Capitolo 20: Inganno
“Pensavi davvero di
ingannarmi, Naruto?” Disse Kabuto
sorprendendomi.
Sciolsi la mia
trasformazione, tornando ad assumere il
mio aspetto normale e quindi riacquistando un maggior controllo dei miei
movimenti.
Lo guardai con gli
occhi assottigliati per poi dirgli “Scommetto che per un po’ ci sei cascato!”
“Ammetto che sei un
bravo attore. Faresti fortuna sai?” mi disse quell’essere ghignando.
“Che cosa mi ha
tradito?” gli chiesi incuriosito.
Pensai al chakra o a qualche errore da parte mia, ma la risposta mi
sorprese.
“I tuoi occhi.
Sebbene mia figlia mi detesti, non mi odia quanto tu odi me!”
Ringhiai e
guardandolo in cagnesco dissi “Non dire quella parola!”
Kabuto rise “Quale? Figlia?”
“Naho non è tua figlia e nemmeno lei!” dissi guardando Kumiko, che spaventata, si trovava ancora nella morsa di
quell’essere con un kunai puntato al collo.
“E che cos’è un
genitore se non colui che cresce dei bambini? Perché è questo che ho fatto!” mi
rinfacciò.
“è vero, non
bisogna essere per forza legati dal sangue per considerare un bambino come il
proprio figlio, ma tu non puoi considerarle tali, in quanto le hai strappate
alla loro vera famiglia col solo scopo di utilizzarle per potare a termine una
tua idea e crescendole senza amore e comprensione. Questo non significa essere
genitori, ma essere dei criminali!” gli urlai contro stringendo i pugni.
Lo vidi alzare le
spalle per poi dire “Questioni di punti di vista. Non mi sembra che questa
mocciosa abbia avuto difficoltà a considerarmi suo padre, nonostante sua
sorella le abbia detto almeno cento volte la verità!” disse con un ghigno
divertito.
Strinsi i pugni e
abbassai la testa. Non era colpa di Kumiko se pensava
a lui come ad un padre. Certo un pessimo padre, ma non pessimo quanto me. Era
solo colpa mia se le mie piccine si erano ritrovate a vivere quella situazione,
a causa della mia debolezza e incapacità di proteggerle.
Guardai con aria
dispiaciuta la mia bambina e la vidi mordersi le labbra.
“Quindi…davvero non sei il mio papà?” chiese quasi in un
sussurro.
La bambina viene
spinta a terra malamente e guardandola con disgusto le urlò “Sei proprio lenta
a capire mocciosa. Io e te non abbiamo niente in comune e sono felice di non
avere una figlia come te. Non mi servi a niente. Ringrazia il tuo collegamento
con quella volpe che ti porti appresso se sei ancora viva!” disse per poi
alzare l’arma pronto ad usarla contro di lei.
“Ma ora posso tranquillamente
sbarazzarmi di te!”
Kumiko incapace di muoversi per la paura, strinse
gli occhi in attesa di un dolore tremendo che l’avrebbe strappata alla vita. Ma
sebbene non avessi avuto tempo e modo per ideare un piano per proteggerla, il
mio istinto fece da solo, facendomi muovere le gambe e ponendomi tra lei e Kabuto.
Parai il colpo e la
vista si annebbiò per qualche istante al dolore che mi percorse il corpo,
nonostante mi fossi fatto colpire al braccio sinistro.
La bambina urlò
spaventata a vedere il sangue sgorgare copioso dall’arto, che andava a sporcare
il suo bel vestitino. Se mai quella storia fosse finita, gliene avrei comprato
uno nuovo, ancora più bello, sperando di strapparle almeno un sorrisino.
Il male però non
era così forte o almeno non era minimamente paragonabile al dolore che avrei
provato se solo quell’arma avesse penetrato le carni di mia figlia.
Una risata si
diffuse in quell’enorme stanza scura in cui ci trovavamo, rimbombando a causa
dell’eco.
“Oh Naruto, sei sempre così prevedibile! Immaginavo che avresti
fatto un gesto folle pur di proteggere la tua adorata bambina!”
