Ashes &Wine
Capitolo trentuno: So long and goodnight.
“Burning on just like a match you
start to incinerate
The lives of everyone you knew
And what's the worst to take, from every heart you break
And like a blade you stake
Well I've been holding on tonight
What's the worst that I could say?
Things are better if I stay
So long and goodnight”
(Helena-
My Chemical Romance)
“Da-
amon”.
Qualche
settimana prima non l’avrebbe mai considerata il
tipo che stava sopra. E gliel’aveva
pure detto, facendola arrossire come un semaforo.
Fu
costretto a rimangiarsi tutto.
Non
aveva certo pensato che tutti quegli anni di equitazione
l’avessero resa, invece, il prototipo della ragazza che stava
sopra.
A
dire il vero, Bonnie sarebbe stata benissimo in qualunque
posizione: il suo corpo era talmente minuto e sensibile da diventare
quasi
plasmabile.
Adorava
che ogni suo tocco la facesse tremare, adorava il
rossore che le imporporava le guance ogni volta che la punzecchiava con
qualche
commento un po’ troppo spinto, adorava lo sguardo di completo
abbandono che gli
riservava quando arrivava al culmine per poi afflosciarsi stremata.
“Da-
amon”.
Bonnie
normalmente aveva vergogna perfino a lasciarsi
sfuggire un piccolo gemito, ma a volte non poteva evitarlo. Eppure
c’erano dei momenti
in cui avrebbe voluto urlare per sfogare il piacere crescente che le si
accumulava nel basso ventre, ma in quei rari casi la voce le si
strozzava in
gola.
“Daaa-
mon”. Era poco più che un sussurro, quasi esalato;
capace comunque di mandare il vampiro su di giri perché
erano gli unici istanti
in cui la ragazza perdeva completamente il controllo di sé.
Bonnie
si aggrappò alle sue spalle e si spinse più
giù,
piegandosi fino a sfiorare con la fronte il torace di lui. Damon le
passò le
mani dietro la schiena nivea e le fece aumentare il ritmo, sentendo di
essere
prossimo all’apice.
La
giovane si tirò indietro e lui la seguì,
contraendo gli
addominali per mettersi seduto, e con delicatezza permise ai suoi
canini di
morderla appena sopra al seno. Entrambi esplosero.
Bonnie
collassò contro il suo corpo, Damon l’accolse tra
le
braccia e si stesero insieme sul
materasso.
Rimasero
in silenzio per infiniti minuti, lei per riprendere
fiato, lui per riprendere un minimo di contegno. Non aveva mai
incontrato
nessuno che lo destabilizzasse quanto quella strega.
“Dobbiamo
darci una calmata, Damon” mormorò Bonnie rotolando
sul fianco in modo da prendere un po’ d’aria.
“Perché
mai?” fu la domanda stupita del vampiro.
“Se
andiamo avanti così, non riuscirò nemmeno ad
alzarmi da
questo letto”.
“La
cosa non mi dispiacerebbe affatto. Sei la benvenuta qui
ad ogni ora del giorno e della notte” la stuzzicò
prendendo a baciarle il
ventre piatto.
“Forse
Caroline avrà qualcosa di cui lamentarsi” suppose
Bonnie.
La
testa di Damon scattò in alto “Che cosa
c’entra adesso
Caroline?”.
“Venerdì
c’è il Ballo di Fine Anno. Ha chiesto a tutti di
aiutare: hai presente? Sistemare i tavoli, alzare scatoloni? Ho bisogno
delle
mie forze”.
“Perché
vuoi aiutare ad organizzare una festa cui nemmeno
parteciperai?” chiese Damon poggiandosi sui gomiti per
guardarla meglio in
faccia.
“Chi
ha detto che non ci andrò?” ribatté
Bonnie.
Damon
alzò le spalle “Credevo che avresti preferito
stare
qui … con me”
le si avvicinò
sfiorando il naso contro il suo con tutta l’intenzione di
baciarla ma ciò che
disse la ragazza lo gelò.
“In
realtà speravo che mi avresti accompagnato”.
Il
vampiro si allontanò subito dal viso della rossa e si
sdraiò nuovamente sul cuscino, cercando di non mostrare il
suo turbamento.
Portarla ad un ballo avrebbe significato rendere tutto molto reale.
Damon si
trovava troppo bene nella bolla che si era creato, solo con lei.
“I
balli non fanno per me, Sissi”.
La
delusione sfigurò il bellissimo volto a forma di cuore
della ragazza; Damon era un tipo solitario, si riteneva superiore alla
massa e
le feste della scuola non erano proprio il suo genere preferito di
svago, ma
Bonnie aveva sperato che potesse fare un piccolo sforzo per lei.
Iniziò
a giocherellare nervosamente con una ciocca di
capelli e, colta da un improvviso sospetto, freddò Damon per
la seconda volta
con una domanda molto diretta “Non vuoi farti vedere con
me?”.
Il
vampiro per un attimo temette che Bonnie gli potesse
leggere nel pensiero. Il problema non stava tanto nel fatto in
sé quanto in ciò
che avrebbe comportato.
Era
il Ballo di Fine Anno; una festa che le ragazze
caricavano di aspettative. Fare da cavaliere a Bonnie avrebbe
significato
urlare al mondo che cosa provasse per lei. C’erano dei
sentimenti, ma di che
intensità non sapeva proprio dirlo.
Aveva
passato talmente tanto tempo a nasconderli che
faticava a comprenderli e a distinguerli. Non si trattava solamente di
attrazione fisica, non si trattava di uno sfizio; era qualcosa di molto
più
profondo ma Damon non riusciva ad esternarlo, non era preparato a
gestire quel tipo di emozioni. Le
considerava private,
da condividere eventualmente con Bonnie, in un futuro non ben definito.
Non
era proprio la sua massima aspirazione far sapere a
tutti che Damon Salvatore aveva ceduto alla forza dei sentimenti come
un
qualsiasi mortale.
“Io
e te stiamo molto meglio da soli, streghetta” le disse
tentando in tutti i modi di girare il discorso a suo favore.
“Non
vuoi che Elena ci veda?”.
Quella
fu la terza volta che Bonnie riuscì a ghiacciarlo nel
giro di pochi minuti.
Elena.
Un
enorme punto interrogativo, un argomento ormai tabù.
La
bionda era a conoscenza della loro storia, li aveva
beccati in pieno, ma per quanto ne sapeva lei, poteva trattarsi solo di
sesso.
Un
altro conto sarebbe stato presentarsi mano nella mano con
Bonnie al Ballo di Fine Anno; avrebbe implicato ufficializzare la loro
relazione.
A
quel punto Damon avrebbe perso Elena per sempre, perché
non si sarebbe mai intromessa nella vita privata dell’amica,
rovinandole il suo
momento. Lui non era ancora pronto per lasciarla andare.
Era
un ragionamento estremamente egoistico e irrispettoso
eppure non poteva fare a meno di trattenere quelle ultime illusioni.
Non
stava usando Bonnie. Elena non aveva nulla a che fare
con ciò che il vampiro nutriva per la rossa, però
la sua immagine era ancora
lì, salda nella sua mente.
Improvvisamente
si sentì un verme perché Bonnie non se lo
meritava.
Ma
certe abitudini erano dure a morire e Damon non poteva
fare altro che rimanere attaccato ad un vecchio sogno, pur consapevole
di ciò
che si sarebbe perso nella realtà.
Guardò
Bonnie negli occhi e le sorrise debolmente ripetendo
in un vano tentativo di tranquillizzarla “I balli non fanno
per me, davvero”.
Fu
come se le iridi marroni della ragazza si rompessero in
mille pezzi per il dispiacere. Era terribilmente ferita e mortificata.
Damon
aveva eluso la domanda ma la risposta brillava chiara come il sole:
Elena,
sempre e solo Elena.
