Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Sissi Bennett    21/07/2012    11 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ashes &Wine

Image and video hosting by TinyPic

Capitolo trentuno: So long and goodnight.

 

“Burning on just like a match you start to incinerate
The lives of everyone you knew
And what's the worst to take, from every heart you break
And like a blade you stake
Well I've been holding on tonight 
What's the worst that I could say?
Things are better if I stay
So long and goodnight

(Helena- My Chemical Romance)

 

“Da- amon”.

Qualche settimana prima non l’avrebbe mai considerata il tipo che stava sopra. E gliel’aveva pure detto, facendola arrossire come un semaforo.

Fu costretto a rimangiarsi tutto.

Non aveva certo pensato che tutti quegli anni di equitazione l’avessero resa, invece, il prototipo della ragazza che stava sopra.

A dire il vero, Bonnie sarebbe stata benissimo in qualunque posizione: il suo corpo era talmente minuto e sensibile da diventare quasi plasmabile.

Adorava che ogni suo tocco la facesse tremare, adorava il rossore che le imporporava le guance ogni volta che la punzecchiava con qualche commento un po’ troppo spinto, adorava lo sguardo di completo abbandono che gli riservava quando arrivava al culmine per poi afflosciarsi stremata.

“Da- amon”.

Bonnie normalmente aveva vergogna perfino a lasciarsi sfuggire un piccolo gemito, ma a volte non poteva evitarlo. Eppure c’erano dei momenti in cui avrebbe voluto urlare per sfogare il piacere crescente che le si accumulava nel basso ventre, ma in quei rari casi la voce le si strozzava in gola.

“Daaa- mon”. Era poco più che un sussurro, quasi esalato; capace comunque di mandare il vampiro su di giri perché erano gli unici istanti in cui la ragazza perdeva completamente il controllo di sé.

Bonnie si aggrappò alle sue spalle e si spinse più giù, piegandosi fino a sfiorare con la fronte il torace di lui. Damon le passò le mani dietro la schiena nivea e le fece aumentare il ritmo, sentendo di essere prossimo all’apice.

La giovane si tirò indietro e lui la seguì, contraendo gli addominali per mettersi seduto, e con delicatezza permise ai suoi canini di morderla appena sopra al seno. Entrambi esplosero.

Bonnie collassò contro il suo corpo, Damon l’accolse tra le braccia e si stesero insieme  sul materasso.

Rimasero in silenzio per infiniti minuti, lei per riprendere fiato, lui per riprendere un minimo di contegno. Non aveva mai incontrato nessuno che lo destabilizzasse quanto quella strega.

“Dobbiamo darci una calmata, Damon” mormorò Bonnie rotolando sul fianco in modo da prendere un po’ d’aria.

“Perché mai?” fu la domanda stupita del vampiro.

“Se andiamo avanti così, non riuscirò nemmeno ad alzarmi da questo letto”.

“La cosa non mi dispiacerebbe affatto. Sei la benvenuta qui ad ogni ora del giorno e della notte” la stuzzicò prendendo a baciarle il ventre piatto.

“Forse Caroline avrà qualcosa di cui lamentarsi” suppose Bonnie.

La testa di Damon scattò in alto “Che cosa c’entra adesso Caroline?”.

“Venerdì c’è il Ballo di Fine Anno. Ha chiesto a tutti di aiutare: hai presente? Sistemare i tavoli, alzare scatoloni? Ho bisogno delle mie forze”.

“Perché vuoi aiutare ad organizzare una festa cui nemmeno parteciperai?” chiese Damon poggiandosi sui gomiti per guardarla meglio in faccia.

“Chi ha detto che non ci andrò?” ribatté Bonnie.

Damon alzò le spalle “Credevo che avresti preferito stare qui … con me” le si avvicinò sfiorando il naso contro il suo con tutta l’intenzione di baciarla ma ciò che disse la ragazza lo gelò.

“In realtà speravo che mi avresti accompagnato”.

Il vampiro si allontanò subito dal viso della rossa e si sdraiò nuovamente sul cuscino, cercando di non mostrare il suo turbamento. Portarla ad un ballo avrebbe significato rendere tutto molto reale. Damon si trovava troppo bene nella bolla che si era creato, solo con lei.

“I balli non fanno per me, Sissi”.

La delusione sfigurò il bellissimo volto a forma di cuore della ragazza; Damon era un tipo solitario, si riteneva superiore alla massa e le feste della scuola non erano proprio il suo genere preferito di svago, ma Bonnie aveva sperato che potesse fare un piccolo sforzo per lei.

Iniziò a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli e, colta da un improvviso sospetto, freddò Damon per la seconda volta con una domanda molto diretta “Non vuoi farti vedere con me?”.

Il vampiro per un attimo temette che Bonnie gli potesse leggere nel pensiero. Il problema non stava tanto nel fatto in sé quanto in ciò che avrebbe comportato.

Era il Ballo di Fine Anno; una festa che le ragazze caricavano di aspettative. Fare da cavaliere a Bonnie avrebbe significato urlare al mondo che cosa provasse per lei. C’erano dei sentimenti, ma di che intensità non sapeva proprio dirlo.

Aveva passato talmente tanto tempo a nasconderli che faticava a comprenderli e a distinguerli. Non si trattava solamente di attrazione fisica, non si trattava di uno sfizio; era qualcosa di molto più profondo ma Damon non riusciva ad esternarlo, non era preparato a gestire quel tipo di emozioni. Le considerava private, da condividere eventualmente con Bonnie, in un futuro non ben definito.

Non era proprio la sua massima aspirazione far sapere a tutti che Damon Salvatore aveva ceduto alla forza dei sentimenti come un qualsiasi mortale.

“Io e te stiamo molto meglio da soli, streghetta” le disse tentando in tutti i modi di girare il discorso a suo favore.

“Non vuoi che Elena ci veda?”.

Quella fu la terza volta che Bonnie riuscì a ghiacciarlo nel giro di pochi minuti.

Elena.

Un enorme punto interrogativo, un argomento ormai tabù.

La bionda era a conoscenza della loro storia, li aveva beccati in pieno, ma per quanto ne sapeva lei, poteva trattarsi solo di sesso.

Un altro conto sarebbe stato presentarsi mano nella mano con Bonnie al Ballo di Fine Anno; avrebbe implicato ufficializzare la loro relazione.

A quel punto Damon avrebbe perso Elena per sempre, perché non si sarebbe mai intromessa nella vita privata dell’amica, rovinandole il suo momento. Lui non era ancora pronto per lasciarla andare.

Era un ragionamento estremamente egoistico e irrispettoso eppure non poteva fare a meno di trattenere quelle ultime illusioni.

Non stava usando Bonnie. Elena non aveva nulla a che fare con ciò che il vampiro nutriva per la rossa, però la sua immagine era ancora lì, salda nella sua mente.

Improvvisamente si sentì un verme perché Bonnie non se lo meritava.

Ma certe abitudini erano dure a morire e Damon non poteva fare altro che rimanere attaccato ad un vecchio sogno, pur consapevole di ciò che si sarebbe perso nella realtà.

Guardò Bonnie negli occhi e le sorrise debolmente ripetendo in un vano tentativo di tranquillizzarla “I balli non fanno per me, davvero”.

Fu come se le iridi marroni della ragazza si rompessero in mille pezzi per il dispiacere. Era terribilmente ferita e mortificata. Damon aveva eluso la domanda ma la risposta brillava chiara come il sole: Elena, sempre e solo Elena.

