Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: CupOfEternitea    10/07/2012    2 recensioni
"L'ultima cosa che vide bruciare nelle fiamme fu il cavaliere di legno, prima di perdere i sensi, mentre alcune voci allarmate si avvicinavano affannosamente all'inferno di fuoco."
La storia di Sandor Clegane e le ragioni del suo odio nei confronti dei cavalieri.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gregor Clegane, Sandor Clegane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[N.d.A. Capitolo breve, ma serve solo da collegamento tra "l'età dell'innocenza" di Sandor e quella della sua disillusione. Martin non ci ha detto molto sulla cerimonia di investitura di un cavaliere, soprattutto una di grande portata come quella di Gregor, avvenuta per mano di Raeghar Targaryen in persona. Ho preferito non sbilanciarmi troppo e sono andata un po' a intuito, scegliendo, ad esempio, come location la sala del Trono di Spade invece del Tempio di Baelor il Benedetto, ipotizzando la presenza dell'Alto Septon... Chissà, magari nei prossimi libri ne sapremo di più.]

I SETTE OLII

"Alzati, Ser Gregor"
La voce del principe aveva riecheggiato brevemente nella sala, infrangendosi contro la folla dei presenti e rimbalzando sui pilastri decorati che ne sorreggevano le imponenti volte.
L'uomo che si era sollevato di fronte all'erede della dinastia Targaryen era perfettamente in linea con le esagerate dimensioni della sala del trono. Gregor Clegane aveva mostrato il vago cenno di un sorriso che poco aveva a che fare con la gioia.
Il ragazzo che lo guardava da lontano poteva intuire la moltitudine di pensieri marci, innominabili, che il cavalierato avrebbe concesso di realizzare al maggiore dei fratelli Clegane. Gregor aveva già ricchezza, potere, una forza sovrumana e la furia sufficiente a renderla inarrestabile. Ciò che gli mancava era quell'ultima maschera di rispettabilità.
Il giovane tra la folla aveva stretto i pugni con forza e aveva serrato la mascella nel tentativo di rimanere impassibile mentre l'Alto Septon si avvicinava al cavaliere appena investito. I capelli lunghi gli ricadevano sulla parte sinistra del viso in un riporto che in quei quattro anni era stato domato, nonostante l'innaturalezza di quella scriminatura, e riusciva a non scomporsi troppo quando non si agitava o non era impegnato nell'addestramento con la spada. Nonostante le accortezze, gli era impossibile nascondere agli occhi dei curiosi la terribile devastazione che le fiamme avevano lasciato su metà del suo volto, cosicché aveva trovato posto alla destra di un pilastro, in modo da riparare il fianco sinistro da sguardi indiscreti, come avrebbe fatto in presenza di spade nemiche. Da quelle aveva imparato a pararsi; dall'umiliazione è più arduo trovare un buono scudo.
Una giovane donna lo aveva guardato, incuriosita, sussurrando subito qualcosa all'orecchio dell'uomo che le era accanto. La cosa lo aveva indotto a voltare il capo verso la colonna, rifuggendone gli sguardi. Sapeva di doverlo affrontare prima o poi, ma a undici anni è difficile accettare di essere un mostro, rassegnarsi a essere indicato beffardamente, con disgusto o – peggio ancora – con pietà. Era facile intuire che cosa avesse detto la donna al suo compagno.
Quello dev'essere Sandor Clegane, fratello di Ser Gregor. Chi altri potrebbe essere, con quella faccia? Poverino... Quand'era bambino il suo letto ha preso fuoco. È un miracolo che sia ancora vivo, povero piccolo.
Ed era davvero un miracolo che fosse ancora vivo. C'erano voluti tre uomini per fermare Gregor e impedirgli di ucciderlo su quel braciere. Tuttavia, alcuni miracoli lasciano l'amaro in bocca e Sandor non era certo di dover ringraziare i Sette Dei per la loro bontà. Iniziava a dubitare perfino della loro esistenza. Mentre tutti gli occhi erano puntati sulla cerimonia d'investitura, nella sua testa risuonavano le parole della canzone sui Sette Dei che gli era stata insegnata da bambino.


I Sette Dei che tutti noi hanno creato,
ascoltano se noi li invochiamo.
Così gli occhi chiudete, e mai voi cadrete,
ché tutti voi loro vedono, bambini.

