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Autore: kymyit    10/07/2012    7 recensioni
[IT]
Richie Tozier fa ritorno a Derry nel 1990 per uno spettacolo nella sua città natale. E mentre rammenta velocemente quanto accaduto cinque anni prima di fronte alla statua che i Perdenti hanno lasciato a Derry, ecco arrivare Eddie Kaspbrak.
Il lezzo si respira ancora nell'aria.
[Contiene spoilers se non avete finito il libro]
Genere: Angst, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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“Nel bel mezzo delle stelle, sei dovunque per là,
portata di presenza, indiscutibile male.”

(Contre le profit, Lucien J. Engelmajer)

Spectrum

Se glielo avessero domandato, Richie Tozier avrebbe risposto che non vi era nulla di più imprevedibile della propria carriera. Non si sa mai cosa faccia ridere ai giorni d’oggi. Offrire risate è un lavoro delicato come quello del pescivendolo al mercato. Bisogna dare via buona merce, mollarne una sana, altrimenti il cliente te la ritira indietro e pretende il rimborso. L’uomo è una creatura complessa quanto delicata ed è sempre facile toccare nervi scoperti senza volerlo. Esorcizzare un male comune nel giorno del suo totale e completamento annientamento non sempre è la scelta migliore. Certo lui non la pensava così, ma tant’è…
Quando aveva chiamato Steve, folgorato da un’esilarante visione di quel figlio di buona donna di Adolf intento a fare ammenda all’inferno infilandosi un ananasso su per l’arian deretano, questi gli aveva risposto che non era il caso di ricordare ai crucchi quel fottuto dittatore il cui ricordo tentavano di buttare giù insieme a quel maledetto muro.
«Alla salute del tuo deretano, Adolf!» aveva esclamato allora, scolandosi una birra mentre alla televisione il muro di Berlino veniva tirato giù, pezzo per pezzo. Fu in quei pochi giorni in cui il mondo era sconvolto da tali rivoluzioni che Richie rammentò Stanley Uris, detto Stan l’Uomo. Perché Stan era ebreo e Hitler ce l’aveva a morte con gli ebrei. E Stan aveva ucciso Gesù, anche se diceva che era stato suo padre. Richie rimase come folgorato da questo improvviso ricordo. Perché con Stan erano amici, grandi amici, ritenne, ma non ricordava null’altro, né di lui, né delle circostanze che li avevano resi tali, indispensabili l’uno all’altro. Razionalmente poteva dire “Chi diavolo è Stan Uris?” ma nel suo subconscio la risposta era chiara E’ l’Uomo! E’ Stan L’uomo! Ricordi Richie-Richie?
No, non lo ricordava, più si sforzava più il suo pensiero scendeva a piombo sul fondo del cervello e restava bloccato lì, come una boa piena di sabbia e cemento.
Sterzò diverse volte, scorgeva già la cittadina in lontananza, cinquecento metri, quattrocento, duecento, cinquanta e “Derry welcomes you”. Che malinconia, Derry.
Avrebbe evitato volentieri di tornarci, non ne era affatto contento, ma nel momento stesso in cui gli era stata comunicata la tappa del suo nuovo spettacolo, una sorta di rimpatriata, qualcosa nel suo cervello aveva deciso di muoversi definitivamente. Un palombaro volenteroso si era deciso a spalare via la sabbia e il cemento e poco a poco, stralci di memorie risalivano a galla. A volte anche solo sensazioni, risate gioiose, nomi e incubi. Incubi terrificanti che non riusciva a ricordare, ma che gli innestavano violenti brividi sottopelle e la malinconia per giorni interi.
Alla fine, era comunque partito, ed eccolo lì, in quel cesso di Derry, tutto il suo mondo d’infanzia, abbandonata a se stessa dopo il collasso del centro, nel 1985. Gli investitori avevano preferito non scommettere sulla sua ricostruzione, tanto valeva costruire una città dalle fondamenta che rattopparne una con un buco al centro.
Venite ad ammirare la città ciambella! Ai primi cento che verranno, offriamo gratis ciambelle ripiene di crema e del buon gin accompagnato da un gustoso succo di prugna che è la mano di Dio!
Le prugne fanno bene alla salute, una prugna al giorno leva il medico di torno, addio preparazione acca, una prugna prima di fare la cacca!

