Disclaimer: La trama non appartiene a me, ma
a DeannaReadX. Ovviamente i personaggi appartengono a
Zia Rowling.
Spazio Traduttrice: Oddeo, fa
strano dire spazio traduttrice. O.o Comunque. Salve a
tutti. Mi chiamo Micaela, e se è questa è la prima fiction che leggete col mio
nome come autore, be’, piacere di conoscervi. Ho deciso di chiedere all’autrice
originale di tradurre questa fiction perché la trovo interessante e dolce e
realistica. Vi avviso sin da ora: ho deciso di impostare il rating su Arancione
perché il linguaggio è molto forte, in più ci sono alcune scene che non sono
proprio tranquille. Inoltre.. tutte le
recensioni verranno tradotte e spedite all’autrice, che sarebbe felice di
sapere cosa ne pensate! Quindi.. grazie per aver letto questa introduzione. :D
Qui il
capitolo originale.
“I mostri sono reali, e lo
sono anche i fantasmi.
Vivono dentro di noi, e a volte… vincono.”
-
Stephen King
La rabbia gli scorreva nelle vene come fuoco e spingeva il
respiro nei suoi polmoni dieci volte più veloce del normale. Il sangue gli pulsava nel cervello,
accecandolo.
Poteva praticamente vedere i capillari spezzarsi nei suoi
occhi a causa della potenza della mera emozione che stava controllando tutto il
suo corpo.
Portò in su il suo pugno e proprio nel momento in cui stava
quasi per colpire il suo viso, qualcosa in quegli occhi blu di ghiaccio lo fece
gelare sul posto, col respiro pesante e il cuore che gli martellava contro le
costole.
La paura era scolpita nel suo volto pallido, insieme allo
shock e al dolore. Una linea di sangue di un cremisi brillante colava
dall’angolo della sua bocca, dove lui l’aveva colpito con il suo pugno un paio
di volte.
Se ne rese conto quando il rossore scomparve dal suo viso, il
calore gli bruciò la pelle e tutto divenne troppo chiaro, troppo definito. Fu
colpito dal senso di colpa, mentre il suo sguardo vagava sul viso pallido e
scolpito che era così vicino al suo.
-Potter.- il suo respiro soffiò
scompostamente sulla sua pelle calda e per un secondo spaccato i suoi occhi si
chiusero.
-Potter, togliti di dosso.- gracchiò,
senza mettere vero veleno nelle sue parole.
Harry si ricordò che stava a cavalcioni su Draco, con le
gambe ai lati dei suoi fianchi e il suo braccio destro che lo teneva giù.
Lo liberò dalla sua stretta scostandosi di lato, stupito
dalla sua stessa rabbia; non perdeva il controllo in quel modo da un sacco di
tempo.
-Potter…- una voce fredda, ma non cattiva
attraversò i suoi timpani come lame di ghiaccio, facendoli sanguinare e
procurandogli un debole suono squillante nelle orecchie.
Si guardò in giro, con gli occhi ancora spalancati e il corpo
ancora all’erta a causa dell’adrenalina.
Draco era rannicchiato su stesso e si teneva le costole con
un braccio, mentre con l’altra mano si stava asciugando il sangue dall’angolo
della sua bocca e dal suo naso.
-Io.. io.. io… - si sforzò Harry,
con le mani poggiate a terra ai suoi lati, la bocca aperta e leggermente boccheggiante, mentre alcune
lacrime cominciavano a solcare il suo volto.
Draco voleva… anzi, no, aveva
bisogno di andarsene. Ma per una qualche ragione, non riusciva a trovare la
forza di farlo e le parole non gli uscivano dalla bocca, come se il suo
cervello fosse intorpidito. Era rimasto completamente scioccato dalla potenza
dello scoppio d’ira del suo nemico.
C’era passato anche lui, perciò sapeva che nessuno avrebbe
dovuto toccarlo o andargli vicino. Gli uomini sull’orlo di perdere la loro
sanità mentale non dovrebbero essere avvicinati, così come non gli si deve dire
nulla.
Sapeva anche che Potter stava probabilmente morendo dentro a
causa del senso di colpa, per lo più, ma anche a causa della paura. Lo sentiva
nell’aria che probabilmente gli era già successa una cosa del genere.
