Le porte di uno degli ascensori del
Ministero della Magia si aprirono con un leggero tintinnio, facendo scattare in
su la testa di Draco Malfoy, che si era distratto per qualche secondo. Sospirò,
entrando dentro il piccolo cubicolo, e trattenne un’imprecazione quando vide
l’ascensore pieno. Ma entrò lo stesso, non volendo perdere altro tempo prima di
entrare in ufficio.
Era stanco Draco. Nel corpo e nello
spirito. Non dormiva in maniera decente da almeno tre settimane. Non poteva
tornare a casa, perché gli avrebbe portato via troppo tempo, e dormire a casa
dei suoi genitori era diventato impossibile. Chiuse gli occhi, sospirando. Si
diceva che non era giusto soffrire. Ma non poteva farci niente.
Quella era la sua famiglia.
Provò a spostarsi di lato quando si
aprirono di nuovo le porte dell’ascensore. Per sua fortuna scesero quasi tutti.
Tutti tranne uno. E Draco sgranò gli occhi. Si girò, provando a fare finta di
niente. Anni. Erano passati cinque anni quasi dall’ultima volta che l’aveva
visto. E fu in quel momento che il suo cuore traditore tornò a battere come non
faceva da tanto, troppo tempo.
-Draco, potresti anche salutare, sai.-
disse la persona che gli stava davanti, con un sorriso triste sul volto.
Il biondino strinse i pugni,
arrabbiandosi. Trattenne l’impulso di stringere le mani attorno al collo di
quell’essere, perché non riusciva a credere che avesse una tale faccia tosta.
‘Dopo tutto quello che abbiamo fatto..
dopo tutto quello che ho passato…’, pensò.
Draco si girò piantando gli occhi sul
viso conosciuto. Non era cambiato per niente. Anzi no. Era cambiato. Adesso era
un uomo. Era qualche centimetro più alto di com’era prima, ma sempre più basso
di lui. I suoi occhi incredibilmente verdi adesso non erano più coperti dagli
occhiali e risplendevano ancora più belli di quanto ricordasse. Aveva indosso
la sua divisa di Auror e le braccia incrociate sul petto.
-Se avessi voluto salutarti l’avrei
fatto, Potty.- fu la risposta migliore che riuscì a
provare. –Ma non avevo intenzione di farlo, quindi…-
Harry Potter rise tristemente,
socchiudendo gli occhi. E quella tristezza velata uccise Draco.
-Sai, anch’io credevo che sarebbe
stato meglio non vederci mai più.- disse il moro, scombinandosi ancora di più i
capelli. –Ma… non era così. È bello rivederti. È
passato troppo tempo.-
-Lo so.-
disse Draco, rauco.
L’ascensore scattò di nuovo,
aprendosi, e stavolta Draco accolse con gioia l’aria aperta, per liberarsi
finalmente di uno dei più grandi scheletri che aveva nell’armadio.
-Malfoy.. so che ti chiedo tanto, ma…
ti piacerebbe vederci dopo il lavoro? Birra Babbana?
Come un tempo?- gli chiese Potter, aggrottando le sopracciglia in
un’espressione speranzosa.
Draco imprecò, vedendo l’altro
mettersi di traverso tra l’esterno e l’interno dell’ascensore, per evitare che
si chiudesse. E odiò ancora di più il suo interlocutore. Perché doveva fargli
questo? Non aveva una famiglia da cui andare?
-Perché?- gli chiese, astiosamente.
-Solo per passare il tempo. Parlare. È
da tanto che non lo facciamo. Ti prego.- lo implorò Harry.
Draco trattenne di nuovo
un’imprecazione. –Va bene. Hai solo un’ora.- gli disse. –Ci vediamo al solito
posto?-
Harry sorrise, sollevato. –Si, al
solito posto.-
Draco spezzò il contatto visivo,
abbassando il capo e poi voltandosi, prima di raggiungere il suo ufficio, dove
si occupava di Cooperazione Magica Internazionale. E si maledì. Perché non
riusciva a credere che, nonostante tutto il tempo passato, non riuscisse ancora
a resistere agli occhi del Bambino Sopravvissuto.
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Draco si fermò di fronte l’ingresso di
un piccolo pub a Lexington Street, nei pressi di Piccadilly
Circus. ‘The Clock Shelter’ era un pub che lui e
Harry avevano trovato quando avevano deciso di conoscersi. Era nella Londra Babbana, e la cosa andava bene ad entrambi perché a nessuno
dei due andava di essere riconosciuti. Il ragazzo chiuse gli occhi, scuotendo
la testa. Entrò e respirò di nuovo un odore conosciuto. C’era odore di caffè,
di alcolici e di legno, di tanto legno. Il cicaleccio delle persone che
parlavano ricopriva il ticchettio dei vari orologi che ricoprivano le pareti
del locale. Draco si guardò in giro alla ricerca di un paio d’occhi conosciuti.
Niente, non era ancora arrivato. Poi sobbalzò, quando una mano si posò sulla
sua spalla, avvisandolo della presenza di un’altra persona.
-Hey.- disse Harry, con un sorriso. –Scusa, non
volevo spaventarti. Prendiamo un tavolo?-
-Fa nulla.- rispose Draco. –Non ci
sono tavoli liberi, comunque. Ho controllato.-
-No.- ribatté Harry, spingendolo verso l’angolo più
protetto del locale.
-Potter, sei sicuro di voler prendere quel tavolo?-
gli chiese, rassegnato e leggermente deluso.
Perché? Perché lui ricordava ed Harry no?
-Sicurissimo.- rispose l’altro. –Avevo
prenotato io questo tavolo, promettendo una lauta mancia al cameriere.-
Draco arrossì vagamente, distogliendo
lo sguardo. A quanto pare nemmeno lui aveva dimenticato. Ma come erano arrivati
a quel punto? Come avevano potuto ignorarsi a vicenda per tutto quel tempo?
Ah, giusto. Potter.
-Questo è il nostro tavolo.- sussurrò
Harry, sedendosi.
Draco notò che si era cambiato. Adesso
indossava un semplice paio di jeans e una camicia azzurra che si sposava bene
con la pelle leggermente caramellata del ragazzo.
-Non stabilire l’ovvio come al
solito.- ribatté lui, assottigliando lo sguardo.
-Non sto stabilendo l’ovvio. Tu hai
palesemente evitato di dirmi che c’era questo tavolo libero. Credevo l’avessi
dimenticato.- sbottò il moro.
Draco evitò di dire che pensava
l’avesse dimenticato lui. Si limitò ad alzare gli occhi al cielo, sperando che
passasse tutto presto.
-Allora…- disse Harry, dopo aver ordinato due birre.
–Come va?-
-Va.- rispose, senza dare dirette informazioni,
mentre una cameriera poggiava le due bottiglie di vetro sul tavolo. –Tu? Come
stai?-
-Bene.- rispose Harry, stringendo tra
le mani la sua birra. –Ginny è incinta al terzo mese.
È un maschietto.-
Draco inghiottì un boccone amaro. Lì.
La sua pazza, stupida gelosia per Potter era sempre lì.
-Sono felice per te.-
gli disse, fingendo indifferenza.
