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Autore: xUnbroken    18/07/2012    1 recensioni
Cosa succede quando Scott, Derek e il suo branco hanno a che fare con un nuovo lupo più forte e con caratteristiche di natura diversa?
Fan-fiction con le vicende della nuova serie di Teen Wolf (SPOILER PER CHI NON HA VISTO LE PUNTATE) più l'aggiunta di un nuovo personaggio e una serie di intrecci amorosi inaspettati.
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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“Stai bene.” Gli sussurrò.
“Grazie a te.”
“E anche a Derek.” Continuò lei. L’espressione di Isaac si incupì.
“Se fosse stato per lui mi avrebbe lasciato lì a farmi uccidere.”
“No, è stato lui a bloccare Gerard e permetterci di liberarti.”
“Ok, non parliamone. Non mi va di parlarne.” La bloccò prontamente.
“L’hai almeno visto?”
“No, non ho voglia di parlare con lui. Voglio solo stare con te. Tutto il tempo.” Le disse coccolandola. Jane sorrise e lo baciò.
“Restiamo così tutto il giorno?” gli chiese poi.
“Non c’è problema!”
Si coccolavano, si abbracciavano, si baciavano. Il sole iniziava a sorgere e a riscaldare tutto ciò che la notte aveva reso freddo. Il vicinato, la stanza, i cuori. E nel frattempo per i vicini iniziava il weekend. Quando Isaac sentì la finestra della casa di fronte aprirsi si voltò a guardare il vecchio in mutande e canottiera. “Per qualcuno il weekend inizia meglio di altri.” Disse, indicandolo con lo sguardo.
“E forse anche per qualcun altro.” Ripose lei maliziosa, iniziando a togliergli il giubbino di pelle.
Isaac sorrise compiaciuto quando gli mise le mani sotto la t-shirt e gliela sfilò via. Chiuse le tende dietro di sé rivolgendo al vecchio un’altra occhiata minacciosa, le tolse la canotta e la scaraventò a letto. Fecero ancora l’amore e rimasero a letto a lungo a parlare, a coccolarsi, a baciarsi o semplicemente sentire i loro corpi toccarsi. La scarica di energia che li attraversava quando si toccavano o si guardavano. Il legame che avevano, che era così forte e pericoloso allo stesso tempo.
“Avevi ragione. Il weekend inizia bene.”
“Lo so, non mi sbaglio mai.” Ribatté lei baciandolo un’ultima volta.
“Restiamo così per sempre.” Mormorò spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Nudi in un letto singolo davanti ad un vicino pervertito?” chiese lei ironica.
“No. Nudi, magari in un letto più grande e felici. Ma sarei felice di stare con te in qualsiasi altro posto del mondo.”
Gli sorrise arrossendo. “Non chiedo altro.”
Poi decisero di vestirsi e uscire un po’. Pranzarono al Beacon Grill dove lavorava Danny. Jane adorava quel ragazzo. Era di una dolcezza incredibile, gentile, educato, bellissimo e gay. Era tra i migliori della squadra di lacrosse, nonché migliore amico del capitano, Jackson Whittemore.
Come facesse un essere così adorabile ad essere amico di uno così stronzo come Jackson non si spiegava.
“Ehi ragazzi.” Salutò. “Che vi porto?”
Ricambiarono il saluto. “Patatine fritte e una coca cola gigante.” Ordinò Jane.
“Anche per me.”
“Ok, arrivano subito.”
Nell’attesa parlarono finché Stiles non spuntò davanti a loro.
“Ehi.” gli disse subito Jane, vedendo che era alquanto su di giri. “E’ tutto ok?” chiese poi perplessa.
“Si… uhm, possiamo parlare? Da soli.”
“Si certo.” Jane e Isaac si scambiarono un’occhiata eloquente e poi lei si alzò. Andarono fuori e si sedettero nella panchina di fronte al locale.
Ci furono alcuni minuti di silenzio perché Stiles non sapeva come iniziare, era a disagio e Jane iniziava a perdere la pazienza. “Con comodo, tranquillo. Ma in data odierna possibilmente. La fame inizia a farsi sentire e l’odore delle patatine fritte pure.”
“Si, scusami. Solo un altro secondo.”
“No Stiles, stiamo perdendo tempo. Dimmi e basta.”
“Non so come dirtelo. Davvero. E’… non so, mi fa sentire strano e non sapevo con chi parlarne.”
