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Autore: maynflow    02/07/2012    1 recensioni
One shot che ho scritto parecchio tempo fa, ma è la prima storia che pubblico qui su EFP. Siate clementi Ahah.
presto arriverà anche una fan fiction, completamente diversa però, ma non vi anticipo nulla.
Questa invece parla di Lucifero, chiamato Samael e di Michele, chiamato Castiel nella mia storia. Ho voluto scegliere nomi diversi per non cadere nella banalità. Dopo tanti secoli, Samael e Castiel si incontrano di nuovo.
Magari un giorno la continuerò, ho già qualche idea intanto per ora voglio pareri da tutti voi. :)
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati secoli. O forse erano millenni.

Ci fu concesso di andare sulla Terra, di proteggere gli umani, di integrarci con loro.

Molti accettarono, in preda all'euforia di qualcosa che non avevano mai visto. Di un'avventura.

Altri, dopo aver visto Samael, fecero la stessa cosa.

Li avevo sentiti quel giorno, e il ricordo era ancora vivido ed intoccabile dentro di me, coperto da una gabbia di roccia, solida che non voleva esse spezzata.

Perché quello era l'unico ricordo di mio fratello, l'unico che mi era rimasto.

Samuel che, non ci aveva pensato due volte prima di voltarmi le spalle scegliendo ciò che era giusto per lui, ciò che voleva lui;La domanda sorgeva spontanea: cosa aveva capito da Lui? Gli insegnamenti, le Sue parole, erano state così prive di senso tanto da Ribellarsi?Una cosa non avevo mai accettato, il perché avesse deciso di usare me per ripudiare mio fratello.

In tutto il paradiso ed oltre, sapevano quanto i nostri spiriti erano legati.. Gli angeli sono formati da materia spirituale, da un'anima candida, pura, eppure ogni volta che qualcuno si rifiutava di obbedire alle poche leggi imposte, era come una Spina nel fianco che dovevamo eliminare.

Ero diventato un Combattente, dopo aver cacciato mio fratello dalla sua stessa casa.

Eppure quel giorno quando aveva pronunciato quella piccola sillaba, avevo visto negli occhi il pentimento di quello che stava per fare.

Non ero stato il solo che lo conosceva bene, eppure nessuno aveva impedito che accadesse, nemmeno io.

Samuel, fra i due, era stato ilfratello più impulsivo, colui che agiva prima ancora di pensare, dono che molte volte ci era utile, non solo nelle battaglie ma in piccole rivolte che dovevano essere domate.

Quel giorno quando ci avevano comunicato davanti ai sette Troni le loro intenzioni, ci eravamo chinati, teste basse, sguardi per terra, segno di sottomissione a cui non avevo mai detto NO.

Eppure sapevo che le sue manie di grandezza prima o poi avrebbero teso una trappola, inganno troppo forte a cui non avrebbe resistito.

Ed ora eccoci qui.

Quella spada che maledicevo sempre, che non mi aveva fermato, era il segno del Guerriero che stavo diventando.

Era stata una scelta che mi aveva 'ucciso' da dentro.. Si trattava di scegliere fra la mia famiglia, l'unico angelo che mi conosceva talmente bene da vedermi e capirmi in un solo sguardo, l'unico che sapeva tutto di me, perfino i miei punti deboli. Punti deboli che ora mi si stavano ritorcendo contro.

E poi c'era l'altro capo di quella scelta, Colui che mi aveva creato, che mi aveva reso un angelo potente, a cui dovevo tutto, l'essere più Divino che potevo immaginare.

Dopo aver lasciato che mio fratello cadesse in quel burrone nero e senza fine, dopo aver visto per l'ultima volta i suoi occhi azzurri così identici ai miei, ero andato via, quasi senza dare importanza a quell'assemblea che si era trasformata in un subbuglio generale.

Rivolte erano nate dopo il suo gesto folle, angeli trasformati in demoni, quasi metà dei Cerchi del paradiso, anche più alti, mandati sulla terra sottoforma di Angeli caduti.

Samuel aveva creato una vera e propria guerra, fra Inferno e Paradiso... Angeli contro Demoni, che durava ancora oggi.

Non escludevo che un giorno, Lui avrebbe deciso di farmi scontrare con mio fratello per decidere le sorti del Paradiso, se avrebbe vinto sull'Inferno.