-So che tu invece hai sposato la
minore delle sorelle Greengrass. Com’è lei?- gli
chiese, prendendo un sorso dalla bottiglia.
-Niente di più e niente di meno di
quello che ci si aspetta da una Purosangue.- sibilò.
-Draco…- lo implorò l’altro, tornando con uno sguardo
ferito. –Ti prego. Voglio solo parlare. Non.. non respingermi così.-
-Io non dovrei respingerti?- celiò il
biondino, con una risata secca. –Potter, cosa vuoi che faccia? Cosa cazzo vuoi
che faccia? Che parli con te come se nulla fosse, come se non fosse successo
niente? Devo sorbirmi senza lamentele la tua vita felice? Sono passati cinque
anni dall’ultima volta che ci siamo visti e non ti ho mai cercato. Almeno ricambia
il favore e lasciami in pace.-
-Io.. ho provato a parlarti in questi
anni. Ti ho cercato, mandato posta per gufo, ma tu non mi hai risposto mai.-
rispose Harry. –Ti avevo pure invitato al mio matrimonio.-
Stavolta Draco rise sul serio.
-Scusa, ma da ragazzo mi sono promesso
una cosa: mai andare ai matrimoni degli ex.- disse,
amaro.
-Adesso sei ingiusto.- ribatté Harry,
stringendo i pugni sul tavolo. –Sai bene perché è successo. Perché l’ho fatto.
Sei stato tu stesso a suggerire questa soluzione. Non dare la colpa interamente
a me.-
-Cosa volevi che facessi?- chiese
Draco, amaro. –Dopo mesi che stiamo insieme, anzi no, chiamiamo la cosa col suo
vero nome, dopo mesi che facciamo sesso disinteressato, vieni da me, mi dici
che la sorella della Donnola sta per finire Hogwarts e che forse dovremmo
prenderci una pausa, perché tu vuoi una famiglia e lei potrebbe dartela. Ho
preso la strada più breve, ti ho mollato prima che fossi tu a farlo, ti ho
permesso di sposarti e adesso lei è pure incinta. Quindi, fammi un favore,
Potter. Se mi hai chiesto di venire qua solo per sbattermi in faccia la tua
bella famigliola felice, lasciami andare. Non ne ho bisogno.-
-Volevo solo vedere se eri felice.-
gli disse Harry, triste.
-Ti sembro felice?- chiese Draco,
ridendo amaramente. –Sono sposato con una donna che mi odia più di quanto io
odi lei; vivo in una casa diversa da quella di mia moglie perché lei non vuole
essere disturbata quando riceve i suoi amanti, puttana com’è. Spende il mio
patrimonio in lungo e in largo, e se non avessi messo sotto controllo i suoi
conti a questo punto la mia famiglia sarebbe in bancarotta. E la odio. Odio
pure il fatto che respiri.-
-Perché ti sei sposato con lei
allora?- chiese Harry, provando a posare una mano su quella dell’altro ragazzo.
-Non toccarmi.- ringhiò quello, con
gli occhi lucidi.
-Perché hai sposato Astoria?- ripeté
quello, stringendo i denti.
-Perché forse non eri l’unico dei due
a volere una famiglia.- sputò tra i denti, arrabbiato. –Anch’io
volevo una famiglia, anch’io volevo dei figli, anch’io volevo qualcosa di
serio. Ma io non potevo darteli quei figli. E dovevo liberare te, così come
dovevo liberare me stesso perché la mia famiglia sta cadendo a pezzi, e dovevo
portare in casa quel briciolo di pace di cui aveva bisogno.-
-Draco, cosa…-
-Mio padre sta morendo.- disse il
biondino, con gli occhi lucidi. –Ha una malattia degenerativa che gli consuma
lentamente la magia. Quando anche l’ultimo briciolo di magia lascerà il suo
corpo allora morirà. E il fatto che io non possa fare niente, che io non possa
fare nulla per aiutarlo, per aiutare mia madre, per non farla crollare, mi
uccide dentro. E odio il fatto che sto soffrendo da morire per quell’uomo,
perché dovrei odiarlo dopo tutto quello che ho passato per colpa sua, dopo
quello che ha fatto passare a troppe persone.
È un mostro eppure gli voglio ancora bene. E non hai la più pallida idea
di quanto io stia odiando me stesso ora come ora, perché mi ero ripromesso di
non cedere più di fronte a te e invece mi trovo oggi come in un normale giorno
di cinque anni fa, quando non riuscivo a dire di no a qualsiasi tua richiesta.
Quindi, fammi un favore Harry. Non cercarmi più. Non chiamarmi più. Non
chiedermi se sono felice, perché ti sei portato via tutta la mia felicità
quando hai preferito non lottare e avere un famiglia con la Weasley,
piuttosto che convincermi che avremmo trovato una soluzione. Addio, Harry.-
E, detto questo, Draco Malfoy si alzò,
lasciando il locale. Eppure sentiva ancora su di se quello sguardo che prima o
poi sapeva l’avrebbe ucciso.
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Passarono i minuti, le ore, i giorni,
le settimane, i mesi. Passarono otto mesi. La vita di Harry Potter non era
stata per niente rose e fiori in quel lasso di tempo. Era successo un disastro
dopo l’altro, e il Bambino Sopravvissuto
era caduto in una sorta di depressione che non lo lasciava mai. C’erano
solo due persone che potevano aiutarlo. Ma mentre una di queste gli aveva
chiesto di non cercarlo mai più, non gli era permesso di stare troppo a lungo
da solo con l’altra persona perché tutti avevano paura che potesse fargli del
male. E nessuno provava a capirlo…
-Harry…- lo chiamò Hermione, triste. –Mangia qualcosa,
ti prego.-
-Dov’è James?- chiese lui, con le lacrime agli
occhi.
-È giù con Ron.-
gli disse, avvicinandosi. –Ti prego, mangia qualcosa. Se mangi, ti prometto che
ti porterò James.-
Harry rise amaramente, sentendo le
lacrime solcargli il volto. Non ce la faceva più a restare chiuso nella sua
camera da letto. Era da quando era nato James che stava chiuso lì dentro.
Persino il pub minuscolo di Godric’s Hollow non sembrava più tanto male dalla finestra.
-Herm, non sono io il pazzo.- le disse, con un
singhiozzo. –Non sono pazzo, ma se mi vieterete ancora di vedere mio figlio,
allora sì che avrò bisogno di andare in un manicomio.-
-Harry, Ginny..- disse
lei, piangendo insieme all’amico di sempre.
-Ginny non era quello che credevo. Lei voleva
abortire. Non voleva James, voleva uccidere il mio bambino.- disse lui,
asciugandosi le lacrime. –Per questo se n’è andata. Per questo abbiamo
divorziato ancora prima che nascesse Jamie. Lei non lo voleva. Voleva liberarsi
di lui. Come può una madre…-
-Ginny ne ha passate tante, Harry.- disse lei,
accarezzandogli il viso, non tanto convinta delle sue stesse parole. –Non si
sentiva pronta ad avere un figlio.-
-Che se ne vada al diavolo allora!-
esclamò il Bambimo Sopravvissuto. –Jamie è il bambino
migliore del mondo. Non ce la faccio più a stargli lontano.-
-Herm, Harry.- li chiamò Ron, appena arrivato.
