Libri > Eragon
Segui la storia  |       
Autore: Fair_Ophelia    30/06/2012    3 recensioni
Dopo la caduta di Galbatorix, un altro pericolo incombe su Alagaësia e soprattutto su Nasuada: un nemico che silenziosamente stringe intorno a lei la sua rete, separandola dai suoi alleati. Riuscirà a liberarsi dal suo aguzzino e a sciogliere i nodi di questa intricata matassa, alla scoperta del vero essere del Waìse Néiat? Scopritelo con me attraverso un viaggio pieno d'azione e romanticismo... Spero che diate almeno un'occhiatina :)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Murtagh, Nasuada, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

8-MENTE A MENTE

 

Nasuada gemette quando le sue difese furono abbattute come fuscelli: la mente messa a nudo si scontrò con un'entità immensa che avrebbe paragonato ad una grotta dalle pareti rivestite di diamante brillante, con un cuore nero di avidità, spietatezza e pazzia. Una voce risuonò sprezzante e nitida nel suo più profondo essere: -Mi hai riconosciuto, Nasuada figlia di Ajihad. Vedo che ti ricordi bene di me.
La frase risuonò distante, quasi solenne, senza traccia di echi o rimbombi: le sembrava che venisse da tutte le parti e di trovarsi chiusa nella grotta immaginaria dell'essenza di Galbatorix, sospesa in aria.
-Mmph... che cosa ci fai... qui? Tu... tu sei morto!- Faticava anche a pensare a causa della presenza dell'altro e della febbre.
-Se sono davnti ai tuoi occhi, evidentemente quel giorno nella sala non è andata come pensi. Ti spiegherò qualcosa, almeno per togliere i dubbi che ti assillano, se vuoi.
-Ricordi cosa ho detto prima di essere ucciso, nella sala del trono?-
Impossibile dimenticarlo. Aveva passato giorni e giorni a parlare con Eragon per cercare di capire quella magia. -Waíse néiat.
-Esatto. Waíse néiat è una frase ambigua... Sai, significa "non essere", e "non essere" può avere molte accezioni: non esistere, non avere una certa qualità, non trovarsi in un dato luogo, tanto per citartene alcuni. E io ho sfruttato proprio quest'ultima proprietà: ho cercato di trasferire il mio corpo in un altro luogo. Ma qualcosa dev'essere andato storto. La cosa non mi stupisce più di tanto... In quella sala c'erano enormi concentrazioni di energia e migliaia di incantesimi che pregnavano gli oggetti, così come me stesso, e devono aver modificato la magia che tra l'altro era stata formulata in fretta e furia ed era già di per sé equivoca. E così sono scomparso e un bel giorno mi sono risvegliato nelle Du Fells Nángoröth, le montagne al centro del Deserto di Hadarac. Non so cosa mi sia accaduto o come sia arrivato lì; fatto sta che è avvenuto un prodigio.-
Improvvisamente i lineamenti del viso di Galbatorix tremolarono e scomparvero per lasciar posto ai suoi tratti originali, perdendo ogni somiganza con Orrin. Il volto aveva però qualche strano particolare che terrorizzò la regina: il viso era più scarno, la pelle cerulea e sottile come quella di un vecchio sembrava sul punto di decomporsi e lasciava intravedere le ossa dietro di sé -senza muscoli-, le iridi erano di un rosso vivo come una goccia di sangue alla luce del sole e sembravano animate di vita propria, perché passavano rapidamente da una sfumatura all'altradel vermiglio. Gli altri nella sala non dovevano vedere l'orrore che si presentava ai suoi occhi, perché osservavano la scena ma non sembravano particolarmente concentrati sul viso di lui.
Nasuada non credeva ai propri occhi. Le sembrò che l'aria non volesse più uscirle dai polmoni. -Sei... Sei uno Spettro?!