Non era giusto, non lo era mai stato ma non potevo disobbedire a qualcuno a cui ero legato, altrimenti sarei rimasto da solo, per l'eternità.

Ed era davvero un arco di tempo davvero molto grande.

Se fossi stato costretto ad uccidere mio fratello, forse, avrei preferito restare a guardarlo negli occhi, ricordando quello che avevamo trascorso insieme.

Ero sempre stato un uomo che ci teneva, a tutto quanto, quello razionale, che pensava sempre a progettare il futuro.. Sembravano proprio gli umani che ora guardavo sulla terra, i loro tipici comportamenti che rendevano qualsiasi cosa difficile, fuori controllo.

Avevano una concenzione della vita diversa, facevano qualsiasi cosa pur di metterla in pericolo... Che volessero diventare degli Angeli?

E sopratutto, non sapevano nemmeno che significasse, essere angeli.

Era un compito che ti prendeva così in profondità che non riuscivi a pensare ad altro, il cuore, l'anima, era devota a colui che aveva creato e che ti aveva reso potente.

Ormai la terra esisteva da secoli e secoli, tanto tempo, tanto quanto la mancanza di mio fratello... E speravo, un giorno di sentirlo di nuovo, di potergli dire che era stato uno sciocco, che l'avevo perdonato nonostante mi avesse voltato le spalle, nonostante mi avesse lasciato solo.

Ma nulla di questo sarebbe capitato, per il semplice motivo che eravamo cambiati entrambi, Eravamo in due fronti diversi,lui con il suo Potere, io con il mio, lui cinico, freddo e sapevo - le voci arrivavano anche a me, purtroppo- che non si faceva problemi a uccidere qualcuno, cosa che in Pradiso era vietato.

Nella mia mente cercavo di convincermi che era il suo cuore a non essere puro, già dall'inizio dei tempi, non dalle azioni che qualcuno gli aveva fatto prendere. Ma era tutto talmente difficile che ormai non ci pensavo più.

Ogni giorno, cercavo di non ricordare quegli occhi che cadevano nell'oblio, privo di ali, cosa che era fondamentale per un angelo.

Semplice, un angelo senza ali, non era un angelo.

Quel giorno, mi ero deciso a fare un giro sulla Terra -così l'avevano chiamata per convenzione-  mi ero reso conto di quanto era diversa, piena di suoni, di rumori, di odori.

Il mio corpo sulla terra aveva una sostanza, non era solo spirito ma potevo toccarlo, sentirlo.

Forse, se Samuel avesse visto tutto questo - ed ero sicuro che l'aveva fatto nel corso del tempo- non avrebbe fatto qualcosa di così avventato.

Ma ciò che è fatto è fatto..

Quando con una spinta, le mie ali si aprirono nuovamente, dalle due fessure che avevo sulla schiena, spiccai il volo e, le due estermità, si toccarono producendo un suono simile all'acqua che scorreva dalle cascate.

Erano di un bianco immenso, circa tre volte la lunghezza delle mie spalle, quella era la mia natura angelica e qualsiasi umano l'avesse vista, sarebbe infiammato.

Come mi capitava molto spesso nel corso dei secoli, c'era un posto, Intermedio, dove mi piaceva perdermi prima di ritornare nell'Alto.

C'era solo una persona che era a conoscenza di questo posto, ci piaceva definirlo, di proprietà " Albrecht", sorrisii al solo ricordo, indurendo poi il volto per non lasciar trasparire angoscia, rabbia o tristezza.

Perché erano le tre emozioni principali, sempre se di emozioni potevamo parlare, che mi caratterizzavano in quel momento.

  • Rabbia perché in un modo o nell'altro, tutta quella situazione era frustrante, l'allontanamento di Samuel, la guerra che stava distruggendo tutto... Non capivo perché, non si metteva una tregua che avrebbe fatto comodo a tutti... Nè noi, nè Lucifero ( ma guarda come si era chiamato ora) volevano perdere altri " soldati".
  • tristezza perché, volevo far sembrare di essere un uomo forte e insensibile, che era pronto a tutto, che non aveva paura di nulla, ma in fondo chi è nato per essere imbattibile? la risposta era solo una.
  • Angoscia perché più andavamo avanti, più questa storia andava peggiorando, e non osavo anche solo immaginare dove sarebbe andata a finire.

