prospettiva di farsi quattro risate.
“Per tutti i Boccini d’Oro saettanti! Sirius, nascondi
subito quel bicchiere! Vuoi di nuovo assistere a l’uso ‘improprio degli
utensili da cucina’?”
Nel suo cantuccio Sirius
sghignazzò a quel ricordo: non aveva mai visto così tanti oggetti babbani
volare tutti insieme da una parte all’altra di una stanza senza l’uso della
magia!
“Non mi dire che hanno già finito i piatti?!”
Il sospiro di Remus, gli fornì implicitamente uno spunto
per il nuovo regalo che avrebbe fatto questo Natale a Lily, ma lo sguardo di
rimprovero da parte dell’amico, gli fece cambiare automaticamente idea.
Eppure, un bel set completo della collezione autunno-inverno
di quest’anno, con tanto di boccini e gigli, avrebbe fatto la sua figura, pensò
amareggiato, spuntando mentalmente la casellina delle pensate del millennio per
i regali di Natale.
“Oh certo, infatti sono io quella che pretende che un
bambino di un anno svolazzi per la casa a cavallo di una scopa impazzita,
nonostante il fatto che fatichi visibilmente a stare seduto da solo!” la voce
alterata di Lily, rimbombò fra le pareti, e il silenzio prolungato che seguì
non auspicava nulla di buono.
“Ancora!” esclamò esasperato James, “mi sembra che abbiamo
già chiarito questo fatto!”
“Evidentemente no, visto che Harry riporta ancora i segni
di quell’avventura!”
Sirius e Remus si scambiarono un’occhiata comprensiva,
ricordando quell’imprevisto che aveva lasciato sulla pelle candida di Harry una
piccola cicatrice all’altezza della guancia sinistra.
“Ma se si è divertito, Lily! Diglielo Harry, a questa
zuccona!”
Non sentendo nessuna risposta, i due uomini seduti in
poltrona intuirono che il bambino stava – giustamente – ignorando i suoi
genitori in piena crisi adolescenziale.
“Probabilmente non risponde, perché insisti a volergli
insegnare parole come Quidditch - che imparerà a pronunciare solo quando
varcherà il cancello di Hogwarts per la prima volta - che gli fanno perdere
interesse per la nostra lingua!”
O forse non avrebbe
risposto comunque, perché da un bambino di poco più di un anno non ci si
aspetta che possa formare una frase di senso compiuto, pensò Sirius, riflettendo sul
fatto che lui - ormai all’età di venti anni - aveva ancora qualche difficoltà
su questo punto.
“CHE COSA?” quando a James gli toccavano il Quidditch
diventava incandescente e intrattabile, e Remus si era sempre augurato di non
doversi mai trovare in una situazione simile come a quella di qualche mese fa,
in cui una Lily mortificata aveva accidentalmente buttato una coppa di James,
scambiandola per un vaso di vecchia data. “Come sarebbe a dire che Harry
sentirà parlare di Quidditch solo quando andrà a scuola?”
“Hai sentito bene, Cercatore dei miei calzari”, replicò la
ragazza.
“Ma, ma Lily” pigolò James, “io ho già fatto l’abbonamento
per la stagione ’81-’82 per tutti e due… ehi aspetta, Lily! Non potevo
rifiutare, era un’occasione imperdibile; pensa che comprese nel prezzo, ci sono
anche le trasferte!”
James saltellava intorno a Lily, cercando di far sentire
le sue ragioni, mentre quest’ultima lo ignorava totalmente; Sirius e Remus li
videro arrivare così in salone, con Lily imbronciata per non essere stata
consultata per la vita sportiva del figlio, mentre James che pendeva dalle
labbra di sua moglie, con tanto di occhioni imploranti da cerbiatto.
“Remus caro, puoi far capire a James che Harry è troppo
piccolo per assistere ad una partita di Quidditch?”
Sentendosi chiamato in causa, Remus si guardò disperato in
giro, cercando un aiuto - che non arrivò - da parte di Sirius, che si limitò ad
alzare le spalle con noncuranza.
“Lily, credo che James sia al pieno delle sue facoltà
mentali, quindi sicuramente sarà ragionevo-”
“Sirius amico, puoi far capire a Lily che bisogna
trasmettere la passione per il Quidditch fin dalla tenera età?”
