Capitolo
1
Mi
vuoi sposare?
Come tutte le bambine ho sempre
sognato di possedere un
unicorno come animale domestico, che mi potesse portare in groppa,
cavalcando
l’arcobaleno e avere una collezione completa di bambole.
Come tutte le adolescenti ho desiderato che fosse possibile
mangiare sconsideratamente e non pesare neanche un grammo in
più, oppure aprire
l’armadio e trovare dentro milioni di scarpe e accessori,
vestitini e
pantaloni, gonne e magliette di mille e più colori diversi.
Sia da piccola che
da adolescente ho sempre avuto bisogno che mia madre mi rimboccasse le
coperte
e che mi raccontasse la storia di Raperonzolo, la mia preferita. Quella
storia
mi ha illuso fino ai diciannove anni, perché mai un principe
si era presentato
su un cavallo, ma nemmeno un ragazzo comune su una bicicletta o un
clown su un
monociclo: ero una vera e propria zitella che lasciava i capelli lunghi
fuori
dalla finestra ma l’unica cosa che si avvicinava a quei
capelli erano gli
insetti. Avevo dato il primo bacio per penitenza al gioco della
bottiglia e non
è stato per niente bello. Ricordo quella scena come se fosse
ieri: ero
obbligata a baciare Mark Cole, il play-maker della squadra di basket
della
scuola. Mark da gran donnaiolo che era (cambiava ragazza ogni volta che
usciva
dallo spogliatoio a fine partita e aveva festeggiato…) aveva
sicuramente più
esperienza di una ragazza il cui sogno erotico più perverso
era fare baciare un
Ken e una Barbie, e quella ragazza ero io. Non sapevo nemmeno come si
baciasse e
diventavo rossa per la vergogna nel dire ciò alle mie
amiche. Dovevo farlo e lo
feci, ma fu terribile: gli misi tutta la lingua in bocca fino a farlo
tossire e
da quel momento a scuola mi chiamarono la lingua che uccide. Ricordo
che piansi
per settimane e come se non bastasse avevo i miei genitori contro
poiché
volevano che io rimanessi pura fino al matrimonio (ma non avevo perso
la
verginità, avevo solo dato un bacio!!!). Ritornata a scuola,
dopo qualche
giorno, la gente mi guardava basita, come se fossi un mostro. Mentre
pensavo
ancora a ciò che avevo fatto e realizzavo di non avere
più una reputazione, il
destino decise di punirmi, ancora. Mark, il ragazzo della festa,
sbucò
improvvisamente dal corridoio in cui mi stavo dirigendo e ci
scontrammo: gli
ruppi un labbro e a me si ruppero gli occhiali e si rovinarono i libri.
Non
sapevo come scusarmi, anche se lui mi disse che non era successo
niente,
sebbene sembrasse che io in tutti i modi stessi cercando di ucciderlo,
dato che
lo stavo facendo morire soffocato con la lingua e lo avevo appena
colpito in
piena faccia. Mi rialzai, ripresi i libri e corsi subito a lezione, ma
anche in
classe c’era gente che ciarlava e parlava vanvera e senza
cognizione di causa
su ciò che era successo, e su di me.
Ero la barzelletta della scuola: bastava pronunciare il mio
nome a mensa ed esplodeva un boato di risate. Tutti mi guardavano e
ridevano,
mi sentivo fissata ed indicata. Ma ciò che mi faceva ancora
più male, e a mio
avviso era molto più grave, era la reazione dei miei
genitori: avevo perso
completamente la loro fiducia e mia madre non mi rimboccò
più le coperte né mi
racconto più la storia di Raperonzolo ( per dire la
verità l’unica cosa che mia
madre e mio padre mi dicevano erano rimproveri ). I miei genitori mi
avevano
anche vietato di uscire il sabato, ma non per punirmi: mi avevano
vietato di
uscire fin dalle scuole medie. Ciò aveva molta influenza
alla mia vita sociale:
infatti oltre le mie amiche la massima espressione di
vitalità si celava dietro
il criceto che tenevo in una gabbia nella mia stanza, se voglio
escludere il
volontariato nella casa di riposo e al circolo degli anziani. Mi sono
salvata
da questo inferno andando al college, dato che andai a studiare fuori.
Al
college avevo una stanza che dividevo con due ragazze Claire e Martha,
che non
erano delle sante. Infatti ruppi la promessa fatta ai miei genitori
molto prima
del matrimonio.
Al college conobbi un ragazzo che si chiama Zayn Anderson e
adesso io mi chiamo Katie Anderson. Sì, ci siamo sposati, ma
non è stato tutto
così facile. Era mio compagno durante le lezioni di economia
e diritto e dato
che io ero l’unica in quella classe che prendeva appunti
durante le lezioni,
tutti erano costretti a frequentarmi e quindi lui …
che se ne fregava delle lezioni dato che era un sporco
riccone e passava gli esami grazie ai soldi che suo padre dava alla
commissione, non mi conosceva neanche. Quindi sono stata io a farmi
avanti,
anche se non come desideravo. Come al solito la mia entrata in scena
è stata da
perdente e sfigata. Era un sabato pomeriggio, e proprio come ogni sabto
pomeriggio
vi era una festa nei dormitori del college: i corridoi si traformavano
in piste
per gare , i divani
e le scrivanie in
posti dove nascondere i cocktails. Di solito non bevevo molto, ma
quella volta
ero tanto ubriaca da essergli svenuta davanti in intimo. Quando mi sono
svegliata lui era appena uscito dalla doccia e io sdraiata sul suo
letto
coperta da ciò che indossavo ( reggiseno e slip ) e un
lenzuolo. Ricordo che
gli chiesi se fosse successo qualcosa tra di noi e lui mi rispose che
purtroppo
non era successo niente. Da quel giorno iniziammo ad uscire insieme fino a quando non
decidemmo di avere una
relazione più seria e quindi di fidanzarci. Finito il
college tornammo ognuno a
casa nostra e anche se abitavamo lontano, io e lui eravamo in costante
contatto.
