Capitolo
4. Apples and spout
Kurt chiuse la porta della camera degli ospiti e prese un
respiro profondo, tentando di non pensare al ragazzo dall'altra parte.
Si maledisse mentalmente - per la centesima volta
nell'arco di un paio di ore - per la brillante idea di invitare a casa propria
una tentazione in forma umana. Tutto,
di Sebastian, sembrava chiamarlo. E non era il momento di provare quelle cose.
Salì le scale ed entrò nella propria stanza, cominciando
a dedicarsi con attenzione e cura maniacale al rituale serale di pulizia della
pelle, sperando di pulire un po'
anche i propri pensieri.
Sentiva un disperato bisogno di sgombrare la mente - fiondarsi sul corpo meraviglioso del ragazzo al piano di sotto, ma
quello era fuori questione - e dimenticare la sensazione dei capelli di
Sebastian contro la sua pelle, i pantaloncini del pigiama che cadevano
morbidamente sui fianchi snelli, le sue mani che sulla propria pelle sembravano
fuoco.
Doveva fare i conti con tutto quello, e in fretta, perché
Sebastian sarebbe rimasto in giro per parecchi giorni e non gli sarebbe servito
a nulla provare il desiderio costante di baciare le sue labbra. O fissarlo
mentre se le mordeva - ed era così sexy. Vederlo
in quel modo, poi, così indifeso ed esposto, aveva ribaltato tutte le sue
convinzioni. La certezza che fosse uno stronzo, egoista e privo di cuore era
stata l'unica cosa ad aiutarlo a mantenere il senno dalla nefasta
sera a casa di Rachel.
E non si sentiva ancora pronto ad accettare il proprio
errore di giudizio su di lui. Aveva ancora bisogno di tutti i neuroni,
preferibilmente al loro posto.
Chiuse la porta del bagno e si apprestò ad indossare il
pigiama e stendersi sul letto - rigorosamente sotto le lenzuola perché odiava
la sensazione del proprio corpo esposto - senza avere le idee più chiare ma,
almeno, con una rinnovata decisione.
La storia con Blaine era appena finita e quello ero il momento di
prepararsi al futuro che lo attendeva, non di aggrapparsi a qualcun altro,
l'unico - bellissimo, sexy - ragazzo
che stava mostrando interesse nei suoi confronti.
Tentò, infruttuosamente, di prendere sonno, ritrovandosi
piuttosto a rigirarsi senza pace, guardando ad intermittenza l'orologio appeso
sopra la porta.
Le lancette scorrevano, inclementi, mentre la sua mentre
troppo affollata lo teneva ben sveglio, presente e fin troppo lucido.
Contò le pecore e finì con l'immaginarsi Sebastian
vestito da cowboy.
Contò i pesci rossi - che davvero, non potevano
costituire nessuna minaccia - e si ritrovò a raffigurarsi l'immagine di
Sebastian in costume, il torace ben definito, le goccioline d'acqua che
scendevano sensualmente lungo il suo corpo.
Quando la sua mente viaggiò deliberatamente fino a
proporgli l'immagine, non richiesta, di varie specie uccelli si mise a sedere di scatto sul letto, deciso a non
permettere più ai propri pensieri di vagare.
Si alzò e si infilò una maglietta - sì, d'estate anche lui dormiva con poco addosso - per andare giù in
cucina e tentare in ultima istanza con una tisana rilassante.
Aveva appena messo il primo piede sul parquet del
soggiorno, deciso a procedere speditamente verso la sua meta senza soffermarsi
inutilmente di fronte alla camera di Sebastian. Ma, e ne era profondamente
convinto ormai, una congiura di ordine superiore sembrava volergli impedire di
stare lontano dal ragazzo; la luce della sua camera era accesa e filtrava
attraverso il vetro opacizzato della porta.
Si fermò a guardare, imbambolato, indeciso sul da farsi.
Poi i suoi piedi si animarono e decisero di condurlo autonomamente verso la
stanza. Il suo braccio, dotato di vita propria, si alzò e lui vide le proprie
nocche battere contro il legno, senza
poter far nulla per impedirlo.
«Mh?» rispose un'altra voce
dall'altra parte, a malapena udibile.
A quel punto persistere nel proprio intento di stare
lontano da Sebastian, con la mente e col corpo, non sembrava più possibile,
quindi si decise a far scorrere la porta ed entrare.