Annottò quell’ultimo sproloquio fra le mollate sane, anche se qualcosa gli diceva che non era propriamente farina del suo sacco. Era stato… Eds… sì, era stato Eds, a dire quella frase. No, anzi! Lui aveva portato quel toccasana per l’intestino e la mente (prendi due paghi uno) in biblioteca, lì a Derry, con Mike Hanlon e tutti gli altri. Erano tutti tesi e tristi, ora lo ricordava, perché mancava Stan.
Corrucciò le sopraciglia Aspetta, Stan, c’era o no?
In un brivido di fastidio represse l’immagine di un frigorifero dalla sua mente. Palombaro, buttaci della sabbia, per carità!
Ma perché?
Questa rimpatriata mi sta costando i neuroni.
Svoltò e vide profilarsi davanti a sé i Barren, rigogliosamente brulli come se li ricordava, da quel che vedeva ricomponendo poco a poco i ricordi. Voleva proprio sapere chi si era divertito a fracassare la sua vita come un vaso cinese d’antica dinastia, perché avrebbe tanto voluto riempirlo di pugni e costringerlo a rimettere insieme i cocci del puzzle. Per ora aveva riunito uno o due tasselli. Laggiù, in quella vasta fogna a cielo aperto aveva trascorso solo una piccola parte della sua esistenza, così piccola da sembrare insignificante, eppure la vista soltanto di quel vasto luogo di sogni
(ed incubi)
scatenò in lui intense vibrazioni ipnotiche.
Era solo una vasta campagna avvolta in una cappa fetida, eppure… inspirò il lezzo a pieni polmoni ed emise un verso di disgusto. Puzzavano, puzzavano ancora. Solo due volte aveva provato vero sollievo nell’inspirare quell’aria contaminata e non stavolta. Rabbrividì.
Risalì in macchina, non voleva tornare laggiù, non più, aveva già dato e ricevuto tanto da quel luogo. Richie Tozier deve andare avanti! Raggiungere la Derry Town House e incontrarsi con tale Robert Golding, un addetto della stazione radio per definire gli accordi per il “Udite udite, gente!” Richie Tozier The Derry’s Show!
Peccato che una volta di fronte al Memorial Park si fermò nuovamente, vittima d’un potente, doloroso e nostalgico tuffo al cuore.
Là, sulla sinistra, un tempo si ergeva bianca e maestosa la Cisterna. Incuteva un certo timore inconscio nella gente, perché vi erano morti annegati dei bambini. Richie fu consapevole istantaneamente che non si trattasse solo di quello.
Non si era mai trattato solo di quello.
Laggiù, al posto della possente struttura, s’intravvedeva qualcosa di più piccolo. Una statua, ecco cos’era, la ricordava bene. Era una statua di bronzo raffigurante due bambini, un maschio e una femmina, intenti a pregare. Più in basso vi era una targa. Richie scartò alcune foglie secche che nascondevano le incisioni e sorrise, le labbra piegate dalla malinconia, gli occhi velati da lacrime di commozione.

ALLE VITTIME DELLA TEMPESTA
31 MAGGIO 1985
E AI BAMBINI
A TUTTI I BAMBINI
CON AFFETTO DA BILL, BEN, BEV, EDDIE, RICHIE, STAN, MIKE
IL CLUB DEI PERDENTI

Scorse le dita sui quei cari e familiari nomi, il cuore traboccante di nostalgia mista ad una profonda gioia.
(E’ finita, finalmente)
Da quanto non pensava a Bill Tartaglia, Covone, Bevvie, Eds, Stan l’Uomo e Mikey? Fu la prima volta dopo anni che pensò a loro, a tutti loro.
Frammenti della fatidica estate del ’58 si riaffacciarono piano piano. Ricordi belli, ricordi spaventosi, ricordi astrusi e mai completi, una carrellata d’immagini senza senso da mettere insieme. Ed era ancora solo una piccola parte. I ventisette anni fuori di Derry li ricordava, ma quei giorni del 1985 no, non bene almeno, fino a pochi minuti prima proprio per niente.
Se tanto i Perdenti erano uniti – perché lo erano – perché si erano separati senza cercarsi l’un l’altro? Perché non aveva pianto Stan l’Uomo che si era ucciso e Eds che era morto? Non ricordava i dettagli, se non che ciò che aveva ucciso Eddie non era un camion in corsa o il cancro, che a quanto pare lui temeva più della morte stessa, ma qualcosa si peggio, di più terribile, come una forza, la stessa che si era divertita a riempire la boa di sabbia e cemento.
Qualcosa.
Una luce, più ci pensava, più vedeva una luce e rievocava incubi terribili da bambini, di quando ci si rigira fra le coperte ergendole a scudo contro quella cosa
(Contro It)
e al buio si prega che non senta il tuo respiro affannato, che passi oltre, da qualche altro bambino.
Perché i mostri uccidono i bambini, di solito, ci prendono un gusto insano ad affondare i denti nelle loro carni morbide e giovani. Andiamo, chi vorrebbe mai assaggiare un Matusalemme? Non è meglio rosicchiare un bel braccino di bimbo?
S’afferrò la spalla. Tanto sangue, tanto, tanto sangue, tanto dolore.
«Eds oh mio dio bill, ben qualcuno oh Dio ha perso il braccio»
Strinse la mano in uno spasmo doloroso, il dolore esplose nella sua mente, per empatia. Non era fisico, era un dolore mentale, una sofferenza interiore.
Eds è morto per tirare fuori me e Big Bill! E’ morto come Georgie, solo che si è reso indigesto! Eds all’acido di batterie, questo è vendere cara la pelle, amico mio.
La bestia si dimenò,
fuggiva negli anfratti della memoria, ma Richie la afferrò inchiodando il suo ricordo, le tempestò di pugni il ventre come un Rocky Balboa provetto. Gli parve ancora di sentire il sangue colargli lungo le braccia, la testa, inzuppargli gli abiti ed asfissiarlo col suo lezzo putrido e rovente di morte.
Provava piacere alla cedevolezza di quell’ammasso putrescente.
Aveva rabbia in corpo, tanta rabbia, accecante rabbia. Rabbia repressa invecchiata di ventisette anni, rabbia che nessun bambino potrebbe mai manifestare, che cela nel corpo finché questo non è pronto a farla deflagrare con letale portanza all’esterno.