“Ok, allora inizio io. Prima di qualsiasi altra cosa: che diavolo ci facevi ieri notte nel bosco con loro? Cercavi di farti ammazzare?”
Stiles alzò lo sguardo verso di lei, come se il ricordo di quella sera avesse scatenato qualcosa in lui.
“Ero lì… per Derek.”
“Per Derek?”
Abbassò lo sguardo a disagio, senza sapere come continuare. Jane lo notò e cercò di sembrare più tranquilla. “Ok. Mi dici che succede?”
“Bè… ecco… uhm…dopo che vi ha riaccompagnato è venuto da me a vedere se stavo bene.”
“E…?”
“Posso fidarmi?” le chiese poi, prima di continuare a parlare.
“Fin’ora è mai successo che abbia tradito la tua fiducia o di Scott?”
“No, ok. Pensi di… riuscire a non dirlo a nessuno?”
“Oh andiamo! Me lo dici si o no?” chiese Jane impaziente.
“Io e Derek ci siamo baciati. O meglio…”
“Oh mio dio! Voi cosa?” disse sconvolta.
“Ecco, vedi? Per questo non volevo dirtelo! Per evitare una reazione del genere!” Stiles si alzò, intento ad andarsene ma lei lo fermò.
“No ma che dici, non sono sconvolta o altro. Anzi, sono felice. E’ una cosa dolcissima!” disse con gli occhi che le brillavano.
“Questa cosa non dovrà saperla neanche Isaac!” le disse autoritario.
“Tranquillo, non saprà nulla! Ma… insomma ti piace?”
“Io… non lo so. Fin’ora non mi sono mai sentito attratto da un uomo come da lui.” Disse cercando di incontrare lo sguardo di Jane il meno possibile. Jane si voltò e vide che le patatine erano arrivate.
“Ti prego, dimmi qualcosa, parliamone. Non posso restarmene a casa da solo a pensarci. Tutti questi pensieri mi uccideranno.” La implorò.
“Senti, io dovrei pranzare. Vuoi fermarti con noi?”
“Non credo sia una buona idea e poi non voglio essere di troppo.”
“Allora facciamo così. Ora pranzo, sto un altro po’ con lui e poi vengo da te, che ne dici?” propose Jane.
Stiles sorrise. “Sarebbe perfetto.”
“Ok, allora ci vediamo dopo. E cerca di non morire prima del mio arrivo.” Gli disse sorridendogli.
Stiles sorrise e l’abbracciò. Jane ricambiò senza dire nulla e poi lo guardò andarsene prima di tornare dentro.
“Che voleva?” chiese Isaac. Non era il tipo che si impicciava delle cose altrui, specie di Jane. Sapeva che gli dava fastidio così evitava di ascoltare le sue conversazioni.
“Oh nulla, mi ha chiesto solo di andare da lui più tardi per aiutarlo con un tema.”
“Durante il weekend?”
“Eh si, altrimenti quando studia? All’ultimo minuto domenica notte?”
“Quindi mi stai dicendo che non passeremo tutta la giornata insieme?” chiese Isaac scocciato.
“No, ma ci possiamo vedere stasera e domani tutto il giorno.” Disse lei.
“Ok, basta che stiamo insieme.” Sorrisero e si baciarono prima di iniziare a mangiare.
Quando finirono di mangiare uscirono a fare una passeggiata.
“Devi andartene subito?” le chiese.
“No, posso restare ancora un po’.”
Isaac la accolse tra le sue braccia. Non avevano bisogno di dirsi nulla. Le parole sarebbero state troppo inutili o senza senso. A loro bastava soltanto stare insieme.
 “Hai intenzione di parlare con Derek?”
Isaac sbuffò scocciato. “Perché devi tirare fuori l’argomento proprio ora?”
“Perché devi parlare con lui.”
“Non voglio farlo.”
“Dovresti. E’ il tuo Alfa, qualunque cosa tu faccia sarà sempre il capo del branco. E stare in un branco probabilmente la prossima volta ti impedirà di venire torturato.”
“E’ colpa sua. Ha preso gli altri e mi ha lasciato lì.”
“E’ indifferente. Resta il fatto che i cacciatori ti cercano e anche se i genitori di Allison non sembrano intenzionati a voler uccidere, Gerard Argent sembra che non si faccia scrupoli. E oltretutto stanno facendo di tutto per tenermi lontana da te e da gli altri, quindi non fare stronzate. Deve sembrare tutto normale.”