Vide il ragazzo seduto sul letto, con la schiena poggiata
contro il muro e la gamba sana piegata
ad offrire l'appoggio per un libro.
Sebastian aveva indosso un paio di occhiali da vista -
probabilmente da lettura.
E oddioeracosìsexy.
«Disturbo?» chiese Kurt, sorridendogli.
L'altro sembrò illuminarsi, ma probabilmente era solo a
causa di strani effetti della luce.
«No, non riuscivo a dormire.»
«Posso fare qualcosa per te? Stavo per fare una tisana
perché non riesco a dormire neanche io.»
«Puoi amputarmi la gamba? Non credo. Però la tisana la
accetto volentieri.»
Sebastian si sollevò un po', alla ricerca del modo meno
doloroso per alzarsi, e Kurt poté leggere sul suo viso il fastidio nell'essere
così limitato nei movimenti in quel momento.
«Nono, non preoccuparti. Porto le tazze su un vassoio e
la beviamo qua insieme» lo bloccò, evitando di rischiare che potesse fare
qualcosa di estremamente stupido solo a causa dell'orgoglio.
«Forse è meglio. Il mio corpo sembra aver sviluppato
un'insana dipendenza dal letto e di colpo non gli importa più che non stia per
succedere nulla di eccitante o piacevole.»
«Per due minuti ti avevo quasi considerato una persona
normale. Grazie di ricordarmi costantemente che sei un ninfomane.»
«Perché, principessa, tu rifiuteresti per caso un po' di
sano e naturale divertimento? Io non credo. Te l'ho già detto, con me non serve
nasconderti, posso leggertelo in viso che sei pazzo di me e quanto ti
costa trattenerti. Forse è per questo che hai sempre stampata quell'espressione
sconcertata. E' la frustrazione.»
Sebastian gli fece l'occhiolino e Kurt scosse la testa,
incredulo.
«Pensala come vuoi. Stai attento però, potresti scoppiare
da un momento all'altro: non credo che ci sia abbastanza posto per il tuo ego dentro
il tuo corpo.»
«Fa parte del mio fascino.»
All'ennesimo sorriso sexy di Sebastian - e presto lui non
sarebbe più riuscito a mostrarsi indifferente - Kurt decise che era decisamente
il momento di pensare alla tisana.
'Tisana...
insonnia... Sì, è per questo che mi sono alzato, non per ritrovarmi di nuovo
davanti la faccia da ses-... nono, da schiaffi
di Sebastian e il suo sorriso eccit-...snob'.
Kurt guardò Sebastian, assicurandosi di non aver ripetuto
i propri pensieri ad alta voce; il ragazzo lo guardava ancora come se avesse
voluto mangiarlo; si era risparmiato una situazione imbarazzante ed era il
momento di andare in cucina, prima di fare qualcosa di stupido e di cui si
sarebbe pentito amaramente.
Tornò poco dopo con un vassoio tra le mani, le tazze, un
piattino con i suoi biscotti ipercalorici preferiti e la zuccheriera poggiate
sopra, elegantemente. Non importava che fosse piena notte e loro fossero
soltanto due ragazzi che non riuscivano a prendere sonno, non avrebbe
dimenticato le buone maniere.
Sebastian sorrise intenerito, per poi cambiare
repentinamente la propria espressione in una di derisione; Kurt stava
cominciando a perdersi in quel caleidoscopio di emozioni, che gli faceva
soltanto venir voglia di imparare a leggere
ogni singolo sguardo di Sebastian.
«Sei uno stereotipo vivente, dovevo immaginarlo che fossi
anche una perfetta donnina di casa.» Sebastian rise apertamente.
«Questa si chiama educazione. Io, invece, pensavo che la
tua omosessualità ti avesse allontanato dallo stereotipo del macho
disinteressato ed ossessionato dal sesso. A quanto pare, con i casi disperati
come te, neanche un po' di polvere di fata riesce ad avere alcun effetto.»
«Polvere di fata? - Kurt seguì il sopracciglio di
Sebastian che si stava alzando e trovò quell'espressione cosìsexy - Sei serio fatina?»
«Io credo nelle fate! Non è colpa mia se non riesci ad
apprezzare un pizzico di magia.»