«Uccidi! Uccidi! Uccidi la bastarda! Ha ucciso Eds e Stan l’Uomo e ora supplica, godi troia, ora lo senti? Congratulazioni, questo è il dolore! »
Cadde in ginocchio, in un orgasmo dei sensi. Aveva rammentato fin troppo per sopportare la consapevolezza del perché.
Perché aveva scordato.
Perché aveva provato rabbia.
Perché aveva ucciso e perché lo avrebbe rifatto. Mille e mille volte si scaglierebbe contro quella cosa se a guidarlo fosse quella forza. Non la Tartaruga
(La Tartaruga non ci può più aiutare)
né quell’Altro. L’euforia omicida, la febbre adrenalinica, la totale inibizione del comune senso di prudenza.
L’istinto.
Era tutta una questione d’istinto. Era stato l’istinto a ficcare il braccio di Eddie nella bocca della verità.
Hai mentito figliolo, non sei affatto una femminuccia, sei fottutamente coraggioso. E ora scusami ma devo farti fare ammenda.
«Oh, Eds…»
La verità era che non l’aveva mai pianto abbastanza. Aveva avuto solo il tempo di vederlo morire fra le sue braccia.
«Non chiamarmi Eds, lo sai che… che... »
Il soffio di un bacio sulla guancia
(come se avesse potuto risvegliarlo)
e l’aveva abbandonato là, al buio, da solo.
Con It.
«Vaffanculo, porca!» aveva esclamato chiudendo la porticina dell’antro della Divoratrice di Mondi, della Bagassa Galattica e del suo fottuto Macrocosmo.
«Perché l’hai fatto?» gli aveva domandato Bev.

«Non lo so.» Beep-beep Richie, non si dicono le bugie.
Non voleva che lo trovasse se… se…
Ma It era morta, no?
Big Bill le aveva strappato il cuore come un macabro trofeo e Big Ben aveva fatto a pezzi la sua prole infernale. E poi il buio, la genesi e l’apocalisse di ogni cosa. Il mondo era crollato, collassato nella città ciambella, caduto con la sua signora nelle fogne cittadine.
La luce di un nuovo giorno aveva dissipato l’angoscia, aveva allontanato la mannaia della morte dai loro colli. Ma alla fine la morte era una cosa razionale, normale per quanto spaventosa.
Ci sono cose laggiù, cose ben peggiori,
(I pozzi neri)
cose che non uccidono l’anima, ma la straziano in eterno, senza scampo, come un’eterna cisterna, una mangiatoia macrocosmica.

Doveva esserci rimasta anche un pizzico della sua sanità mentale laggiù, perché, ma pensa un po’ te, quello non era forse Eddie Kaspbrak?

Camminava verso di lui, con quella sua camminata tipica da paperino alterata dal barcollio per il baricentro scombussolato. Ondeggiava verso di lui a passo leggero, quasi volava.
Richie si rimise in piedi, il cuore che gli martellava violentemente nel petto consapevole di non essere più tanto giovane per reggere certe emozioni.
«Richie!» chiamò Eddie raggiante «Richie, finalmente!»
«Eds?» balbettò, incredulo.