Ron teneva in braccio James, che
continuava a dimenarsi e a piangere. Nemmeno il neonato ne poteva più. Erano già
passati due mesi dalla sua nascita e né
il padre né il figlio riuscivano più a sostenere quella situazione.
-Continua a piangere.- disse Ron,
cullando il neonato ed evitando lo sguardo degli altri due adulti.
-Dammelo.- disse Hermione, allungando
le braccia. –Provo a calmarlo io.-
-No.- disse Ron, sicuro. –Deve provare suo padre.-
Harry alzò lo sguardo pieno di lacrime
verso il suo migliore amico, che gli sorrise incoraggiante. Il Bambino
Sopravvissuto si asciugò le lacrime dal viso, avvicinandosi al suo bambino. E
fu magia, come sempre. Non lo teneva in braccio da tre giorni e da tre giorni
lui non dormiva. Non appena James
appoggiò la sua testolina delicata sul braccio del padre smise di
piangere, per poi emettere un gorgoglio contento, mettendosi a succhiare il pugno
cicciottello. Harry si sedette sulla mensola della finestra, cullando suo
figlio delicatamente e canticchiandogli una melodia leggera. La lacrime
percorsero di nuovo il suo viso, ma stavolta erano lacrime di gioia ed erano
accompagnate da un sorriso che illuminava tutto il suo viso.
James per la prima volta passò la
notte tra le braccia di Harry, che lo cullò sempre, incessantemente,
accarezzandolo e adorandolo come solo un genitore può amare il proprio figlio.
E la mattina dopo, quando per la prima volta dopo settimane nessun sigillo
impedì a Harry di uscire dalla sua camera, questo poté finalmente emettere un
sospiro di sollievo, contento della sua nuova libertà.
Harry scese in cucina con James tra le
braccia e un sorriso sulle labbra. E Ron scoccò un’occhiata compiaciuta a
Hermione, che arrossì vagamente.
-Ti trovo bene, Harry.- disse il
rosso, con un sorriso felice.
-Grazie, Ron.-
gli disse, sorridendo a sua volta.
Ron scosse la testa, ridacchiando. –Ti
preparo un biberon per James. Hermione, tu non devi dire niente?-
La ragazza fece scattare la testa in
avanti, guardando il moro con occhi colpevoli.
-Mi dispiace.- disse, con un sospiro.
–Non avrei dovuto tenerti lontano Jamie. Avevo solo paura che potessi fargli
del male. Dopo che Ginny se n’è andata…-
-Hermione, non ero in depressione post-parto. Insomma,
mica sono stato io a partorirlo!- disse Harry, prendendo il biberon da Ron.
–Capisco le tue intenzioni, ma tu avresti solo dovuto ascoltarmi. Non ero
depresso perché Ginny mi aveva lasciato. Te l’ho
detto, se lei non vuole James, ha solo da perdere! Ero arrabbiato con lei,
arrabbiato con me stesso. Ma non avrei fatto mai del male a mio figlio.-
La discussione fu interrotta dallo
squillo di un cellulare, quello di Hermione. La ragazza si scusò, prendendo il
telefono e lasciando da soli i due ragazzi in cucina.
-Grazie.- disse Harry a Ron,
continuando a guardare Jamie.
-Hey, non dirlo nemmeno. È tuo figlio, amico, non mio, non di
Hermione.- disse l’altro, scrollando le spalle. –E mi dispiace per Ginny. Se vuoi posso provare a parlarle, vedere se posso
sistemare le cose..-
-No. Con tutto il rispetto, Ron, ma non voglio
rivederla mai più.- gli disse, risoluto. –E se prova anche solo ad avanzare
delle pretese su James, se tra cinque o vent’anni verrà da me o la troverò
vicino a Jamie, le farò passare l’inferno.-
Ron non disse nulla all’amico. Si
sentiva spaccato a metà. Da un lato c’era la parte del suo cuore che gli
chiedeva di essere vicino alla sua famiglia e quindi di dare ragione a Ginny. Ma la parte di lui che gli ricordava tutto quello
che Harry aveva passato nella sua vita lo faceva sentire uno stronzo per quello
che gli aveva fatto passare tenendogli lontano James. Perciò si limitò a
prendere un sorso di caffè dalla sua tazza, scoccando una strana occhiata a
Hermione, che si era già vestita e che stava sistemando la borsa.
-Hey, che succede?- chiese Ron, stranito. –Non è
il tuo giorno libero questo?-
-Si, ma May mi ha chiesto di darle una
mano.- rispose lei, legando i capelli in uno chignon.
-May? May non è nel tuo ufficio.- disse il
fidanzato, confuso.
-Si, ma un suo collega è a casa, gli
sta morendo il padre a quanto pare.- ribatté lei,
dandogli un bacio. –Mi ha solo chiesto una mano, e non me la sento di dirle di no.-
Harry a quel punto si intromise nella
conversazione, sentendo qualcosa dentro di se spezzarsi.
-Gli sta morendo il padre? In che
ufficio lavora questa May?- chiese, con urgenza.
Perché gli era venuta in mente una
persona, e se si fosse trattato sul serio di lui…
allora doveva anche provare a rimediare con lui. Aveva suo figlio tra le
braccia adesso. Non c’era più nulla che lo spaventava.
-Lavora nell’ufficio di Cooperazione
Internazionale, perché?- chiese lei, confusa.
-Oh, no.-
rispose, spalancando gli occhi. –Grazie, Hermione.-
-Harry..- disse Ron. –Che succede?-
-Draco. È Draco la persona a cui sta morendo il
padre.- sibilò Harry, con gli occhi spalancati. –Io.. devo fare qualcosa.-
-Draco? Draco come Draco Malfoy?- sbottò Ron.
–Harry, non lo vediamo dalla Battaglia di Hogwarts, come puoi sapere che è lui….-
-No, sei tu a non vederlo da allora. Io… l’ho incontrato qualche mese fa.-
rispose, abbassando lo sguardo.
-Ma perché?- chiese Hermione,
sconvolta.
-Sentite, è una lunga storia. Ve lo
racconterò dopo. Draco ha bisogno di me, adesso.-
E, detto questo, Harry corse in camera
sua a vestire se stesso e James. Sperando che non fosse troppo tardi.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Durante i mesi passati dopo l’incontro
tra i due ex nemici, la situazione di Lucius Malfoy
peggiorò tanto da richiedere la presenza costante del figlio, visto e
considerato che sarebbe potuto morire da un momento all’altro. E lo stato
d’animo di Draco peggiorava insieme allo stato di salute del padre. Draco
adorava il padre. Si, era stato un Mangiamorte, aveva torturato e anche ucciso
delle persone.. ma era stato un buon padre. Forse gli aveva insegnato cose
sbagliate come il razzismo di sangue, ma… Lucius adorava suo figlio. E quando aveva potuto scegliere,
aveva scelto sempre Draco. Per questo Draco moriva dentro ogni giorno. Non
sapeva come avrebbe preso la morte del genitore. E questo lo spaventava a
morte.