Ma gli dei dovevano avere occhi e orecchie impegnati altrove, perché lui li aveva chiamati, li aveva pregati mentre la sua faccia si scioglieva sulle braci e le sue urla venivano sovrastate dallo sfrigolio della carne che brucia. Li aveva supplicati per innumerevoli notti insonni e lunghi giorni travagliati, quando le fasciature gli si incrostavano sulle piaghe che ancora bruciavano come se il fuoco vi fosse penetrato all'interno e avesse continuato a bruciare. Il Guerriero non gli aveva fatto scudo, proteggendolo dal pericolo, né la Madre aveva posto fine al suo dolore. La Fanciulla non gli aveva più concesso sogni con cui consolarsi; gli incubi popolati dalle fiamme lo privavano del riposo ogni volta che chiudeva gli occhi e questi potevano evitare di posarsi casualmente su qualche superficie riflettente in agguato. Aveva pregato perfino lo Straniero, quando il dolore e la paura avevano raggiunto soglie insopportabili per un bambino della sua età: neanche quel dio così raramente invocato lo aveva ascoltato. Soprattutto, però, il Padre non era stato capace di riconoscere il giusto dall'ingiusto, come recitava la canzone: il suo aguzzino aveva ottenuto ogni bene, ogni privilegio, mentre la vittima era costretta a guardare il suo trionfo, in silenzio, con la consapevolezza che un giorno non avrebbe più potuto contare sulla protezione del Lord loro padre, che Gregor sarebbe diventato padrone di tutto e non ci sarebbe più stata speranza per lui e per sua sorella. Avrebbero avuto solo quegli dèi sordi e inutili, per sopravvivere alla paura. Se solo avesse avuto abbastanza tempo per diventare egli stesso il Guerriero: la sua salvezza sarebbe stata la spada...
L'Alto Septon innalzò la sua preghiera mentre la cerimonia volgeva al termine con la pratica dell'unzione con i sette olii. Un'altra fanciulla si voltò indietro, forse per osservare incuriosita i volti tra la folla; ma, non appena i suoi occhi si posarono sul volto di Sandor seminascosto dal pilastro, il suo sguardo si spense e deviò altrove, dove non poteva più essere offeso da spettacoli altrettanto disgustosi.
Lui ovviamente se ne accorse, ma ingoiò la bile che aveva sentito risalire per concentrarsi su Gregor e su quel rito beffardo: anche lui era stato unto con degli unguenti, quando il maestro lo aveva curato dalle ustioni, ma nessuno era stato così cerimonioso con lui quanto tutti quei buffoni in quella sala nei confronti di Gregor. Né mai lo sarebbero stati.
Quattro anni prima aveva desiderato ardentemente diventare cavaliere, diventare forte per difendere se stesso e gli indifesi da uomini come suo fratello. Ora, poco più che bambino, vedeva il cavaliere che gli stava di fronte per quello che era: una scatola di ferro lavorato contenente ipocrisia, menzogne e falsi giuramenti. L'investitura di Gregor era un ideale infranto in mille schegge, la prova che tutto ciò in cui aveva creduto era un'illusione; era l'antica menzogna con cui si tenevano sotto controllo gli sciocchi, i folli, i bambini e le donnicciole. E Rhaeghar, il nobile principe tanto osannato da tutti, non era migliore degli altri mentre se ne stava lì, in piedi, di fronte al mostro in armatura che aveva appena elevato a cavaliere. Ser Gregor. Ser... un vuoto titolo da regalare all'occorrenza ai cani fedeli.
Si pentì subito di aver accostato quella melma all'animale a cui doveva il titolo nobiliare Un cane ci avrebbe pisciato sopra: un cane non sceglie di proteggerti perché gli hai regalato un collare vistoso.
Decise che mai avrebbe sentito accostare il proprio nome a quelle tre lettere svendute.
La cerimonia era conclusa e Sandor era scivolato silenziosamente fuori dalla sala prima che tutti potessero notarlo, primo tra tutti il nuovo cavaliere. Nel passare accanto a un bambino poco più piccolo di lui che lo fissava, aveva ringhiato e gli aveva rivolto un'occhiata truce. L'espressione che aveva visto sul suo viso non era stata di pietà, né di disgusto.
La paura aveva un sapore decisamente più dolce quando non era lui a provarla.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: CupOfEternitea