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Autore: Pettyfer    08/07/2012    151 recensioni
Karen odiava Zayn Malik, con tutta sé stessa. Era la persona più egoista, vanitosa e antipatica che avesse mai conosciuto.
Tanto stronzo quanto misterioso.
Ed era il fratello della sua migliore amica.
**
Cinque ragazzi, il divertimento, il sesso e una scommessa.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26
Love? No.

 
19:30.
 
-Che ci facevi con McCole in spiaggia?- domandò Safaa mentre entrava nel salotto di casa Morrison.
Erano appena tornati dalla spiaggia e Safaa aveva bisogno di risposte.
-Niente, quando ci sono andata già l’ho trovato lì- spiegò velocemente Karen mentre si sistemava sul divano e si passava una mano fra i capelli.
-E non ti ha detto niente? O fatto qualcosa?-.
-No, niente. Mi ha chiesto scusa-.
-E tu?-
-Le ho accettate, ma ho esplicitamente detto che non deve credere di essere mio amico in nessun modo, non potrò mai dimenticare quello che mi ha fatto- spiegò.
-Basta che non si avvicina a me- rise nervosamente Safaa.
-Lui sapeva della scommessa- disse ad un certo punto Karen –e ha cercato di avvisarmi, a modo suo, ma ci ha provato. E non gli ho mai dato peso, ero troppo presa da tuo fratello- disse con rammarico.
-Lo perdonerai mai? Zayn, dico- chiese timidamente Safaa attendendo una reazione della migliore amica.
-No, non credo. Tanto quest’anno si diploma e non lo vedrò più-.
Safaa si limitò ad annuire cercando di non farsi scappare un’espressione delusa.
 