Il
vampiro allungò una mano per accarezzarle una guancia ma
lei scosse la testa con forza e si voltò di lato. A Damon
non rimase che
fissare impotente la sua schiena. Avrebbe voluto abbracciarla e
cullarla fino a
far sparire tutte le sue incertezze ma non era possibile; almeno
finché lui
sarebbe stato il primo a non essere sicuro. Si limitò ad
ascoltare il respiro
affannato della rossa, indice di un animo inquieto; probabilmente stava
facendo
di tutto per non piangere.
Dopo
un tempo indefinito, Damon senza accorgersene sprofondò
in un sonno agitato e al suo risveglio Bonnie se n’era andata.
Caroline
Forbes si era scusata raramente in vita
sua.
Non
perché avesse sempre ragione o si ritenesse
particolarmente intelligente, ma aveva cercato di stare ben lontana da
qualunque litigio. Durante i suoi diciotto anni non aveva mai sentito
l’interesse
di sollevare discussioni. Era sempre stata una ragazza un po’
frivola, per
nulla toccata dai lati più seri della realtà. Con
la trasformazione in vampiro
tutto era cambiato, compresa la percezione di ciò che le
stava attorno.
Non
se n’era mai resa conto fino al giorno
precedente: Matt l’aveva raggiunta
per
cena, i suo genitori erano usciti.
Avevano
la casa tutta per loro e Caroline aveva in
mente di recuperare per tutte le volte in cui non erano riusciti a
concludere
il loro tempo insieme. Aveva preparato tutto nella sua camera da letto
ma a
fine serata non si erano nemmeno baciati.
Matt
non era in vena di effusioni; Matt era andato
con uno scopo.
Quando
Caroline lo aveva sentito nominare Tyler,
per poco non lo aveva sbattuto fuori di casa. Non voleva parlare del
licantropo; era ancora arrabbiata e ferita, ma non voleva mostrare
nessuna di
queste emozioni a Matt perché aveva paura di dargli
l’impressione sbagliata.
Matt,
però, aveva capito tutto, molto meglio di
lei e quando era riuscito finalmente a calmarla, lei aveva aperto gli
occhi
rendendosi conto di quanto fosse stata stupida.
Matt
aveva una sensibilità fuori dalla norma:
entrambi erano due dei suoi più vecchi amici e per colpa di
pregiudizi
infondati si erano schierati l’uno contro l’altra.
Mentre Caroline era rimasta
ferma sulle sue convinzioni, Tyler le aveva sempre guardato le spalle,
assicurandosi che non le capitasse nulla di male.
Caroline
era stata cieca, frenata dal suo stesso
orgoglio; arrabbiata perché Tyler non aveva mai voluto
rivelarle niente su
Layla e la sua famiglia, senza tener conto che se Bonnie e tutti loro
erano
sani e salvi, il merito era solo del ragazzo.
Tyler
era il suo migliore amico e non avrebbe
dovuto mischiarsi con certa gente, non avrebbe dovuto tradirla
così.
Qualche
mese prima Caroline aveva perfino pensato
di provare dei sentimenti per lui ma si erano rivelati solamente dei
falsi
sospetti; comunque ci teneva molto più di quanto avrebbe
immaginato:
condividevano lo stesso destino, si potevano capire perché
avevano vissuto le
medesime esperienze. Erano diversi da tutti gli altri adolescenti e lo
sarebbero sempre stati.
Tyler,
dopotutto, si era comportato in maniera
corretta: non si era dimenticato di come la vampira lo avesse aiutato
ad
accettare la trasformazione e sapeva che lei lo conosceva meglio di
chiunque
altro. Si sentiva in debito con la famiglia di Layla e non
l’avrebbe mai messa
in pericolo, ma d’altra parte si era impegnato
perché tutti i suoi amici
fossero al sicuro.
Caroline
lo aveva accusato di cose non vere ed era
giunto il momento di chiedere perdono.
Il
ragazzo era seduto al suo solito posto e
scarabocchiava qualcosa sul quaderno in attesa del professore. Lei si
avvicinò
e si sedette nel banco di fronte.
Tyler
alzò la testa e la fissò interrogativo.
“Ciao
Ty!” lo salutò allegra.
“E’
successo qualcosa?” si preoccupò subito
l’altro.
“No,
perché dovrebbe?”.
“Sono
settimane che non mi rivolgi parola se non
per insultarmi. C’è sicuramente qualcosa
sotto”.
“E’
vero, c’è un motivo se sono qui ma non
è
niente di grave” disse lei “Ti devo delle scuse;
sono stata una totale stronza
ultimamente. Non concepivo come potessi stare dalla loro parte, credevo
ci
stessi tradendo”.
“Stavo
solo cercando di aiutarvi!” si difese Tyler
“E Layla mi piaceva … mi piace ancora a dire il
vero. Non volevo che nessuno si
facesse male”.
“Lo
so, ma sono una maniaca del controllo, non ci
posso fare niente” sorrise imbarazzata lei
“Però se mi avessi detto che li
stavi spiando …”.
“Me
lo avresti impedito per paura che mi
succedesse qualcosa. Sei una maniaca del
controllo, ti conosco troppo bene!”.
“Certo
che te l’avrei impedito!” ripeté
Caroline
“Ti potevi mettere in un mare di guai. Ci è
mancato tanto così che Damon ti
staccasse la testa. Credeva che fossi dalla loro parte”.
“Non
mi stupisce che Damon non si fidi di me, ma
tu Caroline … tu avresti dovuto capirlo” le fece
notare con tono quasi ferito.
“Come
potevo? Mi hai urlato in faccia davanti a
tutta la scuola! Hai detto che non avevi bisogno di me, che avevamo
chiuso”.
“Era
una recita, Care!” sbottò lui “Dovevo
guadagnarmi
la fiducia di Layla; era l’unico modo per farle credere di
essere totalmente
dalla loro parte”.
“Credevo
che avessi ingannato me e invece hai
ingannato lei” sussurrò Caroline con un moto di
soddisfazione.
“Non
ne vado fiero” confessò Tyler “A Layla
non
piacciono i vampiri, ma non voleva creare tutti questi problemi
… di certo non
voleva coinvolgere Bonnie. È stata tutta un’idea
di suo padre”.
“Non
voglio più sentire parlare di loro!” lo
fermò
Caroline “Non voglio sapere se li stai ancora sentendo
… sono fatti tuoi e ho
deciso di fidarmi del tuo giudizio. Comunque se ti capitasse di
parlarci, metti
bene in chiaro che qui non sono i benvenuti”.
“Ora
ti riconosco; mi sembravi troppo buona
prima”.
“Lo
dico anche per il loro bene” disse lei con
nonchalance “Se li prende Damon, li scuoia vivi. Non vorrei
mai che alla tua
preziosa Layla succedesse qualcosa”.
“Caroline
Forbes non fare la gelosa”.
“Non
sono solo maniaca del controllo, sono anche
una prima donna” scherzò la ragazza
“Sono davvero contenta che abbiamo fatto
pace perché mi servirebbero giusto due braccia forti come le
tue”.
“E’
una proposta indecente?”.
“Dipende:
quando scandaloso credi che sia spostare
dei tavoli?”.
Damon
bevve un altro sorso del suo liquore e guardò fuori
dalla finestra per l’ennesima volta. Bonnie non era ancora
tornata.
Dopo
essersi svegliato solo nel letto, l’aveva cercata ma
lei era già scappata a scuola con la chiara intenzione di
non farsi vedere per
un po’.
Il
vampiro non poteva aspettare di scorgere la sua macchina
rientrare nel vialetto. Sapeva di averla delusa la notte prima e voleva
sistemare per quanto poteva le cose; anche se non sarebbe stato facile.
Bonnie
richiedeva più di quanto lui potesse darle. Quei
giorni trascorsi assieme erano stati bellissimi, ma solo ora la
realtà lo stava
colpendo come un pungo in faccia. Davvero aveva creduto di potersi
divertire
senza pensare alle conseguenze?
Le
aveva già incasinato abbastanza la vita, quindi
perché,
almeno per una volta, non poteva essere un persona responsabile?