Se Draco avesse saputo quanto fosse messa male la psiche di
Potter, non lo avrebbe mai preso in giro. Draco era ancora un deficiente ma non
voleva che ancora più persone lo odiassero, né aveva una vera ragione per fare
ancora del male a Potter.
-Potter, dobbiamo andare, credo che tu mi abbia
perforato qualcosa.- disse, tossendo piano, facendo lo sforzo di parlare.
-Io… merda.- la risposta di Potter fu
vaga e angosciata.
Poi, all’improvviso, Potter si rannicchiò su se stesso,
grattandosi la testa violentemente con entrambe le mani, attraverso i suoi
capelli neri scombinati, con la schiena che tremava per i singhiozzi
silenziosi.
-Potter, davvero, me ne sto andando…-
-VATTENE ALLORA! VAFFANCULO!- gridò, con la voce spezzata che
riecheggiava ovunque.
-Potter, devi alzarti.- gli ringhiò
contro, iniziando ad arrabbiarsi.
-Potter, se non muovi il tuo culo e non mi
porti in Infermeria, chiamo Weasley e la Granger.- continuò Malfoy e così la testa di Harry scattò
all’insù.
-E va bene, andiamo.- gridò, alzandosi velocemente e
afferrando Malfoy con forza per il gomito, spingendolo indietro verso il
castello.
Le persone li osservarono mentre Potter lo trascinava per i
corridoi, sibilando imprecazioni al suo arcinemico.
Dovevano proprio assomigliare a due appena usciti da una
guerra. La camicia di Draco era strappata, Potter aveva un occhio nero e,
adesso che Draco gli prestava attenzione,
zoppicava malamente. I loro capelli erano scombinati e gocciolava del
sangue da un taglio sopra il sopracciglio di Harry.
-Cosa diavolo sta succedendo qui?- chiese a voce alta Madama Chips, che era riuscita solo ad afferrare Draco quando
Harry spinse in avanti il suo gomito con cattiveria, visto che ancora la rabbia
non lo aveva lasciato del tutto.
-Niente, donna, dammi solo una ripulita. Non riesco a
sentirmi le dita dei piedi e il mio petto sta quasi per esplodermi, cazzo.-
disse Draco in modo brusco, togliendosela di dosso quando riuscì a riottenere
l’equilibrio, guardando a occhi socchiusi e con una vaga confusione Potter che
serrava la bocca, con i suoi muscoli potenti che si flettevano sotto la sua
camicia strappata mentre alzava le braccia sopra la sua testa, massaggiandosi
la base del collo con le mani, e faceva avanti e indietro in mezzo ai letti,
respirando profondamente e rumorosamente a labbra serrate e con gli occhi chiusi, come
se stesse provando con tutto se stesso a non piangere di nuovo.
-Draco, vieni.- disse Poppy
brevemente, con le sopracciglia corrugate mentre guardava Harry, prendendo
gentilmente però Draco per le braccia e guidandolo piano verso il primo letto.
-Su, muoviti, ragazzo, non ho tutta la notte.- disse
severamente ma, come chiunque altro a scuola, Draco aveva imparato a non
prendere sul serio i suoi scatti d’ira. A lei piacevano tutti molto di più
quando erano in salute e stavano bene, e nonostante fosse fastidiosamente
materna oltre ogni dire, era una donna molto gentile e compassionevole.
Draco si tolse la camicia e la cravatta della scuola senza
vergogna, provando a camuffare lo shock per i grossi lividi che erano apparsi
sulle sue costole ferite. La terza sulla destra della sua gabbia toracica era
uscita fuori ad una strana angolatura, e attorno ad essa la pelle si stava colorando di blu e di nero.
Merda, Potter l’aveva picchiato proprio per bene.
-Be’, allora si sbrighi.- disse Draco bruscamente, indicando
con un gesto il suo torso e Madama Chips sembrò riprendersi in fretta, afferrando la
sua bacchetta e mormorando incantesimi curativi attorno il suo osso rotto.
-Okay, allora, mettiti a letto e smettila di lamentarti. Questo
farà male ma ho bisogno di capire se ha perforato qualcosa.- disse con la voce
leggermente tremante e lui sospirò profondamente, sussultando quando sentì un
forte dolore ai polmoni.
