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Autore: PeaceS    18/07/2012    2 recensioni
Una one-shot incentrata sulla mia coppia preferita: TedxLily.
Perché l'amore non sempre è giusto e ricambiato.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Teddy Lupin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lost

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Quando Ella mi disse di lasciar perdere, di lasciarlo perdere, non l'ascoltai: ero io a decidere della mia vita, e se quello era un errore... le avrei pagate io le conseguenze, quindi le risposi di farsi gli affari suoi e non "impicciarsi" delle mie cose.

Quanto sbagliai. Ella era la mia migliore amica, e mi aveva detto quelle cose perché non voleva che "lui" mi spezzasse il cuore; sapeva cosa sarebbe successo, e sapeva anche come avrei reagito.

Ricordo bene quel giorno: era luglio, e l'afa era tremenda; mi ero svegliata di soprassalto quando la sveglia magica che avevo attivato per le due di notte aveva cominciato a suonare ripetutamente, e a piedi scalzi ero scesa giù dal letto.

"La carne è carne, Lily" mi disse una volta James, quando in lacrime gli raccontai che Jhon Thomas mi aveva lasciato per una ragazza del settimo anno.

"Quando viene offerta spontaneamente, senza combattere per averla, la si prende senza pensare alle conseguenze." e sicuramente, dicendo quello, stava pensando a Cecil, e a come lei lo avesse lasciato quando aveva scoperto che l'aveva tradita con un altra durante il corso d'Auror.

Avevo soppesato bene a quella decisione, e a quelle parole: "lui" non mi considerava altro che una bambina, una sorellina, e di tradire la sua attuale fidanzata nemmeno ci pensava. Quindi... se mi fossi offerta a lui spontaneamente, forse avrebbe capito che sono cresciuta, e che non provo più un affetto fraterno nei suoi confronti, ma molto di più.

Mamma e papà già dormivano da un pezzo, James aveva il turno di notte al Ministero, e Albus dormiva da Malfoy per non tornare a casa mezzo distrutto dopo una serata di bagordi. 

Con la camicia da notte incollata al corpo per il caldo e i capelli rossi legati distrattamente, mi diressi al corridoio opposto al mio, dove c'erano le camere per gli ospiti, quelle quasi inutilizzate... tranne per una persona.

Avevo diciassette anni, e in un certo senso mi sentivo grande, abbastanza matura per fare quello che stavo facendo in quel momento. Ingoiai a vuoto prima di aprire quella porta di mogano che - fin troppe volte - mi aveva messo paura.

La stanza rettangolare era nella penombra, e poco faceva intuire che ci viveva qualcuno. Nessun poster sui muri, nessuna foto incorniciata: solo una finestra spalancata, lo scrittoio senza nessuna scartoffia ad ingombrarlo, e il baule chiuso ai piedi del letto.

Se non fosse stato per il corpo che giaceva tra le lenzuola bianche, la sua presenza sarebbe stata appena notata; I capelli erano di un tenue castano chiaro, le spalle larghe e possenti, i pantaloncini azzurri a malapena ricoprivano le gambe muscolose - da vero combattente -. 

Entrai e chiusi la stanza a chiave, fermandomi al centro della stanza. Ted cominciava a sentire la mia presenza, perché lo vidi muoversi e aprire lentamente gli occhi; stavo tradendo la mia famiglia in quel modo, la dolce Vic, e la fiducia che loro riponevano in me.

Ma lo amavo, e questo nessuno lo avrebbe capito. 

Il suo modo di sorridere, di prendersi cura di me, di stringermi quando ne avevo bisogno, baciarmi le guance e cercare le parole giuste per farmi sentire... giusta, mi facevano battere il cuore all'impazzata, tanto da sentirlo in gola e farmi temere di soffocare.

Il suo cambiare colore di capelli per farmi ridere, le sue carezze leggere, appena accennate, mi facevano tremare dentro. Lo sentivo, oh se lo sentivo, fin dentro le ossa, tanto da farmi male.

<< Lily? >> aveva aperto gli occhi e mi guardava sorpreso, come se in tutti quegli anni non si fosse accorto di quello che provavo nei suoi confronti.

Ted aveva gli occhi coperti da un prousciutto, un prosciutto enorme, per non vedere il mio sguardo lucido ad ogni bacio che regalava a Vic e le guance a fuoco ad ogni parola o attenzione che mi riservava.

<< Teddy... >> sussurrai, tendendo la mano verso di lui, che non esitò ad afferrare, balzando giù dal letto.

Aveva gli occhi marroni, caldi, espressivi... erano un mare in cui adoravo perdermi, un pozzo di emozioni che oramai sapevo leggere alla perfezione.

<< E' successo qualcosa? >> mi domandò preoccupato, e sorrisi amaramente quando realizzai che per entrare nella sua stanza senza permesso sarebbe dovuto succedere per forza qualcosa di importante o tragico.

Strinsi la sua mano con le dita, portandola, quasi senza sforzo, al mio petto; si alzava e abbassava freneticamente, e avevo il cuore che andava a mille. Ted sgranò gli occhi, cominciando a comprendere il motivo per cui ero lì.

