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Autore: _joy    02/07/2012    4 recensioni
Che cosa succederebbe se fosse Caspian a lasciare Narnia e ad arrivare nel mondo reale?
Questa fanfic è ambientata dopo Il Viaggio del veliero.
Troverete delle discrepanze spaziotemporali per quanto riguarda il mondo reale che il giovane re dovrebbe incontrare rispetto a quanto scritto da C.S. Lewis... ma, del resto, questo Caspian è moro e ha profondi occhi scuri...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Eustachio Scrubb, Lucy Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Far away'
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Le usanze di questo mondo sono quantomeno assurde, decide Caspian.
Giovani donne che vanno in giro sole o con uomini giovani senza chaperon, senza il minimo controllo. Donne che fanno ogni tipo di lavoro, e si parla dei lavori più strani. Che si trattano da pari a pari, che non vogliono essere protette o scortate.
Se gli erano sembrate “strane” Penelope e Arabella, era perché non aveva visto ancora il resto della popolazione femminile di questo mondo.
Ora sono tutti in quello che Edmund chiama “centro commerciale”: per quello che ha capito Caspian, tanti negozi e un brulicare incredibile di persone.
Senza contare l’imbarazzo dovuto al fatto che sono tutti lì per lui.
Quando ha provato a dissuadere Eustace e Edmund dall’idea di portare le ragazze con loro per comprargli dei vestiti, i suoi amici sono stati irremovibili. Orientarsi nei negozi di abbigliamento, sostengono, è impresa ardua. E quando lui ha ribattuto che è sempre andato solo dal sarto, si sono messi entrambi a ridere e hanno concluso dicendogli di prepararsi a un “cambio di look”.
Di qualunque cosa si tratti, Caspian non lo vede di buon occhio.
Guarda perplesso le persone che passano da un negozio all’altro. Vestiti di fogge mai viste, colori impensabili.
Si riscuote quando sente una mano tirargli il braccio. Si volta e vede Penelope, un sorriso entusiasta sul volto e un bicchiere in mano.
«Prima che andiamo, vuoi fare colazione?»
«Ho mangiato a casa, ti ringrazio…»
Ma Caspian esita, perché il cibo in questo mondo è qualcosa di fantastico e vale sempre la pena di provarlo. Infatti Eustace gli si avvicina:
«Brioche? Qui le fanno buonissime»
E Caspian deve dargli ragione.
Si siedono tutti a un tavolo e consumano una seconda piccola colazione. Il re non può fare a meno di notare che, mentre Penelope è esuberante come al solito, Bella è silenziosa e non alza gli occhi dalla sua tazza di cappuccino (cappuccino, che cosa strana!).
«Tutto bene?» le chiede, a bassa voce.
Sono seduti vicini. E lui intuisce che lei non ama essere al centro dell’attenzione o sentirsi rivolgere da tutti domande personali. Infatti non partecipa agli scherzi e agli schiamazzi di Eustace e Penelope, che approfittano dell’assenza di Edmund per farsi i dispetti come due bambini.
Bella alza gli occhi a guardarlo e annuisce automaticamente.
«Non ti piace la brioche?» chiede lui, premurosamente.
«No, è ottima»
Lei ne mangia un po’ e poi lo guarda con occhi penetranti.
«Nemmeno tu sembri particolarmente a tuo agio, sai?»
Caspian arrossisce. Dopotutto, è stato abituato fin da piccolo a non mostrare le sue emozioni e i suoi pensieri…ma quella ragazza sembra avere la capacità di coglierlo con le difese abbassate.
«No, io…» esita un attimo, ma la curiosità prevale «Mi confido con te se tu fai lo stesso con me, che ne dici?»
Lei sembra per un attimo come spiazzata.
«Ma io non ho nulla da dire»
Lui inarca un sopracciglio.
«D’accordo, ma non lamentarti se poi ti annoio. Non ho voglia di girare per negozi, non ho voglia di dissuadere Pen dall’idea che io parteciperò al ballo accademico. Ma c’è di più. Non ho voglia…di restare qui, penso. Certi giorni vorrei semplicemente scappare lontano. Io…è come se a volte mi sentissi in trappola e che la me che vedo non è quella vera…ti succede mai?»
Si interrompe, quasi imbarazzata dal suo stesso sfogo, ma Caspian annuisce.
«Conosco la sensazione. Come se un giorno, all’improvviso, ti venisse il dubbio che quello che sei in realtà è una maschera, una parte che reciti a beneficio di chi ti sta attorno. E che questa maschera ti soffoca e ti costringe ogni giorno di più…»
«Sì!» esclama di getto Bella e poi si morde un labbro, arrossendo.
