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Autore: DanP    11/07/2012    5 recensioni
[Teen Wolf - StilesxDerek - spoiler!]
Derek Hale sa bene che avere a che fare con un licantropo teenager può dare alcuni grattacapi, ma quando si tratta di un normalissimo adolescente la situazione può definirsi disastrosa.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love. Be afraid.'
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Per chi aspettava il proseguo di Mating Season, eccomi qui!Pronta a deliziarvi con un nuovo capitolo, spero. La seconda serie è iniziata indi per cui, non potevo esimermi dal legarmi alla nuova trama, che per quanto incasinata e perfetta per quel che ho in mente!
ATTENZIONE SPOILER:
Il capitolo che segue contiene spoiler per chi deve seguire ancora la seconda stagione ma!Per chi la conosce si svolge più o meno dopo l'episodio della discoteca in cui si trova Danny: La serenità in cui Stiles e Derek vivevano si è frantumata quando Derek ha scelto il suo nuovo branco a lui e ora Stilinski deve raccogliere i cocci della sua vita con al fianco Scott e Allison.
La canzone che segue invece è quella che ha accompagnato i momenti peggiori di Stiles in questo capitolo, se vi và potete ascoltarla e immedesimarvi! <3


Exit Wounds

 

Mio padre incolpava Derek per l'atteggiamento ribelle che recentemente avevo adottato. Non come una figura che standoti accanto indefessa, cambia quello che sei, ma piuttosto, quando quella persona è sempre assente ti trasforma, rendendoti, a detta di Scott, più forte ma per qualche assurdo motivo anche fragile.
Dati i recenti avvenimenti, non mi stupisce più di tanto.
Che Derek se ne fosse andato per costruire poco a poco, chissà dove, il suo personale branco mi aveva però cambiato più del dovuto.
Nella follia di qualche sera passata a ricordare tutto quel che avevamo trascorso assieme, avevo provato il numero che era rimasto in attesa nel mio cellulare, insieme ai pochi messaggi che ci eravamo scambiati per mesi e che non avevo il coraggio di eliminare. Testi di quasi sei righe, da parte mia, che rileggendoli ora sembravano terribilmente fuori luogo, inappropriati per il destinatario e poche frasi, quasi monosillabi da Lui, che qualche volta avevo osservato digitare pigramente sui tasti, aspettandomi chissà cosa.

Avevo stupidamente pensato che ciò che ancora ci legava non fosse da imputarsi all'interesse per il mondo nel quale lui viveva, fatto di creature notturne e mitologiche, spaventose e incontrollabili, ma nonostante quell'universo mi trascinasse volente o nolente ad assistere alle scene più disparate, lui non rispondeva mai alle mie chiamate, ed avevo compreso che anche se l'avessi voluto con tutto il cuore, il ragazzo protettivo, indefesso, assennato e burbero, distaccato, ma capace di gesti così delicati da farmi venire le lacrime agli occhi solo a pensarci, non ci sarebbe più stato per me.
Se non nelle sparute nottate in cui il branco di Scott -come lo aveva definito lui- si fosse trovato in pericolo o avesse cercato di contrastarlo.
E anche lo Stiles di un tempo, stava venendo pian piano inghiottito dal quel mondo di tenebra.
Scomparendo.

La campanella di quelle mattina sembrava avere lo stesso umore che aveva affetto tutta Beacon Hills recentemente. In circostanze misteriose, che si erano risolte con un dato di fatto e non poche domande, il padre di Isaac Lahey era morto e con sé una scia di altri cadaveri senza colpevole che avevano costretto lo Sceriffo della Contea ad una nuova serie di precauzioni. La gente del posto aveva preso la notizia con una certa fredda indifferenza, come se dopo “l'incidente” di Kate Argent non potessero aspettarsi null'altro che cattive notizie.

Ciò che però aveva coinvolto da vicino il liceo della città era lo straordinario cambiamento operato da tre dei suoi frequentatori. Isaac, Boyd ed Erica avevano preso parte al branco Hale e ora affrontavano quella nuova condizione come il loro Alpha: sprezzanti, superbi e indifferenti. Quasi fossero all'oscuro dell'esistenza di Cacciatori che avevano intenzione di spazzarli via come carta straccia, specie dall'arrivo del più temibile di loro.
Stiles li osservava conversare con un sorriso diabolico stampato in faccia, alla fine del corridoio, e con un ultimo sospiro spinse la porta che portava all'esterno, andando ad affiancarsi a Scott. Lui lo aspettava alla fine del vialetto d'ingresso, con la schiena poggiata alla sua sgangherata Jeep, la mente persa altrove a guardare la strada che portava al precipizio che, negli ultimi mesi, era diventato il loro personalissimo centro ricreativo.
Dava su una veduta totale della città, e lì, anche se per poco, sembrava che le cose prendessero le giuste dimensioni.

Si sistemò la cinghia dello zaino che traballava sulla sua spalla, all'interno qualche appunto e libri di mitologia, i testi scolastici dimenticati nell'armadietto. Lì dentro aveva tutto ciò che poteva servire per condurre una perfetta indagine su ciò che stava accadendo in quella dannatissima città. Con un assassino a piede libero e un'intera famiglia pronta a dare la caccia al suo miglior amico sulla base di un odio puramente campato in aria, le loro missioni di salvataggio stavano diventando poco a poco sempre più estreme e non da meno la possibilità che qualcuno li scoprisse era sempre in agguato. Da mesi ormai era diventata sua consuetudine mentire al padre con una frequenza quasi da record. La distanza che li separava era sconsiderata e guardarlo negli occhi era diventata una tortura.