Avrebbe
tanto voluto portarla a quel ballo (sebbene non
fosse proprio il suo genere di divertimento), avrebbe voluto renderla
contenta
e dirle che non gli importava dell’opinione degli altri, che
non gli importava
essere visto da lei. Avrebbe detto
solamente un mucchio di bugie.
Desiderava
davvero costruire qualcosa d’importante con
Bonnie, ma aveva deciso che non si sarebbe esposto fino a che non
avesse
risolto la sua ossessione per Elena. Non voleva illudere la sua
streghetta, non
voleva regalarle un sogno che forse non si sarebbe mai avverato, almeno
per il
momento.
Damon
aveva passato tutta la sua esistenza a dannarsi per
due ragazze innamorate di suo fratello. Era una cosa malata e
deleteria, ma,
come aveva già affermato più di una volta, era
anche l’unico modo di amare che
conosceva.
Si
sentiva pronto ad affrontarlo; erano esperienze già
vissute e che sapeva gestire, era un territorio familiare. Ci era
talmente
tanto abituato da esserne assuefatto. Trovava molto difficile
disintossicarsi
da quel rapporto tormentato.
Probabilmente
perché, nel profondo del suo animo, era
consapevole di non meritarsi un lieto fine, di non essere degno della
felicità
a causa di tutto il dolore che aveva inflitto.
D’altro
canto Elena rappresentava tutto ciò che lui aveva
sempre bramato e non poteva accettare di perderla. Il vampiro credeva
di avere
ancora qualche possibilità di riconquistarla sebbene lei
avesse scelto Stefan.
Se avesse insistito maggiormente, magari sarebbe caduta ai suoi piedi;
o per lo
meno era ciò che gli piaceva pensare.
Portare
Bonnie al ballo, tenerla sotto braccio, danzare con
lei e stringerla davanti a tutti, avrebbe significato perdere la sua
ultima
speranza.
A
dire il vero, Damon non progettava neanche di
riavvicinarsi ad Elena. Stava bene con Bonnie e non sentiva di aver
bisogno di
altro, ma non voleva precludersi una chance qualora un giorno gli fosse
tornata
la voglia.
Finì
il suo drink, disgustato dal suo stesso egoismo.
Avrebbe dovuto lasciare libera Bonnie di godersi la sua vita; tenerla
incatenata a sé le avrebbe procurato solo altro dolore.
Quella, però, era
un’altra ipotesi fuori discussione. Non sarebbe mai riuscito
a stare senza di
lei.
In
due parole chiare e concise: era fottuto.
Comunque
per il momento non gli importava molto di Elena.
Voleva solo che Bonnie tornasse al Pensionato e voleva trovare un modo
per
rassicurarla.
Evidentemente
il destino era contro di lui perché sentì
all’improvviso dei rumori in soffitta, come se qualcuno
stesse trafugando tra i
ricordi di famiglia.
Stefan
era fuori in cortile con Katherine ed Elena per una
sessione di allenamento; aveva già appurato che Bonnie non
fosse in casa,
perciò chi poteva essere?
Posò
il bicchiere sul tavolino e salì i due piani di scale.
Una volta arrivato alla botola della soffitta, scoprì che ad
aspettarlo c’era
una vecchia tentazione: Elena Gilbert che rovistava in una cassapanca.
Le sue
riflessioni dovevano averlo risucchiato completamente per non
accorgersi
nemmeno che la sua bionda preferita era entrata nella villa.
Si
prese un momento per contemplare la sua figura
aggraziata. Era bella; bella come poche altre nel mondo; bella come
Katherine.
Damon
restò un attimo perplesso a quel pensiero; la
somiglianza tra le due non lo aveva mai disturbato, ma adesso
cominciava a
notare qualcosa di stonato nell’armonia di quella perfezione.
Non
era un tantino morboso infatuarsi di una ragazza
fisicamente identica al suo primo amore? Era stato facile sostituire
Katherine
con Elena, anche prima di scoprire che la vampira era ancora viva.
Quale delle
due era vera? Ne conseguiva che i sentimenti per Katherine non erano
così forti
e solidi come aveva creduto; e se fosse accaduto lo stesso con Elena?
Più
volte si era chiesto se avesse proiettato l’amore nei
confronti della prima sulla figura della seconda, e altrettante volte
la
risposta era stata negativa, poiché, sebbene
all’esterno potessero apparire
gemelle, caratterialmente erano una l’opposto
dell’altra.
Prima
di allora, però, il dubbio non era mai stato così
opprimente e soprattutto non aveva mai messo in discussione
ciò che provava
verso Elena.
Ricordò
le parole della bionda, al Charlottesville, nel
bagno delle donne.
“Questo
non è amore. È ossessione, è
voglia di rivincita”.
Rivincita.
Verso chi? Verso Stefan che otteneva sempre tutto? Voleva dimostrare al
mondo
che anche lui poteva vincere la ragazza?
Tutte
quelle domande lo
assalirono e non fu
più sicuro di niente. Per tutto quel tempo si era ripetuto
che Bonnie non era
uno sfizio e ora iniziava a sospettare che fosse Elena il capriccio,
mascherato
sotto le spoglie dell’amore.
Damon
si rifiutò di credere che le cose stessero così o
si sarebbe sentito ancora più
miserabile del dovuto.
Per
provare a se stesso il contrario, entrò con forza in
soffitta facendo saltare
Elena dalla paura.
“Damon?”
boccheggiò mettendosi una mano sul cuore “Che ci
fai qui?”.
“Ho
sentito del rumori” rispose sfoderando il suo sorriso da 250
kilowatt “Dopo
l’attacco dei lupi mannari, sono diventato un po’
paranoico”.
Elena
annuì guardandosi intorno imbarazzata. Non si era trovata in
una stanza sola
con il vampiro da quando aveva chiuso la loro storia
a Charlottesville “Sono venuta a cercare dei paletti di
legno. Stefan mi ha detto che li avrei trovati qui”
sentì il bisogno di
giustificare la sua presenza nella casa.
“Perseverate
con questi stupidi allenamenti, eh?”.
“Non
sono stupidi!” replicò Elena “Ma vorrei
che non fosse Katherine ad insegnarmi;
la odio”.
“Sono
sicuro che il sentimento è reciproco”.
“Si
aspetta che io faccia centro al primo colpo” si
lamentò Elena.
“Se
continui a tenerlo così non riuscirai mai” le fece
notare Damon alludendo
all’impugnatura “Katherine è un vampiro
e ha una forza che tu non possiedi.
Dammi qua” le disse prendendole il paletto “Con una
mano lo stringi e prendi la
mira, con l’altra spingi” posizionò la
seconda mano dietro il paletto simulando
il movimento “Poi colpisci con tutte le tue forze”
e conficcò il paletto nel
coperchio della cassapanca “Prova tu”.
“Non
riuscirò mai a trapassare quel legno; è troppo
spesso per me” obiettò lei.
“Lo
so. Voglio solo vedere se hai capito”.
Il
primo tentativo fu un disastro e il paletto le scappò dalle
mani.
“Lascia
stare la cassapanca” Damon provò un nuovo
approcciò “Fingi che il muro sia il
tuo avversario” e si spostò dietro di lei per
aiutarla. La sua mano sinistra si
posò su quella della ragazza e insieme impugnarono il
paletto e lo stesso fece
con la destra. Aveva chiuso Elena in un abbraccio ma nemmeno ci aveva
fatto
caso, tanto era preso dalla sua spiegazione.
Quando
quel pezzo di legno penetrò l’intonaco, Elena
esultò e si voltò verso Damon
incrociando il suo sguardo.
Lui
le sorrise ribadendo a se stesso che sarebbe stato un insegnante molto
più
bravo di Katherine.
Il
momento fu spezzato da una voce melodiosa “Elena?”.
Entrambi
si voltarono verso Bonnie e Damon si rese conto,
solo in quell’istante, di avere ancora le mani sulle braccia
della bionda.
