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Autore: Akisan    19/07/2012    14 recensioni
A volte il destino riserva sorprese mozzafiato, ricche di avventure e compagni formidabili.
A volte, invece, decide semplicemente di prenderti per i fondelli.
Così, senza neanche sapere bene il perché, Alex si ritrova suo malgrado a fare comunella con un Arrancar con seri problemi di gestione della rabbia, una ragazzina logorroica totalmente priva di buonsenso, e un individuo subdolo che, secondo lei, ha buone probabilità di discendere direttamente dal demonio.
Il tutto in un ambiente ricco di Hollow, gatti, sarcasmo allo stato brado e situazioni equivoche.
Mooolto equivoche.
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aki (emerge da sotto la scrivania): << Ce… ce l’ho fatta, ho finito la maturità! E l’ho pure passata! Sembrava impossibile, ma ce l’ho fatta! (beve un po’ di amaro) Lo so, lo so, sono in ritardo, un ritardo vergognoso, quindi per farmi perdonare ho pubblicato 12 belle pagine di minchiate miste, giusto per dare l’idea del mio stato cerebrale attuale. E ora che ho per l’ennesima volta abusato allegramente della vostra pazienza, si proceda con l’intervista! >> (si munisce di cintura di castità)

Nome completo. Aramis.
È vero che è un nome falso? Certo, ma tra i miei nomi falsi è quello che preferisco.
Perché sempre tutti questi misteri? Perché è l’unica cosa che rende la tua storia interessante, mia cara.
Ah grazie… Dimmi, per caso Meiko ti ha sigillato per la tua enorme simpatia? No, perché aspettavo che entrasse nella doccia e poi le rubavo la biancheria.
… è una bugia, vero? Già. Non mi ha sigillato solo per questo.
Ok… Ti piace Liz? Sei gelosa?
Sguscia via da quel sorriso da gran seduttore e rispondi. È come chiedere ad un serpente se gli piace il coniglietto che sta ipnotizzando per fare colazione. Certo che mi piace.
Una volta per tutte, vuoi chiarire quali sono le tue intenzioni verso Alex? E tu mi puoi dire se sei libera questa sera?
(lo fissa esasperata) E va bene, ti concedo di glissare solo questa domanda. Proseguiamo: perché sei vestito di nero, al contrario degli altri Arrancar? Perché quando me la svignavo nel mondo umano mi sono accorto che il nero attira di più le ragazze, e francamente mi piace molto di più del bianco.
Aramis, io spero che tu li abbia pagati questi vestiti. La tua sfiducia mi ferisce. Se chiedi alla cassiera…
Ok, ok, posso immaginare come avrai pagato la cassiera. Cosa ti colpisce di più in una ragazza fisicamente? Tutto, non faccio discriminazioni tra le parti del corpo.
E caratterialmente? Caratterialmente?
… se dici “e cosa importa?” giuro che ti meno. Calma, non oserei mai… Diciamo che deve essere estremamente interessante, non è facile sorprendermi.
E ultimamente qualcuno ci sta riuscendo? Se ti dico di no mi devo anche prendere del bugiardo?
Puoi giurarci. Mi spiace ma su questo non ci fai fessi. Bene, abbiamo finito. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ah beh, innanzitutto *FILTRO PUDICIZIA*, e poi potrei anche *FILTRO ORECCHIE INNOCENTI*
ARAMIS! Alla prossima, bellezza.
 
Una caldissima estate ad ades per aver messo questa storia tra le ricordate, a Justine_Law, _G_J_, Silent_Warrior, Haruhi93 e nimes per averla messa tra le seguite, a tenny_93, Potatoes, malpensante e viola97 per averla messa tra le preferite, a  Evanery Winchester e aYunalesca Valentine per avermi messa tra gli autori preferiti, e a chi legge e basta. Chiunque avesse fatto una di queste cose ma non ha abbia trovato il suo nome qui è autorizzato a farmelo notare con pesanti insulti, pomodorate e lettere minatorie, purtroppo era un po’ che non controllavo e il fatto che qualcuno abbia cambiato nome è bastato a confondere la zona del mio cervello atta a riconoscere i nuovi arrivati, portate pazienza (si inchina profondamente). Buone vacanze ~
 

Capitolo 28: Al centro commerciale dell’est, per due soldi, un cricetone il gattone comprò…