Scott alzò lo sguardo, consapevole delle sua presenza, senza nemmeno salutare Stiles salì in macchina, estraendo il cellulare per far sapere le loro intenzioni ad Allison. I messaggi cifrati erano diventati una sua specialità, per evitare che papà Argent li intercettasse e sospettasse che vi fosse anche l'ex ragazzo-lupo della figlia dietro quegli inviti.
McCall tamburello le dita dal finestrino, girando lo sguardo proprio mentre la ragazza, uscendo dall'edificio col cellulare in mano annuì distrattamente.
-Andiamo?- Stilinski non perse un secondo in più, ingranando la marcia e uscendo dal parcheggio.
-La nostra prossima mossa?- chiese sperando che il licantropo avesse qualcosa in mente. Ultimamente le loro interazioni si erano fatte sempre più nevrotiche, specie da quando Stiles era stato attaccato ben due volte dal Kanima. Sapeva per certo che Scott si sentiva assurdamente in colpa per quello e ancora non si perdonava di averlo coinvolto fino a questo punto ma a Stiles non interessava. In più occasioni aveva messo la vita del suo amico al primo posto, e mai si era pentito di aver corso quel rischio.
Stilinski strinse il volante con forza, pensando a quante volte ancora il tormento del lycan sarebbe riaffiorato, costringendolo a prendere delle decisioni che avrebbero messo a repentaglio la loro amicizia più che la loro vita.

Giorni prima:

Nelle profondità del bosco che costeggiava l'intera Beacon Hills, quasi addormentata nelle tenebre che iniziavano a scendere insieme ad un gelido vento invernale, la voce di Scott McCall, co-capitano del team di lacrosse, punta di diamante del liceo locale, suonava come un ringhio a stento trattenuto, da animale ferito.

-Stiles...-

-E' una mia scelta Scott, smettila di farla pesare così tanto!- ma l'altro l'aveva guardato con quell'espressione da cucciolo smarrito, consapevole che nulla avrebbe smosso Stiles dai suoi propositi. Per quante volte si fosse trovato nei casini, ad affrontare chissà cosa spuntato fuori dall'inferno stesso, non avrebbe mai accusato Scott di esserne il responsabile.
McCall l'aveva afferrato per un braccio, una strana, rinnovata luce, gli accendeva lo sguardo.
Per un attimo Stiles ebbe seriamente paura di lui, come era successo la prima volta che Scott aveva perso il controllo negli spogliatoi di lacrosse, nelle sue prima mutazioni.

-Stavolta Derek non ci sarà...lo sai.- gli disse con tono severo, ripetendo per l'ennesima volta quella che per il ragazzo era come una pugnalata al cuore. Hale era sparito qualche notte prima, senza nessun messaggio o avvisaglia di ritornare sui suoi passi. Il giorno prima avevano discusso animatamente sulla sua decisione di diventare un membro del suo branco, un Beta, ma Derek, al suo solito aveva rifiutato apertamente. Senza nemmeno aprir bocca, rimanendo solo lì, fermo, nell'ombra della sua camera e poi era uscito dalla porta principale, come faceva da quando lo Sceriffo aveva finalmente appreso di loro due.
Troppo arrabbiato per quell'ennesima privazione, Stiles non aveva riflettuto sulle conseguenze dei suoi desideri. Non per quello che concerneva il pensiero dell'Alpha. Eppure sapeva che Derek da tempo aveva nutrito un tormentato impulso di ampliare il branco, eppure non l'aveva mai confessato del tutto, lasciando troppi dubbi a Stiles e troppi pensieri a sé stesso.
Il ragazzino se n'era andato a letto, senza nemmeno provare a seguirlo, solo qualche ora più tardi erano iniziati gli strani attacchi al cimitero, e la sparizione di Lydia aveva destato mille preoccupazioni.

-Scott...smettila!Perché devi accanirti così?!-
-Perché mi preoccupo per te, perché so che finirai solo per starci male e non dirai nulla a nessuno perché tu sei...- gli afferrò entrambe le spalle, Stiles sentiva la testa improvvisamente pesante e il respiro affannoso. - ...così!-
Così. Quello non spiegava molto ma almeno Scott stava prendendo posizione, da Alpha qual'era diventato.
Stilinski gli scostò le mani, le sopracciglia aggrottate e un'espressione rabbiosa.
-Sì, sono così. Ma dovresti saperlo, Alpha.- Sentì la schiena appoggiarsi ad un tronco, il sentore di pino e inverno che impregnava il bosco era quasi nauseante. Strano, avendo passato così tanto tempo sotto quelle fronte ora nude, pensava che non ci fosse più nulla che lo stupisse.
Gli occhi di Scott erano di un cangiante giallastro che metteva paura, quasi fosse sull'orlo della trasformazione.
-Tu non fai parte del mio branco perché non esiste nessun branco!Solo io te ed Allison, e non ho intenzione di lasciarti!-
-Scott, giorni fa ti ho detto che ti amavo, ora la situazione sta diventando leggermente imbarazzante, sei davvero un ragazzo d'oro ma...-
McCall alzò le spalle, seccato. Gli girò le spalle e si avviò verso l'auto.
-Quando ti sentirai in vena di parlare seriamente forse riusciremo a capirci qualcosa.-
Se n'era andato, lasciandolo solo nelle tenebre. Con nient'altro da dire.