 
00:30
 
 
Erano passate molte ore da quando Zayn aveva lasciato la spiaggia. Non aveva parlato con nessuno, evitando di incrociare lo sguardo di qualcuno dei suoi amici quando andò via. Aveva perfino spento il cellulare per non avere niente a che fare con loro, l’unica cosa di cui aveva bisogno era stare da solo.
Non era mai ritornato a casa, e non aveva ancora intenzione di farlo. Tutto il parco era buio, c’era solo qualche gruppo di ragazzi che fumavano una sigaretta e qualche barbone di qua e di là.
Controllò l’orologio per sapere che ore fossero e sbuffò.
Non voleva vedere nessuno dei suoi amici, gli avrebbero chiesto di tutto e adesso era meglio andare a quel pub.
Forse l’alcol l’avrebbe aiutato a dimenticare le parole che gli aveva rivolto Karen. Erano ancora impresse nella sua mente come se fossero state fissate con dei chiodi. Era stato un codardo, era scappato con la coda tra le gambe e con un grande vuoto nel petto, all’altezza del cuore. Forse non erano state le parole a ferirlo di più, ma la persona che gliel’aveva dette, con tutto quell’odio, tutta quella rabbia. Aveva sentito gli occhi pizzicare, ma non aveva pianto, non ne valeva la pena, dopotutto poteva andare peggio.
Spalancò la porta del pub con una mano e andò a passo di marcia vicino al bancone, aspettando il barista.
-Che ci fai a quest’ora della notte in questo pub, ragazzino?- gli domandò il barman una volta avvicinatosi.
Era il solito omone con qualche pelo in testa, gilet di jeans e tatuaggi che gli ricoprivano le braccia e un po’ il collo, forse anche il petto pensò Zayn.
-Sono maggiorenne e so quello che faccio. Una birra- rispose risoluto fissandolo con insistenza poggiando delle banconote sul bancone con uno scatto.
La sua birra arrivò con una velocità impressionante, e mentre beveva con tranquillità, anche se dentro ardeva dalla rabbia, accese il cellulare, giusto per godesi del numero della chiamate a cui non aveva risposto.
Quando lo schermo si illuminò trovò 28 messaggi e 41 chiamate perse.
Wow.
Aprì i messaggi leggendo solo il mittente, non gli interessava il contenuto. Scavò nei messaggi fino a trovare l’ultimo che gli aveva mandato Karen il giorno precedete, nel quale gli spiegava che sarebbe arrivata con una mezz’ora di ritardo alla festa di Safaa. Quella stramaledetta festa in cui aveva rovinato tutto. Era stato uno stupido, uno stupido perché si era ubriacato, uno stupido perché aveva accettato quella cazzo di scommessa e uno stupido a non aver dato una spiegazione alla sua, ormai, ex ragazza. Ragazza che, forse, non avrebbe mai riavuto indietro, e fu proprio quel pensiero, quella convinzione che lo costrinse ad ordinare un’altra birra, un’altra e molte altre. Non sapeva nemmeno lui quante birre avesse ingerito, sapevo solo che il barman gli aveva negato di ordinare altro se non acqua. L’aveva mandato letteralmente a fanculo e quando uscì traballante dal pub rideva con un cretino. Era ubriaco fradicio.
Prese il cellulare dalla tasca e fissò l’ora divertito, erano le quattro. Aveva passato tutto quel tempo a bere in quel posto? Lo ripose di nuovo nei jeans e continuò a camminare in quella via, starnazzando qualche canzone.
Non si accorse di alcuni uomini enormi e robusti che camminavano nella direzione opposta alla sua, ma non se ne preoccupò continuando a fissarli. Continuò a cantare incurante di quei occhi inetti di chissà quale droga che lo guardavano con superficialità e nervosismo. Continuò a camminare finendo addosso ad uno dei tre, urtandogli con la spalla, ma era troppo ubriaco per capire cosa stesse succedendo e soprattutto per chiedere scusa.
-Che cazzo fai?- urlò una voce alle sue spalle mentre continuava a camminare traballante.
-Cammino- rise sguaiatamente Zayn girandosi verso i tre.
-Nessuno ti ha insegnato le buone maniere, principessina?- domandò uno di quelli camminandogli intorno.
Adesso che li osservava bene erano davvero orribili. Tutti indossavano qualcosa di pelle ed erano… enormi.
-Bella giacca, principessina, quanto l’hai pagata?- domandò un altro.
-Boh- borbottò per farsi poi sfuggire una risata.
-Non fare lo sbruffone con noi-
-E’ ubriaco fradicio, Tom. Lasciamolo stare- disse quello meno robusto dei tre.
-E chi se ne frega, la principessina deve imparare le buone maniere, e poi a Dave piace molto quella giacca-.
Zayn non poté fare altro osservarlo avvicinarsi alla sua figura e quello sentì dopo fu solo un dolore allo stomaco.
