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Autore: Evan88    01/02/2007    19 recensioni
Ci sono momenti in cui ti accorgi che tutto quello che desideri è davanti ai tuoi occhi.
Complice la buccia di un pistacchio, Ronald Weasley riuscirà davvero ad afferrare ciò che vuole?
Storia autoconclusiva dedicata alla good ship.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ron stava fissando con totale trasporto il vialetto lastricato di Gosh-darn Street. Era seduto su quella miserabile panchina da almeno un’ora, a stringere convulsamente tra le mani una scatoletta quadrata. Con un sospiro di sconforto la lanciò in aria e la riacchiappò al volo.
Ma niente da fare, lei non arrivava.
E questo non era proprio un balsamo benefico per i nervi di Ron.


You like tomato and I like tomaeto - Let’s call the whole thing off!


Eppure ieri sera stato così facile! L’avevo pensato e, trak!, avevo deciso. Nessun pensiero, nessun dubbio, niente mani che tremavano, niente maledetto vialetto di Gosh-darn Street.
Perché poi doveva chiamarsi a quel modo, quella strada!? Probabilmente solo per portarmi sfortuna, perché io le avrei dato l’anello e lei avrebbe esclamato: “Accidenti, Ron, ma cos’hai nella testa?”.

Ossantocielosantocavolosantobabbonatalesantamadamarosmerta.
E se sul serio mi avesse detto una cosa del genere?

Preso dall’ansia mi alzai di scatto e feci per andarmene, nascondendo trafelato l’incriminante scatoletta in tasca. Feci due passi, mi fermai, scossi la testa e mogio mogio tornai a sedermi, ad aspettare che Hermione finisse il suo esame.
Immagini e sensazioni della sera precedente mi si affastellavano nella mente con opprimente insistenza.
Eravamo in un pub con Harry e Ginny, mentre io divoravo con l’inesauribile alacrità Weasley le patatine che mi avevano portato assieme alla Burrobirra; stavo seriamente valutando se fosse il caso di prendere del Whisky Incendiario lì davanti a Hermione quando notai che lei sbucciava i pistacchi prima di mangiarli.
Rideva con Harry, allungava la mano verso la scodellina dei pistacchi e toglieva la buccia.
Mi venne da ridere, solo Hermione poteva fare una cosa simile. E in quel momento una serie di immagini sconnesse mi colpirono come una scarica elettrica: Hermione che rotolava i biscotti nella tovaglia per fare cadere le briciole prima di immergerli nel latte, Hermione che poi tanto il latte non lo finiva mai, Hermione che si legava i capelli in quel modo follemente antico, Hermione che restava a bocca aperta per essere riuscita sul serio a cucinare qualcosa, Hermione che sbucciava i pistacchi.
Hermione mi aveva guardato e aveva sorriso, probabilmente per l’aria da stupido che avevo mentre la fissavo così, e la luce soffusa del locale le aveva illuminato gli occhi.
Guardarla era toccare le stelle, era vedere i Cannoni vincere la Coppa del Mondo per dieci anni di fila. Sì, non mi bastava stare con lei in quel modo così oscillante, in quel tipico tira e molla Ron-Hermione. Volevo poter dire che lei era davvero mia, per quanto fosse incredibile. Non volevo solo vederla al sabato sera per uscire tutti assieme, chiedendomi ansiogeno se poi saremmo andati da me o se mi avrebbe mandato in bianco. Non volevo che passassero sempre giorni e giorni prima che potessimo stare un po’ assieme, perché lei aveva sempre troppo da studiare questo o quello. Volevo alzarmi al mattino e vederla ancora in pigiama in cucina. Magari a una distanza di sicurezza dai fornelli.