Il vampiro allungò una mano per accarezzarle una guancia ma lei scosse la testa con forza e si voltò di lato. A Damon non rimase che fissare impotente la sua schiena. Avrebbe voluto abbracciarla e cullarla fino a far sparire tutte le sue incertezze ma non era possibile; almeno finché lui sarebbe stato il primo a non essere sicuro. Si limitò ad ascoltare il respiro affannato della rossa, indice di un animo inquieto; probabilmente stava facendo di tutto per non piangere.

Dopo un tempo indefinito, Damon senza accorgersene sprofondò in un sonno agitato e al suo risveglio Bonnie se n’era andata.

 

Caroline Forbes si era scusata raramente in vita sua.

Non perché avesse sempre ragione o si ritenesse particolarmente intelligente, ma aveva cercato di stare ben lontana da qualunque litigio. Durante i suoi diciotto anni non aveva mai sentito l’interesse di sollevare discussioni. Era sempre stata una ragazza un po’ frivola, per nulla toccata dai lati più seri della realtà. Con la trasformazione in vampiro tutto era cambiato, compresa la percezione di ciò che le stava attorno.

Non se n’era mai resa conto fino al giorno precedente: Matt l’aveva raggiunta  per cena, i suo genitori erano usciti.

Avevano la casa tutta per loro e Caroline aveva in mente di recuperare per tutte le volte in cui non erano riusciti a concludere il loro tempo insieme. Aveva preparato tutto nella sua camera da letto ma a fine serata non si erano nemmeno baciati.

Matt non era in vena di effusioni; Matt era andato con uno scopo.

Quando Caroline lo aveva sentito nominare Tyler, per poco non lo aveva sbattuto fuori di casa. Non voleva parlare del licantropo; era ancora arrabbiata e ferita, ma non voleva mostrare nessuna di queste emozioni a Matt perché aveva paura di dargli l’impressione sbagliata.

Matt, però, aveva capito tutto, molto meglio di lei e quando era riuscito finalmente a calmarla, lei aveva aperto gli occhi rendendosi conto di quanto fosse stata stupida.

Matt aveva una sensibilità fuori dalla norma: entrambi erano due dei suoi più vecchi amici e per colpa di pregiudizi infondati si erano schierati l’uno contro l’altra. Mentre Caroline era rimasta ferma sulle sue convinzioni, Tyler le aveva sempre guardato le spalle, assicurandosi che non le capitasse nulla di male.

Caroline era stata cieca, frenata dal suo stesso orgoglio; arrabbiata perché Tyler non aveva mai voluto rivelarle niente su Layla e la sua famiglia, senza tener conto che se Bonnie e tutti loro erano sani e salvi, il merito era solo del ragazzo.

Tyler era il suo migliore amico e non avrebbe dovuto mischiarsi con certa gente, non avrebbe dovuto tradirla così.

Qualche mese prima Caroline aveva perfino pensato di provare dei sentimenti per lui ma si erano rivelati solamente dei falsi sospetti; comunque ci teneva molto più di quanto avrebbe immaginato: condividevano lo stesso destino, si potevano capire perché avevano vissuto le medesime esperienze. Erano diversi da tutti gli altri adolescenti e lo sarebbero sempre stati.

Tyler, dopotutto, si era comportato in maniera corretta: non si era dimenticato di come la vampira lo avesse aiutato ad accettare la trasformazione e sapeva che lei lo conosceva meglio di chiunque altro. Si sentiva in debito con la famiglia di Layla e non l’avrebbe mai messa in pericolo, ma d’altra parte si era impegnato perché tutti i suoi amici fossero al sicuro.

Caroline lo aveva accusato di cose non vere ed era giunto il momento di chiedere perdono.

Il ragazzo era seduto al suo solito posto e scarabocchiava qualcosa sul quaderno in attesa del professore. Lei si avvicinò e si sedette nel banco di fronte.

Tyler alzò la testa e la fissò interrogativo.

“Ciao Ty!” lo salutò allegra.

“E’ successo qualcosa?” si preoccupò subito l’altro.

“No, perché dovrebbe?”.

“Sono settimane che non mi rivolgi parola se non per insultarmi. C’è sicuramente qualcosa sotto”.

“E’ vero, c’è un motivo se sono qui ma non è niente di grave” disse lei “Ti devo delle scuse; sono stata una totale stronza ultimamente. Non concepivo come potessi stare dalla loro parte, credevo ci stessi tradendo”.

“Stavo solo cercando di aiutarvi!” si difese Tyler “E Layla mi piaceva … mi piace ancora a dire il vero. Non volevo che nessuno si facesse male”.

“Lo so, ma sono una maniaca del controllo, non ci posso fare niente” sorrise imbarazzata lei “Però se mi avessi detto che li stavi spiando …”.

“Me lo avresti impedito per paura che mi succedesse qualcosa. Sei una maniaca del controllo, ti conosco troppo bene!”.

“Certo che te l’avrei impedito!” ripeté Caroline “Ti potevi mettere in un mare di guai. Ci è mancato tanto così che Damon ti staccasse la testa. Credeva che fossi dalla loro parte”.

“Non mi stupisce che Damon non si fidi di me, ma tu Caroline … tu avresti dovuto capirlo” le fece notare con tono quasi ferito.

“Come potevo? Mi hai urlato in faccia davanti a tutta la scuola! Hai detto che non avevi bisogno di me, che avevamo chiuso”.

“Era una recita, Care!” sbottò lui “Dovevo guadagnarmi la fiducia di Layla; era l’unico modo per farle credere di essere totalmente dalla loro parte”.

“Credevo che avessi ingannato me e invece hai ingannato lei” sussurrò Caroline con un moto di soddisfazione.

“Non ne vado fiero” confessò Tyler “A Layla non piacciono i vampiri, ma non voleva creare tutti questi problemi … di certo non voleva coinvolgere Bonnie. È stata tutta un’idea di suo padre”.

“Non voglio più sentire parlare di loro!” lo fermò Caroline “Non voglio sapere se li stai ancora sentendo … sono fatti tuoi e ho deciso di fidarmi del tuo giudizio. Comunque se ti capitasse di parlarci, metti bene in chiaro che qui non sono i benvenuti”.

“Ora ti riconosco; mi sembravi troppo buona prima”.

“Lo dico anche per il loro bene” disse lei con nonchalance “Se li prende Damon, li scuoia vivi. Non vorrei mai che alla tua preziosa Layla succedesse qualcosa”.

“Caroline Forbes non fare la gelosa”.

“Non sono solo maniaca del controllo, sono anche una prima donna” scherzò la ragazza “Sono davvero contenta che abbiamo fatto pace perché mi servirebbero giusto due braccia forti come le tue”.

“E’ una proposta indecente?”.

“Dipende: quando scandaloso credi che sia spostare dei tavoli?”.

 

Damon bevve un altro sorso del suo liquore e guardò fuori dalla finestra per l’ennesima volta. Bonnie non era ancora tornata.

Dopo essersi svegliato solo nel letto, l’aveva cercata ma lei era già scappata a scuola con la chiara intenzione di non farsi vedere per un po’.

Il vampiro non poteva aspettare di scorgere la sua macchina rientrare nel vialetto. Sapeva di averla delusa la notte prima e voleva sistemare per quanto poteva le cose; anche se non sarebbe stato facile.

Bonnie richiedeva più di quanto lui potesse darle. Quei giorni trascorsi assieme erano stati bellissimi, ma solo ora la realtà lo stava colpendo come un pungo in faccia. Davvero aveva creduto di potersi divertire senza pensare alle conseguenze?

