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Autore: ShadowMoonLady    01/07/2012    10 recensioni
Cap.1: "Era solo un orribile, fin troppo realistico, sogno. Era un incubo, il peggiore degli incubi. [...] Lui, il principe dei sayan, incinta di quell’ameba priva d’intelletto di Kakaroth. Impossibile."
Dedicata a helly
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Di scampagnate, principi che vanno a fuoco e verità rivelate
 

Chichi quella mattina era serena, stranamente. Canticchiava allegramente mentre lavava i piatti, nessun segno di un imminente crisi di pianto o dell’ancora più temuta crisi isterica, e Goten era seriamente preoccupato. La scrutava con fare circospetto, mentre beveva il suo succo d’arancia, attendendo l’arrivo di Trunks. Da quando il suo papà si era trasferito in quell’altra casa insieme a Vegeta, per un motivo che lui non aveva ancora pienamente compreso, la sua mamma era stata particolarmente suscettibile e lunatica. Un po’ triste, anche. A Goten dispiaceva vederla così, ma alla fine ci aveva fatto l’abitudine. Ora però vederla così allegra lo lasciava molto perplesso. La donna finì di sistemare i piatti nella credenza, per poi andare in salotto per rassettare un po’ i cuscini del divano. Per seguirla con lo sguardo, il bambino fece rovesciare un po’ di succo per terra. Chichi alzò lo sguardo, quasi avesse avuto un radar. Oh no, pensava terrorizzato, sua madre aveva appena pulito il pavimento. Quella quiete era durata troppo a lungo, si disse il bambino, alzandosi in piedi, pronto a ricevere la sgridata. Che non arrivò.
“Piccolo mio, ti è caduto il succo di frutta! Prendine dell’altro, sta in frigorifero. Attento a non scivolare, a quello per terra ci penso io” disse bonariamente la donna, prendendo uno strofinaccio e pulendo le piastrelle.
Il piccolo Son cominciava seriamente a preoccuparsi. Prendendo un po’ di coraggio, decise di farle la domanda che gli ronzava nella testa da un po’.
“Mamma… perché sei così felice?” domandò, sinceramente curioso.
Chichi sorrise apertamente, cosa che inquietò ancora di più il mezzo sayan.
“Perché finalmente tuo padre e Vegeta si sono presi le loro responsabilità, e oggi tu e Trunks starete con loro! Io andrò con Bulma per dedicarci una giornata in completo relax nel centro benessere più costoso di Satan City!” spiegò con occhi sognanti, dandogli un leggero buffetto in testa, per poi tornare a rassettare i cuscini in salotto.
In quel momento, si sentì suonare.
“Oh guarda, è arrivato Trunks!” esclamò gaia Chichi, in una maniera che, pensò Goten, la fece assomigliare molto a Bunny.
“Buongiorno!” si sentì esordire educatamente dalla porta il piccolo Brief.
“Goten?”
Al sentire l’amico, l’altro bambino saltò giù dalla sedia, saltellando verso di lui.
“Ciao! Eccomi!” trillò felicemente, dando un bacio sulla guancia della madre e trascinandolo fuori per una manica.
“Mamma noi andiamo! A stasera!” salutò, spiccando il volo.
 
“TU CHE COSA??” stramazzò Vegeta, sputacchiando tutta la sua colazione.
Goku mise il broncio, sporgendo il labbro inferiore.
“Ecco perché non te l’ho detto prima. Sapevo che ti saresti arrabbiato. Tu ti arrabbi sempre” mugugnò, forse in un vano tentativo di ribaltare la situazione.
Fin dal momento in cui, in una delle sue visite costanti da Goten e nella sua vecchia casa tra i monti Paoz, aveva proposto a Chichi di farlo stare una giornata a casa loro, magari anche con Trunks, sapeva che il principino non l’avrebbe presa bene. O almeno, non se n’era reso conto proprio in quel preciso istante. Giusto un giorno dopo, quando aveva sentito sbraitare l’altro su quanto fosse ingrassato e sul fatto che non si sarebbe mai più fatto vedere in giro, con annesse maledizioni sul suo conto e invocazioni al padre che si stava rivoltando nella tomba. Non aveva avuto il coraggio di dirglielo, quindi, fino a una settimana dopo, il giorno prestabilito per l’incontro.