-Con Jackson in giro per la città c'è poco da fare, Gerard Argent ha già sguinzagliato tutti i suoi segugi e noi siamo all'ennesimo punto morto.- la voce aspra di Scott lo riportò alla realtà, imboccò il primo svincolo a destra, coperto da un'intricata fila di rami secchi, ad occhio nudo nessuno avrebbe potuto notare quella strada. Quell'ultima parola pronunciata rimase nell'aria per un po' a condensarsi nei suoi pensieri e per un attimo fu sbalzato indietro al giorno della partita di lacrosse.

Minuti prima stava a bordo campo, rigirando il para-gomiti tra le mani, sapendo con certezza che non avrebbe messo piede in campo ma la sua mente era comunque occupata da quello che era il suo compito per quella notte. Scorse lo sguardo sugli spalti, Allison lo ricambiò dandogli il via libera.
Dopo aver reperito la chiave ed aver avuto un brusco incontro con l'adorabile cagnolina ai comandi del suo...ex? La biondina l'aveva condotto alla piscina e per qualche strano motivo sapeva con certezza che quella sarebbe stata la location per un nuovo incontro occasionale tra lui e Derek Hale.

Non che non desiderasse rivederlo, ma le occasioni non erano mai delle più favorevoli e alla fine, si ritrovava spesso a dover combattere per sopravvivere -o meglio, fuggire per sopravvivere, ma quelli erano dettagli insignificanti- piuttosto che riuscire a parlarci a quattrocchi. Chiedendo una spiegazione magari, o forse, sapendo già quale fosse la motivazione, sperando di sentire di nuovo pronunciare il suo nome da quella voce graffiante e dura che risollevava le sue speranze di rivederlo, anche solo per qualche secondo.
Alla luce anomala della stanza, con le onde che si infrangevano sulle pareti e il soffitto, Derek non era cambiato, almeno in apparenza. Ad occhio inesperto sarebbe risultato il solito acido, Alpha, che si imponeva con il suo tono autoritario e glaciale.

Ma per Stiles, che aveva imparato a riconoscere ogni dettaglio dietro quell'aspetto burbero, non era difficile scorgere l'incertezza, mentre il licantropo lo guardava da sotto in sù, le ciglia quasi chiuse da quell'intenso scrutare. La minaccia e la soggezione sembravano delle scuse deboli per dimostrare che, rispettando quel che credeva il ragazzino, era ancora lui a condurre il gioco. Perché era quello con la forza sovrannaturale, che nelle notti di luna piena riusciva a mantenere il controllo, tranne quando arrivava quel periodo in cui stargli lontano era come un male fisico, e non poteva far a meno di mettergli le mani addosso, su quel suo fragile corpo da ragazzino adolescente, che nulla di speciale aveva se non una grande testardaggine e rifiuto alla resa.
Una volte Derek gli aveva confessato che era un sole, per lui, la sua personale fonte di luce, calore, sebbene fosse il lycan quello con la pelle calda come un'estate rovente.
Nonostante l'inaspettata piega che gli eventi avevano preso Stiles aveva compreso che i suoi dubbi erano fondati, ed un'unica piccola parola gliel'aveva provato.
Corri.

Derek l'aveva spinto alle sue spalle non appena il Kanima aveva fatto il suo ingresso, gettando Erica al suolo come un fagotto di vestiti da bambola.
Hale accovacciato e pronto a scattare al minimo pericolo, lo aveva protetto ancora una volta e mentre guardava con un'espressione persa i muscoli del lupo contrarsi e sobbalzare all'attacco del rettile, sapeva con certezza a che cosa stava pensando. Aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere Stilinski lontano da tutto quello, ma era impossibile, perché era una sua scelta come lo era stare dalla parte di Scott, qualunque cosa accadesse, o prendersi sulle spalle le bugie che andavano via via ingigantendosi, per coprire loro -gli amanti promessi- e gli altri -il branco, i Cacciatori, il Predatore a sangue freddo.
Corri.

Il tono era stato imperituro, solido, come lo era un suo qualsiasi ordine, ma alla fine toccava a lui salvarlo, ed era ridicolo, perché non aveva alcuna abilità particolare e l'unica cosa che voleva era parlare, non rimanere sospeso nel mezzo di una piscina, a reggere un ragazzo che era il doppio di lui e non riusciva a muoversi, a peso morto, mentre sul bordo la Creatura procedeva a tentoni, saggiando l'acqua e ritraendosi, quasi assaporando il momento in cui loro fossero stati costretti ad uscire e allora tutto sarebbe andato a suo favore, del mostro.
E lì, boccheggiando nell'acqua cristallina, il terrore era pareggiato solo dal pensiero di non riuscire a reggere ancora a lungo. Sarebbe affogato, portando con sé Derek, che era la causa di tutto quel casino. Ma continuava a combattere, rimpiangendo il giorno in cui si erano visti la prima volta, a pochi passi dalla casa in cenere.

Poi c'era Scott, che nonostante non avesse ascoltato la sua richiesta d'aiuto, era come se sapesse perfettamente cosa gli stava succedendo. Inquieto ma grato, lo guardava affrontare con sicurezza ogni genere di pauroso mostro da incubo, nella sua forma che non era né uomo né lupo. Il suo amico era un superuomo e spaventi a parte, era sicuro che non avrebbe cambiato branco per nessun motivo al mondo.