- Ron!-
Con un fremito, feci cadere il cofanetto. Seguii orripilato il suo volo, sentendo uno strano sudore freddo sulla fronte mentre lo vedevo aprirsi mentre cozzava a terra; l’anello rotolò felice sul selciato ed io, con il cuore che saltava un battito, mi lanciai carponi per agguantarlo.
- Ma cosa stai facendo?-
Inginocchiato a terra vidi Hermione che mi guardava perplessa. Bene, se quella doveva essere la dichiarazione perfetta era cominciata nel migliore dei modi! Almeno avevo già toccato il fondo, comunque. Questa è sempre una cosa consolante, per me.
- N… niente. Pensavo che ci fosse un, sì, un Galeone per terra.-
- Io non vedo niente.-
- Beh, infatti non c’era, no?-
- Oh, immagino di no…
Mi rialzai ricacciando anello e scatola in una tasca della felpa. Le lanciai un’occhiata per cercare di capire se avesse visto qualcosa o no, ma sembrava abbarbicata su una nuvoletta rosa di felicità e particolarmente egocentrica. L’esame era andato bene, in autunno sarebbe entrata a Medimagia per terrorizzare il mondo con diagnosi pedanti.
- Allora? –
Hermione sorrise con studiata modestia mentre guardava da un’altra parte.
- Dai, smettila, dillo che ti hanno incoronata come la migliore del corso! -
Lei si passò la cartella da una spalla all’altra senza dire nulla, scotendo il capo con noncuranza; temporeggiò ancora un pochino, ma alla fine sembrò che non ce la facesse più, perché fece uno di quei sorrisi smisurati che riservava solo ai suoi voti (no, non solo a me, so che lo stavate pensando) ed esplose:
- Oh, Ron, Ron! Non l’avrei mai detto, non ci avrei mai sperato, a mamma e papà non avevo neppure raccontato che avevo tentato l’ammissione! E invece… Oh, guarda! - tutta allegra mi sventolò sotto il naso un foglio che non feci nemmeno in tempo a leggere, perché un attimo dopo lei mi aveva gettato le braccia al collo.
- Sono così felice
Mi guardò con l’euforia della vittoria dipinta sul volto, e mi sentii stranamente orgoglioso mentre lo faceva.
- Anche io, tanto. Ero sicuro che ce l’avresti fatta.
- Stai scherzando!? Era una possibilità infinitesimale, io non ero certo così preparata da sperarci!
- Ma smettila, non ti sopporto quando fai così! Sapevamo tutti benissimo che ti avrebbero presa.
- Sei odioso a dirlo! Sai che ero preoccupata! Cosa pensi, che faccia finta perché gli altri mi facciano dei complimenti!?-
Mi teneva ancora stretto a sé mentre mi urlava addosso; io le passai una mano tra i capelli, baciandole poi la punta del naso. Questo sembrò calmarla almeno un pochino.
- Non penso assolutamente niente di simile, però sei davvero snervante.-
- Anche tu.-
- Grazie, ‘Mione.-
Mi poggiò il capo su una spalla e una vecchietta dall’altro lato della strada ci guardò con intensa disapprovazione.
- Ron…?-
- Cosa c’è?-
- Grazie, Ron.-
- Mi fai il verso?-
- Sì.-
- Grazie.-
- No, sul serio.-
- Anche a te. Per cosa?-
- Sono felice che sei venuto a prendermi.-
Credo che le mie orecchie abbiano manifestato la loro soddisfazione arrossendo come matte.
- Sei stato molto ad aspettarmi?-
- No, affatto. Ero appena arrivato.-
Mi sciolsi lentamente dal suo abbraccio e la liberai dal peso di una ventina di libri, issandomi la cartella sulla spalla. L’aria era calda, ma ebbi comunque un attimo di vuoto una volta separato dal suo corpo; la presi saldamente per mano e ci incamminammoo verso il centro di Londra.
- Anzi, a dire il vero ti ho aspettato per quasi un’ora, sai?-
Hermione scoppiò a ridere, con i capelli che le ondeggiavano sulle spalle come in un film.