 
<< Ohi Grimmjow, ma che fai?! >>

<< Ah? Vado al cesso, no? O forse vuoi sapere anche cosa sto andando a fare? >>

<< Deficiente, non intendevo questo! >> replicò Alex, avvicinandosi e abbassando improvvisamente la voce per non farsi sentire dai clienti del centro commerciale in cui si trovavano. << Voglio dire che quello è il bagno degli uomini, non puoi entrarci! >>

Grimmjow si accigliò ulteriormente. Un’impresa notevole, dato che il suo grado di nervosismo quel giorno era andato aumentando in maniera proporzionale all’avanzare delle lancette dell’orologio.

<< Che cazzo dici, e chi ci dovrebbe entrare allora? Tu?>>

<< E chi se no, mia nonna? >>

Quella situazione era assurda.

Di tutti i motivi che aveva avuto e tutt’ora aveva a disposizione per discutere con Grimmjow, uno squallido bagno collocato a sinistra di un negozio di dischi, che tra l’altro esponeva in vetrina il formato gigante della copertina di un CD che più che altro ricordava la locandina di un film porno, era probabilmente l’ultimo della lista.

Tra i primi c’erano senza dubbio le occhiate casuali lanciate dall’Espada alla suddetta copertina, per esempio.
 

Tutta colpa di quei tre disgraziati.
 
Quando a pranzo Urahara aveva chiesto che qualcuno gli andasse a prendere in magazzino una di quelle bottiglie nere con l’etichetta verde, per brindare probabilmente a tutti i soldi che aveva incassato ultimamente, e Aramis si era offerto volontario, avrebbe dovuto intuirlo che qualcosa di infausto stava per accadere.

Quando l’Arrancar era tornato con in mano una bottiglia che sembrava un monumento alla polverosità, e Liz si era gentilmente offerta di versare da bere a tutti, avrebbe dovuto capirlo che qualcosa di terribile stava per succedere.

Quando Liz, nell’atto di avvicinarsi a lei per porgerle il primo bicchiere, era inciampata e le aveva versato tutto il contenuto addosso, avrebbe dovuto dannatamente saperlo che qualcosa di catastrofico era appena capitato.

Quando aveva scoperto che il liquido con cui la sua amica l’aveva appena inzaccherata era una delle numerose e ambigue invenzioni di Urahara, che Aramis aveva casualmente preso al posto dell’innocua bibita perché l’unica differenza tra le due bottiglie era l’etichetta, che a causa di tutta quella polvere aveva scambiato per verde, quando invece era blu, avrebbe dovuto uccidere tutti e tre, e invece si era limitata a prendere la bottiglia, versarne il contenuto in un’altra tazza e rovesciarla a sua volta tutta addosso a Grimmjow, che non aveva smesso un attimo di ridere come un idiota.
 

<< Comunque se proprio ti scappa devi andare lì, e vedi di bussare prima di entrare in uno dei cubicoli, chiaro? >> continuò Alex, indicando l’omino bianco con la gonna appeso sulla porta.

Porta che tre ragazze aprirono per entrare, non prima di aver lanciato loro qualche sguardo.
  
<< E adesso che avevano da fissarti, quelle galline? >> ringhiò Grimmjow, che aveva seguito tutta la scena con gli occhi ridotti a fessure.

Perfetto, ora aveva una voce in più da aggiungere alla lista degli svantaggi  comportati dal cambiare sesso: adesso l’Espada era geloso pure delle donne.

Alex sospirò.

<< Non dire scemenze, secondo te è più probabile che guardassero un normale ragazzo bruno o una strega con i capelli azzurri e la quarta di seno? >>

<< È proprio quello che voglio sapere >> rispose Grimmjow, andando con decisione verso la porta e sparendo nel bagno prima che Alex potesse trattenerlo.

“Va beh, se non altro in un modo o nell’altro è entrato nel bagno delle donne” pensò rassegnata.

Ora bisognava solo sperare che non commettesse qualcosa punibile per legge.

Tipo un pluriomicidio.

“Che palle, ma perché me lo sono portata dietro? Anzi, perché diavolo mi è venuto dietro? Da quando è una ragazza è diventato ancora più lunatico di prima, sembra quasi in sindrome premestruale” pensò scocciata.