-Sai Stiles...- venne interrotto ancora una volta dalla voce pacata di Allison, che lo riportò su spiagge più sicure. Nel mezzo del bosco, all'ora dell'incontro stabilita, Scott fissava con espressione vacua la città silente al di sotto, mentre loro trovarono riparo nelle fronde meno esposte. Conversando dell'unico argomento che li legava, tranne ovviamente il ragazzo che se ne stava in piedi, dalla sua silhouette scura si poteva intuire come stesse saggiando l'aria con i suoi sensi affini.
-Di recente mi è capitato di dire una cosa simile anche a Lydia, eppure penso che possa andare anche per ciò che stai passando.- disse la ragazza, imbacuccata in profondi strati di sciarpe e cappellini di lana intrecciati ad arte.
-Illuminami.- replicò Stilinski, rigido nella pungente folata d'aria che li colpì, facendosi strada tra gli alti arbusti.
Lei si grattò il naso infreddolito e arrossato, la voce attutita dal tessuto lo costrinse a sporgersi per sentire che cosa avesse da confidargli.
-Quando sto lontano da lui...- puntò il mento verso McCall, ancora troppo concentrato per badare alla coppia che lo spiava alle spalle -... mi sembra di non riuscire a respirare a dovere, come se qualcuno mi portasse via tutto l'ossigeno e fosse mio dovere, per continuare a sopravvivere, trovarlo. Perché so sempre dove si trova, senza possibilità d'errore.-

Stiles si sentì in imbarazzo. Non era certo il genere i conversazione che si era aspettato, solitamente era Scott a tediarlo con i suoi sentimentalismi e pensieri impuri, tra il rassegnato mentre la guardava da lontano, al radioso, quando lei veniva agli appuntamenti in programma.
Tutto sommato, quella loro abitudine di fare gruppo lo faceva sentire accettato, nonostante interpretasse sempre il terzo incomodo.
-O...Ok. Intendo grazie. Questo mi dà da pensare...-
Lei sorrise, un gesto così semplice e caldo che portò via tutte le sue angosce, per un minuto e fu immensamente felice di averne parlato con una tale meravigliosa persona di quel che gli passava per la testa.

Lei arrossì visibilmente e si rese conto di aver pronunciato quel pensiero a voce alta, senza alcun filtro mentale. Con un movimento del collo vide che anche Scott lo stava puntando ora, stava per scusarsi di quell'improvvisa intimità quando notò il sorriso teso sul viso del suo amico.
Annuì e si guardò i piedi, infangati dalla pioggia pomeridiana.
Respirare, era una cosa che gli era diventata difficile di recente. In modo diverso dai suoi attacchi di panico, era più come, se una parte di lui fosse improvvisamente venuta a mancare, dopo aver imparato, col tempo ad accettarla accanto a lui.
E lo sapeva bene, che quella parte aveva nome e cognome. E due occhi azzurro ghiaccio.

Stesso banco vicino alla porta, quello che era solito prendere durante qualsiasi lezione, non importava la fila, ma la via di fuga doveva essere sempre a portata di mano, quasi in procinto di vedersi crollare le mura addosso, la sua schiena era tesa, le gambe pronte a scattare al primo squillo di campana. Ma quel giorno quello che sembrava la più ripetuta delle routine fu bruscamente interrotta.
-Hey!Stiles!- Il ragazzo si sedette con uno slancio nel posto più vicino a lui, il corpo teso verso Stiles, come a volerlo chiudere in una bolla di privacy solo per loro due.
Non se l'era aspettato, nemmeno nell'angolo più remoto della sua mente avrebbe pensato che Danny, spontaneamente, gli rivolgesse la parola.
Non erano amici, nel vero senso della parola, compagni di scuola, conoscenti, partner in crime, se proprio doveva dare un nome a quella curiosa relazione ma amici, no.
-D-Danny...- il ragazzo in una maglietta blu elettrico, gli diede una pacca sulla spalla, con un atteggiamento che prometteva solo di confonderlo molto più di quanto lo fosse già.

Vero era che negli ultimi tempi, dato il brusco cambiamento che aveva vissuto in campo personale, l'aiuto di Mahealani era stato propizio.
-Pensavo...siccome ultimamente ti ho visto così giù e il misterioso boyfriend che solitamente veniva a prenderti a scuola non si vede più...- si ricordava di aver detto a Danny che Derek fosse in realtà un suo cugino -Miguel, per la precisione- e non si era ancora scusato per quella mancanza.
Si grattò la testa, scivolando in un pietoso stato di autocommiserazione.

-A proposito di quello...-
-Lascia perdere, è tutto chiaro.-
Danny liberò il braccio non appena l'insegnante fece il suo ingresso. Il professore di chimica era un sadico bastardo e ultimamente sembrava averlo preso ancor più di mira. Tsk! Ultimamente tutto l'aveva preso più di mira.
-Quindi...pensavo, tu ed io potremo svagarci un po', non abbiamo mai avuto l'occasione di uscire insieme e sai...conoscerci meglio.-
Stiles sgranò gli occhi, fissando la lavagna, improvvisamente piena d'interesse, per poi tornare di nuovo a squadrare il compagno.
-Aspe-aspe-aspetta!?- il ragazzino indicò prima sé stesso e poi Danny, abbassando la voce più che poteva, preoccupato e lusingato.
-Insomma noi due...vuoi che ci conosciamo “meglio”, in senso biblico o in senso...-
-No!In senso...conoscerci meglio sai, tu sei nuovo nel...”campo” e volevo introdurti nel nuovo mondo...-
-Va piano Cristoforo Colombo, apprezzo la tua offerta ma davvero, sto bene così insomma, non che non apprezzi il tuo volermi traviare con piaceri segreti e oscuri ma...-