“Cosa dovrei dirgli?”
“Non lo so, ma va’ da lui almeno.”
Isaac ci pensò. “Ok, vado da lui. Non ti accompagno. Non so quanto mi conviene farmi vedere dallo Sceriffo.”
Jane sorrise. “Ok, vai. Ti mando un messaggio quando sono a casa?”
“Si. Ci vediamo.” La baciò, anche se non avrebbe voluto lasciarla, e poi andò a cercare Derek.
Jane si diresse a casa di Stiles.
“Salve.” Salutò con un sorriso. Lo Sceriffo la guardò sconvolto e incredulo.
“Salve.” Rispose poi.
“Stiles è in casa?” A quelle parole i suoi occhi si spalancarono.
“Ehm… si è di sopra.” Le disse, facendole cenno con la mano di entrare. “Scusami, tu sei…?”
“Jane, vado a scuola con Stiles.”
“Oh...” disse ancora incredulo. “Uhm…prima porta a destra.”
“Ok grazie” concluse lei con un sorriso e si avviò sulle scale. Bussò alla porta di Stiles, che rispose con un sonoro ‘indietro’ e poi entrò. Era buttato sul letto con gli occhi aperti a fissare il soffitto.
“Ehi, sei venuta” disse, girando lo sguardo verso di lei.
Jane si sdraiò a pancia in giù sul letto insieme a lui. “Tuo padre era sconvolto quando ho chiesto se c’eri.”
“Si, non è abituato a vedere delle ragazze che mi cercano.”
“Ah ecco.”
“Mi sento un cretino.” Disse dopo un lungo minuto di silenzio. “Anzi” continuò, alzandosi su un braccio e guardandola “mi sento un ipocrita. Per tutto questo tempo ti abbiamo usata quando avevamo bisogno di te e tu non hai detto nulla. E adesso io dal nulla ti sto chiedendo di sopportare le mie crisi perché so che sei l’unica che potrebbe sopportarle e l’unica che non mi giudicherà.”
Jane lo guardò incredula. “Era bello che qualcuno mi parlasse e mi chiedesse di fare qualcosa. Anche se probabilmente se fosse stato qualcun altro non l’avrei fatto, ma voi siete diversi. E comunque penso che se ne avessi parlato con Scott non ti avrebbe giudicato. E’ il tuo migliore amico.”
“Si ma… devo chiarirmi le idee prima di fare qualche stronzata.”
“Ma a te non piaceva Lydia?”
“Si ma non so cosa sia successo.”
“Ok. Quindi… Tu e Derek vi siete baciati. Com’è stato?” chiese con un sorriso.
Stiles rise imbarazzato. “Bello. Incredibilmente bello.”
“Caspita!” rispose lei ridendo.
Stiles rise, ma non a lungo. “Comunque con Lydia non avrebbe funzionato. Lei è totalmente diversa da me, e poi stava con Jackson.”
“E con questo? Chi ha detto che non potevate stare insieme?”
“Le leggi naturali dell’umanità!”
“Ma per favore. Le leggi si possono infrangere!” disse. “Ma non dire a tuo padre che l’ho detto.” Stiles rise. “Senso dell’umorismo. Mi piace!”
Jane lo guardò, incuriosita da quell’animo così fragile. Era un ragazzo adorabile, ma si faceva complessi peggio delle ragazze. Era divertente, intelligente, dolce, gentile. Cos’avevano di sbagliato le ragazze da non vedere un ragazzo così?
“Perché basta solo la tua compagnia ad alleviare i dolori?” le chiese. Lei sorrise imbarazzata ma lusingata senza rispondere. “Posso chiederti una cosa?” le disse poi. Il suo sguardo divenne serio.
“Si, certo.”
“Staresti mai con me se non avessi un ragazzo?”
Jane esitò. “Onestamente?” Stiles annuì. “Si. E non so proprio come le ragazze facciano ad ignorarti.”
Sorrise e Jane era felice di vederlo un po’ più sereno. “Aww quanto sei adorabile!” gli disse poi strofinando leggermente il naso sulla sua guancia. Stiles rise e arrossì.
“Ehi Jane posso… baciarti?”
Jane lo guardò, indecisa se concedergli un bacio oppure no. “Ehm io…”
“No scusa, non dovevo chiedertelo.” Disse, alzandosi dal letto per l’imbarazzo.