Le aveva già incasinato abbastanza la vita, quindi perché, almeno per una volta, non poteva essere un persona responsabile?

Avrebbe tanto voluto portarla a quel ballo (sebbene non fosse proprio il suo genere di divertimento), avrebbe voluto renderla contenta e dirle che non gli importava dell’opinione degli altri, che non gli importava essere visto da lei. Avrebbe detto solamente un mucchio di bugie.

Desiderava davvero costruire qualcosa d’importante con Bonnie, ma aveva deciso che non si sarebbe esposto fino a che non avesse risolto la sua ossessione per Elena. Non voleva illudere la sua streghetta, non voleva regalarle un sogno che forse non si sarebbe mai avverato, almeno per il momento.

Damon aveva passato tutta la sua esistenza a dannarsi per due ragazze innamorate di suo fratello. Era una cosa malata e deleteria, ma, come aveva già affermato più di una volta, era anche l’unico modo di amare che conosceva.

Si sentiva pronto ad affrontarlo; erano esperienze già vissute e che sapeva gestire, era un territorio familiare. Ci era talmente tanto abituato da esserne assuefatto. Trovava molto difficile disintossicarsi da quel rapporto tormentato.

Probabilmente perché, nel profondo del suo animo, era consapevole di non meritarsi un lieto fine, di non essere degno della felicità a causa di tutto il dolore che aveva inflitto.

D’altro canto Elena rappresentava tutto ciò che lui aveva sempre bramato e non poteva accettare di perderla. Il vampiro credeva di avere ancora qualche possibilità di riconquistarla sebbene lei avesse scelto Stefan. Se avesse insistito maggiormente, magari sarebbe caduta ai suoi piedi; o per lo meno era ciò che gli piaceva pensare.

Portare Bonnie al ballo, tenerla sotto braccio, danzare con lei e stringerla davanti a tutti, avrebbe significato perdere la sua ultima speranza.

A dire il vero, Damon non progettava neanche di riavvicinarsi ad Elena. Stava bene con Bonnie e non sentiva di aver bisogno di altro, ma non voleva precludersi una chance qualora un giorno gli fosse tornata la voglia.

Finì il suo drink, disgustato dal suo stesso egoismo. Avrebbe dovuto lasciare libera Bonnie di godersi la sua vita; tenerla incatenata a sé le avrebbe procurato solo altro dolore. Quella, però, era un’altra ipotesi fuori discussione. Non sarebbe mai riuscito a stare senza di lei.

In due parole chiare e concise: era fottuto.

Comunque per il momento non gli importava molto di Elena. Voleva solo che Bonnie tornasse al Pensionato e voleva trovare un modo per rassicurarla.

Evidentemente il destino era contro di lui perché sentì all’improvviso dei rumori in soffitta, come se qualcuno stesse trafugando tra i ricordi di famiglia.

Stefan era fuori in cortile con Katherine ed Elena per una sessione di allenamento; aveva già appurato che Bonnie non fosse in casa, perciò chi poteva essere?

Posò il bicchiere sul tavolino e salì i due piani di scale. Una volta arrivato alla botola della soffitta, scoprì che ad aspettarlo c’era una vecchia tentazione: Elena Gilbert che rovistava in una cassapanca. Le sue riflessioni dovevano averlo risucchiato completamente per non accorgersi nemmeno che la sua bionda preferita era entrata nella villa.

Si prese un momento per contemplare la sua figura aggraziata. Era bella; bella come poche altre nel mondo; bella come Katherine.

Damon restò un attimo perplesso a quel pensiero; la somiglianza tra le due non lo aveva mai disturbato, ma adesso cominciava a notare qualcosa di stonato nell’armonia di quella perfezione.  

Non era un tantino morboso infatuarsi di una ragazza fisicamente identica al suo primo amore? Era stato facile sostituire Katherine con Elena, anche prima di scoprire che la vampira era ancora viva. Quale delle due era vera? Ne conseguiva che i sentimenti per Katherine non erano così forti e solidi come aveva creduto; e se fosse accaduto lo stesso con Elena?

Più volte si era chiesto se avesse proiettato l’amore nei confronti della prima sulla figura della seconda, e altrettante volte la risposta era stata negativa, poiché, sebbene all’esterno potessero apparire gemelle, caratterialmente erano una l’opposto dell’altra.

Prima di allora, però, il dubbio non era mai stato così opprimente e soprattutto non aveva mai messo in discussione ciò che provava verso Elena.

Ricordò le parole della bionda, al Charlottesville, nel bagno delle donne. 

“Questo non è amore. È ossessione, è voglia di rivincita”.

Rivincita. Verso chi? Verso Stefan che otteneva sempre tutto? Voleva dimostrare al mondo che anche lui poteva vincere la ragazza?

Tutte  quelle domande lo assalirono e non fu più sicuro di niente. Per tutto quel tempo si era ripetuto che Bonnie non era uno sfizio e ora iniziava a sospettare che fosse Elena il capriccio, mascherato sotto le spoglie dell’amore.

Damon si rifiutò di credere che le cose stessero così o si sarebbe sentito ancora più miserabile del dovuto.

Per provare a se stesso il contrario, entrò con forza in soffitta facendo saltare Elena dalla paura.

“Damon?” boccheggiò mettendosi una mano sul cuore “Che ci fai qui?”.

“Ho sentito del rumori” rispose sfoderando il suo sorriso da 250 kilowatt “Dopo l’attacco dei lupi mannari, sono diventato un po’ paranoico”.

Elena annuì guardandosi intorno imbarazzata. Non si era trovata in una stanza sola con il vampiro da quando aveva chiuso la loro storia a Charlottesville “Sono venuta a cercare dei paletti di legno. Stefan mi ha detto che li avrei trovati qui” sentì il bisogno di giustificare la sua presenza nella casa.

“Perseverate con questi stupidi allenamenti, eh?”.

“Non sono stupidi!” replicò Elena “Ma vorrei che non fosse Katherine ad insegnarmi; la odio”.

“Sono sicuro che il sentimento è reciproco”.

“Si aspetta che io faccia centro al primo colpo” si lamentò Elena.

“Se continui a tenerlo così non riuscirai mai” le fece notare Damon alludendo all’impugnatura “Katherine è un vampiro e ha una forza che tu non possiedi. Dammi qua” le disse prendendole il paletto “Con una mano lo stringi e prendi la mira, con l’altra spingi” posizionò la seconda mano dietro il paletto simulando il movimento “Poi colpisci con tutte le tue forze” e conficcò il paletto nel coperchio della cassapanca “Prova tu”.

“Non riuscirò mai a trapassare quel legno; è troppo spesso per me” obiettò lei.

“Lo so. Voglio solo vedere se hai capito”.

Il primo tentativo fu un disastro e il paletto le scappò dalle mani.

“Lascia stare la cassapanca” Damon provò un nuovo approcciò “Fingi che il muro sia il tuo avversario” e si spostò dietro di lei per aiutarla. La sua mano sinistra si posò su quella della ragazza e insieme impugnarono il paletto e lo stesso fece con la destra. Aveva chiuso Elena in un abbraccio ma nemmeno ci aveva fatto caso, tanto era preso dalla sua spiegazione.

Quando quel pezzo di legno penetrò l’intonaco, Elena esultò e si voltò verso Damon incrociando il suo sguardo.

Lui le sorrise ribadendo a se stesso che sarebbe stato un insegnante molto più bravo di Katherine.

Il momento fu spezzato da una voce melodiosa “Elena?”.

Entrambi si voltarono verso Bonnie e Damon si rese conto, solo in quell’istante, di avere ancora le mani sulle braccia della bionda.

