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Autore: laviatraversa    05/07/2012    7 recensioni
Avevano chiuso alle loro spalle, insieme alla porta, anche pensieri, segreti e ricordi. In quel momento c'era spazio solo per la voglia di stringersi, sentire la pelle dell'altro sulla propria e dare sfogo ad un desiderio che sembrava soffocarli. Le loro labbra si incontrarono subito, dando inizio ad una lotta in cui entrambi erano vincitori e vinti. Perché erano altre carezze che agognavano, altre labbra che desideravano e altre anime che bramavano.
DEDICATA A La Viola Moody.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quella sotto è una one-shot nata dal nulla.
Mi spiego meglio, l'ispirazione ha bussato alla mia porta e le mie dita si sono mosse da sole sulla tastiera. Mi soddisfa? Sì e no.
Sì perché la trama mi piace, e percepisco un miglioramento in questo lavoro.
No perché credo manchi qualcosa; il problema è che non so cosa sia questo qualcosa.
In ogni caso, voglio ringraziare
La Viola Moody per l'enorme supporto prima di augurarvi una Buona lettura.


Egoica Efp – profilo facebook;
Martina Pì (@peraselvatica) – twitter;
Parole al vento – forum appena creato con La Viola Moody e Sbarauau, interamente dedicato a contest e fanfiction; se volete farci un salto e magari iscrivervi, ci renderete felicissime.






Di fantasmi e altre promesse




L'aria era ancora satura di passione e promesse.
I corpi caldi, affannati e vivi dei due amanti giacevano sul letto dalle lenzuola sfatte, avvolti in un abbraccio che sapeva di ricordi.
«Ti ricorderai di me domani, Draco?» aveva chiesto la ragazza, presa da un impulso che nasceva nelle viscere della malinconia.
«Non hai idea di quanto mi piacerebbe potermi avvalere della facoltà di dimenticare» aveva risposto lui, scostandosi un poco.
Scappare sembrava sempre così giusto.



Draco correva a perdifiato, scansando con agilità i corpi mutilati dei caduti in battaglia. Quando giunse alla meta, tuttavia, era già troppo tardi. Astoria era riversa a terra. Aveva la gola squarciata e i capelli sporchi del suo stesso, purissimo, sangue. Il vestito era scucito per metà, memore delle violenze subite dalla ragazza. Draco la sollevò con delicatezza, cercando in mezzo a tutto quel sangue – di vizi, difetti e vecchie abitudini – un qualche sentore del carezzevole profumo del quale era solito bearsi. Quando realizzò che il passato – l'amore – gli era stato strappato con tanta crudeltà, pianse tante lacrime da rendersi aridi gli occhi.
Pianse lacrime che bastano per due vite e anche più.


La bara venne calata nell'antro – rifugio sicuro, abbandono di una vita che non poteva più definirsi tale – velocemente, per celare al mondo la svanita bellezza nascosta al suo interno. Prima che la terra coprisse i sogni di una vita che sembrava passata, Draco posò un'unica, bellissima orchidea sopra la sua vecchia promessa. Dopodiché, ammantandosi di ombre e respirando piano, si smaterializzò.



Il numero quattro di Abbey Road[1] era famoso per essere un luogo sì discreto ma anche molto chiacchierato. La vecchia pensione, infatti, era solita essere frequentata da individui di dubbia moralità, disposti a pagare una piccola fortuna per un po' di perdizione e annientamento dei sensi – dei pensieri –.
La signora Carnage, alla veneranda età di sessantatré anni, poteva affermare di aver conosciuto il mondo. E le persone.
Ogni persona che varcava la sua porta era subito soggetta ad un accurato esame, il quale si rivelava sempre veritiero. Tuttavia, quando vide quei due ragazzi – non dovevano avere più di diciotto anni, a suo dire – le mancò il fiato.
La tristezza nei loro occhi era tanta che sembrava avvolgere l'intera stanza.
«Vorremmo una camera» aveva detto con gentilezza la ragazza; il suo compagno si era limitato a rivolgerle un breve cenno col capo, infastidito ed impaziente.
«Tenete. Secondo piano, terza porta sulla destra.»


Avevano chiuso alle loro spalle, insieme alla porta, anche pensieri, segreti e ricordi.
In quel momento c'era spazio solo per la voglia di stringersi, sentire la pelle dell'altro sulla propria e dare sfogo ad un desiderio che sembrava soffocarli.
Le loro labbra si incontrarono subito, dando inizio ad una lotta in cui entrambi erano vincitori e vinti.
Perché erano altre carezze che agognavano, altre labbra che desideravano e altre anime che bramavano. Il maglione di Draco trovò presto il suo posto nel vecchio tappeto stinto, seguito presto dal resto degli indumenti. Hermione lo fissava con una strana luce negli occhi, quella propria di chi sa cosa vuole e come prenderselo. La sua bocca baciò il petto glabro del ragazzo, mentre le mani presero ad accarezzare la sua invitante erezione.
Presto i gemiti iniziarono a spandersi nell'aria e né Draco né tanto meno Hermione fecero qualcosa per trattenerli. Si amarono –
inconsapevolmente – a vicenda, curando ferite che non sapevano di avere, finché la stanchezza non prese il sopravvento, trascinandoli in un sonno dai contorni oscuri e sinistri.
Nel buio di una notte troppo oscura per essere vera, Hermione si agitò dentro l'abbraccio di Draco.