Abbassa la voce e chiede:
«Ma tu…cioè, anche tu…»
«Sì…» esita lui «Cioè, non dovrei nemmeno dirlo. Nemmeno pensarlo. Ma a volte diventa semplicemente…troppo»
Lei annuisce.
«Esatto. Ma poi penso alla mia famiglia, alla fiducia che ripongono in me, agli sforzi che ho fatto finora e non riesco…»
«E ti sembra di tradirli»
Altro cenno d’assenso.
«E tu?»
«Oh. Io…bè, per me è quasi la stessa cosa» conclude precipitosamente lui.
«Sei preoccupato…per l’università?» chiede lei, perplessa.
«Ehm…sì, diciamo di sì. Perché?»
«Niente. Solo che non sembri…un universitario, ecco»
«E cosa sembro?»
«Io…io non lo so» lei lo guarda perplessa, da sotto le lunghe ciglia scure.
«Tu quindi sei preoccupata per l’università» si affretta a dire lui. Quella ragazza è sveglia e lui deve ricordarsi di stare attento.
La vede arrossire. Incantevole, pensa distrattamente, mentre guarda la pelle di lei tingersi di una sfumatura delicata sugli zigomi.
Bella alza gli occhi e lo fissa con espressione supplichevole.
«Non…dire che te l’ho detto, ti prego. Soprattutto a Pen. A nessuno. Io…non so perché ho parlato, davvero»
«A volte è più semplice confidarsi con un estraneo. Si hanno meno pressioni, meno paura di essere giudicati» lui scuote le spalle «Non devi preoccuparti: non ne farò parola»
«Grazie» sussurra lei.
«È il minimo che posso fare. Dopotutto, tu non vorresti essere qui ed è colpa mia se invece devi…»
Bella arrossisce ancora.
«Scusami. Che maleducata che devo sembrarti. Non volevo dire che…cioè, volevo dire che non sono dell’umore adatto a girare per negozi e questo la dice lunga, visto che sono una donna»
Lui sorride.
«Davvero preoccupante, mia sign…Arabella, volevo dire»
Lei lo guarda perplessa e lui si rende conto di aver commesso un errore.
«Caspian, posso chiederti come mai…»
«Basta bisbigliare, voi due! Si può sapere di cosa state parlando?»
Eustace e Penelope hanno smesso di prendersi in giro e di lanciarsi le bustine di zucchero e sono pronti ad andare.
«Di nulla. Stavo dicendo ad Arabella che non ho mai mangiato delle così buone…»
«…brioche » conclude lei, quando vede che a lui manca la parola.
Caspian annuisce e si alza, tendendole la mano. Lei gliela porge e i loro occhi si incontrano. Lei sembra voler parlare, ma ci ripensa e lo precede: la giornata di shopping inizia.
 
«Eustace, avanti, smettila» sbotta Caspian, teso.
Eustace scuote la testa.
«Accidenti, quanto sei difficile»
«Ma come puoi pretendere che io mi faccia vestire da due donne e poi faccia anche vedere a tutti voi come mi sta un abito prima di acquistarlo? È…è…insomma, è troppo! Mi rifiuto!»
«Perché, sei un esperto di jeans? Sai come funziona il sistema delle taglie, qui? Che taglia porti? Avanti, vuoi una 30 o una 32?»
Caspian resta in silenzio, furente.
«Ok. Quale di queste due maglie è più alla moda?»
Altro silenzio.
«Scegliamo le scarpe da tennis? Ti serve un cappotto o preferisci un piumino?»
«Non ho la minima idea di cosa tu stia dicendo, e lo sai. Ma spiegami, in nome di Aslan, perché non puoi aiutarmi tu!»
«Perché non so che taglia porti e mi rifiuto di venire in camerino con te o di dare alla commessa la tua misura di fianchi o quello che è. Non so se va di moda il verde, il viola o il marrone e non capisco mai gli abbinamenti. Del resto, ti abbiamo portato qui perché devi avere degli abiti che ti facciano passare inosservato. Se sbagliamo e ti vestiamo come un pagliaccio tanto vale che tieni casacca e stivali!»
«Ma tu come fai?»
«Io so che taglia di jeans porto e entro in questi posti il meno possibile. Afferro, pago, e scappo. Con te non si può fare, ti serve tutto»
«Molto bene» dice Caspian, gelido «Portami dal sarto, allora»
Eustace lo guarda in modo strano.
«Caspian, il senso di tutto questo è che il sarto non c’è»
«Come non c’è?»
«No, per questo devi cavartela da solo. Scegli una cosa, la provi e decidi se ti piace»
«Ma…ma…e se non è della mia misura?»