Per quanto la riguardava invece, diventare un maschio era in effetti l’unica cosa che ancora mancava all’elenco delle “situazioni assurde che devono per forza capitare ad Alex pena la distruzione del mondo”.

Se non altro la trasformazione, che, per fortuna, sarebbe durata solo ventiquattro ore, aveva permesso loro di uscire dal negozio dopo tutti quei giorni, perché tanto nessuno li avrebbe riconosciuti, e quindi ovviamente alla loro uscita era stata allegata una simpatica lista della spesa chilometrica.

Il vero problema era Grimmjow: già i suoi capelli e il suo atteggiamento tutt’altro che discreto e pacato attiravano l’attenzione, se poi si metteva il tutto nel corpo di una ragazza alta, formosa e dalla camicia tenuta chiusa solo dai tre bottoni centrali ( << Me ne infischio se sei abituato a tenere sempre tutto aperto, se vieni anche tu ti metti un dannato reggiseno e abbottoni quella camicia, chiaro? >> gli aveva ingiunto minacciosamente un’ora prima), cercare di passare inosservati diventava quasi un’utopia.

<< Scusa, hai una sigaretta? >>

Alex si riscosse dai suoi pensieri e abbassò lo sguardo sulla ragazza che le aveva rivolto la parola.  

A lei, che non era mai stata iscritta all’albo delle stangone e non aveva mai messo i tacchi, sembrò strano dover improvvisamente abbassare lo sguardo per parlare con qualcuno che non fosse un bambino.

<< No, mi dispiace >>

<< Ah… in effetti non hai l’aria di uno che fuma. Grazie lo stesso, ciao >>

In quel preciso istante la porta del bagno si spalancò.

La ragazza si allontanò in fretta, e Grimmjow si piazzò davanti ad Alex, rivolgendole quello sguardo che le riservava ogni volta che era convinto che gli stesse facendo un affronto personale.

<< Sei un maschio da neanche tre ore e ogni volta che giro gli occhi ti trovo a flirtare con qualche ragazzina! Non sapevo che ti piacessero così tanto le tette! >> ringhiò, senza preoccuparsi di tenere bassa la voce.

<< Quelle ragazze in bagno sono ancora vive? >> glissò Alex con un sospiro, auto-imponendosi di non lasciarsi coinvolgere in una discussione tanto assurda da non stare né in cielo né in terra.

Grimmjow fece un gesto stizzito con la mano, come a scacciare una mosca molesta.

<< Ho solo messo in chiaro un paio di faccende, ti pare che abbia così tanto tempo da perdere da mettermi a picchiare qualche ragazzina umana? >>

Alex inarcò un sopracciglio.

“Ma davvero? Allora vuol dire che quello che ho conosciuto finora era il suo gemello cattivo? O forse che quella volta che mi ha spedita contro un albero del parco era un affettuoso gesto di saluto?” pensò con irritazione mentre si incamminava verso il negozio di vestiti più vicino (Liz aveva tassativamente bisogno di un paio di jeans nuovi), ignorando il disappunto dell’Espada per non aver ottenuto nessuna risposta.

A volte le capitava di chiedersi se l’insensibilità fosse una caratteristica comune a tutto il genere maschile o se Grimmjow avesse una licenza speciale.

Le sfuggì un altro sospiro.

Ne aveva viste di coppiette, in quel paio d’ore dentro al centro commerciale.

Erano sorridenti, affettuose, si tenevano per mano, mangiavano un gelato insieme, scherzavano davanti alle vetrine.

Tutto quello che tra lei e Grimmjow non sarebbe mai successo neanche nell’arco di decenni.

Eppure lei aveva ad un tratto realizzato che quello poteva essere quasi considerato una specie di loro primo appuntamento. Erano soli, erano in un luogo pubblico, erano… sì insomma… si erano confessati di tenere l’uno all’altra, quindi in pratica erano una coppia

Peccato che fossero tutti e due imbronciati, che la gentilezza di Grimmjow si trovasse ad un indirizzo non pervenuto e che avendo entrambi cambiato sesso si trovassero di fronte ad inconvenienti fastidiosi ed imbarazzanti a dir poco: Alex, non essendo abituata alle nuove proporzioni del suo corpo, sbatteva contro stipiti delle porte e spigoli sparsi in giro, mentre Grimmjow ringhiava che il seno era un ingombro pazzesco, che i vestiti da femmina erano troppo stretti e che essere guardato dai maschi era rivoltante.

