Ehi…
Si, ok, lo
so. Esordire con un “ehi” non è certo il
massimo come inizio. Ma è la prima
cosa che mi è venuta in mente. Come tutta la lettera che
segue. Sono, semplicemente,
le prime cose che mi sono venute in mente. Alice dice che scrivere una
lettera
mi aiuterà. Una lettera dove esprimo tutto ciò
che mi sono tenuta dentro.
Ci si
aspetterebbe
un minimo ragionamento. Ci si aspetterebbe una buona sintassi, un
lessico
forbito, degno di poter esprimere tutte le più segrete
emozioni di una ragazza.
Ci si aspetterebbero ore ed ore di lavoro, pagine su pagine di
sproloqui. Ed io
ero qui. Piena di aspettative. Non appena mi sono seduta, è
diventato tutto
buio. Le aspettative non c’erano
più. E
scrivo tutto quello che semplicemente, mi viene.
E mi vengono
molte cose alla mente, credimi.
Mi vengono
in mente i ricordi. Il ricordo del nostro primo giorno di scuola, nel
quale ci
siamo accuratamente evitati.
Il ricordo
dello smistamento, quando per la gioia di tuo padre sei finito tra le
serpi ed
io, per quella del mio, tra i grifoni.
Il ricordo
della nostra prima pozione sbagliata perché iniziammo a
litigare. Per la cronaca, penso ancora oggi
che il tuo
secondo nome sia un’idiozia.
Poi non so
perché,
la mia mente vaga alla nostra prima uscita ad Hogsmade, quando Al ci
obbligò a
stare un’ intera giornata a stretto contato. Quel giorno ti
sentì ridere. Avevi
riso ad una mia battuta. E fu forse in quel momento che capì
quanto tu fosti
stupido. Nessuno ride alle mie battute. Ne sono cosciente.
E arriva. Il
ricordo più importante.
Il giorno in cui
la mia vita è cambiata. In bene o in male ancora non lo so.
Eravamo al
quinto anno e c’era una festa. Tu
mi hai
baciato.
Io ti ho
schiantato.
Per giorni
non ci siamo rivolti parola. E puoi biasimarmi? Tu eri tu. Io ero io.
Non ci
credevo. A quelle come me non capitano cose così. Poi tu
tornato. Sei tornato
tu. Io non ti ho cercato, non ero nella posizione di farlo. Ero
reticente. Tu eri
caparbio. Avevo delle regole. Tu hai
sovvertito le mie regole.
Io ho
scavalcato il muro. Ma dall’altra parte, appena messo piede a
terra, non c’era più
nessuno.
Ho passato
mesi a cercare di capire il perché. Mesi. Non una
motivazione, non un accenno
di scuse, non un arrivederci civile, nessun messaggio, nessuna lettera.
Tu passavi
per i corridoi ridendo, non appena incrociavi il mio sguardo smettevi.
Sono persino
arrivata a dare adito ai pettegolezzi, ma sembra che nemmeno quelli
abbiano
saputo fornirmi spiegazioni. E i pettegolezzi, se non le possono
fornire le
informazioni, le inventano. Avrei creduto
anche all’invenzione.
Ho cercato
di mettermi il cuore in pace sai? Mille mille volte. E ci sono anche
riuscita
per un periodo. Ero molto fiera di me stessa. Ma
tu sei come l’influenza: arrivi, ammali, affievolisci e
scompari.
Io ho
provato amore, odio, indifferenza, rabbia, ira, gelosia, invidia,
affetto,
compassione, pietà, comprensione, felicità,
tristezza, dolore, benessere,
pienezza, nullità, buio, luce… Tutto. Io ho
provato tutto. In questi ultimi due anni, ho
provato tutto.
Ed ecco che
arriviamo al motivo principale per il quale io stia scrivendo questa
lettera. C’era
solo una cosa, un sentimento che non avevo mai provato ma che ora si fa
largo
nelle mie ossa, in tutte le cellule del mio corpo che un tempo era tuo:
la delusione.
Tu mi hai
deluso. Si, come un bambino che non obbedisce agli ordini della madre.
Come uno
scolaretto che non consegna il compito.
Sei andato
via. Forse era un fatto che tendevo a tralasciare, sai, con tutti gli
altri
sentimenti in ballo, ho perso di vista il concreto. E
la realtà è che tu te ne sei andato.
Non sono
più
me stessa. Sono quello che mi hai fatto diventare: sono inadatta.
Inadatta a
tutto e tutti.
Mi arrivano
voci di corridoio adesso sai? Tu sei cambiato. Lo dice anche Al.
Permettimi un
consiglio. Torna ad essere ciò che sei, torna ad essere il
ragazzo di cui mi
sono innamorata. Torna ad essere quello che mi ha fatto versare fiumi
di
lacrime. Torna ad essere la persona che odio. Torno come ti pare e
piace. Ma ti prego, non rimanere colui che mi
ha
deluso.
Ecco vedi,
non riesco nemmeno a prenderti a parolacce, o a far finta di essere
arrabbiata.
Alla fine ti prego sempre. Io ti prego
sempre…