Draco in quel momento era appoggiato a
una delle finestre dell’enorme salotto del Malfoy Manor. Sospirò, provando a
trattenere le lacrime. Non ce la faceva più. Era stanco, provato, addolorato.
Ormai era questione di ore. E lo sapeva. Suo padre sarebbe morto. Il Regno
Unito magico probabilmente avrebbe indetto il giorno come festa nazionale. Lui
avrebbe perso un altro importante pezzo del suo cuore. E dannazione, non ce la
faceva.
E poi ci fu un breve scoppiettio dal
camino. Si girò, accorgendosi che il fuoco da rosso stava diventando verde,
segno che qualcuno stava provando ad entrare con la Polvere Volante. Draco estrasse
la bacchetta, preparandosi a schiantare chiunque avesse osato disturbare. Ma
quando si rese conto di chi era appena arrivato la sua arma cadde a terra,
insieme a quel briciolo di tranquillità che gli era rimasta.
Harry Potter.
Era venuto Harry. Non voleva nemmeno
sapere né come né perché, ma Harry era lì.
Sempre lì.
E non era solo. Aveva una cesta da
neonato con lui al braccio. Quando Harry si accorse della presenza del ragazzo,
dopo essersi scrollato di dosso la cenere, spalancò gli occhi, preoccupato.
-Draco.- sussurrò, triste.
E a quel punto il biondino non ce la
fece più. Crollò a terra, cedendo sulle sue stesse gambe, adesso rannicchiate
contro il petto. Le mani a proteggere il suo volto, per non mostrarsi ancora
più debole.
-Basta.- implorò, tra le lacrime. –Basta.-
E a Harry gli si spezzò il cuore.
Perché non era mai riuscito a sopportare che le persone a cui voleva bene
piangessero. E Draco… Draco non poteva piangere. Non
dopo tutto quello che aveva passato. Draco meritava di trovare la felicità. Meritava amore e affetto e speranza. Perciò
Harry posò la cesta di James ai piedi del divano, per poi sedersi alle spalle
dell’altro ragazzo e stringerlo forte, tanto forte da sentire il cuore battere
insieme al suo.
-Shh. Draco.- sussurrò all’orecchio dell’altro,
facendo aderire la sua schiena contro il suo petto. –Va tutto bene. Andrà tutto
bene, Draco. Ci sono io qui.-
-Harry.- singhiozzò l’altro, girandosi per guardarlo
in faccia. –Non andare.-
Harry gli passò una mano sul viso,
asciugandogli le lacrime. –Non vado da nessuna parte. Starò qui, finché mi
vorrai vicino.-
Draco si strinse nuovamente a lui,
cercando conforto. Pianse ancora per qualche minuto, prima di calmarsi. E
quando si allontanò dall’altro ragazzo per asciugarsi il viso, lo fece con un
lieve sorriso sul volto, che svanì però subito dopo.
-Come mai sei qui?- gli chiese, con
voce roca.
-Mi hanno detto che un impiegato a
Cooperazione Internazionale aveva il padre sul letto di morte…
e ho collegato le cose. Non volevo lasciarti da solo.- gli disse Harry,
passandogli una mano tra i capelli.
-Grazie.- sussurrò, con lo sguardo
basso.
Poi Draco si alzò in piedi,
ricordandosi della cesta.
-Come mai hai portato anche questa?-
-Non volevo lasciarlo. Avevo paura che
me lo portassero via.- disse Harry, con un sorriso, avvicinandosi alla cesta e
prendendo in braccio il neonato. –Draco, questo è James Sirius
Potter. Jamie, lui è Draco.-
-Alla fine l’hai davvero chiamato
James.- disse l’altro, ricordando un discorso che avevano fatto tanto tempo
prima.
-Si.- disse Harry, ricordando come Draco. –James… James piaceva anche a te come nome. Ricordi?-
-Non ho mai dimenticato.- rispose
l’altro, abbassando lo sguardo.
-Vuoi tenerlo?- gli chiese Harry, con
un sorriso dolce.
Draco annuì, allungando le braccia.
Harry gli sistemò addosso il bambino, in modo che né il ragazzo né il neonato
stessero scomodi. James osservò il
biondino con i suoi occhi di un castano intenso, prima di emettere un gorgoglio
soddisfatto e stringere nel suo piccolo pugno la punta dell’indice di Draco,
che in quel momento gli stava accarezzando piano il mento.
-Oh.- disse, sentendo un sorriso spontaneo
nascergli sulle labbra. –Questo bambino… è perfetto.
È un bambino perfetto.-
-Lo so.-
concordò Harry, beandosi di quello scenario.
-Tesoro, dove sei finito?- chiese una
voce accorata dalle scale.
Draco alzò lo sguardo, incupendosi di
nuovo. –Mamma, sono qui.-
-Oh, credevo fossi…
Signor Potter, buongiorno.- disse Narcissa Malfoy, passando una mano sui
capelli raccolti in uno chignon molto stretto.
-La prego, Signora Malfoy.- disse lui,
chinando leggermente la testa in senso di rispetto. –Harry. Sono solo Harry.-
-Solo se mi chiamerai anche tu per nome.- disse la donna, sorridendo tristemente al ragazzo,
ma con un gran contegno.
-D’accordo.- rispose Potter, con un
sorriso stanco.
-Mamma, avevi bisogno di qualcosa?-
chiese Draco, serio.
-No. È solo che non sei salito più. Credevo fossi
tornato a casa tua. Ti farebbe bene uscire da qui. Posso cavarmela con tuo padre.-
gli disse, scuotendo la testa, rassegnata.
-Mamma, io…-
-Lo so, non te la senti.- disse lei.
–Io risalgo. Prenditi una pausa, tesoro.-
Draco annuì, accarezzando il pugnetto
di James con fare delicato, facendolo sorridere. Harry sorrise, incapace di fare altro. Era di
nuovo libero, Hermione e Ron non lo ritenevano più un fuori di testa, James era
con lui ed era in braccio a Draco.
Il suo Draco.
-È… è bellissimo.- sussurrò Draco, con un sorriso
e gli occhi scintillanti.
-Lo so.-
rispose Harry, posando una mano sulla spalla dell’altro ragazzo. –La mia opera
meglio riuscita.-
Draco ridacchiò per qualche secondo,
prima di contrarre il viso in un’espressione triste e addolorata.
-Mi dispiace, per tuo padre.- disse
Harry, stringendogli la spalla.
-Mio padre era un bastardo.- rispose
Draco, scuotendo la testa. –E con te lo è stato ancora di più.-
-Nemmeno mio padre era chissà quale
santo, sai?- gli disse Harry, scuotendo la testa. –Era un bullo, un gran
spaccone, lontano dall’eroe che è stato negli ultimi mesi della sua vita.-
-Tuo padre è morto per dare una possibilità
di salvezza a te e tua madre.- ribatté l’altro, continuando ad accarezzare
Jamie e nascondendo il suo sguardo.