“Scusate
l’interruzione, ma Stefan ti cercava”
continuò la
strega rivolta all’amica.
Senza
aggiungere altro, fece dietrofront e sparì dalla loro
visuale. Un attimo dopo anche Elena lo salutò andandosene,
ma il vampiro quasi
non se ne accorse.
Fissava
ancora il punto occupato da Bonnie fino a pochi
secondi prima; l’espressione della rossa era inequivocabile:
umiliata e offesa.
Damon
avvertì il senso di colpa invaderlo. Non aveva fatto
niente ma era riuscito a farla stare male lo stesso. Ancora
una volta.
Bonnie
marciò via verso la sua stanza. Teneva i pungi
stretti lungo i fianchi e il suo stomaco si era rivoltato
dall’altra parte.
Chiuse
la porta sbattendola e si buttò sul letto sospirando
seccamente. Stava reagendo in maniera esagerata, ma trattandosi di
Damon ed
Elena niente poteva essere lasciato al caso.
Aveva
visto lo sguardo che si erano lanciati, pieno di nostalgia
e desiderio represso. Rimpiangevano quello che avrebbero potuto essere.
Forse
entrambi si chiedevano se fosse stato giusto porre un freno ai loro
sentimenti.
Bonnie
era certa che nel profondo del cuore Elena amasse
solamente Stefan, che lo rivolesse indietro, perciò aveva
cercato di
trattenersi.
Provava
qualcosa per Damon ma non avrebbe più rischiato di
compromettere il suo rapporto con l’altro Salvatore solo per
un’infatuazione.
Damon,
invece, amava Elena e non aveva ceduto ai suoi
istinti solo perché lei lo aveva espressamente rifiutato in
favore del
fratello. Se la ragazza gli avesse detto sì, lui non si
sarebbe posto scrupoli.
Questo
feriva Bonnie più di ogni altra cosa. Che ruolo aveva
lei nella vita del vampiro? Voleva credere di non essere solo un
ripiego ma
ogni giorno diventava sempre più difficile non farsi
divorare dai dubbi e dalla
gelosia.
Aveva
provato a non pensarci, a lasciarsi andare alla
passione e vivere il momento; per un po’ aveva pure
funzionato. La realtà,
però, alla fine era tornata a schiaffeggiarla e avrebbe
lasciato il segno.
Bonnie
non sapeva come comportarsi: Damon non aveva fatto
nulla e lei non poteva pretendere che da un giorno all’altro
si dimenticasse di
Elena. Ci sarebbe voluto del tempo, ma era così frustrante
non essere l’unica.
Ricordava
ancora di come Christopher riuscisse a metterla
sempre al primo posto; con lui Bonnie si sentiva perfetta ed
insostituibile,
come se nessuno potesse raggiungere il suo livello. Per questo motivo
Christopher era stato capace di tenerla legata a sé e
lontana dagli altri. Poi
si era rivelato un vampiro manipolatore e crudele, ma almeno le aveva
regato un
momento di gloria.
La
rossa non si era mai considerata importante, soprattutto
da quando era andata a vivere in Italia. Zach aveva deciso di mandarla
all’estero, nonostante lei fosse l’ultima della sua
famiglia, e non le aveva
permesso di ritornare. Era andato a trovarla poche volte e anche al
telefono
sembrava sempre assente. Damon e Stefan erano spariti nel nulla.
Ora
conosceva tutti i dettagli, sapeva che in realtà non
l’avevano mai abbandonata, ma inevitabilmente tutti quegli
anni trascorsi in
collegio l’avevano indotta a costruire un’idea di
se stessa distorta, come di
un elemento irrilevante.
La
storia si stava ripetendo ancora: Damon ci teneva, non
l’avrebbe fatta soffrire di proposito ma se Elena fosse
tornata, lei sarebbe scomparsa
in un soffio dalla mente del vampiro. E forse nemmeno il tempo avrebbe cambiato qualcosa.
Il
che era davvero un paradosso, perché Bonnie aveva quasi
la certezza di essere la sola a conoscere realmente Damon.
Quanto
volte lo aveva ascoltato, calmato e capito? Quante
volte gli aveva offerto il suo aiuto e aveva cercato di rimanergli
vicino?
Quante
volte lo aveva fatto stare bene?
Si
sentiva come la cosa migliore che gli fosse capitata;
l’unica che potesse donargli un po’ di sollievo,
l’unica che potesse amarlo
come meritava, senza compromessi, senza condivisioni. Soltanto loro due.
Ma
ripetersi di essere la ragazza migliore per lui non
avrebbe risolto niente, perché magari non era quella giusta.
Al
cuore non si comanda.
Diceva così un vecchio proverbio; non
importava quanti dolori e delusioni poteva portare, perché
alla fine si era
costretti a seguirlo, nonostante la ragione dicesse il contrario.
Se
l’amore fosse stato una questione di buon senso, Bonnie
sarebbe corsa via a gambe levate senza guardarsi indietro. Lo stesso
valeva per
Damon.
Pregò
di trovare la forza di uscirne prima di scoprirsi
troppo coinvolta, prima che fosse troppo tardi. Aveva ancora una
dignità e se
la situazione fosse diventata insostenibile, lei avrebbe dovuto lottare
per se
stessa.
Non
voleva diventare un secondo Damon, un burattino perso
dietro un’illusione dannosa. Non si sarebbe mai fatta
intrappolare da uno
stupido triangolo.
“Bonnie?”.
La
strega si girò verso la porta e sorrise debolmente al
vampiro dagli occhi verdi che tentennava sulla soglia.
“Non
volevo disturbarti … è che ho incontrato Elena
che
scappava praticamente fuori di casa e … ti avevo mandato a
cercarla; volevo
solo sapere se andava tutto bene” si accertò.
“Non
hai niente di preoccuparti, Stefan” lo tranquillò
lei.
“Non
sono qui per me, Sissi” obiettò il vampiro
“Voglio
sapere se tu stai bene”.
Bonnie
annuì distrattamente “Stefan, ti ricordi quel
posto
dove mi portavi quando mamma e papà litigavano?”.
Lui
fece un cenno di assenso.
“Possiamo
andarci?”.
Passarono
tutto il resto del giorno in quel capanno nel
bosco, rifugio dei cacciatori, situato vicino ad una sorgente. Stefan
ricordava
perfettamente dove si trovasse perché ci era stato parecchie
volte: capitava,
quando Bonnie era piccola, che tra i suoi genitori scoppiassero liti
molto
accese, la maggior parte delle quali avevano come argomento della
discussione
Damon. Sissi non poteva ascoltare, all’epoca lei non sapeva
niente sulla sua
vera natura e Stefan era obbligato a portarla fuori casa. Aveva scelto
quel
capanno perché rappresentava un luogo fuori dal mondo, in
cui la bambina poteva
svagarsi senza preoccuparsi per la sua famiglia.
Stefan
e Bonnie trascorsero tutto il pomeriggio a ridere e
scherzare, a ricordare gli anni ormai andati. Il vampiro le
raccontò pure
alcuni aneddoti dei suoi secoli vissuti da vampiro e non una volta le
chiese
cosa la turbasse. Un po’ perché poteva immaginarlo
da solo, un po’ perché a
Bonnie serviva una distrazione.
Rientrarono
la sera tardi e si addormentarono sul letto di
lui guardando un vecchio film con Sandra Dee. Alla mattina Stefan
l’accompagnò
a scuola.
Caroline
li aveva segregati tutti affinché
aiutassero ad allestire la palestra
per il Ballo di Fine Anno, ma Stefan riuscì ad eludere la
sua sorveglianza e a
tornare alla villa.
Il
giorno prima aveva visto quanto Bonnie fosse sconvolta e
rattristata. Non si era intromesso fino a quel momento ma aveva giurato
a se
stesso d’intervenire nel caso le cose si fossero aggravate.
Non voleva che
Sissi soffrisse, ne aveva già passate tante e si meritava un
po’ di serenità.