Svegliati, non può essere lui! E’ morto! E’ morto cinque anni fa, il suo corpo è nelle fogne a far banchettare i topi! Oh, Dio, Dio, i topi no! Non Eds!
«Non chiamarmi Eds!» gli ordinò quello rabbuiandosi appena, per poi sorridergli di nuovo. «Lo sai che non lo sopporto.»
«Eddie…» si corresse, la gola secca e il sudore gelato in fronte «Tu sei morto .» affermò, incerto, ma non vedeva altra realtà che quella, ne era dolorosamente certo. Eddie stirò le labbra in un sorriso timido, imbarazzato e si carezzò il moncherino della spalla.
«Lo credevo anch’io…» disse passandosi la mano fra i capelli «Le squadre di soccorso devono essere arrivate fino a laggiù.» si morse le labbra «Fino alla porta della tana di It.»
«Fino a laggiù?» domandò ancora, incredulo, gli occhi sbarrati dietro gli occhiali.
«A quanto pare.»
«Ma come… come hanno fatto, insomma…»
«Dicono che non è stato semplice, in realtà è stato proprio un caso che per cercare dei superstiti siano capitati proprio da quelle parti.» rispose Eddie «Ho visto le vostre foto sui giornali. Sono contento che siate tutti bene.»
«Oddio, Eds… » Richie si asciugò maldestramente una lacrima. Non era possibile, era inconcepibile, eppure così meraviglioso che non riusciva a crederci. Eddie gli diede una pacca sulla spalla e s’avvicinò, per abbracciarlo col suo unico braccio. Richie strinse le dita intorno alla sua camicia e avrebbe ricambiato l’abbraccio, avrebbe strapazzato Eds fino a farlo vomitare se non avesse pensato ad una cosa. Una cosa così semplice da far male. Mike Hanlon era rimasto a Derry e perciò sicuramente ricordava, aveva ricordato anche la volta precedente, allora perché non li aveva chiamati per dire loro che quel figlio di buona donna di Eddie era riemerso dalla merda di Derry?
Eddie lo abbracciò con foga e quello era proprio il suo odore, era il suo solito approccio da imbranato. In carne ed ossa poteva essere lui, se non… Richie osò passargli un braccio intorno al busto. Lo sentì cedere in un disgustoso squittio di carne putrida e una zaffata di tanfo puzzolente gli penetrò le narici. Inorridì alla visione delle sue costole fracassate a cielo aperto e di avventurosi topi che vi s’arrampicavano divertendosi in quel circo osseo.
Nell’aria si levò alta una musichetta scanzonata, fanfara e trombe in un motivetto circense, in lontananza poteva sentire persino l’odore delle noccioline e della merda d’elefante. E una voce, una voce acuta amplificata come da un megafono uscì dalla bocca di Eddie « Signore e signori! Siamo lieti di presentarvi: il circo di Eds! L’attrazione principale saranno i mangiatori di fegato all’acido di batterie e i ratti acrobati! Con l’allegra partecipazione di Bob Gray, il clown danzante!»
«No!» esclamò allontanandosi da lui, incespicando sui propri piedi. «No!» esclamò in preda al terrore mentre un piccolo clown, un Pennywise in miniatura, trotterellava in monociclo lungo una delle costole di Eddie. Palloncini colorati ed un ombrellino alla mano, poteva leggere in piccolissimo su di essi un caloroso “We
Eddie”.
«No!» urlò ancora, in preda non solo al terrore, ma anche alla rabbia, mentre il piccolo clown rideva sguaiatamente, i dentini aguzzi simili a rasoi.
«Tu sei morta, maledetta troia!»urlò, infischiandosene se qualcuno l’avesse udito, non sarebbe rimasto a Derry un secondo di più, che lo dessero pure per matto, che chiamassero pure i dottori in bianco di Juniper Hill, che venisse qualcuno a ramazzargli la testa con tubi di monete da un quarto di dollaro, l’esigenza di urlare era impellente come il respirare.
Il piccolo clown lo salutò con un mirato gioco di polso «In ansia per il tuo spettacolo a Derry? L’ansia gioca brutti scherzi, lo sai? In alcuni casi provoca allucinazioni.» e giù a ridere sguaiatamente. Richie strinse i pugni, riflettendo, in pochissimi istanti, se fosse il caso di fuggire e fanculo a Derry o se invece fosse meglio mordere di nuovo la lingua putrida di quella puttana.
«Vieni con noi, Richie, vieni, un po’ di circo ti distenderà i nervi! »
«Tu sei morta!» affermò «Sei per certo morta, baldracca!»
«Io vivo, Richie.» rispose il piccolo clown saltando giù dal triciclo e picchiettando con l’ombrellino sulle costole di Eddie «Noi viviamo, anche se ci avete schiacciato. Non potete ucciderci, siamo eterni. Eterni!» sibilò il pupazzo di carne in forma di Eddie, così vicino al suo viso che quasi Richie svenne al lezzo di fogna che gli penetrò le narici.
«Eterno un emerito cazzo!» sbottò storcendo il naso e le labbra «Bill ti ha strappato il cuore e tu supplicavi terrorizzata, sei tutto fumo e niente arrosto, stronza, o l’hai dimenticato?!»
Il piccolo clown scosse la testa in segno di diniego.
«Quella crapetta pelata ha strappato il cuore di nostro pater, ma era tardi, troppo tardi! Bisogna cogliere al volo le occasioni quando si ha la possibilità, non credi?»
Richie s’inumidì le labbra con la punta della lingua e terse il sudore freddo dalla fronte con il dorso della mano, memore di quella volta

« It è morto!» diceva Eddie.
in cui avrebbero dovuto porre fine a tutto per poi scordare e crepare, a distanza di anni, sprofondati in una vecchia poltrona consunta e scricchiolante con la radio che spara a tutto volume Born to Run di Bruce Springsteen. Invece, in quel momento, poté distinguere gli accordi di un requiem buffonesco intonati da quel clown formato mignon, da quella piccola quanto devastante detonazione, eterno tarassaco seminatore di mali. Quanti di quei mostri erano sopravissuti? Quanti avevano già iniziato a costruire il proprio nido di ragno, quanto si sarebbe diffusa quell’invasione?
Sembrava di precipitare nell’incubo senza fine di un vecchio telefilm del calibro di Visitors.

Sono fra noi e non li vediamo, nessun posto sarebbe sicuro. Chi, chi potrebbe fermarli?
Noi cinque saremmo sufficienti?

Il piccolo clown, sadico profeta e portatore di tali disgrazie ridacchiò stridulo con voce da cartone animato dispettoso. Anche la testa di Eddie si scosse, come contagiata da quell’ilarità maligna e stirò le labbra in un sogghignò che fece ribollire il sangue nel cervello di Richie.
Smetti di fingerti Eds, schifoso bastardo!
Strinse i pugni, mai fu più deciso come in quel momento di afferrare quella trappola impertinente e schiacciarla fra le mani come una fottuta zanzara.
(Fuggi!)
In fondo, bastava solo crederci, credere che un filo d’erba fosse una sciabola affilata non avrebbe sortito lo stesso effetto dell’acido di batterie e dei proiettili d’argento? L’importante non era forse che It, la prole arrogante di mamma It, credesse?