“E’ LOGICO CHE MI ARRABBIO, IDIOTA PRIVO D’INTELLETTO! NON POTRESTI CONTINUARE A FARE IL CATTIVO PADRE COME TUO SOLITO, PER UNA VOLTA?” ringhiò Vegeta, sbattendo un pugno sul tavolo.
Se si concentrava, poteva già sentire l’aura di suo figlio e di quello di Kakaroth che si avvicinavano a una velocità esorbitante. Non c’era tempo neanche per volare via, e lo scarto di tutti i sayan non lo avrebbe certamente teletrasportato. Era un vicolo cieco. Goku fece finta di non ascoltarlo, anzi, non lo ascoltò proprio.
“Che cosa c’è di male? Non vedi Trunks da due mesi, non dirmi che non ti manca!” incalzò lui, ingurgitando in un secondo tutto quello che rimaneva nel suo piatto.
“MI SPIEGHI COME ANDRO’ A SPIEGARE A MIO FIGLIO QUESTO, MENTECATTO DI PRIMA CATEGORIA?” ringhiò ancora, indicando il ventre già rigonfio, sentendo in bocca il sapore amaro dell’umiliazione.
L’altro si concentrò, pensandoci sopra e grattandosi la nuca.
“Trovato! Diciamo loro che hai mangiato tanto e sei ingrassato!” disse, schioccando le dita, come se fosse la soluzione a tutti i loro problemi.
Si concentrò sul cibo che ancora rimaneva nel piatto di Vegeta, ed eccolo che arrivò. Un potente pugno sul naso, e un altrettanto forte “Crack!” di ossa che si spezzavano.
“Ahiahiahiahia” piagnucolò, raddrizzandosi il naso, con un altro “Crack!” allarmante.
“Così impari a non consultarmi prima di agire IN UN QUALSIASI MODO” sbraitò Vegeta, alzandosi in piedi con fare molto offeso, neanche fosse stato lui quello preso a pugni in faccia e sanguinante, dirigendosi su per le scale, molto probabilmente in camera loro.
“Vegeta! Non fare lo scorbutico!” gridò da sotto Goku, asciugandosi il naso con un tovagliolo.
Ci pensò un attimo.
“Non essere più scorbutico del solito!” si corresse, seguendolo.
“Ci divertiremo! Sono sicuro che non se ne accorgeranno neanche! Saranno troppo impegnati a giocare o ad allenarsi con me!” proseguì, appoggiandosi alla porta della loro camera, ovviamente chiusa.
Vegeta, che sedeva in maniera forse un po’ troppo rigida e composta sul bordo del letto, le braccia incrociate e la sua solita espressione, se già stava digrignando i denti, al ricordarsi che non poteva allenarsi come si doveva si alterò ancora di più.
 
“Che situazione. Tutta colpa tua, cretino di terza classe” borbottò il principe dei sayan, alzandosi dal lettino su cui si era dovuto distendere per fare l’ecografia.
“Non dire così! Infondo non cambierà nulla! Avrai solo qualche chilo in più!” esordì gioioso il prode eroe dell’universo.
“E tra…” si fermò, cercando di ricordare “… un po’ di mesi ci sarà un nuovo bimbo!” continuò, come se nulla fosse.
Vegeta stava fumando di rabbia, ma l’altro non ci pensò.
“Allenamento. Ora” sbraitò il sayan più vecchio, ma venne interrotto simultaneamente da Bulma.
“Fermi, fermi, fermi. Niente allenamenti drastici per te, futura mammina” lo informò, scuotendo la testa.
“Che cosa?! Non prendo ordini da nessuno, specialmente da te, inutile terrestre!” ringhiò lui, in sua direzione, ignorando momentaneamente lo sdegnoso nomignolo affibbiatogli.
“E’ per il tuo bene e quello del bambino. Le donne normali se sottoposte a un millesimo degli sforzi a cui ti sottoponi perdono il figlio. Il vostro sembra imbattibile, ma suppongo ci rimettereste in salute, tu e lui” spiegò, sbarrandogli combattivamente la strada.
“Tranquilla Bulma! Nessun combattimento! Glielo impedisco io!” si impegnò Goku.
Vegeta non sapeva che dire. Si limitò a tirargli un pugno nell’addome.
“TUTTA. COLPA. TUA”.
 
“Non si accorgeranno di nulla! Lo prometto! Dai apri la porta!” lo pregava ancora il più giovane, dimenticandosi di potersi smaterializzare all’interno o anche semplicemente sfondare la porta.