“Scusate l’interruzione, ma Stefan ti cercava” continuò la strega rivolta all’amica.

Senza aggiungere altro, fece dietrofront e sparì dalla loro visuale. Un attimo dopo anche Elena lo salutò andandosene, ma il vampiro quasi non se ne accorse.

Fissava ancora il punto occupato da Bonnie fino a pochi secondi prima; l’espressione della rossa era inequivocabile: umiliata e offesa.

Damon avvertì il senso di colpa invaderlo. Non aveva fatto niente ma era riuscito a farla stare male lo stesso. Ancora una volta.

Bonnie marciò via verso la sua stanza. Teneva i pungi stretti lungo i fianchi e il suo stomaco si era rivoltato dall’altra parte.

Chiuse la porta sbattendola e si buttò sul letto sospirando seccamente. Stava reagendo in maniera esagerata, ma trattandosi di Damon ed Elena niente poteva essere lasciato al caso.

Aveva visto lo sguardo che si erano lanciati, pieno di nostalgia e desiderio represso. Rimpiangevano quello che avrebbero potuto essere. Forse entrambi si chiedevano se fosse stato giusto porre un freno ai loro sentimenti.

Bonnie era certa che nel profondo del cuore Elena amasse solamente Stefan, che lo rivolesse indietro, perciò aveva cercato di trattenersi.

Provava qualcosa per Damon ma non avrebbe più rischiato di compromettere il suo rapporto con l’altro Salvatore solo per un’infatuazione.

Damon, invece, amava Elena e non aveva ceduto ai suoi istinti solo perché lei lo aveva espressamente rifiutato in favore del fratello. Se la ragazza gli avesse detto sì, lui non si sarebbe posto scrupoli.

Questo feriva Bonnie più di ogni altra cosa. Che ruolo aveva lei nella vita del vampiro? Voleva credere di non essere solo un ripiego ma ogni giorno diventava sempre più difficile non farsi divorare dai dubbi e dalla gelosia.

Aveva provato a non pensarci, a lasciarsi andare alla passione e vivere il momento; per un po’ aveva pure funzionato. La realtà, però, alla fine era tornata a schiaffeggiarla e avrebbe lasciato il segno.

Bonnie non sapeva come comportarsi: Damon non aveva fatto nulla e lei non poteva pretendere che da un giorno all’altro si dimenticasse di Elena. Ci sarebbe voluto del tempo, ma era così frustrante non essere l’unica.

Ricordava ancora di come Christopher riuscisse a metterla sempre al primo posto; con lui Bonnie si sentiva perfetta ed insostituibile, come se nessuno potesse raggiungere il suo livello. Per questo motivo Christopher era stato capace di tenerla legata a sé e lontana dagli altri. Poi si era rivelato un vampiro manipolatore e crudele, ma almeno le aveva regato un momento di gloria.

La rossa non si era mai considerata importante, soprattutto da quando era andata a vivere in Italia. Zach aveva deciso di mandarla all’estero, nonostante lei fosse l’ultima della sua famiglia, e non le aveva permesso di ritornare. Era andato a trovarla poche volte e anche al telefono sembrava sempre assente. Damon e Stefan erano spariti nel nulla.

Ora conosceva tutti i dettagli, sapeva che in realtà non l’avevano mai abbandonata, ma inevitabilmente tutti quegli anni trascorsi in collegio l’avevano indotta a costruire un’idea di se stessa distorta, come di un elemento irrilevante.

La storia si stava ripetendo ancora: Damon ci teneva, non l’avrebbe fatta soffrire di proposito ma se Elena fosse tornata, lei sarebbe scomparsa in un soffio dalla mente del vampiro. E forse nemmeno il tempo  avrebbe cambiato qualcosa.

Il che era davvero un paradosso, perché Bonnie aveva quasi la certezza di essere la sola a conoscere realmente Damon.

Quanto volte lo aveva ascoltato, calmato e capito? Quante volte gli aveva offerto il suo aiuto e aveva cercato di rimanergli vicino?

Quante volte lo aveva fatto stare bene?

Si sentiva come la cosa migliore che gli fosse capitata; l’unica che potesse donargli un po’ di sollievo, l’unica che potesse amarlo come meritava, senza compromessi, senza condivisioni. Soltanto loro due.

Ma ripetersi di essere la ragazza migliore per lui non avrebbe risolto niente, perché magari non era quella giusta.

Al cuore non si comanda. Diceva così un vecchio proverbio; non importava quanti dolori e delusioni poteva portare, perché alla fine si era costretti a seguirlo, nonostante la ragione dicesse il contrario.

Se l’amore fosse stato una questione di buon senso, Bonnie sarebbe corsa via a gambe levate senza guardarsi indietro. Lo stesso valeva per Damon.

Pregò di trovare la forza di uscirne prima di scoprirsi troppo coinvolta, prima che fosse troppo tardi. Aveva ancora una dignità e se la situazione fosse diventata insostenibile, lei avrebbe dovuto lottare per se stessa.

Non voleva diventare un secondo Damon, un burattino perso dietro un’illusione dannosa. Non si sarebbe mai fatta intrappolare da uno stupido triangolo.

“Bonnie?”.

La strega si girò verso la porta e sorrise debolmente al vampiro dagli occhi verdi che tentennava sulla soglia.

“Non volevo disturbarti … è che ho incontrato Elena che scappava praticamente fuori di casa e … ti avevo mandato a cercarla; volevo solo sapere se andava tutto bene” si accertò.

“Non hai niente di preoccuparti, Stefan” lo tranquillò lei.

“Non sono qui per me, Sissi” obiettò il vampiro “Voglio sapere se tu stai bene”.

Bonnie annuì distrattamente “Stefan, ti ricordi quel posto dove mi portavi quando mamma e papà litigavano?”.

Lui fece un cenno di assenso.

“Possiamo andarci?”.

Passarono tutto il resto del giorno in quel capanno nel bosco, rifugio dei cacciatori, situato vicino ad una sorgente. Stefan ricordava perfettamente dove si trovasse perché ci era stato parecchie volte: capitava, quando Bonnie era piccola, che tra i suoi genitori scoppiassero liti molto accese, la maggior parte delle quali avevano come argomento della discussione Damon. Sissi non poteva ascoltare, all’epoca lei non sapeva niente sulla sua vera natura e Stefan era obbligato a portarla fuori casa. Aveva scelto quel capanno perché rappresentava un luogo fuori dal mondo, in cui la bambina poteva svagarsi senza preoccuparsi per la sua famiglia.

Stefan e Bonnie trascorsero tutto il pomeriggio a ridere e scherzare, a ricordare gli anni ormai andati. Il vampiro le raccontò pure alcuni aneddoti dei suoi secoli vissuti da vampiro e non una volta le chiese cosa la turbasse. Un po’ perché poteva immaginarlo da solo, un po’ perché a Bonnie serviva una distrazione.

Rientrarono la sera tardi e si addormentarono sul letto di lui guardando un vecchio film con Sandra Dee. Alla mattina Stefan l’accompagnò a scuola.

Caroline li aveva segregati tutti  affinché aiutassero ad allestire la palestra per il Ballo di Fine Anno, ma Stefan riuscì ad eludere la sua sorveglianza e a tornare alla villa.

Il giorno prima aveva visto quanto Bonnie fosse sconvolta e rattristata. Non si era intromesso fino a quel momento ma aveva giurato a se stesso d’intervenire nel caso le cose si fossero aggravate. Non voleva che Sissi soffrisse, ne aveva già passate tante e si meritava un po’ di serenità.