Aveva già attaccato briga con tre diversi ragazzi a suon di: << E tu che cazzo hai da guardare, eh? >> , e Alex aveva dovuto ogni volta trascinarlo via di peso.

Alla faccia del primo appuntamento.

Ma probabilmente era anche colpa sua: doveva smetterla di aspettarsi smancerie, avrebbe fatto meglio a guardare in faccia la realtà, e rendersi conto che se ti metti con un orso delle caverne poi non devi stupirti se ti porta in giro trascinandoti per i capelli e prende a zampate chiunque non sia così furbo da avvicinarsi con un favo di miele.

E lei che, vedendo come negli ultimi giorni fosse diventato molto meno aggressivo, si era illusa che si fosse dato finalmente una calmata. Non litigava neanche più in modo eccessivo con Aramis, e dire che fin dall’inizio mettere quei due nella stessa stanza produceva lo stesso simpatico effetto di riempire una casa di dinamite e poi buttarci dentro un fiammifero. 

*

Quello che però Alex non sapeva, era che Grimmjow, malgrado le apparenze, nelle situazioni in cui sapeva di essere in netto svantaggio sapeva essere estremamente paziente.

Aveva passato innumerevoli anni a lottare per accrescere il proprio potere, quindi conosceva bene sia le sue potenzialità che i suoi limiti.

Aveva affrontato ogni combattimento della sua esistenza sapendo che, anche a costo di dare tutto se stesso, ne sarebbe uscito vincitore.

E i fatti gli avevano dato ragione.

Tuttavia non era un idiota, e sapeva riconoscere una situazione sfavorevole o un essere troppo al di sopra della sua portata.

Aizen era un esempio perfetto: Grimmjow aveva sempre mal sopportato di stare sotto la sua autorità, spesso interpretava gli ordini a modo suo e a volte gli disubbidiva apertamente, ma non aveva mai oltrepassato una certa linea invisibile, perché chiunque dentro Las Noches sapeva che farlo avrebbe significato morte certa.

Quando invece era ancora solo un semplice Nùmeros, Luppi, un Adjuchas che non aveva mai sopportato, era stato trasformato in Arrancar e subito nominato Espada, e aveva pensato che cominciare a riempire Grimmjow di frecciatine e provocazioni fosse un passatempo irresistibilmente divertente.

Malgrado il suo istinto gli gridasse di spezzarlo in due e spargerne al vento i resti, Grimmjow aveva sfoderato la sua pazienza da predatore e non aveva mai reagito, comportandosi come se Luppi fosse stato parte dell’arredamento o solo un insetto estremamente noioso.

Un insetto che poi tempo dopo aveva schiacciato con estrema soddisfazione, abbandonandosi ad una risata liberatoria e appropriandosi dell’agognato titolo di Sexta Espada.   

La situazione in cui si trovava in quel periodo era molto simile: intrappolato com’era in quel patetico corpo umano, sarebbe stato impossibile per lui combattere contro lo Shinigami che gestiva il negozio, e Aramis raramente cercava lo scontro diretto, anche se qualche pugno se lo erano scambiati più che volentieri.

Non gli restava quindi che essere paziente ed aspettare l’occasione giusta: prima o poi si sarebbe liberato di quel corpo finto, e allora avrebbe dato una lezione memorabile allo Shinigami, e avrebbe smontato pezzo per pezzo Aramis e il suo sorrisetto del cacchio.

Per quanto riguardava la bionda logorroica, probabilmente non avrebbe alzato un dito su di lei, giusto perché in quei giorni aveva cucinato davvero bene.

Si sarebbe limitato ad appiccicarle un cerotto gigantesco sulla bocca.

Alex comunque avrebbe fatto resistenza, questo lo sapeva benissimo.

Era troppo umana, troppo attaccata al suo mondo per assecondare le sue intenzioni.  
 
La osservò attentamente mentre, rinchiusa in quel corpo maschile, sceglieva dallo scaffale dei vestiti per la sua amica.