-No, Nasuada figlia di Ajihad. Sono molto di più. Non so nenache io cosa sono. Non c'è traccia di spiriti in me, né io riesco a controllarli o ad esercitare un particolare controllo su di loro; al massimo, ho alcune delle loro facoltà. Ma preservo intatti anche tutti i miei poteri, e anzi sono più forte fisicamente di prima. Sono una creatura mai esistita in Alagaësia; sono fuori dalle leggi della natura, della morale, della magia. Un reietto, uno scarto, un esemplare unico, ma non ho mai osato chiedere di meglio. Nessuno può dirmi cosa devo fare, coem dovrei essere, per quali leggi morire, perché sono un "Waíse néiat", un non essere. Non esisterà mai nessuno come me. Presto tutti avranno paura, come già l'hanno avuta... Perché si cova sempre terrore e diffidenza per il diverso... Per ciò che non si conosce, capisce... Come il Consiglio dei Cavalieri non capiva il mio dolore alla scomparsa di Jarnunvosk... E ogni membro è perito a causa della sua stoltezza. E così tu, e tutti gli altri che mi avete ucciso, verrete ripagati con la vostra stessa moneta. E la prima a morire sarai tu, Nasuada figlia di Ajihad. Non compirò lo stesso errore di quando ero umano: lasciarti in vita è stata la causa di tutti i miei guai.- Gli occhi si ridussero a due fessure, mentre lei tremava di paura. -Ma prima mi aiuterai a tornare al potere. Ho elaborato un piano a dir poco perfetto per riottenere il trono di Alagaësia, tanto diabolico quanto geniale. Credo che in parte tu l'abbia già intuito, ma per vederti soffrire te lo spiegherò lo stesso.
Qualsiasi cosa tu abbia pensato, non riuscirai a sconfiggermi, pensò lei, ma non ne era così sicura.
-Devi sapere che quando mi sono risvegliato e ho constatato ciò che ero diventato, ero pieno di giubilo, per i motivi che già ti ho spiegato, ma non ci volle molto che mi resi conto che quella nuova situazione aveva portato anche un lato negativo: avevo dimenticato il Nome dei Nomi.-
Nasuada sbarrò gli occhi incredula, ma lui continuò imperterrito. -Dopo questa constatazione, ho iniziato ad informarmi con la magia su tutto ciò che era successo in Alagaësia nel lasso di tempo in cui ero morto, o addormentato.-
-Quanto tempo fa ti... sei ... risvegliato?-
La presa sulla sua mente si serrò di più, e lei strinse i denti.
-Non osare interrompermi! E se proprio ci tieni a saperlo, si tratta di tre mesi fa all'incirca.-
La stretta nonsi allentò, e lui riprese. -Ero pieno di odio cieco, e iniziai a cercare un modo per vendicarmi e riprendere il potere. Non ci volle molto perché elaborassi questo semplice piano: avrei ucciso Orrin, ti avrei sposata fingendomi lui e dopo aver consolidato l'unione tra il Surda e l'Impero tanto da renderli un unico Stato avrei ucciso anche te. Nel frattempo non mi sarebbe stato difficile fare una visita ufficiale a Arya ed estrapolarle il vero nome dell'Antica Lingua: e allora il mio potere sarebbe davvero tornato quello delle origini. Ma c'erano ancor adue ostacoli da eliminare: Angela e la stessa Arya, le uniche due persone che avrebbero potto aiutarti. Poiché avevo bisogno di avvicinarti gradualmente, avresti potuto allertare una delle due. Nonostante questo problema, però, mi misi in marcia verso Aberon impadronendomi del corpo di un eremita del deserto, sperando che la buona sorte e i miei nuovi poteri a me ancora sconosciuti mi avrebbero aiutato. E così fu. Passando per caso accanto a due viandanti nella via verso Petrøvya, mi apparve nella mente un uovo di drago blu scuro, poi la città di Ilirea, e il sesto senso mi disse che una di quelle due persone era destinata a diventare Cavaliere. Guarda tu stessa cos'è accaduto.
Galbatorix lasciò sfuggire un ricordo dalla mente per mostrarlo a Nasuada, come se una particella del diamante della grotta immaginaria si fosse staccato e spostato sotto i suoi occhi.
Galbatorix raggiunse due donne girate di spalle e le salutò: -Buongiorno, belle signore.
Le due si girarono: l'una, più anziana, aveva capelli corvini e un'aria severa; l'altra, piuttosto giovane, ricci biondo cenere e occhioni grigi. -Cosa volete da noi, signore?- disse la prima, con fare distante.