Jane si alzò e lo seguì per la stanza invitandolo a guardarla. “Ti è piaciuto il bacio con Derek?” gli chiese.
“Non lo so. E’ che… non ho mai baciato una ragazza. O meglio, l’ho baciata, ma mai un bacio vero. E poi è arrivato Derek che all’inizio mi spaventava, ma poi ho iniziato a tollerarlo e poi di colpo a sentirmi attratto da lui, ma non fisicamente. Cioè… come persona. Come se non mi importasse di essere gay o meno. Come se mi importasse semplicemente di stare con lui e basta. Niente etichette. Mi piace lui e vorrei solo capirci qualcosa.” Sedeva sulla scrivania e teneva lo sguardo basso.
Jane gli si avvicinò lentamente e mise le mani sui suoi fianchi.
“Jane… mi ucciderà.”
“E’ solo un bacio, rilassati.” Lo tranquillizzò lei. “Isaac non verrà a saperlo, e se lo saprà mi prenderò la colpa non preoccuparti.”
Sembrò tranquillizzarsi e permise a Jane di baciarlo. Ma infondo Jane le piaceva anche se non riusciva ad ammetterlo. Era bella, intelligente, divertente. Il tipo di ragazza che quasi tutti desiderano. La baciò e di colpo anche Jane sembrò dimenticarsi di Isaac. Stiles si sentiva attratto da lei, ma era diverso. Lei era diversa. Era un sollievo sentirlo stare bene grazie a lei, almeno finché il padre non bussò alla porta della sua stanza.
Si staccarono alla velocità della luce. “Ragazzi io vado alla centrale”
Annuirono senza dire nulla, ma lo Sceriffo lo trovò alquanto strano. “Certo papà.” Si affrettò poi a rispondere Stiles.
“Ci vediamo stasera. E’ stato un piacere Jane.” Concluse lo Sceriffo.
“Piacere mio.” Disse lei. Lo Sceriffo salutò con un gesto della mano chiudendo la porta dietro di sé.
“Non ti sarò mai grato abbastanza.” Le disse Stiles. “Anche se con te è diverso. Vorrei continuare a baciarti esattamente come vorrei baciare Derek.”
“Cosa pensi di fare con Derek?”
“Non lo so. Forse… parlarci. Se me lo permetterà. E tu con Isaac?”
“Bè… non so proprio come potrebbe prenderla e non voglio che si metta nei casini per colpa mia, quindi non credo che glielo dirò. Forse è meglio che quello che è successo non esca da questa stanza.”
“Si, forse è meglio. Non vorrei che tentasse di uccidermi.”
Jane rise. “Già… ha qualche problema a gestire la rabbia.”
“Che ne dici se ci prendiamo qualcosa da bere?” propose poi.
“Si ok”
Scesero di sotto e Stiles mise della Coca in due bicchieri. Jane gli si avvicinò e lui fissava la bottiglia del rum. “Ci proviamo?”
Jane ci pensò su. “Ok!” Stiles prese del rum e lo versò in entrambi i bicchieri. Dopo il secondo bicchiere sembrava già su di giri. “Oh Jane, mi porti sulla cattiva strada se continui ad assecondarmi.”
“Solo due bicchieri e sei già ubriaco? Complimenti!” fece lei sarcastica.
Stiles rise. “Ma che dici? Non sono ubriaco!” ribatté facendo fatica a pronunciare quella frase senza smettere di ridere.
“No, certo. Andiamo, ti porto nella tua stanza prima che tuo padre ti torni e ti trovi qui e pensi che sia stata io a farti ubriacare.”
Lo portò nella sua stanza e si addormentò subito.
“Io me ne vado Stiles.” Gli sussurrò. Lui annuì e si girò su un lato.
Scese di sotto e lavò i bicchieri dove ancora era rimasto l’odore forte del rum, e poi se ne andò. Tornando a casa chiamò Isaac. Il sole non era ancora tramontato e il vicino era al solito posto a tagliuzzare quei cespugli nel suo giardino che lentamente iniziavano a perdere forma e spessore, solo perché mentre tagliuzzava era più impegnato a guardare Jane e Isaac, che a quello che stava facendo. Il vicino le rivolse un sorriso che Jane non ricambiò, anzi lo guardò perplessa. Continuava a camminare e sentiva lo sguardo del vicino farsi sempre più insistente su di lei. 
  
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