«Per me l'unica magia realizzabile è quella sotto le
lenzuola, o contro un muro, o su un tavolo della cucina, dipende.»
«Dio Sebastian, sei disgustoso. Ti prego, evita almeno
per un paio di minuti questi riferimenti, sono diventati davvero ripetitivi.»
Sebastian lo guardò negli occhi, improvvisamente più
serio.
«Ok, forse hai ragione. E' soltanto che tu sei così
distante e sulle tue... sembri un ghiacciolo! Sarei curioso di vederti un po'
più disinibito, ogni tanto. Un po' più aperto.»
Kurt sgranò gli occhi perché si sarebbe aspettato tutto,
ma non quello. Sebastian pensava a
come comportarsi con lui, non seminava battute volgari a caso, e la cosa lo
fece sentire lusingato e, sì, forse
leggero, fluttuante ad un paio di metri sopra il pavimento.
«Fino ad ora non hai fatto altro che ricordare la sera da
Rachel, di colpo l'hai rimossa? Da quello che ho capito ero piuttosto disinibito.»
Sebastian sospirò, di colpo un po' più scoperto, un po'
meno playboy e un po' più... beh,
Sebastian.
«Se dovesse succedere un'altra volta mi piacerebbe che
fosse una scelta volontaria e consapevole.»
«Insomma, stai cercando il modo per portarmi a letto da
consenziente?»
Kurt si sentì in colpa non appena ebbe finito di
pronunciare quelle parole.
E questa volta l'espressione di Sebastian era aperta e
facilmente leggibile: esprimeva frustrazione pura e, forse - ma era in fondo ai
suoi occhi e Kurt non era sicuro di aver letto bene - anche una vena di
malinconia.
Si sentì meschino.
«Vedi? E' di questo che parlo. Mi sembra che sia tu a
volerti rifugiare dietro la convinzione che il mio mondo ruota tutto intorno al
sesso.»
Kurt improvvisamente si rese conto di essere ancora fermo,
un paio di passi oltre la soglia, e che non aveva alcun senso. Si avvicinò
all'altro e invitò Sebastian a scostarsi un po' di lato, per lasciargli un po'
di posto sul letto; incrociando le gambe, e reggendo il vassoio in equilibrio
precario sulle proprie ginocchia, tornò a posare lo sguardo sull'altro.
«Adesso però sei ingiusto. Non fingerti una persona che
non sei, perché ti ho sempre visto ben disposto verso l'argomento' sesso'.
Anzi, più o meno pensi sempre e solo a quello.»
«Di cos'altro dovremmo parlare? Siamo passati dal
detestarci, e non cordialmente, al baciarci appassionatamente su una sedia a
casa della tua migliore amica. E se tu sei sempre così sulla difensiva. Come
potrei mai pensare di mostrare altro?»
«Sebastian, nei rapporti con le persone non si può
giocare in modo sicuro, o prudente. Se tu vuoi mostrare altro fallo, non ha
senso che tu stia lì ad aspettare un qualche gesto da parte mia.»
«Suppongo di non essere ferrato sui rapporti con le
persone. Sono abituato ad altro.»
Kurt avrebbe voluto dirgli 'ci sono io, posso aiutarti' ma Sebastian era lì, era un po' più aperto, era bello,
e lui sarebbe sembrato soltanto uno stupido.
«Dio... Questi discorsi sono così stancanti, mi
servirebbe davvero un pom... - lo sguardo di Kurt
sembrò dissuaderlo dal continuare la frase - Ok, ok! Sei stato chiaro. Niente
più riferimenti da maniaco sessuale almeno per stasera» gli promise, con una
smorfia di disappunto.
«Così mi piaci! Il primo passo per risolvere un problema
è accettarlo!»
«Non è mai stato un problema, lo è soltanto quando i
ragazzi che ho attorno sono come te.»
Kurt non ebbe neanche bisogno di porgli una domanda,
probabilmente gli si leggeva in faccia la voglia di capire cosa diavolo
significassero quelle parole.
«Che... Non lo so, Kurt. Lasciamo perdere. Per stasera mi
sembra di aver parlato anche troppo.»
«D'accordo...» lasciò cadere il discorso perché le gote
di Sebastian erano colorite e lo
rendevano sexy in modo adorabile.