Era
giunta l’ora di fare quel famoso discorso a suo
fratello.
Lo
trovò in salone, con un bicchiere in mano a guardare
fuori dalla finestra come il giorno prima.
“Non
arriverà prima di sera. Caroline vuole che tutti diano
una mano per il ballo” lo avvisò Stefan entrando
nella stanza.
“Uh”
borbottò Damon poco interessato “E
perché tu non sei a
scuola?”.
“Ti
devo parlare”.
“Improvvisamente
ho qualcos’altro da fare”
s’inventò
palesemente e cercò di oltrepassare il fratello ma questi
gli si parò davanti.
“Sei
serio?” era a metà tra una minaccia e una risata.
Notando che il fratello non accennava a muoversi, aggiunse
“Stanne fuori,
Stefan. Non sono affari tuoi”.
“Invece
mi riguardano eccome” obiettò lui “Ieri
ho mandato
Elena a cercare dei paletti in soffitta e dopo dieci minuti la vedo
scappare
dal Pensionato e trovo Bonnie rannicchiata sul letto che mi prega di
portarla
fuori di casa. Cosa diamine hai fatto?”.
“Tra
me ed Elena non è successo niente, fratellino. Non
c’è
bisogno di aggiungere altre rughe alla tua fronte”.
“Non
sono qui per parlare di Elena”.
Damon
sgranò impercettibilmente gli occhi, sorpreso. Si
aspettava che Stefan gli intimasse di stare lontano dalla Gilbert, di
farsi da
parte una volta per tutte; invece appariva molto più
preoccupato per Bonnie.
Chiuse
gli occhi esasperato: sarebbe stata una lunga e
tediosa chiacchierata.
“Allora
cosa vuoi sapere di preciso?”.
“Come
puoi essere così menefreghista? Non t’importa dei
sentimenti di Bonnie? Non hai paura di romperla per
l’ennesima volta?”.
Damon
si sedette sulla poltrona e aprì le braccia “Stai
esagerando come al tuo solito, ho la situazione sotto
controllo”.
“Ma
davvero?!” ironizzò Stefan
“Chissà perché non ti credo.
Santo Cielo, Damon! Non ti basta tutto quello che le hai fatto passare?
Dovevi
per forza trascinarla nella tua storia angosciante con
Elena?!”.
“Chiariamo
questo punto una volta per tutte” dichiarò Damon
“Tra me ed Elena non c’è nessuna storia.
Lei ha scelto te e io non ho
intenzione di farmi strapazzare come un burattino”.
“Ieri
Bonnie era piuttosto agitata; vuoi dirmi che non aveva
niente a che fare con te ed Elena?”.
“Non è successo
niente, NIENTE!” ribadì
l’altro “Non è colpa mia se la tua
ragazza non sa
stare da sola con me senza mangiarmi con gli occhi”.
La
mascella di Stefan si contrasse a quella rivelazione ma
tentò di non mostrare il suo fastidio.
“E’
così tipico di te” sibilò lui
“Non ti prendi mai una
responsabilità, sono sempre gli altri a fare tutto. Non hai
mai pensato,
nemmeno per un momento, che forse Bonnie è così
insicura per colpa tua?”.
Damon
ricordò la discussione della mattina precedente,
quando si era rifiutato accompagnarla al ballo. Non le aveva detto
esplicitamente il motivo, ma Bonnie non era stupida e aveva capito che
c’entrasse Elena.
“Non
la sto usando” giurò.
“Certo
che non la stai usando o ti avrei già strappato i
genitali!” esplose Stefan mandando a quel paese tutto il suo
contegno “Ma non
ti sei nemmeno fatto scrupoli: sai benissimo di non aver ancora
superato la
delusione per Elena, ma questo non ti ha fermato”.
“Non
mi ha fermato” ripeté Damon alzando la voce
“E neppure
mi voglio fermare! Tu devi invece imparare a starne fuori!”.
“Non
puoi chiedermi di starne fuori quando c’è in ballo
la
felicità di Bonnie” ribatté Stefan
“So cos’è successo a Charlottesville,
okay?
So che se Elena ti avesse detto di sì, ora stareste insieme
e dopo nemmeno due
giorni vai a letto con Bonnie? Credi davvero che potrei fare finta di
niente?”.
Damon
si voltò verso il camino rifiutandosi di rispondere.
Era assurdo, se ne rendeva conto anche lui. Probabilmente anche Bonnie
si era
chiesta decine di volte quale fosse la genuinità dei suoi
sentimenti. Damon non
poteva biasimarla data la velocità degli eventi.
Era
così inconcepibile l’idea di provare emozioni
molto
forti per due persone?
Damon
non si sarebbe mai sognato di giocare come aveva fatto
la bellissima bionda eppure a lei era concesso. Voleva Bonnie ma nel
frattempo
era incapace di lasciare andare Elena. Era forse un reato?
Perché nessuno gli
concedeva un po’ di tempo; perché lo ritenevano
sempre e comunque il cattivo
ragazzo?
Non
aveva mai dato prova di grande bontà, ma quella volta
stava davvero cercando di fare le cose per bene.
Avrebbe
voluto accontentare Bonnie con quella storia del
ballo; semplicemente non si sentiva ancora pronto.
Improvvisamente
si rese conto, con sconforto, che sarebbe
sempre stato sotto accusa, qualunque cosa avesse fatto. Era troppo
difficile
credere che lui, il vampiro senza cuore, avesse delle buone intenzioni.
Lui
non era Stefan. Non era il ragazzo buono, ma solo una
mela marcia che presto o tardi avrebbe mostrato la sua vera natura
corrotta.
Non
gli importava che suo fratello lo pensasse, non gli
importava neanche che Elena lo pensasse; aveva, però,
sperato che almeno Bonnie
vedesse un po’ di luce in lui; e invece era lì,
come tutti, in attesa di un suo
errore.
“Questa
storia deve finire” la voce di Stefan lo distolse
dai suoi pensieri. Damon per i primi secondi si convinse di aver
sentito male e
liberò una risata “Scusa?”.
“Tra
te e Bonnie deve finire. Finché tu non sarai sicuro dei
tuoi sentimenti, non dovrai più toccarla” gli
ordinò.
Damon
si alzò dalla poltrona per fronteggiare il fratello
“E
tu chi saresti per dirmi quello che devo fare?”.
“Sono
uno che tiene alla felicità di Bonnie” non demorse
tenendo gli occhi fisse in quelli neri dell’altro vampiro.
“Ma
guardati” lo sbeffeggiò Damon camminando verso di
lui
con movenze un predatore “Il cavaliere nella sua scintillante
armatura, senza
macchia e senza paura” prese a girargli intorno come uno
squalo “Ti stai
godendo questo momento, vero? Non vedevi l’ora di metterti in
mostra salvando
un’altra fanciulla in pericolo, non vedevi l’ora di
affibbiarmi il ruolo del
mostro”.
“Adesso
è questo il problema? La nostra rivalità? Puoi
per
una volta lasciar perdere questo vittimismo e renderti conto che stai
costruendo tu da solo il muro?”.
“Pensi
che non lo sappia?” continuò Damon come se non lo
avesse neppure ascoltato “Vi ho visti ieri sera addormentati
nel tuo letto”.
“Cosa
sarebbe questa? Una scenata di gelosia?”.
“Scommetto
che vi siete divertiti un mondo a parlare male di
me; scommetto che ti è piaciuto consolarla … tu
adori fare l’eroe”.
“Non
ce ne sarebbe stato bisogno se tu fossi stato lì per
lei” disse Stefan con tono tagliente “Ma non ne sei
capace … no, l’unica cosa
che puoi fare è portarla a letto fino allo
sfinimento!”.
La
schiena di Stefan sbatté violentemente contro un mobile
del salotto e lui crollò sul pavimento.
“La
devi smettere di ascoltare quello che non devi” lo
minacciò Damon con il volto sfigurato dai suoi tratti
vampireschi.
