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Autore: Neko    21/07/2012    2 recensioni
Sequel di "Da allievo a maestro" Sono passati anni da quando Kabuto ha combattuto nel suo covo contro i ninja della foglia e compiendo un gesto infimo ha rapito la figlia di Naruto appena venuta al mondo, ma esso non si arrende e continua la sua disperata ricerca con l'aiuto dei suoi amici.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 20: Inganno

 

“Pensavi davvero di ingannarmi, Naruto?” Disse Kabuto sorprendendomi.

Sciolsi la mia trasformazione, tornando ad assumere il  mio aspetto normale e quindi riacquistando un maggior controllo dei miei movimenti.

Lo guardai con gli occhi assottigliati per poi dirgli “Scommetto che per un po’ ci sei cascato!”

“Ammetto che sei un bravo attore. Faresti fortuna sai?” mi disse quell’essere ghignando.

“Che cosa mi ha tradito?” gli chiesi incuriosito.

Pensai al chakra o a qualche errore da parte mia, ma la risposta mi sorprese.

“I tuoi occhi. Sebbene mia figlia mi detesti, non mi odia quanto tu odi me!”

Ringhiai e guardandolo in cagnesco dissi “Non dire quella parola!”

Kabuto rise “Quale? Figlia?”

Naho non è tua figlia e nemmeno lei!” dissi guardando Kumiko, che spaventata, si trovava ancora nella morsa di quell’essere con un kunai puntato al collo.

“E che cos’è un genitore se non colui che cresce dei bambini? Perché è questo che ho fatto!” mi rinfacciò.

“è vero, non bisogna essere per forza legati dal sangue per considerare un bambino come il proprio figlio, ma tu non puoi considerarle tali, in quanto le hai strappate alla loro vera famiglia col solo scopo di utilizzarle per potare a termine una tua idea e crescendole senza amore e comprensione. Questo non significa essere genitori, ma essere dei criminali!” gli urlai contro stringendo i pugni.

Lo vidi alzare le spalle per poi dire “Questioni di punti di vista. Non mi sembra che questa mocciosa abbia avuto difficoltà a considerarmi suo padre, nonostante sua sorella le abbia detto almeno cento volte la verità!” disse con un ghigno divertito.

Strinsi i pugni e abbassai la testa. Non era colpa di Kumiko se pensava a lui come ad un padre. Certo un pessimo padre, ma non pessimo quanto me. Era solo colpa mia se le mie piccine si erano ritrovate a vivere quella situazione, a causa della mia debolezza e incapacità di proteggerle.

Guardai con aria dispiaciuta la mia bambina e la vidi mordersi le labbra.

Quindi…davvero non sei il mio papà?” chiese quasi in un sussurro.

La bambina viene spinta a terra malamente e guardandola con disgusto le urlò “Sei proprio lenta a capire mocciosa. Io e te non abbiamo niente in comune e sono felice di non avere una figlia come te. Non mi servi a niente. Ringrazia il tuo collegamento con quella volpe che ti porti appresso se sei ancora viva!” disse per poi alzare l’arma pronto ad usarla contro di lei.

“Ma ora posso tranquillamente sbarazzarmi di te!”

Kumiko incapace di muoversi per la paura, strinse gli occhi in attesa di un dolore tremendo che l’avrebbe strappata alla vita. Ma sebbene non avessi avuto tempo e modo per ideare un piano per proteggerla, il mio istinto fece da solo, facendomi muovere le gambe e ponendomi tra lei e Kabuto.

Parai il colpo e la vista si annebbiò per qualche istante al dolore che mi percorse il corpo, nonostante mi fossi fatto colpire al braccio sinistro.

La bambina urlò spaventata a vedere il sangue sgorgare copioso dall’arto, che andava a sporcare il suo bel vestitino. Se mai quella storia fosse finita, gliene avrei comprato uno nuovo, ancora più bello, sperando di strapparle almeno un sorrisino.

Il male però non era così forte o almeno non era minimamente paragonabile al dolore che avrei provato se solo quell’arma avesse penetrato le carni di mia figlia.