-Anche tuo padre l’avrebbe fatto.- gli
rispose, con un sorriso indulgente. –Draco, quello che sto cercando di dirti è che… nessun genitore è perfetto. Sono esseri umani. Tutti
fanno sbagli. Il più grande errore che avrebbe potuto commettere sarebbe stato
quello di abbandonarti, di fregarsene di te… ma non
l’ha mai fatto. Durante la Battaglia non ha combattuto perché ti stava
cercando. Non si proteggeva nemmeno più, trovare te era la sua priorità. Ti
voleva bene, te ne vuole ancora, e ti starà sempre vicino, Draco.-
Una lacrima solitaria solcò il viso di
Draco, che chiuse gli occhi, riflettendo su quello che gli era stato appena
detto. Harry passò un pollice sul viso dell’altro ragazzo, asciugandogli
quell’unica lacrima, sperando che si calmasse. Speranze vane, visto che
Narcissa Malfoy era tornata da loro molto velocemente, con un’espressione
sconvolta sul volto.
-Che succede?- chiese Draco, passando
ad Harry James. –Come sta papà?-
-Tranquillo, non è successo niente. La
situazione è ancora stabile.- rispose, con un sospiro. –Draco, vi vuole
parlare.-
-Cosa? Parlare con me? Perché?- chiese
Harry, confuso.
-Non lo so. Non ha voluto dirmelo.-
disse lei, scuotendo la testa, per poi
rivolgersi al figlio. –Tesoro, potresti andare? Ti prego.-
E Draco annuì, scambiando uno sguardo
con l’altro ragazzo. Harry sospirò leggermente, facendo per rimettere James
nella cesta. Poi gli venne un’idea.
-Signora Malfoy, può tenere in braccio
James?- le chiese con un sorriso incoraggiante.
-Narcissa, Harry.- lo corresse lei, con un sorriso
stanco. –Certo, dammelo qui.-
Passato il bambino alla donna, Draco
fece cenno a Harry di seguirlo, e allora si incamminarono verso la camera da
letto dei due coniugi, in religioso silenzio. Era una situazione pesante e lo
sapevano entrambi. Perciò il moro si stupì, quando fu Draco a rompere il
silenzio.
-Come mai ha lasciato James a mia
madre?- chiese a bassa voce.
-Anche lei ha bisogno di distrarsi per
qualche minuto. E niente meglio di un bambino, un neonato per di più, può
distrarre una donna.- disse l’altro, convinto.
Draco scosse la testa, aprendo piano
la porta di una camera. Era una camera da letto sontuosa ed elegante, ma di
buon gusto. I pavimenti erano in marmo chiaro, come quelli del resto della
casa e i mobili, chiari anch’essi, erano
in stile inglese antico, con rifiniture dorate e in stoffe di damasco. La luce
era soffusa, adattandola alle necessità di Malfoy senior.
-Papà.- chiamò Draco, affrettandosi verso il letto.
Harry si stupì delle condizioni
dell’uomo. Era appoggiato su numerosi cuscini, che gli tenevano il busto
leggermente sollevato. I capelli erano legati in una coda alla base del collo, e
nonostante le sue condizioni, dimostrava ancora un gran contegno. Harry pensò
che stesse facendo di tutto per andarsene in pace. Non aveva più lo sguardo
spiritato che aveva avuto in passato, dopo il ritorno del Signore Oscuro.
Sembrava solo infinitamente stanco, come se tutte l’energie avessero
abbandonato il suo corpo. E in effetti era così che funzionava quella malattia.
Le funzioni vitali di un mago, dipendono direttamente dai livelli della sua
magia. Di solito questi livelli si stabilizzano da soli, ma a causa di quella
magia degenerativa la magia si consumava più velocemente di quanto si
rigenerasse. Harry fece un respiro profondo, prima di affiancarsi a Draco.
-Draco.- disse Lucius, con
voce infinitamente debole. –Signor Potter.-
-Signor Malfoy.- lo salutò, chinando
la testa.
-Potter, spero tu non sia venuto per godere delle mie
condizioni.- celiò Malfoy Sr., con un lieve ghigno sul volto.
-No, Signore. Volevo solo vedere se
potevo dare una mano alla sua famiglia.- rispose il Bambino Sopravvissuto,
scuotendo la testa.
-Ti sei occupato di questa famiglia un
mucchio di volte.- disse l’altro, lisciando le pieghe del lenzuolo che gli
coprivano il corpo. –Non ti ho mai ringraziato per aver testimoniato ai
processi.-
-Non l’ho fatto perché volevo sentirmi
dire grazie.- ribatté l’altro. –E non c’è bisogno che lo faccia adesso. Si
riposi, Signor Malfoy.-
-Non vi ho fatto venire qui per
questo.- disse, alzando gli occhi verso suo figlio. –Io so una cosa. E prima di
andarmene… dovevo parlarne.-
-Papà, cosa..-
-Draco, figliolo, lo so.-
gli disse, con un leggero sorriso. –So quello che è successo tra di voi dopo la
guerra, dopo i processi.-
Sia Harry che Draco sbiancarono a
quell’affermazione. Si guardarono negli occhi, non sapendo cosa dire.
-Papà..- disse Draco, scuotendo la
testa. -È stato solo…-
-Draco, non ti ho chiamato qui per accusarti di
qualcosa o dirti che hai fatto un errore. Sono qui per dirti che… avrei voluto sentirmelo dire da te. Ti avrei accettato
a qualsiasi condizione. Sei mio figlio. E sei un Malfoy. Nessuno può dirti
qualcosa su quello che fai, se non vuole incappare nella mia ira.- disse, guardandolo negli occhi con un sorriso.
-Papà, io…-
disse Draco, sedendosi sulla sponda del letto e prendendo la mano del padre.
–Mi dispiace.-
-A me dispiace solo che tu non me
l’abbia detto.- disse l’altro scuotendo la testa. –Però devi dirmi una cosa
adesso. È lui? È lui quello della maledizione?-
-Maledizione? Che vuol dire
maledizione?- chiese Harry, intromettendosi nel discorso, dopo aver superato lo
shock.
‘E noi che non volevamo dirlo a
nessuno.’, aveva pensato, mettendo il broncio nel pensiero.
-Niente, Harry. Lascia perdere.- disse
Draco, scuotendo la testa. –Comunque si, papà, è lui.-
-Oh.- rispose il padre, con una smorfia di dolore,
e senza più rispondere alla stretta del figlio alla sua mano. –Allora
promettimi una cosa, Draco.-
-Papà, cosa..- disse, balzando in
piedi, notando come le condizioni di Lucius Malfoy
fossero peggiorate da un momento all’altro.
-Lotta, Draco. Tu sei un combattente.-
gli disse, gemendo. –E ricorda, ti voglio bene.-
-Papà? Papà??- lo chiamò Draco,
scuotendolo. –Papà, no.-
E con un rantolo e un ultimo secco
respiro, la vita lasciò il corpo di Lucius Malfoy. Uomo
di potere, Mangiamorte, braccio destro del mago oscuro più pericoloso di
sempre. Ma non solo. Marito fedele e padre orgoglioso. Uomo. Forse il più
grande errore di Lucius Malfoy era stato proprio
quello di essere umano. E come tale sarebbe stato ricordato.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
I giorni passarono lentamente al
Malfoy Manor dopo la morte del suo proprietario. La veglia funebre fu breve e
pochi furono i maghi che fecero visita alla vedova e al figlio. Non che a
quello che era rimasto della famiglia Malfoy non andasse bene così. Nessuno era
riuscito a capire di che pasta fosse veramente fatto Lucius
Malfoy e non volevano gente ipocrita in giro oppure persone venute a sputare
sulla bara.