Ma sono occupato.
Era quello che voleva dire, eppure si trattenne, un po' perché il professor Harris lo stava fulminando come se dovesse automaticamente entrare in combustione, un po' perché un ragazzo non ce l'aveva più e l'unica occupazione al momento era sognarlo, e non in modo biblico.
I suoi viaggi onirici erano popolati da lupi giganteschi, con lineamenti grotteschi. La pelle e il pelo fusi assieme che cadevano al suolo, sciogliendosi sotto l'effetto di acido che pioveva dal cielo. Fiori lilla, sangue e case in cenere.
La morte di Alpha Peter e l'improvvisa scomparsa di Derek, l'aveva assoggettato ad incubi crudeli, svegliandolo nel cuore della notte con nelle orecchie il suono di ululati inesistenti.
-In ogni caso...- sussurrò Danny senza più guardarlo. -C'eri anche tu al club l'altro giorno, non so bene perché ma ultimamente tu e McCall siete...praticamente ovunque e in aiuto di tutti, sai tipo supereroi ed è...fico. Specie perché mi avete aiutato, a dispetto di quel che pensa Jackson siete dei tipi apposto, ecco.-
Stiles pensò di averlo immaginato, ma la lieve nota d'imbarazzo nel tono di Danny riuscì a convincerlo della sua sincerità. A dispetto del fatto che fosse amico di quella mostruosità di ragazzo che era Whittemore, gli piaceva.

Si alzarono simultaneamente e imboccarono l'uscita fianco a fianco, Scott passò accanto a loro con uno sguardo incuriosito, lui non poté far altro che alzare le spalle e seguire il suo nuovo best friend. Solo il pensiero suonava in qualche modo rassicurante. Vivere all'ombra di Scott delle volte lo deprimeva, per via della differenza di capacità che avevano, ma stare in compagnia di un ragazzo come Danny che nulla sapeva di werewolf e anticaglie lo rimetteva sul piano umano e ignorante in cui avrebbe preferito sostare.

Non pensava che in una terra desolata come quella in cui era cresciuto esistessero non uno, non due ma ben quattro club gay. Eppure Danny era riuscito a dimostrargli il contrario.
E per quanto l'invito di uscire insieme quella sera per “ampliare i suoi orizzonti” l'avesse oltremodo tentato, ora la sua appassionata mente lo stava tradendo urlandogli di risalire in macchina, abbandonata in un parcheggio poco distante e fuggire il più velocemente possibile.
Una mano salda lo afferrò all'avambraccio, scuotendolo un poco.

-Non ci pensare nemmeno, sei qui per divertirti e lasciare tutti i tristi pensieri alle spalle.- lo avvisò il suo chaperon della serata. Gli aveva pure procurato un falso documento d'identità, carino. Miguel Martinez. Ora, il gioco si era spinto un po' troppo oltre e a meno che i baristi non fossero ciechi e poco avvezzi a svolgere come si deve il loro mestiere, nessuno sarebbe caduto nella trappola. E lui in ogni caso non aveva in nessuno dei suoi rami genealogici un parente messicano o spagnolo che fosse, e i suoi lineamenti lo confermavano. Tuttavia, quando un rum e coca gli fu piazzato avanti, senza troppe domande, capì che era il caso di chiamare le autorità per quella mancanza di accortezza legale. Danny picchiettò il bicchiere contro il suo in un tintinnio di celebrazione.
-Vai a fare un giro, svagati, non c'è motivo d'essere così teso!- oh, di motivi ce n'erano parecchi, innanzitutto come poteva pensare che uno come lui riuscisse a mischiarsi in un' accozzaglia di corpi semi vestiti e luci stroboscopiche? Impossibile. Raccolse con aria sofferta un lembo della sua felpa scura. Papà aveva ragione, nessun senso dell'estetismo ma questo non voleva dire nulla.

Per pura comprensione si fece largo tra la folla, o come lui lo vedeva, strisciò a sardina contro il muro e iniziò a mimetizzarsi con il contesto, come un bruco in un festino di farfalle colorate e alticce. Nemmeno tra un milione di anni sarebbe riuscito a comportarsi con la stessa naturalezza che sprigionavano quei ragazzi sulla pista da ballo.
Riuscì a sgattaiolare nelle scale che portavano all'uscita di emergenza.
Si trovava al di fuori di un ampio finestrone, traballante e rugginoso, con un segnale scarabocchiato che segnalava di usare prudenza. Grazie mille, pensò, facendo penzolare i piedi dal primo gradino.
Facendo attenzione a non rovesciare nemmeno una goccia del prezioso nettare che teneva tra le mani.

-Hey topolino!- una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare ma ritornò a scrutare l'orizzonte, sorseggiando il suo drink, incurante degli schiamazzi e degli insulti al di sotto di lui, provenienti dall'ingresso del club.
-Non hai intenzione nemmeno di voltarti?- ripeté di nuovo la voce. Era giovanile eppure abbastanza profonda, da uomo, probabilmente il tipo l'aveva scambiato con qualcun altro, ma ebbe la decenza di voltarsi per farlo rinsavire e lasciarlo in pace.
Il misterioso sconosciuto, nella testa di Stiles e non solo, era un ragazzotto alto, altissimo, dai boccoli castani...no, biondo cenere e un sorriso che anche nella penombra della discoteca si accendeva e sbocciava in tutto il suo smalto. Da quel poco che poteva vedere il tipo era stupefacente e a Stiles, seduto in quella piccola alcova quasi al di fuori del club, sembrava perfettamente a suo agio con i corpi sudati e mezzi svestiti che si muovevano come una grande mareggiata, confusi e illuminati dai raggi laser fluorescenti, la musica che con tutta probabilità infrangeva una o più leggi riguardo la sicurezza acustica -e se l'era immaginato o le corde sospese in cielo non sembravano così stabili come dovevano essere?- scosse la testa, doveva farsi una vita. Porsi problemi del genere quando si trovava in club, ma che gli era preso?!Era lì per svagarsi!Andando avanti così sarebbe diventato....come suo padre ecco!

