Willow vagava
ancora per Cleveland. Cosa voleva dire quella risposta che le aveva
dato lo
stregone? Avrebbe voluto tanto saperlo. Era stanca di camminare. Un
chilometro
in più non avrebbe fatto la differenza, non l’
avrebbe aiutata di certo. Si
sedette così su di una panchina. La sua mente si sforsava di
decifrare quella
frase, quelle parole. Niente. Era inutile. Per un attimo
pensò: ” E se tornassi
dallo stregone? Magari lui me lo spiegherebbe questa volta!”
ma poi capì che
sarebbe stato invano. Aveva ottenuto una risposta anche se non le era
molto
chiara.
- Tara...
– disse tra se.
Giusto, Tara.
Willow voleva a tutti i costi riaverla tra le sue braccia, provare di
nuovo
quel piacere unico di sfiorare delicatamente le sue labbra contro le
sue. Ce la
poteva fare. Ce la doveva fare. Ad un tratto pensò a lei che
cantava sul ponte.
Momenti magici erano quelli. Tara quel giorno cantava per lei, per la
sua
amzzone anche se ora Willow non era più tanto forte e sicura
come un’ amazzane.
Il ponte di Sunnydale non c’ era più. Sunnydale
non c’ era più. Il vuoto aveva
preso il suo posto. Era lì che Willow decise di andare.
Tutti i ricordi dei bei
momenti passati con il suo mondo si trovavano a Sunnydale, celati nel
deserto.
Si diresse verso la strada e fermò il primo taxi che vide.
Era decisamente raro
trovare subito un taxi a Cleveland. Essa era una città
tranquilla, almeno all’
apparenza. Una seconda bocca dell’ inferno si stava per
aprire. Ma non era
questa la preoccupazione di Willow Rosemberg. Salì
immediatamente sul taxi.
- Direzione?
– chiese allegro il tassista.
- Sunnydale...
– mormorò Willow. L’ allegria
dell’ uomo si spense subito alle sue parole.
- Come
prego? – balbettò.
- Ho
detto Sunnydale. Voglio andare a Sunnydale. –
ripetè la ragazza.
- Ma lì
non c’ è rimesto più niente...!
–
- Qualcosa
si. Tutti i mie ricordi ad esempio. – disse tristemente la
strega. Il tassista
annuì senza fiatare e partì: destinazione:
Sunnydale.
Finalmente era
arrivata. Scese dal taxi lentamente guardando con lo sguardo fisso
l’ immenza
conca di Sunnydale. In quel momento le vennero in mente tanti ricordi,
non solo
di Tara, ma di tutta la sua vita... Il liceo, Xander, la prima volta
che aveva
conosciuto Buffy, e tante altre cose. Le scese una lacrima. La
nostalgia del
liceo, e di tutti quei giorni passati con Xander prima dell’
arrivo di Buffy. In
nessuna città si sentiva come a Sunnydale. Lì era
la sua vera casa. Persino in
Italia si sarebbe sentita sola. Willow amava tutto di quel Paese,
eppure nulla
poteva essere paragonata a Sunnydale. A Cleveland era tutto diverso,
nuove
facce, nuova vita, nuovi disastri. Non che la nuova città
non le piacesse, ma
si sentiva terribilmente sola. A questo punto potreste dire: e che fine
hanno
fatto le consolazioni di Buffy? C’ erano, ci sono e ci
saranno sempre, ma era
cambiato. Buffy non faceva che pensare a Spike, Xander era ossessionato
da Anya,
il signor Giles dalla nuova bocca dell’ inferno, e lei da
Tara. Nessuno era in
pace. Neppure Andrew c’ era più, se ne era andato
a vivere altrove, lonatano. Era
stanco di essere legato a Buffy e ai suoi amici, era momento di
cavarsela da
solo. Quanto alle potenziali invece, bè, loro se ne erano
tornate da dove erano
venute. Quella bocca dell’ inferno non avrebbe richiesto il
loro aiuto. Willow
si avvicinò alla conca per vedere più da vicino.
Rimase attonita. Annegata nei
suoi pensieri. A un tratto l’ immagine della vecchia
Sunnydale si sovrappose a
quella della conca. La ragazza non credeva ai suoi occhi: questa volta
era
reale, vero, vero come che respirava. Si diete un leggero pizzicotto
sul
braccio destro per accertarsi che non si trattasse di finzione. Era
lì. Era
vero. Non ebbe il coraggio di avanzare, finchè non vide nei
pressi del ponte
Tara che cantava. Fu colta dal panico. Non ebbe coraggio i avanzare.
Tara le
sorrise come rassicurandola, e Willow avanzò insicura verso
di lei. Camminava
lentamente. Tara cominciò a correre quasi danzando
invitandola a seguirla con
il gesto di una mano. Willow si sentì dentro più
sicura e cominciò a corerre
velocemente verso lei. Correva. Correva ancora. Ma la figura i Tara si
faceva
sempre più lontana e sfocata, fino a svanire. Willow si era
fermata proprio sul
ponte e gridò piangendo: - No, non te ne andare! Non
scappare! Resta con me!
Nooo! Tara! Tara... no!
Si sedette
piangendo continuando a ripetere il nome di Tara. Piangeva senza
cessare
nemmeno un attimo per riprendere fiato, per respirare. Continuava a
piangere.
Non smetteva più. D’ improvviso le sue lacrime
formarono una piccola conca da
cui si materializzò una ragazza. Willow non se ne accorse
fin quando essa non
prese forma. La osservò accuratamente: capelli biondi,
sorriso dolce...si, era
proprio lei: Tara.