Era giunta l’ora di fare quel famoso discorso a suo fratello.

Lo trovò in salone, con un bicchiere in mano a guardare fuori dalla finestra come il giorno prima.

“Non arriverà prima di sera. Caroline vuole che tutti diano una mano per il ballo” lo avvisò Stefan entrando nella stanza.

“Uh” borbottò Damon poco interessato “E perché tu non sei a scuola?”.

“Ti devo parlare”.

“Improvvisamente ho qualcos’altro da fare” s’inventò palesemente e cercò di oltrepassare il fratello ma questi gli si parò davanti.

“Sei serio?” era a metà tra una minaccia e una risata. Notando che il fratello non accennava a muoversi, aggiunse “Stanne fuori, Stefan. Non sono affari tuoi”.

“Invece mi riguardano eccome” obiettò lui “Ieri ho mandato Elena a cercare dei paletti in soffitta e dopo dieci minuti la vedo scappare dal Pensionato e trovo Bonnie rannicchiata sul letto che mi prega di portarla fuori di casa. Cosa diamine hai fatto?”.

“Tra me ed Elena non è successo niente, fratellino. Non c’è bisogno di aggiungere altre rughe alla tua fronte”.

“Non sono qui per parlare di Elena”.

Damon sgranò impercettibilmente gli occhi, sorpreso. Si aspettava che Stefan gli intimasse di stare lontano dalla Gilbert, di farsi da parte una volta per tutte; invece appariva molto più preoccupato per Bonnie.

Chiuse gli occhi esasperato: sarebbe stata una lunga e tediosa chiacchierata.

“Allora cosa vuoi sapere di preciso?”.

“Come puoi essere così menefreghista? Non t’importa dei sentimenti di Bonnie? Non hai paura di romperla per l’ennesima volta?”.

Damon si sedette sulla poltrona e aprì le braccia “Stai esagerando come al tuo solito, ho la situazione sotto controllo”.

“Ma davvero?!” ironizzò Stefan “Chissà perché non ti credo. Santo Cielo, Damon! Non ti basta tutto quello che le hai fatto passare? Dovevi per forza trascinarla nella tua storia angosciante con Elena?!”.

“Chiariamo questo punto una volta per tutte” dichiarò Damon “Tra me ed Elena non c’è nessuna storia. Lei ha scelto te e io non ho intenzione di farmi strapazzare come un burattino”.

“Ieri Bonnie era piuttosto agitata; vuoi dirmi che non aveva niente a che fare con te ed Elena?”.

Non è successo niente, NIENTE!” ribadì l’altro “Non è colpa mia se la tua ragazza non sa stare da sola con me senza mangiarmi con gli occhi”.

La mascella di Stefan si contrasse a quella rivelazione ma tentò di non mostrare il suo fastidio.

“E’ così tipico di te” sibilò lui “Non ti prendi mai una responsabilità, sono sempre gli altri a fare tutto. Non hai mai pensato, nemmeno per un momento, che forse Bonnie è così insicura per colpa tua?”.

Damon ricordò la discussione della mattina precedente, quando si era rifiutato accompagnarla al ballo. Non le aveva detto esplicitamente il motivo, ma Bonnie non era stupida e aveva capito che c’entrasse Elena.

“Non la sto usando” giurò.

“Certo che non la stai usando o ti avrei già strappato i genitali!” esplose Stefan mandando a quel paese tutto il suo contegno “Ma non ti sei nemmeno fatto scrupoli: sai benissimo di non aver ancora superato la delusione per Elena, ma questo non ti ha fermato”.

“Non mi ha fermato” ripeté Damon alzando la voce “E neppure mi voglio fermare! Tu devi invece imparare a starne fuori!”.

“Non puoi chiedermi di starne fuori quando c’è in ballo la felicità di Bonnie” ribatté Stefan “So cos’è successo a Charlottesville, okay? So che se Elena ti avesse detto di sì, ora stareste insieme e dopo nemmeno due giorni vai a letto con Bonnie? Credi davvero che potrei fare finta di niente?”.

Damon si voltò verso il camino rifiutandosi di rispondere. Era assurdo, se ne rendeva conto anche lui. Probabilmente anche Bonnie si era chiesta decine di volte quale fosse la genuinità dei suoi sentimenti. Damon non poteva biasimarla data la velocità degli eventi.

Era così inconcepibile l’idea di provare emozioni molto forti per due persone?

Damon non si sarebbe mai sognato di giocare come aveva fatto la bellissima bionda eppure a lei era concesso. Voleva Bonnie ma nel frattempo era incapace di lasciare andare Elena. Era forse un reato? Perché nessuno gli concedeva un po’ di tempo; perché lo ritenevano sempre e comunque il cattivo ragazzo?

Non aveva mai dato prova di grande bontà, ma quella volta stava davvero cercando di fare le cose per bene.

Avrebbe voluto accontentare Bonnie con quella storia del ballo; semplicemente non si sentiva ancora pronto.

Improvvisamente si rese conto, con sconforto, che sarebbe sempre stato sotto accusa, qualunque cosa avesse fatto. Era troppo difficile credere che lui, il vampiro senza cuore, avesse delle buone intenzioni.

Lui non era Stefan. Non era il ragazzo buono, ma solo una mela marcia che presto o tardi avrebbe mostrato la sua vera natura corrotta.

Non gli importava che suo fratello lo pensasse, non gli importava neanche che Elena lo pensasse; aveva, però, sperato che almeno Bonnie vedesse un po’ di luce in lui; e invece era lì, come tutti, in attesa di un suo errore.

“Questa storia deve finire” la voce di Stefan lo distolse dai suoi pensieri. Damon per i primi secondi si convinse di aver sentito male e liberò una risata “Scusa?”.

“Tra te e Bonnie deve finire. Finché tu non sarai sicuro dei tuoi sentimenti, non dovrai più toccarla” gli ordinò.

Damon si alzò dalla poltrona per fronteggiare il fratello “E tu chi saresti per dirmi quello che devo fare?”.

“Sono uno che tiene alla felicità di Bonnie” non demorse tenendo gli occhi fisse in quelli neri dell’altro vampiro.

“Ma guardati” lo sbeffeggiò Damon camminando verso di lui con movenze un predatore “Il cavaliere nella sua scintillante armatura, senza macchia e senza paura” prese a girargli intorno come uno squalo “Ti stai godendo questo momento, vero? Non vedevi l’ora di metterti in mostra salvando un’altra fanciulla in pericolo, non vedevi l’ora di affibbiarmi il ruolo del mostro”.

“Adesso è questo il problema? La nostra rivalità? Puoi per una volta lasciar perdere questo vittimismo e renderti conto che stai costruendo tu da solo il muro?”.

“Pensi che non lo sappia?” continuò Damon come se non lo avesse neppure ascoltato “Vi ho visti ieri sera addormentati nel tuo letto”.

“Cosa sarebbe questa? Una scenata di gelosia?”.

“Scommetto che vi siete divertiti un mondo a parlare male di me; scommetto che ti è piaciuto consolarla … tu adori fare l’eroe”.

“Non ce ne sarebbe stato bisogno se tu fossi stato lì per lei” disse Stefan con tono tagliente “Ma non ne sei capace … no, l’unica cosa che puoi fare è portarla a letto fino allo sfinimento!”.

La schiena di Stefan sbatté violentemente contro un mobile del salotto e lui crollò sul pavimento.

“La devi smettere di ascoltare quello che non devi” lo minacciò Damon con il volto sfigurato dai suoi tratti vampireschi.