Ma quei pochi maghi che avevano deciso
di onorare la morte di Malfoy Senior si erano sorpresi e non poco della
presenza di niente meno che il Bambino Sopravvissuto. Harry infatti aveva
deciso di non lasciare da soli né Draco né Narcissa, rendendosi conto di quanto
per loro era difficile affrontare quella situazione. La sua mano non lasciava
mai quella di Draco e l’altra era sempre all’erta per James, la cui cesta non
si allontanava mai troppo da lui. Quel bambino aveva fatto miracoli. Con la sua
dolcezza e innocenza aveva evitato un crollo nervoso alla Signora Malfoy. E
aveva impedito a Draco di crollare su stesso, non dandogli il permesso di chiudersi
dentro di sé il dolore, come sempre.
Il funerale fu celebrato due giorni
dopo il decesso, alla sola presenza della moglie, del figlio, di Andromeda
Tonks e Harry Potter. E dal rito venivano lui e Draco quando si
Smaterializzarono nella casa di quest’ultimo, nella campagna scozzese. Era
pomeriggio inoltrato, quasi sera. Harry si limitò a stringere Draco in un
abbraccio silenzioso, prima di lasciarlo andare. Poi tornò ad occuparsi di Jamie.
E in silenzio rimasero per tutto il resto della serata, fino a quando non fu
ora di andare a dormire. Harry stava rimboccando affettuosamente le coperte a
Draco, quando questo lo fermò afferrandolo per un polso.
-Puoi restare con me?- gli chiese, evitando
il suo sguardo, come se fosse imbarazzato.
Harry gli passò una mano tra i capelli
con un sorriso, prima di baciargli piano la fronte. –Sto arrivando. Porto solo
la cesta di Jamie qui, ok?-
Draco annuì, sistemandosi meglio sul
materasso. Tornato con il neonato, Harry si sdraiò lentamente accanto all’altro
ragazzo, aspettando pazientemente che Draco abbassasse definitivamente le
difese e si accoccolasse su di lui. E quando questo accadde, finalmente i due
tornarono a dormire davvero.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Quando il mattino dopo Harry aprì gli
occhi, lo fece col pensiero di cercare un’altra persona vicina a lui nel letto,
ma fu con suo grande disappunto che trovò la camera vuota. Si mise allora
seduto, scuotendo la testa, con il vago intento di schiarirsi le idee, prima di
accorgersi che oltre a un adulto mancava anche un neonato nella stanza. Perciò
si alzò definitivamente, alla ricerca degli uomini perduti. Che alla fine erano
nel luogo più probabile, ovvero in cucina. Jamie era stato messo in un seggiolino
poggiato sul tavolo, mentre Draco era davanti ai fornelli, che preparava la
colazione.
-Buongiorno.- disse Harry, scoccando un bacio in fronte al
figlio.
Draco sussultò, non avendo sentito
venire l’altro ragazzo, ma riuscì a girarsi con un breve sorriso sul volto.
-Buongiorno.- gli rispose, levando la padella con le uova e
il bacon dai fornelli. –Fame?-
-Si, grazie.- disse l’altro, sedendosi
su uno degli sgabelli dell’isola della cucina. –Dovrei essere io a coccolarti,
non il contrario. Come stai?-
-Non bene. Ma va meglio. Non è che
fosse qualcosa di inaspettato. Ho avuto due anni per abituarmi a…- disse Draco, senza riuscire a continuare.
-Lo so. Ma questo non cambia nulla.-
gli disse, scuotendo la testa e posando una mano sulla sua. –Io sono qui, se
hai bisogno di parlare.-
-Grazie.- rispose il biondino, con un
breve cenno della testa.
I due mangiarono in silenzio,
scambiandosi però brevi sguardi confusi, memori di una vita passata.
Ricordavano entrambi le loro piccole manie. Harry ricordava che al biondino
piaceva bere un succo d’arancia a colazione, così gliene preparò uno, mentre
Draco gli preparò il vasetto del miele, che aiutavano il moro ad iniziare la
giornata con energia. Ripulirono i piatti molto presto, visto che non
mangiavano decentemente da un paio di giorni e presto si ritrovarono in
salotto, seduti sulle comode poltrone.
-Harry, noi… dobbiamo
parlare.- disse Draco alla fine, con un sospiro.
-Draco, non so se è il momento adatto.- disse Harry,
torturandosi le mani. –Non sei ancora stabile, sentimentalmente parlando.-
-Non prendermi in giro, Potter. È
vero, sono stremato, ma… se non affrontiamo ora
questo discorso, non ne parleremo più. E io… non
posso lasciare correre.- disse il biondino, alzando gli occhi al cielo.
-Va bene. Chiedi pure.- annuì Harry
rassegnato, con un sospiro.
-Perché sei venuto l’altro ieri,
nonostante ti avessi chiesto di non cercarmi più?- gli chiese, tenendo lo
sguardo basso.
-Perché… siamo amici, Draco. E nonostante tutto non
potevo lasciarti da solo.-
-Balle.- disse Draco, alzando lo sguardo. –Noi due non
siamo stati mai amici. Nemici, compagni di letto. Ma amici…
no, quello mai.-
-Draco, avanti…-
-No, Draco, un corno.- ribatté, con
un’occhiataccia. –Ho bisogno di spiegazioni. Me le devi.-
-E io voglio dartele.- disse Harry,
sconsolato. –Ma non so cosa dire.-
-Facciamo il punto della situazione
allora.- disse l’altro ragazzo, passandosi una mano tra i capelli. –Sei anni fa
quasi, ci rincontriamo dopo la fine dei processi, in cui tu, grazie al complesso
dell’eroe che ti ritrovi, decidi di salvare me e la mia famiglia, perché in un
modo o nell’altro ti abbiamo aiutato durante la guerra. Ci incontriamo,
parliamo, ci incontriamo ancora, fino a quando non hai la bellissima idea di
baciarmi e quasi mi fai venire l’infarto.-
-Be’, non so se ti ho fatto venire
l’infarto, ma sì, più o meno è successo questo.- disse Harry, annuendo.
-Ok. Fatto sta che per un anno stiamo
insieme. Anzi no. Non stiamo insieme, ma facciamo tutto quello che fa
normalmente una coppia, usciamo, ci baciamo, facciamo sesso, ma non abbiamo mai
definito i ruoli. Così quando arriva fine maggio del ’99, mi chiedi dove andrà
tutta questa situazione perché Weasley femmina e la Granger stanno per tornare da Hogwarts e, mentre Re Weasley non vede oltre il suo naso, sicuramente le due
avrebbero capito che ti vedevi con qualcuno. Inoltre, siccome Weasley femmina è appunto una femmina e ti sbava dietro da
quando ha tre anni probabilmente, mi dici che forse dovreste dare un’altra
possibilità alla vostra storia, perché vuoi crearti una famiglia. Ho torto?-
-No, Draco, non hai torto.- dice
Harry, sospirando. -Tu mi hai lasciato un paio di giorni dopo, dicendo che ti
eri stancato di me e che se ero così idiota da tornare da Ginny
allora avevo solo da perdere. Ma tu non sapevi un mucchio di cose allora.-
-Che cosa?- chiese Draco, scettico.