Forse per il fatto che avevano passato parecchio tempo insieme, o forse perché Alex era diventata più emotiva di suo, questo non sapeva dirlo con precisione, fatto sta che ora riusciva a leggere meglio le espressioni su quel volto che fino a qualche tempo prima gli era sembrato impassibile come quello di una bambola: era ancora imbronciata, anche se lui non riusciva a capire per quale motivo, e stropicciava i pezzi di stoffa che aveva sotto le mani come se le avessero fatto un affronto personale.

Improvvisamente Grimmjow si rese conto di provare una sensazione sconosciuta, provocata dal fissare quello sguardo corrucciato e che gli causava qualcosa, a cui non riusciva a dare un nome, all’altezza dello stomaco.

Stupefatto, si affrettò a distogliere lo sguardo.

Doveva essere sicuramente un effetto collaterale di quello scomodissimo corpo da donna, perché mai gli sarebbe passato per l’anticamera del cervello di sentirsi così, di trovare qualcuno…

“Adorabile. Diavolo, è adorabile!”

No, NO, NO! Non doveva… NON POTEVA ARROSSIRE, CHE CAZZO!

<< Che cavolo combini? >> gli chiese Alex, quando cominciò a prendersi a schiaffi da solo nel disperato tentativo di cancellare le imbarazzanti prove di quell’abominio.

<< Niente di niente, fatti i cazzi tuoi e sbrigati, che mi sta venendo il latte alle ginocchia a ciondolare qui come un idiota! >>

<< Non fare paragoni con l’ovvio, Grimmjow, tu lo sei già un idiota. >> gli rispose piccata. Poi aggiunse: << E va bene, se aspetti ancora qualche minuto ti porto in un posto dove potremo sfidarci un po’, ok? >>

Grimmjow drizzò immediatamente le orecchie e la fissò incredulo ed eccitato.

Sfidarsi?

Che diventare un maschio avesse improvvisamente aumentato la sua aggressività?

Allora forse avrebbe dovuto trovare il modo di tenersi da parte un po’ di quella pozione, dopo tutto…  

*

Alex dovette mordersi le labbra quasi a sangue nel tentativo di non scoppiare a ridere quando Grimmjow, in mezzo all’affollata sala giochi, scrutò schifato prima il fucile di plastica che aveva in mano e poi lo schermo.

<< Mi prendi per il culo? E questo che diavolo è? >>

<< È un videogioco. Quando darò il via, sullo schermo compariranno dei mostri, e noi con i nostri fucili dovremo ucciderli. Vedi, devi puntarlo così e poi premere il grilletto, che è questo pulsante. >>

<< Quindi funziona come la Resurrection di Starrk? >> le chiese dubbioso, rigirandoselo tra le mani e provando a puntare, osservando il segno rosso spostarsi sullo schermo con i suoi movimenti.

<< Credo di sì. Chi uccide più mostri vince. >>

<< Se era questa la sfida che avevi in mente potevamo almeno andare fuori e vedere chi ammazzava più Hollow! >> protestò Grimmjow contrariato.

Venti minuti dopo si era radunata attorno a loro una piccola folla di curiosi, i cui mormorii sbalorditi erano coperti dall’immane quantità di maledizioni ed imprecazioni irripetibili snocciolati con maestria da una strana ragazza dai capelli azzurri, che abbrancava il fucile di plastica con la ferocia di chi si trova nel bel mezzo di un genocidio e lo agitava a destra e a sinistra falciando ferocemente zombie e lupi mannari come se ognuno di loro avesse insultato personalmente lei e ogni componente della sua famiglia. Il ragazzo bruno di fianco a lei non era certo da meno, i poveri mostri non facevano neanche in tempo a sbucare completamente dal terreno che già li aveva falcidiati con in volto l’espressione fredda e distaccata di un serial-killer professionista.

<< Cazzo, quello era mio, smettila di rubarmi le prede! >> ruggì ad un certo punto Grimmjow.

<< Le prede sono di chi se le piglia, è la dura legge della jungla. O dell’Hueco Mundo, se preferisci. >> rispose Alex, abbattendo tre zombie in quella che teoricamente era la metà dell’Espada.

Il suo piano sembrava funzionare: Grimmjow era più preso dal gioco di quanto si sarebbe aspettata, e anche lei stava scaricando parecchio nervoso vedendo i mostri sullo schermo cadere giù come birilli.