Si passò una mano sugli occhi a bocca spalancata, puntando lo sguardo a destra e a manca. Danny, che fissava con aria minacciosa un ragazzo poco distante, l'open bar e la porta, in questa sequenza.
Valutando ogni ipotesi pensò che alla fine, l'idea di uscire quella sera fosse stata una totale idiozia. Uscire con Danny poi?Che gli era passato per il cervello....
Tentava di considerare ogni via di fuga, ma poi l'attenzione tornava si di lui, bello, alto e stranamente interessato ad un adolescente con seri problemi relazionali.
Dando un cauto sguardo alle sue spalle vi trovò solo una grata in ferro e l'uscita d'emergenza.
-Di-dici a me?- la disperazione nella sua voce non era desiderata ma pazienza.
In tempi difficili il sarcasmo e la prudenza, erano armi affidabili.
-Assolutamente, sembri quantomeno..fuori luogo.-

Aggrottò le sopracciglia, desiderando di sparire sotto il peso dei cavi e del cemento del soffitto. Aveva fatto ogni cosa per tentare di passare inosservato, che voleva questo tizio per rovinare un piano così perfettamente orchestrato?
Probabilmente il “tizio” doveva essersi accorto della sua uscita infelice perché alzò le braccia sventolandole come bandiere bianche.
-Aspetta, mi sa che non è quello che volevi sentirti dire.-
Un insulto spontaneo gli fiorì sulla punta delle lingua, ma si trattenne abbastanza a lungo da scostare lo sguardo ed evitare scenate inopportune. Anche quel “topolino” di qualche secondo prima non gli era andato giù.
Ok, il tizio era in difficoltà ma lui, dall'alto del suo buon cuore non poteva permettere che un'innocente e super sexy creatura si sentisse in debito con lui, no?
-E' tutto ok, solo spero quella non fosse la tua frase da rimorchio, perché quello, sarebbe davvero inappropriato.-
Occhi azzurri sorrise. Cavolo, poteva qualcuno essere così attraente eppure avere un viso da tenero cerbiatto? Sì, lui poteva evidentemente.

-Non ho una frase da rimorchio ma...ora almeno ho la tua attenzione, no?-
Alzò le spalle, che erano abilmente fasciate da una giacca di pelle nera, wow.
Scacco matto dolcezza.

Mr. Perfezione doveva essere andato a bussare alla porta sbagliata perché lui in quel momento, non provava che pietà verso sé stesso e un bel faccino come quello non scalfiva nemmeno superficialmente la corazza dietro la quale si era nascosto.
Ma per amore di convenevoli gli fece spazio sul gradino, tornando a guardare con sguardo vacuo la città rumorosa.
Il belloccio si sedette allungando una mano e chiedendo con decisione: -Il tuo nome?-
-Stiles.-
-Particolare.- annuì Occhi azzurri.
-Tendo a farmi notare.- Bugia sopra bugia. Era certo che avessero aperto un girone dell'inferno solo per lui e il suo brutto muso. Fortunatamente l'altro non diede troppo peso alla cosa e strinse la presa.
-Io sono Derek.-

Crack.

Eccolo, il modo perfetto per toccare il fondo. Turbato e con la bocca spalancata Stiles guardò lo sconosciuto con gli occhi castani sgranati.
-Dici davvero?-
Derek fece scivolare la mano ora libera nella giacca, estraendone il portafogli. In qualsiasi altro momento, tempo o dimensione il gesto sarebbe stato anche gentile e divertente, ma in quell'universo, Stilinski desiderava solo sprofondare nuovamente nel suo piccolo mondo, in fuga.
Sospirò appoggiando la testa sulle ginocchia e nascondendosi alla vista di...Derek.
-Scusa...-
-Per cosa ti scusi?-
-Sembri..arrabbiato, triste...non proprio quello che mi aspettavo.-
-Credimi siamo in due.-
Al momento pensava solo a mettere in moto il suo corpo per compiere le funzioni che gli riuscivano più semplici.
Alzati. Saluta. Dì a Danny che te ne vai. Vattene. Torna a casa. Spegni il telefono. Dormi.

Era a metà dal perfezionare il suo progetto per la serata quando Derek gli passò una mano sui capelli. Persino la sua mano sembrava eccessivamente grande, mentre il palmo gli scompigliava i capelli radi, e scendeva giù al centro della schiena.
Fermandosi dove era certo riuscisse a sentire il battito irregolare del suo cuore anche sotto strati di tessuto.
-Puoi chiamarmi D, se ti fa piacere.- gli offrì incerto.
-Argh!E' una tortura!- esclamò balzando in piedi, le mani al cielo scuro che si andava rannuvolando.
Derek, D, Occhi azzurri rimase perplesso a guardarlo, curiosamente meno scioccato di quanto chiunque avrebbe dovuto essere in quelle circostanze.
-Sono qui, in un posto sconosciuto con uno come te e l'unica cosa che mi viene da pensare è andarmene il più lontano possibile!-
-Fa niente...umh...che vuol dire come me?-
Bello e pure ingenuo, il fato sapeva essere davvero crudele.
Accovacciandosi al livello della sua testa Stiles si ritrovò a spiegare in poche parole la sua triste esistenza, usò un tono delicato e inconsueto, come stesse parlando ad un bambino o non volesse esprimere a voce troppo alta la sfigata situazione in cui stava sguazzando.

