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Autore: Twinkle Dead Star    12/07/2012    5 recensioni
Frank diventò rosso, dalla testa ai piedi, in tutto il suo metro e pochi centimetri dall’altezza.
Lo riprese per mano, e come due amichetti delle elementari uscirono in giardino correndo.
Gerard non guardava nemmeno dove andava, teneva lo sguardo fisso su Frank sorridendogli, come i cretini nelle pubblicità allegre del Mulino Bianco, dove corrono per i prati.
Infatti, ad un certo punto, sbattè contro qualcosa.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Here we are at the end. 
Questo capitolo è quello che mi piace di meno, sarà perchè è l'ultimo!! T_T mi ero tremendamente affezionata a questa storia.
Beh, stavolta ci si vede lì sotto per chiarimenti. 

Gerard, uscito dallo Starbucks prese un taxi di corsa per arrivare in tempo all’aeroporto: non voleva certo perdersi il volo, sarebbe stato costretto a prendere quello dopo, e sarebbe morto.
Non c’era da scherzare, certo, così come non c’era da perder tempo, così come Gerard voleva fare qualcosa, qualsiasi cosa per evitare quel disastro.
Castiel gli aveva risposto negativamente.
Ma lui era quasi sicuro che qualcosa si poteva fare.
Qualcosa si può sempre fare, nulla è impossibile, tranne leccarsi il gomito.
Con quegli strani pensieri che gli occupavano il cervello, e la voglia di salvare il mondo che si faceva largo in lui, scese dall’auto e corse con il suo zaino in spalla e il biglietto in mano, fino all’entrata dell’aeroporto.
Era proprio come se li ricordava, come l’aveva visto l’ultima volta. Per forza, cosa doveva cambiare? Era ancora il duemilauno. Duemilauno, Duemilauno…chissà quanta gente prenderà il prossimo volo per New York.
S’affrettò ad andare al reparto informazioni. Doveva fare qualcosa per forza, non si sarebbe arreso così! Lo diceva sempre lui, nelle sue canzoni, incoraggiava i fan con le sue canzoni, a non mollare…avrebbe fatto lo stesso.
Anche se per un causa che era persino più grande di lui.
In quel momento non gli interessava più se aveva perso la moglie, la figlia, probabilmente la band, il migliore amico, il fratello, un lavoro…se non poteva cambiare il mondo del tutto, doveva almeno provare a salvare quella povera gente che doveva prendere il prossimo aereo, direzione: morte.
Si appoggiò al bancone, e una signora con la faccia esausta e seccata gli rispose:
«Ha bisogno?»
«Veramente sì: tutti noi abbiamo bisogno del suo aiuto.» Gerard cercò di persuaderla con lo sguardo e con le parole, ma invano, perché l’addetta al reparto informazioni lo scambiò per un drogato e prese in mano il telefono, per chiamare la sicurezza.
Gerard strabuzzò gli occhi e urlò: «No! Mi ascolti bene. Il prossimo volo per N.Y…deve cancellarlo! Ascolti me! E’ per il bene di tutti, succederà un guaio, moriranno delle persone! Mi sta sentendo? Moriranno!» Gerard ritentò, ma la ragazza non lo calcolò nemmeno, anzi, chiamò la Sicurezza: due uomini di colore alti il doppio di Gerard che lo presero a braccetto e lo trascinarono lontano da lì. Lui gli spiegò accuratamente l’incomprensione della ragazza al box informazioni e lo lasciarono andare, lì, senza però aiutarlo.
Sbuffò rumorosamente e buttò la spugna.
Nessuno lo avrebbe assecondato. Del resto, come poteva far capire a quella gente che lui veniva da futuro e che sapeva dell’attacco alle torri? Se non voleva finire in prigione, era meglio starsene lì, con le mani in mano, cosa che lo faceva arrabbiare come non mai.
Rassegnato, con il solito zainetto sulle spalle e le mani e il biglietto in tasca, si diresse al check-in, e una volta effettuato salì a bordo dell’aereo, che doveva partire entro pochi minuti.
Aveva pensato anche di saltare il viaggio New Jersey-New York.
A cosa gli serviva, se doveva rimanere lì, inetto, a vedere morire migliaia di persone?
Ma ci pensò meglio, capì che doveva andare così, nessuno si sarebbe spiegato poi le canzoni del primo album.
‘Maledizione a me e a quando pensai che la mia vita faceva schifo! Era perfetta!’
Si addormentò nel sedile dell’aereo, ancora prima che decollasse.

