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Autore: Elpis    23/07/2012    12 recensioni
I personaggi di Kodocha sono cresciuti.
Sana è felicemente sposata con Akito, Naozumi convive con Fuka, Tsu ed Aya sono addirittura diventati genitori. Quanto a Rei, continua ad essere il manager affettuoso della sua pupilla e a coltivare il suo idillio con Asako.
Quattro coppie, ognuna con un passato diverso alle spalle.
Quattro coppie i cui destini si intrecciano in un gioco di linee dai contorni non ben definiti.
E se bastasse un test di gravidanza a ingarbugliare tutto e a rompere quei delicati equilibri?
Estratto 15° capitolo:
"Kami, vi prego, fate che almeno il bambino si salvi".
Una parte di lei avrebbe solo voluto abbandonarsi al vuoto dell'incoscienza, l'altra lottava per mantenere a fuoco ciò che la circondava e rimanere presente. Avvertiva un gran vuoto all'altezza del petto, un vuoto da cui nemmeno il dolore delle contrazioni riusciva a distrarre.
"Posso essere egoista, almeno per un momento?"
C'era un nome che martellava nella sua mente, più forte della voce dei medici, più insistente del rumore dei macchinari elettrici, più penetrante della paura.
"Akito-kun.
Ho bisogno di te, Akito-kun."
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Endless Love'
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Visite a sorpresa

 

 

 

 

 

 

Si osservò di profilo davanti allo specchio, cercando di scorgere un accenno di pancia. La lieve prominenza del ventre si vedeva appena e solo se fasciava il vestito con le mani.
Per quanto tempo ancora Rei riuscirà a tenere segreta questa notizia ai giornalisti? Che cosa succederà quando l'intero Giappone scoprirà che sono incinta e mio marito mi ha abbandonato?
Scosse la testa e i lunghi capelli mogano le frustarono le guance. Non voleva pensarci. Quel giorno le preoccupazioni erano bandite.
Fissò un'ultima volta il suo riflesso. Il vestito bianco con le rifiniture celesti le dava un'aria fresca, come se fosse una bambina troppo cresciuta e non una donna che stava per diventare madre. Con uno sguardo birichino si sollevò le ciocche, racchiudendole in due codini ai lati della testa.
Un sorriso spontaneo le arricciò gli angoli della bocca mentre ripensava ai suoi giorni alle elementari. Le corse pazze fra scuola e set, Akito, il suo amore infantile per Rei, Akito, i litigi con le amiche, Akito, le riprese per la Villa dell'Acqua, Akito.
Il sorriso le scivolò lentamente dalla faccia. Lasciò andare i codini e i capelli le piovvero come una coltre sulle spalle. Con quella punta di tristezza negli occhi, il suo sguardo sembrava più maturo e tutta l'allegria dei suoi dodici anni pareva come evaporata.
« Sana-chan? »
La voce di Rei la fece sussultare. La fissava dallo stipite della porta e per quanto cercasse di apparire calmo e rilassato, il fatto che si aggiustasse gli occhialini ogni cinque secondi tradiva il suo stato di tensione.
« Sei pronta? Ormai è dieci minuti che ti aspetta di sotto... »
Corrucciò la fronte.
« Come puoi mettermi fretta, Rei-kun, lo sai che sono incinta, no? » lo rimproverò con aria melodrammatica.
Sagami spalancò la bocca come un pesce preso all'amo, una smorfia di profonda costernazione impressa sul viso. Lo affiancò, dandogli una pacca poco gentile su una spalla.
« Andiamo, stavo scherzando! Sono un'attrice così brava che non ti accorgi più nemmeno quando faccio sul serio e quando no? » lo derise sghignazzando.
Rei rilasciò il respiro per il sollievo.
« Eh sì, ormai è quasi impossibile capire quando reciti o mi prendi in giro! » scherzò accompagnandola per le scale.
Per un istante il sorriso traballò pericolosamente sul suo viso.
Non per lui. Hayama sapeva sempre quando ero seria e quando no. Non riuscivo mai a fregarlo...
« Sana-chan! » la voce di Naozumi risuonò nell'atrio. « La maternità ti dona, sei ancora più bella del solito » aggiunse galante come sempre.
Le sorrideva, con quel sorriso con cui le era stato accanto fin da bambino, e lei si sentì d'improvviso più leggera.
Sono un'egoista a lamentarmi quando ho delle persone così stupende che mi circondano.
Scosse la testa con aria altezzosa.
« È inutile, Nao, tanto non attacca. So benissimo che mi aduli solo perché vuoi fare da padrino al piccolo, ma ormai quel ruolo è stato assegnato, mi dispiace ».
Mentre pronunciava quelle parole il suo sguardo si appuntò su Rei che appena recepì il senso di quello che aveva appena detto si paralizzò sullo scalino con un'espressione di shock e gli occhi lucidi.
« Ah, mi hai scoperto! » sospirò Kamura, teatrale. Dopodiché le porse il cappotto, aiutandola ad infilarselo. « Sei pronta per andare? »
Annuì, mentre Misako appariva dalla cucina con Maro-chan che scorrazzava allegro sulla sua spalla.
« Mi raccomando portatemi le foto! Non vedo l'ora di vedere la mia nipotina! » esclamò allegra sventolando un ventaglio colorato.
Rei sospirò, con la voce ancora un po' lacrimosa.
« Sensei, quante volte dobbiamo ripeterglielo che ancora non si sa il sesso del bambino? » poi aggiunse, rivolgendosi a Sana: « Sei sicura che non vuoi che ti accompagni anch'io? »
Quella annuì, sforzandosi di apparire il più possibile rilassata.
È ora che smettano di preoccuparsi per me. Sono una persona adulta.
« Naozumi è più che sufficiente » asserì prendendolo a braccetto.
Li salutò sventolando la mano, mentre Kamura apriva la porta e un timido raggio di sole le solleticava il volto. Uscì, lasciandosi bagnare del tutto da esso.
Il sorriso che le adornava le labbra era sincero, per la prima volta da tempo. Quel giorno avrebbe impedito ai ricordi di turbare la sua felicità.