Ma tu ci credi? Dopotutto sei più vecchio di cinque anni fa e potrai essere Bonifacio Sbavabaci o il Piedipiatti Irlandese, l’uomo dalle mille Voci, quello che ti pare, ma, di fatto, un sasso resta un sasso e le stelle sono solo corpi celesti che bruciano gas e non le anime dei defunti che vegliano su di noi.
La mano del fantoccio-Eddie quasi gli stritolò a sangue il braccio, non poté sfuggirgli, in un certo senso non voleva farlo.
« Il tuo amico grasso c’è andato pesante con noi, ci ha schiacciato ma alla fine non sembrava molto deciso. Ci ha spezzato le zampe, ci ha fatto molto male, ma noi viviamo e voi siete tutti troppo vecchi e non vi spezzeremo solo le zampe.» Poi lo strattonò e Richie sentì un dolore lancinante ed un rumore di tela strappata. Urlò, mentre i tendini si tiravano e i muscoli venivano stirati dolorosamente, portati fino al punto di rottura, l’omero era già fuori dalla scapola quando l’urlo mutò in una delle sue tante Voci.
«Ay de ti, toro mocolo! Strappami il braccio e te mato con un pincho infilato desde la boca al culo!»
Il fantoccio-Eddie strizzò gli occhi e li spalancò poi, per lo stupore, il piccolo clown perse l’equilibrio per l’improvvisa sorpresa e cadde dalla costola del suo automa di carne putrida, precipitando dentro i pantaloni, il suo grido acuto di dolore fu lacerante per le orecchie. Richie riuscì a ritrarre il braccio con un sorriso sornione stampato in viso.

Boccaccia 1 It Jr. 0!
(Fuggi!)
Sentì la forza della fede nell’ignoto crescere nella sua mente, a volte basta così poco per convincersi di poter fare qualsiasi cosa. Poteva farcela!
(Fuggi!)
Il fantoccio-Eddie perdeva sangue dalle orecchie e la sua bocca era contorta in una smorfia disumana di rabbia e dolore. I suoi occhi neri come la pece pulsarono di non-luce argentea e Richie si sentì strattonare ancora, non nel corpo, nella mente, strappare di peso e ricadere in se. Barcollò e riacquistò l’equilibrio. A distanza di sicurezza (come se si potesse essere al sicuro da qualche parte con un mostro simile nei paraggi) fissò la creatura nei suoi occhi luccicanti dello spettrale non-bagliore argenteo. Rimase incatenato al suo sguardo e lottò con la sua mente, con quella parte di essa che controllava le sue emozioni e le sue funzioni, quella che avrebbe dovuto mettergli le ali ai piedi e farlo fuggire da lì a gambe levate e che invece ardeva di bellicosa vendetta. Rimase fermo nel suo impulsivo proposito, lo sguardo inchiodato su quelle due finestre terrificanti che davano su una realtà troppo spaventosa da concepire. Era quella luce ad aver ucciso la mente di Stan, era quella verità che l’aveva spinto a preferire l’inferno ai pozzi neri. Cibo per i demòni, ma non di It.
(Fuggi!)
«Chico loco…» disse mordendo la lingua della creatura che lo tirò in alto, su, sempre più su, come un ascensore o un montacarichi, sempre più lontano, nel macroverso. Un tunnel di non-luce lo separava dalle stelle, che fossero reali o frutto della creazione illusoria della creatura non poté saperlo, non poté mai sapere cosa fosse davvero, andava contro tutte le leggi della fisica, qualunque scienziato sarebbe uscito di testa solo al pensiero di una cosa del genere.

Beep-beep Richie!
Tuonò una voce sulla soglia del mondo utopico di It e della sua prole. Era una voce forte e vigorosa, come quella che li aveva strappati dall’occhio nei tunnel delle fogne.
Che diavolo stai facendo, Richie?!
«Come che sto facendo, non lo vedi, Eds?!»
Non chiamarmi Eds!
Sbottò la voce. Richie si fermò e sentì distintamente un brontolio cupo in lontananza.

Che cosa credi di fare?
«Che domande, voglio stroncarlo prima che infetti nuovamente Derry. Sarà facile stavolta, è praticamente un marmocchio!»
E’ giovane ed è forte, lascia perdere.
«E’ giovane ed ingenuo, ha appena scoperto cos’è il dolore e si è incazzato come un marmocchio a cui è stato tolto il giocattolino, posso farcela, Eds.»
La voce di Eddie soppesò le parole, in realtà Richie pensò che stesse contando fino a dieci prima di ripetergli di non chiamarlo a quel modo. Fu mentre contava con lui che vide la sua sagoma disegnarsi nitida oltre il tunnel e afferrarlo.