In quel momento, l’illuminazione divina sembrò arrivare, e Goku fece per portarsi due dita alla fronte, quando la porta si aprì.
“A patto che tu non dica niente. Neanche una sola parola. Qualsiasi cosa ti lascerai sfuggire, sarà un mese di silenzio da parte mia. E mi devi comunque una cena decente, non le solite schifezze” sibilò Vegeta, assottigliando lo sguardo.
L’altro sorrise, solare.
“Perfetto! Mi serro la bocca e getto via la chiave!” fece, mimando il gesto in un’interpretazione degna di suo figlio.
Vegeta fece una smorfia disgustata, ma non aggiunse altro, poiché si sentì bussare alla porta.
“Papà! Apri!” arrivò l’urlo ovattato di quello che sembrava il piccolo Goten.
Goku volò letteralmente per le scale, seguito dal passo lento e ponderato dell’altro, che checché ne dicesse, aveva sentito la mancanza del suo moccioso.
Non l’avrebbe mai ammesso, come molte cose d’altronde, ma la verità era quella. Si era rammollito, pensava indignato dalle sue stesse reazioni. No, lui era sempre il principe dei sayan. Poi guardò Kakaroth, che saltellava come un minorato mentale nell’accogliere i due mezzi sayan, e il suo ventre rigonfio, e sì, si rendeva conto di essersi davvero, davvero rammollito.
“Ciao papà” lo salutò allegramente Trunks, parandoglisi davanti.
Lui ricambiò con un cenno, notando con una punta d’orgoglio che la sua aura era sempre più forte di quella del figlio di Kakaroth. Il figlio lo scrutava, percependo qualcosa che non andava. C’era qualcosa… sembrava diverso. Non riusciva a cogliere i particolari, ma ne era certo. Quando, ecco, arrivò la risposta.
“Papà, che cosa ti è successo alla pancia?” domandò con perplessità il bambino, strizzando gli occhi per accertarsi di non aver preso un abbaglio. Nella stanza, scese improvvisamente il silenzio. Vegeta s’irrigidì, Goku smise di parlare con suo figlio e di conseguenza anche quest’ultimo si zittì, un po’ confuso dall’improvviso congelamento d’atmosfera.
“C-che stai dicendo Trunks? Tuo padre non è affatto ingrassato. C-come potrebbe, fa sempre movimento… mi picchia sempre” disse il sayan, ridacchiando nervosamente e grattandosi la nuca in maniera un po’ ossessiva.
Goten, incuriosito, osservò minuziosamente Vegeta, grattandosi la nuca ed assomigliando inquietantemente al padre.
“No no, è proprio ingrassato. Gli hai preparato le torte, papà? Voglio anch’io la torta!” pigolò il bambino, aggrappandosi alla tuta di Goku e tirandolo in direzione della cucina.
Trunks continuava a scrutare il padre, che era rimasto come ghiacciato sul posto.
“Vuoi smetterla di fissarmi, moccioso?! Andiamo in questo stupido posto. Ho fame” borbottò, dandogli le spalle ma sentendo ancora il suo sguardo indagatore sulla schiena.
“Ehm… vado a prendere le cose da mangiare” disse Goku, trascinandosi dietro Goten, che non ne voleva sapere di staccarsi da lui.
Sarebbe stato difficile non farsi scoprire, pensò Goku, preparandosi al silenzio ostinato del compagno per molto, molto tempo.
 
Preso tutto l’occorrente per passare una piacevole giornata in campagna, che equivaleva ad almeno tre cestini stracolmi fino all’orlo di cibo e un’altra borsa frigo altrettanto strabordante di bevande ghiacciate e gelati vari ed eventuali, i sayan presero il volo.
Il luogo che dovevano raggiungere era lontano mezz’ora di volo, che era pacificamente passata senza alcun intoppo, se non una gara tra Goten e Trunks finita con una piccola baruffa.
Arrivati nella campagna, si erano sistemati sotto un albero che faceva un po’ d’ombra, stendendo grossolanamente il telo e mettendoci sopra le pietanze.
“Andiamo ad allenarci e poi mangiamo!” era stata la gioiosa proposta di Goku.
Ovviamente, dopo aver sbavato abbondantemente su ogni singola pietanza tirata fuori dalle sacche, l’idea di andare ad allenarsi era passata in secondo piano.