-Io… io volevo davvero stare con te. Quell’anno è
passato dannatamente in fretta. Sapevo che la nostra storia aveva un limite di
tempo, ma più quel tempo passava, più mi rendevo conto che forse non doveva
andare per forza in quel modo. Forse potevamo riuscirci. Insieme.- spiegò
Harry, abbassando lo sguardo. –Perciò ti ho detto quelle cose su Ginny ed Hermione. Speravo che avresti lottato. E quando
non l’hai fatto… mi sono detto che era meglio
lasciarti andare e darti la possibilità di essere felice con chiunque altro.
Io.. c’avrei provato con Ginny.-
Draco guardò Harry, sbattendo le
palpebre velocemente. –Mi stai prendendo in giro?-
-No. All’inizio volevo lasciarti in pace.. ma non
ce la facevo. Volevo sentirti, volevo vederti, volevo sapere come stavi. Così
ho cominciato a mandarti delle lettere. A cui tu non hai mai risposto, però.-
aggiunse il moro, con un’occhiataccia. –Ti avevo invitato al mio matrimonio nella
speranza di vederti un’ultima volta e.. e devo dirtelo, avrei voluto vederti
arrivare lì e chiedermi di scappare con te.-
Harry si lasciò sfuggire una risata
secca, alzando gli occhi al cielo. Già, aveva avuto proprio delle idee stupide.
-C’avevo pensato.- ammise Draco, con
un gemito. –Ma… Merlino, Potter, mi spieghi come
avrei dovuto capirlo? Credevo che volessi la tua bella famigliola felice con la
Weasley..-
Harry scosse la testa. –Forse per un
breve periodo di tempo l’ho davvero voluta con lei, ma.. quello che avevo con
lei non era quello che avevo con te. Noi eravamo diversi. Tu eri diverso. Tu
eri perfetto per me. Eri una sfida continua. Mi chiedevi di migliorare, di
vincere le mie paure. Ginny era un porto sicuro. Non
c’era paura, ma non c’era nemmeno altro.-
-Dov’è lei adesso?- gli chiese Draco, ignorando la
mezza dichiarazione del ragazzo.
-Non ne ho la più pallida idea, e
sinceramente non m’interessa. È solo una stronza.-
-Cosa sentono le mie orecchie? Il
Bambino Sopravvissuto insultare un membro del sacro clan Weasley?-
-Ma per piacere.- sbuffò Harry. –Dopo che ci siamo sposati, ha
cominciato a lamentarsi di qualsiasi cosa. Prima diceva che passavo troppo
tempo al lavoro, poi che non uscivamo più insieme, poi che non le regalavo mai
niente. Era diventata il flagello della mia esistenza. Poi è rimasta incinta e
la situazione è precipitata.-
-Perché?- chiese il biondino, aggrottando le sopracciglia.
-Perché lei non voleva avere figli ancora. Era.. contraria
all’avere Jamie così presto. Voleva abortire.- gli rispose, abbassando lo
sguardo sul figlio.
-O mio dio… e che avete fatto allora?-
disse Draco, accarezzando un polso al moro.
-Le ho proibito di farlo. Lei non voleva quel bambino? Bene, io lo
volevo. Le avrei pagato tutte le spese con i dottori, le avrei dato una somma
in denaro e, se proprio non voleva essere una madre, avremmo divorziato e lei
sarebbe potuta andare ovunque voleva. Ma doveva stare almeno a venti chilometri
da mio figlio, se voleva continuare a vivere. Dopo la nascita di Jamie,
Hermione e Ron hanno fatto di tutto per tenermelo lontano. Quando Ginny se n’è andata ero arrabbiatissimo. L’avessi avuta
davanti l’avrei uccisa. Avevamo già divorziato e quando poi mi ha lasciato
Jamie, be’, Hermione e Ron avevano paura che gli facessi del male per
vendicarmi su di lei. Non mi ascoltavano quando dicevo che non avrei fatto mai
del male a mio figlio, e anzi mi hanno chiuso per un periodo in camera mia.-
gli rispose, con un smorfia arrabbiata.
-Mio dio… Quindi, aspetta, quando ci
siamo visti otto mesi fa… tu sapevi già che era
finita con Ginny.- gli disse, come se fosse un dato
di fatto.
-Si. Lo sapevo.- rispose, con un sospiro. – Vederti è stata la
cosa più bella che mi fosse capitata da un po’ di tempo ormai. Saperti infelice
mi ha distrutto. Io… credevo che avresti trovato
qualcuno migliore di me, qualcuno che ti avrebbe meritato più di quanto
meritavo io. Un uomo migliore di me. E invece…-
-E invece ho sposato Astoria.- sospirò Draco.
-Com’è successo? Credevo che nonostante tutto tu non volessi stare
dentro l’armadio.- gli chiese Harry.
-E io volevo fare coming out. Ma… Qualche mese dopo il tuo matrimonio mi contattò il
padre di Astoria. Dopo la guerra la maggior parte dei fidanzamenti combinati
erano stati annullati, quindi… tutti noi, o almeno
quelli di noi che erano rimasti in libertà, volevamo libertà di scelta, anche dei
matrimoni non purosangue. Ma Argo Greengrass mi
propose di sposare Astoria, visto che voleva trasformarla in una signora. Avevamo scoperto da poco
dell’esistenza della malattia di mio padre e io e mia madre stavamo provando a
fare di tutto per fargli passare i suoi ultimi anni di vita in pace. Mia madre
si operò per chiedere scusa e perdono a tutte le persone a cui avevamo fatto
del male. Io… io volevo solo che se ne andasse magari
abbracciato da un nipote. Perciò ho sposato Astoria.-
-Mi dispiace.- disse Harry, stringendogli la mano.
-A me no.- ribatté l’altro. –Mio padre
mi ha visto sposato. Sapeva che stavo provando davvero ad aver un figlio. Ma
Astoria non ne vuole. Lei mi odia, io odio lei e siamo in un circolo vizioso
che non ci porterà a niente. Harry, io.. non voglio che tu sia infelice. Sono
stato uno stronzo per la maggior parte della mia vita ma…
allora volevo solo vederti felice. E se
una famiglia era l’unica possibilità che avevi per esserlo…
dovevo permetterti di averla. Per questo ti ho lasciato. Sei un buon padre,
Harry. E se non ci fossimo lasciati… non ci sarebbe
nemmeno James. Lui è la cosa più bella che ti è successa in tutta la vita. Non
negarlo.-
Harry non rispose. Si limitò ad alzarsi dalla sua poltrona, per
poi stringere forte Draco. E quest’ultimo si abbandonò nell’abbraccio,
poggiando il viso sull’incavo del suo collo e strofinandogli piano il naso,
facendo rabbrividire leggermente il moro. Harry si staccò leggermente prima di
poggiare la fronte su quella di Draco. I loro respiri si erano fatti pesanti e
si mischiavano nel piccolo spazio che c’era tra i due. Poi Draco si sporse
leggermente premendo le labbra contro quelle dell’altro ragazzo. E fu di nuovo
magia e fuochi artificiali e scintille e fuoco. Le loro labbra strusciarono un
po’ le une contro l’altre prima che Harry mordicchiasse piano il labbro
inferiore di Draco, e allora anche le loro lingue entrarono in gioco. Era una
vecchia lotta che le loro bocche conoscevano e le loro menti ricordavano, così
come i loro cuori bramavano. Quando si staccarono lo fecero soltanto per
riprendere fiato, ma le loro mani non si staccarono nemmeno per un secondo.