Non oggi. ripetè, perentorio. Non oggi, devi avvertire Bill, Richie. Lui saprà cosa fare.
Richie allora esitò, perché forse Eddie aveva ragione, dopotutto lui era stato impulsivo e aveva perso un braccio, non aveva fatto un bell’affare. Non si sentì più molto forte mentre l’adrenalina mentale lo lasciava. La non-luce continuava a strattonarlo, ma non poteva smuoverlo da lì. C’era Eddie ad ostacolarla, Eddie con entrambe le sue braccia, lindo e pulito come fosse appena stato tolto dal cellofan, Eddie con la sua faccia un po’ impaurita e il suo inalatore in tasca, perché l’asma perseguita anche all’altro mondo, a quanto pare; Eddie con la sua voce dura che ti fa cadere le braccia perché non ti aspetteresti mai che gli appartenga, e non potrai mai abituarti anche se la sentissi cento, mille, volte. Eddie gli afferrò le mani e lo fissò dritto negli occhi, distogliendolo dal se stesso-Fantoccio.

Lascia la presa. gli disse Lascia andare.
Richie scosse il capo.
«Io non posso, Eddie, non posso e lo sai.»

Morirai se ci provi, non puoi ucciderlo, non da solo. Da soli non siamo mai stati niente più che una mosca in un occhio di It.
«No, questo non è vero! Anche da soli gli abbiamo fatto del male!»
Ma adesso sei solo, totalmente solo, Richie, lascia la presa!
«Ci sei tu con me, no?»
Eddie strinse le mani sulle sue.

Temo non sia sufficiente. Temo che in due siamo troppo pochi. Lasciati andare.
«Non è forte come It, non può esserlo, Cristo Santo, Eds, ha solo cinque anni!»
Non è come It, è peggio, molto peggio. Non cercare di paragonarlo ai noi umani, il ciclo della vita di questi mostri è diverso dal nostro, non possiamo comprenderlo. Non è It, ma ha la coscienza di It, ciò che sa è perché It voleva che lo sapesse, ha lasciato questo mondo passando il testimone insieme al suo bagaglio d’esperienze ai suoi figli. Loro sanno ciò che sapeva lei e possiedono il vigore di fare molto più che insidiare questo buco di Derry. Richie, per l’amor del cielo, lascia la presa!

La baldanza di Richie in quel momento vacillò. I morti sanno sempre tutto, quando muori comprendi molto del progetto che Dio ti ha costruito intorno, perciò si fidò.
Lasciò la presa.

Una forza prepotente lo spinse brutalmente oltre il tunnel, veloce, alla velocità della luce. Come una minuscola nocciolina fu scagliato nell’oscurità dello spazio dalla lingua della creatura e capì, capì quando vide lo scheletro della Tartaruga, che quello che gli aveva detto appena detto non era solo auto-esaltazione, era la semplice e cruda realtà.
«Maledetto figlio di una baldracca spaziale!» urlò con quanto fiato aveva nei polmoni, scivolando lungo la stessa lastra nera in cui era scivolato a capofitto Bill. Scorse qualcosa venirgli incontro, qualcosa che conosceva e che gli causò un forte tremito di terrore mentre ruzzolava nel nulla cosmico. La palizzata grigia dei suoi ricordi era di legno, ma questa era molto più nuova, come tinteggiata di fresco di un grigio splendente, con intarsi decorati rampicanti sui pali robusti. E s’estendeva in alto e in basso, a destra e a sinistra. Non si poteva aggirare, non si poteva fuggire. Richie capì che aveva osato troppo. E poi vide la neonata non-luce sogghignare, sprizzante di malignità. Non-brillava che It era una lampadina fulminata a confronto. Era vecchia e i vecchi dovrebbero lasciare spazio ai giovani. Lui aveva ingenuamente pensato che poiché infante quella creatura non potesse far poi molto e invece…
Superò il varco fra due pali e vide delle spettrali dita tendersi verso di lui, come quella volta, solo che nessuno l’avrebbe salvato.

Nessuno sa che sono qui. Pensò chiudendo gli occhi della mente. Nessuno sa più neppure chi sono…
La non-luce s’avvolse intorno a lui, tracciando brillanti ed intricati ideogrammi e fregi moreschi sulla sua pelle. Sentì ognuno di quei minuscoli tracciati scarnificargli la cute, spogliarlo di tutto ciò che lo rendeva ancora vivo, umano.

Vieni, Richie. Pulsò la non-luce. Diventa un tutt’uno con noi.
«Fanculo…» disse, ormai certo.
Era finita.
Addio spettacolo, addio Derry, fanculo a tutti. Felicitazioni ai Perdenti rimasti, si augurò che non sapessero mai cosa gli era accaduto, ma sapeva che presto sarebbero tornati a Derry. Perché Big Bill è Big Bill, dopotutto, no?
Sorrise a questa constatazione, lui era stato uno stupido, ma neppure It Jr. poteva definirsi troppo furbo.
«Staremo a vedere. » disse «1 a 1, vediamo che farai nei supplementari, figlio di puttana.»
A quel punto perse completamente i sensi per qualche secondo. Si annullò per poi percepire chiaramente, come un lampo che squarcia la notte, due mani afferrare le sue e tirarlo su.
(Richie!)
Udì la sua voce nel vuoto lasciato dai sensi.
(Richie, tieniti forte!)
Ebbe l’impressione di stringere le mani su qualcosa d’incorporeo e, quando lo strinse forte, collassò con un sospiro.


