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Autore: paperchimes    13/07/2012    1 recensioni
Tom Hiddleston e Chris Hemsworth, i due tributi offertisi volontari che renderanno gli Hunger Games di quest'anno uno degli eventi più coinvolgenti e strazianti della storia di Panem. (Link della storia originale: http://archiveofourown.org/works/406592/chapters/671704)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Mi sveglio il giorno seguente, nervoso, indolenzito e fradicio fino al collo di glaciale consapevolezza. Le mie labbra sono secche e screpolate e la mia gola è ruvida come rigida carta vetrata. Mi sento come se non bevessi da giorni, tutta l’idratazione, l’energia e l’entusiasmo strappati dal mio corpo. Le mie membra cedono come quelle di una bambola di pezza quando provo a mettermi seduto, mentre un dolore crepitante pulsa senza sosta attraverso le mie vene. Come viti abbarbicate a una recinzione, il dolore si piega e si contorce attorno alle mie braccia e gambe, conficcandosi con spesse radici in profondità nella mia carne, che brucia come brace ardente al vento ogni volta che muovo un muscolo. Luke mi aveva parlato di questo una volta, ricordo vagamente, significa che mi sono sforzato troppo.

Ma il dolore non è nulla a confronto dell’insopportabile morsa che tormenta il mio petto; l’affilata e tagliente punta di lancia conficcata a fondo nel mio cuore, proveniente dalla crudele comprensione di un fatto innegabile:

Non ci rimane molto tempo.

Lascio andare un lungo sospiro forzato, sentendo tutta l’aria abbandonare i miei polmoni tremanti.

Non ci rimane molto tempo.

Le punte delle mie dita si contraggono sulle lenzuola mentre conto i giorni, con uno spesso batuffolo di apprensione incastrato in gola. Domani ci saranno le sessioni private di allenamento con gli Strateghi, il giorno dopo sarà dedicato al fare le prove per le interviste e dopo un altro paio di giorni ci saranno i Giochi.

I Giochi.

Stringo la mano a pugno attorno ad uno dei cuscini imbottiti sul mio letto, nel disperato bisogno di qualcosa che mi tenga a terra e mi trascini fuori dalla nebbia dei pensieri morbosi. Ma il modo in cui il mio palmo affonda senza sforzo nel piumino leggero fa scendere rivoli di ghiaccio lungo la mia schiena. Nauseato, colpisco frustrato il cuscino flaccido mandandolo oltre il bordo del letto, premendo un lato della mia faccia sul materasso spesso. Per un momento, rimango completamente immobile, la mia testa e le mie giunture si irrigidiscono per l’assoluta mancanza di familiarità che la Capitale fornisce.

Ma mentre i pensieri cupi cominciano a invadere la mia mente ancora una volta, salto fuori dal letto per bagnarmi la testa con acqua calda bollente.



La pungente amarezza non si indebolisce per nulla, nemmeno ore dopo quando mi viene servita una abbondante colazione a base di uova e salsicce speziate. Faccio una smorfia.

I primi dieci minuti del nostro pasto sono riempiti dal silenzio, come al solito. Con la coda dell’occhio, posso vedere lo sguardo interrogativo di Brill rimproverarmi per il mio aspetto atroce. Ignorandola, spingo giù per la gola un sorso di latte. Ho una faccia orribile, lo so; ho visto le borse livide sotto i miei occhi e il disordine ribelle dei miei capelli ma in tutta onestà, non me ne potrebbe importare di meno. Quando Linwood decide di spostare la sua attenzione da me e verso una ciotola di porridge ai mirtilli rossi, sono colmo di sollievo. Almeno il mio mentore sa quando mantenere la distanza. Brill, invece, non è altrettanto allenata all’arte della sottigliezza.

“Dunque, ultimo giorno di allenamento di gruppo, eccitante vero?” Cerca di attaccare discorso con chiacchiere spicciole, la sua voce percorsa da qualcosa che non voglio pensare essere euforia. Il mio sguardo diventa ancora più corrucciato quando comincia a mormorare animatamente il motivo della Capitale nella sua tazza di succo d’arancia.

Devo dissentire; una giornata di pausa dal tagliare legna è eccitante, avere una cucchiaiata di miele nel proprio te di aghi di pino è eccitante, insegnare a Liam come costruirsi la sua ascia è eccitante.

Questo non è eccitante. Anzi, sono molto vicino al dare di stomaco.

“Nyssa!” Annoiata dalla mia mancanza di entusiasmo, adesso indirizza la sua inappropriata allegria verso la tenda di capelli alla mia destra. “Non ho avuto modo di chiedertelo ieri, come è stato il tuo allenamento?” Aggrotta le sopracciglia compassionevolmente; è dolorosamente ovvio che si stia preparando una serie di parole rassicuranti e incoraggianti, aspettandosi un fallimento ancora prima che Nyssa abbia detto qualcosa.