 

 

***

 

 

Fuka sapeva di essere un'amica tremenda.
Non solo quello per la verità. Era stata tremenda anche come fidanzata, contando che aveva abbandonato il suo ragazzo in ginocchio e con l'anello in mano, senza dargli nemmeno una spiegazione. Per quello, però, non poteva fare niente. Mentre invece avrebbe ancora potuto impedire che la sua amicizia andasse in frantumi.
Con un sospiro tremulo si fece forza e varcò la porta dell'ospedale.

 « Fuka-chan? »
Persino al telefono la voce di Aya sembrava sorpresa. Non poteva darle torto, d'altronde. Quella era la prima volta che rispondeva a una sua chiamata da giorni.
« Sì, sono io ».
La sua voce aveva un'inflessione strana, come arrugginita. Quanto tempo era che non parlava con un altro essere umano? Una settimana, su per giù. Aveva persino chiesto delle ferie in ufficio per potersi crogiolare nel suo dolore in santa pace.
« Kami, finalmente! Che cosa ti è successo, stai bene? »
Le domande si affollavano veloci, quasi caotiche. Fuka provò un lieve giramento.
Appoggiò la testa al muro, sforzandosi di respirare.
Inspira. Espira.
« Io... sì. Sto bene. Avevo solo bisogno di stare un po' da sola ».
« Fuka eravamo tutte in pensiero! Sana mi ha detto di essere passata da te ieri e di essersi attaccata al campanello per un quarto d'ora ma che non hai risposto... »
Se lo ricordava bene. Aveva dovuto prendere un'aspirina per far passare il mal di testa.
Inspira. Espira.
« Non ero a casa » mentì.
Il silenzio dall'altra parte della cornetta si protrasse per un po'.
« E adesso ti senti... meglio? Pensi che... te la sentiresti di incontrarci un giorno? »
Un brivido gelido le percorse la spina dorsale.
Si immaginò la sequela di domande a cui la avrebbero sottoposta. Forse Aya sarebbe riuscita a trattenersi, fra loro era sempre stata quella più sensibile, ma Sana... l'avrebbe torturata fino a quando non avesse sputato fuori tutta la verità.
Inspira. Espira.
« Preferirei... » annaspò, in cerca del termine adatto «... rimandare. Ho del lavoro arretrato e...»
Aya la interruppe. Probabilmente sapeva che si trattava solo di patetiche scuse.
« Potrebbe farti bene, sai. Parlarne, intendo. Noi non ti giudicheremmo mai, Fuka ».
Inspira. Espira.
Era difficile con quel nodo di commozione alla gola.
« Lo farò. Solo non adesso ».
« Ok. In questo caso aspetteremo che tu sia pronta » rispose con quel tono materno che adottava sempre quando qualcosa non andava.
Per un istante fu invasa dal senso di gratitudine.
« Grazie, Aya » disse sincera. « E... Nao? Lui come... come sta? »
Pronunciare quel nome fu doloroso. Le sembrava che ustionasse come acciaio rovente. Aya rimase in silenzio per pochi secondi, ma le parvero lunghi come secoli.
« Lui... be' non posso mentirti e dirti che l'ha presa bene, Fuka. Ma Sana gli sta vicina e credo che si riprenderà presto. Mi ha detto di dirti che non ce l'ha con te in nessun modo ».
« Ca-capisco ».
Il nodo alla gola era scorsoio e le sembrava che si stringesse sempre di più. Adesso anche deglutire era diventato difficile.
Era da Naozumi reagire in quel modo. Lei al suo posto lo avrebbe odiato per averla lasciata così, di punto in bianco, ma lui... Lui era sempre stato pronto a perdonare ogni sua sciocchezza.
« E la gravidanza? » chiese per cambiare argomento. Pensare a Nao le faceva ancora troppo male.
« Dopodomani Sana avrà l'ecografia. Era per questo che era venuta a bussarti. Voleva parlarti e invitarti ad andare con lei, se ti faceva voglia. Pensa che tu ti sia chiusa in casa ».