Il Medimago l'aveva guardata per qualche istante con compassione mista a pietà, poi, aveva finalmente pronunciato il suo verdetto.
«Il mio mestiere mi obbliga alla sincerità, signorina Granger. Il ragazzo è in condizioni gravissime; il coma in cui il suo corpo ha cercato protezione non ha vie d'uscita. Non si sveglierà mai.»
Le aveva lasciato il tempo di piangere, imprecare, buttarsi a terra. Proseguire era doloroso per lui quasi quanto ascoltare lo era per lei.
«I documenti mi dicono che vi siete... sposati durante la guerra? La decisione spetta a lei. Può farlo vivere così o non farlo vivere affatto, – l'uomo la scrutò attraverso gli occhiali tondi – in ogni caso, ha tutto il tempo che desidera per prendere una decisione.»
Hermione lasciò la stanza scossa dai singhiozzi e da un dolore che nasceva nello ed esplodeva nel cuore.


«Molly, calmati!»
«Come puoi non capire, Arthur? Nostro figlio sta per essere ucciso! E tu mi dici di calmarmi? Non spetta a lei quella decisione.»
«È la volontà di Ronald, amore. Sposandola ha deciso che, in situazioni come questa, sarebbe stata lei a decidere. Noi non possiamo fare niente, se non sperare che vada in un posto migliore.»
«Tu – la donna puntò il dito contro Hermione – come puoi fargli, e farci, questo? Ti abbiamo sempre trattato come fossi nostra figlia e questo è il ringraziamento?»
«Molly, per favore, non perdere la ragione. Quella che sta vivendo non è degna di chiamarsi vita.»
«Hermione ha ragione.»
Nessuno si era accorto della presenza di George fino a quel momento; il ragazzo prese la madre fra le braccia, stringendola in un abbraccio che sembrava sapere di conforto – Hermione pensò che anche lei avrebbe voluto essere stretta in un abbraccio così, in quel momento – e andò verso le scale.
«Grazie, George.»
«Figurati. Magari andrà a stare con Fred.»
Una lacrima solcò il volto di George, il quale, impassibile, la scacciò con il dorso della mano.



«Parlami di lei.»
Quello di Hermione era stato un ordine perentorio, scaturito dalle sue labbra prima ancora che lei potesse pensarlo. Si pentì l'istante stesso in cui lo pronunciò, quando lo sguardo di Draco si rabbuiò. Era estate; era ancora giorno, almeno così sembrava dalla luce che filtrava dalla finestra della stanza della vecchia pensione, ma il freddo che lo avvolse sembrava scaturire direttamente dall'epicentro dell'inverno più gelido.
«Oh, le parole non possono descriverla. Astoria era la quintessenza della gentilezza; non ho mai conosciuto una persona più pura di cuore. Nonostante l'ambiente in cui è cresciuta, non dissimile dal mio, è sempre stata diversa da me, da Pansy, da Theodore, da Blaise, dalla sua stessa sorella, da Tiger e Goyle. La sua bontà ti toglieva il fiato, ti mozzava il respiro. E poi, ci sono i suoi occhi. Erano del colore del mare, grandi. Con uno sguardo sapeva darmi tutto l'amore del mondo.»
Draco si accorse di aver iniziato a piangere e provò a nascondere il suo dolore. Tuttavia, Hermione gli scostò le mani dal viso.
Le lacrime solcavano anche le sue guance.
Erano l'uno partecipe del dolore dell'altra e, insieme, provavano a lenire la loro sofferenza.

«Perché stai, se così si può dire, con me?»
«Perché con te non mi sento troppo solo.»




Per un qualche scherzo del destino, Astoria Greengrass e Ronald Weasley riposavano l'uno accanto all'altra. Quando nell'aria iniziava a sentirsi la primavera, due ragazzi si incontrarono – con un mazzo di fiori in mano ciascuno – davanti al monumento del loro dolore.
Non vi fu spazio per rispolverare vecchi rancori; Draco Malfoy ed Hermione Granger bevvero il dolore dallo stesso calice, nutrendosi insieme di ciò che per loro era diventato linfa vitale: ricordare.
Mentre la sera calava e le ultime piogge tentavano – invano – di lavare via un po' di tristezza, sciolsero la loro stretta – nessuno dei due seppe dire da quanto, esattamente, si stessero tenendo per mano – e provarono a darsi un minimo di contegno.


«Qualche volta ci ho parlato, Astoria era una brava ragazza. Mi dispiace, Draco.»
«Anche a me, non sai quanto. Anche per Weasley,
Hermione



[1]: non so se la strada esiste davvero. A dirla tutta, l'ho inserita a casaccio. È altresì possibile che l'abbia letta una fanfiction; in questo caso mi scuso con l'autrice, perché proprio non ricordo dove.


  
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