Si ritrovò per terra in un batter occhio, ubriaco com’era. E quello che vedeva intorno a se erano solo ombre. Sentì qualcuno che lo tirava per i capelli e lo colpiva sullo zigomo, sentì dolore. Non capiva dove fossero diretti i colpi, li concepiva solo dalle fitte fortissime all’addome, al ginocchio, sullo stomaco, sul fianco e sulla spalla. Non urlava, non opponeva resistenza non faceva niente. Forse ad aiutarlo fu il viso di Karen che gli spuntò  davanti agli occhi mentre quegli omoni lo colpivano da ogni parte del corpo. Sentì la sua voce, dolce e rassicurante che gli diceva che tutto sarebbe andato bene, che tutto si sarebbe risolto, che tutto sarebbe ricominciato. Ci fu un attimo in cui sorrise mentre qualcuno lo colpiva sull’occhio. Forse fu anche la voce di Karen che gli rimbombava nelle orecchie che lo aiutò a sopportare il dolore, forse fu proprio l’amore che provava per lei. Perché doveva ammetterlo, anche se sembrava una cosa troppo sdolcinata e schifosamente romantica, ma il sentimento che nutriva verso quella ragazza lo aiutò a non pensare al calcio che gli arrivò alla base della schiena e tutto quello che lo susseguì. Non seppe che ore fossero quando lo lasciarono sul marciapiede agonizzante mentre sputava sangue. Non seppe con quale forza si alzò da lì e camminò verso casa, sperando con tutto se stesso che stessero tutti dormendo. Perché quello che voleva in quel momento era dormire, anche solo per un’ora. Il girono dopo sarebbe andato a scuola e avrebbe affrontato il tutto con orgoglio, proprio come quando si era alzato da quel marciapiede tutto ammaccato e come stava camminando per le strade delle città.
Non sarebbe stato un codardo, non quella volta.
Arrivò zoppicando davanti a casa sua e quando mise le chiavi nella toppa sospirò, forse per la felicità di sentirsi al sicuro. Aprì la porta e poi se la chiuse alle spalle cercando di fare il meno rumore possibile, anche se fu del tutto inutile, visto che riconobbe, nel buio, le sagome dei suoi genitori e quella di sua sorella. Fortunatamente era tutto buio.
-Dove sei stato?- gli chiese suo padre con freddezza.
Eccolo quel muro che aveva cercato di far cadere con i propri genitori, era tornato.
Provò a parlare, ma quello che uscì dalla sua bocca fu solo della tosse. Si portò una mano davanti alla bocca e quando l’allontanò poté sentire qualcosa di liquido scendergli giù dalla mano, verso l’avambraccio.
Voleva solo del riposo.
-In giro-
-In giro? E’ questa la tua risposta Zayn? Abbiamo trattenuto l’impulso di chiamare la polizia, siamo stati malissimo, poteva succederti qualcosa!- urlò furiosa sua madre.
Era già successo qualcosa.
Fece un passo in avanti, sempre zoppicando, e andò a finire su qualcosa che lo fece cadere con un botto per terra. La stanza venne riempita dal suo urlo, sentiva scosse di dolore passargli da per tutto. Si portò automaticamente le mani al ginocchio con cui aveva urtato di più rispetto al resto e strinse i denti per non urlare di nuovo.
-Oddio- si sentì dire a Safaa non appena accese la luce.
I genitori di Zayn gli corsero incontro, con facce sconcertate e preoccupate mentre osservavano loro figlio.
L’occhio era completamente rosso, e la palpebra e il resto erano completamente viola, da naso usciva del sangue e anche dalla bocca.
-Che diavolo ti è successo?- urlò sua madre portandosi una mano davanti mente l’altra non sapeva dove metterla per paura di fargli del male.
-Portalo in camera sua, adesso- ordinò la donna al marito, che fissava il figlio sull’orlo della disperazione, non sapeva se sentirsi una merda per avere un figlio del genere oppure se sentirsi una merda per non aver impedito tutto quello –e tu Safaa, porta il kit d’emergenza di sopra, sta nel bagno- ordinò poi Trisha alla figlia.
Il marito prese in braccio Zayn, Safaa fece quello che gli era stato ordinato e Trisha andò in cucina per prendere una bacinella, riempirla con dell’acqua e recuperare uno straccio.
Safaa seguì sua madre su per le scale con le lacrime agli occhi. Non aveva mai visto suo fratello così… così distrutto, così stanco.
Entrarono nella camera del fratello e la madre ordinò al marito di spogliare Zayn facendolo rimanere in boxer.
Accesero la luce del comodino, che illuminò abbastanza la stanza. Non accesero quella della stanza per richiesta di Zayn, gli si leggeva in faccia, voleva solo chiudere gli occhi e riposare.
Il ginocchio era sbucciato, le gambe e il petto erano pieni di lividi e Zayn non aveva intenzione di parlare.
-Ti hanno colpito anche alla schiena?- domandò sua madre con premura.
-Si- sussurrò flebilmente Zayn assumendo un’espressione dolorante mentre sua madre gli medicava il ginocchio.
-Ti aiutiamo a rimanere seduto, solo per spalmare della pomata, dopodiché puoi ritornare a stenderti e riposare fino a quando vuoi-
Yaser l’aiutò rimanere seduto, mente Zayn appoggiava il viso sulla sua spalla. Non gli importava in quel momenti di apparire fragile, ridicolo o altro; tutto quello che voleva era affetto e, soprattutto, voleva riposare, solo quello. Non si era mai esposto con nessuno in quel modo così fragile, e doveva rimanere solo tra la famiglia Malik.
-Non penso sia il caso di mandarlo a scuola domani- sussurrò Safaa riprendendosi dalla vista del fratello.
-No- urlò quasi Zayn –entrerò alla seconda ora, ma ci devo andare-.
-Non se ne parla assolutamente, hai bisogno di riposo e rimarrai a casa- ordinò suo padre con voce ferma.
-No, ho detto che ci andrò, vienimi anche a prendere prima, ma io a scuola ci vado-.
Trisha non osò dire niente, sapeva che Zayn, quando voleva, poteva essere irremovibile, e quello era uno di quei momenti, così lo disinfettò del tutto e insieme al marito lo aiutò a mettersi sotto le coperte, per poi lasciargli un bacio sulla guancia mentre Zayn era già del tutto addormentato e poi lasciò la stanza.
 