Dopo un anno decisi di presentarlo ai miei. Questo incontro
è stato disastroso,
proprio come nei film. I miei odiavano Zayn e Zayn odiava ai miei anche
se non
voleva farmelo capire e faceva di tutto affinché i miei lo
apprezzassero almeno
un po’. Per fortuna io non feci lo
stesso effetto alla sua famiglia, e mi accolsero volentieri. Siamo
stati
fidanzati ufficialmente per un anno e poi, durante una romantica
passeggiata in
riva al mare lui mi fece una domanda che mi cambiò
totalmente la vita. Come poteva
pensare ciò? Era ovvio che volevo un cambiamento e avevo
sempre desiderato
avere una famiglia, dei bambini. Infatti gli risposi chiedendogli se
fosse
scemo inquanto non poteva lasciarmi. Mi aveva chiesto di prenderci una
pausa e
io piangendo gli risposi di sì, però diventati
una maniaca ossessiva. Gli
chiamavo con più frequenza in questo periodo che quando
stavamo insieme e lo
pedinavo: quando lo vedevo entrare in un bar o passeggiare con una
ragazza,
piombavo dal nulla davanti a lui e la ragazza, imbarazzata dai miei
comportamenti andava via. Conitnuò così per circa
tre mesi, fino a quando i
suoi genitori, sotto mio assedio mentale, lo convinsero a farlo tornare
insieme
a me. E ora che stiamo insieme sono abbastanza felice. Oggi mi
porterà vedere
la luna, in riva al mare e sono così emozionata: ho un
po’ di paura poiché
l’ultima volta mi ha lasciata, proprio nello stesso posto
però mi fido.
Viene a prendermi con la macchina tra qualche ora e quindi
inizio a fare la doccia e a prepararmi.
Quando sono pronta mi accorgo che non ho ancora scelto né
orecchini, né collana e manca meno di un’ora
all’appuntamento. Entro nel
panico, non so cosa fare : meglio una collana verde o gialla su un
vestito blu
elettrico? Alla fine prendo la verde e esco di corsa, poiché
Zayn era lì sotto
da più o meno un quarto d’ora. Mentre siamo in
macchina lui sembra molto
concentrato nella strada e io molto concentrata al come reagire in
qualsiasi
situazione. Arrivati apre la portiera e mi fa scendere prendendomi per
mano,
quasi come le principesse quando scendono dalla carrozza. QUASI : mi fa
scendere col mio tacco dodici in una pozzanghera, scivolo e perdo la
grazia
della principessa. Recuperato questo pessimo inizio la serata si fa
molto più
romantica : parliamo molto e mi sembra che l’aria sia molto
più distesa. Non
sembra volermi lasciare, ma allora cosa vuole?
Finito di mangiare e pagato il conto mi porta in spiaggia e
mi dice:
- Levati il tacco dodici, non vorrai cadere di nuovo… -
- Sì! Però mi sporco le calze!-
E allora scopro un altro suo lato: compie la prima cosa gentile in tutta la sua vita. Gli salgo sulla schiena e mi porta fino in riva al mare dove, levate le mie preziosissime calze, ci bagnamo i piedi. Mentre parliamo un po’, i piedi ci vengono sfiorati dalle onde e la luna si riflette sull’acqua, esce dal taschino una scatola e mi dice
- Amore, so che non mi sono sempre comportato bene con te e so gli errori che ho fatto per questo ti chiedo di perdonarmi.-
- Non ti preoccupare, anche io ho sbagliato anche se ovviamente molto di meno rispetto a te.-
- Sempre modesta, eh.. Comunque dal momento che mi hai perdonato e sono più di sette anni che ci conosciamo cosa mi risponderesti se ti facessi la domanda “ mi vuoi sposare?”-
- Ovvio che sì!!!-
- Perfetto.. Così la prossima volta sono certo che mi dirai di sì-
- Prossima volta? Cosa c’è in quella scatola?-
- Il mio portasigarette nuovo! Ti piace amore?!-
Mi sono alzata con gli occhi che mi uscivano dalle orbite e mentre vado via lui mi prende la ma no e mi dice
- Amore, sto scherzando! Mi vuoi sposare?-
E io come tutte le donne innamorate del proprio ragazzo gli rispondo, dicendo
- E l’anello?-
- L’amore non si può concretizzare in un anello… Comunque eccolo!-
Tutto è bellissimo, soprattutto l’anello.
Mi riaccompagna a casa, ma io non dico ancora niente ai miei: vado a letto e mi addormento.