«La cerchiamo più grande o più piccola»
Caspian si guarda attorno, focalizzando le pile di vestiti, uguali, che vede.
«Ma qui…vi vestite tutti allo stesso modo? Con le stesse cose?»
Eustace sorride.
«Non ci crederai, ma qui vestirsi allo stesso modo è una buona cosa: si chiama moda. Le stesse cose…mha, non ci avevo mai pensato. Suppongo di sì. Cambiano marche, colori, ma per il resto…»
«Ragazzi, eccovi!» trilla Penelope, apparendo da dietro un espositore di camicie «Trovato qualcosa?»
«Stavo appunto facendo notare a Caspian che ha gusti un po’ difficili. Edmund e Bella?»
«Edmund sta cercando una borsa da regalare a Lucy per Natale e Bella lo aiuta»
«Oh già, Natale» Eustace sembra atterrito «Comprerò tutti i regali all’ultimo…»
«Che cos’è il Na…» inizia Caspian.
«Bene, iniziamo!!» sbotta Eustace a voce altissima, per impedirgli di finire la frase.
Penelope sgrana comunque gli occhi.
«Dai ragazzi, non voglio stare qui tutto il giorno!»
Iniziano a girare per il negozio e Penelope esorta Caspian a guardarsi attorno.
«Quello ti piace? O quello? E che ne dici di questo? Guarda lì! È bello, credo, ti starebbe bene!»
«Pen, ma dai! Dovresti dare consigli, non fare tutto questo casino!»
«Eustace, guarda che sei incredibile! Io sto dando consigli! Per esempio, ho detto che mi piace questa, solo che poi ho detto anche che non so se a Caspian piace e quindi se non lo so non è che posso dire che…»
Caspian alza gli occhi al cielo.
E quando li abbassa, incrocia quelli di Bella.
Subito si ricompone, ma lei ha un guizzo divertito nello sguardo.
«Come procede?» chiede lei.
«Non procede» borbotta Eustace e lei ride.
«Non dovresti avere fretta: in questa cose non aiuta»
«Bella, odio lo shopping, lo sai. Dico solo che Penelope non ci porta da nessuna parte»
La ragazza lo guarda male e afferra un cardigan da una pila ordinatamente piegata.
«Caspian, che ne dici di questo?»
La risata di Bella salva Caspian dal dover dare una risposta.
«Ti rispondo io per lui, Pen: è orrendo!»
«Non è vero! Invece secondo me è…è…è caldo!»
«Su questo non discuto, ma comunque fa schifo. Senti, ho scelto la borsetta per Lucy. Hai dato un’occhiata alla pochette? Quando avrai scelto il tuo vestito, ricordati di andare a vedere»
E gli occhi dell’amica si illuminano subito.
«Ah certo, il ballo! Che bello…» sbircia desiderosa la sezione del negozio riservata agli abiti da sera.
«Caspian, tu ci vieni al ballo vero?» chiede poi, disinvolta.
«Non saprei…»
«Oh, ma devi! Non fare l’asociale come Bella» e fa una linguaccia all’amica.
«Grazie, sei gentile, ma non so quanto mi fermo e…»
«Te ne vai?» gli chiede lei, già triste.
«Ehm…non so quando veramente…»
Edmund interviene subito.
«Diciamo che resta, salvo impegni imprevisti. Dunque, questo ballo…magari andiamo tutti, allora»
Ignora di proposito l’occhiataccia di Bella e si dirige verso un espositore di cravatte.
«Dunque, il vestito ce l’ho, ma magari camicia e cravatta…»
«A me serve tutto e a Caspian anche» borbotta Eustace, con il muso lungo.
«Su, su, sii felice: starai benissimo con una cravatta verde con disegnato sopra Babbo Natale…»
Penelope gli dà un pizzicotto e poi strilla quando lui fa per prenderla. Si mette a correre e Eustace la insegue per il negozio.
Caspian si massaggia la fronte e stringe le labbra. Sta per avvicinarsi a Edmund, tutto preso a esaminare le cose esposte, quando sente una mano sfiorargli il braccio.
Si volta e vede Bella in piedi accanto a lui, vicinissima, che lo guarda sorridendo e bisbiglia:
«Scappiamo!»
E lo prende per mano.
Caspian si fa tirare verso le scale e tiene la mano attorno a quella più piccola di lei, che si nasconde dietro gli scaffali per evitare che gli altri li vedano.
«Abbassati, dai!»
Lui esegue, goffamente.