-Potter, metti il culo su una sedia prima
di svenire, credo di averti fatto sbattere la testa contro il pavimento a un
certo punto.- Draco sputò velenosamente, e Harry non lo guardò nemmeno,
ignorandolo e dando un calcio a un comodino, facendo spaventare Madama Chips.
-Potter, se non ti calmi, sarò costretta a
chiamare la Preside. Siediti.- disse lei, stavolta con un tono di voce freddo
ma non privo di preoccupazione per il suo studente.
-Pomfrey, qui fa fottutamente male.- le
ricordò Draco senza fiato, sentendo aumentare la pressione attorno al
diaframma.
-Hai ragione, scusa. Molto bene, Draco, prova a rilassarti e
se ti sento anche solo mugugnare ‘ooh, che dolore’ o ‘credo
che morirò, mio padre lo verrà a sapere’, allora ti decapiterò personalmente.-
disse, concentrandosi mentre mormorava l’incantesimo. Draco sentì un osso
tornare al suo posto con un click ed era incredibilmente ironico che anche dopo
tutti quegli anni, era di nuovo legato
in Infermeria per Harry Fottuto Ragazzo D’Oro Potter.
-Ok, io me ne vado.- annunciò Draco, alzandosi troppo
velocemente e barcollando leggermente.
-Mi stai prendendo in giro, vero?- disse Harry, arrabbiato.
-Ti ho picchiato a sangue e tu te ne vai dopo che ti hanno
messo a posto un paio di ossa?- aggiunse, con gli occhi smeraldini che
brillavano ancora per l’odio e la rabbia.
-Si, è vero, mi hai picchiato a sangue, Potter, e non ho
intenzione di darti la soddisfazione di vedermi soffrire per il dolore. Perciò,
sto affrontando la cosa a modo mio, tu cerca di capire quello che devi fare e
di tenere la tua fottuta bocca chiusa sulla faccenda o avrai molto più di una
caviglia rotta di cui preoccuparti. Non ci rimuginare o riflettere su come un
coglione dagli istinti suicidi, non parlarne mai più.- disse Draco, respirando
contro il viso di Harry. Tutta la paura di prima se n’era andata, poiché sapeva
che Potter si era spaventato abbastanza da capire di dover chiedere un qualche
aiuto per controllare la sua rabbia. Questo, ovviamente, se quel cretino
ipocrita non sarebbe caduto in depressione e diventato emo
e avrebbe continuato ad annegare nel suo fottuto rifiuto.
-Malfoy, che cazzo è successo? Hai la faccia di uno che ha
perso dieci round contro il platano picchiatore.- la voce di Blaise arrivò da
dietro di lui mentre si avvicinava ai sotterranei, zoppicando su una caviglia
slogata e un tendine del ginocchio rotto.
-No, solo Harry Dannato Potter.- replicò freddamente, con i
pugni ancora stretti per la rabbia.
Riusciva a capire quel coglione del suo nemico ma questo non
voleva dire che non era fottutamente furioso per essere stato lasciato in
quello stato. Era stato danneggiato più il suo orgoglio che altro.
-Cosa? Io lo ammazzo quel bastardo!- esclamò Blaise e Draco riuscì ad aggrapparsi
al braccio dell’altro ragazzo.
-Tu va a quella fottuta infermeria ad armi spianate e Potter
ti ammazza sul serio, Blaise. È in un posto oscuro, ha bisogno di capire quello
che deve fare. Lo so, credimi, non sto difendendo quel cazzone
ma ci sono stato anch’io in quel posto, ci sei stato anche tu e non è bello. Non
sto scherzando, Zabini, è in piena modalità ‘squartatore’,
livello quattro.- disse Draco, con autorità e potere che trasparivano dalla sue
parole.
Gli occhi scuri di Blaise si spalancarono e le sue
sopracciglia raggiunsero la cima della sua fronte.
-Livello quattro? Nemmeno noi siamo arrivati a tanto; siamo
stati allenati per essere arrabbiati ma ci hanno sempre trattenuto prima che
perdessimo il controllo. Bella era al livello 5, porco cazzo! Dray, devi fare qualcosa prima che succeda di nuovo.- disse
Blaise, prendendo il braccio di Draco e portandoselo sulla sua spalla,
permettendo al suo amico di spostare un po’ del suo peso su di lui per camminare
meglio mentre lo aiutava ad attraversare il ritratto.
Draco aveva la sensazione che quella sarebbe stata una settimana molto lunga.