“è questo che fa un
genitore. Si farebbe uccidere pur di proteggere i propri figli e non ho paura
di morire se questo significa la libertà di mia figlia!” urlai.
Sentii dei
singhiozzi piuttosto forti. Kumiko, ancora
terrorizzata, aveva preso a piangere. L’abbracciai con il braccio sano e le
sussurrai dolcemente di stare tranquilla.
“Dato che la mia
speranza nell’infliggerti una ferita più seria che ti rendesse innocuo è stata
illusa, ti propongo due opzioni: Puoi combattermi sperando di battermi e
portati via la tua figlioletta o consegnarti di tua spontanea volontà, con la
mia promessa di lasciare andare questa mocciosa!” Sorrise malignamente “A te la
scelta, ma ti avverto che se scegli di combattermi, il risultato non sarà
diverso da quello di sei anni fa quando ci siamo affrontati!”
Mi morsi le labbra.
Erano davvero le uniche opzioni a me possibili.
“Cosa ti fa pensare
che io possa credere che tu lasceresti davvero andare mia figlia, una volta che
mi sarò fatto catturare?” gli chiesi.
Non mi sarei mai
fidato di quell’essere.
“Chissà, forse oggi
mi sento magnanimo!” mi rispose.
Mi abbassai all’altezza
della bambina che mi guardava con aria preoccupata.
“Mentre cerco di
distrarlo, tu recati verso l’uscita. Non preoccuparti per me. Corri e vai!”
Vidi Kumiko annuire e le sorrisi dolcemente.
“Credo che opterò
per la prima!” dissi, preparandomi alla battaglia. Misi mano a un paio di Kunai a tre punte e li intrisi di chakra
del vento per renderli più taglienti.
Kabuto non fu minimamente preoccupato sebbene il
mio chakra ventoso fosse in grado di tagliare anche
la sua pelle di serpente molto resistente.
Una fitta la
braccio, mi mozzo il fiato, ma cercai di isolare il male il più possibile
concentrandomi sullo scontro.
“Sei noioso Naruto- Kun. Vincerò io e poi userò il tuo chakra
per completare il Gezo Mazo
e risvegliare così il juubi!” disse ridendo di gusto.
“Tu sei pazzo. La
leggenda narra che al risveglio del dieci code, il nostro mondo cesserà di
esistere e quindi anche tu… è questo che vuoi?” gli
dissi nervosamente.
“Che l’intera
umanità sparisca non mi interessa, certo
che se dovessi rimetterci anche io la pelle, tutto questo lavoro sarebbe stato
inutile, ma ho preso dei provvedimenti affinchè non
sia il Juubi a comandare, ma io. Il demone sarà un
mio servo e farà tutto quello che gli chiederò di fare!”
Lo guardai in
cagnesco. Quell’essere, anche se credeva di essere un dio in terra, non avrebbe
mai potuto comandare una creatura di tale potenza.
“Non ti chiedi perchè potrò essere in grado di fare una cosa del genere?”
mi chiese divertito.
“No, perché non
potrai, sono sicuro di questo. Kurama mi ha parlato
del dieci code e chi meglio di un demone codato, che
rappresenta parte del chakra di quella creatura, può
conoscerlo meglio? Esso non può essere comandato!”
“Si, hai ragione,
ma io sono un serpente e come il veleno di un rettile si diffonde velocemente
in un organismo, portandolo alla morte, mettendo all’interno buona parte del
mio chakra nel Gedo Mazo, esso agirà come un veleno, influenzandone la
personalità e permettendomi di controllarlo!” disse compiaciuto.
Sussultai a quelle
parole, per quanto assurdo potesse essere stato il suo piano, avevo come la sensazione
che avrebbe potuto funzionare. Già Orochimaru era
riuscito in imprese impossibili per l’essere umano e Kabuto,
come suo allievo prediletto, poteva benissimo riuscirci. Sperai vivamente che
anche in quell’occasione la presunzione umana gli si rivoltasse contro.