Togliendo i dettagli più salienti, ovvero quelli paranormali, la storia risultò incredibilmente breve e senza sapore, ma nonostante tutto il biondino rimase ad ascoltarlo con un sorriso mistico sulle labbra. Era una sorta di espressione tenera e comprensiva, se non avesse aggiunto nulla probabilmente a Stiles quella delicatezza sarebbe bastata per risollevare un poco il suo animo, ma D non rimase in silenzio e nell'oscurità della notte, tra grida di festa e musiche oltraggiosamente alte, arrivò alla conclusione più semplice:
-Se ti manca tanto, invece di aggirare il problema, penso che stavolta dovresti proprio puntare dritto a lui.-

Ovviamente, anche un bambino sarebbe potuto giungere ad una simile risoluzione, ma non era forse lui quello che si nascondeva alla vista dei problemi? Li saltava a piè pari, girandogli le spalle, con l'unico risultato di vederli ingrandirsi sempre più, sovrastandolo e spingendolo a compiere scelte che l'avevano portato lì, a disquisire della sua vita con uno sconosciuto.
Era proprio senza speranze e persino Derek 2 gli stava proponendo quello che anche Scott e Allison avevano pensato.
L'aveva creduto possibile anche lui no?Ogni volta che prendeva in mano il cellulare e pigiava i tasti cercando quel nome.

Alla fine se n'era andato per davvero, con il numero di D stretto al petto. Danny non aveva battuto ciglio e l'aveva salutato, sorridendo come un gatto dopo aver mangiato un canarino quando lo aveva visto assieme al belloccio biondo.
Derek l'aveva scortato fino alla macchina, come il più compassato dei cavalieri e lui, impacciato, aveva agitato la mano in segno di saluto, felice di essersene liberato ma anche di non essere un caso così disperato, come la sua vita aveva dato ad intendere...
Buu, triste Stiles che non riesce a tenersi stretto un ragazzo-lupo! Non aveva intenzione di cadere in una spirale di patimenti, riempiendosi di tristezza e chiudendosi in una stanza pronto a porre fine alle sue sofferenze in moto plateale e violento. Anche se progettava così il suo contrappasso, visto il numero di belve che circolavano a Beacon Hills e se la prendevano spesso e volentieri con lui.
Sfregandosi le mani se le portò alle labbra, scaldandole come meglio poteva. Aprì la macchina ed entrò, continuando a guardare al di fuori del finestrino.

La temperatura era precipitata violentemente da quella sera, e d'improvviso si sentì stranamente solo, nelle tenebre e nella desolazione del parcheggio. Un lampione solitario gettava delle ombre tremule e allungava la figura della sua jeep finendo ai bordi del posto macchine. Si chiese se non fosse il caso di chiamare Scott, avvertirlo di quell'appuntamento inaspettato. Ma probabilmente era impegnato con Allison e non era proprio il caso di rovinare uno dei pochi momenti di intimità che condividevano. Dal tempo rubato tra una fuga scolastica e l'altra a quello di cui gli Argent non sospettavano minimamente.

-Serata proficua.-

Trasalì, mandando un grido davvero poco mascolino, ma che poteva farci? Alla sua destra si trovava, comparso come in un sogno di quelli che potevano finire solo in due modi e con un rating non adatto ai bambini in entrambi i casi, Derek Hale. Imperturbabile, lo sguardo fisso davanti a sé, in una posa rigida e contegnosa. Sembrava fosse lì da parecchio, ma non si diede la pena di chiedergli da quanto. Al momento, troppo impegnato a ritrovare una parvenza di tranquillità mentale l'unica cosa che gli uscì dalle labbra fu:
-Ti è dato di volta il cervello?!Potevo avere un infarto, sembra che inizi a divertirti con questa storia di comparire nei momenti meno opportuni!
-E' un momento inopportuno?- era da una settimana che non sentiva la sua voce, e la vena acida e sarcastica che percepì lo irritò non poco.
-Lo è sì, vorrei tornare a casa, ora, se non ti dispiace....- indicò la portiera del passeggero, dove stava Lui. Derek non si mosse di un millimetro, e passò un minuto o più ad indicare la dannata uscita. Era una gara a chi resisteva di più, lui a rendersi ridicolo e l'altro a non guardarlo. Una sfida di testardaggine che erano ben lontani dal vincere.

-Per favore?- Hale lo squadrò appena sentite le paroline magiche.
Ma tornò nella sua posa da statua subito dopo.
Sembrava volesse dire qualcosa, ma non trovava le parole per iniziare, così Stiles si rilassò sul sedile, dandogli carta bianca.
-Se vuoi dirmi qualcosa fallo ora, non ho intenzione di perdere la notte a rimirarti.-

L'Alpha sospirò, raccogliendo finalmente il fiato per esprimersi. Se l'aveva seguito fin lì doveva essere per un motivo preciso e Stiles moriva dalla voglia di conoscerlo. Non si aspettava una dichiarazione o un sincero “Scusa se mi sono comportato da stronzo” ma il tentativo sarebbe stato di certo accettabile rispetto a quel silenzio terso.
-Hai idea, di cosa significhi stare con uno come me?- replicò alla fine Hale, sbattendo la testa all'indietro, sempre senza vederlo.
Conversazione complicata, ma forse da quel punto avrebbero potuto giungere a qualcosa.
Il ragazzino scrollò le spalle. Erano stati “insieme” per due mesi, ma l'altro sembrava averlo dimenticato.
-Nulla di buono di certo.- fu la sua risposta risentita. Non voleva dire nulla di più di quanto non fosse necessario, che fosse il lupo a fare la figura del debole per una volta.
-Non sono un tipo facile.-
-Non mi dire...-
-Ma non ho intenzione di far pesare su di te i miei fallimenti.- Derek si schiarì la voce, cercando di renderla più soffice. Impresa impossibile considerando il soggetto.
-Questo che vorrebbe significare....?-