Avete presente quando di sera state camminando sotto la neve e nel modo più irragionevole vi viene una voglia pazzesca di granita all’arancia? Lo sapete che se la berrete starete male davvero, crampi allo stomaco e sudori freddi, eppure mentre la neve si appoggia sul vostro cappotto pensate che non ha affatto importanza, entrate nel primo bar che incontrate e, nella luce prepotente di un banco gelati ricolmo di cioccolate calde, chiedete ad una commessa allibita un bicchiere ghiacciato. E questa cosa così inutile, sciocca, ridicola, cretina e insensata vi rende felici lo stesso, la neve sembrerà più bella e non avrà importanza se state infangando le vostre scarpe migliori. Non state a pensare che tutto ciò vi porterà solo guai, e che forse il giorno dopo sarete a letto, a imprecare dal dolore invocando Dio, gli angeli e Madama Chips perché vi asportino lo stomaco, e grazie tante.
Ma ora no, non si trattava solo di una granita. Non si trattava di una scopa, di un voto in Pozioni, della Coppa di Quidditch, di spaccare la faccia a Malfoy.
E lo stesso mi sembrava uno di quei momenti in cui puoi ballare con le braccia distese nel vuoto solo per il gusto di farlo.
Una parte di me era ancora lì a pensare a come sarebbe stato meglio scegliere una cioccolata calda: sarebbe stato più facile e poi era buona lo stesso… ma alla fine ho fatto la cosa stupida. Ho fatto la cosa che Ron Weasley avrebbe fatto, in fondo, non vi pare? E ancora guardandola mentre rileggeva ogni singola riga della sua accettazione, le parole mi scivolarono dalle labbra, come se le avesse dette qualcun altro al mio posto. Eppure, mai mi resi conto così ardentemente di qualcosa che avevo detto. La gioia e il terrore si sprigionarono in me nello stesso istante.

- Ti prego, sposami. –

E guardati, Hermione. Ancora lì con le sopracciglia aggrottate che dici quanto odi tutto del tuo colloquio, mentre gesticoli convinta e poi d’un tratto ti blocchi. Quanto ti amo in questo momento non puoi nemmeno immaginarlo.
Ma non arrossisci, non balbetti, non sorridi, non corri a baciarmi, non mi dici che vuoi fare del sesso matto con me finchè avrai aria nei polmoni e anche oltre, qui in questo viale, subito. Non piangi, non fai nessuna di quelle stupide cose da Hermione, come rimbeccarmi, o ancora meglio rispondermi.
Resti lì zitta e mi fissi, pallida e stravolta.
Poi lasci la mia mano e ti allontani un po’, e ad un tratto mi sembri distante anni luce.
Sembra che ti sforzi di trovare le parole.

- No.

Un pugno nello stomaco. Non capisco bene cosa stia succedendo, perché mi manca l’aria. Ora sono io che balbetto.
- Per… perchè? –
Dio, che idiota che sono!
- Ron, non… non si può.
Sei severa, come quando mi correggevi un compito. Ma stavolta non dovevi esserlo, per la miseria! Per una volta, una sola volta nella vita, non puoi non essere la solita Hermione che mi dice che tutto quello che faccio è sbagliato!? Non puoi essere una ragazza che dice che mi ama e che vuole restare per sempre con me, non puoi provare a capire…?
Ti prego, cerca di capire.
- D’accordo, ‘Mione.

Assaporo il suo nome come se fosse l’ultima volta che esce dalle mie labbra; e forse è l’ultima davvero.
Cosa devo dirle, in fondo? Cosa devo fare? Darei la vita per la donna che è qui davanti a me, e lei ha esitato solo un istante prima di mandare a pezzi quello che poteva essere un futuro straordinario.
- Senti, io… vado a casa. Tanti complimenti per l’ammissione.
Quanto sono patetico, non ho nemmeno il coraggio di guardarla in faccia.

