Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: FairyCleo    09/07/2012    5 recensioni
"Dean Winchester era stato spezzato tante volte: quando era morta sua madre; quando era morto suo padre; quando Sam aveva esalato l' ultimo respiro tra le sue braccia; quando Alastair lo aveva torturato fino a non lasciarne che qualche minuscolo brandello di carne; quando Jo ed Hellen si erano sacrificate per salvare lui e suo fratello; quando Sam aveva sconfitto il Diavolo, sacrificando la propria vita per il bene dell' universo. [...]
Castiel giaceva in quello stato di incoscienza da tre giorni, ormai, e non accennava a destarsi.
Avrebbe potuto fare tenerezza, sembrare la bella addormentata in attesa del bacio del suo principe azzurro, se non fosse stato per le catene che cingevano i suoi polsi.
Quelle, erano l' unica risposta certa che Dean si era dato ad una delle mille domande postesi nell' ultimo straziante periodo: Castiel aveva perso la sua fiducia.
E che un demone lo scuoiasse vivo, non l' avrebbe mai più riconquistata".
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il fratello maggiore


Accettare per l’ennesima volta quanto crudele sa essere il fato fa male esattamente come la prima volta. Anzi, probabilmente fa anche più male, perché è proprio quando credi di avere ormai fatto il callo che l’intero universo ti crolla addosso, schiacciandoti con un peso che non sei più in grado di sopportare.

Dean non si era spostato neanche per un istante dal capezzale di suo fratello.
Per tutta la notte, era stato seduto su di una misera e scomoda poltrona, troppo stanco per potersi alzare, ma senza aveva la forza di chiudere occhio. Non poteva riposare. Non dopo quello che aveva saputo.
La verità era che avevano perso di nuovo la battaglia, e presto avrebbero perso anche la guerra, ormai non aveva più alcun dubbio.
Era completamente solo. Dean Winchester si sentiva esattamente come un comandante sopravvissuto alla sua intera armata dopo uno scontro sanguinario. Era un uomo distrutto che si ostinava a frugare fra i cadaveri mutilati alla ricerca di qualche fortunato superstite. E i suoi, di superstiti, non erano in grado di combattere ancora.
Il suo più vecchio consigliere era crollato su se stesso come un castello di carta: Bobby non aveva lasciato per un istante la sedia che si era scelto in corridoio, continuando a bere da una bottiglia che non si sforzava neanche di nascondere. Il suo secondo, l’uomo che tutti definivano di ferro, si era lasciato sciogliere da un calore insopportabile: Ian stava trascorrendo il tempo con lo sguardo perso nel vuoto, ormai totalmente sconvolto dalla crudeltà degli eventi.
Il loro prigioniero non si era ancora abituato alla sua nuova condizione: François se ne stava sdraiato come meglio poteva su due sedie sotto lo sguardo non propriamente vigile di Bobby, mentre cercava di rimuginare sui propri errori, o molto più semplicemente su come avesse fatto a finire in una simile situazione.
E poi c’era l’altra metà della sua anima, il soldato più fedele, l’alleato che mai avrebbe abbandonato, la parte integrante del suo essere, così diverso e così simile a lui, che si era gettato con le proprie gambe nella gelida morsa del male: Sam non si era ancora svegliato, e sembrava che non avesse alcuna intenzione di farlo.
Era quello ciò che rimaneva dell’esercito di messere Winchester. Nessuna vittoria schiacciante, nessun bottino di guerra. C’erano soltanto ossa rotte e ferite che mai si sarebbero del tutto rimarginate. E il peggio non aveva ancora bussato alla loro porta. Oramai non c’era più niente per cui poter sperare.
Dean non aveva più la forza di reagire. Persino la voglia di farlo era svanita, così come la pelle sul volto di Sam.
I nonsense avevano sempre fatto parte della sua vita, ma quello che gli era appena capitato, sfiorava i limiti dell’inimmaginabile anche per uno che non aveva mai conosciuto la normalità.
E dire che di nemici invisibili ne avevano affrontati nel corso della loro breve ma intensa esistenza… Eppure, si erano dovuti arrendere davanti all’inevitabile supremazia di sua maestà la signora follia.
 