E sexy, adorabile e Sebastian in un'unica frase potevano
costituire un'arma di distruzione di massa.
Kurt si alzò, deciso a sconfiggere l'insonnia, ma, prima
che avesse il tempo di dargli la buonanotte, Sebastian lo sorprese con una
richiesta inaspettata, imprevedibile e beh... non voleva pensarci troppo.
«Che dici se rimani qua? Accendiamo la tv, vediamo cosa
danno a quest'ora su Gay Tv , su Disney Channel o su
qualsiasi altro canale fatato ti piaccia e aspettiamo che il sonno arrivi da
solo.»
Kurt si trovò a riflettere su quella proposta, su tutte
le implicazioni di una notte con Sebastian e della sua vicinanza e del suo
sorriso e dei suoi occhi verdi. Poi la sua voce uscì autonomamente.
Sembrava che avesse perso il controllo sul proprio corpo.
«Mi piacerebbe.» E le sue labbra si distesero in un
sorriso ampio, non necessario e assolutamente non programmato.
Sebastian si avvicinò maggiormente al muro, lasciando
metà letto libero.
Kurt guardò quella metà tentatrice, poi guardò Sebastian,
poi spostò gli occhi sul cuscino, che si sarebbero trovati a dividere a meno
che lui non ne avesse preso uno dal divano, poi tornò a squadrare Sebastian,
che lo stava fissando con un sopracciglio inarcato.
Scosse la testa per liberarsi di ogni pensiero e si
sedette nuovamente accanto a lui, stavolta cautamente, come a tastare il
terreno. Quasi a rallentatore lasciò cadere la testa sul cuscino, mentre,
accanto a sé, poteva sentire il corpo di Sebastian anche se non si stavano
neanche sfiorando. Era come se ci fosse elettricità, tutto intorno al corpo del
ragazzo, oppure era lui ad avere le visioni. E ultimamente stava diventando
un'ipotesi sempre più probabile.
«Ti ricordi cosa abbiamo detto oggi? Il lupo cattivo è
del tutto innocuo.»
"Innocuo" andava d'accordo con
"Sebastian" ancor meno di adorabile. Kurt aveva sempre visto in lui
una minaccia; prima, era il ragazzo che tentava di soffiargli Blaine da sotto il naso e poi... beh poi era diventato il
ragazzo che tentava di soffiar via lui,
piuttosto.
«Per fortuna. Se fossi stato in possesso di tutte le tue
potenzialità fisiche avrei richiesto un ordine di restrizione, di certo non ti
avrei permesso di dividere il letto con me.»
Si morse la lingua, maledicendosi; aveva detto un paio di
frasi assolutamente sconvenienti in meno di trenta secondi.
Il tempo sufficiente a mandare all'aria la propria
copertura.
Sebastian infatti gli rivolse un sorriso furbetto e stava
così bene sul suo viso.
«Durerà meno di quello che credi questo periodo di inattività,
te lo posso assicurare. Come volevasi dimostrare... Non puoi resistermi.»
E
come dargli torto?
Sebastian si avvicinò un po' a Kurt, poi accese la tv.
Cominciarono a guardare "Ma come ti vesti?" -
tra le battutine sarcastiche dell'uno e i commenti indignati dell'altro - poi
Sebastian si avvicinò ancora, giusto di un paio di millimetri.
Fu necessaria tutta la durata del programma affinché Kurt decidesse che quei movimenti, assolutamente
casuali ovviamente, non fossero così sgradevoli. Si avvicinò un po' anche lui.
Non si accorse bene come, ma ad un certo punto si ritrovò
con la testa poggiata sul petto di Sebastian e il suo braccio avvolto intorno
alle spalle. Ormai l'orologio segnava le cinque, i suoi sensi erano felicemente
offuscati dalla stanchezza e l'unica cosa che sentiva era il profumo del collo
di Sebastian - contro cui avrebbe potuto tranquillamente sfregare il naso, dato
quanto erano vicini - e i battiti ritmici del suo cuore.
In un ultimo lampo di lucidità si sollevò leggermente,
posando gli occhi sul volto del ragazzo.
Sebastian sorrideva. Un sorriso diverso da qualsiasi
altro.
Si addormentò pensando che non aveva mai notato che
Sebastian non fosse solo bello, bensì meraviglioso.