Riprese coscienza a miglia e miglia lontano dal nucleo di non-luce che pulsava e rombava come un tuono cupo e sommesso, facendo tremare lo spazio. Scivolava via che era un piacere, lungo la lastra nera, destinazione in ogni dove. Due braccia semitrasparenti lo reggevano e tiravano via, lontano dai pozzi neri, lontano dalla prole infernale di It.
(Incosciente!)
Alzò la testa e incontrò lo sguardo di Eddie e non ebbe bisogno di prove per credere che fosse lui. Era lui e n’era certo, poteva sentirlo, perché l’energia che emanava era calda e rassicurante, il suo tocco una brezza leggera sulla pelle che rimarginava, la sua presenza un tale conforto.
«Guarda chi si rivede!» esclamò, esausto «Eds di ritorno dal tour fognario di Derry, ti sei perso là sotto?»
(Beep-beep, Richie!)
La forza di pocanzi ruggì rabbiosamente e Richie si sentì mordere dai denti della mente del clown, di quel piccolo clown bastardo che lo strattonò, tentando di trascinarlo nuovamente nella sua mangiatoia vuota. Con rabbia strinse le sue fauci con tale forza e lo strattono con tale impeto, che Eddie quasi perse la presa su Richie e questi gridò di spavento.

Non fare il coniglio, Richie, vieni a giocare con noi. Lo strattonò nel nulla come un coniglio di pezza, mentre Eddie lottava per strapparglielo dalle fauci.
«Eds!» gridò Richie «Eds, hai ancora il tuo acido?!» gli domandò.
(Non chiamarmi Eds!) sbottò Eddie (E mi spieghi come faccio ad avere il mio inalatore?!)
«Qualcuno deve ancora spiegarmi che ci fai qui, chico…» disse con un misto di commozione ed incredulità.
(E’ perché tu non sai tenere a freno la tua boccaccia!) lo sgridò, quasi divertito (E ora dovresti proprio mollarne una sana.)
Richie ci pensò, ci pensò su per qualche secondo, ma non gli venne in mente nulla. Non sapeva cosa dire, cosa fare, ma doveva pur fare qualcosa, altrimenti quella bestiaccia l’avrebbe fatto a pezzi prima di trascinarlo nuovamente nella sua cuccia. Sentì un acuto dolore alla gamba e si chiese se anche il suo corpo reale fosse stato ferito, perché la sua mente era a pezzi.
«Basta!» esclamò rabbioso, scalciando l’aria «Basta, basta, sta' a cuccia!»
Gli venne poi da ridere, perché, insomma, fu un pensiero divertente l’immagine mentale di quel clown nanerottolo che s’aggrappava alla sua gamba latrando rabbioso come tutti i cagnacci bavosi alti quanto un soldo di cacio. Tutto fumo e niente arrosto. Magari fosse stato così, ma a Richie la risata scappò lo stesso, stupidamente.
«A cuccia, chihuahua! » esclamò scalciando il vuoto e anche se non sentì il colpo infierire su qualcosa, il ringhio di protesta che gli rispose fu più rabbioso di prima. E carico di dolore.
«2 a 1, genio!» esclamò cavalcando la cresta dell’onda, tentando di non perdersi nuovamente nella disperazione di poco prima, ricercando la solita ilare incoscienza, il solito istinto che l’aveva ficcato in quel guaio e che doveva tirarcelo fuori «Torna a cuccia a leccarti le ferite, chico mocoso!»
E mentre se la rideva, la bestia invisibile gemeva di rabbia e frustrazione, impossibilitata ad averlo, incatenata nel macrocosmo. Eddie e Richie volarono via a velocità considerevole, lontano dalla forza, lontano dalla non-luce all’interno della palizzata. Giunsero sulla soglia del macrocosmo e fu lì che Eddie lasciò andare Richie. Lo scagliò con forza oltre il tunnel non-luminoso e rimase immobile a guardarlo precipitare.
«Che significa, Eds?!» gridò Richie, costernato «Che stai facendo?!»
(Fuggi!) esclamò quello (Trova Big Bill e gli altri. Portali qui! Tutti insieme! Se costituiremo il circolo nuovamente, allora potremmo chiudere questa storia.)
«Non ti lascio qui!» sbottò Richie «Non ti lascio di nuovo con uno di questi bastardi!» allungò la mano per afferrarlo, ma Eddie era già lontano e sorrideva.
(Fuggi!)
«Questa me la segno, Eds! Giuro che me la segno!» urlò Richie prima di rientrare pesantemente nel proprio corpo con uno schianto doloroso. Si rialzò a sedere come una molla, ridestandosi da un incubo reale e vide appena il fantoccio-Eddie contorcersi, il clown all’interno del suo corpo rantolava e gridava e ruggiva, emetteva versi animaleschi impronunciabili, imprecava dal dolore e sibilava minacce contro Eddie, contro Richie stesso.
«Maledetto bastardo! Smettila! Non m’interessano queste cose! Smettila!»
Richie si trascinò col fondoschiena sulle foglie secche, le membra ancora tremanti ed intorpidite, il braccio sanguinava copiosamente e lo strinse forte per placare l’emorragia. Riuscì a risollevarsi e a mettere un passo dietro l’altro. Alle sue spalle il fantoccio-Eddie si era scagliato su di lui con la bocca mutata in una trappola per orsi. Se Richie si fosse voltato a guardare, probabilmente sarebbe morto dal terrore per la furia omicida che accompagnava quello slancio e quelle urla mostruose.
(Fuggi!)
Poteva sentire Eddie urlare ancora e ancora e si sentì un verme a lasciarlo indietro nuovamente. Pensò che se alla fine di quella storia fosse schiattato, avrebbe chiesto di persona a Dio, o chi per lui, di spedirlo a fare visita a Lucifero. Giusto per chiedergli di fare ammenda insieme ad Hitler e al suo ananasso.
Continuò a correre e a correre e raggiunta la sua automobile ci saltò dentro e l’accese. Osò voltarsi, ma non fu come quella volta in cui la statua di Paul Bunyan si era messa ad inseguirlo per ridurlo in tante fettine sanguinolente. Fantoccio-Eddie c’era ancora, con le sue fauci mostruose ed era a pochi passi da lui, affondò le dita nella carrozzeria fiammante dell’auto e ne strappò via parte del telaio come sollevasse il coperchio ad una scatola di sardine. I suoi occhi baluginavano d’ira.
(Eccoci a noi, mostro, dimmi qualcosa, parliamo. Io sono Eddie Kaspbrak e tu chi sei? Lascia che ti racconti una storia, per ingannare l’attesa.)