Le volto le spalle, e giuro che è per sempre; poi una voce vagamente isterica mi raggiunge.
- Ron, non prenderla così! –
Oh, va bene tutto, ma questo no, Hermione. Mi giro di scatto.
- Mi devi anche dire come devo prenderla!? -
Lei sembra trattenersi dal ribattere, ha gli occhi lucidi e le braccia intrecciate. Mi accorgo che ho ancora la sua cartella. Chissà se lei se n’era accorta. Alla fine l’abitudine di sette anni di litigate furibonde prende il sopravvento e comincia a urlare anche lei.
- Te lo dico perché non hai capito niente! –
- Ma pensa un po’, non l’avrei mai detto! –
- Io non voglio lasciarti! –
- L’hai appena fatto, scusa tanto! –
- Perché non ti posso sposare! –
- E perché!? Quando sei nata i tuoi ti hanno fidanzata a uno straricco Babbano noioso!? –
Mentre nella mia mente irrompono immagini di bulgari monocigli a cavallo di scope extralusso che distribuiscono Galeoni a una folla festante, spezzi il filo dei miei pensieri.
- Ma lo pensi sul serio che riusciremo a stare insieme per tutta una vita!? Siamo io e te, Ron!–
- Ma pensa un po’, proprio per questo te l’avevo chiesto!
Lo sapevo che sarebbe finita così, con me e lei a fare a gara per chi urla più forte in una strada deserta che sembra un campo di battaglia.
- Ma guardaci, Ron! Stiamo litigando persino mentre mi fai la proposta di matrimonio, litigavamo prima, abbiamo litigato da sempre, come puoi pensare che riusciremo a vivere insieme in pieno stile Famiglia Felice!? E’ per questo che non possiamo farlo!

Non ho capito. Tutto qui?

- Non puoi dirlo sul serio.

Ti avvolgi un ricciolo attorno a un dito, sembri a disagio.
- Ron, siamo così diversi -. Ora sembra che tu stia per piangere – E io dovrò studiare ancora per anni –
- Potrei anche sopportarlo, sai –
- Non scherzare, dico sul serio! –
Si guarda i piedi. Sembra persino dolce quando fa così.
- Ron, io… Tu non sai cosa vuoi fare della tua vita –
- Ah, è questo –
- Beh, si –
Suonerebbe proprio patetico uscirsene con “voglio passarla con te!”, vero?
- Ho fatto l’esame attitudinale per gli Spezzaincantesimi. Credo che mi abbiano preso, per nepotismo se non altro: Bill è uno dei migliori –
Sei tra il desolato e il furibondo. Prevengo velocemente la prossima crisi:
- Scusa se non te l’ho detto, volevo evitare figuracce nel caso mi arrivi una risposta negativa. L’ideona era di chiederti quella cosa che ti ho chiesto quando mi avessero detto di si; ma poi oggi avevi fatto l’esame, io ho finito di pagarmi l’appartamento… mi sembrava lo stesso di potertelo, beh, chiedere –
Fai un sorriso assorto, come se non ti fossi aspettata tanta serietà da parte mia.
- Ron Weasley che lavora in banca –
- No, Ron Weasley che svolazza su una scopa alla caccia di un’orda di Goblin. Fa molto più scena, se permetti –
- Ah, ecco, volevo ben dire! –
Provo ad avvicinarmi a lei.
- Allora? Sei tranquilla, adesso? –
- Mica tanto –
Certo, non sarebbe Hermione se non ribattesse a tutto quello che dico.
- Ron, giura che non ti stancherai di me in meno di una settimana.
- Che scema, non mi stancherò di te! Ti amo abbastanza da aver voglia di litigare per tutta la vita.
- Non ci credo! Non è vero! –
- Sì, invece! –
- Ma lo saprò, dico! –
- Perché sei testardo, non puoi amarmi come ti amo io! –
- Ma scherzi!? Sei tu qui quella che si inventa assurdità! –
Mi prende le mani, entrambe, e mi accorgo che le sue tremano.
- Siamo talmente stupidi e cocciuti, Ron, e questo mi fa paura! Non voglio che finiamo per diventare acidi e odiosi, un giorno tu ti accorgerai che in casa abbiamo troppi libri, e io odierò il tuo disordine, e finiremo per sbranarci vivi!

Si accoccola contro di me, per farmi capire che mi ama, credo, e che non sta facendo questa tirata solo per tirarsi indietro gratuitamente.