*°*°*°*°*
Dopo quella prima sera, passare insieme la notte divenne
un'abitudine. Sempre con una scusa diversa, benché entrambi sapessero che il
motivo era esattamente voler dividere quel letto, Kurt scendeva al pianterreno
verso mezzanotte, o l'una, e si ritrovava accoccolato sul petto di Sebastian, o
disteso accanto a lui.
Attestò personalmente che quando Sebastian gli aveva
detto di saper essere delicato non
era stato solo un pessimo tentativo di seduzione, era stata una fedele
descrizione della realtà.
Gli era bastato sentirsi accettato, accolto, o forse
gradito, quella prima sera per decidere che tenere le mani perennemente sul
corpo di Kurt non sembrava poi una cattiva idea.
Quando Kurt gli passava qualcosa Sebastian ne
approfittava sempre per sfiorargli la mano, ogni volta un secondo più a lungo.
E Kurt si accorse che lo guardava, lo guardava sempre, ed
ogni giorno aveva un'espressione diversa negli occhi. Ogni giorno più aperta,
onesta, fiduciosa.
Se un paio di mesi prima qualcuno gli avesse detto che
avrebbe finito con l'affezionarsi a Sebastian Smythe
avrebbe picchiato quella persona senza alcuna esitazione.
Però vedeva Sebastian ogni giorno, vedeva come stesse
cominciando a contare su di lui, a cercarlo in mille modi diversi, col corpo e
con lo sguardo, e non sapeva ancora bene come spiegarsi quella cosa.
Poi arrivò l'ennesima notte trascorsa insieme, e Kurt si
svegliò di soprassalto.
Scattò su a sedere, destando anche Sebastian con i propri
movimenti bruschi e il respiro affannoso.
«Che succede?» gli chiese questi, con la voce impastata
dal sonno.
«Niente, mi dispiace averti svegliato.»
«Quello che esprime la tua faccia mi sembra molto diverso
da un 'niente'».
Non seppe spiegarsi il perché, però Kurt trovò qualcosa
nel suo sguardo che lo fece crollare. In testa aveva solo le immagini
dell'ultimo sogno e si ricordava solo le proprie mani insanguinate e il corpo
di Blaine, e non aveva senso perché lui aveva sempre
odiato gli splatter.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e lui era pronto a
scappare e rifugiarsi in bagno, per mantenere un po' della propria dignità.
Sebastian, quasi prevedendolo, gli afferrò il polso e se
lo tirò addosso, affrettandosi a circondarlo con le braccia.
Kurt cominciò a piangere più forte, a raccontargli di
quell'incubo con frasi spezzate.
Alla parola "Blaine"
il corpo di Sebastian si fece più teso e la mano che stava accarezzando la
schiena di Kurt si fermò di botto.
«Non sono la tua migliore amica da cui andare a piangere
perché ti manca il tuo ex e ti disperi.»
Kurt si sollevò a guardarlo stupido, e l'espressione che
colse sul viso di Sebastian gli fece capire chiaramente che non stava scherzando.
«Che ti prende?» gli chiese.
E di colpo quel sogno orribile non faceva più così paura,
gli metteva molta più ansia quella smorfia distaccata che Sebastian aveva
adottato e che gli ricordava il ragazzo odioso che aveva incontrato al Lima
Bean quasi sei mesi prima.
«Non... - la voce di Sebastian si spezzò e Kurt si
sentiva sempre più confuso - non voglio essere il tuo confidente per le
questioni amorose. Vai da Rachel, sono sicuro che non le darebbe fastidio,
anche se ciò dovesse significare lasciarti piangere sulla sua spalla, bagnando
una delle sue orribili magliette con animaletti ridicoli.»
«Me ne stavo andando, infatti, sei stato tu a
trattenermi.»
«E allora chiuditi in bagno a piangere, se pensi che
questo possa farti sentire meglio.»
Kurt si alzò senza pensarci su due volte, uscì dalla
stanza sbattendo la porta alle proprie spalle e fece le scale quasi di corsa.
Quando affondò la testa nel cuscino le lacrime
ricominciarono ad uscire, ancora più copiosamente, ed era orribile.
Si sentiva umiliato.
Il sonno lo colse tra la quarta e la quinta crisi di
pianto.