“Non
è che io possa proprio evitarlo” gli fece notare
Stefan
con tono di beffa; ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma il suo
superudito
glielo impediva.
“Ancora
una parola e ti strappo le orecchie” ringhiò Damon
“Bonnie è mia e non ti permetterò di
rivoltarla contro di me”.
“Stai
già facendo un ottimo lavoro per conto tuo, fratellone”.
Quello
era troppo. Damon lo prese per un braccio e lo gettò
dall’altra parte della stanza distruggendo un tavolino di
vetro.
Gli
fu addosso in un momento e lo sollevò per la gola
“Davvero non so cosa ci trovino in te … Santo
Stefan, il paladino della giustizia; sei il disonore di ogni
vampiro” e
strinse le dita intorno al suo collo.
Stefan
gli storse il polso e gli diede una spinta
allontanandolo da sé “Non sono io quello solo come
un cane” lo provocò.
Ci
fu poco spazio per le parole e ancora meno per gli
insulti. Damon si sentiva come alla resa dei conti, come se finalmente
fosse
arrivato il momento per riversare su Stefan tutto il rancore che aveva
accumulato in quegli anni.
Il
minore parò una buona parte dei colpi del fratello ma non
aveva la determinazione di quest’ultimo. Non aveva niente
contro Damon, voleva
soltanto fargli capire come le sue azioni influenzassero anche coloro
che gli
stavano attorno e come sarebbe finito per ferire Bonnie se non avesse
fatto
chiarezza nella sua testa.
Damon
riuscì ad atterrarlo e lo bloccò a terra
iniziando a
tempestargli di pugni il volto, sfogando tutta la sua rabbia. Stefan
gli
afferrò entrambe le mani e lo obbligò ad aprire
le braccia allontanandole dal
suo viso, poi con un piede lo calciò via contro uno scaffale.
Damon
era pronto per tornare all’attacco ma una voce lo
bloccò.
“Che
diamine sta succedendo qui?” urlò Bonnie correndo
ad
inginocchiarsi di fronte a Stefan. Gli prese il capo tra le mani ed
esaminò le
ferite che si stavano lentamente rimarginando “Damon sei
completamente
impazzito?” lo rimproverò spostando la sua
attenzione su di lui “Non ci posso
credere” sbottò mentre aiutava Stefan a mettersi
in piedi “State ancora
litigando per Elena?”.
Aveva
apostrofato entrambi ma la critica era rivolta
palesemente a Damon. Il vampiro lo intuì
all’instante dallo sguardo di fuoco
che puntava verso di lui. Si
alzò un po’
a fatica e con una manica si pulì un rivolo di sangue
dall’angolo della bocca
“In realtà stavamo litigando per te”
precisò con tono amareggiato, poi sparì
dal salone.
Bonnie
spalancò gli occhi e lo chiamò più
volte; lui non le
diede ascolto.
La
rossa portò a Stefan delle sacche di sangue e si
accertò
delle sue condizioni. Quando fu sicura che non fosse niente di grave,
lo lasciò
riposare sul divano e si diresse verso la camera di Damon.
Bussò
alla porta ma non ricevette risposta. Entrò con
cautela e cercò con gli occhi il vampiro: era seduto sul
letto, le dava le
spalle e, pur percependo la sua presenza, non le prestò
attenzione.
“Damon”
lei mosse qualche passo verso il letto. Appoggiò un
ginocchio sul materasso e si piegò verso l’uomo;
allungò una mano per toccarlo
sulla spalla.
Lui
si scostò.
“Ehi”
mormorò dolcemente Bonnie “Mi vuoi dire cosa
è
successo?”.
“Daresti
ragione a Stefan, come al solito” la liquidò.
“Siamo
tornati all’inizio?” gli chiese retoricamente
scivolando accanto a lui “Per me non funziona
così. Crederei a qualunque cosa
mi dicessi”.
“Non
è vero” la contraddisse Damon continuando a
guardare
fisso davanti a sé “Sei come tutti gli altri,
sempre a darmi la colpa di
qualcosa”.
“Io
non …”.
“Ti
prego, evita la scena da santarellina” la interruppe con
voce fredda “Quando sei arrivata mi hai subito gelato, hai
dato per scontato
che fossi stato io ad iniziare”.
“Tuo
fratello ha il naso rotto e tu non hai neppure un
graffio. Non stavo dando la colpa a te, stavo solo cercando di capire
perché
l’avessi massacrato di botte”.
“E
questo ti elegge automaticamente difensore di Stefan.
Scommetto che il riferimento ad Elena era casuale”
ipotizzò con una punta di
sarcasmo alzandosi per allontanarsi da lei.
“Vorrei
soltanto farti capire che rischi di perdere l’unica
persona che è con te fin dall’inizio e ci
rimarrà fino alla fine, per una donna
che non ti vuole!”.
Damon
sbuffò scettico e glissò volutamente
l’argomento
Stefan per concentrarsi sulla bionda. Sentiva di aver qualche sassolino
da
togliersi dalla scarpa “Dici di essere dalla mia parte, di
credere a tutto
quello che ti dico; eppure, non appena hai il dubbio che
c’entri Elena, mi
punti sempre il dito contro”.
Bonnie
si ritrovò a corto di parole. Adesso era diventata
lei la cattiva? Adesso Damon faceva pure l’offeso?
“Sono
davvero stanco di questa storia. Sei tu quella che
continua a metterla in mezzo, non io. Cresci una buona volta e supera
le tue
insicurezze!”.
Bonnie
aprì la bocca incredula; da un lato voleva scoppiare
a ridere, dall’altro prenderlo a schiaffi; e la seconda
opzione era più
allettante.
“Non
è che tu sia proprio innocente” gli fece notare.
“No,
Bonnie, non lo sono. Ma tu non mi dai tregua! Ogni
volta che tra me e te le cose non vanno come vuoi, sei sempre
lì ad immaginarti
gli scenari peggiori. Non so più come dirti che niente di
quello che è successo
fra noi ha a che fare con Elena”.
“Beh,
scusami se ho un paio di motivi per pensare il
contrario!” replicò la ragazza alzandosi in piedi
come una furia “Poco più di
una settimana fa sei tornato a casa disperato perché ti
aveva rifiutato e ieri
… in soffitta … ho visto lo sguardo che vi siete
scambiati”.
“O
mio Dio!” tuonò il vampiro “Le stavo
solo insegnando come
impugnare un paletto; non è stato niente e tu sei arrivata
nell’unico momento
in cui …”.
“In
cui?” lo incalzò lei.
“E’
stata solo un’occhiata, Sissi” disse Damon
“Non
significa niente”.
“Ti
manca” asserì Bonnie con gli occhi lucidi
“Vorresti lei
al mio posto”.
“Non
mi sprecherò a negare, tanto non ti fideresti lo
stesso” sospirò Damon passandosi nervosamente una
mano nei capelli.
“E’
passato troppo poco tempo; non puoi essertela
dimenticata” insistette lei.
“Non
me la sono dimenticata!” ammise esasperato “Non
vuol
dire, però, che sia il centro dei miei pensieri; non quando
sono con te” sentì
l’impulso di accarezzarle una guancia, di toccarla, di farle
capire in qualche
modo quanto ci tenesse ma si trattenne. Non era lui quello a sbagliare
per una
volta.
Bonnie
inspirò per ricacciare giù il groppo che si era
fermato in gola: non voleva che la vedesse piangere, non voleva
mostrarsi
debole.
“Ci
sto provando e tu lo sai” mormorò il vampiro
“Evidentemente non mi merito neanche il beneficio del dubbio:
devi sempre
dedurre il peggio di me”.
“Mi
dispiace se non sono capace di darti una mano a capire i
tuoi sentimenti. Vorresti forse carta bianca per passare dal mio letto
a quello
di Elena? Forse ti renderebbe la vita più facile”.
“Tra
me ed Elena è finita!” gridò Damon al
limite della
pazienza.
