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Autore: Miss_Nothing    06/07/2012    0 recensioni
Dicono che la più dura battaglia sia quella contro se stessi. Ma se condividi il tuo corpo con un altra entità come fai a sapere chi sei veramente?
Dal capitolo 4:
"Voglio la sua anima " Affermò il demone indicando Evelyn.
Chris si voltò di scatto per poi dichiarare " La sua anima è di Sarah "
" No. Il suo corpo è di Sarah ma la sua anima sarà mia. A meno che tu non ti sia innamorato di lei " lo provocò Jev sperando di vedere qualche emozione sul viso del compagno. Ma Chris non ne fece vedere neanche l’ombra.
"Così sia " Disse per poi appoggiare la sua mano sulla fronte di Evelyn e legare per sempre la sua anima a quella nera di Jev.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
 
Quella mattina Evelyn si svegliò di cattivo umore. Sperava di non aver gridato quella notte ma dalla faccia che Caroline aveva fatto vedendola doveva essere stato così. Si svegliò con i capelli attaccati alla fronte e il corpo ricoperto di perle di sudore. Doveva aver rivissuto qualche ricordo. Non riusciva a spiegare in nessun altro modo un simile risveglio. A volte pensava di essere perseguitata da un fantasma. Sentiva qualcosa di strano intorno a lei ma il suo orgoglio non le faceva chiedere aiuto a una sensitiva quindi si lasciava andare prendendo talvolta dei narcotici.
A volte ne aveva realmente bisogno altre volte voleva solo dormire senza che nessun rumore la svegliasse. La sua bocca prese la forma della classica smorfia che decorava perennemente il suo viso. “Cazzo” pensò la ragazza mentre si alzava velocemente dal letto. Evelyn camminò nella stanza vestita solo con della biancheria nera. Aveva spesso caldo nell’ultimo periodo e spesso si sentiva molto stanca. Avanzò con passo felino verso il bagno. Chiuse la porta alle sue spalle per poi arrivare al lavandino. Si appoggiò ad esso mentre si sentiva pesante. Questo non dovrebbe accadere a lei. Come poteva sentirsi stanca se aveva vissuto una vita piena di missioni senza aver mai davvero sudato? Eppure eccola là che stringeva tra le mani il lavandino freddo mentre la sua testa penzolava. La ragazza la alzò per guardarsi allo specchio. Il viso sembrava sciupato come se avesse lavorato tutta la notte e fosse stata solo umana. I suoi occhi erano più vuoti del solito e minacciavano di chiudersi da un momento all’altro. La sua testa rimaneva annebbiata come se stesse ancora dormendo. Una mano si staccò dal lavandino per azionarlo e far uscire dell’acqua fredda. Congiunse le mani a coppa per poi prendere quel liquido freddo tra le mani e buttarlo sul viso. La ragazza scosse la testa lasciando che alcune gocce s’intrappolassero tra i capelli scompigliati. Si diede anche due leggeri schiaffi, tanto per riprendere lucidità.
Evelyn alzò lo sguardo e vide la cosa che più la spaventava. Se stessa. Si spaventava da sola a volte. Aveva quella strana sete che quando la prendeva non poteva fare a meno di dissetarla. La sua immagine era lì riflessa nello specchio e lei ne aveva paura. Chissà come reagirebbero tutti i mostri che tremavano al suo nome se sapessero che la giovane aveva paura di se stessa, di quello che poteva fare e che era tormentata dal suo passato. Di certo avrebbero utilizzato il tutto per distruggerla peccato che neanche Edward, secondo lei, non sospettava di questo sua lotta interna.
La ragazza sbuffò per poi decidere che era meglio farsi una doccia. Si spogliò mentre l’acqua riempiva la vasca.
“Si. Un bagno non mi farà male” Pensò Evelyn non appena l’acqua raggiunse quasi l’orlo della vasca. Con grazia entrò lasciando che l’acqua bollente le accarezzasse il corpo. Dentro aveva fatto sciogliere delle erbe che l’avrebbero tranquillizzata e già ci stavano riuscendo. Sentiva il loro effetto benefico sul suo corpo e anche il solo respirare quegli oli la mandava in estasi.
“Sì. Ci voleva proprio” accordò per poi chiudere gli occhi e lasciarsi cullare nella dolcezza dell’acqua.
Riaprii gli occhi dopo un quarto d’ora di rilassamento totale. Evelyn sbadigliò. Era stato un sonno senza incubi per sua fortuna. Si stiracchiò un attimo per poi guardare verso l’acqua che doveva essere cristallina. Ma non ci trovò acqua nella vasca ma sangue. Sangue scarlatto che le ricopriva il corpo. Evelyn urlò sperando di sognare ma era sveglia e lei lo sapeva. Ora gli incubi stavano diventando sempre più reali. Con un balzo uscii dalla vasca e si guardò il corpo che aveva preso una sfumatura rossiccia. Guardava la vasca terrorizzata. Come era potuto succedere?
Di certo non avrebbe pianto e non sarebbe svenuta ma quella visione le ricordò molto una scena del suo passato che non poteva dimenticare. Tutto quel sangue. Evelyn scosse la testa per poi entrare nella doccia, questa volta. Accese l’acqua che questa volta impostò ad una temperatura davvero fredda. L’acqua sgorgava dal getto scendendo sui suoi capelli sul suo corpo e lavandolo dal sangue. Evelyn guardò il sangue diluito dall’acqua scendere nello scarico. Prese un grosso respiro per poi ributtare i capelli sotto il getto. Evelyn uscii dalla doccia ricoperta di gocce e con i capelli bagnati. Con un asciugamano si asciugò il corpo per poi rinfilarsi la biancheria. Prese un'altra salvietta e uscii dal bagno mentre la faceva scorrere sui capelli, asciugandoli.
“Sto impazzendo” continuava a ripetersi la ragazza mentre ringraziava che Caroline non fosse lì.
Si sedette sul letto prendendo un grosso respiro. Ma non era finita. Un raggio entrava dalle tende socchiuse e si posava proprio su qualcosa che doveva essere sepolta da tempo. Il ciondolo brillò facendo battere forte il cuore di Evelyn. No. Questo no, ti prego. Ricordava di essersi sbarazzata di quel ciondolo due anni prima. Come poteva essere lì? Il ciondolo che Milly portava prima di essere ammazzata crudelmente. L’unica cosa che legava la sua mente al passato. Lo prese tra le mani esaminandolo. Era lui. Lasciò scorrere la catenina tra le mani. Ormai non poteva più fingere che andava tutto bene. Non poteva più credere che non fosse perseguitata.
 