Kurt si svegliò aspettandosi di sentire il corpo di
Sebastian vicino al suo. Si girò su un fianco, deciso a godersi per un paio di
minuti - solo un paio, non uno di più - l'immagine del viso di Sebastian,
disteso grazie al sonno.
«Oh». Non fu che un sussurro.
Si guardò attorno, accorgendosi di non essere nella
stanza degli ospiti, bensì nella propria.
Poi il ricordo degli eventi della sera prima lo travolse,
facendogli tornare l'irresistibile desiderio di piangere.
Si decise ad alzarsi per tentare di tenere la mente
occupata.
In cucina trovò Sebastian intento a guardare in cagnesco Finn.
«Oh, ciao Kurt!» lo salutò il fratellastro vedendolo
entrare nella stanza.
Sebastian si irrigidì sulla sedia e gli rivolse un cenno
svogliato.
«Buongiorno anche a te mangusta» rispose lui, cercando di
stamparsi sul viso il più convincente dei sorrisi.
Non aveva alcuna voglia di ignorare Sebastian o litigare
con lui, potevano benissimo far finta che non fosse successo nulla.
Il ragazzo non sembrava del suo stesso avviso: non lo
degnò di uno sguardo, preferendo, invece, fissare ostinatamente la propria
tazza di latte e cereali.
Finn
spostò lo sguardo dall'uno all'altro per un po', confuso. Alla fine decise che
probabilmente la cosa non gli interessava e tornò a mangiare la propria
colazione.
*°*°*°*°*
«Kurt! Ma sei scemo o cosa?»
La voce di Rachel era un'ottava più alta del solito - e
il che era tutto dire - e Kurt si fece piccolo piccolo
sotto il suo sguardo impietoso.
«Ma è stato lui! Io me ne stavo andando! Non posso
controllare mica i miei sogni!» si sentì in diritto di giustificarsi.
«Sì ma non cadere dalle nuvole. Hai pianto sulla spalla
del ragazzo che tenta palesemente di conquistarti parlando del tuo ex. Tu come ti
saresti sentito al suo posto?»
Kurt si sentì in colpa. Era la seconda volta che ferire i
sentimenti di Sebastian lo faceva sentire in un modo orribile e non aveva alcun
senso.
«Ma lui è Sebastian Smythe! Lui
non si affeziona, non prova sentimenti e vuole solo entrare nelle mutande di
qualsiasi ragazzo carino gli finisca a portata di caz...
ehm, di mano!»
Rachel lo guardò sconvolta.
«Da quando hai adottato un linguaggio così... colorito?»
Kurt si morse un labbro, meditando sulla risposta. Dire
alla sua migliore amica che certe volte lui e Blaine amavano
parlare 'sporco' era fuori ogni discussione.
«Scusa, avere Sebastian intorno rende la pudicizia
piuttosto inutile. Lui è così sexy quando dice parolacce...»
Rachel lo guardò con un sopracciglio sollevato e Kurt
pensò che il virus di Sebastian stava infettando il mondo intero.
«Kurt... Io non ti dico di buttarti tra le braccia di
Sebastian senza pensarci. Vuoi aspettare perché è troppo presto, è
perfettamente comprensibile. Però penso che dovresti cominciare a dargli
qualche segnale per fargli capire che ti piacerebbe andare oltre, che non sei
in lutto per la rottura col tuo ex.»
Quelle parole ferirono Kurt con un'intensità che non
avrebbe creduto possibile; gli occhi gli diventarono lucidi e lui poté leggere
chiaramente un'espressione colpevole negli occhi di Rachel.
«Stai parlando di Blaine, non
di un ex. Non lo lascerò andare così,
non è giusto. Blaine mi ha salvato Rachel, non ne hai idea. Quando l'ho conosciuto ero solo,
per lui non ero nessuno ma da quel momento ha deciso di esserci.»
Rachel prese un respiro profondo prima di afferrargli le mani
e stringerle tra le proprie.
«Kurt... - cominciò guardandolo fisso negli occhi, e quella
serietà non prometteva mai nulla di buono - hai già lasciato andare Blaine. Avete fatto la cosa giusta. Non... non era più come
un tempo e non c'è nulla di male. Vi siete comportati in modo maturo e avete
onorato il vostro amore. Dannarti l'anima e obbligarti a scontare una penitenza
forzata non cambierà le cose. Non ti farà innamorare di nuovo di Blaine e non ti farà smettere di guardare Sebastian con
occhi diversi. Ti renderà solo miserabile ed infelice.»