-Mi presento: mi chiamo Rovenic, e sono mago, negromante e sensitivo. Vi ho fermate perché passando accanto a voi-, e indicò la ragazza, -ho sentito una strana energia... E la sensazione che presto diventerete Cavaliere di una delle tre uova che girano per l'Impoero: quello blu, per la precisione. Volevo che coosceste il vostro destino, perciò sono tornato indietro per avvisarvi.-
Le due si erano irrigidite ed emanavano un'aria incredula. -Credete che stia mentendo?- riprese lui osservandole.
-No, affatto. Anzi, sappiamo per certo che state dicendo la verità-, rispose la donna dai capelli neri.
-Mi... Mi era già stato predetto da un'indovina nel Surda, tanto tempo addietro- fece l'altra, sgranando gli occhi che, già grandi di loro, adesso sembravano laghetti argentati.
-E non volete che il Wyrda segua il suo corso? Se è vostro destino diventare Cavaliere, cercate il vostro uovo di drago! Gira per le città con altri due, o sbaglio?
-È esatto, ma sono appena arrivate a Ilirea, e devono ancora giungere nel Surda... Pare che rimarranno qualche mese nella capitale dell'Impero, per poi trasferirsi in quella del nostro Paese: quando arriveranno qui, si compirà il mio Wyrda.
-Signorina, non dovete aspettare che l'uovo vi passi sotto il naso; anzi, dovreste andargli incontro! Prima Alagaësia avrà un nuovo Cavaliere, meglio è! Chiunque, al vostro posto, sarebbe già corso a reclamare ciò che gli spetta! Cosa
aspettate?- La ragazza sembrava titubante, mente la donna annuiva convinta.
-Signore, dovete però tener presente che quando giungeranno in città le uova saranno già state toccate da tutti e verranno messe al sicuro nel palazzo. Sarà impossibile avvicinarle!
-Be', allora ruberete quello che vi serve.- Vedendo le loro facce stravolte, aggiunse: -Sarà un'azione a fin d bene, dopo tutto. Pensate alla felicità della regina quando troverà un Cavaliere al suo servizio!- La bionda non era ancora del tutto convinta, mente l'altra era quasi entusiasta. -Avete perfettamente ragione! Occhi di Lupo, potresti andare un attimo a comprare della frutta a quella bancarella, per piacere?
Lei la guardò storto, ma non protestò e si allontanò in fretta.
-Occhi di Lupo... E voi, come vi chiamate?
-Cantalama... Ma datemi del tu! La vostra idea è semplicemente geniale! Però sarà difficile da realizzare!
-In realtà, un modo c'è- fece lui misterioso. -Vuoi davvero che la ragazza diventi Cavaliere?
-Certo, con tutto il cuore! Voglio solo il meglio per lei!
Nasuada sentì il suo volto tremolare ocme se fosse stata lei Galbatorix, poi vide che l'altra era diventata pallida e tremava. Doveva essere tornato ai suoi tratti originali, come aveva fatto in precendenza con lei.
-Eka weohnata néiat haina ono. Vel eïnradhin iet ai Shur'tugal.- la rassicurò l'uomo. Stranamente riuscì a capire il senso della frase, anche se non sapeva l'Antica Lingua: "non ti farò del male. La mia parola di Cavaiere."
L'altra invece doveva conoscere la lingua, perché in parte si tranquillizzò. -Galbatorix...- un sussurro impercettibile, una parola finita prima di iniziare.

Il ricordo si allontanò, e la regina tornò in sé.
-Cantalama...-
-Sì, proprio lei. Ti risparmio i particolari: le ho spiegato il mio piano ed è stata ben felice di aiutarmi, e inoltre ha trovato il modo di far fuori due piccioni con una fava. Innanzi tutto ha convinto Occhi di Lupo che ua volta diventata Cavaliere sarebbe dovuta fuggire dall'Impero, senza svelarle la mia identità, poi è andata con lei a Ilirea e si è fatta aiutare da Angela a rubare l'uovo, convincendola delle stesse ragioni.
-È impossibile che abbia corrotto anche lei!- Non le importava se l'avrebbe punita per averlo interrotto; avrebbe detto ciò che pensava e fatto tutte le domande che le venivano in mente.
Lui sbuffò: -Infatti l'ho posta sotto un incantesimo. Non è stato facile domare la sua mente, ma alla fine l'ho messa fuori gioco.