Una risata si diffuse in quell’enorme stanza scura in cui ci trovavamo, rimbombando a causa dell’eco.

“Oh Naruto, sei sempre così prevedibile! Immaginavo che avresti fatto un gesto folle pur di proteggere la tua adorata bambina!”

“è questo che fa un genitore. Si farebbe uccidere pur di proteggere i propri figli e non ho paura di morire se questo significa la libertà di mia figlia!” urlai.

Sentii dei singhiozzi piuttosto forti. Kumiko, ancora terrorizzata, aveva preso a piangere. L’abbracciai con il braccio sano e le sussurrai dolcemente di stare tranquilla.

“Dato che la mia speranza nell’infliggerti una ferita più seria che ti rendesse innocuo è stata illusa, ti propongo due opzioni: Puoi combattermi sperando di battermi e portati via la tua figlioletta o consegnarti di tua spontanea volontà, con la mia promessa di lasciare andare questa mocciosa!” Sorrise malignamente “A te la scelta, ma ti avverto che se scegli di combattermi, il risultato non sarà diverso da quello di sei anni fa quando ci siamo affrontati!”

Mi morsi le labbra. Erano davvero le uniche opzioni a me possibili.

“Cosa ti fa pensare che io possa credere che tu lasceresti davvero andare mia figlia, una volta che mi sarò fatto catturare?” gli chiesi.

Non mi sarei mai fidato di quell’essere.

“Chissà, forse oggi mi sento magnanimo!” mi rispose.

Mi abbassai all’altezza della bambina che mi guardava con aria preoccupata.

“Mentre cerco di distrarlo, tu recati verso l’uscita. Non preoccuparti per me. Corri e vai!”

Vidi Kumiko annuire e le sorrisi dolcemente.

“Credo che opterò per la prima!” dissi, preparandomi alla battaglia. Misi mano a un paio di Kunai a tre punte e li intrisi di chakra del vento per renderli più taglienti.

Kabuto non fu minimamente preoccupato sebbene il mio chakra ventoso fosse in grado di tagliare anche la sua pelle di serpente molto resistente.

Una fitta la braccio, mi mozzo il fiato, ma cercai di isolare il male il più possibile concentrandomi sullo scontro.

 “Sei noioso Naruto- Kun. Vincerò io e poi userò il tuo chakra per completare il Gezo Mazo e risvegliare così il juubi!” disse ridendo di gusto.

“Tu sei pazzo. La leggenda narra che al risveglio del dieci code, il nostro mondo cesserà di esistere e quindi anche tu… è questo che vuoi?” gli dissi nervosamente.

“Che l’intera umanità  sparisca non mi interessa, certo che se dovessi rimetterci anche io la pelle, tutto questo lavoro sarebbe stato inutile, ma ho preso dei provvedimenti affinchè non sia il Juubi a comandare, ma io. Il demone sarà un mio servo e farà tutto quello che gli chiederò di fare!”

Lo guardai in cagnesco. Quell’essere, anche se credeva di essere un dio in terra, non avrebbe mai potuto comandare una creatura di tale potenza.

“Non ti chiedi perchè potrò essere in grado di fare una cosa del genere?” mi chiese divertito.

“No, perché non potrai, sono sicuro di questo. Kurama mi ha parlato del dieci code e chi meglio di un demone codato, che rappresenta parte del chakra di quella creatura, può conoscerlo meglio? Esso non può essere comandato!”

“Si, hai ragione, ma io sono un serpente e come il veleno di un rettile si diffonde velocemente in un organismo, portandolo alla morte, mettendo all’interno buona parte del mio chakra nel Gedo Mazo, esso agirà come un veleno, influenzandone la personalità e permettendomi di controllarlo!” disse compiaciuto.

Sussultai a quelle parole, per quanto assurdo potesse essere stato il suo piano, avevo come la sensazione che avrebbe potuto funzionare. Già Orochimaru era riuscito in imprese impossibili per l’essere umano e Kabuto, come suo allievo prediletto, poteva benissimo riuscirci. Sperai vivamente che anche in quell’occasione la presunzione umana gli si rivoltasse contro.