Che stai facendo Eds? Pensò Richie.
(Tutto iniziò
con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia…)
Il mostruoso fantoccio che era ormai solo uno zombie barcollante sputò sangue schiumoso, gli occhi non-luminosi si rivoltarono nelle orbite nere come la pece, perse la presa e Richie premette sull’acceleratore, le lacrime di rabbia e disperazione gli rigavano le gote.
(E poi Richie ha detto…)
«Smettilaaaaaaaaaaaaa!» urlò la creatura «Non m’interessa cos’ha detto! Cadi! Cadi! Sprofonda nei pozzi neri e sparisci!»
Richie portò la macchina al limite e sgommò oltre il Memorial Park, in direzione di Costello Avenue, là avrebbe tagliato per la Biblioteca, non intendeva attendere un minuto di più. Non voleva più lasciarlo da solo.

Al buio. Con It o con chi per lui. Mai più.

Quando s’infilò nella Biblioteca Pubblica di Derry, Richie ebbe la folgorazione che dietro quanto accaduto dov’esse esserci lo zampino di quell’Altro, un disegno superiore per estirpare quella razza aliena e maligna, quell’eterno Male che certo non aveva creato e che distruggeva ogni cosa annichilendola e risucchiandone la forza vitale, in eterno. Quel disegno comprendeva sette esistenze sacrificabili, devote, nate a quello scopo. Richie mandò l’Altro a quel paese prima di infilarsi in biblioteca.
«Sto cercando Mike Hanlon.» domandò sbattendo con forza le mani sul bancone della biblioteca. La ragazza sussultò per lo spavento.

In fretta. Devo fare in fretta, non lo voglio lasciare con quel figlio di puttana un minuto di più. Abbi pazienza Eds, abbi pazienza.
Quando Mike Hanlon lo raggiunse, Richie lesse nei suoi occhi un bagliore di consapevolezza.
«Mike!» esclamò «Mike, dobbiamo farlo di nuovo!
Chüd! »
Mike lo scrutò con gli occhi scuri, non riconoscendolo di primo acchito, poi ricordò chi fosse.


Due giorni dopo i Perdenti si riunirono davanti alla statua dei bambini. Schizzi rossi di vernice, o forse di sangue, chissà, la imbrattavano con l’inquietante messaggio

PENNYWISE VIVE

che nessuno eccetto loro avrebbe mai letto.
«Pronti per una rimpatriata nelle fogne?» domandò serio. Bill camminò davanti a tutti, con Beverly dietro di se e Ben che le teneva la mano. Richie rimase dietro Mike, a gettare un’ultima occhiata malinconica a Derry. «E andiamo!» spronò se stesso.

Spero tu ne abbia mollate di buone Eds, perché altrimenti vengo nei pozzi neri a prenderti a calci in culo.

Nessuno lo vide, ma poterono sentirlo, Stan Uris li seguiva a breve distanza.

Fine


Note: Puff... fatta! Temevo di non uscirne viva, seriamente, è la mia prima horror seria, anche se ho voluto metterci una sorta di lieto fine /finale aperto. La verità è che adoro sia Richie che Eddie e perciò non potevo non fare ciò che ho fatto. La parola Spectrum significa "Spettro" ma non intesa solo come "fantasma" ma anche come "gamma" perché questa cosa qua su è tutto un fluire di pensieri e sensazioni oltre che di fantasmi e mostri che tornano dal passato. Ora, io ho iniziato ad apprezzare King da poco, so ben poco dei suoi libri e quel poco lo so grazie a wikipedia, perciò ci saranno incongruenze e tutto, ma non voletemene... e ci sarebbe anche un leggero leggerino Richie/Eddie... ma leggero leggero, eh, che è a interpretazione personale. Beh, fatemi sapere che ve ne pare, io ho dato sfogo alle mie orride fantasie o.o E io odio l'horror, questa è la cosa più comica.

   
 
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