Questa volta fu Sirius a far saettare il suo sguardo fra
le due trincee.
“Ehm…” balbettò il ragazzo, ricevendo un’occhiataccia da
parte di James, “non è poi una tragedia, se ci pensi, Lily.”
“Ah, no?” le mani si spostarono sui i fianchi e il piede
destro cominciò a sbattere impaziente sul pavimento.
“Sai, proprio alla scorsa partita con Jame… no, no James
non c’era”, aggiunse in fretta Sirius, quando vide il viso sorpreso di Lily e
quello paonazzo di James che gesticolava disperato, “era Remus, certo, che
sbadato… vero, vecchio mio?”
Il licantropo fece un sorriso forzato farfugliando
qualcosa su una parata spettacolare.
“Dicevo… ehm”, Sirius si allentò il colletto della
camicia, “io e Remus abbiamo visto quel nullafacente di Malfoy accompagnato da
suo figlio, che se non sbaglio ha la stessa età di Harry.”
“Ragion per cui, Harry non ci andrà! Sapere che lo stadio
è frequentato da questa gente è un buon motivo per lasciarlo a casa.”
“Grazie Felpato”, disse a denti stretti il Cercatore.
Per la ragazza la questione era chiusa, perciò tornò in
camera da letto da Harry, che reclamava l’attenzione con dei lamenti strozzati.
I tre uomini si guardarono in silenzio, sfiniti da quella
battaglia verbale: Remus si massaggiò le tempie, Sirius sorseggiava il
bicchiere di Burrobirra – che evidentemente aveva ritirato fuori quando Remus
si era distratto -, mentre James si scompigliava nervoso i capelli.
“E quindi saremo ancora io e te alla grande partita della
prossima settimana”, ruppe il silenzio Sirius.
“Così sembrerebbe.”
“Guarda
il lato positivo, con un bambino avresti rischiato di perderti alcune azioni memorabili
e se si fosse stancato e avesse cominciato ad urlare? Saresti dovuto uscire
perdendo l’incontro che aspettiamo da secoli!”
“Vedi
se ora mi tocca anche ringraziarla!”
“Dai
Ramoso, non è la fine del mondo”, concluse Sirius, dandogli una affettuosa
pacca sulla spalla, “però ora, io e Remus dobbiamo andare.”
Remus
fece di sì con il capo, sapendo bene che la folta chioma rossa di Lily sarebbe
spuntata da lì a poco.
“Non
vi fermate a cena come al solito?” chiese speranzoso James, che da quando
avevano comprato quella casa a Grodic’s Hollow, erano diventate molto frequenti
le visite dei suoi due amici.
“Stasera
no, Lunastorta dev-” ma Sirius non fece in tempo ad inventare una scusa
lontanamente plausibile, che la voce saccente di Lily gli perforò le orecchie.
“Allora
preferite carne o pesce?” la voce femminile li fece sussultare, visto che non
l’avevano sentita entrare.
“Veramente
amore oggi non si fermano”, sottolineò James lasciando la mano a mezz’aria, con
l’intento di portarla a scompigliare i capelli, dopo lo sguardo assassino della
moglie.
“Come
no? Harry ci teneva tanto, senza contare che ho già cotto il pesce!”
Ma se aveva già deciso,
per quale motivo ci ha dato delle alternative?, pensò Remus, il quale si stava già leccando
letteralmente i baffi, essendo - se pur
a malincuore - un grande intenditore di carne.
“Lily,
ma se io avessi scelto la carne, che cosa avresti fatto? Avresti buttato il
pesce dalla finestra?” se Remus si limitò a pensarlo, Sirius ebbe la
malaugurata idea di dare voce alla propria osservazione; infatti la ragazza lo
ignorò totalmente, e lui si ammutolì offeso. Sapeva benissimo che un con Evanesco avrebbe risolto il problema, ma voleva solo farle capire che
si stava davvero impegnando a capire l’usanze babbane, ma forse non era tipico
dei babbani buttare le cose dalla finestra. Accantonò presto il tutto,
dicendosi che prima o poi si sarebbe preso la briga di informarsi al riguardo.
“James
mi aiuti con le posate?”
Lily
schioccò un bacio sulla fronte al marito, che la seguì in cucina tenendole la
mano. Poco dopo tornò da solo, sussurrando ai due:
“Potete
tenere buono Harry, giusto il tempo che convinco Lily?”