«Ma io non credo che dovremmo…»
«Se restiamo, Pen cercherà di far comprare a me un vestito da sera e a te quel cardigan peloso. Quindi, se decidi che non vieni di sotto con me, accetta le conseguenze delle tue azioni»
Cosa poteva dire?
«Andiamo, allora»
 
Di sotto, Bella si muove sicura tra gli espositori.
«Cosa ti serve?»
«Prego?»
Lei si ferma e lo guarda.
«Vestiti per tutti i giorni, direi. Ok, preferenze?»
«Io…non saprei. Qualcosa di semplice. E comodo»
«Ma devi sapere cosa ti piace. Per esempio…non dirmi che vuoi le magliette con i personaggi dei cartoni animati, quelle da nerd…»
Che…cosa? Caroni animati? Nerd?
Ma Caspian non deve rispondere, perché lei ride da sola, come se avesse fatto una battuta.
«D’accordo, iniziamo»
E lo porta tra gli espositori, mettendosi cose sul braccio. Caspian cerca di non avere un’aria completamente spaesata o terrorizzata, ma non sa se gli riesce bene.
Certo però che Bella, se serena, è una persona molto piacevole. Non lo assilla con le domande come Penelope, non lo tratta da ragazzino, non lo fa sentire a disagio. Certo, è arguta e quindi lui deve stare attento a non sembrare troppo inesperto. Ed ha un sorriso bellissimo, quindi lui non dovrebbe fissarla come sta facendo ora.
Ma con lei sta bene. Scopre che gli piace parlarle, gli piace il modo garbato e riflessivo con cui lei espone le cose e gli piace anche la sua ironia.
Bene. O…o no?
Si riscuote quando vede Bella salutare una commessa, che dall’aspetto sembra essere più grande di entrambi, dall’improbabile chioma rosso fuoco.
«Buonasera. Stiamo cercando qualcosa per lui»
La commessa lo squadra con espressione dapprima divertita (sembra incredibile ma nessuno, proprio nessuno in quel mondo privo di sarti veste come lui) e poi più attenta e calda, quasi…ammirata.
Caspian è abituato all’ammirazione che suscita nelle donne e non batte ciglio, neppure di fronte all’occhiata della donna, che si fa sempre più sfrontata mentre si sofferma sul suo petto e sale al viso.
Arabella, invece, si irrigidisce e raddrizza la schiena.
«Comunque facciamo da soli, grazie»
«Oh, ma io sono qui proprio per aiutare. E da quel che vedo questo bel giovanotto ne ha bisogno. Allora cosa ne dici di un bel maglioncino come questo…»
«No, grazie: detesto il verde acido» ribatte subito Bella.
La commessa sembra offesa.
«Ma è di gran moda…»
Sbircia Caspian, che però scuote la testa.
«Assolutamente no»
«Bene, allora magari questo…» la commessa.
«Senta, la ringrazio ma davvero…» Bella.
Caspian le guarda un attimo e poi interviene.
«Il suo aiuto non ci serve, grazie tante lo stesso»
E lo dice in tono fermo e cortese, ma irremovibile. Regale.
La commessa e Bella sgranano entrambe gli occhi; la prima tergiversa cercando una scusa ma non sa cosa dire. Caspian prende la mano di Bella e la porta via.
 
«Accidenti…sei stato bravo. Pensavo già che non ci avrebbe più mollati»
«Sei stata troppo arrendevole. Gentile, ma ferma, la prossima volta»
Bella lo guarda stupita e poi accenna un sorriso.
«Bene, allora a quanto pare oggi ci aiutiamo reciprocamente. Dai, vieni»
Lo conduce a un camerino, sempre reggendo tra le braccia una pila di vestiti, e gli fa cenno di entrare.
«Forza, prova»
«Ma…qui?» cerca di mascherare la sorpresa: che cubicolo è mai questo?
«Certo» risponde lei.
Poi lo guarda e ride:
«Sai, Caspian, a volte mi sembri quasi…non umano»
Lui si irrigidisce.
«In che senso?»
«Bè…ti esprimi con un linguaggio aulico e sembri conoscere Edmund e Eustace da sempre, ma non ti abbiamo mai visto né sentito nominare. Ti muovi come un cavaliere e mi chiami “mia signora”…e non dire di no: ti ho sentito, ieri»
Caspian deglutisce.
Acuta? No, era decisamente più che acuta quella ragazza.
Scuote la testa, cercando di sembrare disinvolto.
«Abitudini diverse, immagino»
«Mi verrebbe da dire “epoche diverse” ma immagino di essere troppo romantica»
Lui si concede un breve sorriso.