Finito dopo poco –quattro minuti e quarantasei secondi, secondo il preciso orologio di Trunks, che aveva preso come esperimento scientifico quanto tempo ci mettessero a mangiare i sayan una determinata quantità di cibo, spiegando anche un qualcosa sulle proporzionalità che né Goku né Goten né tantomeno Vegeta avevano avuto voglia di sentire o di fingere di capire-, Goku, ormai sicuro che non sarebbe potuto succedere niente di male e che poteva rilassarsi, propose di non rimandare ancora l’allenamento.
“Per me va bene! E’ da tanto che non mi esercito con qualcuno forte quanto me!” disse elettrizzato Trunks, con il non tanto implicito intento di pungolare il suo amico.
Goten non capì istantaneamente la provocazione, troppo intento a saltellare felice per il campo per degnare veramente di attenzioni le parole dell’amico.
Dopo un altro paio di balzi, però, sembrò scattare qualcosa nella sua testa.
“Ehi!” si fermò “Io sono forte quanto e più di te!” esclamò, puntandogli accusatorio un dito contro.
Trunks non sembrava aspettare altro. Incrociò le braccia, ghignando –o forse trattenendo a stento le risate- e “Ah si? Dimostramelo!”
Quello che seguì dopo, furono due puntini colorati nel cielo che si scontravano a ripetizione, un sorriso divertito da parte di Goku, che guardava la scena grattandosi la nuca, e uno sbuffo irritato da parte di Vegeta, che aveva seguito tutta la scena seduto con la schiena contro l’albero.
“Tsk. Questi mocciosi sono dei perditempo. Non diventeranno mai più forti se continuano questi scontri così…” guardò disgustato il cielo, come se non esistessero parole per esprimere tutto il suo sdegno.
Quando Goten fece uno sgambetto a Trunks, che fece diverse capriole nel cielo, provocando l’ilarità dell’altro, Vegeta abbassò lo sguardo, non volendo più profanare i propri regali occhi con quello scempio.
“Ma dai! Non essere così melodrammatico! Lasciali divertire!” ridacchio Goku, dando un’ultima occhiata al cielo per poi distendersi accanto al compagno, le mani a tenergli la base nella nuca.
Vegeta lo fissò un attimo, chiedendosi chi diamine gli avesse dato il permesso di andargli così vicino. Fece per dargli un calcio intimandogli di spostarsi, ma poi rinunciò, preferendo stranamente godersi il leggero venticello che scuoteva le fronde degli alberi e la bolla di pacifica serenità che si era venuta a creare.
Chiuse gli occhi, rilassato come non lo era da tempo. Si era anche quasi dimenticato del pancione incombente. Quasi, perché quel peso cominciava a sentirsi sempre di più. E anche quello che ci abitava dentro, cominciava a farsi sentire. Vegeta poteva giurare di averlo sentito muovere più di una volta. Specialmente quando prendeva a pugni il mentecatto. Iniziava a sospettare fosse un incitamento a picchiare più forte. Se così fosse stato, quel moccioso poteva anche aver avuto la grandissima fortuna di aver ereditato un cervello.
Di questi strani ragionamenti, nessuno ne sarebbe mai venuto a conoscenza, ovviamente. Il fatto che lui iniziasse a considerare quella cosa un qualcuno era decisamente umiliante. Sarebbe stato come arrendersi. E lui non si arrendeva mai. Neanche all’evidenza.
A un certo punto, però, successe qualcosa di strano. L’ombra sembrò non bastargli. Il vento gli pareva insopportabile, la pelle si tese e rabbrividì, di un freddo che non aveva. Anzi, aveva caldo. Molto caldo. Troppo caldo. Aprì gli occhi di scatto, che si andarono distrattamente a posare su Goku, e potè sentire il suo allegro russare. Quello stupido si era già addormentato. Strinse i denti, mentre il calore lo avvolgeva, pressante.
“Ma che diavolo…?” si ritrovò a borbottare, rimanendo immobile.
Che diamine gli stava succedendo? Si guardò le mani, appurando che no, non era andato a fuoco. Si toccò la fronte, e ritirò la mano di scatto. Si era bruciato.
Sfoderando il sangue freddo che tirava fuori in battaglia, si risiedette, attendendo un miglioramento.
Dopo alcuni minuti, però, il caldo soffocante sembrava solo peggiorare. Ondate di calore si propagavano per tutto il suo corpo, e credeva davvero di stare per scoppiare.
Goku, in un movimento involontario, gli sfiorò la gamba.