-È vero, Jamie è la cosa più bella che mi sia mai capitata, ma… Nessuno mi ha mai reso felice come te.-
gli disse Harry, ancora col fiato corto. –Mai. Sembra difficile da dire, ma..
non credo di averti mai odiato. Eri un pallone gonfiato, su questo non sono dubbi…- continuò, e a questo punto ridacchiarono entrambi.
–Ma eri sempre lì. L’unica persona in grado di mettermi in imbarazzo, l’unica
persona a farmi arrabbiare sul serio, l’unico ragazzo per cui ho avuto una vera
e propria ossessione. E quando ci siamo conosciuti, dopo la guerra…
mi sono reso conto di non avere mai, mai amato nessuno come te. Eri e sarai
sempre la mia spina nel fianco, ma ucciderò chiunque proverà a togliermela.
Sempre se tu lo vorrai.-
Draco baciò di nuovo Harry, con tutta la forza che aveva. Gli
morse anche una guancia, vendicativo, prima di baciargliela teneramente.
-Dovrei schiantarti, Potter.- gli rispose, con un’occhiataccia. –Ma… non voglio farlo. Tu sei…
mio. Sei mio e non m’importa più niente. Domani andrò da un avvocato per
divorziare. Te lo prometto.-
Si baciarono ancora per qualche minuto, prima che Harry sbarrasse
gli occhi e si staccasse da Draco un po’ bruscamente.
-Che c’è?- gli chiese il biondino, passandogli una mano tra i
capelli.
-Predico bene e razzolo male.- gli disse, con un respiro. –Jamie.-
-Sta dormendo da un pezzo.- gli disse Draco, con un sorriso
smagliante. –L’ho addormentato io stesso dopo avergli dato un biberon di
latte.-
-O grazie.- gli rispose, sollevato. –Dovremmo includere anche lui
nel discorso comunque. Perché se prendi me… lui deve
essere incluso nel pacchetto, lo sai, no?-
-Certo che lo so. E credimi, è solo un regalo in più.- ribatté,
ridacchiando. –Lo so che non dovrei volerlo, visto e considerato che è nato
dalla tua ex… ma è tuo figlio. È parte di te. E tu
sei parte di me. Quindi per sillogismo anche lui deve essere parte di me.-
Harry gli scoccò un bacio rumoroso sulla bocca, prima di
abbracciarlo stretto.
-Perché sei così fottutamente perfetto per me?- gli chiese, guardandolo
negli occhi.
-Perché sono perfetto di mio.- celiò l’altro. –Ma sto meglio
quando sono con te. Quindi do il meglio di me con te.-
I due risero insieme, intrecciando le loro dita. Poi Harry si fece
di nuovo pensieroso.
-Tuo padre ha detto una cosa, l’altro giorno…
ti ha chiesto se sono io quello della maledizione… ma
di cosa stava parlando?- chiese, con le sopracciglia corrugate.
-Ehm... è una storia lunga.- mugugnò il biondino.
-Be’, abbiamo tutta la vita.- disse
Harry, con una sincerità disarmante. –Forza, parla.-
Draco sospirò, incredulo della sfacciataggine del suo… ragazzo? Fidanzato? Compagno? Scosse la testa,
rassegnato.
-È una vecchia leggenda di noi Malfoy. Si dice che nel diciassettesimo
secolo uno dei miei antenati fosse un vero donnaiolo.- disse, ridendo. –Era un
viaggiatore e ad ogni sua fermata irretiva molte donne. A un certo punto della
sua esistenza però sedusse la donna sbagliata. Questa, arrabbiata per essersi
sentita dire un ‘ti amo’ falso, maledì la nostra
famiglia, dicendo che ogni nostro discendente avrebbe amato una e una sola
persona per il resto della sua vita, con tutti i pro e i contro.-
-Be’.. è una maledizione molto romantica, non c’è che dire.-
rispose l’altro. –Non vedo che contro possano esserci, comunque.-
-Non li vedi? Certo, Potter. Ti innamori una sola volta nella vita
e se l’altro si stanca di te sei condannato a vivere nella piena solitudine e
rassegnazione. Non è bello.- mugugnò il biondino.
-A tuo padre hai detto che ero io quello della maledizione.-
ghignò Harry.
-Non so di cosa tu stia parlando.- disse l’altro, sfuggendo alla
sua presa e prendendo la strada per la
camera da letto.
-Oh, si che lo sai.- disse Harry,
ridendo. –Tu ci credi. Credi in questa ‘maledizione’.-
-E se anche fosse?- lo sfidò Draco. –Non ci sarebbe nulla di
male.-
-Merlino, Malfoy..- disse Harry, spingendolo sul letto e
sdraiandosi a braccia incrociate sul mento posate sul petto dell’altro. –Come ho
fatto a stare senza di te in questi anni?-
-Me lo chiedo anch’io.- disse l’altro,
serio, baciandolo intensamente.
Le loro mani cominciarono a vagare ovunque, prima che entrambi
iniziassero a spogliarsi a vicenda.
-Ti amo.- disse Draco, prendendogli il
viso tra le mani.
-Ti amo anch’io.- disse Harry, strusciando
il naso contro il suo.
-Anche se sei il mio ‘altro’ della maledizione?- chiese il
biondino, insicuro.
-Non m’importa. Fossi anche parte di un cactus, ti amerei lo
stesso.- gli rispose, con un sorriso. –Anche se.. no, forse non è un bene
prendere in considerazione i cactus in momenti del genere.-
Risero insieme, prima di baciarsi di nuovo.
-Se anche solo proverai ad allontanarti da me ti segherò le gambe.
E io non minaccio mai a vuoto.- lo avvertì Draco, mordendogli il collo.
-Starò qui.- gli disse, trattenendo un gemito. –Sempre.-
-Sempre, sempre?-
-Sempre sempre.-
E con un ennesimo bacio due anime opposte, due anime affini, due
anime nate per scontrarsi si unirono in un’anima sola. Perché come due metà di
una mela, le anime di Draco Malfoy e Harry Potter, se separate, si consumavano
in fretta, marcendo dall’interno; unite rappresentavano qualcosa di perfetto,
di etereo come l’amore. E questo erano Harry e Draco: amore. Semplice e puro
amore.
Spazio Autrice: Salve a
tutti. Non so cosa dire di questa fiction, se non che l’avevo in testa da un po’
di tempo. Non so cosa pensare, quindi… be’, un parere
non sarebbe male! :D
Non so se c’è qualcosa di poco chiaro…
ma se c’è, fatemelo sapere! E grazie per essere arrivati fino a qui.
A presto,
Micaela!