Forse avrebbe dovuto dirgli di abbassare un po’ il tono e i vocaboli, ma in quel momento non le importava poi molto di scandalizzare i passanti: stava cominciando a divertirsi, e francamente aveva capito che preferiva molto di più giocare ad un banale sparatutto con lui, piuttosto che passeggiarci insieme guardando vetrine e giocando alla coppietta.

Dopo parecchio tempo, che Grimmjow passò ad imprecare ininterrottamente senza oltretutto mai ripetersi, dato che ad un certo punto passò ad un’altra lingua, sullo schermo lampeggiò improvvisamente una scritta colorata che li avvisava che la casa produttrice dei mostri aveva finito la materia prima da mandare loro contro, e che quindi avevano finito il gioco.

Percentuale abbattimento mostri: 50% ciascuno, parità assoluta.

Grimmjow non la prese molto bene.

<< Come sarebbe a dire “pari”? Ne ho uccisi un sacco più di te, questo affare è rotto! >>

<< No Grimmjow, tu infierivi sui cadaveri, è per questo che hai sparato più colpi di me. >>

<< Mi assicuravo che fossero davvero morti, solo un idiota in battaglia dà per scontato che l’avversario sia crepato con un colpo solo! >>

<< Ma questo è un gioco, è fatto apposta perché i mostri muoiano subito se li colpisci. >>

<< E che cazzo, e dimmelo prima allora! >>

<< Ehm, scusate… >> si intromise una voce esitante.

Era il gestore della sala giochi, che spiegò loro che visto che avevano riscosso un tale punteggio ed erano arrivati fino in fondo al gioco avevano diritto ad un premio.

Detto questo piazzò tra le braccia di Grimmjow un gigantesco criceto di peluche.

<< Per la signorina. >> aggiunse prima di dileguarsi tra la folla.

Questo, unito alla faccia orripilata che fece Grimmjow, fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Alex scoppiò a ridere senza riuscire a controllarsi, si strinse la pancia e crollò sulle ginocchia, ridendo come mai in vita sua.

<< Che ca… smettila! >> ruggì Grimmjow lanciandole schifato il pupazzo addosso.

Era arrossito.

Per tutta risposta lei si mise a ridere ancora più forte, cercando di soffocare le risate affondando la faccia nel criceto gigante.

<< Stai ridendo di me, ragazzina? >> ringhiò l’Espada, con un tono che Alex conosceva bene.

Cercò quindi di darsi un contegno, si alzò in piedi con gambe non proprio stabili e lo fissò dritto negli occhi. << No, sto ridendo con te. Abbiamo passato un bel pomeriggio, e grazie a te mi sono divertita tanto da scoppiare a ridere, cosa che non mi capita sovente. È una cosa che succede spesso a… sì insomma, a chi sta insieme. >> concluse imbarazzata.

Purtroppo con lui era così: visto che non era abituato a tutte le sfumature delle emozioni umane, bisognava mettere necessariamente tutto nero su bianco, o avrebbe interpretato secondo l’umore del momento. E visto che quest’ultimo spesso e volentieri oscillava tra l’incazzato e l’orgoglioso, non era davvero il caso.

Dopo una breve pausa, Grimmjow esclamò contrariato: << Ecco, lo stai facendo di nuovo! >>

Alex lo guardò confusa.

<< Cosa? >>

<< Stai evitando il mio sguardo, lo fai sempre più spesso ultimamente! >>

Tutta questa scena si stava svolgendo in una sala giochi, in cui c’era lei, che, trasformata momentaneamente in ragazzo, stringeva in una mano un fucile di plastica e nell’altra un criceto gigante di peluche, mentre davanti aveva Grimmjow, trasformato in ragazza, che l’accusava piccato di essere un’insensibile.

Probabilmente avrebbe fatto meglio a non soffermarsi sull’assurdità di tutta la scena, o avrebbe rischiato di scoppiargli di nuovo a ridere in faccia, e aveva il vago sospetto che non sarebbe stata la mossa più furba del mondo.

<< Io non… è che… >> annaspò, cercando la frase adatta a difendersi da quell’ignobile accusa, ma il suo cervello sembrava aver disattivato qualsiasi sinapsi che non fosse concentrata nell’archiviazione dell’immagine di Grimmjow che stringeva in mano un ammiccante roditore formato condominio.
L’Espada comunque interruppe spietatamente sul nascere il suo patetico borbottio.