Ed ora eccomi qua,  a pensare e a ripensare, a qualcosa che avevo già vissuto e ancora una volta nella mia mente, nei miei ricordi tutto impresso come una carta lucido... con un pennarello indelebile che difficilmente va via.

Quei ricordi avevano segnato la mia vita, facendomela cambiare.. e se solo immaginavo quel giorno in cui avrei rivisto la versione di mio fratello, quella estremamente l'opposto che avevo conosciuto io, non avrei più saputo, chi sarebbe stato il cattivo, e hi il buono.

Perché in una lotta c'è il vincitore, e il vinto, nè buono, nè cattivo, nè chi aveva ragione, nè chi torto.

Guardandolo negli occhi non avrei nemmeno capito il perché, della sua convinzione... Chi l'aveva detto che il Paradiso era la strada giusta da dover seguire? Stessa cosa per l'Inferno.

Dovevamo solo fidarci di istinti e idee a cui nessuno aveva mai dato risposta.

Il luogo era deserto, un posto intermedio, simile al Purgatorio, ma adiacente, dove non c'erano anime ma completamente deserto.

Un posto dove avevo trascorso la maggior parte del tempo, a cpaire cosa avrei dovuto fare... se avrei dovuto seguire mio fratello, se avevo fatto bene a gettarlo giù senza una minima esitazione.

Ed ora c'era una crepa fra di noi, invalicabile.

Alzai lo sguardo, non appena sentì, impercettibilmente, i passi languidi che avrei sempre riconosciuto fra mille.

Lui.

Che non avevo visto da un tempo che non ricordavo.

Mio fratello, Samuel.

un'ondata di emozioni scaturirono dentro di me, come se avessi spinto un pulsante per farle accendere; in quel momento però non avevo di fronte a me mio fratello, bensì Lucifero, il Re dell'Inferno, il creatore dell'esatto opposto del paradiso.

Ed ancora una volta, qual'era la cosa giusta tra Bene e male? Chi aveva deciso tutto quanto?

IL tempo.

Sapeva della mia presenza lì eppure qualcosa mi disse che non mi avrebbe attaccato, mi aveva visto ma non mi avrebbe ucciso.

Sesto senso? Forse semplicemente perché, dopo tutto quel tempo, avevo solo bisogno di qualche parola con lui... che sapevo già da subito, non sarebbe stato quello che mi aspettavo.

Il tempo finalmente è arrivato. Dovevano passare altri 5000 anni per parlarti, fratello?

Forse era venuto per prendersi gioco di me, forse aveva previsto che sarei andato lì, forse aveva deciso di parlarmi.. o di combattere.

Non lo sapevo e non osavo guardarlo negli occhi... Che fosse paura?

Castiel non provava nessuno di quei sentimenti, continuavo a ripetere nella mia mente quasi parlando di quello che ero io con una persona immaginaria.

Sorrisi, sapendo benissimo che ora Samael era dietro di me. Mai dare le spalle al nemico, lo ricordavo, ma in quel momento parlavo con mio fratello o col nemico da distruggere?

Una cosa ero certa: dovevo fare molta attenzione.

lentamente mi voltai, prima solo il corpo, poi il volto e infine lo guardai negli occhi.

LA sensazione che provai fu indescrivibile; quando si vede qualcuno dopo tanto tempo, sopratutto se è l'unica persona che hai al mondo, il primo istinto che hai è quello di abbracciarsi.

Eppure io e Samael rimanemmo lì, immobili a guardarci negli occhi, cos  simili, così azzurri, che lasciavano trasparire tutto.

E, sempre se quel momento non mi stordì, riuscì a vedere il suo volto duro affievolirsi, anche solo per un attimo.

Immaginai che fosse l'espressione che aveva avuto per tutti quei milleni, troppi.

IL suo sguardo, il suo volto era cambiato.

I suoi occhi azzurri pieni di luce, avevano lasciato il posto a due fessure da cui si intravedeva il blu scuro e profondo che aveva caratterizzato entrambi, sopratutto quando eravamo arrabbiati, gli occhi cambiavano colore.

Una leggera barba incolta copriva il suo mento, il viso duro, un leggero sorriso strafottente disegnato sul volto, quasi come un ghigno.

Forse non sapeva più che significasse sorridere, o anche solo essere libero.

Mi guardava, così come io guardavo lui.

E tutto il resto l'avrebbe deciso lui.

   
 
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