-Ma se l'avevi davvero convinta che era giusto allontanare Occhi di Lupo da me, perché poi ha ceduto? E a che pro allontanare il Cavliere?
-Se solo non m'interrompessi!- sbraitò lui, stringendo la sua mente ancor più forte. Le sembrava di implodere fino a scomparire. -Lasciami... Lasciami!- urlò. La presa durò ancora per alcuni secondi, momenti per lei di lacinante dolore, poi sciamò gradualmente.
-Angela è passata dalla tua parte perché l'incatesimo ha ceduto, ma poi è stato ristabilito e ora è la fedele serva di Cantalama.- Ecco perché mi ha aggredita quando le ho detto della scomparsa del corpo di Trianna... L'incantesimo la rende mia nemica. -E ho allontanto Occhi di Lupo perché così Arya è dovuta andare a riprenderla ed è irrangiungibile, e ora né lei, né l'erborista potranno aiutarti! E infine, quando Occhi di Lupo inconterà la regina mi impossesserò della sua mente attraverso la ragazza e il Nome dei Nomi sarà mio!-
Non è possibile! Tutto quello che sta dicendo è un incubo! Si sentiva in trappola. Nessuno poteva salvarla, nessuno sapeva niente. Quando Galbatorix la faceva sognare nella Stanza dell'Oracolo ai tempi della prigionia, almeno c'era Murtagh a rassicurarla con il tocco della sua mente, a dirle di stare tranquilla, a dissipare la menzogna. C'era quell'alone rosa di preoccupazione per lei a convincerla che la speranza di salvarsi sopravviveva ancora, c'erano le sue visite alla fine delle torture, c'era la sua risata allegra quando veniva a sapere che non si era lasciata piegare dalle visioni mostruose, c'era la sua voce premurosa e il tono concitato quando parlava di un piano per liberarla, c'erano i suoi occhi che anche con uno sguardo distratto sapevano dirgli se lei era preoccupata o fiduciosa per il futuro; e, nel primo caso, c'era la sua consolazione che le faceva passare la malinconia, le faceva pensare che bastava la presenza di lui a risolvere tutti i problemi. Ma in quel momento lui era via, e l'incubo persisteva. Perché non sei qui? Perché mi hai lasciata da sola?
-Stai pensando a Murtagh, non è vero?- La frase beffarda di Galbatorix la fece cadere dalle nuvole. -No, stavo pensando a come mai Trianna è morta dopo aver divinato Orrin.- Non gli avrebbe mai permesso di conoscere i suoi pensieri su di lui, anche se doveva aver intuito che provava qualcosa visto il sogno su loro due alla tenuta.
-E chi è Trianna, di grazia?- fece con un sorrisetto.
-Una maga che mi ha aiutata a divinare Orrin, ed è stato allora che l'ho visto morto.
-E hai scoperto così la mia identità. Be', poco male. È scomparsa perché prevedevo la tua mossa e un mio icantesimo fa subire quel fato a chiunque divini Orrin... Così saresti stata l'unica a saperlo, e se l'avessi detto a qualcun altro ti avrebbe presa per pazza. Come Angela.
-Ma lei era sotto l'effetto dell'incantesimo.
-E secondo te qualcuno ti avrebbe creduto se avessi detto che Orrin era morto e il suo cadavere giaceva abbandonato?- Conosceva la risposta; era lo stesso motivo per cui non l'aveva confidato a Farica, né a nessun altro. Rimase in silenzio, sollevata almeno del fatto che non aveva scoperto che aveva pensato a Murtagh, ma il suo sollievo durò poco, perchè dopo qualche secondo lui aggiunse: -E comunque non mentirmi quando dici che non stavi pensando al tuo dolce Cavaliere rosso.
-Ma... Non è vero.
-Oh, invece stavi proprio ricordando quel traditore.
-No.
Galbatorix con un ringhio d'ira si avventò sui suoi ricordi, ripescando quelli di pochi minuti prima. Lei cercò di ostacolarlo il più possibile ponendo avanti altre memorie e pensieri che vanificassero o almeno rallentassero la sua ricerca, innalzando barriere, recitando la filastrocca che era solita usare per difendersi, ma la febbre e l'agitazione non le permisero di resistere a lungo, e la mente di lui sembrava nata appositamente per districarsi nell'animo altrui e trovare ciò che cercava. Così in pochi secondi ciò che voleva fu suo.