Saltò in aria.
“Ahia! Che cosa…?”
Si guardò intorno, alla ricerca della possibile fornace. Solo Vegeta.
“Vegeta, hai per caso un fornello acceso in tasca?” ridacchiò.
Lui lo guardò malissimo, ringhiando.
“Risparmiami le tue scemenze Kakaroth” tentò di dire, ma aveva il fiatone.
Goku si avvicinò nuovamente, toccandogli la fronte. Sobbalzò, staccando la mano.
“Stai andando a fuoco!” gridò il sayan, e prima che l’altro potesse in qualche modo fermarlo, aveva già preso una bottiglia d’acqua, svuotandogliela addosso.
Acqua che evaporò.
“STAI ANDANDO A FUOCO!” stavolta Goku era leggermente nel panico.
Goten e Trunks, che si stavano rotolando giocosamente pochi metri più in là, si avvicinarono.
“Che cosa sta succedendo?!” chiese allarmato e perplesso Trunks, vedendo il padre rosso più di un pomodoro, più dalla rabbia e vergogna che per il calore, e Goku che gli svuotava in testa una vaschetta di ghiaccio.
Improvvisamente, Vegeta smise di avere caldo.
Così com’erano arrivato, passò.
Appena appurò che il respiro era tornato normale, si alzò. E prima che Goku gli svuotasse in testa l’ennesima bottiglia, gli tirò un pugno in faccia così forte da farlo volare diverse centinaia di metri lontano, con tanto di un bel cratere dove era delicatamente atterrato.
“Papà, stai bene?” chiese allarmato il piccolo Goten, volando verso di lui.
Goku si alzò subito, massaggiandosi la testa e con un broncio che poteva fare concorrenza a suo figlio minore, a cui rivolse un sorriso e uno “Sto bene, tranquillo”, prima di dedicarsi al bisbetico compagno.
“Mi hai fatto male!” si lamentò in direzione di Vegeta, che nel frattempo si era asciugato aumentando semplicemente l’aura.
“Ti stavo salvando la vita!” continuò, andandogli incontro.
“Brutto idiota! Che diamine ti è saltato in testa quando hai deciso di buttarmi addosso tutte le bevande possibili e inimmaginabili!? Me la stavo cavando benissimo da solo!” mentì il sayan, che non aveva idea di come fare per debellare quello strano calore.
“Non è vero! Tu staresti stato lì a farti incenerire! Non pensi al pi…”
Un’occhiata più omicida delle altre fece zittire Goku, che si ricordò al momento che Trunks e Goten che li stavano guardando. Il primo sospettosamente, alzando un sopracciglio –quanto assomigliava a suo padre, pensò Goku- e il secondo perplessamente, con capendo che cosa stesse succedendo.
“A chi dovrebbe pensare mio padre, scusate?” s’intromise il maggiore, che non ci vedeva giusto da quella mattina.
“Ehm… io… tuo padre…” Goku si grattò dietro la nuca, non sapendo come uscirne.
Gettò una rapida occhiata a Vegeta, in cerca di aiuto –non era forse lui quello che si dichiarava più intelligente?-, che però si era pietrificato sul posto.
Poi, gli venne l’illuminazione.
“Tuo… tuo padre doveva… ehm… pensare a te! Io… io l’ho salvato! Mentre l-lui sarebbe rimasto lì ad arrostire, non pensando al tuo bene! Già! Proprio così!” il tutto lo disse ridacchiando nervosamente, con lunghe pause tra una parola e l’altra, ma alla fine il discorso –se quello da convincere fosse stato un bambino di tre anni con seri problemi mentali- poteva essere convincente.
Vegeta ebbe la tentazione di sbattersi una mano sulla fronte, per poi far esplodere l’altro con un Lampo Finale. Doveva però mantenere il segreto, necessariamente. Anche se c’erano ben poche speranze.
Trunks continuava a guardarlo assottigliando lo sguardo, per niente convinto. Dopo un po’ scrollò le spalle, decidendo che avrebbe continuato dopo il suo interrogatorio. Anzi, aveva già in mente un piano.
Senza battere ciglio, prese Goten per una spalla e lo trascinò in aria.
Nel frattempo, Goku rilasciò un sospiro di sollievo, quasi lasciandosi cadere per terra.
“Urca che paura! Certo che tuo figlio non si lascia convincere tanto facilmente, eh?” disse a Vegeta, che continuava a fissarlo glaciale.