Pensa bene.
Ridacchiò, come se quello fosse un pensiero assurdo.
« Non è così. La accompagnerai tu, quindi? »
« Non posso. I gemelli... Comunque non preoccuparti, Rei non la lascerebbe mai andare da sola » aggiunse in un pallido tentativo di fare dell'ironia.
Ma non è la stessa cosa. Lei c'è sempre stata per me.
« Già, immagino di no. Allora... a presto Aya-chan ».
« A presto ».

 Aveva sempre odiato gli ospedali. Le mettevano una strana smania addosso, quella di uscire di lì il più velocemente possibile. Detestava quel bianco asettico ed uniforme, si sentiva a disagio di fronte a quegli uomini con il camice e le cartelline in mano.
Non fare la bambina, Fuka. Devi solo raggiungere il reparto maternità.
Quando finalmente un'infermiera un po' più gentile delle altre le indicò la direzione corretta, provò una sensazione contrastante. Da una parte quel reparto era più rasserenante degli altri. Non c'erano malati o feriti, ma solo giovane donne che si accarezzavano il pancione rubicondo e discutevano di trine e pappine. Dall'altra... dall'altra era uno schiaffo, un affacciarsi su un futuro che non avrebbe mai avuto.
Non essere egoista. Non tutto ruota intorno a te. Adesso devi solo trovare Sana-chan e...
Una porta si aprì a pochi passi di distanza. Ne uscì Kurata, radiosa come sempre, con un sorriso a trentadue denti dipinto sul volto. Ma non era stato quello a sorprenderla e a immobilizzarla al suolo. Era il fatto che Naozumi fosse al suo fianco e le tenesse premuroso una mano sulla spalla, parlandole fitto fitto. Tra le mani stringevano una serie di radiografie e Sana sembrava ancora troppo elettrizzata per stare ferma.
Sono arrivata tardi.
Sono arrivata tardi per tante, troppe cose.
Udì una donna vicino a lei sospirare, fissando Naozumi con palese invidia.
« Come è fortunata quella ragazza. Vorrei averlo io un marito così premuroso. Sono proprio una bellissima coppia ».
Una bellissima coppia. Una bellissima coppia, una bellissima coppia...
Era un eco incessante e doloroso. Non importava se erano trascorsi anni, se credeva di aver ormai superato quel suo complesso di inferiorità. Il suo personale demone ricomparve in un istante, più forte e tenace che mai.
Quando è stata l'ultima volta che mi sono sentita un rimpiazzo? Quand'è stato che ho provato l'agghiacciante terrore di non riuscire mai a conquistare il cuore di Naozumi perché sarebbe sempre appartenuto a quella ragazzina dai codini ramati?
Adesso era quasi peggio, però. Adesso il fatto che Naozumi accanto a Sana-chan sarebbe stato più felice non era più un dubbio, ma una certezza.
Lei avrebbe potuto donargli la famiglia che desiderava se solo avesse voluto...
Il click di un'unghia che si spezzava la riscosse bruscamente dai suoi pensieri. Stringeva il corrimano talmente forte che le nocche erano sbiancate.
Osservò Kamura e Kurata per un'ultima volta. Doveva andarsene e il prima possibile. Impedire che si girassero e le venissero incontro, lei con quella sua raffica di domande, lui con quel suo sorriso gentile. I suoi occhi abbracciarono un'ultima volta la sala e si soffermarono per un attimo su un ragazzo alto, dai capelli dorati.
Dall'altra parte della stanza Akito Hayama fissava Naozumi e Sana con un'espressione di shock, come se qualcuno il cuore glielo avesse strappato dal petto e lo stesse schiacciando prepotentemente al suolo.
Per un attimo Fuka provò la brutta sensazione di essere di fronte a uno specchio.