Mi torna in mente la giornata di ieri: la A nel test sulle piante commestibili, lo stile svelto e fluido con cui si è destreggiata nel percorso a ostacoli, l’iniziale goffaggine con il coltello ripiegabile e le lacrime formatesi nei suoi occhi quando la sua trappola era scattata all’indietro e le aveva colpito il collo. Dal modo in cui le dita di Nyssa sfregano la striscia rosea sulla sua nuca, presumo che gli stessi pensieri stiano scorrendo nella sua testa. “È andato bene,” mormora, richiudendosi nel suo guscio, come se non ci fosse stato alcun passo avanti ieri. Il barlume di pietà negli occhi di Brill mi innervosisce; sta fissando Nyssa come una creatura ferita, storpia e destinata a nient’altro che la morte. In realtà – lascio che il pensiero morboso scivoli nella mia mente – non sarei sorpreso se Brill sperasse in una morte rapida per Nyssa.

“È andata molto bene,” non posso che intervenire. “È andata veramente, veramente bene. Meglio di quanto mi aspettassi!” Non appena dico queste parole, la testa di Nyssa – e di tutti gli altri – scatta verso di me, e il silenzio che segue è ricco di schiacciante tensione. “È-è vero!” Insisto, sentendomi sempre più demente ogni secondo che passa. I miei occhi cadono su Nyssa, silenziosamente incitandola solo con lo sguardo, ‘diglielo! Sai che è la verità!’.

Quando rivolge la testa al pavimento di nuovo, mi mordo la guancia. Forte.

“Wow. Spero che tu non abbia sbattuto troppo la testa, fireball,” lo scherno di Linwood fa prendere fuoco all’amarezza dentro di me.

“Linwo–” esordisco, alzandomi a metà dalla sedia e più che pronto a recitare la lista delle sue conquiste quando sento il tocco lieve, implorante di una mano sul mio braccio. Il fuoco si estingue all’istante, come se gli fosse stata rubata la vita e mi trovo a ricadere sulla sedia, le braci morenti della mia rabbia che mi scottano la gola.

Giustificando non verbalmente il mio comportamento come stress, il tavolo presto ripiomba nella familiare tesa mancanza di parole, intermezzata dall’occasionale clangore del metallo contro la ceramica e il gorgoglio del succo versato. Rimango col respiro pesante e completamente perplesso, una fila di denti brutalmente serrata sul mio labbro inferiore. Il palmo di Nyssa rimane dov’era, un peso delicato e rassicurante che drena lentamente il piombo fuso dal mio petto.

Non posso trattenermi dal guardarla, desideroso di una spiegazione.

Ma la vista delle sue labbra tremolanti zittisce tutte le mie domande in un singolo, straziante momento.



“Ehi, Distretto 7!”

Mi intercetta proprio mentre sto per recarmi alla mensa per pranzo, rilasciando anche un paio di picchiettii decisi sulla mia spalla per sicurezza. È la ragazza del Distretto 2, mi rendo conto quando volto il capo, mentre mi offre un sorrisino amichevole. Incrocia le braccia e piega la testa di lato, facendomi cenno di seguirla. Lancio un’occhiata a Nyssa, che la ricambia semplicemente con un mezzo sorriso prima di scomparire nella mensa. Lo sguardo di consapevolezza nei suoi occhi verde foresta è come un pugno nello stomaco.

“Possiamo parlare… per un secondo?” Domanda la Favorita, più per obbligo che per effettiva educazione. In ogni caso, aspetta un mio cenno affermativo del capo prima di condurmi verso un angolo vicino, i suoi occhi grigi come la pietra brillano come se fosse al corrente di qualche segreto ben custodito.

“Che c’è?” Mormoro sovrappensiero, ancora disturbato dallo sguardo di Nyssa.

“Beh, io e i ragazzi ci stavamo chiedendo, visto che sembri abbastanza capace e tutto il resto,” esordisce casualmente. “Se ti andasse di formare un’alleanza con noi nei Giochi.”

Accenna con noncuranza al branco di Favoriti; hanno formato un gruppo chiuso attorno alla stazione delle armi come sempre. Prendo nota dei presenti: la ragazza e il ragazzo dal Distretto 1, la coppia dal 4 e un ragazzo che presumo abbiano reclutato abbastanza di recente, fermo e impacciato in mezzo a loro, con un 9 sulla sua maglietta. Come molti altri, non mi è familiare.