“Perché
lei ha deciso così!” replicò Bonnie con
la stessa
determinazione “Sei talmente ossessionato che non riesci
nemmeno a portarmi ad
un ballo per paura di rovinare tutto con lei!”.
“Dannazione,
Bonnie” imprecò l’altro e la prese per
le
spalle sbattendola contro il muro, perdendo il controllo
“Sapevi in cosa ti
stavi cacciando quando sei venuta a letto con me la prima volta, sapevi
che
sarebbe stato complicato quindi mi piacerebbe che mi dicessi cosa
diavolo vuoi
da me?!”.
Bonnie
lo spinse via con forza ancora più arrabbiata
“Voglio
che tu sia onesto. Ho capito che sei allergico ai sentimenti, ma se
vuoi stare
con me, dovrai fare uno sforzo perché io non accetto le cose
a metà” lo avvertì
“E io forse dovrò superare le mie insicurezza, ma tu devi smetterla con questo complesso
d’inferiorità verso tuo
fratello” raggiunse la porta con tutta l’intenzione
di andarsene ma, poggiando
la mano sulla maniglia, si girò un’ultima volta
“Non ti compatirò perché pensi
ci sia un complotto contro di te. Fatti una bella autoanalisi, Damon:
ti
lamenti tanto di essere sempre la seconda scelta ma mi stai trattando
esattamente in quel modo”.
“Tu
non sei un rimpiazzo” ribatté subito il vampiro
scuotendo la testa.
“E’
come mi sento” e con quelle parole abbandonò la
stanza
libera finalmente di lasciar cadere alcune lacrime.
Si
trovava a combattere contro qualcosa più grande di lei e
non avrebbe voluto rinunciare a Damon, ma se la situazione fosse
diventata
insostenibile, si sarebbe tirata indietro. Forse condividevano la
stessa sorte
infelice, ma Bonnie non era come il vampiro e non si sarebbe
accontentata di
attimi fugaci, rubati al fidanzato ufficiale.
O
tutto o niente. Mentre si chiudeva la porta del bagno alle
spalle, ebbe una tremenda paura di rimanere proprio con niente.
Elena
finì di spazzolarsi i capelli e si guardò allo
specchio, malinconica.
Sentiva
che tutta la sua vita stesse andando a rotoli.
Stefan non accennava a rivolerla con sé e Stefan era la sua
vita.
Avrebbe
tanto voluto trovare il coraggio d’invitarlo al
Ballo di Fine Anno, ma ogni volta che credeva di potercela fare, si
diceva che
sarebbe stata troppo sfrontata.
Dopo
tutto quello che gli aveva fatto patire, con che faccia
tosta poteva chiedergli di accompagnarla al ballo, come se non fosse
successo
niente?
Quel
pomeriggio aveva sbagliato tutto con Damon e
ringraziava il Cielo che Stefan non fosse stato presente. In
realtà non stavano
facendo niente di male: il vampiro le aveva solamente mostrato come
colpire al
meglio delle forze, ma la situazione era totalmente equivocabile,
soprattutto
per colpa dell’ultimo profondo e lungo sguardo che si erano
scambiati. Era
stato dettato più che altro dalla nostalgia, però
chiunque avrebbe frainteso
vedendoli. Bonnie aveva decisamente travisato ed Elena non se
n’era stupita. A
ruoli invertiti avrebbe dedotto la stessa identica cosa.
Le
mancava Damon, le mancavano le attenzioni che riservava
solo a lei, le occhiate ammiccanti e i tocchi carichi di tensione, ma
si
riduceva tutto lì: ad un po’ di nostalgia. Poteva
vivere benissimo senza. Era
Stefan quello che le toglieva il respiro; sarebbe sempre stato solo
Stefan.
Posò
la spazzola, andò in camera di Margaret e le diede un
bacio sulla fronte poi tornò nella sua stanza.
Una sorpresa l’attendeva seduta sul letto.
L’ultima
persona che avrebbe voluto vedere.
“Damon?”.
“Forse
avevi ragione” disse quello senza spiegarsi.
“Hai
bevuto?” non
sembrava ubriaco ma quella frase l’aveva spiazzata, non
capendone il senso.
“No,
sono più sobrio che mai. Quindi dovrai prendere tutto
quello che dirò molto seriamente, perché intendo
ogni parola”.
Elena
istintivamente indietreggiò. Ogni volta che Damon
iniziava così un discorso non andava mai a finire bene. Uno
dei due veniva
sempre ferito in qualche modo.
“Tu
hai scelto Stefan” sentenziò lui “Sei
sicura che non ti
tirerai indietro?”.
“Damon
…”.
“Rispondi”.
“Sì”.
Una conversazione quasi a monosillabi; non le piaceva
la piega che stava prendendo.
Damon
si alzò dal letto e gironzolò per la stanza
“Puoi staccarti
da quel muro, Elena, non sono venuto qui per circuirti. Voglio solo
mettere
alcune cose in chiaro” la rassicurò voltandosi
verso di lei.
La
ragazza timidamente prese posto sul materasso e attese.
“Avevi
ragione quando hai detto che il nostro era un amore
malato, che avrebbe fatto stare male noi e gli altri, ma me ne sono
accorto
solo oggi. Non ci siamo solo noi due, Elena; adesso le cose sono
cambiate”.
“Damon,
scusami ma mi sto perdendo”
lo interrupe Elena confusa.
“Non
voglio più trovarmi in situazioni come quella di questo
pomeriggio; niente più occhiate ambigue, niente
più commenti fuori luogo,
niente più ripensamenti. Tu hai preso la tua decisione e non
puoi stravolgere
ancora tutto”.
“E’
stato solo un momento, oggi. Nulla di più. Non ho intenzione
di cambiare idea” replicò sicurissima Elena.
“Bene”
ne fu contento Damon “Perché sto guarendo,
principessa, non sono più assillato dal tuo pensiero e non
sopporterei di
essere ributtato in quel tunnel”.
Elena
si accigliò: le faceva un po’ male ascoltare
quelle
parole. Sebbene fosse stata la prima a definire il loro sentimento
sbagliato e
dannoso, non credeva di essere stata un tale morbo per lui.
“Sto
bene, Elena, mi sento davvero bene e
incredibilmente il
merito non è tuo” fu
forse un po’ troppo brusco ma voleva che la sua posizione
fosse ben salda “Sono
sempre stato inquieto, alla ricerca di non so nemmeno cosa, ma adesso
l’angoscia è sparita. Per la prima volta mi sento
sereno e non voglio
allontanare l’unica persona mi dona tutto
ciò”.
Elena
iniziava a capire il punto della questione: Damon non
era andato a casa sua per convincerla a scegliere lui, ma per
proteggere il suo
rapporto con Bonnie.
“Mi
dispiace per quello che ha visto oggi” si scusò
sinceramente la bionda “Le posso parlare, le
spiegherò che è stato un
malinteso. Tra me e te non c’è più
niente” affermazione davvero paradossale
eppure molto vera.
“Il
problema non è quello che è successo questo
pomeriggio.
Il problema siamo io e te. Tu hai scelto Stefan e io ho cercato di
farmene una
ragione, ma la verità è che nessuno dei due ha
lasciato perdere davvero. È come
se ci fosse uno spiraglio di speranza per noi e ci sta
rovinando”.
Elena
abbassò la testa conscia di essere colpevole quanto
Damon. Lo aveva rifiutato a parole, lo aveva evitato ma
l’attrazione c’era
ancora e lei non l’aveva affrontata, l’aveva
semplicemente ignorata e sepolta.
“Le
nostre strade si sono incrociate ma abbiamo preso
direzioni diverse. Se voglio arrivare dove intendo, devo lasciarti
andare una
volta per tutte e tu devi fare lo stesso o non riavrai mai
Stefan”.