 
Molto probabilmente una lumaca o una tartaruga sarebbe stata più veloce di lui, in quel momento. La campanella della seconda era già suonata e i corridoi erano deserti, e suo padre non l’aveva di certo aiutato partendo con dieci minuti di ritardo con quella sua stupidissima macchina. Adesso si trovava per il corridoio, zoppicante, con ogni muscolo del corpo dolorante, un occhio nero, il labbro era gonfio e quasi spaccato, mente si dirigeva nella sua aula di spagnolo. Nessuno l’aveva visto ridotto in quello stato, e nessuno dei suoi amici sapeva niente. Sarebbe stata una sorpresa per tutti, più o meno. Mancavano due metri e sarebbe arrivato alla porta dell’aula, quindi aumentò il passo ignorando le fitte lungo le gambe che non facevano altro che ostacolarlo e mandargli la schiena a pezzi. Sua madre aveva provato a urlargli contro che non doveva andare a scuola, ma lui ci sarebbe andato, ammaccato o non. Non voleva passare di nuovo per il codardo di turno, neanche per sogno.
Diede due colpi alla porta per poi aprirla subito dopo, fermandosi all’uscio.
-Alla buon’or…che l’è successo, Malik?- domandò stridula la professoressa.
-Niente- borbottò sentendosi gli sguardi di tutta la classe addosso, soprattutto quelli preoccupati dei suoi amici.
-Oh, e le pare questa l’ora di entrare, sono passati quasi venti minuti dal suono della campanella, crede che io la debba accettare in classe?- urlò stridula.
-Cazzo faccio? Entro o no?-
-Quanta impertinenza, entra. E vai a sederti al fianco di Payne-
Zayn alzò gli occhi al cielo e zoppicando, andando di poco più veloce di un bradipo, si avvicinò a Liam, che lo guardava con sguardo fin troppo indagatore e preoccupato.
-E spero che lei sia preparato per la sua interrogazione, avevo proprio intenzione di interrogarti-
Ma fanculo.
-E lei pensa di interrogarmi solo perché ho fatto un fottuto ritardo?- cercò di mantenere la calma il moro.
Era troppo arrabbiato, per tutto, e quella non era una buona situazione per sfogarsi.
-E’ preparato signor Malik?- domandò sorridendo maligna.
-No- disse Zayn stringendo le mani in pugno, ancora alzato.
-Ma bene, vedo che il signor Malik peggiora di giorno in giorno. Ricapitoliamo la situazione, eh Malik? Sei stato espulso da una scuola per aver minacciato un professore, e non mi meraviglio che tu l’abbia fatto. Sei venuto in questa scuola con l’intenzione di rispondere male ai professori, al preside e agli altri ragazzi. Vieni in ritardo alle lezioni, per chissà quale motivo sciocco- si prese una pausa.
Harry era sul punto di alzarsi notando Zayn irrigidirsi e stringendo le mani a pugno tanto da far diventare le nocche bianche.
-Mi manchi di rispetto, non hai studiato adesso che manca un mese alla fine dell’anno e ti presenti a scuola in queste condizioni, malconcio e con un occhio nero. Quindi…minacci, comandi, sei irrispettoso, volgare e antipatico. Fai parte di qualche clan terroristico, Malik?- domandò con ironia la professoressa alzandosi e incrociando le braccia al petto.
Harry si alzò del tutto dopo che Zayn si avvicinò alla professoressa parandogli davanti minaccioso.
-E lei? Vuole che le faccia un resoconto della realtà? Non sono un fottuto terrorista, non ho ucciso nessuno e non ho intenzione di farlo, ma se lei vuole essere la prima, la posso accontentare- vide la donna trattenere il respiro sconcertata –ho passato due giorni di vera merda, la ragazza che amo mi ha mandato ha fanculo, mi sono ubriacato fino ad essere picchiato a sangue da una banda di bulli della città, e adesso sono tornato a scuola perché voglio tranquillità, voglio finire questo cazzo di anno e andarmene il più lontano possibile da qui. Non sono venuto per sentirmi dire delle parole sparate a cazzo da una professoressa stronza, senza una merda di marito, che mi da’ del terrorista.-
Ghignò e uscì dall’aula sbattendo la porta con tale forza da farla vibrare.
-Zayn!- urlarono i suoi amici uscendo anche loro.
-Zayn Malik, come diamine osa rivolgersi ad un insegnante in questo modo?- urlò la professoressa uscendo nel corridoio facendo aprire le porte delle classi di quel corridoio.
Zayn si fermò in mezzo al corridoio e si girò ad osservare quella donna con disgusto. Mentre lo faceva il suo sguardo si posò sulla classe affianco alla sua, dove in prima fila c’erano Karen e Safaa, dietro all’insegnate.
Safaa guardava la scena sbalordita e con le lacrime agli occhi.
Non aveva mai visto suo fratello comportarsi in quel modo.
Zayn incrociò lo sguardo impaurito di Karen e lo distolse subito fissando la sua insegnante.
-Oh, oso- rispose continuando a fissarla con odio.
-Ritorni subito in classe, e giuro che le farò cambiare scuola per quello che ha detto-.
Il moro come risposta le diede le spalle e riprese a camminare per il corridoio.
-Zayn!- lo chiamò Harry.
-Ragiona..- aggiunse Liam.
-Ragiona un cazzo, sono stufo di tutto- sbraitò –smettetela di rinfacciarmi le cose, smettetela-.
-Zayn-
-Vaffanculo, andate a fanculo tutti quanti- urlò ancora fissando Karen con rabbia.
Era la seconda volta che se ne andava, ma quella volta non era stato un codardo, era soltanto stufo, stufo di tutto. Adesso l’unica cosa che gli importava era di risolvere la situazione con quella cazzo di professoressa, cambiare corso, anche se mancava un mese alla fine della scuola e soprattutto voleva diplomarsi il più presto possibile, dopodiché se ne sarebbe andato da quella stupida cittadina, avrebbe voltato pagina e fanculo al passato.
Fanculo all’amore.