 
                                                                    ***
 
Quella mattina era rimasta in camera. Si era lasciata al sonno mentre sentiva le sue energie lasciarla minuta dopo minuto. Ogni giorno tutto le sembrava più strano. Da quando era lì stava seriamente male. Si alzò per poi infilarsi il capellino e uscire. Evelyn aveva l’abitudine di dormire vestita. Forse perché era abituata a dormire nei posti più inspiegabili. Dormiva persino sugli alberi. Spesso anche. Stare a contatto con quegli esseri viventi la faceva stare più vicina a Mona o almeno così pensava. E dopo aver passato una notte su un albero balzava dal ramo ed era fresca come una rosa.
Evelyn uscii dalla stanza mentre il ricordo di qualche vacanza estiva passata con un lanciafiamme tra le mani le sollevava il morale. Qualcuno la investii facendola sbilanciare all’indietro ma non cadde. Evelyn non cadeva mai, o almeno non normalmente.
La ragazza ringhiò un << Ehi >> mentre veniva presa da uno dei suoi famosi attacchi d’ira.
<< Cosa vuoi piccolina? >> disse una voce maschile ridendo come se la sua altezza, o forse dovremmo dire bassezza, fosse divertente.
Un po’ lo era. Voi immaginatevi una ragazza di un metro e sessanta e di una bellezza incredibile minacciarvi di uccidervi. Sembra quasi paradossale.
Evelyn alzò il viso consapevole della sfumatura che dovevano aver preso i suoi occhi. E infatti erano come pensava. Dei fuochi avvampano in essi mostrando rabbia e odio ma non solo questo. In fondo ad essi c’era qualcosa d’altro. Sete. Sete di distruzione.
<< Non ti permettere mai più di chiamarmi con dei vezzeggiativi >> Ringhiò mentre Jev la guardava.
Era lei. Lo sentiva e lo vedeva con i suoi occhi. Se non fosse stato per gli occhi neri avrebbe creduto che fosse tornata. Si lasciò scappare un dolce sorriso per poi tornare se stesso e scoppiare in una fragorosa risata. La ragazza non ne sembrava contenta visto che strinse le labbra in una linea sottile e ridusse gli occhi ad una fessura.
Evelyn girò la visiera del capellino all’indietro così che non fosse di intralcio poi scrollò le spalle. Caricò il pugno con rabbia per poi tirarglielo in pieno viso.
Jev venne spinto da una forza sovraumana. Non si aspettava quel colpo tanto che si ritrovò con il sedere a terra mentre la ragazza guardava il tutto compiaciuta. Era più forte di quanto pensasse che stesse già avvenendo tutto?
Jev si massaggiò le labbra dolenti. Anche se non era umano avrebbe avuto un bel livido. Si guardò le dita sporche di sangue.
<< Sono grande da quassù? >>lo provocò con la sua voce da ragazzina mentre si chinava in avanti sul busto. Sembrava proprio lei. La stessa voce, le stesse provocazioni.
Jev l’afferrò per la giacca tirandola su di lui per poi sbatterla sul pavimento e tenerla per i polsi.
La guardò attentamente. Il suo petto si alzava e si abbassava mentre respirava e la canotta lasciava intravedere un abbondante porzione di pelle dove risedeva un ciondolo. Alzò lo sguardo mentre un brivido lo percosse.
Non poteva farlo. Guardò il suo viso. Così perfetto e dall’aspetto angelico. Le labbra dall’aspetto dolce, dischiuse e simili a un bocciolo di rosa. Non serviva trucco per renderla più bella di quanto era. Jev ebbe l’impulso di baciarla ma non lo fece. Si trattenne spostando lo sguardo sui suoi occhi. Lei li aveva azzurri non neri e non erano così freddi e assassini. I suoi occhi erano innocenti, bambini. Trovare le differenze tra quella ragazza e Sarah lo distraeva dai suoi impulsi.
Evelyn era stata ferma per un po’ sotto il peso del ragazzo. Non sapeva perché ma si ritrovò ad osservarlo. Aveva un bel viso. I capelli biondi che gli cadevano sugli occhi verde muschio. Il suo fisico non era asciutto ma neanche troppo palestrato. Se non le fosse stato dal primo momento antipatico l’avrebbe giudicato bello. Dopo quegli interminabili minuti, dove per fortuna nessuno passò, Evelyn decise di dargli un importante lezione. La ragazza si mosse portando le ginocchia al petto facendolo così alzare e oscillare.
<< Regola numero uno >> disse per poi sferrare il suo colpo tirandogli un calcio nello stomaco tanto forte da farlo togliere da lei. <<  Non esistono solo le braccia  >> aggiunse per poi alzarsi con un balzo.
Jev si ritrovò per l’ennesima volta a terra a osservarla.
Evelyn fece oscillare i capelli neri mentre si chinava ad afferrare il capello che le era caduto nella piccola lotta. La ragazza se lo rimise per poi sistemarsi la giacca che si era spostata mentre lui gli era saltato addosso.
<< Puoi essere grosso quanto vuoi ma se non conosci le regole non giocare. Puoi farti male >> Gli disse per poi voltarsi e incamminarsi verso la classe.
 