-Farei di tutto, in realtà, sto facendo del mio meglio, per fare in modo che tu non rimanga ferito o ti ritrovi in situazioni come quelle della piscina.- passò una mano sui capelli nero corvo, quella volta senza gel a sostenerli nella loro comune posa da duro, incrollabile Capobranco. Sembrava sciupato, due cerchi neri sotto gli occhi dove prima c'era solo la pelle alabastro, dal poco o mal dormire. Stiles si chiese in che razza di posto alloggiasse ora, e se mai avrebbe avuto la possibilità di vederlo o anche quello sarebbe rimasto un luogo segreto di cui Derek gli avrebbe solo accennato più in là col tempo.
Ripensando al periodo della sua assenza reputò finalmente che quello doveva essere il momento di svolta, dove avrebbero deciso che cosa essere, nemici o amici, amici o amanti. Rivali o alleati.
Perciò raccolse quel poco di coraggio che i bei discorsi dei suoi amici gli avevano instillato e parlò col cuore in mano:

-Io...io non riesco a respirare. Allison ha detto che è solo stando con la persona che ami, che riesci a respirare, per me non è così, non con te. Respiro e quando sono vicino a te trattengo il fiato, perché ho paura che possa accadere qualcosa, e che tu ti renda conto che non sono giusto per te, che non sono..giusto e basta.- incerto se fosse stato abbastanza chiaro con quella teoria campata in aria, Stiles lanciò un timido sguardo verso l'Alpha.
Si stava guardando le mani, come se da un momento all'altro potessero perdere il controllo e avventarsi sulla sua gola, o arrischiare una timida carezza e avvolgerlo in un abbraccio imbarazzato, come era solito fare quando prendeva il comando in un campo di cui non sapeva niente e che per lui era ingestibile, ovvero quello delle relazioni umane.

-O forse l'hai già capito, che non vado bene, e per questo te ne sei andato...- mormorò, sapendo di essere comunque ascoltato. Afferrò con violenza il volante, desideroso di terminare in fretta quella scomoda conversazione.
-Non trattieni il fiato perché hai paura di me?- chiese incerto sul da farsi Derek, chiudendo in pugni stretti le mani e strofinandole sui jeans scoloriti.
-Lo faccio perché ho paura per te!Dio santo vado in iperventilazione quando non riesco a starti vicino!O quando mi aspetto che mi baci ma non lo fai perché sei troppo...te, per farlo!- come poteva essersi ridotto a quello stato, solo per un ragazzo che non aveva le idee chiare ed era spaventato alla sola ipotesi di avvicinarglisi troppo.
-Vuoi che tu baci?- domandò ruotando gli occhi al cielo. Eccola, di nuovo la nota stonata di lui che chiedeva qualcosa che non andava fatto per forza ma per semplice meccanicità.
-Vorrei che non dovessi chiedermelo.- e quello corrispondeva più o meno ad un “no”.
-Non sei tu ad aver sbagliato e non c'è nulla di sbagliato in te solo...ho mandato tutto a puttane, ecco. E ora noi ne stiamo ripagando il prezzo, se c'è ancora un noi.- non rispose.
-Se c'è la possibilità, se puoi darmi un'altra chance farò in modo di non perderti più. Ma devo guadagnarmi la tua fiducia, di nuovo.-
-Purché tu non te e vada di nuovo, mi sta bene.- sussurrò Stiles, in procinto di esplodere. Già sentiva gli occhi inumidirsi, li strinse così forte da vedere una miriade di puntini luminosi ballonzolare davanti al cruscotto, appena li ebbe aperti.

-Non me ne vado.- si impegnò Hale, con una voce lontana e tenue. Tornando a guardare al suo fianco vide che era scomparso, la portiera aperta su una distesa di cemento nerastro. Sembrava incongruente il modo in cui fosse sparito un'altra volta, insieme a quella promessa persa nel vento che no, non l'avrebbe lasciato più. Eppure Stiles tornava a casa da solo, nuovamente unico protagonista della sua vita.
A trattenere la sua mente dall'andare in pezzi portò una mano alla tasca che si trovava all'altezza del cuore. Un pezzo di carta con scarabocchiato un numero e un nome che non corrispondevano alla persona che avrebbe desiderato e il cellulare, che ancora conservava il recapito della persona che voleva di più al mondo.

 

Ecco qui, se siete preoccupati di aver visto poco Sterek non mangiatevi le mani!Questo è solo il primo capitolo della nuova "saga" la mia mente già elabora tanto pepe tra i due!Spero che vi sia piaciuto l'incipit e mi aspetto tante belle recensioni come quelle che ho ricevuto finora! Bacioni e a presto! DanP

Note a margine:
Questo è Derek 2, il belloccio del club, di recente potete rimirarlo a recitare un ruolo in “Baby Daddy”: Derek Theler

Questa invece è la canzone che mi ha ispirato per il nuovo Arc della saga:
Anberlin - To the Wolves

   
 
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