“Non è che io possa proprio evitarlo” gli fece notare Stefan con tono di beffa; ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma il suo superudito glielo impediva.

“Ancora una parola e ti strappo le orecchie” ringhiò Damon “Bonnie è mia e non ti permetterò di rivoltarla contro di me”.

“Stai già facendo un ottimo lavoro per conto tuo, fratellone”.

Quello era troppo. Damon lo prese per un braccio e lo gettò dall’altra parte della stanza distruggendo un tavolino di vetro.

Gli fu addosso in un momento e lo sollevò per la gola “Davvero non so cosa ci trovino in te … Santo Stefan, il paladino della giustizia; sei il disonore di ogni vampiro” e strinse le dita intorno al suo collo.

Stefan gli storse il polso e gli diede una spinta allontanandolo da sé “Non sono io quello solo come un cane” lo provocò.

Ci fu poco spazio per le parole e ancora meno per gli insulti. Damon si sentiva come alla resa dei conti, come se finalmente fosse arrivato il momento per riversare su Stefan tutto il rancore che aveva accumulato in quegli anni.

Il minore parò una buona parte dei colpi del fratello ma non aveva la determinazione di quest’ultimo. Non aveva niente contro Damon, voleva soltanto fargli capire come le sue azioni influenzassero anche coloro che gli stavano attorno e come sarebbe finito per ferire Bonnie se non avesse fatto chiarezza nella sua testa.

Damon riuscì ad atterrarlo e lo bloccò a terra iniziando a tempestargli di pugni il volto, sfogando tutta la sua rabbia. Stefan gli afferrò entrambe le mani e lo obbligò ad aprire le braccia allontanandole dal suo viso, poi con un piede lo calciò via contro uno scaffale.

Damon era pronto per tornare all’attacco ma una voce lo bloccò.

“Che diamine sta succedendo qui?” urlò Bonnie correndo ad inginocchiarsi di fronte a Stefan. Gli prese il capo tra le mani ed esaminò le ferite che si stavano lentamente rimarginando “Damon sei completamente impazzito?” lo rimproverò spostando la sua attenzione su di lui “Non ci posso credere” sbottò mentre aiutava Stefan a mettersi in piedi “State ancora litigando per Elena?”.

Aveva apostrofato entrambi ma la critica era rivolta palesemente a Damon. Il vampiro lo intuì all’instante dallo sguardo di fuoco che puntava verso di lui.  Si alzò un po’ a fatica e con una manica si pulì un rivolo di sangue dall’angolo della bocca “In realtà stavamo litigando per te” precisò con tono amareggiato, poi sparì dal salone.

Bonnie spalancò gli occhi e lo chiamò più volte; lui non le diede ascolto.

La rossa portò a Stefan delle sacche di sangue e si accertò delle sue condizioni. Quando fu sicura che non fosse niente di grave, lo lasciò riposare sul divano e si diresse verso la camera di Damon.

Bussò alla porta ma non ricevette risposta. Entrò con cautela e cercò con gli occhi il vampiro: era seduto sul letto, le dava le spalle e, pur percependo la sua presenza, non le prestò attenzione.

“Damon” lei mosse qualche passo verso il letto. Appoggiò un ginocchio sul materasso e si piegò verso l’uomo; allungò una mano per toccarlo sulla spalla.

Lui si scostò.

“Ehi” mormorò dolcemente Bonnie “Mi vuoi dire cosa è successo?”.

“Daresti ragione a Stefan, come al solito” la liquidò.

“Siamo tornati all’inizio?” gli chiese retoricamente scivolando accanto a lui “Per me non funziona così. Crederei a qualunque cosa mi dicessi”.

“Non è vero” la contraddisse Damon continuando a guardare fisso davanti a sé “Sei come tutti gli altri, sempre a darmi la colpa di qualcosa”.

“Io non …”.

“Ti prego, evita la scena da santarellina” la interruppe con voce fredda “Quando sei arrivata mi hai subito gelato, hai dato per scontato che fossi stato io ad iniziare”.

“Tuo fratello ha il naso rotto e tu non hai neppure un graffio. Non stavo dando la colpa a te, stavo solo cercando di capire perché l’avessi massacrato di botte”.

“E questo ti elegge automaticamente difensore di Stefan. Scommetto che il riferimento ad Elena era casuale” ipotizzò con una punta di sarcasmo alzandosi per allontanarsi da lei.

“Vorrei soltanto farti capire che rischi di perdere l’unica persona che è con te fin dall’inizio e ci rimarrà fino alla fine, per una donna che non ti vuole!”.

Damon sbuffò scettico e glissò volutamente l’argomento Stefan per concentrarsi sulla bionda. Sentiva di aver qualche sassolino da togliersi dalla scarpa “Dici di essere dalla mia parte, di credere a tutto quello che ti dico; eppure, non appena hai il dubbio che c’entri Elena, mi punti sempre il dito contro”.

Bonnie si ritrovò a corto di parole. Adesso era diventata lei la cattiva? Adesso Damon faceva pure l’offeso?

“Sono davvero stanco di questa storia. Sei tu quella che continua a metterla in mezzo, non io. Cresci una buona volta e supera le tue insicurezze!”.

Bonnie aprì la bocca incredula; da un lato voleva scoppiare a ridere, dall’altro prenderlo a schiaffi; e la seconda opzione era più allettante.

“Non è che tu sia proprio innocente” gli fece notare.

“No, Bonnie, non lo sono. Ma tu non mi dai tregua! Ogni volta che tra me e te le cose non vanno come vuoi, sei sempre lì ad immaginarti gli scenari peggiori. Non so più come dirti che niente di quello che è successo fra noi ha a che fare con Elena”.

“Beh, scusami se ho un paio di motivi per pensare il contrario!” replicò la ragazza alzandosi in piedi come una furia “Poco più di una settimana fa sei tornato a casa disperato perché ti aveva rifiutato e ieri … in soffitta … ho visto lo sguardo che vi siete scambiati”.

“O mio Dio!” tuonò il vampiro “Le stavo solo insegnando come impugnare un paletto; non è stato niente e tu sei arrivata nell’unico momento in cui …”.

“In cui?” lo incalzò lei.

“E’ stata solo un’occhiata, Sissi” disse Damon “Non significa niente”.

“Ti manca” asserì Bonnie con gli occhi lucidi “Vorresti lei al mio posto”.

“Non mi sprecherò a negare, tanto non ti fideresti lo stesso” sospirò Damon passandosi nervosamente una mano nei capelli.

“E’ passato troppo poco tempo; non puoi essertela dimenticata” insistette lei.

“Non me la sono dimenticata!” ammise esasperato “Non vuol dire, però, che sia il centro dei miei pensieri; non quando sono con te” sentì l’impulso di accarezzarle una guancia, di toccarla, di farle capire in qualche modo quanto ci tenesse ma si trattenne. Non era lui quello a sbagliare per una volta.

Bonnie inspirò per ricacciare giù il groppo che si era fermato in gola: non voleva che la vedesse piangere, non voleva mostrarsi debole.

“Ci sto provando e tu lo sai” mormorò il vampiro “Evidentemente non mi merito neanche il beneficio del dubbio: devi sempre dedurre il peggio di me”.

“Mi dispiace se non sono capace di darti una mano a capire i tuoi sentimenti. Vorresti forse carta bianca per passare dal mio letto a quello di Elena? Forse ti renderebbe la vita più facile”.

“Tra me ed Elena è finita!” gridò Damon al limite della pazienza.