 

 

***

 

 

Il gel che le spalmarono sulla pelle era fresco e quel contatto le diede i brividi.
Mentre il dottore le passava il macchinario sopra la pancia, Sana pensò che la sua tachicardia fosse aumentata. Si chiese se tutti quei congegni elettronici lo avrebbe rilevato e senza nessun motivo vero e proprio il pensiero la fece sorridere. Adesso erano due i cuori che battevano nel suo corpo.
« Ecco, guardate » disse il medico, indicando lo schermo.
Al suo fianco, persino Naozumi sembrava un po' agitato. Il modo in cui le stringeva la mano era spasmodico. Sana fissò il minuscolo esserino tutto raggomitolato che si trovava nel suo ventre pensando che aveva fatto bene a difenderlo con le unghie e con i denti.
Il nostra bambino è bellissimo, Akito. Sono sicura che lo capirai anche tu, prima o poi.
« I risultati degli esami sono buoni. Non c'è niente che non vada, signora Hayama. Immagino che sarà un papà orgoglioso » aggiunse rivolgendosi a Naozumi.
Quello era tanto intento a scrutare lo schermo che rispose con qualche secondo di ritardo.
« No, si sbaglia, non sono il padre. Sono solo un amico » rispose con un sorriso distratto.
« Oh ».
Il medico rivolse loro uno sguardo perplesso, prima di iniziare spegnere le macchine.
Quando finalmente fu pronta per uscire, Sana si sentiva inspiegabilmente leggera.
C'era il fatto che il bambino stava bene, naturalmente. Ma c'era anche la consapevolezza, assoluta e totalizzante, di aver fatto la scelta giusta. Non se lo sarebbe mai perdonata se non avesse posto fine alla vita che fioriva dentro di lei.
Uscì dalla porta con a fianco la presenza rassicurante di Kamura e le sue battute scherzose. Non appena mise un piede fuori dallo stipite, i suoi occhi furono attratti, come calamitati, da uno sguardo ambrato che la fissava ferito e sorpreso a pochi passi di distanza.
Per un istante le sembrò che il tempo si fosse fermato. Lei e Akito si fissavano dalla parte opposta della stanza, gli occhi dorati di lui incatenati a quelli noccioli di lei come se non esistesse nient'altro.
Poi lo sguardo di Hayama si posò su Naozumi e un'ombra repentina gli attraversò i lineamenti. Sana lo vide girarsi e infilare le mani in tasca, un'ultima occhiata di biasimo rivolta ad entrambi.
« Aspetta! » urlò, correndogli dietro.
Quante volte si era ripetuta quella scena? Quante volte lei gli era corsa dietro e quante volte era stato lui ad inseguirla? Le sembrava che non facessero altro da tutta la vita, come due orologi sfasati che non riescono a sincronizzare il loro ticchettio.
Akito continuava a camminare con quella sua lunga falcata. Era impossibile che non l'avesse sentita, quindi era palese che il suo era un tentativo di ignorarla. Naozumi ormai non era che un puntino lontano. Provò una piccola fitta di rimorso per averlo lasciato indietro così, ma si affrettò a seppellirla velocemente. Nao avrebbe capito e in quel momento tutto il suo essere le urlava di raggiungere quel testone di Hayama.
Non sapeva nemmeno se essere contenta o meno della sua presenza lì. Il fatto che si fosse presentato in ospedale avrebbe dovuto farle piacere, significava che non era così disinteressato alla gravidanza come voleva far credere. D'altra parte quella reazione così fredda la lasciava una sensazione spiacevole addosso. Perché stava fuggendo così, di nuovo? Perché evitava il suo sguardo come se fosse un'appestata?
Per un attimo un pensiero le attraversò il cervello, freddo come una lama di acciaio. Era possibile che fosse lì per parlare del divorzio? Che avesse portato altri documenti da firmare, altre carte con scarabocchi privi di senso che avevano però il poter di porre la parola “fine” alla loro storia?
Quel pensiero bastò a gelarla sul posto, immobilizzandola per una manciata di secondi.