E
scomparì dalla stanza, senza aspettare un consenso.
Sirius
guardò sconcertato Remus, e si avviarono verso il bambino: anche se erano mesi
che andavano a cena una volta a settimana dai Potter, non si erano ancora
abituati a vedere i loro vecchi amici come marito e moglie, peggio ancora nei
ruoli di genitori, senza contare che bisticciavano come quando andavano a
scuola.
“Ed
ecco il mio malandrino preferito”, esclamò Sirius, prendendo in braccio Harry
dalla culla e facendogli fare vola-vola, “ti piace, vero?”
Il
pargolo gridava divertito di quel diversivo, mentre Remus guardava l’amico,
accigliato; poi improvvisamente Sirius smise di lanciarlo in aria, e gli
sussurrò ripetutamente qualcosa all’orecchio.
“Che
cosa stai facendo?”
“Sto
solo ampliando il suo vocabolario”, mormorò innocente lui.
“Immagino”,
rispose di rimando Remus, “secondo te, James avrà finito di convincere Lily?”
Entrambi
tesero l’orecchie in attesa di urla o vetri rotti, ma la casa era stranamente
silenziosa; nel frattempo Harry si dimenava fra le braccia di Sirius, il quale
lo guardava ammaliato.
“E’
ora di andare da mamma e papà”, concluse infine.
Raggiunsero
la cucina e rimasero di sasso, quando videro i loro amici sdraiati sul tavolo -
dove avrebbero dovuto apparecchiare, pensò Sirius indispettito – a
scambiarsi non di certo dei coltelli o delle forchette.
“-dini”, urlò Harry dalla presa di Sirius, e i due genitori si
staccarono imbarazzati, per poi vedersi dipingere sul volto il totale stupore
misto all’orgoglio.
“Avete
sentito tutti quanti? Harry ha dett-”
“James,
hai sentito?” chiese emozionata Lily, ignorando Sirius, “vero che ha detto mamma?”
“Veramente
ha dett-”
“Ma
l’hanno sentito tutti che ha detto
papà, vero Felpato?”
“James,
non dire stupidaggini, ha chiaramente detto mamma! Diglielo
te, Sirius!”
“Scherzi? Ha detto proprio pa-pà, vieni campione che ora ti faccio
vedere che cos’è un Boccino d’Oro”, e James prese in braccio il figlio e lo
portò in salone, davanti alla sua mensola di trofei.
“James, James POTTER!” sbottò Lily.
“E
dai Lily, lasciami vivere questo momento!”
“No
James, tu non libererai il tuo amichetto alato per tutta casa, ti devo forse
ricordare che cosa hai combinato la scorsa settimana?!”
“Solo
un secondo, che ti costa?”
Nel
frattempo Sirius e Remus guardavano la
scena impassibili sul ciglio della porta.
“Vedo
che James è riuscito a convincere molto bene Lily”, disse ironicamente Sirius.
“Sembrerebbe
proprio così”, poi come se si fosse ricordato qualcosa, “a proposito, che cosa
ha detto Harry, mamma o papà?”
“Non
ci crederai, ma non ha detto né mamma e né papà!”
“E
che cosa ha detto?”
Prima
di rispondere, Sirius fece un sorriso eloquente.
“Ha
detto malandrini, Remus ha detto malandrini…”
“Certo
con un po’ di fantasia…”
“D’accordo,
non ha pronunciato del tutto correttamente la parola”, aggiunse scocciato,
quando Remus stava per riaprire la bocca per ribattere, “e provvederò
personalmente a questa mancanza, ma l’idea era questa, ne sono sicuro: l’ha
detto riferendosi a James e Lily che si stavano scambiando
effusioni in pubblico in presenza di minori… è tutto suo zio!”
“SIRIUS,
REMUS VOLETE VENIRE A DARMI UNA MANO?” esclamarono contemporaneamente i due
genitori.
Forse non tutti
smettono di fare gli idioti a quindici anni, pensò ingenuamente Harry, mentre James con la mano
libera lasciava andare il Boccino e poi lo riprendeva, e Lily garantiva che
l’avrebbe disintegrato se non l’avesse tolto di mezzo immediatamente, e non era poi una così magra consolazione.