«Avrei detto che hai un atteggiamento rigido persino nei confronti del romanticismo»
«Oh, sai, potrei stupirti» lei fa un sorriso sbarazzino «Del resto, ogni donna spera di incontrare il principe azzurro»
«E tu lo hai trovato?» sussurra lui.
Lei si irrigidisce improvvisamente e lo sguardo si vela, prima di abbassarsi.
«No. Dai, forza, non abbiamo tutto il giorno»
 
Dentro il camerino, Caspian riflette su quel brusco cambiamento d’umore mentre prova i vestiti. Fa una smorfia quando vede il risultato.
Ma tu dimmi pensa tra sé e sé…vorrei vedere la faccia dei miei consiglieri se mi vedessero ora!
Esce e si guarda attorno, ma non vede Bella.
«Ma che figurino…»
Si volta e vede la commessa di prima, che si avvicina maliziosa.
«Devo dire che stai benissimo. Questa camicia a scacchi…»
«…fa proprio schifo» dice una voce alle sue spalle, secca.
Caspian sospira di sollievo nel vedere Bella, con in mano altre cose.
«Prova questo» gli tende un maglione, ignorando l’altra, che sbuffa risentita.
Bella stringe gli occhi e si sporge oltre la spalla di Caspian.
«Entro con te, che dici? Qui comincia ad essere troppo affollato»
E, ostentatamente, intreccia le dita con quelle del ragazzo.
Caspian le sorride: i loro occhi restano legati per un lungo attimo e lui sente la mano della ragazza tremare nella sua, ma lei resta impassibile.
Entrano nello spazio antistante il camerino sempre mano nella mano. Poi Bella si ritrae dolcemente e si lascia cadere su un divanetto.
«Che roba» sbuffa.
Lui ride.
«Sono stata abbastanza ferma e decisa?»
«Direi proprio di sì» le sorride.
«Bene. Vai a provare queste cose. Io…ti aspetto qui»
 
E, inaspettatamente per entrambi, si divertono. Ridono assieme dei vestiti più improbabili, chiacchierano spensierati.
Caspian, di solito molto determinato, si scopre quasi arrendevole, in risposta alle preferenze di lei.
Mi piace. Non mi piace. Ti sta bene. Questo prendilo…Se dici di sì…Come vuoi tu.
 
Bella adesso gli sta in piedi davanti, guardando ad occhi socchiusi Caspian che prova un cappotto di panno blu scuro.
«Mi piace…ma mi piace anche in grigio»
«Non so…» lui si volta per guardarsi di schiena, ma fa un salto quando la sente strillare improvvisamente.
«Che succede?»
«Eustace! Non comparirmi mai più alle spalle così, mi hai spaventata!»
Bella si appoggia al divanetto.
«Scusa, non volevo. Non vi trovavamo più e…»
Si interrompe quando vede che lei non lo ascolta e che Caspian le si è subito avvicinato. La prende per il braccio ma lei scuote la testa e dice che sta bene: si è solo spaventata.
«Scusa Bella» riprova Eustace «Vuoi andare a bere qualcosa?»
«No grazie» dice lei, secca «Finiamo qui»
«Non è una cattiva idea» le mormora Caspian «Sarai stanca…»
Lei scuote la testa e in quel momento entra Penelope.
«Bell, ma dove eravate finiti…oh!»
Si interrompe e lancia un’occhiata a Caspian.
«Accidenti se stai bene!»
Lui sorride e lascia il braccio di Bella.
«Blu, allora?»
Lei annuisce.
Caspian sparisce di nuovo in camerino e Penelope sembra risvegliarsi da una visione.
«Sei stata sempre qui con lui e lo hai visto cambiarsi?»
Bella si irrigidisce subito.
«Non essere assurda Pen, certo che no. Non penserai che si cambi davanti a me, vero? Gli ho solo passato delle cose»
Ma la sua amica non è tipo da malizia.
«Io sono sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato» sospira comicamente e strappa un sorriso a Bella, che si rilassa subito.
«Dai allora, resta qui tu con lui. Solo che…» lancia un’occhiata nervosa a Eustace e l’amica capisce al volo.
«Tranquilla, tu hai un gusto migliore del mio. Io apprezzo il risultato finale, però» le strizza l’occhio.
«Ma che scema!»
E quando Caspian esce dal camerino le trova che ridono sul divanetto.
«Sei a posto?» chiede Bella.
«Sì, grazie mille per l’aiuto. Direi che per il momento basta così»
Si sorridono e Penelope si infila in mezzo a loro e li prende sottobraccio, uno da una parte e una dall’altra.
«Bene! E ora…i vestiti per il ballo ci aspettano!!»
 

   
 
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