L'attimo dopo gli arrancava di nuovo dietro, con energia ancora maggiore. Se anche così fosse stato, aveva bisogno di sentirlo dire dalle sue labbra; quella angosciosa incertezza la stava divorando.
Quando Hayama si fermò, lo fece così bruscamente che per poco non gli andò addosso. Mentre si girava a fissarla, Sana rimase imbambolata al centro del corridoio poco trafficato, pensando fra sé che i suoi occhi avevano la patina di amarezza di quando era un ragazzino di undici anni, senza nessuno al mondo che si prendesse cura di lui.

 

 

***

 

 

Se c'era una cosa che gli anni passati al suo fianco doveva avergli insegnato, quella era che lasciarsi alle spalle Kurata era impossibile.
Aveva provato più volte nel passato a dimenticarla e andare avanti ed ogni volta era bastato uno dei suoi sguardi color cioccolata per essere trascinato bruscamente al punto di partenza.
La fissò, con quel suo vestito bianco e le gote rosse per la corsa.
Avrebbe voluto chiederle che cosa ci faceva quel fottuto damerino al fianco di sua moglie e perché osservava la ecografia di suo figlio. Ma come sempre, quando la rabbia lo sommergeva come un fiume di lava, si ritrovò con un nodo nella trachea che gli impediva di esprimersi.
In compenso, l'impulso di prendere a calci qualcosa fu difficile da trattenere.
C'era una voce, una piccola voce fastidiosa che aveva il timbro di Tsuyoshi, che gli suggeriva che il suo non fosse esattamente il comportamento migliore. Che dopo averla abbandonata non poteva permettersi scene di gelosia, anzi, avrebbe dovuto ringraziarla, la fatina, perché almeno Kurata non doveva affrontare la gravidanza da sola. Perché riusciva a starle accanto, quando era evidente che lui non ne era in grado.
Ma era una voce piccola e fastidiosa ed ignorarla non era mai stato così facile.
Chiunque avrebbe potuto accompagnare Sana a fare quella dannata ecografia. Le sue amiche, Tsu, sua madre, avrebbe persino chiuso un occhio su Occhiali-da-Sole. Ma non Kamura. Non il ragazzo bello e perfetto che era stato innamorato di Sana praticamente fin da quando portava il pannolino.
La voce di Kurata spezzò il silenzio ed Hayama impiegò alcuni istanti per racimolare la concentrazione necessaria a seguirla.
« Baka! Si può sapere perché sei scappato via in quel modo? » gli chiese quella incrociando le braccia sul petto e fissandolo con aria di rimprovero. « Non lo sai che rincorrerti non è proprio l'ideale per una donna incinta? »
Il desiderio di strozzare Kamura passò in secondo piano. La fissò attentamente, alla ricerca di qualcosa che potesse tradire una complicazione di qualunque tipo. Avrebbe dovuto fermarsi prima, non comportarsi come un ragazzino immaturo che alla prima cosa che lo turba si mette a macinare chilometri nella speranza che la stanchezza fisica annulli quella mentale.
« Aki? Perché mi fissi in quel modo? O forse qualcosa di buffo in faccia? »
Aveva inclinato la testa di lato e lo fissava curiosa. Non le rispose, cercando ancora di intuire se davvero il fatto di averlo rincorso avesse potuto affaticarla. Forse avrebbe dovuto chiamare un medico o un'infermiera e farle fare un controllo.
Un lampo di comprensione attraversò lo sguardo di Kurata mentre un sorriso luminoso le accendeva il viso.
« Ho capito! Ti preoccupi per me! È così, vero A-chan? » gli chiese facendo un passo in avanti.
