12/07/2012
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-San, Santana! – una voce delicata mi urlava nell’orecchio. Strizzai gli occhi. Ho sonno, perché Quinn non mi lascia dormire?
Aprii piano gli occhi e la luce del sole appena sorto mi accecò gli occhi. Quando mi tirai leggermente su e misi a fuoco quello che mi circondava incontrai gli occhi di Quinn e Puck che la guardavano terrorizzati.
-Che volete? – domandai scocciata con la voce impastata.
-Ti senti bene? – la interruppe Puck, posandole una mano sulla fronte.
-San, sei svenuta. Non ti ricordi? – mormorò Quinn sedendomisi vicino. Solo in quel momento mi guardai intorno e vidi gli alberi e il lago illuminati appena dalla luce dell’alba.
-Ma cosa…? -
-Noah ti ha visto mentre andava al lavoro e mi ha chiamato… mi avevi detto che eri a casa! –
-Io mi ricordo di essere andata a fare due passi, avevo bisogno di aria… - incominciai confusa scuotendo i capelli e cercandomi di alzarsi, prontamente aiutata da Puckerman.
-La devi smettere di distruggerti così Santana, non ti riconosco più… eri una combattente.- sussurrò Noah al mio orecchio, mentre aiutava ad alzarmi, posandomi le mani sui fianchi, punti nei quali pochi tocchi del ragazzo riuscivano sempre a suscitarmi i brividi nonostante io fossi una lesbica dichiarata già da anni.
-E lasciami. – sputai tra i denti. Odiavo chi mi compativa, anche se quella persona era Puck.
-Tranquilla Quinn, ci penso io. La porto a casa, tanto dopo devo andare a finire la piscina della signora Tomphson. – disse il ragazzo, facendomi appoggiare a lui. In effetti era caldo, accogliente ed era sicuro. Scossi la testa per riprendermi e cercai di rimettersi più dritta ma con un mal di testa del genere era un po’ difficile.
-Va bene, fammi uno squillo. – Quinn diede un bacio sulla guancia ad entrambi e si avviò verso casa sua.
-Ok, piccola Satana, andiamo a casa. – disse con un sorriso, avvolgendo un braccio intorno alla mia vita e stringendomi di più a lui. Sentivo il suo odore entrarmi nei polmoni. Sorrisi.
- Che sorridi? – domandò guardandomi.
-Penso di essere ancora ubriaca. -
-Un motivo in più per portarti al letto. -
Mi bloccai. –Che hai detto scusa? -
Senza aspettare la risposta mi avviai più velocemente verso l’altro lato della strada, dritta verso il mio portone, inciampando su qualche tombino rialzato.
-Santana! – urlò Noah dopo pochi secondi di confusione, correndomi dietro. –Cosa ho detto? –
-Nessuno mi porta al letto. Nessuno. – dissi con rabbia, cercando le chiavi in tasca.
-Non volevo dire quello, dai. Sei ancora ubriaca, vieni qui. - mi afferrò il braccio stringendomi.
-Lasciami! – non piangere Santana, non piangere! Che stupida che sono. Mi appoggiai al suo petto respirando nel tentativo di calmarmi.
-Ti ha distrutto proprio eh? –
Restai in silenzio.
-Santana, devi aprirti. Ci devi provare. -
Inspirai con il naso, e mi raddrizzai cercando di ignorare i capogiri.
-L’avete più sentita? – mormorai.
-E’ sparita. Niente notizie. Tu pero devi andare avanti, stasera rimani a casa. Questa storia dell’alcool non mi piace per niente.-
-Mi sto solo divertendo. – dissi stizzita aprendo la porta. Ora anche la paternale da Noah Puckerman.
-Ti porto al parco giochi se vuoi. -
-Ciao Noah. – sibilai fredda e chiusi la porta sbattendola quasi in faccia al ragazzo.
Lei era Santana Lopez. Veniva da Lima Heights Adjacent, il terrore del McKinley High School, stronza era il suo secondo nome. Nessuno mi parlava in quel modo.
Nemmeno se aveva ragione.
Grazie, grazie mille per le tante recensioni che mi avete mandato ! Spero che il secondo capitolo vi piaccia ugualmente.
Vi ricordo sempre la mia pagina su facebook.. -DiannaWriter. (EFP)
Baci, Dianna.