 
                                                                           ***
 
Quella non era la giornata per Evelyn. Non solo era stata tormentata e aveva conosciuto qualcuno di veramente sgradevole ma ora si ritrovava nell’aula di un insegnate. Un night.
Di certo il ragazzo con cui aveva litigato doveva essere rimasto talmente ferito nell’orgoglio da andare dal professore a spifferare tutto.
Di certo Evelyn non avrebbe ammesso nulla era pur sempre lei. Scossa ma pur sempre lei. Si adagiò sulla sedia appoggiando i piedi e parte delle gambe sulla cattedra.
Joseph si schiarì la voce per poi sbuffare.
<< Mi piace vedere le persone negli occhi quando gli parlo >> disse scocciato del suo poco rispetto nei suoi confronti.
Evelyn si tolse il cappello ma non tolse le gambe.
<< Non amo divagare >> affermò lei.
<< Va bene. Come preferisci >> Disse Joseph per poi aggiungere << La vampira che hai colpito nei bagni è parente del preside della scuola. Sono stato piuttosto conciso non trovi? >>
“Allora non è stato il ragazzo a parlare” pensò.
<< Così va meglio >> Borbottò lei alzando gli occhi al soffitto.
<< Eve >> Disse ma lei la interruppe dicendo << Solo Ed può chiamarmi così >>
<< Va bene. Evelyn io sono un buon amico di Edward e gli ho promesso che avrei badato a te ma così mi rendi il tutto impossibile >> disse per poi aggiungere velocemente << Evelyn che stai facendo? >>
La ragazza non aveva seriamente ascoltato quelle parole aveva solo cercato uno spinello nella giacca e l’aveva acceso. Tanto la droga non le provocava danni. Era quello il bello di essere lei. La ragazza appoggiò lo spinello sulle labbra per poi tirare e lasciare uscire il fumo.
Joseph tossì inalandolo.
<<  Tranquillo Joseph. È una specie di sigaretta che mi serve per rilassare i muscoli evitando così che uccida la mia compagna di stanza >> Disse lei per poi prendere un altro tiro.
<<  È uno spinello >> Gridò lui alzandosi in piedi e sbattendo le mani sul tavolo.
Evelyn sbuffò e si alzò in piedi con un espressione seccata.
<< Signore se non vuole che uccida la persona che sta origliando i nostri discorsi in questo momento le conviene lasciarmi finire il mio spinello in pace. Grazie >> Disse.
Il cuore di Jev si fermò  per un secondo dietro quella porta proprio come fece quello di Joseph. Il ragazzo voleva testare il suo potere. Sperava che non fosse troppo tardi ma era così.
Joseph non poté fare altro che sbiancare e rimettersi a sedere mentre guardava la ragazza con occhi spenti.
Evelyn parlò di nuovo << Ora si è irrigidito. Ha paura il bastardo >> Ed era vero. Jev si era irrigidito.
<< Non è possibile >> sussurrò Joseph.
<< Ho dei sensi piuttosto sviluppati e ora se non vi dispiace vorrei andarmene >> Disse per poi alzarsi.
 
                                                                              
  
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