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Autore: LazyMe    03/07/2012    2 recensioni
Dopo la fine della guerra i nostri eroi devono fare i conti con le perdite che questa ha causato. Harry parteciperà a cerimonie ufficiali, principalmente funerali, e dovrà rimettere dolorosamente insieme i pezzi della propria vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Da brava ceffa quale sono avevo dimenticato le “note dell’autrice”… ^^’’

Dunque in programma cinque o sei capitoli al massimo, tutti già strutturati, alcuni già scritti e gli ultimi delineati ma ancora da sistemare.
Conto di postarne uno a settimana e chi mi conosce sa che tendo ad essere di parola (ebbene sì, un mio brutto difetto), in ogni caso le buone intenzioni ci sono tutte e, di solito, hanno anche buon esito pratico! :)
 
I ringraziamenti (iniziano quasi a diventare scontati!) vanno a… rullo di tamburi… le solite pazienti, disponibili, partecipi, etc etc Moony (che in mio onore ha trasgredito ad un suo dogma quasi imprescindibile sulle storie non concluse) e Irish (con i suoi commenti adorabili dei quali non potrei fare a meno). Grazie davvero ragazze!! :*
 
Come al solito chi legge è caldamente invitato a commentare: poche righe, un poema, un’analisi del testo (per i freschi di diploma :P), una critica letteraria, quello che vi pare perchè quello che importa è il sapere di avervi trasmesso qualcosa, risultato impossibile senza un vostro riscontro.
 
 
Detto ciò vi lascio finalmente alla lettura, buona serataaaaaa
 
Lanna
 
 
 
Disclamer:mi barcameno come riesco tra ciò che devo fare e ciò che mi piace fare, non ne guadagno niente a parte elevate dosi di divertimento e non intendo appropriarmi di ciò che non mi appartiene, inclusi questi personaggi e il loro “fantasticchevole” mondo che risultano tutti di J.K. Rowling e di chi ne detiene i diritti.





Condoglianze
 

 


 
#1 – Patronus




 
Trovare un senso alla morte, e di conseguenza al destino, pareva sfuggire alle sue capacità.
Hermione gli strizzò leggermente il braccio cui era saldamente aggrappata da quando avevano messo piede tra le mura di Hogwarts, ancora ridotta a cupi cumuli di macerie, come se avesse bisogno di un sostegno per mantenersi in piedi.
Tutta la drammatica situazione post guerra era molto più difficile del previsto da gestire, ovviamente non materialmente parlando. Non solo.
In quanto Ufficiale Sopravvissuto al Mago Oscuro più potente di tutti i tempi era dovere di Harry Potter presenziare alle cerimonie Ufficiali, alle manifestazioni organizzate per la ricostruzione del Mondo Magico, ai processi dei principali ex Mangiamorte e – infine – ai funerali.
 
In realtà non era stato obbligato a partecipare a quel funerale in particolare, poteva benissimo alzarsi e andarsene in qualunque momento. Tuttavia i sentimenti che sentiva agitarsi nel petto erano estremamente contrastanti, a differenza del dolore che sentiva trapassarlo come stilettate per le perdite dei suoi cari, non riusciva a dar loro una forma definitiva e a tratti prevaleva l’ira, a tratti il rimorso, poi ancora la compassione. Infine il rispetto.
 
Per Piton era stata preparata una bara semplice di ebano opaco. Ad Harry ricordava il mantello nero che perennemente ondeggiava alle sue spalle come le ali di un corvo mentre fluttuava tra i corridoi di pietra della Scuola.
Non c’erano fiori, ad eccezione di un unico giglio bianco evocato con dolcezza dalla McGranitt appena prima dell’inizio della funzione.
 
I pochi presenti, principalmente membri dell’Ordine e professori di Hogwarts, si erano silenziosamente raccolti in un intimo cerchio che sembrava voler escludere quel pezzo di terra dal resto del mondo. Come se avesse mai avuto bisogno di protezione.
 