- Ascoltami: io ti amo, tu mi ami, sembra fatta, okay? E ti giuro, te lo giuro su Dio, che stavolta non sarà come è stato tutto tra noi. Sarà facile, non ci saranno fraintendimenti, o litigate idiote, o se proprio non potremo farne a meno tutti i venerdì tra le otto e le nove ci lanceremo addosso piatti e bicchieri. –
Stai sorridendo.
- Vedi? Sembra bello! Non ti rimbeccherò mai più, non prenderò a calci Grattastinchi, non farò mai nulla che possa farti arrabbiare. Non ti tradirò, non uscirò con Harry a sbronzarmi il giorno del tuo compleanno, no, ok, nemmeno gli altri giorni, mai! Te lo prometto, farò di tutto per poter restare con te, quindi se proprio vorrai diventare acida e frustrata sarà solo colpa tua -
- Sei così romantico che potrei svenire qui. –
- Allora? –
Fai qualche passo e ti appoggi a un albero così dritto e impeccabile che sembra quasi un lampione.
- Ma… -
- Cucinerò io–

Finalmente l’abbraccio arriva, e io barcollo incredulo. Sei avvinghiata a me e mi baci tutta la faccia come se fosse la prima volta che ci rivediamo dopo anni agli antipodi del globo.

- E’ un sì? –
- Chi è la stupida che avrebbe saputo resisterti? –
- Tu, tipo? –
- Non starai litigando!? –
- Ora non prendermi alla lettera! Ho detto che non ti farò soffrire, non che farò lo zerbino a vita! –
Sto per baciarla di nuovo quando mi ricordo improvvisamente di qualcosa. Allungo una mano nella tasca della felpa e rovisto per un attimo. Tra le chiavi di casa e la bacchetta una piccola scatola verde è ancora in attesa del suo momento.

La vedo tremare quando nota il piccolo scrigno e addirittura le scendono le lacrime quando lo apro. Io le donne non le capirò mai! Era un mostro insensibile fino a cinque minuti fa, e ora singhiozza aggrappata a me come se fossi la sua ancora di salvezza. Sempre che tutta questa tiritera estenuante non fosse sin dall’inizio una tattica machiavellica per sentirsi dire le cose più umilianti (umilianti solo per il sottoscritto, ovviamente); e potrebbe anche darsi.
Cercando di non farmelo scivolare via, stringo l’anello tra due dita e le prendo la mano sinistra.
- Sai, ha già rimbalzato su e giù per tutta Gosh-darn Street, dice che ora vorrebbe stare un po’ qui.
- Allora è questo che stavi rincorrendo quando ti ho visto!
- A dopo i dettagli, signora Weasley.
- Non chiamarmi a quel modo, mi fai sentire tua madre! –
- Sì, in effetti ci ho pensato anch’io… Forse diventerai grassa e con un’amore sviscerato per il frigorifero -
- Quello è il tuo futuro, amore! –
- Oh, adesso basta, sai! –

La avvolgo tra le braccia e afferro la bacchetta. Non ho mai provato a Materializzare un’altra persona con me, ma a tutto c’è una prima volta. Il mio appartamento dev’essere impaziente di sperimentare questa nuova, straordinaria vita di coppia!


The End

Salve a tutti!^^
Stavo guardando felice e contenta When Harry meet Sally, quando mi sono persa ad ascoltare Let's Call the Whole Thing Off, pensando a quanto il ritornello di quella canzone sia affine al più radicale Drunks Style della storia. Ed è nata questa storia; il titolo è uno stralcio della canzone che mi ha dato l’idea.
Volevo ringraziare chi ha commentato Solo un bacio, che sarà mai!, perchè è sempre bello leggere le vostre recensioni^^
E un ringraziamento particolare a Charlotte Doyle, che mi ha fatto da beta.

Bye bye, Ecchan
(che come sapete avrà un attacco di tachicardia se non troverà neppure un commento, per cui scrivete, scrivete xD ..accetto le ingiurie costruttive, non preoccupatevi!)
  
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