Riuscii con
velocità a fiondarmi dietro le spalle di Kabuto e a
puntargli l’arma contro la schiena. Era stato fin troppo facile e sperai che
quella facilità non portasse guai.
Lo sentii ridere per
poi sparire con un “puf”. Era riuscito a fare un
clone senza che me ne accorgessi. Era reale pochi istanti prima, ne ero sicuro.
Potevo percepire l’odore e avvertire il suo chakra
maligno e non riuscivo a comprendere come avesse fatto a creare un clone senza
comporre dei sigilli.
Mi misi all’erta e
tesi le orecchie. Non avvertivo la sua presenza da nessuna parte, sebbene il
suo odore fosse ovunque.
Poi un leggero
rumore di qualcosa che strisciava vicino ai miei piedi mi fece abbassare lo
sguardo. Più serpenti si stavano dando da fare, cercando di imprigionarmi i
piedi. Non provarono minimamente a mordere. Kabuto
doveva ricordarsi che, avendomi già avvelenato in passato, ormai ero diventato
immune ai suoi serpenti. Li spazzai via con qualche rasengan.
Non mi sembrava che quell’essere ci stesse provando davvero a fermarmi.
Poi capii…ero io quello che dovevo distrarlo per permettere a Kumiko di scappare, invece era lui che stava cercando di
distrarre me.
Un urlo e il mio
cuore perse un colpo.
Kabuto, prendendo forma di una anaconda gigante,
si era attorcigliato attorno a mia figlia.
Strinsi i pugni.
Ero stato uno stupido per l’ennesima volta. Avevo cercato affidamento ai miei
sensi sviluppati, dimenticando che con Kabuto non si
poteva essere razionali, in quanto abile ingannatore e combattente.
Provai nuovamente
ad attaccarlo, ma ancora prima che
potessi raggiungerlo, quell’essere morse mia figlia la collo.
Il sangue mi si
paralizzò nelle vene. Se aveva iniettato lo stesso veleno nero e spesso che
aveva iniettato a me sette anni prima, Kumiko non
aveva speranza di sopravvivere e non avevo la minima motivazione, per credere
che quell’essere non avesse fatto un tale e orribile gesto.
Kabuto sciolse la stretta e vidi mia figlia
cadere a terra priva di sensi.
“Non so se stai
invecchiando e quindi incominci a perdere colpi, o se l’amore che un genitore
prova per i propri figli e la loro volontà di salvarli li rende ciechi, ma
sinceramente non mi aspettavo che ti facessi ingannare in questo modo Naruto!”
Strinsi i pugni
pensando anche a Naho. Per la mia incapacità avevo
condannato non solo Kumiko, ma anche l’altra delle
mie figlie. Mi sembrava di sentire le urla di dolore di Sakura una volta
appreso che le nostre bambine erano morte e, a quel pensiero, anche il mio
cuore cominciò a stringersi in una morsa atroce, tanto che mi fece desiderare di strapparmelo e di
morire anch’io con le mie piccole.
Improvvisamente
quel kunai che avevo in mano, era diventato così
invitante, ma non potevo perdere quella poca lucidità che mi rimaneva e che mi
impediva di compiere pazzie. Non era ancora detta l’ultima parole e Kumiko e Naho potevano ancora
essere salvate.
“Guarda cosa ho
qui?” disse Kabuto divertito, avvicinandosi a me con
una fialetta.
“Questo è l’antidoto
per il veleno che ho iniettato a tua figlia!”
Cercai di
strappargliela di mano, ma era un gesto talmente ovvio, che non si fece trovare
impreparato.
“No, no, no, ti fai
catturare e io somministrerò questo antidoto alla mocciosa, in modo tale da
ritardare la morte solo di qualche ora, giorno…o
forse più, ma comunque prima o poi la annienterò!”
Strinsi i pugni. A
quel punto non avevo niente da perdere…anche se la
mia cattura avrebbe potuto portare alla vittoria Kabuto.
Ma se io ero un debole, questo non valeva per i miei compagni…si,
loro avrebbero trionfato dove io avevo fallito.
“Essia, fai di me quello che vuoi!”