«Ti voglio bene, Rachel Berry.»
Kurt le buttò le braccia al collo e grazie a lei, quando
uscì dalla porta di casa Berry, si sentiva più sereno.
Fece una deviazione, quasi obbligata, verso il Lima Bean
prima di tornare a casa, deciso a prendere qualcosa per Sebastian.
Entrò dalla porta del bar e rimase fermo sul posto,
paralizzato.
In fila alla cassa due figure familiare avevano attirato la sua attenzione e
non aveva mai desiderato così tanto sparire nel nulla.
Poi Blaine si girò verso di
lui, forse sentendosi osservato, e Kurt poté specchiarsi in un paio di occhi
che riflettevano il suo stesso spaesamento e disagio.
Avvicinarsi a Blaine, e Nick
Duvall, gli richiese tutto il coraggio di cui era in possesso.
«Ciao ragazzi!» li salutò, tentando di rivolgergli un
sorriso convincente.
Nick gli diede una pacca sulla spalla, Blaine gli sorrise di rimando.
Poteva cogliere chiaramente la tensione nel corpo
dell'altro, dalla sua posizione rigida e dagli occhi imperscrutabili.
Blaine era
sempre stato così, quando aveva paura di esser ferito si chiudeva dentro una
cassaforte, come se nascondere i propri sentimenti agli occhi degli altri
potesse rendere il dolore meno reale.
Avrebbe voluto abbracciarlo.
«Che mi racconti, Kurt?» chiese Nick, cercando di
alleggerire l'atmosfera.
«Niente di che. Sto cercando di prepararmi mentalmente
all'idea di trasferirmi a New York, e non è facile come pensavo. Sarò un
invisibile ragazzo dell'Ohio nel cuore della città più trendy e affascinante
d'America.»
«Non preoccuparti amico, sono sicuro che se c'è qualcuno
che può conquistare una città come New York quello sei tu. Vedrai!»
Gli fece l'occhiolino e Kurt gli rivolse un sorriso
grato.
Quando arrivò il suo turno di ordinare i ragazzi lo
aspettarono di fianco al bancone.
«Un cappuccino con latte intero e cacao e due tortini con
mele e cannella» chiese alla cameriera.
Poté cogliere di sfuggita l'espressione interrogativa di Blaine e si diede mentalmente una manata sulla fronte.
Non avrebbe potuto rendere la cosa più ovvia.
Poteva sentire le proprie guance andare a fuoco e non
voleva incrociare in alcun modo lo sguardo di Blaine.
« Ragazzi - disse raggiungendoli - mi ha fatto un sacco
di piacere incontrarvi. Scappo a casa dove Finn starò
sicuramente aspettando la sua adorata merenda.»
«Credevo che a Finn piacessero
i dolci al cioccolato» gli ricordò Blaine,
guardandolo con scetticismo.
«Quelli infatti sono per me! Ciao ragazzi, ci sentiamo
presto.»
Nick gli diede il cinque, Blaine
gli rivolse un cenno rigido del capo e Kurt perse tutto il coraggio che gli
aveva donato il discorso di Rachel.
*************************************************************************** NdA: Hi everybody!
A questo giro il tempo, gli impegni e l'ispirazione hanno collaborato :)
Siccome ho già cominciato a scrivere
il capitolo successivo ho pensato di poter pubblicare, in fin dei conti ^-^
Devo ammettere che mi sto davvero divertendo a scrivere questa storia e che,
forse per la prima volta con una long, quando rileggo il capitolo non mi
viene voglia di defenestrarmi e seppellirmi dall'imbarazzo :) Ho notato che c'è chi legge, almeno pare, ma praticamente
nessuno commenta. Se per caso avete qualche critica/consiglio/nota in mente
ma avete "paura" ad esprimerla vi assicuro che non mangio nessuno
:) mi piacerebbe potermi confrontare con ci legge per sapere, appunto, se
qualcosa non funziona nella storia ^^ Se invece siete timidi o non vi viene nulla da scrivere bon, punterò sul
numero di letture per non cader preda dello sconforto XD A presto :) |