<< Quando siamo insieme tu devi guardare solo e soltanto me, sono stato chiaro? >> dichiarò con decisione, afferrandola per la camicia e premendo con rabbia la bocca contro la sua.

E questo cancellò dalla mente di Alex ogni voglia di sghignazzare.
 

Mentre uscivano dal centro commerciale, si sentiva stranamente leggera.

Stavano discutendo su a chi toccasse scarrozzare il “ratto obeso”, come l’aveva definito Grimmjow, che inizialmente avrebbe voluto buttarlo direttamente nella spazzatura, ma era stato prontamente fermato da Alex, che aveva detto che piuttosto l’avrebbero regalato ad un bambino.

A quel punto l’Espada l’aveva osservato con attenzione, e alla fine aveva sentenziato di vedere in lui una somiglianza con Liz, e che quindi tanto valeva regalarlo a lei.

Era una buona idea, tanto più che la ragazza avrebbe apprezzato il gesto, ma il problema era che Grimmjow di andarsene in giro con quel coso in mano non voleva proprio saperne.

Fu a quel punto che successe.

<< Mew… >>

Alex si fermò di botto, attirandosi uno sguardo irritato da parte di Grimmjow.

Quello che aveva appena sentito non poteva essere…

<< Mew >>

Lentamente voltò la testa, fino a posare gli occhi su uno scatolone abbandonato tra due cassonetti.

<< Mew! >>

Il suo sistema nervoso subì un blocco totale.

Piccoli.

Soffici.

Abbandonati.

<< Non ci pensare nemmeno >> la freddò l’Espada.

<< Ma… >>

<< Ho già accettato la presenza di questo. >> affermò agitando il peluche.
<< La mia dose di beneficenza giornaliera si è esaurita. >>

Alex alzò gli occhi al cielo, poi fece spallucce ed adottò la tattica che aveva brevettato più o meno da quando lo conosceva: ignora l’Espada e fai di testa tua.

Fino a quel momento le aveva sempre dato ottimi risultati.
 

 
Angolo delirazioni
 
Aki: << Bene, chi è il prossimo della lista? (controlla il copione) Ah, perfetto, almeno questa non dovrebbe darmi troppi problemi! >>

Nome completo. Liz.
Questa è la domanda più semplice, perché vi mette tutti in crisi? Ma a me Liz piace!
Passiamo subito al sodo: cosa ti colpisce di più in un ragazzo fisicamente? Beh, certamente la faccia, le mani, la schiena, le spalle…
E caratterialmente? …i pettorali, l’altezza, gli occhi, la voce…
Liz! … il pacco…
LIZ! Ah sì, scusa, dicevi?
E caratterialmente? Il senso dell’umorismo, ovvio!
Chi è più figo tra Grimmjow e Aramis? Questa è difficile… fisicamente parlando sono due fabbriche ambulanti di feromoni, due bombe H a base di fascino, due maschi con la “M” maiuscola giunti ad illuminare la nostra grigia esistenza…
Sì, ma tu chi preferisci? Aramis, ho un debole per i capelli neri!
Come sei diventata amica di Alex? Eravamo alle elementari: ho provato a chiacchierare un po’ con lei, e visto che non funzionava l’ho attirata con dolci e merendine.
Praticamente come si fa con gli animali selvatici. Beh, lei lo è.
Pensi che Grimmjow sia giusto per lei? Certo che sì, quei due insieme sono uno spasso, a volte sembra di assistere ad un combattimento tra galli!
Cosa ti mette più a disagio negli Arrancar? Ho notato che hanno tutti la brutta abitudine di fissare la gente. Ho visto in un documentario che per gli animali lo sguardo fisso è una minaccia, sarà per quello che lo fanno…
Ma anche tu li fissi. Ma il mio è uno sguardo accademico, ammiro i regali di Madre Natura!
Quali progetti hai per il futuro? Parecchi, devo controllare che Grimmjow e Alex facciano i bravi e che Aramis non si metta in mezzo, preparare la cena, fare i regali di Natale… ODDIO! COME FARÒ A COMPRARE I REGALI? QUELLO DI ALEX È PURE RIMASTO A CASA!
Non so… comunque abbiamo finito, saluta. Ciao, e Buon Natale!
Veramente siamo a luglio… Ops…  

 
  
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