-Già, ora non c'è il tuo tenero Murtagh ad aiutarti, bambina- fece lui con ferocia -e visto che mi hai anche mentito, mi vendicherò scoprendo cos'è accaduto nella Stanza dell'Oracolo, e come hai fatto a cambiare il suo Vero Nome. L'amore è una trerribile bestia, e tu sei capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato quando hai stregato il mio servo!-
-No! NO!- Il suo urlo mentale l'assordò più che se avesse gridato davvero. Quelli no! Quelli no! Gli avrebbe anche dato tutti i ricordi dell'infanzia, se fosse stato necessario, ma i ricordi con Murtagh erano i più preziosi della sua vita, quelli che non aveva mai apero a nessuno, di cui non aveva mai parlato. Ma era troppo tardi: prima che se ne accorgesse aveva già iniziato e lo vide sfogliare rapidamente le sue visite al Farthen Dûr, il "sei bellissima" a cui a quei tempi aveva sorriso innocentemente senza capire cosa ci fosse sotto, il loro ballo, il momento in cui quasi si erano baciati -e rivederlo la fece ardere di desiderio, imbarazzo e tristezza-, che avrebbe voluto rivivere ancora e ancora e ancora finché la vita, stufa di sentirsi chiedere all'inifinito di rivivere le stesse scene, l'avrebbe trasferita eternamente lì dentro, il "non ti amo" che quasi la fece piangere di rammarico perché aveva fatto soffrire così tanto il suo amore ed era stata così cieca da non accorgersi della passione che ardeva dentro di lui... -Ma quanto siete teneri- latrò lui sarcastico, quasi strappando le pagine delle sue memorie che invece andavano sfogliate con tanta delicatezza. E poi rivide la Stanza dell'Oracolo, il ghigno di Murtagh che rispondeva "Vero, sire" dietro la maschera d'argento e che l'aveva tanto fatta soffrire, la prima visita in cui ubriaco le svelava i segreti della sua vita e lei aveva reagito con un atteggiamento forse troppo distante per l'enorme portata di quei ricordi -e a ripensarci sentiva forte l'istinto di stringere il suo cucciolo al seno, la voglia di percepire il suo abbraccio ricambiato, di fargli capire che non era solo come pensava, consolarlo, allontanarlo dai mostri del suo doloroso passato-, e ancora il momento in cui gli aveva detto di ribellarsi, suscitando l'ira di lui ma a fin di bene, e il loro abbraccio. Qui Galbatorix si soffermò a lungo, ascoltando ogni parola della conversazione impressa a ferro e fuoco nella sua mente.
-Esci di lì!- fece lei, ma lui neanche la sentì. Non può vedere quello... Era in preda alla disperazione: Galbatorix stava scandagliando tutti i suoi ricordi più intimi, le impressioni, le speranze, i progetti, i castelli in aria su Murtagh, e con un'irriverenza, una disattenzione, una superficialità, un senso di scherno che la ferì nel profondo. Non può permettersi di trattare così il mio Murtagh! La cosa che più le faceva male era sentirsi presa in giro da lui e avvertire sprazzi denigratori tra i suoi pensieri: essendo impacciata e inscura quando era con il suo Cavaliere, temeva che lui ridesse del suo modo di comportarsi perché ridicolo, e quindi di aver fatto qualche passo falso con il ragazzo. -"Perché?" "Lo sai perché..." mi fate venire il diabete- commentò alla fine dell'esplorazione di quel ricordo, il più prezioso per lei perché in quella visita Murtagh aveva piantato in lei il seme dell'amore, che era in seguito cresciuto diventando un rigoglioso e maestoso albero, che però soffriva per la mancanza della linfa vitale. Come poteva quell'odioso "Waíse Néiat" guardare con tanto disprezzo l'abbraccio di Murtagh, le loro mani strette l'una nell'altra come se fosseero una cosa sola, i suoi occhi dolci e vibranti d'affetto e di emozione, le loro chiacchierate banali che valevano più di un colloquio di Stato, quelle tre parole che l'avevano fatta impazzire di gioia e sognare sulla lastra per giorni e giorni e giorni? Galbatorix passò ai ricordi successivi, giudicandoli con maggior ribrezzo di quanto potesse riservarne a un mucchio di letame, fino ad arrivare al loro addio. Dopo aver rivisto gli occhi lucidi di lui, risentito il suo "ti voglio bene" a cui si era aggrappata disperatamente per un anno e mezzo, sentì il ricordo sfuggirle, perché finalmente l'uomo aveva abbandonato le sue memorie, e ritornando in sé si scoprì a piangere: non si era accorta che le grosse lacrime avessero superato la barriera delle palpebre e le stessero scorrendo sugli zigomi. -Galbatorix, non dovevi... Non... Dovevi...