 

***

Aprì gli occhi proprio quando l’hostess annunciò che sarebbero atterrati in quel momento, e pregò tutti di allacciare le proprie cinture di sicurezza.
Gerard pensò a ciò che stava per accadere, e gli scesero delle lacrime di rabbia.
Quello era puro egoismo, andare a New York solo per rimanere profondamente sconvolto e creare una band? Anche se era già successo?
Eppure, così andava la storia.
Nemmeno l’angelo aveva potuto aiutarlo, doveva rassegnarsi del tutto.
Mentre l’aereo atterrava, cercò di rilassarsi meglio, e di calmarsi.
Quando finalmente arrivò, scese dall’aereo e mise piede sulla terra new yorkese capì che fu un grosso sbaglio. Aveva già vissuto quella scena, perché, perché rivederla?
A cosa gli serviva?
Voleva urlare, ma riuscì solo a pensare: ‘Castiel, ovunque tu sia, ti prego: ascoltami. Risparmiami questa tortura. C’ho pensato, sarebbe inutile rivivere questo incubo! Prometto, troverò un modo per fondare una band, ma portami via da qui!’
Per Castiel, vedere quel Gerard piagnucolante fu un colpo duro.
Non voleva certo farlo soffrire, aiutarlo era il suo scopo.
Comparse dal nulla, con un sorriso spento in viso, dietro Gerard. Quest’ultimo se ne accorse e allarmato lo salutò.
«Cass!»
«Gee…»
«Mi hai ascoltato, per una seconda volta, oh…almeno tu! Non sai quanto piacere mi faccia rivederti, proprio ora, grazie! Grazie!» fu tentato da buttargli le braccia al collo, ma si limitò ad una calorosa stretta di mano, non voleva che magari gli spuntavano le ali da un momento all’altro, e lui si sarebbe ritrovato ad abbracciare un pennuto.
«Quando più ti fa comodo, eh! Scherzi a parte, anche io ho capito che non ti avrebbe fatto bene. Queste cose basta vederle una volta nella vita.»
«Ma…quindi, sei sicuro di non poter far proprio nulla? Sai, questa gente! Questa povera gente!» Gerard diede un calcio all’aria.
«Te l’ho già detto, mi dispiace. Il massimo che posso fare è chiederti una cosa, che è davvero importante, quindi ascoltami bene. Io ti porterò nel futuro, ti farò saltare questa bruttissima parte ma…»
«Niente ma! Ci sto!»
«Ricominciamo con le interruzioni?» Cass sorrise lievemente «dicevo, ma…potrebbero esserci dei cambiamenti che io non conosco, nella tua vita. E non me ne assumo le responsabilità: dovrai accettarla per come sarà, non avrai più altre possibilità.»
Gerard esitò un secondo. Sospirò.
«Non sarò più sposato…Bandit…i My Chemical Romance…che fine faranno?»
Castiel, sentendo il nome del gruppo s’agitò un attimo «Eih eih, calma Gee! Non andrà mica tutto perso! Volevo solo avvertirti, che possibilmente, alcune cose muteranno…ma ciò non dipende da me!»
«E da chi dipende?»
«Da te. Ciò che vorrai fare, lo riscontrerai fra 10 anni. Se vuoi DAVVERO, se lo senti nel cuore, nell’anima, risposare tua moglie, rifondare la band, rifare una figlia, succederà…altrimenti, beh nulla, vedrai. Ci stai?» l’Angelo vide Gerard tremendamente scosso e cercò di rassicurarlo «è così che funziona la vita: è un gioco. Devi solo azzardare, fare delle scelte e sperare che siano quelle giuste. Nel tuo caso, Gerard, vedrai che qualsiasi cosa succederà non sarà troppo brutta ed inaccettabile.»
Gerard esitò ancora, ma alla fine, prese una decisione. Posò una mano sulla spalla di Cass e rispose: «Sì, sono pronto.»
Cass gli sorrise, guardandolo negli occhi, Gerard non capì più niente, penso di aver perso i sensi.