Prestando tutte le dovute precauzioni, Dean si metteva seduto più dritto, di tanto in tanto, e allungava la mano sino a sfiorare il dorso di quella martoriata dalle flebo di suo fratello. Era un gesto rapido, quasi impercettibile, un gesto che nessuno doveva vedere. Sarebbe stato troppo sdolcinato, troppo femminile, e lui non era di certo come la premurosa e spesso isterica Samantha. Lui era un uomo. E un uomo doveva essere freddo e calcolatore, imperturbabile, indifferente alle emozioni umane.
Ma quello stesso uomo che desiderava essere tutto questo, non poteva in alcun modo evitare che quel dolore straziante gli trafiggesse il petto come avrebbe fatto un pugnale dalla lama rovente.
E la cosa peggiore era che, per una volta nella sua vita, poteva dare un volto a quella sofferenza, poteva attribuire le colpe a qualcuno, anche se quel qualcuno era l’essere che li amava più di ogni altra cosa al mondo, più di quello stesso Padre che continuava a tradire e a disonorare ricevendo ogni volta perdono.
Ma lui non era così magnanimo. No, lui non poteva permetterselo.
Per questo, anche se si trattava dell’ultimo membro superstite del suo esercito, non lo avrebbe perdonato: la macchia del tradimento avrebbe per sempre contrassegnato Castiel.

*


Spesso gli dicevano che non era bravo a capire cosa realmente si agitasse nel cuore delle persone.
Troppo spesso, lo accusavano di essere freddo e insensibile, una macchina progettata per distruggere. Ma se ci fosse stata un’occasione per poter smentire, nessuna sarebbe stata più adatta di quella.
Ian Wesley non riusciva a credere che tutto quello stesse accadendo proprio a loro, che tutto quello stesse piegando anche lui.
Si era ripromesso tanto, troppo tempo addietro di non finire più in balia dei sentimenti, ma non riusciva più a mantenere fede a quel giuramento, a quanto sembrava.
L’uomo di ferro continuava a guardare Dean dalla grande vetrata, ormai privo completamente della sua maschera di freddezza.
La verità era troppo dura da sopportare persino per uno che come lui aveva rinnegato il suo stesso passato.
L’immagine di Dean al capezzale di Sam, di quei gesti affettuosi appena accennati, riportava alla mente del cacciatore eventi che aveva cercato in ogni modo di dimenticare.
Il fratello maggiore si prende sempre cura del più piccolo, no? Fa le veci del padre quando la notte fa i doppi turni per portare il pane a casa. Gli rimbocca le coperte, legge le favole, e se necessario lo fa dormire nel proprio letto, perché il fratello maggiore sa che di notte ci sono i mostri che fanno a gara per spaventare i bambini. Il fratello maggiore prepara la colazione, e a costo di far tardi a scuola, accompagna il fratellino alla fermata dell’autobus, cercando di non farlo bagnare in caso di pioggia, o di non fargli prendere un colpo di calore se il sole picchia troppo forte. Un fratello maggiore difende il più piccolo dagli attacchi dei bulli, o da chi lo prende in giro perché hanno avuto la sfortuna di non avere la mamma al loro fianco. Asciuga le lacrime e mette i cerotti sulle ferite e se necessario, insegna al più piccolo come fare per difendersi. Così, un giorno gli insegna a schivare i pugni, un altro gli insegna a tirarli, fino ad arrivare al punto di insegnargli a maneggiare un’arma non solo con l’intento di difendersi, ma con quello di uccidere, perché là fuori non ci sono solo bulli con cui fare a botte. Là fuori, nelle case, per le strade, intrappolati in vecchi manufatti, ci sono esseri a cui sono davvero in pochi a credere, esseri spaventosi che possono distruggerti con un battito di ciglia, se non sai come affrontarli. E quando capisci che puoi difenderti da loro solo con le tue capacità, quando scopri che essi fanno parte della tua vita, non puoi più ignorarli perché combatterli è il solo modo che hai per poter andare avanti.
E allora cominci a fare squadra con tuo fratello, portandolo con te durante le missioni, fidandoti di lui, affidandogli anche compiti importanti, senza però perderlo mai di vista, perché nonostante tutto, nonostante sia stato proprio tu a mettergli in mano una pistola, resta pur sempre il tuo fratellino, e non puoi evitare di essere in pena per lui.