“Perché lei ha deciso così!” replicò Bonnie con la stessa determinazione “Sei talmente ossessionato che non riesci nemmeno a portarmi ad un ballo per paura di rovinare tutto con lei!”.

“Dannazione, Bonnie” imprecò l’altro e la prese per le spalle sbattendola contro il muro, perdendo il controllo “Sapevi in cosa ti stavi cacciando quando sei venuta a letto con me la prima volta, sapevi che sarebbe stato complicato quindi mi piacerebbe che mi dicessi cosa diavolo vuoi da me?!”.

Bonnie lo spinse via con forza ancora più arrabbiata “Voglio che tu sia onesto. Ho capito che sei allergico ai sentimenti, ma se vuoi stare con me, dovrai fare uno sforzo perché io non accetto le cose a metà” lo avvertì “E io forse dovrò superare le mie insicurezza, ma tu devi smetterla con questo complesso d’inferiorità verso tuo fratello” raggiunse la porta con tutta l’intenzione di andarsene ma, poggiando la mano sulla maniglia, si girò un’ultima volta “Non ti compatirò perché pensi ci sia un complotto contro di te. Fatti una bella autoanalisi, Damon: ti lamenti tanto di essere sempre la seconda scelta ma mi stai trattando esattamente in quel modo”.

“Tu non sei un rimpiazzo” ribatté subito il vampiro scuotendo la testa.

“E’ come mi sento” e con quelle parole abbandonò la stanza libera finalmente di lasciar cadere alcune lacrime.

Si trovava a combattere contro qualcosa più grande di lei e non avrebbe voluto rinunciare a Damon, ma se la situazione fosse diventata insostenibile, si sarebbe tirata indietro. Forse condividevano la stessa sorte infelice, ma Bonnie non era come il vampiro e non si sarebbe accontentata di attimi fugaci, rubati al fidanzato ufficiale.

O tutto o niente. Mentre si chiudeva la porta del bagno alle spalle, ebbe una tremenda paura di rimanere proprio con niente.

 

Elena finì di spazzolarsi i capelli e si guardò allo specchio, malinconica.

Sentiva che tutta la sua vita stesse andando a rotoli. Stefan non accennava a rivolerla con sé e Stefan era la sua vita.

Avrebbe tanto voluto trovare il coraggio d’invitarlo al Ballo di Fine Anno, ma ogni volta che credeva di potercela fare, si diceva che sarebbe stata troppo sfrontata.

Dopo tutto quello che gli aveva fatto patire, con che faccia tosta poteva chiedergli di accompagnarla al ballo, come se non fosse successo niente?

Quel pomeriggio aveva sbagliato tutto con Damon e ringraziava il Cielo che Stefan non fosse stato presente. In realtà non stavano facendo niente di male: il vampiro le aveva solamente mostrato come colpire al meglio delle forze, ma la situazione era totalmente equivocabile, soprattutto per colpa dell’ultimo profondo e lungo sguardo che si erano scambiati. Era stato dettato più che altro dalla nostalgia, però chiunque avrebbe frainteso vedendoli. Bonnie aveva decisamente travisato ed Elena non se n’era stupita. A ruoli invertiti avrebbe dedotto la stessa identica cosa.

Le mancava Damon, le mancavano le attenzioni che riservava solo a lei, le occhiate ammiccanti e i tocchi carichi di tensione, ma si riduceva tutto lì: ad un po’ di nostalgia. Poteva vivere benissimo senza. Era Stefan quello che le toglieva il respiro; sarebbe sempre stato solo Stefan.

Posò la spazzola, andò in camera di Margaret e le diede un bacio sulla fronte poi tornò nella sua stanza.  Una sorpresa l’attendeva seduta sul letto.

L’ultima persona che avrebbe voluto vedere.

“Damon?”.

“Forse avevi ragione” disse quello senza spiegarsi.

“Hai bevuto?”  non sembrava ubriaco ma quella frase l’aveva spiazzata, non capendone il senso.

“No, sono più sobrio che mai. Quindi dovrai prendere tutto quello che dirò molto seriamente, perché intendo ogni parola”.

Elena istintivamente indietreggiò. Ogni volta che Damon iniziava così un discorso non andava mai a finire bene. Uno dei due veniva sempre ferito in qualche modo.

“Tu hai scelto Stefan” sentenziò lui “Sei sicura che non ti tirerai indietro?”.

“Damon …”.

“Rispondi”.

“Sì”. Una conversazione quasi a monosillabi; non le piaceva la piega che stava prendendo.

Damon si alzò dal letto e gironzolò per la stanza “Puoi staccarti da quel muro, Elena, non sono venuto qui per circuirti. Voglio solo mettere alcune cose in chiaro” la rassicurò voltandosi verso di lei.

La ragazza timidamente prese posto sul materasso e attese.

“Avevi ragione quando hai detto che il nostro era un amore malato, che avrebbe fatto stare male noi e gli altri, ma me ne sono accorto solo oggi. Non ci siamo solo noi due, Elena; adesso le cose sono cambiate”.

“Damon, scusami ma mi sto perdendo”  lo interrupe Elena confusa.

“Non voglio più trovarmi in situazioni come quella di questo pomeriggio; niente più occhiate ambigue, niente più commenti fuori luogo, niente più ripensamenti. Tu hai preso la tua decisione e non puoi stravolgere ancora tutto”.

“E’ stato solo un momento, oggi. Nulla di più. Non ho intenzione di cambiare idea” replicò sicurissima Elena.

“Bene” ne fu contento Damon “Perché sto guarendo, principessa, non sono più assillato dal tuo pensiero e non sopporterei di essere ributtato in quel tunnel”.

Elena si accigliò: le faceva un po’ male ascoltare quelle parole. Sebbene fosse stata la prima a definire il loro sentimento sbagliato e dannoso, non credeva di essere stata un tale morbo per lui.

“Sto bene, Elena, mi sento davvero bene e incredibilmente  il merito non è tuo” fu forse un po’ troppo brusco ma voleva che la sua posizione fosse ben salda “Sono sempre stato inquieto, alla ricerca di non so nemmeno cosa, ma adesso l’angoscia è sparita. Per la prima volta mi sento sereno e non voglio allontanare l’unica persona mi dona tutto ciò”.

Elena iniziava a capire il punto della questione: Damon non era andato a casa sua per convincerla a scegliere lui, ma per proteggere il suo rapporto con Bonnie.

“Mi dispiace per quello che ha visto oggi” si scusò sinceramente la bionda “Le posso parlare, le spiegherò che è stato un malinteso. Tra me e te non c’è più niente” affermazione davvero paradossale eppure molto vera.

“Il problema non è quello che è successo questo pomeriggio. Il problema siamo io e te. Tu hai scelto Stefan e io ho cercato di farmene una ragione, ma la verità è che nessuno dei due ha lasciato perdere davvero. È come se ci fosse uno spiraglio di speranza per noi e ci sta rovinando”.

Elena abbassò la testa conscia di essere colpevole quanto Damon. Lo aveva rifiutato a parole, lo aveva evitato ma l’attrazione c’era ancora e lei non l’aveva affrontata, l’aveva semplicemente ignorata e sepolta.

“Le nostre strade si sono incrociate ma abbiamo preso direzioni diverse. Se voglio arrivare dove intendo, devo lasciarti andare una volta per tutte e tu devi fare lo stesso o non riavrai mai Stefan”.