-Altroché, se dovevo! Non c'è che dire, sei proprio una persona di parola. Gli avevi promesso che non avresti pinato, e invece lo fai. Gli avevi promesso che non l'avresti tradito, e invece ti sposerai con me!- Lei ringhiò la sua rabbia ma lui neanche ci fece caso. -E anche lui è certamente molto fedele... Ti aveva promesso che sarebbe tornato, invece ti ha abbandonata a me! Ecco cos'è successo mantre io pianificavo come distruggere i Varden. Ecco come quello sporco traditore mi ha girato le spalle!
-Non chiarlo così! Lui non ti ha mai servito con il cuore!
-SILENZIO! Comunque sia andata, sono stufo di parlare con te. Iniziamo la cerimonia! Entro un'ora sarai sposata con me!-
Sentì Galbatorix che prendeva il controllo del suo corpo, anche se la lasciò cosciente; la stessa sorte toccò a Farica, solo che lei fu completamente assoggettata.
-Sarà la tua testimone. Crede ancora che ti stia sposando con Orrin, e così tutto il regno; solo io, te, il sacerdote e il mio testimone, oltre a Cantalama naturalmente, sappiamo la verità. E on oserai dirlo a nessun altro.-
Le lacrime non riuscivano a fermarsi; la testa le girava più che mai. Mi dispiace... Murtagh...

 

-È destinato ad una persona molto importante. Prendilo tu.
-Ma... Qag...
-Tu hai certamente più opportunità di me di incontrare qualcuno che cambierà il corso della storia.- Il Kull abbozzò un sorriso. -Dai, prendilo.
Allungò le mani e afferrò l'uovo. -Grazie. E grazie anche per la tua ospitalità... Ci hai trattati benissimo. Possano gli altri Urgali gridare di terrore quando sapranno che sei il loro sfidante, e che la vostra tribù ha deciso di invaderli.
-Che la tua spada resti affilata... Si dice così da voi, no?

Murtagh. Ehi, Murtagh. Il ragazzo si ridestò dai suoi pensieri. Perché ti preoccupi tanto? È solo un uovo.
Lo so, Castigo, ma hai sentito cos'ha detto il capo villaggio. È destinato a una persona importante.
Il drago annusò una bisaccia sull'erba e lui l'aprì, tirandone fuori il contenuto: un magnifico uovo di drago color panna, rilucente come la superficie di una perla, tanto che quasi ci si poteva specchiare. Sottili venature argentate correvano lungo la sua fredda superficie.
E chi potrebbe essere questa persona?
No lo so.
Ma in realtà se lo sentiva nel profondo, di chi era. Nasuada. Quell'uovo doveva essere suo, se il wyrda l'aveva consegnato proprio a lui. Glielo diceva il cuore.
Si alzò dal prato montano su cui era sdraiato e iniziò a riallacciare la sella e le bisacce sul dorso del suo compagno, mentre in lontananza alla sua destra scrutava il mare e un puntolino che doveva essere Narda. Dall'altro lato, quando erano in volo, si vedevano le pianure deserte tra il monte Utgard e Yazuac. Gli erano mancati, i paesaggi selvaggi di Alagaësia.
Castigo, stiamo tornando a casa, a riprendere ciò che è nostro.
Dai, non fare l'epico!
rispose lui con uno sbuffo e un tenero buffetto sulla fronte.
Il Cavaliere sorrise e montò sul suo drago, abbracciandogli forte il collo; poi spiccarono il volo in direzione di Ilirea.
Mia bella, sto arrivando!

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Eragon / Vai alla pagina dell'autore: Fair_Ophelia