“Se ti fai scoprire, se mio figlio, o chiunque altro,scopre in che situazione tu mi hai messo, sappi che non solo non ti rivolgerò più la parola, ma non avrai più nemmeno la forza di articolarne tu, per quanto sarai messo male” sibilò.
L’altro ridacchiò, nervoso.
“Non ti preoccupare Vegeta! Non lo saprà nessuno che sei incinta! Il piccolo Gogeta rimarrà un segreto fino alla fine! Non sono così…”
“Cosa?! Sei incinta papà?!”
Una voce shockata raggiunse loro da sopra le teste.
I due bambini erano tornati all’attacco, con un piano messo appunto per estorcere la verità ai genitori, fermandosi poi ad ascoltarli parlare.
Vegeta si diede mentalmente dell’idiota per non aver sentito le loro aure.
I sayan si pietrificarono, non sapendo come reagire.
“Sei incinta papà?! Ma come… cosa…?” Trunks era decisamente confuso.
Non aveva mai creduto alla storia della cicogna o del cavolo, e il prima possibile si era fatto spiegare come nascevano i bambini da sua madre, ricevendo una spiegazione scientifica e soddisfacente, per quanto imbarazzante. Alcuni dettagli erano dubbi, certo, ma un concetto chiaro c’era: un bambino, per essere creato, necessitava di un uomo e di una donna.
“Un bambino? Vuoi dire che presto arriverà la cicogna papà?” trillò allegro Goten, per nulla turbato dalla notizia, che alzando il nasino al cielo la cercava di già.
Il principe dei sayan era in difficoltà. Veramente, veramente in difficoltà. Come affrontare la soluzione? Sinceramente, credeva che sarebbe morto prima di autocombustione. E quelle specie di vampate di calore non c’entravano adesso.
Il primo a riprendere parola fu Goku, che sospettava avrebbe fatto presto una visita da re Kaioh.
“Forse dobbiamo spiegare un po’ di cose…? Giuro che dopo ti diciamo le cose come stanno! Ora, se vuoi scusarmi…” ridacchiò esasperato, grattandosi la nuca, mentre Vegeta sibilava un “Comincia a correre” che non prometteva nulla di buono.
 
Quella stessa sera, Chichi, più riposata che mai, aveva trovato il figlio che guardava ostentatamente fuori dalla finestra, sporgendosi appena.
“Goten, tesoro, che stai facendo?”
Il piccolo si girò appena, le mani sempre a reggere, notò perplessa Chichi, un foglio colorato.
“Sto dando indicazioni mamma” pigolò lui, più serio che mai.
“Puoi farmi vedere un attimo il tuo disegno?” disse la donna con un mezzo sorriso, leggermente perplessa.
Per poco Chichi non cadde a terra.
Su di esso, c’era quello che assomigliava vagamente a Goku, che dava un bacio a un Vegeta –visibilmente arrabbiato, date i chiari tratti gialli che partivano da tutto il suo corpo- e… con sotto una scritta.
 
“Cara cicogna
Sono da quella parte --->
Forse si stanno picchiando, o si stanno dando bacini.
Portagli un bel fratellino per me!”

 
“Goten, piccolo mio, la cicogna non può portare fratellini a Goku e Vegeta” disse Chichi, pronta a fare una bella sfuriata a quei due per aver fatto certe cose davanti al suo bambino.
Il mezzo sayan sorrise, con l’aria di chi la sa lunga.
“Invece papà ha chiesto a Shenron di fare arrivare una cicogna per loro! Sta già arrivando”
BUM!
“Mamma? Mamma?!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
IL MIO ANGOLINO
Salve a tutti!
Lo so che sono in terribile TERRIBILE ritardo, ma ho una scusante più che plausibile.
Non avevo tempo. Per nulla.
E neanche ispirazione. Lo studio mi aveva portato via tutto quello di più caro che avessi. Ma ora, che sono in vacanza e non faccio niente dalla mattina alla sera, mi sono messa d’impegno et voilà! Sperando che sia di vostro gradimento, di non essere caduta nell’OOC e di avervi strappato un sorriso. Ringrazio per i 23 commenti totali ai precedenti capitoli. GRAZIE, davvero. Non mi sarei mai aspettata sarebbe piaciuta tanto!
Bon, vi lascio sperando che il 4 mese non arrivi tra due mesi.
Ditemi che ne pensate, se vi va!
Bacioni <3

  
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