Elena sorrise un po’ imbarazzata e annuì “Sono stata un po’ egoista, lo ammetto. Ho continuato a considerarti mio anche se non ne avevo il diritto. Hai ragione: ci dobbiamo liberare a vicenda. Io forse non otterrò mai il perdono di Stefan, ma tu … sembra che Bonnie ti renda felice e non voglio mettermi in mezzo”.

“Non so se sono felice, non credo di sapere come ci si senta quando si è felici. Ma sto bene e non posso farla soffrire ancora. Bonnie non si merita di essere un rimpiazzo, Bonnie non è un rimpiazzo” precisò correggendosi da solo.

“Lo so” mormorò Elena “Non l’ho mai pensato”.

“Qualunque cosa ci sia stata fra noi, finisce sta notte, qui, in questa stanza” ribadì nuovamente, categorico.

La giovane concordò ma sorrise mestamente “Allora questo è l’addio definitivo?”.

“Devo andare avanti con la mia vita, Elena” disse Damon. Non era una giustificazione, ma la semplice verità “Rimarrai sempre importante per me” le rivelò senza remore. Non voleva cancellarla; l’avrebbe difesa e aiutata, ma le avrebbe più concesso il suo cuore.

“E io sarò sempre un po’ gelosa di te” gli confidò lei sorridendogli questa volta teneramente e serenamente.

“Buona notte, Elena” la salutò il vampiro sparendo dalla finestra.

“Buona notte, Damon” rispose lei.

Entrambi si sentirono improvvisamente liberi da un grande peso.

Damon era soddisfatto di come era riuscito a gestire la situazione. Era andato tutto secondo i piani e non rimpiangeva ciò che aveva detto.

Elena Gilbert era stata un’ossessione, un sogno ad occhi aperti che gli aveva fatto riscoprire emozioni travolgenti ma non era reale. Quella sorta di fissazione, di amore distorto l’aveva tenuto ancorato troppo a lungo ed ora che se n’era disfatto, si sentiva molto più leggero e pronto per definire il suo rapporto con Bonnie.

Le ultime velenose parole che gli aveva rivolto la ragazza erano state un’illuminazione. Improvvisamente l’aveva immaginata camminare via non solo dalla sua stanza, ma anche dalla sua vita. Si era sentito soffocare.

Aveva passato secoli ad essere la seconda scelta ed era stato orribile; non avrebbe mai voluto mettere la piccola rossa in quella posizione.

Bonnie non era una seconda scelta; doveva essere messa al primo posto, in cima a tutto. Meritava di essere protetta, meritava qualcuno che si prendesse cura di lei, meritava qualcuno di totalmente devoto.

Non sapeva se sarebbe stato capace di darle tutto ciò di cui aveva bisogno; forse non sarebbe mai riuscito a fare le cose per bene, ma ci avrebbe provato perché Bonnie aveva dimostrato di tenere a lui più di chiunque altro.

Quello che provava per la strega era ancora molto confuso e chissà se Damon sarebbe mai riuscito a capire di che si trattava, ma di una cosa era più che certo: lasciare andare Elena era stato difficile, non impossibile; lasciare andare Bonnie sarebbe stato inconcepibile.

Con questa nuova consapevolezza, rientrò in casa e trovò l’oggetto dei suoi pensieri rannicchiato sul divano, già in pigiama, addormentata.

Le si avvicinò e s’inginocchiò di fronte a lei, chiedendosi come fosse possibile che diventasse più bella ogni volta che la vedeva.

Le accarezzò una guancia e Bonnie si mosse svogliatamente, aprendo di poco gli occhi ancora stanchi “Damon?” lo chiamò sottovoce.

“Ti sei addormentata sul divano” le disse lui giocando con una ciocca infuocata.

“Ti stavo aspettando” mugugnò voltandosi dall’altra parte per riprendere il suo riposo. Probabilmente non distingueva nemmeno il sogno dalla realtà.

Il vampiro passò un braccio attorno alla sua vita e uno sotto le ginocchia e la sollevò. La ragazza appoggiò la testa sul suo petto “Che fai?” sbadigliò accoccolandosi meglio; i suoi occhi si erano richiusi.

“Ti porto a letto” le rispose mentre la trasportava sul per le scale verso la sua camera. L’adagiò sul materasso e l’aiutò a mettersi sotto le coperte.

Bonnie si lasciò guidare nei movimenti come una bambola e quando fu avvolta dalle lenzuola, strinse il cuscino e si preparò per cadere di nuovo tra le braccia di Morfeo “Comunque sono ancora arrabbiata con te” ci tenne a puntualizzare mentre sprofondava nel guanciale.

“Riposa, Sissi” l’ammonì bonariamente “Domani avrai tutto il tempo di friggermi il cervello” le concesse. Dopo pochi minuti Bonnie sprofondò in un sonno profondo.

Damon rimase ad osservarla per un tempo che gli parve infinito, godendosi la pace del momento; quella stessa pace che gli rasserenava l’anima ogni volta che Bonnie gli era vicino. Piegò leggermente le labbra all’insù.

Quello che condivideva con la strega era giusto, era dannatamente giusto e niente gli avrebbe mai tolto quella convinzione. Lui non avrebbe permesso che gli fosse portata via.

Quando tornò nella sua stanza, si era fatta ormai l’alba.

 

“Want you to make me feel like I'm the only girl in the world
Like I'm the only one that you'll ever love
Like I'm the only one who knows your heart
Only girl in the world
Like I'm the only one that's in command
‘Cause I'm the only one who understands

How to make you feel like a man”

(Only girl- Rihanna).

 

Il mio spazio:

Vi ho già detto quanto adoro le vacanze? Questa settimana mi sono data alla scrittura finalmente libera da impegni!

Prima di tutto voglio ringraziarvi di cuore perché nonostante sia estate e probabilmente molte di voi sono via, continuate a seguirmi in tanti e a commentare! Grazie infinite del vostro tempo.

Ora manca ancora un capitolo prima della pausa estiva e sarà un po’ come la seconda parte di questo.

Ci sono alcuni punti incompleti che avranno bisogno di ulteriori spiegazioni (come la decisione finale di Damon) e troverete tutto nel ballo di fine anno! Non vedo l’ora di scriverlo.

Bonnie e Damon sono due testoni; non so dire chi ha ragione e chi ha torto … credo che la colpa sia condivisa: lei non gli dà tregua e lui preferisce rimanere legato ad un amore malato piuttosto che cedere a quei nuovi sentimenti.

Forse Stefan è risultato un po’ saccente in questo capitolo ma personalmente trovo che abbia ragione: anche se Damon non sta volutamente giocando con i sentimenti di Bonnie, non è giusto che continui a prestarle attenzione solo in camera da letto, tenendo una porticina aperta per Elena.

Vi avviso: non penso che in questa storia i due fratelli faranno mai veramente pace. Ci sono troppi secoli di odio da superare e mi ci vorrebbero un sacco di capitoli per dipanare quella matassa di astio, bisogno, gelosia e quant’altro (almeno è solo la mia opinione). Probabilmente prima o poi raggiungeranno un’intesa ma niente di più. Il perdono arriverà in un tempo in cui questa fan fiction sarà già conclusa.

So che forse vi aspettavate un capitolo diverso; so che non vedete l’ora che Damon e Bonnie si dichiarino ma non volevo liquidare il problema “Elena” e tutte le questioni affettive del vampiro in un solo pezzo … sarebbe stato un po’ troppo facile. Il capitolo 32 chiuderà questi problemi =) Spero di non avervi allungato troppo il brodo!

Ora vi lascio e risponderò a tutte le vostre recensioni il prima possibile!

Buon weekend!

Fran;)

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Sissi Bennett