Sbatto le palpebre rendendomi conto di una cosa. “Tom non è con voi?” La frase mi sfugge prima che riesca a fermarla, nascendo principalmente per la sorpresa. Lo scintillio nei suoi occhi sembra attenuarsi mentre fa una smorfia a seguito delle mie parole. Mi pento immediatamente di aver parlato.

Perché? Vuoi anche lui?” Sputa la domanda più schiettamente di quanto mi sarebbe piaciuto. Lo svezzamento come Pacificatore è evidente nel modo in cui l’ha sbraitata, determinato e privo di tatto.

“Non ho detto questo,” le assicuro con una scrollata di spalle, facendo del mio meglio per nascondere il mio crescente disagio. “Me lo stavo solo domandando, tutto qui, visto che è dal tuo distretto e di solito…” la mia voce sfuma mentre lo sguardo freddo si insinua più a fondo nei miei occhi. È scettico e crudele, qualcosa che non dovrebbe mai essere presente negli occhi di una quindicenne.

Le sue labbra sono una linea sottile. Sospira. “Va bene, se includiamo Tom, ti unirai a noi?”

“Non intendevo… non è quello che… non…” tutte le mie risposte escono formate a metà e incerte, facendomi sentire sempre più un idiota ad ogni parola che pronuncio. Non è così per niente! Lo odio! È tutto quello che vorrei dire ma non riesco a formulare una frase senza fare l’errore di offenderla ancora di più.

“Non lo so…” ammetto con riluttanza.

“Ehi, ho capito,” taglia corto, il breve momento da Pacificatore dissipato in un’insolita indifferenza. “Dal modo in cui ti prendi cura di quella ragazza, ho immaginato che non saresti stato molto propenso a lasciarla completamente sola.” Non mi piace la sua scelta di parole, ma poteva andare peggio. Avrebbe potuto minacciare di uccidermi immediatamente dopo il conto alla rovescia dei Giochi. “Ascolta, ti darò un po’ di tempo,” faccio un sorriso forzato quando mi dà una pacca sulla clavicola. “Tom è dentro, perciò non preoccuparti troppo per lui.”

Sto per commentare che non sono in alcun modo preoccupato per lo spilungone dai capelli ricci e sono più che impaziente di vederlo ucciso nel bagno di sangue iniziale quando improvvisamente spinge in avanti la sua mano destra.

“Sono Marka, comunque,” si presenta in ritardo. “Marka Etch. Distretto 2.”

“Chris,” borbotto, accettando con esitazione la stretta di mano.

“Bhe, Chris,” Marka sogghigna, stringendomi fermamente la mano. “Spero che rifletterai attentamente sulla mia offerta.” I suoi occhi scintillano come marmo crudele sotto il sole del pomeriggio e l’indiscreta minaccia nella sua voce è inquietante.

“Sì… lo farò,” annuisco. Mi offre un ultimo sorriso falso prima di allontanarsi, lasciandomi combattuto, confuso e riluttantemente consapevole di quanto estremamente diversa sia da Tom.



Nyssa non accenna alla conversazione che ho avuto con Marka, il che mi fa preoccupare ancora di più che se mi avesse chiesto di spiegare tutto – come aveva fatto ieri. Invece, parla di cose banali come la salsa cremosa sulle sue patate, il sapore intenso del miele della Capitale e come fosse quasi inciampata nei suoi stessi piedi alla fine del percorso a ostacoli con le funi. In un qualche momento tra il suo piatto principale e il dessert di biscotti allo zenzero che ha messo da una parte, sto per dirle che è tutto ok e possiamo parlare dell’offerta che mi ha fatto Marka. Ma sembra che mi abbia letto nella mente perché all’improvviso si alza ed esce dalla sala con un frettoloso “Oh ho dimenticato qualcosa nel Centro di Allenamento”.

Non è tornata per i suoi biscotti.

Quando la maggior parte dei tributi ha finito i suoi pasti e la mensa ha cominciato a svuotarsi mi rendo conto che non aveva alcuna intenzione di tornare. Abbattuto, infilo i biscotti in un sacchetto di carta e mi unisco al piccolo mare di persone che rifluisce nel Centro di Allenamento.

La individuo al poligono di tiro con l’arco, la faccia colorita di rosa e un arco solitario stretto con forza nella sua mano. Prima che mi possa avvicinare, figurarsi parlarle, ha già riposto l’arma nella rastrelliera e si affretta velocemente di nuovo verso il percorso a ostacoli. Di primo acchitto, penso che avesse appena preso l’arco… ma poi vedo la singola freccia nel braccio del manichino bersaglio, e le altre venti circa sparse in disordine sul pavimento.





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Capitolo originale: Tumblr - AO3
  
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