-Tutta la verità-
[...]
"Se pensi che il problema sia la mia carica allora darò le dimissioni.
Perchè di certo non voglio rinunciare a te" detto questo si avviò verso la
porta della stanza, deciso fino all'ultimo a lasciare la carica ma qualcosa lo
fermò.
Edward si
era alzato dal letto e lo aveva afferrato per la divisa,
"Era
questo quello che volevo sentire" gli disse sorridendo, non il sorriso che
gli rivolgeva di solito ma quello che fino a quel momento aveva rivolto solo e
solamente a suo fratello,
"Non ti
farò rinunciare a quella carica per me, comandante supremo" le ultime
parole le aveva pronunciate con una strana ironia ma Roy non ci fece molto caso
e con un rapido movimento lo abbracciò contento di essere riuscito ad
appacificarsi con il suo fagiolino.
Ovviamente
nessuno dei due sapeva che tutti quelli che precedentemente erano nella stanza
stavano aspettando nel corridoio e avevano sentito tutto. [...]
Era passata
una settimana da quando Edward era rinchiuso in quelle quattro mura, tutto il
suo corpo ardeva dalla voglia di evadere da quella bianca prigione ma purtroppo
non gli era possibile.
Aveva
provato più volte a fuggire ma ad ogni tentativo trovava sulla sua strada un
membro dell'esercito che puntualmente lo rispediva a letto scusandosi con la
semplice frase,
"Sono
gli ordini del comandante supremo"
Così Edward
si chiese se non fosse stato troppo precipitoso nel decidere di perdonarlo, ma
come avrebbe potuto tenere lontano quello che per lui era il suo più grande
amore?
Comunque
quel giorno si era svegliato con un ampio sorriso perchè finalmente sarebbe
potuto uscire,
"Allora
Edward, come stai oggi?" chiese un uomo con il camice da dottore che era
appena entrato nella stanza,
"Come
tutte le sante volte che me lo ha chiesto" disse esasperato tirandosi
indietro delle ciocche dorate,
"Non
sono mai stato meglio. Adesso sono libero di andarmene?" il medico lo
osservò con aria dispiaciuta,
"Purtroppo
mi è stato ordinato di non farti ancora lasciare questa camera e " ma l'Elrik
bloccò la frase rispondendo con una voce grave e minacciosa,
"Non me
ne frega niente di quello che le hanno ordinato. Non voglio sapere neanche chi
ve l'ha detto anche se una mezza idea ce l'ho" poi dopo averlo bloccato
sul posto con un'occhiata raggelante sorrise,
"La
ringrazio per il suo lavoro dottore ma io oggi me ne andrò" quindi si alzò
dal lettino e si diresse verso la sua valigia tirando fuori i pantaloni di pelle
e la maglietta nera.
"Edward
ti prego di ripensarci" tentò un'ultima volta il medico,
"Dottore,
osa mettere in discussione le parole di un'alchimista di stato?" la voce
gli era uscita sicura e bassa, la stessa voce che usava quando durante le
missioni incuteva terrore nei criminali che ostacolavano la sua ricerca della
pietra filosofale.
L'uomo
impallidì e non trovò il coraggio di dire nient'altro,
"Sono
contento di notare che siete d'accordo con me. Spero di non rivedervi tanto
presto" dopodiché uscì dalla porta chiudendosela alle spalle, sentendo
comunque l'affermazione detta a bassa voce del medico,
"Quel
ragazzino in certi momenti è... Veramente spaventoso"
Edward
sogghignò prendendo la frase per un complimento e con fare circospetto si
diresse verso l'uscita.
Ci mise
quasi un'ora per uscire dall'edificio dato che ad ogni angolo c'erano appostati
dei militari ma alla fine c'era riuscito e finalmente poteva respirare l'aria
aperta.
Dopo essersi
stirato con vigore le braccia si portò le mani dietro alla nuca e si avviò con
una camminata spensierata verso casa.
Gli erano
mancate le fragranze di Resembool e le voci dei paesani che accompagnavano ogni
suo passo. In poco tempo giunse, finalmente, a casa Rockbell.
Il posto era
fin troppo silenzioso, il cane non si era messo ad abbagliare correndogli
incontro e Winry non gli aveva lanciato in testa la solita chiave inglese...
Che cosa
stava succedendo?
Deciso più
che mai a capirlo afferrò la maniglia della porta e con uno scattò entro in
casa,
"Bentornato!"
appena varcata la soglia tutte le persone che conosceva sia di Central City che
delle altre città si trovavano nella stanza adibita a salone e il biondo doveva
ammettere che per colpa loro aveva rischiato l'infarto,
"Voi...
io... Ma che..."
"Andiamo
acciaio, credevi veramente che sarebbe stato così facile uscire da
quell'ospedale senza il mio permesso?" chiese ironico il comandante
supremo,
"Tu sei
proprio un" ma prima che il giovane potesse iniziare ad offendere il
militare il suo fratellino intervenne,
"Forza
nii - san! Godiamoci la festa!" così trascinato dall'esuberanza di
Alphonse si divertì per tutto il giorno fregandosene dei rimproveri di Winry,
di Riza e di Roy che gli intimavano di non stancarsi troppo dato che era appena
uscito dall'ospedale.
Ma d’altronde
Edward era da sempre come la lava bollente, niente e nessuno poteva fermare la
sua avanzata.
La sera
arrivò prima del previsto e ad Edward un po' dispiacque dover salutare tutte
quelle persone che lo avevano accompagnato durante la sua carriera di militare.
Il biondo si
voltò e dovette scontrarsi con la dura realtà. Tutti i visi di quelli che erano
la sua famiglia, i suoi compagni di squadra, i suoi amici lo stavano osservando
seriamente attendendo una sua mossa.