Venne sepolto accanto a Silente, in quanto suo fedele alleato fino alla fine ed eroe, a suo modo. E Hogwarts era la casa che non aveva mai avuto, in cui aveva trascorso i pochi momenti di gioia e di pace che la vita gli aveva concesso.
 
C’era il silenzio condensato tra il cielo plumbeo e i ciuffi d’erba neonata che crocchiavano sotto le suole delle scarpe.
 
 
 ***
 
 
Al termine della cerimonia Harry si ritrovò solo di fronte alla lapide scura e con incisioni ricurve. Chiuse gli occhi sopraffatto dal tumulto di ciò che provava e, quando li riaprì, vide stagliata accanto a sé l’ombra sottile di Draco Malfoy.
 
Si voltò discretamente, con le braccia abbandonate lungo i fianchi come se non sapesse cosa farne. Malfoy piangeva in silenzio.
Il dolore incideva profondamente il suo viso affilato, pallido come non mai e scavato da una sommessa ma implacabile sofferenza.
 
Harry aveva assistito personalmente alla condanna di Lucius Malfoy, la settimana precedente, e in quell’occasione aveva incrociato l’ex Serpeverde per la prima volta dopo la fine della Guerra. L’aveva osservato sorreggere la madre orribilmente smunta e tremante, tutt’altro che algida ed altera, visibilmente scosso l’aveva visto stringere i denti e tenere duro, rimanere saldo e controllato – per quanto possibile – per tutto il tempo. Harry si era chiesto tante volte quanta fatica doveva essergli costata fare quei semplici gesti, come aveva dovuto sentirsi stranito per tenere insieme i pezzi di qualcuno quando anche i propri dovevano esser stati perduti.
 
Si era sorpreso desideroso di volergli parlare, pur senza sapere cosa dirgli né come rivolgerglisi.
Vederlo così abbattuto al suo fianco lo riportò indietro nel tempo di oltre un anno e lo ricollocò in un bagno delle ragazze in disuso infestato da un fantasma lamentoso. Gli parve un’altra vita e il rimorso lo indusse ad allungare una mano senza nemmeno rendersene conto, le sue dita sfiorarono la manica del mantello di stoffa pregiata e si bloccarono a mezz’aria.
 
Malfoy si riscosse improvvisamente, guardò la sua mano come fosse un mostruoso tentacolo e poi lo fissò dritto negli occhi nonostante i suoi fossero gonfi, arrossati dal pianto e cerchiati da profonde occhiaie.
 
Harry tornò impacciato a contemplare la lapide di Piton.
 
Rimasero a lungo immobili, cristallizzati nei propri pensieri e prigionieri del proprio dolore.
Dopo un tempo che ad Harry parve infinito, sentì una lieve pressione sulla spalla.
La mano di Malfoy vi sostava tiepida e sembrava bruciare la pelle al di sotto degli indumenti invernali, il moro la ricopri con la sua in un’impercettibile carezza e sentì le nocche appuntite strofinare ruvide sotto il suo palmo.
 
Draco sospirò e si schiarì la voce, Harry si aspettava che dicesse qualcosa ma l’altro non proferì verbo.
 
“Malfoy…” La sua voce suonò estranea e più instabile del previsto, comunque lo vide annuire in risposta.  
 
Allora prese la bacchetta ed evocò, a qualche metro da loro, l’immagine tremolante di una cerva cercando di riprodurre il più fedelmente possibile quella che abitava i suoi ricordi.
Malfoy deglutì e qualche altra lacrima scese a rigargli il volto.
Poi ritrasse la mano dalla morbida presa di Harry, se la passò esausto sul viso e si allontanò a passi malfermi dalla tomba di Piton.
 
Harry si sentì la spalla improvvisamente nuda. Guardò brevemente l’eterea cerva evocata, che sostava placida tra la lapide e gli alberi della foresta Proibita, e la lasciò svanire.



  
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