Le labbra rosse da cui faceva capolino i denti bianchi. Le fossette sulle guance quando rideva. I capelli che ondeggiavano intorno al viso, piccoli tentacoli che profumavano di viole.
Registrò tutti quei dettagli mentre istintivamente arretrava per mantenere le distanze.
La pelle lattea che si arrossava subito sotto i suoi baci. Le mani piccole, dalle unghie curate ma corte. Gli occhi grandi, liquidi, una mare di promesse che lo aveva sommerso più volte facendogli dimenticare se stesso.
La fissò come se volesse bersi tutti quei dettagli, come se quella fosse l'ultima volta.
Perché aveva fallito. Quell'essere era ancora lì, tenacemente attaccato al suo grembo, ad accrescersi a sue spese.
« Akito... »
Non sembrava nemmeno la sua voce, tanto era bassa e delicata. La vide protendere una mano nella sua direzione e rimase immobile a fissare quelle dita bianche, temendo che tutto si potesse spezzare da un momento all'altro. Un sorriso stanco gli arricciò gli angoli della labbra. In fondo sarebbe stato davvero meglio se al suo posto ci fosse stato il damerino. Lui sembrava in grado di gestire quella situazione al meglio, di starle vicino e confortarla, mentre lui... Lui non faceva che ferirla, lui non riusciva nemmeno a fissarla in faccia.
« Io lo so perché non vuoi questo bambino ».
Un pugno ben calibrato, all'altezza dello stomaco.
« C-come... » balbettò a corto di fiato.
La mano di Kurata si posò sulla sua guancia, lieve come il battito di ala di una farfalla. Scrollò le spalle, come se la sua domanda fosse priva di importanza.
« Penso di averlo capito fin dall'inizio, o almeno da quando sono stata abbastanza lucida da ragionare. Ma non succederà, Akito. Questa volta andrà tutto bene... »
Vuoto. C'era una voragine sotto i suoi piedi e lui si sentiva risucchiare verso il basso, respiro dopo respiro. Chinò il capo, in modo che la frangia troppo lunga gli nascondesse gli occhi.
« Non ce la faccio, Sana ».
Buttare giù l'aria lungo la trachea era un'impresa titanica. Scivolava. Le sue dita calde sulla guancia erano l'unica cosa che lo tratteneva lì. Gli sembrava quasi che disegnassero una scia colorata sulla sua pelle, tenendo a freno che le tenebre che lo divoravano.
« Non riesco a sopportare l'idea di perderti. Mi dispiace ».
Le mattonelle scorrevano veloci sotto i suoi piedi mentre lasciava quel corridoio, Sana, l'ospedale intero alle sue spalle.
Sulla guancia, la pelle bruciava come fuoco.

 

 

 

 

Ciao a tutti!
Scommetto che non ci speravate più, eravate convinte di esservi liberate di me... Invece no, sono ancora qui a tediarvi! u.u
Allora che dire... Non ho ancora scritto chiaro e tondo il motivo per cui Hayama rimane lontano da Sana, ma direi che qui gli indizi sono evidenti. Comunque per chi non avesse letto Deep Clear e avesse ancora qualche dubbio, chiarirò nel prossimo capitolo ( massimo in quello dopo, devo ancora decidere!).
Siccome io di ecografie, bambini piccoli e gravidanze non ci capisco niente, se per caso avessi fatto qualche errore grossolano, vi sarei grate me lo segnalaste, in modo da poterlo correggere! u.u

Come sempre un grazie enorme va a: She is Strange, Pan17, jeess, sabry92, ryanforever, nthea, Dramee e Paola19che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie mille anche a chi ha aggiunto la storia alle seguite, ricordate, preferite.
Un grosso bacio e spero a presto,
Ely


 

  
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