 

***

 

Gerard si svegliò in un comodo letto con le lenzuola di seta rossa.
Profumavano di nuovo. Un timido raggio di sole si faceva largo dalla finestra.
Sembrava una di quei film in cui ti svegli la mattina, ed è tutto perfetto.
Si stiracchiò leggermente. Si ricordava poco di quel sogno che aveva fatto.
Era talmente strano, ma cercò di farlo tornare alla memoria: aveva sognato che un angelo, lo aveva portato nel passato! Sorrise fra sé e sé. Che cosa assurda.
Era ancora molto assonnato, e ci capiva poco: aveva bisogno della sua dose mattutina di caffè.
Si girò dall’altra parte del letto, schioccò un bacio a LynZ e le sussurrò all’orecchio:
«Buongiorno amore…»
LynZ, coperta dal lenzuolo fino alle spalle, si girò sorridente e guardò Gerard.
Quella non era Lynz.
Lynz non aveva quei…
Tatuaggi e quel piercing al labbro.
Lynz non era così…
Uomo.
Lynz non era così…
Frank.
A Gerard scappò un urletto alquanto femminile: «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
Frank fece lo stesso. «AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!»
«Che ci fai tu qui?»
«Sai com’è, fino a prova contraria dovrai sopportarmi finchè morte non ci separi. Così però, iniziamo maluccio. Faccio così paura la mattina?» Frank si alzò dolcemente dal letto.
Portava solo boxer.
Andò di fronte allo specchiò e sbadigliò.
«Sì, okay, faccio paura. Buongiorno anche a te amore, vado a prepararti il caffè per scusarmi di averti spaventato. Ricordati che dopo ci sono le prove.»
Gerard non sapeva cosa dire. Quindi, era sposato con Frank? 
Quella era la sua vita?
Quelle erano le scelte che quasi inconsapevolmente aveva fatto?
Sorrise era quello che effettivamente voleva. Gli mancava Lynz, ma questa era la sua vita ormai.
Andò da Frank e lo baciò appassionatamente. «Amore, scusa per prima. Sai com’è, la mattina, senza caffè…dicevi, le prove?»
«Ti scuso, bellezza. Anche se probabilmente ho i timpani fracassati. Ma oggi sei proprio rimbambito, eh?» e dopo avergli rubato un altro bacio, gli spiegò la storia dei My Chemical Romance, che corrispondeva esattamente a quella che Gerard già conosceva: meglio così, non avrebbe avuto complicazioni.
Era proprio soddisfatto, se non fosse per un ultima cosa…
«Ma…Bandit?» Gerard buttò lì la domanda. Se fosse proprio andata male, ovvero che Bandit non esistesse, al massimo Frank avrebbe pensato che Gerard aveva appena fatto uso di sostanze illegali e che non capiva più nulla.
«Bandit! Quell’amore di bimba! Ecco, dovevo proprio dirtelo: l’altro giorno ho telefonato all’orfanotrofio, e mi hanno detto che ce la faranno adottare! Contento Gee! Sì, quella bellissima bambina bionda che prova amore platonico per te, manco fossi il suo vero padre, vivrà con noi!»
Frank tutto esaltato e salterellante e anche un po’ commosso, abbracciò Gerard, che era rimasto con la bocca aperta e non sapeva più che dire.


Holaaaaa, eccomi qui!
Dunque, che dire, o meglio ridire: questo capitolo mi fa schifo, l'ho scritto in un ora e senza idee, tra l'altro ç__ç
Ho messo un lieto fine perchè non potevo far altrimenti, mi dispiace :c Cioè, io adoro Lyn-z Way, la trovo una donna fantastica e una musicista bravissima. Lei e Gerard sono l'amore, ma volevo provare a scirvere qualcosa sul Frerard.. :) ma credo non lo farò mai più. lol
Come al solito, chiedo scusa per lo sconvolgimento della loro storia, e inoltre, capitemi se non è scritto benissimo ma non è semplice parlare del loro passato, non avendolo vissuto ^*^
Ho evitato di descrivere la caduta delle torri perchè quando è successa io avevo 3 anni e...non capivo un cazzo dalla vita lol
Inoltre, avrei potuto soffermarmi di più sulle descrizioni, ma il tempo è quello che è-
Alla prossima! :3
 

   
 
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