Riuscii con velocità a fiondarmi dietro le spalle di Kabuto e a puntargli l’arma contro la schiena. Era stato fin troppo facile e sperai che quella facilità non portasse guai.

Lo sentii ridere per poi sparire con un “puf”. Era riuscito a fare un clone senza che me ne accorgessi. Era reale pochi istanti prima, ne ero sicuro. Potevo percepire l’odore e avvertire il suo chakra maligno e non riuscivo a comprendere come avesse fatto a creare un clone senza comporre dei sigilli.

Mi misi all’erta e tesi le orecchie. Non avvertivo la sua presenza da nessuna parte, sebbene il suo odore fosse ovunque.

Poi un leggero rumore di qualcosa che strisciava vicino ai miei piedi mi fece abbassare lo sguardo. Più serpenti si stavano dando da fare, cercando di imprigionarmi i piedi. Non provarono minimamente a mordere. Kabuto doveva ricordarsi che, avendomi già avvelenato in passato, ormai ero diventato immune ai suoi serpenti. Li spazzai via con qualche rasengan. Non mi sembrava che quell’essere ci stesse provando davvero a fermarmi.

Poi capii…ero io quello che dovevo distrarlo per permettere a Kumiko di scappare, invece era lui che stava cercando di distrarre me.

Un urlo e il mio cuore perse un colpo.

Kabuto, prendendo forma di una anaconda gigante, si era attorcigliato attorno a mia figlia.

Strinsi i pugni. Ero stato uno stupido per l’ennesima volta. Avevo cercato affidamento ai miei sensi sviluppati, dimenticando che con Kabuto non si poteva essere razionali, in quanto abile ingannatore e combattente.

Provai nuovamente ad attaccarlo, ma ancora prima che  potessi raggiungerlo, quell’essere morse mia figlia la collo.

Il sangue mi si paralizzò nelle vene. Se aveva iniettato lo stesso veleno nero e spesso che aveva iniettato a me sette anni prima, Kumiko non aveva speranza di sopravvivere e non avevo la minima motivazione, per credere che quell’essere non avesse fatto un tale e orribile gesto.

Kabuto sciolse la stretta e vidi mia figlia cadere a terra priva di sensi.

“Non so se stai invecchiando e quindi incominci a perdere colpi, o se l’amore che un genitore prova per i propri figli e la loro volontà di salvarli li rende ciechi, ma sinceramente non mi aspettavo che ti facessi ingannare in questo modo Naruto!”

Strinsi i pugni pensando anche a Naho. Per la mia incapacità avevo condannato non solo Kumiko, ma anche l’altra delle mie figlie. Mi sembrava di sentire le urla di dolore di Sakura una volta appreso che le nostre bambine erano morte e, a quel pensiero, anche il mio cuore cominciò a stringersi in una morsa atroce, tanto che  mi fece desiderare di strapparmelo e di morire anch’io con le mie piccole.

Improvvisamente quel kunai che avevo in mano, era diventato così invitante, ma non potevo perdere quella poca lucidità che mi rimaneva e che mi impediva di compiere pazzie. Non era ancora detta l’ultima parole e Kumiko e Naho potevano ancora essere salvate.

“Guarda cosa ho qui?” disse Kabuto divertito, avvicinandosi a me con una fialetta.

“Questo è l’antidoto per il veleno che ho iniettato a tua figlia!”

Cercai di strappargliela di mano, ma era un gesto talmente ovvio, che non si fece trovare impreparato.

“No, no, no, ti fai catturare e io somministrerò questo antidoto alla mocciosa, in modo tale da ritardare la morte solo di qualche ora, giorno…o forse più, ma comunque prima o poi la annienterò!”

Strinsi i pugni. A quel punto non avevo niente da perdere…anche se la mia cattura avrebbe potuto portare alla vittoria Kabuto. Ma se io ero un debole, questo non valeva per i miei compagni…si, loro avrebbero trionfato dove io avevo fallito.

Essia, fai di me quello che vuoi!”

 

  
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