 
 

 
 

*chiude gli occhi impaurita*
NON UCCIDETEMI, oppure non potrete leggere il finale di questa fan fiction. Manca davvero poco, anzi, pochissimo alla fine. ADESSO PIANGO!
Passando al capitolo, come avrete letto, è del tutto dedicato a Zayn. Non è stata la rottura con Karen a ridurlo in questo stato così ‘flaccido’, beh, un po’ centra, ovviamente, ma sono state le cose che gli sono state rinfacciate in quel giorno. L’hanno ferito più di qualunque altra cosa, e il suo modo per passare oltre è stato ubriacarsi, c’è stato l’intoppo di quei tizi, ma ci voleva. Ho avuto intenzione di farvi capire anche come possa abbandonarsi a quel dolore, e poi c’è stata la scena con i genitori che io AMO particolarmente. Non so voi cosa ne pensiate, ma io ho adorato scriverla. È stato così dolce, in un certo senso.
Per quanto riguarda quella troia della professoressa, ragà, non sputtanatemi, ma ci voleva. E passando a cose MOLTO più importanti, cioè la fine del capitolo. Zayn è stufo un po’ di tutto, persino dell’amore. Vuole rincominciare tutto d’accapo e lo farà(ho appena fatto uno spoiler.lol).
E adesso vorrei ringraziare e dedicare questo capitoletto alla mia amica Mary (@SlowOne_)*O*  CIAO BABE,THIS IS FOR YOU. Trallallalà.
Salutami a Vincent ;)
Ok, adesso spero in un vostro parere :) e non uccidetemi,please :’(
Adesso vorrei chiedervi un favore, leggereste la mia nuova fanfic? E magari mi fate sapere anche un vostro parere, vi scongiuro, vi lascio il banner e per leggere la fanfic cloccateci sopra. :D


 



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