Ed era proprio quello il tormento che si stava agitando nel cuore di Dean, tutto il dolore, tutto il senso di colpa lo stava schiacciando ad una tale velocità e con una tale forza che neanche lui lo credeva possibile.
Il biondo cacciatore si era dannato l’anima nell’istante in cui aveva permesso a suo fratello di gettarsi in quella gabbia maledetta, non quando si era venduto a quello sciocco demone.
Dean aveva perso ogni cosa quando Sam se n’era andato, e nonostante il suo ritorno, aveva recuperato solo un pugno di mosche.
E Ian sapeva bene a cosa stava pensando il cacciatore. Poteva leggerlo nel suo sguardo spento e stanco.
Non poteva chiedergli di tornare indietro, anche se quella sarebbe stata l’unica cosa giusta da fare. Non poteva nominargli ancora il nome dell’essere che aveva causato tutto quello.
Ma, proprio quando aveva deciso di andare via, di rimettersi in viaggio e di risolvere la questione da solo così come aveva sempre fatto, il suo sguardo aveva incrociato quello di Dean, e tutto gli era stato finalmente chiaro.
Non avrebbe mai potuto lasciarsi piegare di nuovo.

*


Per quanto dovesse ammettere che Colin non aveva tutti i torti, quella non gli era sembrata affatto una buona idea. Non tanto perché potessero rischiare l’attacco di qualche Leviatano, a quello erano preparati in un certo senso, ma perché davvero non era pratico con le cose umane, ed era convinto di fare più danni che altro.
Ma il ragazzo dagli occhi color del mare era stato irremovibile.

“Se vuoi vivere con me e avere una parvenza di vita normale, devi aiutarmi a pagare l’affitto” – gli aveva detto senza troppi preamboli, mentre lo aiutava ad asciugarsi i capelli dopo la doccia – “E io aiuterò te a risolvere l’altro nostro problema. Fidati, ce la faremo”.

L’ottimismo del ragazzo era contagioso, ma non abbastanza da dissipare i dubbi che albergavano nel cuore di Castiel. Di certo, non poteva gravare sulle spalle del giovane Colin. Per le persone normali, lui era l’adulto e Colin il ragazzo, e sarebbe toccato a lui portare a casa lo stipendio.
Ma cosa avrebbe mai potuto fare? Lui non era in grado di cavarsela con le cose umane senza causare danni vari ed eventuali.  
Quello che Cass non sapeva, era che Colin aveva già pensato anche a quello.

“Ho già parlato con il proprietario del bar in cui lavoro. Farai il cameriere, come me. Non è niente di difficile, dovrai prendere le ordinazioni e portare i vassoi con sopra le vivande e i bicchieri. Sta tranquillo, sono certo che ce la farai”.
“Ma Col, io non so portare le ordinazioni ai tavoli” – era stata la risposta innocente di un ex-angelo dallo sguardo spaventato. Piuttosto che servire una miriade di esseri umani affamati, avrebbe preferito affrontare orde e orde di demoni spaventosi, ma non poteva tirarsi indietro. Sarebbe stato decisamente inopportuno e davvero sgradevole anche per uno che di comportamenti umani ne sapeva davvero poco.
“Non preoccuparti! Io non so sparare. Quindi credo che l’aiuto sarà reciproco!” – aveva detto il ragazzo, battendogli due volte la mano sulla spalla.
Il difficile sarebbe stato spiegargli che non aveva la più pallida idea di come si maneggiasse un’arma.

*


Spiegare a John che Cass non aveva i documenti per via di un furto era stato piuttosto semplice. Raccontargli che presto ne avrebbe avuto di nuovi – cosa che non sapevano se effettivamente poteva corrispondere a realtà – era stato forse un po’ avventato. Portarlo lì durante il turno in cui lavorava anche Laura era stato un errore madornale.
Nel vederselo piombare nel locale, la ragazza aveva quasi gettato un urlo isterico, dirigendosi verso il povero Colin come una vera e propria furia.

“Dimmi un po’, ma sei impazzito del tutto? Prima lo porti qui mezzo nudo, poi lo riporti per farlo assumere?? Tu sei malato!” – era talmente arrabbiata che avrebbe potuto prenderlo a pugni davanti a tutti. E non le importava affatto se il diretto interessato era lì accanto a lei e stava ascoltando le sue parole sprezzanti. Non aveva peli sulla lingua, e sarebbe stato meglio per tutti se lo avessero capito sin dal principio.