Ma non si allontanò, no, rimase lì, a guardarmi con il capo inclinato: i capelli, grazie al suo potere di metamorfogus che influiva sul suo corpo quando provava una forte emozione, divennero rossi dalla vergogna. Con l'altra mano abbassai le spalline della camicia da notte, che senza supporto cadde ai miei piedi, lasciandomi nuda.

Non avevo mai avuto vergogna del mio corpo... fino ad allora. Ero alta un metro e settanta, pesavo cinquanta chili, e portavo una terza: avevo un corpo di cui andavo abbastanza fiera, ma in quel momento mi sentii stranamente piccola e fragile sotto il suo sguardo.

Mi analizzò attentamente, posando il suo sguardo sul mio seno, sulla pancia, le gambe, e risalendo su, arrossendo sulle guance nel constatare la mia completa nudità. Era sorprendentemente timido su alcune cose, ma la carne è carne, e questo lo aveva detto James.

<< Lily... cosa stai facendo? >> mormorò, ingoiando a vuoto. Vidi il suo pomo d'adamo fare su e giù, e lo baciai delicatamente, sentendo Ted immobilizzarsi sotto quel tocco leggero.

<< Mi sto prendendo quel che voglio. >> risposi, e lo vidi guardarmi come se fossi impazzita. Ma era troppo tardi per tornare indietro, troppo tardi per rivestirmi, scusarmi e scappare lontano da quella stanza rossa di vergogna.

Lo afferrai con decisione per i capelli, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, e lo baciai. Per un attimo credetti di andare a fuoco, ma dopo realizzai che era lui a farmi quell'effetto.

Gli morsi il labbro inferiore, passai la lingua nella sua bocca, invogliando la sua a muoversi lentamente. Mi avvicinò a sé senza nemmeno accorgersene, e senza pensarci due volte gli buttai le braccia al collo.

I nostri corpi aderirono alla perfezione, incastrandosi come se si conoscessero da sempre o fossero stati creati apposta per combaciare. 

<< Lily... >> mugugnò sulle mie labbra, ma lo ignorai. 

Lo spinsi sul letto, e salì a cavalcioni sopra di lui; stavo impazzendo per colpa sua, ero pazza per quegli occhi marroni spaesati ma accesi dalla passione, e quelle labbra gonfie e rosee, fatte apposta per baciare.

In un attimo le sue mani furono sul mio corpo: accarezzavano, bruciavano, lasciavano scie rossastre sulla mia pelle e lividi indelebili sul mio cuore. Ted invertì le posizioni, sovrastandomi con il suo corpo.

I suoi capelli erano neri come la pece, e i suoi occhi erano così cupi e profondi da mettermi brividi. Mi passò la lingua sulle labbra, schiudendole, lungo il mento, il collo e tra la valle dei seni e mi chiesi se quello era un tentativo di farmi pentire di essere entrata nella sua stanza.

Risalì lentamente e, quando mi accorsi di cosa aveva intenzione di fare, era troppo tardi. Era stato furbo, Ted, quasi più furbo di me. Si abbassò i boxer ed entrò con un gesto secco dentro di me, fino a farmi sentire il punto di rottura, fino a farmi urlare e bloccare i miei gemiti con una mano.

Non con un bacio, ma con una mano. Si muoveva sinuoso, con la sola intenzione di regalarmi piacere, ma non era amore... era sesso. Ted mi stava punendo, e lo stava facendo bene.

Il suo tocco era violento, come le sue spinte. Non mi baciò più, ma finì solo quello che io avevo fatto iniziare.

Ted aveva finalmente capito cosa provavo nei suoi confronti, e mi rifiutò; lo capii da come si staccò da me senza guardarmi negli occhi, e da come, indifferente, si sdraiò al mio fianco.

Ella aveva ragione: faceva male. Era come sentire le ossa rompersi una dopo l'altra, la gola seccarsi e chiudersi, facendoti mancare il fiato e mandandoti in un apnea infinita.

Ero caduta, e l'impatto era stato tremendo, straziante, così doloroso da farmi chiedere se sarei sopravvissuta a tutto quello.

Avevo diciassette anni, mi credevo già matura, e sicura di quel che facevo, ma, quando mi accorsi di non essere desiderata, mi alzai e scappai nella mia stanza a piangere, come una bambina.

Mi sentivo tremendamente sporca, ma non me ne pentii. Credo che non dimenticherò mai quella notte in cui per la prima volta feci l'amore, dove in cui per la prima volta sentii il cuore spezzarsi nel vero senso della parola.

Quella fu la mia prima volta in tutto: la prima volta che smisi di piangere, e non lo feci mai più; la prima volta che desideravo l'abbraccio del mio papà, per sentirmi al sicuro. Quella fu la prima volta che odiai il mio nome, perché io di puro non avevo niente.

La prima volta che amai con il cuore, e capii che non puoi costringere qualcun altro ad amarti, anche se ti doni a lui. 

E io ero stata così egoista da sperarci, da provarci, per poi rimanerne uccisa dentro. 

   
 
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