Elena
sorrise un po’ imbarazzata e annuì “Sono
stata un po’
egoista, lo ammetto. Ho continuato a considerarti mio anche se non ne
avevo il
diritto. Hai ragione: ci dobbiamo liberare a vicenda. Io forse non
otterrò mai
il perdono di Stefan, ma tu … sembra che Bonnie ti renda
felice e non voglio
mettermi in mezzo”.
“Non
so se sono felice, non credo di sapere come ci si senta
quando si è felici. Ma sto bene e non posso farla soffrire
ancora. Bonnie non
si merita di essere un rimpiazzo, Bonnie non
è un rimpiazzo” precisò
correggendosi da solo.
“Lo
so” mormorò Elena “Non l’ho
mai pensato”.
“Qualunque
cosa ci sia stata fra noi, finisce sta notte, qui,
in questa stanza” ribadì nuovamente, categorico.
La
giovane concordò ma sorrise mestamente “Allora
questo è
l’addio definitivo?”.
“Devo
andare avanti con la mia vita, Elena” disse Damon. Non
era una giustificazione, ma la semplice verità
“Rimarrai sempre importante per
me” le rivelò senza remore. Non voleva
cancellarla; l’avrebbe difesa e aiutata,
ma le avrebbe più concesso il suo cuore.
“E
io sarò sempre un po’ gelosa di te” gli
confidò lei
sorridendogli questa volta teneramente e serenamente.
“Buona
notte, Elena” la salutò il vampiro sparendo dalla
finestra.
“Buona
notte, Damon” rispose lei.
Entrambi
si sentirono improvvisamente liberi da un grande
peso.
Damon
era soddisfatto di come era riuscito a gestire la
situazione. Era andato tutto secondo i piani e non rimpiangeva
ciò che aveva
detto.
Elena
Gilbert era stata un’ossessione, un sogno ad occhi
aperti che gli aveva fatto riscoprire emozioni travolgenti ma non era
reale.
Quella sorta di fissazione, di amore distorto l’aveva tenuto
ancorato troppo a
lungo ed ora che se n’era disfatto, si sentiva molto
più leggero e pronto per definire
il suo rapporto con Bonnie.
Le
ultime velenose parole che gli aveva rivolto la ragazza
erano state un’illuminazione. Improvvisamente
l’aveva immaginata camminare via
non solo dalla sua stanza, ma anche dalla sua vita. Si era sentito
soffocare.
Aveva
passato secoli ad essere la seconda scelta ed era
stato orribile; non avrebbe mai voluto mettere la piccola rossa in
quella
posizione.
Bonnie
non era una seconda scelta; doveva essere messa al
primo posto, in cima a tutto. Meritava di essere protetta, meritava
qualcuno
che si prendesse cura di lei, meritava qualcuno di totalmente devoto.
Non
sapeva se sarebbe stato capace di darle tutto ciò di cui
aveva bisogno; forse non sarebbe mai riuscito a fare le cose per bene,
ma ci
avrebbe provato perché Bonnie aveva dimostrato di tenere a
lui più di chiunque
altro.
Quello
che provava per la strega era ancora molto confuso e
chissà se Damon sarebbe mai riuscito a capire di che si
trattava, ma di una
cosa era più che certo: lasciare andare Elena era stato
difficile, non impossibile;
lasciare andare Bonnie
sarebbe stato inconcepibile.
Con
questa nuova consapevolezza, rientrò in casa e
trovò
l’oggetto dei suoi pensieri rannicchiato sul divano,
già in pigiama,
addormentata.
Le
si avvicinò e s’inginocchiò di fronte a
lei, chiedendosi
come fosse possibile che diventasse più bella ogni volta che
la vedeva.
Le
accarezzò una guancia e Bonnie si mosse svogliatamente,
aprendo di poco gli occhi ancora stanchi “Damon?”
lo chiamò sottovoce.
“Ti
sei addormentata sul divano” le disse lui giocando con
una ciocca infuocata.
“Ti
stavo aspettando” mugugnò voltandosi
dall’altra parte
per riprendere il suo riposo. Probabilmente non distingueva nemmeno il
sogno
dalla realtà.
Il
vampiro passò un braccio attorno alla sua vita e uno
sotto le ginocchia e la sollevò. La ragazza
appoggiò la testa sul suo petto
“Che fai?” sbadigliò accoccolandosi
meglio; i suoi occhi si erano richiusi.
“Ti
porto a letto” le rispose mentre la trasportava sul per
le scale verso la sua camera. L’adagiò sul
materasso e l’aiutò a mettersi sotto
le coperte.
Bonnie
si lasciò guidare nei movimenti come una bambola e
quando fu avvolta dalle lenzuola, strinse il cuscino e si
preparò per cadere di
nuovo tra le braccia di Morfeo “Comunque sono ancora
arrabbiata con te” ci tenne
a puntualizzare mentre sprofondava nel guanciale.
“Riposa,
Sissi” l’ammonì bonariamente
“Domani avrai tutto il
tempo di friggermi il cervello” le concesse. Dopo pochi
minuti Bonnie sprofondò
in un sonno profondo.
Damon
rimase ad osservarla per un tempo che gli parve
infinito, godendosi la pace del momento; quella stessa pace che gli
rasserenava
l’anima ogni volta che Bonnie gli era vicino.
Piegò leggermente le labbra
all’insù.
Quello
che condivideva con la strega era giusto, era
dannatamente giusto e niente gli avrebbe mai tolto quella convinzione.
Lui non
avrebbe permesso che gli fosse portata via.
Quando
tornò nella sua stanza, si era fatta ormai l’alba.
“Want you to make me feel like I'm
the only girl in
the world
Like I'm the only one that you'll ever love
Like I'm the only one who knows your heart
Only girl in the world
Like I'm the only one that's in command
‘Cause I'm the only one who understands
How to make you feel like a man”
(Only girl- Rihanna).
Il
mio spazio:
Vi
ho già detto quanto
adoro le vacanze? Questa settimana mi sono data alla scrittura
finalmente
libera da impegni!
Prima
di tutto voglio
ringraziarvi di cuore perché nonostante sia estate e
probabilmente molte di voi
sono via, continuate a seguirmi in tanti e a commentare! Grazie
infinite del
vostro tempo.
Ora
manca ancora un
capitolo prima della pausa estiva e sarà un po’
come la seconda parte di
questo.
Ci
sono alcuni punti
incompleti che avranno bisogno di ulteriori spiegazioni (come la
decisione
finale di Damon) e troverete tutto nel ballo di fine anno! Non vedo
l’ora di
scriverlo.
Bonnie
e Damon sono due
testoni; non so dire chi ha ragione e chi ha torto … credo
che la colpa sia
condivisa: lei non gli dà tregua e lui preferisce rimanere
legato ad un amore
malato piuttosto che cedere a quei nuovi sentimenti.
Forse
Stefan è risultato
un po’ saccente in questo capitolo ma personalmente trovo che
abbia ragione:
anche se Damon non sta volutamente giocando con i sentimenti di Bonnie,
non è
giusto che continui a prestarle attenzione solo in camera da letto,
tenendo una
porticina aperta per Elena.
Vi
avviso: non penso che
in questa storia i due fratelli faranno mai veramente pace. Ci sono
troppi
secoli di odio da superare e mi ci vorrebbero un sacco di capitoli per
dipanare
quella matassa di astio, bisogno, gelosia e quant’altro
(almeno è solo la mia
opinione). Probabilmente prima o poi raggiungeranno un’intesa
ma niente di più.
Il perdono arriverà in un tempo in cui questa fan fiction
sarà già conclusa.
So
che forse vi
aspettavate un capitolo diverso; so che non vedete l’ora che
Damon e Bonnie si
dichiarino ma non volevo liquidare il problema
“Elena” e tutte le questioni
affettive del vampiro in un solo pezzo … sarebbe stato un
po’ troppo facile. Il
capitolo 32 chiuderà questi problemi =) Spero di non avervi
allungato troppo il
brodo!
Ora
vi lascio e
risponderò a tutte le vostre recensioni il prima possibile!
Buon
weekend!
Fran;)