Sentendosi
sotto esame Edward mantenne la sua aria seria per poi voltarsi diretto al piano
di sopre, ma venne bloccato dalla voce di Winry,
"Ed,
perchè non ce l'hai detto?" il corpo dell'interpellato tremò al solo
pensiero, era un argomento che preferiva evitare ma sapeva che non avrebbe
potuto farlo in eterno.
"Non
volevo che lo sapeste"
"Ma
perchè?" gli chiese Alphonse per poi continuare,
"Lo sai
come mi sono sentito per tutti questi anni?Era colpa mia se non avevi più
l'alchimia e questo ti stava deteriorando" le lacrime stavano riempiendo
gli occhi marroni del più giovane dei fratelli Elric e la voce aveva un tono
spezzato.
"Non
devi neanche pensarlo Al! Non è stata colpa tua" Riza fece per intervenire
ma venne bloccata da un cenno di Mustang,
"E
invece si, se io"
"Smettila!
Non è stata colpa tua! E' stata una mia scelta, chiaro?!" Edward si
maledisse subito dopo, non aveva quasi mai alzato la voce su suo fratello e le
poche volte che lo aveva fatto Alphonse ci rimaneva sempre male.
Il più
piccolo abbassò il volto ma prima che potesse dire o fare qualcosa il biondino
la abbracciò e gli disse con una voce carica di calore che solo un parente può
avere,
"Scusami.
Mi dispiace ed hai ragione tu. Avrei dovuto dirvelo" gli piangeva il cuore
a vederlo così e si rendeva conto di essere stato veramente egoista in tutti
quegli anni.
Forse aveva
sbagliato a non rendere tutti partecipi ai suoi studi,
"Aspettate
qui" disse solamente e, dopo aver lasciato il corpo caldo del fratello, si
diresse in camera sua,
"Cosa
starà cercando?" chiese Havoc che nel frattempo si stava fumando una
sigaretta, nessuno seppe rispondergli.
Dopo qualche
minuto Edward tornò al piano terra con in mano un libro rifoderato di cuoio,
con delicatezza lo appoggiò sul tavolo riposto al centro della sala,
"Tutto
è cominciato quando ho trovato questo" disse introducendo l'argomento,
Armstrong e Roy in quanto alchimisti si erano incuriositi molto e dopo essersi
avvicinati lo aprirono con cautela.
"Ma non
ci si capisce niente" disse il moro sgranando gli occhi,
"Credeva
fosse facile colonnello? Ho passato diversi mesi a tradurlo" disse
gonfiando il petto dall'orgoglio che provava in quel momento. Aveva digiunato
per giorni, facendo preoccupare i suoi inquilini, ma alla fine ci era riuscito.
"E
quindi?" chiese Armstrong con un luccichio negli occhi,
"Ho
scoperto che oltre all'alchimia del paese di Ling ne esistono altre e ,
fidatevi sulla parola, alcune sono davvero spaventose" Edward rabbrividì
al pensiero dell'alchimia del paese Mugh dove le persone potevano usarla solo
utilizzando il sangue di un proprio parente ucciso per mano loro.
Poi
proseguì,
"Però
una frase mi aveva colpito diceva -Il portale è dentro tutti noi-
apparteneva diciamo ad un gruppo di 'Naturalisti' " disse con un sorriso
imbarazzato,
"Così
ho passato molto tempo ha ricercare il mio talento nell'alchimia e dopo molto
tempo sono riuscito a manipolare, anche se di poco, la materia. Il portale sono
io" tutti erano allibiti da quelle parole, per loro quel discorso
non aveva senso ma se l'Elric era riuscito ad utilizzare l'alchimia meglio per
lui,
"Allora
fagiolino non capisco perchè non sei tornato nell'esercito" disse Mustang
cosciente che una delle cause era proprio lui,
"Uno
dei motivi lo conosci mentre l'altro è che... Non posso usare l'alchimia senza
pagare un prezzo e lo scambio equivalente non basta più"
"Edward...
Spiegati meglio" chiese Riza con il cuore in gola, non gli piaceva lo
sguardo ferito di quello che considerava quasi un figlio,
"Ogni
volta che la uso rivedo e risento i dolori e le sofferenze che ho passato in
tutta la mia vita. A volte sono più forti e a volte più leggere ma non riesco a
sopportarlo... Non sempre"
Tutti in
quella stanza capirono perchè Ed non voleva più usare i suoi poteri, nessuno di
loro avrebbe voluto rivivere nuovamente i dolori provati.
Il biondo
stava aspettando che qualcuno dicesse qualcosa ma a quanto pareva erano troppo
sconvolti per poter fare qualsiasi cosa. Quindi si sedette al tavolo e cominciò
a sfogliare il tomo che aveva precedentemente portato al piano inferiore.
"A
questo punto Edward non sei più costretto a rientrare nell'esercito. Se vuoi
ritiro la tua carica" disse Roy guardandolo seriamente, non poteva
costringerlo a provare tutto quel dolore.
L'alchimista
ci pensò, da quella sua decisione sarebbe cambiata tutta la sua vita e non
sarebbe più potuto tornare indietro.
Ad un tratto
il telefono si mise a squillare,
"Pronto"
rispose l'anziana signora,
"Si gli
e lo passo" quindi allungò la cornetta al comandante supremo,
"Si?"
...
"Arriviamo
subito" tutti guardarono il superiore chiedendo tacitamente una
spiegazione,
"A
Central stanno accadendo dei fenomeni abbastanza strani. Oggetti hanno preso a
volare in aria ed ad attaccare le persone"
"Allora
cosa aspettiamo?" chiese con un sorriso Edward che si trovava già sulla
soglia della porta aperta.
Da quello
tutti capirono quale sarebbe stata la sua risposta...