“Non credi di esagerare? Andiamo, neanche lo conosci!” – Colin aveva a cuore la sua amica, ma stava davvero esagerando! Non conosceva Cass, e non poteva permettersi di esprimere critiche gratuite e piuttosto crudeli.
“No che non sto esagerando signorino, faccio tutto questo perché ti conosco troppo bene!”.
La sua espressione la diceva lunga su quello che intendeva in realtà, ma il ragazzo aveva preferito far finta di non capire. Gli era capitato di vivere una specie di avventura straordinaria, e non voleva che venisse rovinata per nessuna ragione al mondo.
“Io sono certo che tu ti stia sbagliando, invece. Cass è una persona straordinaria, e so che presto ti ricrederai. Ora, se vuoi scusarci, devo spiegargli come funzionano le cose qui nel locale” – e aveva condotto Cass nello spogliatoio in cui erano entrati la prima volta, lasciando la ragazza sola con la propria perplessità.
 
“Credo di non piacere molto alla tua amica, anche se non ne capisco il motivo…” – aveva detto Cass, preoccupato – “Pensi che potrebbe avermi visto in televisione quando… Bè, si, hai capito” – era così imbarazzato che faceva tenerezza.
“Non Cass, non preoccuparti. Non credo che abbia visto la tua grande interpretazione di Dio in tv!”.
Ma quella che doveva essere una battuta innocente aveva sortito l’effetto contrario. Lo sguardo ferito di Cass aveva dato una stretta al giovane cuore di Colin.
“Ehi! No, non volevo offenderti! Fai finta che non abbia detto niente e fammi in bel sorriso, dai!”.
E Cass aveva ceduto, nonostante il senso di colpa continuasse a dilagare in lui.
“Vorrei solo poter tornare indietro e sistemare le cose” – aveva confessato, sedendosi rigido sulla piccola panca di legno. Avrebbe davvero voluto poter fare qualcosa per fermare quel delirio prima che iniziasse, ma i fatti parlavano chiaro: era un semplice essere umano, e doveva agire di conseguenza.
“Troverai comunque un modo” – aveva detto Colin, scompigliandogli dolcemente i capelli – “Ed io ti aiuterò, parola di scout. Ora, però, iniziamo con qualcosa di più semplice” – e gli aveva passato uno dei grembiuli verdi che utilizzavano i camerieri del locale.
“E questo cos’è?” – Cass aveva inclinato il capo nella solita posizione che assumeva quando non era in grado di comprendere qualcosa. Colin lo guardava divertito: era davvero adorabile quando faceva in quel modo.
“Parte della tua divisa!” – aveva esclamato, facendogliela cadere in grembo – “Inizi il turno stasera!”.

*


“Non credo che sia una decisione saggia”.

Ian davvero non capiva cosa si agitasse in Dean. Non ne aveva abbastanza di problemi? La sua mente non era sgombra dai pensieri cattivi, e non gli sarebbe stato di nessun aiuto in quello stato.
Ma il maggiore dei Winchester la pensava diversamente.
“Io credo proprio di sì. Non posso fare niente qui, purtroppo. Non sono un chirurgo, né uno psichiatra o un mago, e Sam avrebbe bisogno di uno di questi tre per poter stare meglio. Qui ne ha due su tre, credo che sia una buona media! E poi dobbiamo trovare Castiel”.

Sembrava sul punto di esplodere da un momento all’altro, nonostante ostentasse una calma glaciale.
Non poteva smettere di lottare. Per quanto tutto stesse andando a puttane, doveva trovare quel coglione piumato di Castiel e fargliela pagare. Se aveva creduto anche solo per un attimo di poterlo perdonare, nel vedere Sam ridotto in quello stato aveva cambiato completamente idea, e questa volta definitivamente.
Doveva trovare Castiel, risolvere quella maledetta questione dei Leviatani, e fargliela pagare una volta per tutte.
Sam stava soffrendo per causa sua, per colpa sua e delle sue stronzate celesti!

‘ Non ti perdonerò mai Castiel. Non te lo meriti il mio perdono ‘ – stavolta non sarebbe tornato sui suoi passi.

“E cosa farai quando Bobby ci chiamerà ancora per darci le novità su Sam?” – aveva detto Ian, stoico.
“Che stai insinuando?”.
“Che cosa farai quando ti diranno che Sam si è amputato una gamba, o che ha cercato di sventrarsi? Che cosa farai, Dean? Lascerai ancora la missione a metà per tornare indietro? È questo quello che farai? Rispondi”.

A quelle parole così crudeli, tutta la rabbia che il cacciatore aveva cercato di sedare era fuoriuscita, riversandosi completamente su Ian, su Bobby e su François.

“Come cazzo ti permetti? Tu non mi puoi giudicare razza di bastardo! Sam è la mia famiglia! È tutto quello che mi è rimasto! Ho solo lui e Bobby! Se non fosse stato per questo coglione che ci siamo portati dietro, adesso quell’altro bastardo di Castiel sarebbe qui e forse avremmo risolto la questione!”.

Era furioso. Lo avrebbe volentieri preso a pugni.

“Quindi, stai dicendo che se dovesse capitare dell’altro torneresti indietro? Dimmi un po’, ma non era Sam quello che ti divertivi tanto a chiamare Samantha?”.

Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso: Dean non ci aveva visto più e si era gettato su Ian senza pensarci due volte, colpendolo in pieno viso con un gancio destro da manuale sotto lo sguardo sconcertato di Bobby e François.
Ma l’uomo di ferro aveva reagito con prontezza agli attacchi scombussolati del suo alleato, atterrandolo senza troppi preamboli.

“Cerca di calmarti! Siamo in un ospedale, e non abbiamo tempo da perdere! C’è in ballo di più della vita di un solo essere umano, te ne sei forse dimenticato?”.

Non potevano crederci. Semplicemente, non potevano pensare che Ian dicesse il vero. Come poteva essere diventato all’improvviso così freddo e cinico? Non aveva senso! Era preoccupato esattamente come loro fino a qualche ora addietro, cosa aveva determinato un cambiamento simile?

“Ma che dici ragazzo?” – Bobby era senza parole.
“Dico solo le cose come stanno, Bobby. Posso sembrarvi un mostro, ma non possiamo fare niente per Sam finché non troviamo Castiel, e Dean non mi è d alcun aiuto al momento. È stato la più grande delusione della mia vita. Puoi anche stare qui se vuoi, Winchester, lavorerò meglio da solo”.

Dean aveva le lacrime agli occhi. Credeva di aver trovato un amico in Ian, invece, aveva trovato un bastardo senza cuore a cui interessava portare a termine solo una stupida missione.
Cosa gli importava di salvare l’universo se non poteva avere più accanto a sé suo fratello?

“Parli così perché sei solo, non è vero? Tu non lo sai che vuol dire avere un fratello!” – aveva urlato, attirando l’attenzione di medici ed infermiere che erano accorsi per capire cosa fosse tutto quel trambusto.
Ma ecco che lo sguardo di Ian si era indurito ancora di più, e i suoi pugni si era stretti tanto da sanguinare.
“Tu non sai di cosa parli Dean. Tu non sai di cosa parli”.

In quell’istante, Dean aveva capito che Ian non era davvero di ferro come tutti credevano.

Continua…
_____________________________________________________________________________________________________

Rieccomiiii!!!
Mamma mia, credetemi, non si può stare davanti al pc con questo caldo!! Sto sudando!! Uff!
Ma questo non mi fermerà! Io continuerò a scrivere fino alla fine! U.U
Scusate per la lunghissima attesa, ma sono state settimane impegnative. Per di più, gli ultimi giorni sono stati bui... Mi sono lasciata condizionare da eventi esterni che mi hanno portato a terminare di botto la mia fanfiction preferita, scatenando reazioni contrastanti.
MAI PIU'.
Torniamo a noi però, che è meglio! =)
Ian... Cosa nascondi? I tuoi cambiamenti d'umore mi spaventano.
Dean, hai rotto altamente le scatole. U.U
Cass, verrò a trovarti al pub, promesso!=)
Non vedo l'ora di raccontarvi cosa accadrà!!
Baci grandi!
A presto!
Cleo

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: FairyCleo